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Recensione dell'ultimo libro che ho letto Nessun vascello c'è che come un libro possa portarci in contrade lontane (Emily Dickinson) Interrogo i libri e mi rispondono. E parlano e cantano per me. Alcuni mi portano il riso sulle labbra o la consolazione nel cuore. Altri mi insegnano a conoscere me stesso e mi ricordano che i giorni corrono veloci e che la vita fugge via. (Francesco Petrarca)Ci sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli (Josif Brodskij) |
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Indice dei libri recensiti in questo link di Desy Icardi In questo libro Desy Icardi, l’Autrice, narra la storia della piccola Dora, nata a Torino e vissuta nella casa vicino al fiume Dora, non proprio casualmente. Una casa del tutto particolare, dove le caratteristiche principali erano che vi si faceva un gran fracasso. La narrazione si colora di emozioni uniche e rare, che arrivano dritte al cuore della giovane protagonista e, attraverso lei, a quello del Lettore. Un giorno, però, tutto cambia a causa di un lutto e, improvvisamente, la casa diventa triste e silenziosa e, altrettanto improvvisamente, Dora comincia a udire dei rumori sinistri. Per sfuggire a quest’atmosfera opprimente, la bambina, accompagnata da cugino Fulvio, trova rifugio in un luogo, dove il silenzio regna sovrano, ma non è espressione di malinconia bensì di rispetto e raccoglimento: la biblioteca. Qui conosce il “lettore centenario”, l’avvocato Ferro, che ha dedicato l’intera esistenza ai libri e che decide di prendere la ragazzina sotto la sua ala per educarla al piacere della lettura. Nella vita di Dora, però, continuano a susseguirsi eventi inaspettati; la sua famiglia si divide inevitabilmente e la casa sul fiume diventa solo un ricordo. Saranno proprio per gli insegnamenti dell’avvocato Ferro e per il grande amore verso i libri che Dora deciderà di far pace con il proprio passato e riavvicinarsi a chi ama di più. E’ il classico romanzo di formazione ma è anche un’opera d’arte notevole che entra proprio nel cuore di chi legge. Gli eventi inaspettati che la famiglia di Dora vivrà, condurranno il Lettore verso un finale travolgente, che lascerà senza fiato. È un libro che fa bene e che vi farà sentire ancora più fieri di essere lettori. Consigliato! di Paolo Miele In questo libro Paolo Mieli, l’Autore, uno dei giornalisti più competenti in attività, partendo da Fidel Castro e Mussolini, passando per Vittorio Emanuele III, Filippo V e perfino Gesù di Nazareth, tenta di spiegare in cosa consista l'applicazione di un metodo “giudiziario” per una rivisitazione dei fatti e delle figure della storia. Il libro è interessante ed anche obiettivo e chiaro ma molto deludente, sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio. Infatti, l’avevo preso, perché speravo in un riesame degli eventi e dei fenomeni della storia, che hanno portato, in tempi recenti, a prese di posizione e dichiarazioni dell’epoca come capi di governo che si scusano in nome del proprio paese per torti e omissioni, per il ruolo svolto dai loro Stati in vicende più o meno lontane. Avevo pensato, in sostanza, che il libro contestasse luoghi comuni e correggesse errori storici e invece niente di tutto ciò, anzi, spesso, alla fine di molti capitoli non si riesce a capire perché l’Autore li abbia riesumati, rispetto a quello che sembrava l’argomento base. Stimo Paolo mieli ma questo libro mi ha deluso. di AA. VV. Per me che sono nato nella sua sponda e in una famiglia di pescatori, il Mediterraneo possiede odore di casa. Nell’ultimo anno è anche e sempre più un fronte della guerra in Ucraina. Più in generale, è un àmbito dello scontro Stati Uniti-Russia in prospettiva, Usa-Cina che in questi mesi si sta consumando in modo drammatico sul suolo ucraino. Nel sommario del numero 8/22 di Limes, dedicato al Mediterraneo e all’impatto sul Mare Nostrum del conflitto in Ucraina, l’Italia, secondo Lucio Caracciolo, direttore della rivista, è una potenza marittima a insaputa dei suoi governanti e la legge del mare definisce “mare territoriale” la fascia di dodici miglia nautici disegnata dal profilo delle coste. Da qualche tempo si è fatta strada, anche, una nuova espressione nel campo dei rapporti marittimi internazionali, la Zona economica esclusiva (Zee) estendibile fino a 200 miglia, autorizzata piuttosto tardi, rispetto a quanto hanno fatto altri Paesi, dal nostro Parlamento. La geopolitica definisce italiano il mare dal quale dipende la salute dell’Italia. Fisicamente il Mar Mediterraneo si trova all’incrocio di tre continenti: Europa, Africa e Asia circa 2,5 milioni di kmq con una larghezza è di 3,700 km e una profondità massima di 5.270 metri. I paesi rivieraschi sono ventitré ma casa mia, Mazara del Vallo, si trova al centro del Canale di Sicilia ed è lì che ho puntato maggiormente le mie attenzioni, anche se ho letto tutti gli argomenti presentati sulla rivista. Questo tratto del Mediterraneo è la parte più strategica al mondo e si può definire frontiera tra Europa e Africa. I flussi migratori di provenienza africana premono su questa frontiera e rendono l’Italia avamposto europeo, decisivo in caso di emergenza. In esso non insiste soltanto il Transmed, la rete di trasporto gestita dalla Snam che partendo dal deserto algerino arriva proprio a Mazara del Vallo, per poi arrivare alle industrie della Pianura Padana, quel tratto di mare rappresenta il Sicily Hub, dove passano i cavi internet, con epicentro sempre Mazara, che transitano sia verso il sud (Tunisia, Libia, Medio Oriente) ma anche verso il nord (Marsiglia ed Europa centrale) e perfino Gibilterra per poi andare verso gli Stati Uniti. Quel tratto di mare è, inoltre, il crocevia per le rotte internazionali del commercio che richiedono sorveglianza speciale. L’economia del mare in Italia ha un forte valore economico per 530 mila addetti e un indotto che è quasi il doppio (1,81). La proliferazione delle Zee (Zone economiche esclusive) tra stati con coste adiacenti o opposte deve farsi con accordi in modo da raggiungere un’equa soluzione per l’uso. Purtroppo l’Italia c’è arrivata in ritardo ed esattamente con la legge 9/2021 resasi necessaria per far valere i nostri interessi economici, commerciali e politici per rendere legittimo e ribadire la propria centralità nel mediterraneo e valorizzando i settori legati alla Blue Economy con particolare riferimento a quello ittico. Per la difesa della pesca italiana, con la Libia le cose sono più complesse vista l’instabilità politica e perché, nel 2020, diciotto pescatori furono trattenuti prigionieri in Libia per 108 giorni, si dovrà pretendere, a questo punto, il divieto di arresto dei pescatori che violano le regole e attivare il pronto rilascio sia dei pescatori sia dei pescherecci, qualora ci fosse un uso irregolare della zona, dietro il versamento d’idonea cauzione pecuniaria. L’adozione delle Zee rappresenta una novità rilevante ma sicuramente non risolve la problematica del settore ittico, bisogna risolvere la questione della pesca a livello europeo. Non si può più accettare che, mentre le imprese italiane sono costrette a eseguire periodi di fermo biologico per salvaguardare l’ambiente marino e permettere alle specie ittiche di riprodursi, le flotte porcherecce di Tunisia, Algeria, Marocco ed Egitto, nello stesso periodo, continuino a pescare negli stessi spazi e vendere il pescato negli stessi mercati italiani. Pertanto se non si firmano gli accordi tra i paesi bisogna anche vietare l’importazione dei prodotti. Il settore ittico è il tassello centrale del riposizionamento italiano nel Mediterraneo perciò va aiutato a essere tutelato ed anche a rinnovarsi non spingere i proprietari a demolire i natanti. Ho voluto mostrare intenzionalmente il settore ittico perché Mazara del Vallo è stata e rimane ancora il fiore all’occhiello della pesca italiana. E anche se la tempesta bellica agita le onde di casa nostra, dobbiamo riconoscere l’importanza della pesca così come ha fatto Limes, in questo numero, rendendo con ciò un bel servizio non solo al settore ma all’intero Paese nella speranza che i nostri politici prendano con impegno e serietà i problemi del mare nostrum li risolvano al più presto. Gli articoli esposti, dalla redazione della rivista, sono molto interessanti e attuali. di Andrea Vitali
Il
protagonista di quest’ultima storia di Andrea Vitali è
Augusto Prinivelli un giovane,
venticinquenne di
bell’aspetto,
perito industriale, orfano di entrambi i genitori, che vive a Bellano,
cresciuto da Tripolina, una vecchia zia un po’ svanita, proprietaria di un
caseggiato fatiscente con un bar al piano terra e cinque inquilini il cui
affitto, riscosso puntualmente dall’Augusto alla fine di ogni mese, permette
alla zietta di vivere dignitosamente. Siamo nel 1956 e Augusto, dopo il
diploma, lavora a Lecco presso la ditta di minuterie metalliche di un
burbero Bazzi Vinicio, padre di Birce una ragazza dai modi spicci, belloccia
ma dotata di un naso appariscente che, appena conosce il buon Augusto, lo
circuisce per sposarselo e sistemarsi dopo due fidanzamenti andati male.
Birce, al contrario di Augusto che vuole liberarsi del caseggiato, come
erede unico, dopo la dipartita dell’ottantenne zia, sollecitata dai suoi
genitori, gente predisposta agli
affari e attaccata al denaro,
preme affinché la Tripolina metta quella firmetta per far diventare
proprietario del palazzo il nipote, in modo da abbatterlo, costruire un
nuovo insediamento e fare soldi.
La via che non tradisce l'amore e la libertà di Masterbee Hanspeter Masterbee, l’Autore, noto pittore Svizzero racconta se stesso in prima persona. Già, dieci anni fa, aveva pubblicato “Mendicante di luce. Dal Tibet al Gange e oltre” dove raccontava le sue peripezie iniziate in tenera età quando abbandonato dalla madre, era stato adottato da una famiglia molto severa, dove il padre, protestante dalla morale assai rigida, usava imporre la disciplina con violenza talvolta impensabile. In questa seconda edizione, più completa, a me suggerita da una cara amica, anch’io faccio la conoscenza con Masterbee e affidandomi a quello che dice padre Raniero Cantalamessa nella presentazione iniziale in cui consiglia “di cominciare la lettura dal capitolo 33” scopro una persona con tutto il suo percorso interiore di conoscenza spirituale. Una persona che ha conosciuto il buddismo zen già all’età di quindici anni, che ha viaggiato per tutta l'Europa incontrando personaggi come Sartre, Giacometti, Chagall, Picasso e Klaus Kinski. E’ incappato nei mistici sufi, sull'Himalaya è stao con i santoni e i guru. È stato discepolo di Krishnamurti, di Tatwala Baba e di tanti altri conosciuti e sconosciuti, ha vissuto in ashram induisti e monasteri buddisti tibetani. Poi, in una conferenza, incontra Kicka, di Lei dice che “non è solo il nome del mio alter ego, ma la vera e unica anima gemella della mia via.” Insieme continueranno il percorso nella ricerca spirituale finché, un giorno, incontra uno staretz, un eremita ortodosso, che dette corpo alla sua voglia di Dio trasmettendogli la Preghiera del cuore. Si avvicina a Gesù, che non lascerà mai più. Devo dire che, pur essendo contrario a una lettura di questo tipo, l'ho trovato gradevole, scorrevole e molto interessante. di Cristina Cassar Scalia Il vicequestore Giovanna Guarrasi, detta Vanina, personaggio creato da Cristina Cassar Scalia, torna in questo libro con una vicenda ambientata, sempre in Sicilia, tra Catania e Palermo. E’ la mattina del sei di febbraio e la festa di Sant'Agata, a Catania, è ormai terminata quando due ragazze francesi, Estelle e Nina, in Sicilia con il programma Erasmus scoprono il corpo di un uomo, nel Municipio, all’interno di una delle Carrozze del Senato con la gola tagliata e in una pozza di sangue. Vanina, incaricata a seguire le indagini, anche in questo caso, è affiancata dalla sua squadra e dall’indispensabile commissario in pensione Biagio Patanè, e sarà impenata a trovare la strada per uscire da un difficile labirinto fatto di bugie, depistaggi e deviazioni di percorso. Dicevo sopra che la storia è ambientata tra Catania e Palermo perché, anche in questo libro, Cristina Cassar Scalia si ostina a ricordare il lavoro che Vanina sta occupando per l’impegno preso con i colleghi della DIA di Palermo per la cattura di un latitante speciale, cosa che la sconvolge e la irrita, perché il latitante, si presume, facesse parte del commando che uccise suo padre e che, l’avvenimento, possa permettere alla stessa di riuscire, finalmente, a trovare quell’equilibrio pschico mai raggiunto. Il racconto è ricco di questioni irrisolte e di nodi da sciogliere, è carico, come neiie altre storie su Vanina, di espressioni dialettali, di odori e profumi siciliani che l’Autrice trasmette, al Lettore, con capacità e simpatia e condito da una scrittura scorrevole, dinamica e divertente. di Anne Holt Dopo “La tormenta” in cui Anne Holt, l’Autrice, attaccava la svolta conservatrice norvegese, la scrittrice, in questo libro, s’interessa delle problematiche concernenti, gli affidi e le adozioni. Siamo ad Oslo nel 2019, dove Selma Falck, la protagonista è ancora Lei, è seduta al bar in compagnia di due amiche di cui una è la parlamentare Linda Bruseth improvvisante, sentono uno sparo, Selma resta ferita mentre Linda è colpita a morte. Immediatamente le sorge il dubbio, che l’assassino abbia voluto colpire lei, il solo pensierro la strazia, anche perché vive sola, soffre di crisi di panico e, per di più, si accorge che qualcuno ha forzato la serratura del suo appartamento, lasciando strane tracce. Selma, impaurita, inizia a indagare, passando in rassegna tutte gli uomini che l’avevano in passato molestata. Incomincia, così, ad avvalersi anche dell’aiuto di un ex poliziotto, di un vecchio cliente che installa nella casa microspie e telecamere nascoste e di un giornalista amico, incaricato di decifrare documenti segreti e compromettenti che fanno intuire che anche in Norvegia i tempi stanno cambiando e che certi diritti umani, riguardanti la tutela dei minori e i servizi sociali, incominciano a essere ridimensionati. A smentire l’ipotesi che il vero obiettivo fosse la Falck sopraggiungeranno altre due morti efferate, su cui Selma indagherà, con l’aiuto dell’amico giornalista Lars e dell’ispettore Fredrik Smedstuen. Anne Holt, anche questa volta, confeziona con uno stile stringato e incisivo una storia interessante e coinvolgente, ma quello che più colpisce, il Lettore, è la scenografia, infatti, la società che Lei traccia con maestria, mostra un Paese orgoglioso delle proprie conquiste sociali ma nello stesso tempo non esente da corruzione e burocrazia negativa. Consigliato. di Gianrico Carofiglio In questo libro Gianrico Carofiglio, l’Autore, ritorna con il suo personaggio più recente, l’ex pubblico ministero Penelope Spada apparso, per la prima volta, in “La disciplina di Penelope”. Dove, per occulte questioni non raccontate, era stata costretta ad abbandonare un lavoro vissuto come una missione. Penelope questa volta è diventata investigatore privato, non autorizzato, ed è impegnata a dipanare un’ambigua trama di morti sospette, eredità contese, livori familiari e abusi di potere. A richiederne l’assistenza è Marina Leonardi il cui padre si è spento a seguito di un improvviso attacco di cuore, ma la figlia crede che sia stata la sua matrigna, una donna giovane sposatasi con Leonardi, molto più grande di lei, solo per interesse. Il motivo che, secondo Marina, ha spinto la donna ad ucciderlo era stata l’intenzione del morto di cambiare il testamento e ridistribuire le sue fortune in maniera più equa tra le donne della sua vita. Non ci sono veri motivi per aprire un’indagine ma, nonostante ciò, Penelope accetta per il nome del defunto. Il nome di Vittorio Leonardi, infatti, è legato al suo ultimo caso ufficiale, quello che la spinse ad abbandonare la magistratura a seguito di errori inammissibili. La ricerca del possibile omicida porterà, Penelope, a rievocare la fine della sua carriera e a raccontarla per la prima volta ad Alessandro, un uomo conosciuto al parco che riesce a colpirla per la sua sensibilità. Penelope riesce a ricostruire un tracciato ben delineato e scoprire non solo la verità sulla morte del noto chirurgo ma anche se stessa. Una lettura interessante per chi ama il thriller, competente e di qualità, fondato su una figura di donna che incanta e convince. di Anna Chisari In questo libro Anna Chisari, l’Autrice, non narra le vite e le azioni di una famiglia qualsiasi. Lei qui, precisamente, racconta la storia della sua famiglia partendo da quella del capostipite, per arrivare ai giorni nostri. Un resoconto che affonda le sue radici nella prima metà dell’Ottocento e a Belpasso, piccolo paese alle sue pendici dell’Etna, dove il giovane Puddu Pittera apre la sua bottega di calzolaio. La sua firma sulle scarpe è una farfalla, perché con le sue creazioni ai piedi più che camminare si vola. Per questo Puddu non riesce a capire come mai gli affari vadano così male. Tutto cambia quando le sue calzature finiscono tra le mani della Baronessa di Bridport in visita alle sue terre a Bronte. La nobildonna non ha mai calzato nulla di tanto soffice ed elegante, perciò decide di fare un regalo a Puddu: lo nomina Baronetto. Nasce così la dinastia dei Baruneddu, come da quel momento, si faranno chiamare. Il negozio diventerà un grande calzaturificio che esporterà in tutta Europa. I soldi non sono più un problema m, col tempo, nessuno riuscirà completamente a sfuggire alla maledizione della vecchia Gnu Ranna suocera di Peppino, figlio di Puddu, lavoratore indefesso, grande talento per lanciare nuove mode, innamorato di Nunzia con la quale organizza una fuitina. La madre di Nunzia, contraria al matrimonio fra i due innamorati, con parole malvage maledice l’intera stirpe dei Baronello che saranno condannati a soffrire ed essere infelici. Primo fra essi proprio Peppino che, abbagliato dal sogno american, arriverà a dimenticarsi, perfino, dei figli. Il racconto procede con altre vite e storie di altri familiari dalle personalità diverse o ai loro svariati caratteri, modi di fare e soprattutto dalle persone di cui si sono innamorate. Anche se, bisogna dirlo, che fra alti e bassi ognuno di loro ha avuto un periodo di felicità, di gioia e momenti di orgoglio per la propria famiglia. L’Autrice riesce, con una scrittura alternata da frasi e parole in dialetto, a coinvolgere il Lettore, molto bene, e offrirgli un viaggio in una Sicilia vera e autentica, che incrocia i principali eventi della Storia, fra i suoi odori e sapori. Brava Anna! Una piccola questione di cuore di Alessandro Robecchi Con questo libro Alessandro Robecchi, l’Autore, trascina il Lettore, dentro “la Milano Nera”. La vicenda si snoda attraverso due corsie d’indagine, che finiscono per incrociarsi, da una parte ci sono i tre soci, Agatina Cirrielli, ex poliziotta, Oscar Falcone e Carlo Monterossi della Sistemi Integrati e, dall’altra parte, i due poliziotti Ghezzi e Carella. Il protagonista è, però, l’Amore tra un ventenne ragazzo della Milano bene di nome Stefano e una rumena di trentanove anni di bellissimo aspetto e dal nome Ana. Improvvisamente Ana scompare e Stefano per ritrovarla decide di rivolgersi alla “Sistemi integrati” che per un effetto catena tirerà in ballo lo stesso Montessori. Man mano che la storia va avanti sarà sempre più chiaro come le sorti possano effettivamente cambiare e questo perché forse non esiste alcuna aspettativa positiva fra i due innamorati. Ana che ha una catena di centri estetici, frequenta importanti personaggi, cui è legata da favori reciproci, boss della finanza, imprenditori facoltosi intrallazzati con politici di grido senza disdegnare oscuri legami con la mafia calabrese, tutto un mondo ove si sprecano soldi a volontà, ville da sogno e barche lussuose. Si nasconde, anche dal suo fidanzato, perché ha fatto uno sgarro a uno di questi potenti, Mino Sanfilippo, che giura vendetta e ne firma la condanna, facendola cercare dappertutto da alcuni sicari. Monterossi e i suoi iniziano le indagini, riescono a rintracciare la donna, facendo temporaneamente felice il giovane amante e combinando poi un incontro di chiarimento tra Ana e Sanfilippo. Tutto sembra a posto quando un altro ricco industriale, Federico Bastiani, è trovato assassinato Monterossi e soci, qui coadiuvati da altri due ben noti poliziotti, Ghezzi e Carella, scoprono da alcune foto che Ana era stata anche l’amante di Bastiani. Ana sembra essere riuscita a liberarsi di entrambi ma non sarà proprio così. Alessandro Robecchi riesce, tra i guai di Ana e Stefano, a confezionare un mirabile intreccio di amore e morte rivisitando il mito di Giulietta e Romeo e ricordando l’amore quotidiano degli altri protagonisti offrendo, al Lettore, una narrazione che lo porta a una riflessione profonda sui sentimenti che muovono la vita. di Maurizio de Giovanni In questa vicenda Maurizio de Giovanni, l’Autore, ci fa trovare Sara, ormai in pensione, e la sua squadra impegnati a dover sbrogliare un evento inspiegabile. Si tratta della caduta di un piccolo aereo privato diretto in Sardegna e schiantatosi nel mar Tirreno. A bordo, tra gli altri, c’era un noto imprenditore che riporta, i protagonisti, indietro di trent'anni, nel periodo di Tangentopoli. Sara si avvarrà dell’aiuto di Viola, la madre di suo nipote, dell'ispettore Davide Pardo, del suo ex collega Andrea Catapano e della sua amica Teresa Pandolfi, ora a capo dell'unità speciale di cui anni prima facevano parte. Sara e i suoi amici, non credono che la scomparsa dell’aereo sia un incidente, portano il Lettore, tra archivi nascosti, audiocassette compromettenti, intercettazioni ambientali e interpretazione di semplici sguardi o sussurri. Sarà e i suoi amici riusciranno a scoprire cosa si cela dietro al mistero dell’aereo caduto nel Tirreno e a portare a galla una verità che molti volevano insabbiare. L’Autore, com’è nel suo stile, ci ammalia con la narrazione al presente che si alterna a vari flashback e incursioni nel passato di Sara che ci spiegano la sua vita e i suoi tormenti, e quelle degli altri protagonisti. Un bel libro, molto semplice e veloce da leggere, che ci riporta ai periodi cupi di Tangentopoli in cui, una classe politica e dirigente corrotta, è stata spazzata via dalla Magistratura. di Giacomo Di Girolamo In questo libro Giacomo Di Girolamo, l’Autore, ricostruisce con abilità il ruolo della mafia trapanese e del suo boss nelle stragi del 1992. A parlarne sono i mafiosi appartenenti e impegnati, in quella guerra allo Stato, capeggiati dal boss ormai latitante da quasi trent’anni. La storia narra fatti veri e documentati messi in fila, all’interno di cosa nostra, che portarono agli omicidi, tra gli altri, dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Infatti, le stragi di Capaci e di via D’Amelio furono solo due degli omicidi e atti terroristici ordinati tra la fine del 1991 e il 1993 in un periodo in cui, lo Stato, è già travagliato per la tempesta di bombe, tangentopoli e una crisi economica mai vista prima. La tattica comprendeva l’invio di segnali efficaci trasversalmente a personaggi come Pippo Baudo e Maurizio Costanzo, che avevano manifestato pubblicamente il loro essere contro la mafia. S’incomincia con l'omicidio di Salvo Lima, l’esponente in Sicilia, della corrente democristiana che faceva capo a Giulio Andreotti, colpevole per non essere riuscito a impedire le tante condanne inflitte ai mafiosi al termine del maxiprocesso, per proseguire con le bombe di Roma, Firenze e Milano tra il 27 maggio e il 27 luglio 1993. L’Autore è riuscito a fermare il tempo in cui la mafia cambia pelle, espone l'intuizione vincente del boss Matteo Messina Denaro che decide di abbandonare la tecnica stragista e, sulle macerie della vecchia cosa nostra, disegnare le basi e avvalorare gli obiettivi della nuova mafia in doppiopetto. In sostanza quello che Giacomo Di Girolamo porge, al Lettore, è uno spaccato concreto e tangibile di quel periodo e riesce a farlo riflettere, sensatamente, e a ricollocare i fatti nella giusta posizione. di Enrico Deaglio In questo libro Enrico Deaglio, l’Autore, racconta la storia della seconda guerra di mafia e delle stragi, la storia di una famiglia mafiosa, i Graviano, in particolare di Giuseppe che, a partire da metà degli anni ’80, assume il ruolo di capo famiglia prima e poi, quando capì che “la dittatura di Riina era diventata una jattura”, di capo mafia. È la storia di un’ascesa, della latitanza dorata a Milano, permessa dal favoreggiamento di alcuni politici e di alcuni organi statali, e della cattura di uno degli uomini più pericolosi del periodo, al centro della storia d’Italia degli anni di piombo e, in particolare, dell’ultimo stragismo. La cosa singolare è quella di leggere la mafia attraverso i film che hanno affrontato l’argomento come Il Padrino I, II, e III, Johnny Stecchino, The Irishman. Registi che hanno descritto storie spaventose, incredibilmente veritiere senza nulla togliere a quanto fatto, e in alcuni casi contraffatto, polizia, carabinieri e magistratura. Ciò nonostante, i protagonisti non sempre mostrati di questo saggio sono altri, il potere della mafia e la connivenza della politica. È, questo, un argomento, ormai fuori moda, di cui bisogna parlare, su cui è necessario riflettere, anche se centrale per un periodo culturale ormai superato. Come ammette lo stesso Autore, questa tendenza narrativa è spesso alternata, in modo da creare un interesse nella lettura, a uno stile saggistico leggero e volutamente ricco di riferimenti, non solo per quanto riguarda alcune aperte similitudini o certi riferimenti quasi mascherati, ma è palese anche nella narrazione di avvenimenti centrali nelle vicende storiche e per la descrizione di alcune scene. Il libro si legge così come se si guardasse un film, Deaglio ci espone gli ultimi cinquant’anni della storia d'Italia con i suoi depistaggi, la mafia e la politica lasciando, al Lettore, l'ultima parola su responsabilità e omissioni. Coinvolgente e inquietante. di Elda Lanza Questo romanzo è uscito dopo la scomparsa di Elda Lanza, l’Autrice, confermata come la nuova signora del giallo italiano. Purtroppo io l’ho scoperta, come scrittrice, soltanto la scorsa settimana e come autrice di gialli con questo libro, dove sono presenti tutti i personaggi usciti dalla sua penna e noti ai suoi lettori. La storia della “Ragazza Senza Nome” coglie di sorpresa, un neo lettore come me, che incontra per la prima volta i protagonisti e, primo fra tutti, Max Gilardi, un avvocato molto attraente che gode di una certa popolarità per i risultati ottenuti in aula, ma anche per aver partecipato a eventi televisivi. A determinare la sua figura, circondata nella vita come sul lavoro da donne che in modi diversi lo amano e lo ammirano, è il carattere deciso e determinato e la sua ferma aderenza all’etica professionale volta alla tutela dei suoi assistiti. Beatrice Longoni, una vedova quarantenne, è la cliente di questo caso. La donna insieme alla figlia di sedici anni, è costretta dal terremoto, a stabilirsi a Napoli e fa le pulizie in un palazzo. Beatrice, a seguito del ritrovamento del corpo della “ragazza senza nome”, si reca da Gilardi, visto in televisione, e vuole confessargli di conoscere la giovane che ha ospitato nella sua abitazione la sera della morte. La ragazza è stata rinvenuta, il mattino dopo, in una roggia, da un vecchio che era solito andare lì a cercare qualcosa di utile. La vicenda scorre bene ma s’ingarbuglia ma Gilardi, con la sua determinazione, riuscirà a risolverla, scavando nei fatti e scoprendo elementi che disegnano un quadro diverso da quello che si pensava inizialmente. Il merito va senz’altro all’Autrice che, nel suo personaggio e nella struttura del caso, riesce con la sua scrittura colta e raffinata a porgere, al Lettore, un finale intrigante e soddisfacente. di Elda Lanza Il filo conduttore di questo romanzo di Elda Lanza, l’Autrice, è un amore ritrovato. I protagonisti sono Edgarda Mori e Giovanni Delle Piane non si vedevano da quasi cinquant’anni, anzi da quarantotto anni e nove mesi. L’iniziativa era stata presa da Giovanni, per Lei Nanni, che decide di fare una telefonata al suo primo grande amore Edgarda, per Lui Eddy, divenuta scrittrice di successo. Dopo lo sbandamento iniziale nel sentire la voce del suo vecchio amore Edgarda sente il desiderio di rivederlo. Un incontro che, dopo cinquant'anni, la eccita e la spaventa. Non intende incontrare Nanni ma se stessa con i suoi ricordi, le sensazioni del suo amore adolescenziale. Vuole fargli conoscere il rancore che ha immagazzinato e fargli sapere che l’ha odiato e che sappia che lo odia ancora per farlo vergognare per il male che le ha fatto, abbandonandola, incinta a diciotto anni. Così si rivedono, si frequentano e si ritrovano. Nasce una nuova passione di sentimenti. Edgarda in questo nuovo rapporto cerca una rivincita, condizionata dal passato, dal ricordo di desideri irrealizzati e irrealizzabili, dal dolore di una vita segnata dalla perdita delle persone care, ma il rapporto crea un amore intenso e profondo che durerà il tempo di una stagione vissuta con energia piena di emozioni di sogni e di progetti. Troncata, purtroppo, di colpo da una malattia improvvisa. Con questo romanzo Elda Lanza regala, ai suoi Lettori, una bella storia arricchita dalle sue capacità introspettive tracciando il ritratto di una donna speciale. Brava! di Elisa Biffi Corni Elisa Biffi Corni alla IVª Edizione del Festival del Libro, svoltasi a Ciserano il 14 maggio 2022 non è stata soltanto l’animatrice e presentatrice di libri ma è anche l’Autrice di questo libro in cui, come la stessa rileva, nel Prologo, “ l’unico cambiamento che mi sono sentita di introdurre riguarda i nomi degli autori delle indagini e delle persone da questi citate”. La rivelatrice dell’arcano avvenuto, nel 2017, è Maddalena (questo il nome assegnatole) la quale durante una delle tante giornate di lavoro, in Piazza dei Miracoli incontra il “Baritono”, un musicista di strada. Tra i due si era stabilito, fin dall’inizio, un bel rapporto di amicizia in cui Maddalena era riuscita ad ammirarne il talento e la saggezza senza, però, scoprire chi fosse realmente. Il tempo trascorso insieme era stato poco e si era fermato improvvisamente perché all’incirca dopo un mese, il Baritono di Pisa viene rinvenuto privo di vita nella stessa Piazza dei Miracoli dove si erano, casualmente, conosciuti e scelti. Una morte sospetta. se non altro, perché avvenuta in un periodo in cui erano morti altri musicisti. Quando Maddalena apprende la notizia della sua morte, prova un forte sgomento e non può credere al suicidio perciò prende la macchina e si reca sul luogo del ritrovamento del cadavere, dove si scontra, sul vero senso della parola, a causa di un tamponamento di auto con Fabrizio, un detective privato, accorso per indagare sul caso. I due sono costretti ad associarsi, il carrozziere intervenuto per risolvere la diatriba dell’incidente possedeva, in quel momento, una sola macchina di cortesia a disposizione, per riuscire a scoprire la verità. Con un linguaggio narrativo brillante e vivace l’Autrice offre, al Lettore, una vicenda piena di ritmo e suspense sino a un finale quasi scontato ma piacevole e non privo di colpi di scena. Brava Elisa! di Andrea Ferrari Anche questo libro è stato comprato alla IVª Edizione del Festival del Libro svoltasi a Ciserano il 14 maggio 2022. E anche, in quest’altro libro, il protagonista, è un bizzarro personaggio che si chiama Angelo Babacar Bossi, fa l’investigatore privato e vive da sempre a Bracca, un piccolo paese della Val Brembana, essendo stato adottato, ancora lattante, da una famiglia bergamasca di madre e varesina di padre ma lui si ritiene un bergamasco DOC. Di fatto è un personaggio atipico nato in Senegal, è alto due metri ed ha la pelle nera, è tifosissimo dell’Atalanta ed è un po’ razzista. Le origini particolari lo mettono spesso in crisi d’identità e percepisce la vita da un punto di vista ambigua, secondo valori ispirati dagli schemi dell’Atalanta e dalle canzoni della”Seattle Sound”, il grunge, suoi costanti punti di riferimento esistenziale, e la birra, non ultima in graduatoria, perché questo vizio lo ha portato a frequentare una sezione di Alcolisti Anonimi. Angelo Babacar, come dicevo prima, di professione fa l’investigatore privato, e di recente è stato quasi ammazzato da una banda di nigeriani. Proprio per fuggire alla furia dei nigeriani e dall’alcol, dopo il risveglio da un periodo di coma, decide di cambiare un po’ aria e ritornare in Senegal dove, nella missione di St. Louis, dà una mano a costruire una chiesa. Nel frattempo, si è messo a cercare notizie sui genitori biologici ma, infervorato dalla sua naturale esuberanza, si ritroverà, subito, invischiato in un’altra ricerca, ben più pericolosa: una bambina del villaggio vicino è sparita, e a Babacar è chiesto di trovarla. Questa ricerca lo porterà a rischiare, ancora una volta, la pelle e a scoprire verità terribili. L’Autore è stato bravo nella presentazione e ha offerto, al Lettore, un romanzo crudo e coinvolgente che merita di essere letto. Ve lo consiglio. di Maurizio de Giovanni In questo libro Maurizio de Giovanni, l’Autore, racconta una storia in terza persona, che incuriosisce e affascina. Con uno stile sobrio ed elegante racconta la vicenda di Massimo de Gaudio, il professore di matematica in pensione, che dopo la morte della moglie vive da solo a Solchiaro, una piccola penisola, situata sulla punta meridionale di Procida. È una persona solitaria e taciturna, ha una figlia di nome Cristina che con Luca, il marito, vive al Nord con il figlio Petrini Francesco detto Checco. Una volta l’anno gli fa visita e stanno un po’ con lui, che in realtà preferisce, da qualche tempo, restare solo, senza bisogno di affrontare il mondo. Fino a quando una maledetta sera il suo perfetto equilibrio è interrotto, e una telefonata squarcia il velo del silenzio. La figlia Cristina e il marito Luca sono morti in un tragico incidente d’auto; l’unico sopravvissuto è Francesco, detto Checco, che ha nove anni e lotta tra la vita e la morte in una camera d’ospedale. Massimo sarà quindi costretto a spostarsi al Nord, abbandonando la sua adorata solitudine per un mondo che sente ostile, popolato da figure senza scrupoli. Infatti, dietro la facciata della grande e florida azienda di famiglia che per generazioni è stata in grado di garantire un lavoro a tutti gli abitanti della piccola città del Nord, si nascondono ombre destinate ad allungarsi sempre di più. L’Autore riesce, con Massimo, a creare un protagonista freddo, insensibile, egocentrico e con il quale difficilmente ci si possa condividere una qualsiasi forma di emozione ma che assumerà il ruolo principale per lo sviluppo della storia e per l’epilogo finale. Con “L’equazione del cuore”, Maurizio de Giovanni, ha proposto, al Lettore, un libro completamente diverso dai precedenti cui ci ha abituati e che personalmente preferisco. di Salvatore Frasca Sabato 14 maggio 2022 si è svolta a Ciserano la IVª Edizione del Festival del Libro. Dopo la presentazione e il dibattito con alcuni degli Autori presenti abbiamo deciso io e mia moglie, di comprarne qualcuno. Tra essi ne abbiamo scelto uno dal titolo “Un modesto gioco di parole” di Salvatore Frasca un Autore originario di Messina che ha presentato, il libro, in modo simpatico e ha fatto conoscere al pubblico il bizzarro protagonista del suo romanzo. Si tratta dell’ispettore di polizia Ettore Falconara e la vicenda, la prima in cui è coinvolto in prima persona, si svolge a Santacroce, una località uscita dalla creatività dell’Autore e allocata nella Sicilia orientale. Casualità ha voluto che Falconara si trovasse da solo in ufficio quando una telefonata anonima invitava, la persona che ha risposto, in un bar dell’estrema periferia in un’ora tarda. Il padrone del locale, così, racconta a Falconara l’incontro avvenuto nel suo bar con tre tipi loschi che gli hanno offerto una paccata di soldi e gli consegna un “pizzino” caduto fortuitamente a uno dei tre. Falconara fra intrecci vari, false piste e congetture di scala internazionale, con un modesto gioco di parole causato da errate traduzioni, riuscirà a risolvere, in modo splendido la sua prima indagine ricevendo il plauso e la ricompensa da parte dei suoi superiori tra cui, prima fra tutti, quelli della Dottoressa Pergola. Una piacevole e, a volte, esilarante lettura. Ve lo consiglio. di Mauro Corona In questo libro Osvaldo, il protagonista, é l’alter ego di Mauro Corona, l’Autore, che per accontentare la madre anziana e ammalata che desidera una tazza di brodo di camoscio, commette un’offesa di caccia rubando un camoscio, appena ucciso, dai pericolosi gemelli Gianco e Gildo Legnole, i quali gli giurano eterno odio e gli promettono che l’avrebbero ucciso. Osvaldo, per sottrarsi alla promessa dei terribili gemelli, scappa e si rifugia tra i suoi monti, dove la montagna intera con i suoi spazi e le sue grotte diventerà la sua casa. Per un intero anno “brutto, sporco e inselvatichito” imparerà a sopravvivere al gelo dell'inverno, a godere del rifiorire della primavera, a riscaldarsi al tepore dell'estate e a inebriarsi dei colori dell'autunno. Fugge continuamente, salterà tra varie grotte conosciute ma ne scoprirà altre non note, s’inventerà nuovi nascondigli, valorizzerà l’importanza del fuoco e apprezzerà la compagnia del cane Papo e degli animali del bosco che prima, da cacciatore incallito, ammazzava in gran quantità ma che ora sopprimerà solo per alimentarsi. Nelle giornate passate in solitudine, ha trovato il tempo per riflettere e apprezzare il valore delle cose semplici, tornare alle origini, essere se stessi e cercare di andare oltre a quello che abitualmente percepiamo. Mauro Corona raccontando con la passione di chi ama i luoghi, gli animali di cui si narra, anche se in certi momenti diventa un po’ prolisso e ripetitivo, immerge, il Lettore, nella natura facendogli rivivere la stessa avventura di Osvaldo. di Antonio Manzini In questo nuovo romanzo di Antonio Manzini, l’Autore, il protagonista è ancora il vicequestore Rocco Schiavone alle prese, questa volta, con le ossa di un bambino sepolto, in un bosco dell’aostano, qualche anno prima e ritrovati casualmente da un medico in pensione. L’intera squadra sarà coinvolta nelle indagini per risolvere il caso che appare subito come un delitto efferato avvenuto per strangolamento dopo aver subito violenza sessuale. Si mette in moto la macchina investigativa, si cerca in zona e (dopo aver accertato l’identità della vittima) s’interrogano tutti i parenti, gli insegnanti, i negozianti della zona, si visionano i filmati delle telecamere adiacenti alla scuola, si controllano i percorsi di auto sospette, senza tralasciare esplorazioni nelle aree più nascoste della rete, dark e deep web. Insomma Rocco non ci dorme più per capire chi ha fatto questo, chi è lo schifoso che ha messo le mani su un bambino. E con lui non ci dormono gli uomini della sua squadra. E se Rocco è riuscito a coinvolgere tutti gli elementi della sua squadra, Antonio Manzini è riuscito ad appassionare, oltre i personaggi del caso, anche il Lettore più tranquillo con una narrazione scorrevole e un finale commovente. Consigliato! di Dacia Maraini Nell’anno in cui ricorre il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini con, questo libro, rende omaggio all’amico che tanto ha contato nella sua vita con una memoria commossa. Nella dimensione del sogno e realizzato in forma epistolare, raccoglie trentasette lettere in cui l’Autrice immagina di scrivere all’amico Pasolini come se fosse ancora vivo. In esse appare la casa di Sabaudia dove gli amici discutevano del capitalismo e della borghesia o ripercorre alcuni episodi particolari della loro amicizia, che si svolsero per esempio durante i viaggi in Africa che solevano organizzare durante le feste di Natale. Con loro erano presenti Alberto Moravia e Maria Callas, quest’ultima segretamente innamorata di Pasolini in modo devoto e tenero. D’altronde Dacia e Pier Paolo sono stati, oltre che due scrittori, due amici intimi che si frequentavano non solo sulle collaborazioni culturali, ma anche per un insieme di consuetudini, le cene in compagnia, le case adiacenti, i viaggi, ma erano confidenti e discutevano su idee, progetti di lavoro come su temi etici quali l’aborto, la sessualità, la politica. I ricordi si avvicendano senza un ordine cronologico e Dacia riesce a tratteggiare, in modo encomiabile, un Pier Paolo fragile come evidenzia la stessa Autrice “nel tuo rapporto con gli amici, nella tua vita privata, eri l’uomo più paziente, docile, mansueto che io abbia mai conosciuto. La tua delicatezza e la tua gentilezza d’animo mi commuovevano”. Nel libro, il Lettore, scopre tutto del “personaggio” Pasolini che ha animato, in tutti i sensi, la cultura del secolo scorso. Brava Dacia! di Mariana Frigeni Careddu Ho fatto il bravo. Al mio amico Vincenzo è piaciuto il mio impegno e la mia recensione del precedente libro di Mariana Frigeni Careddu, l’Autrice, in cui abbiamo scoperto ex novo il “Condottiero Bartolomeo Colleoni”, mi ha gratificato con questo nuovo libro della stessa Autrice. Siamo nello stesso periodo storico e il protagonista è Ludovico il Moro, signore di Milano. Il ritratto che ne viene fuori è quello di un uomo brillante, abile, astuto, affascinante ma anche capace di sfidare il destino e dotato delle qualità ideali del sovrano e del condottiero. Infatti, nel libro, non c’è soltanto la sua vita avventurosa da esperto combattente ma anche dell’uomo di cultura che seppe trasferire nella sua corte tanti personaggi illustri famosi in tutte le arti tra cui il più importante del tempo il geniale Leonardo da Vinci. Altrettanto in modo intrigante e affascinante, l’Autrice, esibisce la sfilata di belle donne appartenenti alla sua corte tra cui la tenera e intelligente Beatrice d’Este. Ancora una volta, mi devo ripetere, il merito va dato agli studi e alle ricerche dell’Autrice che è riuscita a fare amare, al Lettore, il protagonista e l’intera corte degli Sforza. Una lettura piacevole e molto interessante. di Massimo Carlotto Ancora una volta Massimo Carlotto, l’Autore, ci racconta gli affari loschi, il nero, la prostituzione, del suo territorio e lo fa proponendoci un giallo atipico, intrigante, dove il crimine e il criminale sono protagonisti indiscussi. Il Francese è Toni Zanchetta, che preferisce definirsi un “macrò” (voce gergale per indicare un uomo che sfrutta una prostituta cioè un lenone, magnaccia o pappaone) e gestisce un giro di dodici prostitute di un certo livello. Francesizzando il tutto egli si considera il miglior manager del settore, gestore di una maison del piacere con mademoiselles con nomi di battaglia anch’essi francesizzati. Realmente tutto sembra filare bene fino al giorno in cui una delle sue signorine scompare e lui è il primo dei sospettati, anche se ha un alibi che non può mostrare per tutelare un importante habitué della maison. Ne va della reputazione e allora, Zanchetta, inizia un’investigazione personale in parallelo con quella della Commissaria Ardizzone che non gli dà tregua. Il Francese si trova con le mani legate perché non può usare l’alibi che lo scagionerebbe per proteggere una persona che altrimenti finirebbe in pasto alla società ed è costretto a cercare un altro sistema. La via d’uscita gli è offerta da un’organizzazione concorrente. Zanchetta accetta ma subito si pentirà. Massimo Carlotto mostra con abilità e precisione uno spaccato di società guastata dal guadagno facile e catturata dal vizio e dalla degenerazione. La lettura è scorrevole, veloce, un giallo che sembra la vetrina del mondo di chi fa affari sporchi. Le ultime indagini di Gori Misticò di Fausto Vitaliano Casualmente mi capita tra le mani questo libro di Fausto Vitaliano, un Autore da me sconosciuto, che è, tra l’altro, al suo secondo libro della serie ”le ultime indagini di Gori Misticò”, un carabiniere in prima linea, che per un errore finisce per trasferirsi nella torrida Calabria, precisamente a San Telesforo Jonico dove è cresciuto. Arrivato in paese, si accorge che nulla è cambiato, la caserma è fatiscente e ad aiutarlo c’è solo l’appuntato Federico Costantino che lo venera ed è sempre pronto ad aiutarlo. Ben presto, però, si accorge che anche in Calabria la vita non è così semplice e così si vedrà costretto a occuparsi dapprima del furto della reliquia di San Bartolomeo, poi della scomparsa, vera o presunta, di una donna e infine della S.r.l. Demetra. Proprio l’indagine su questa pseudo comunità che, spacciandosi per un gruppo di aiuto, destinato a chi non è in grado da solo di elaborare un lutto o combattere le proprie fragilità, riuscirà a confondere la vita di Misticò. S’imbatte, così, in una donna affascinante e sicura di sé, una vera “ape regina” che farà impiegare, a Misticò, giornate piene di eventi ad altre piuttosto noiose, alcune in cui i ricordi fanno capolino e altre in cui i suoi problemi medici lo fanno patire. Proprio il cercare nei ricordi, nella prima parte del romanzo, mi ha scombussolato un po’ non avendo letto finora nulla e principalmente la prima indagine del Maresciallo Misticò così come non riuscivo a capire i suoi sogni e le sue riflessioni. Continuando a insistere nella lettura, piano piano, ho afferrato il suo passato e così la seconda parte della narrazione è diventata più scorrevole e mi ha fatto apprezzare anche alcuni termini dialettali che arricchiscono di molto il racconto, anche se non sempre ho compreso tutte le voci. Alla fine, però, posso dire di aver letto un bel thriller. di AA. VV. In questo libro c’è il racconto a più voci della ferita che si è aperta nella Bergamasca durante l’emergenza da Covid-19. Il progetto sovracomunale, nato nel 2020, nei comuni di Ciserano, Levate, Osio Sopra e Verdellino per prendersi cura in modo migliore e più da vicino della salute delle persone includeva anche un progetto di scrittura collettiva. Il risultato è stato la realizzazione del libro che, grazie alle testimonianze inviate da singole persone e associazioni, conta ben quarantasette brani, personali e intimi, che hanno prodotto la cronaca di un periodo che ha segnato tutti noi. C’è un “ritrovarsi tutti” con dispiaceri enormi per la perdita di persone care, con le nostre paure, con le incazzature per il fallimento della sanità lombarda che tutti indicavamo come l’eccellenza per antonomasia ma che non è riuscita a dimostrare quanto decantato in ogni occasione. Sicuramente la colpa non è stata di Medici e Infermieri che hanno donato la loro vita sul campo ma dei soliti lestofanti e contaballe che si esibivano in televisione tutti i giorni. Non lo nascondo ho pianto leggendo ma mi sono anche incazzato sollecitato da qualche “Nobile Voce Narrante”. Leggetelo! Ne vale la pena. Bartolomeo Colleoni il Condottiero di Mariana Frigeni Careddu C’è, in questo libro, la biografia del grande Condottiero Bergamasco. Bartolomeo Colleoni, vissuto tra la fine del quattordicesimo e fino al 1475, noto a tutti per la famosa Cappella Colleoni a Città Alta e per le varie fortezze disseminate in tutta la Bassa Bergamasca. Non sono stato mai attratto dalle biografie perché spesso si loda il personaggio in modo eccessivamente lodevole e quando il mio amico mi ha dato il libro da leggere l’ho guardato strano. Sono stato prevenuto perché in questo libro Mariana Frigeni Careddu, l’Autrice, fa un ritratto di Bartolomeo Colleoni sia fisico sia sostanziale molto affascinante. Ne viene fuori non solo uno dei più grandi condottieri di quel periodo storico ma anche di padre affettuoso attaccato ai valori della famiglia e della sua terra. Naturalmente la maggioranza delle pagine del libro è occupata dalle battaglie e dalla baldanza fisica e dalla virilità motivi per cui il personaggio è divenuto famoso, ma devo dire che, il Lettore, è conquistato anche dagli atteggiamenti che lo ritraggono al di fuori delle sue peculiarità. Il merito va, senz’altro, all’Autrice che è riuscita a far conoscere il condottiero nella sua interezza. Lodi al Condottiero e all’Autrice. Si legge con piacere. di Gaetano Savatteri In questo libro Gaetano Savatteri, l’Autore, ha raccolto le biografie di donne siciliane reali o letterarie. Non ci sono solo donne vestite di nero così come ha sempre stilizzato la tradizione letteraria o quella cinematografica ma donne vere, donne che hanno cambiato la storia, la società, donne che hanno combattuto per emanciparsi o affermarsi in settori prettamente maschilisti, insomma è un piacevole e affascinante viaggio verso l’emancipazione. Si parte da Santa Rosalia, la Patrona di Palermo, e si arriva a Maria Fuxa, la Voce dei “senza voce”, cioè di donne che non hanno mai avuto né voce né storia. Tra i due estremi incontriamo Giovanna Bonanno “la vecchia dell’aceto”cioè l’avvelenatrice più famosa di Palermo e senza dimenticare le donne “Corriere” della droga o le Puellae impegnate nella corsa delle bagasce. Da Franca Viola, la prima donna italiana che rifiutò il matrimonio riparatore, si passa alla giornalista e scrittrice Giuliana Saladino per poi conoscere Tina, in altre parole Caterina Paolina Anna Luisa Scalia, nata a Londra nel 1858. Il padre, Alfonso Scalia, protagonista della rivoluzione antiborbonica del 1848, esule in Inghilterra, è uno dei finanziatori della spedizione dei Mille mentre lei torna a Palermo dove si fidanza con un inglese trasferito sull’isola, Pip Whitaker, detto Peppino, re del marsala. Uno che per portare avanti la ditta arruola i nipoti, e alla sorella scrive lettere come questa: “Tuo figlio è morto. Mandamene un altro”. Naturalmente non dimentico di citare la grande cantautrice Rosa Balistreri cui mi lega un ricordo a Cinisello Balsamo, nel 1975, abbiamo duettato sul palco con “Affaccia Rosa” e poi abbiamo chiuso la serata in pizzeria, insieme con altri amici, a Monza. E non posso dimenticare l'editrice, mia preferita, Elvira Sellerio. Non donne sottomesse ma “Grandissime Donne” e insieme con loro si alternano avvenimenti lontani e recenti sempre con donne diverse e storie che s’intrecciano con la terra di Sicilia e chi vi abita, con le sue tradizioni popolari e i suoi capolavori artistici e letterari, con la sua decadenza e la bellezza del suo territorio. Bello e Interessante. Ve lo consiglio. di Camilla Läckberg e Henrik Fexeus Con questo libro Camilla Läckberg, l’Autrice, torna in libreria con una nuova serie da scoprire e lo fa a quattro mani perché si avvarrà dell’aiuto di uno dei più famosi e apprezzati mentalisti al mondo, Henrik Fexeus. Siamo a Stoccolma, dove la poliziotta Mina Dabiri, dopo essere giunta a un punto fermo in un’indagine su un efferato omicidio, su suggerimento di una conoscente, stabilisce di coinvolgere il mentalista Vincent Walder come consulente. La circostanza, che sta screditando la squadra speciale della polizia di Stoccolma, è la morte di una giovane donna, uccisa durante un rituale che sembra replicare, con esito letale, un trucco di magia. Grazie all’aiuto di Walder, che mette in risalto altri dettagli, la squadra speciale della polizia registra altri importanti dettagli che gli erano sfuggiti. Mina, addirittura, ammaliata dai numeri, dai codici e dagli errori che Vincent ha messo in risalto, afferra che sono in presenza di un serial killer intenzionato a colpire ancora. I due, ognuno con le proprie ossessioni e i propri segreti inconfessabili, decidono di far coppia in primis per identificare il killer e dopo, il secondo delitto, cercare al più presto di affidare, al sistema carcerario, l’assassino. Nasce così tra Mina e Vincent, una collaborazione professionale che, dopo una serie di colpi di scena del tutto imprevedibili, accompagnerà il Lettore fino all’ultimo numero finale. Tutto il thrilling è piacevole e accattivante, la trama è ben articolata e ricca di suspense e colpi di scena tanto da attenuare la lettura di ben più di settecento pagine. Il merito va a entrambi gli Autori che sono riusciti a catturare, il Lettore, dall’inizio alla fine. di Michel Houellebecq Il protagonista di questo corposo romanzo di Michel Houellebecq, l’Autore, è Paul Raison, un alto funzionario del ministero dell’Economia, in crisi con la moglie Prudence e con tutto il resto. Siamo a cavallo tra 2026 e 2027 con la Francia affacciata sulle imminenti elezioni presidenziali e, nel frattempo, diventata la quinta potenza mondiale. Gran parte del merito è attribuita al ministro Bruno Juge, di cui Paul è confidente e capo di gabinetto al Ministero dell’Economia. Paul vive a Parigi una vita economicamente agiata ma sentimentalmente men che mediocre, preso tra impegni di lavoro, il mutuo da pagare e una vita matrimoniale in crisi da almeno dieci anni. All’inizio la linea del terrorismo internazionale sembra portare il Lettore, verso un filone di fanta-politica molto caro all’Autore. Tutto, però, cambia quando Paul viene a sapere che suo padre Edouard, un ex agente dei servizi segreti, è stato colpito da un ictus ed è ricoverato a Lione, non distante da Saint-Joseph, la cittadina del Beaujolais, dove Paul è cresciuto. Così il romanzo si trasforma nella storia di una famiglia, quella di Paul, simile a quella di tante altre. Paul si trova, infatti, a gestire, insieme alla sorella e al fratello minori, l’improvvisa invalidità del padre a causa di un ictus che lo lascia incapace di muoversi e di parlare: il trauma della morte scampata, il ricovero in una struttura per malati a lunga degenza, molte riflessioni sul corpo e sulla malattia, sul trattamento degli anziani in Occidente. Col racconto della vita di questa famiglia, dei suoi equilibri, del suo ritrovarsi intorno al focolare domestico c’è tanta nostalgia di relazioni umane interrotte che però si possono riprendere, di tradizioni che non devono scomparire del tutto, di unità familiari che forse potrebbero anche ricomporsi. A un certo punto sembra che il romanzo giri a vuoto, anche se si lascia leggere e un po’ si raddrizza nelle ultime cento pagine, quando Paul, colpito da una malattia mortale e veloce, si avvia alla morte. Houellebecq narra, senza pudore e senza retorica, il riavvicinamento tra Paul e la compagna di una vita, Prudence. Una vicenda che è ricca ma non sempre armonica, in alcuni passaggi ripetitivi, in altri tratti piena di astratte dissertazioni socio-politiche ed economiche, e infine qualche riferimento a relazioni interpersonali poco credibili. Sicuramente mi ha, un po’, deluso. Come il Nord ha aperto le porte alla 'ndrangheta di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso In quest’ultimo libro scritto da Nicola Gratteri e da Antonio Nicaso, dimostrano di avere una straordinaria capacità di intrecciare le loro specifiche competenze in modo da offrire al lettore una visione ampia, documentata e articolata, del fenomeno ‘ndranghetista, che partendo dalla Calabria si è diffuso in maniera pervasiva nell’Italia settentrionale. Come dicono gli stessi Autori è un viaggio nel “profondo Nord” iniziato negli anni Settanta e in cui sono esaminate le regioni: Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e a ognuna di esse è dedicato un capitolo. I dati forniti dagli Autori sono inquietanti e non ci informano soltanto sulle strutture di collegamento delle varie ’ndrine, finora scoperte ma anche sugli scioglimenti dei Consigli comunali. Il tutto è offerto, al Lettore, con una moltitudine di documenti sulla “capacità di riproduzione del modello organizzativo e relazionale della ’ndrangheta, una mafia che, sebbene sia nata come patologia del potere, nel tempo è diventata un sistema criminale integrato, grazie a relazioni di complicità e collusioni nella sfera legale dell’economia della politica e delle istituzioni”. In questo sistema gli ‘ndranghetisti si offrono come esperti a quei politici, imprenditori e professionisti che svolgono, il loro compito, per convenienza personale e dimostrano che non c’è alcuna differenza tra i “politicanti” del Sud o del Nord. “Le imprese in sofferenza in Italia, come nel resto del mondo – denunciano gli Autori – hanno bisogno di soldi e le mafie sono pronte a invadere ogni spazio lasciato vuoto nell’economia legale”. L’invasione del Nord, riaffermano, non è stata un “contagio”, perché “le mafie”, soprattutto nelle regioni che determinano l’andamento dell’economia nazionale, sono diventate agenzie di servizi, o meglio vengono sempre più percepite come tali. Niente sangue, niente allarme. I boss si sono fatti furbi. E lo ammettono senza tanti giri di parole. D’altronde, insistono gli Autori, “di solito a favorire l’insediamento dei mafiosi sono state le situazioni economiche e i politici locali, il silenzio, la colpevole sottovalutazione di chi avrebbe dovuto denunciarne la presenza, ma soprattutto il sistema di accordi illeciti, su base corruttiva, tra imprenditori, esponenti politici e mafiosi”. Complici e colpevoli, abbracciati insieme in un fetore d’interessi convergenti, insomma, esistono i colpevoli di condotte delinquenziali ma c’è un mare di complici sia nel mondo imprenditoriale, professionale e politico che accettano e sposano i metodi illegali. Leggetelo! C’è da farsi una cultura. di Andrea Vitali Con il precedente libro Andrea Vitali, l’Autore, era ritornato a Bellano e con un’altra avventura del maresciallo Maccadò, perciò, la vicenda si svolgeva durante il periodo fascista e con capitoli, brevi, veloci, ironici e pieni di brio che come sempre contraddistinguono i suoi romanzi. Anche questa volta, l’Autore, comincia la narrazione con i suoi ritmi, la vicenda si svolge ancora a Bellano ma ci troviamo negli anni sessanta del novecento e a differenza del precedente per arrivare al fulcro della storia e a cosa succede durante quella “Gita in barchetta” parte da lontano con un avvenimento che è solo il preludio alla storia che vuole raccontare e coinvolge alcune famiglie, con le loro beghe irrisolte, i litigi e le sofferenze, come sempre. Subito presenta un povero cristo, tale Annibale Carretta, incapace di un rapporto normale con l’altro sesso ma noto “scrusciatore di donne”, pieno di complessi e aiuto ciabattino del padre. Alla morte del padre sposa una poveretta affetta da mal caduco, che però decede e lo lascia solo, senza mezzi, abbandonato a se stesso. Finito in miseria e ammalato sarà assistito da un’altra povera donna, Rita Cereda cui, alla morte del Carretta, rimarrà il negozio, conteso tra la famiglia di Rita e le Dame di San Vincenzo ingolosite dai locali, ove ritengono essere possibile stabilire la sede della loro associazione. Alla fine il negozio andrà alla famiglia Cereda che finalmente realizza il sogno di una vera sartoria. Lì si recherà la madre del laureando in Giurisprudenza, ma che la madre chiama già avvocato, per fare aggiustare i pantaloni che il figlio dovrà indossare il giorno della discussione della tesi. La stimata sartoria Cereda è la sola, in paese, che può farlo con urgenza. Sembra che il destino abbia predisposto Assunta Sciacca, la madre del giovane, a incontrare Elena Fulgenzi vedova Cereda, ed in seguito entrambe si adopereranno per fare incontrare e frequentare i figli, Niccolò l’aspirante avvocato e Vincenza la bellissima figlia della sarta pronta a diventare una futura Maestra Elementare. Lo stile di Andrea Vitali è sempre divertente, ironico e diretto, i nomi dei personaggi sono come il solito inconsueti ma il finale della vicenda non lieto tanto da lasciare, il Lettore, con l’amaro in bocca per l’inattesa conclusione. Perché il Grande Gioco passa per l'Italia di Maurizio Molinari In questo libro Maurizio Molinari, l’Autore, sostiene che il nostro Paese, proprio per la simultaneità fra ricostruzione europea, populismo, affermazione di nuovi diritti, duello fra Stati Uniti e Cina, competizione fra potenze nel Mediterraneo e ritorno della minaccia jihadista, è chiamato a svolgere un ruolo inatteso, da protagonista. L’Italia è campo di battaglia ma non più solo oggetto passivo di contesa tra grandi potenze ma come protagonista strategico, nel senso che quanto avviene, all’interno dei nostri confini, abbia un impatto decisivo sul resto del mondo. Molinari è consapevole che l’Italia, nonostante i problemi, le lacerazioni e le contraddizioni che la indeboliscono, può davvero fare la differenza ed essere la cartina di tornasole della capacità delle democrazie di adattarsi alle sfide del nuovo secolo, di rispondere ai pericoli più aggressivi e di rilanciarsi continuando a garantire ai propri cittadini crescita e sicurezza. D’altronde, come rileva l’Autore, il nostro Paese si trova al centro del mediterraneo, dove si giocano tre partite strategiche sovrapposte. La prima ha per protagonista la Russia di Putin che, dopo essersi insediata militarmente in Siria dal 2017 e in Libia dal 2019, ha interesse a espandere il proprio spazio d’influenza per incalzare il fianco Sud della Nato e con l’intenzione di insediarsi saldamente in Cirenaica, sostenendo il generale Khalifa Haftar, che gli offre una base logistica per mettere sulla difensiva le basi Nato in Sicilia ma anche per costruire una penetrazione di lungo periodo verso il Sahel, la porta al continente africano subsahariano. In seconda battuta c’è la Cina che vede nel Mediterraneo una sua priorità geopolitica indispensabile per i suoi interessi commerciali. In terza battuta troviamo Tayyip Erdoğan che è molto abile a giocare su più fronti ma principalmente sul settore energia, in altre parole i grandi giacimenti di gas che, dalla Libia a Cipro, si estendono nelle acque di una decina di nazioni sovrane ma che Ankara vuole, in una maniera o nell’altra, controllare ed essere protagonista del mercato globale ambendo a scalzare l’Italia da Tripoli e riuscire ad avere più strumenti di pressione sull’Unione Europea. Ecco perché il “Grande Gioco” passa per l’Italia assegnando al nostro Paese un ruolo strategico e l’occasione giusta per elevarsi a protagonista. Complimenti, perciò, a Maurizio Molinari per essere riuscito con questa interessante opera a offrire, al Lettore, una sintesi semplificata e reale degli ultimi due anni di storia e politica nazionale e internazionale che ha visto l’Italia impegnata su molti fronti. Speriamo che la guerra finisca al più presto e serva per organizzare quanto sostenuto dall’Autore. di Paolo Rumiz Marzo-aprile 2020 l’Italia è in quarantena cioè in chiusura totale (gli anglofoni direbbero in Lockdown). L’Autore di questo libro Paolo Rumiz, grande viaggiatore, giornalista e scrittore, ha svuotato l’agenda e ha riempito la dispensa della sua casa di Trieste ma quel che, soprattutto fa, è quello di compilare pagine e pagine di agende con pensieri e riflessioni. Essendo rinchiuso in un perimetro e non potendo viaggiare in senso orizzontale, il primo spostamento di cui ha sentito la necessità è stato di fare esplorare la dimensione verticale e la confeziona sul terrazzo del suo condominio, trasformato in veliero pronto a issare le vele e ridisegnare nuovi orizzonti in questo diario. Pertanto, questo periodo è stato come lui stesso, dice “un saliscendi continuo dai fondali, dalla “sentina” alla “coffa”, dalla quale potevo monitorare l’arrivo della “balena bianca” e, nel contempo, un viaggio interiore dal profondo dagli abissi di me stesso fino ad arrivare alle grandi visioni d’insieme di un futuro che tutti noi dovremo saper affrontare in un modo nuovo”. Le parole di Rumiz non sono frasi da poco, sono il frutto del rimasticare di chi ha visto e ha viaggiato molto e di chi riesce a raccontare il suo vissuto e proiettare, il lettore, oltre mettendolo in guardia ed esortandolo a pensare con la propria testa, a procurarsi un ruolo attivo nel presente e nel futuro, senza farsi ingannare da proclami e fumo negli occhi travestito da nazionalismi e interessi personali. Io l’ho trovato bello e molto interessante, perciò, lo consiglio a tutti. E’ un “Inno” al futuro. Leggetelo! Dante in Purgatorio dove andremo tutti di Aldo Cazzullo In questo libro dedicato al mondo che porta alla salvezza Aldo Cazzullo, l’Autore, spiega ai lettori la visione del Purgatorio per Dante. Purtroppo scopro subito che il libro è il secondo sulle orme del Poeta, infatti, il viaggio era iniziato con un precedente testo dal titolo “A riveder le stelle” in cui ha iniziato il percorso nell'Aldilà arricchito dai riferimenti alla storia, alla letteratura, al presente. Proseguendo, perciò, nel cammino qui ci troviamo nel Purgatorio, il luogo degli artisti che inizia con l’incontro con il musico Casella e prosegue con il poeta Guinizzelli, il miniaturista Oderisi che cita l'amico di Dante, Giotto. In seguito s’incontrano i condottieri pentiti nell'ultima ora come Manfredi, Bonconte delle cui spoglie il diavolo ha fatto strazio, Provenzano Salvani che si umiliò a chiedere l'elemosina per un amico in piazza del Campo a Siena. Nel Purgatorio non ci sono le tenebre, splende il sole. Non ci sono diavoli torturatori, volano gli angeli. Non si scende, si sale una montagna, che s’innalza sino al cielo della Luna, il primo cielo del Paradiso. Aldo Cazzullo è bravo nel far notare la piacevole descrizione del Bel Paese ma contemporaneamente mette bene in vista la sua terribile ma civile invettiva che inizia con “Ahi serva Italia, di dolore ostello... ”. Insomma Cazzullo riesce bene a fare accettare, al Lettore, il Purgatorio come “Il posto degli uomini” dove andremo tutti anche perché, abbiamo amaramente sperimentato negli ultimi due anni, il Purgatorio attraverso la pandemia da Covid–19. Ora mi vien da elogiare il sagace Cazzullo ma, avendo avuto un Grande Professore alle superiori che pretendeva “un silenzio sacro quando spiegava il Padre Dante” preferisco ricordare a maggior ragione “quelle interpretazioni”. Ciao Gianni! di Simonetta Agnello Hornby Simonetta Agnello Hornby con questo libro torna a parlarci della famiglia Sorci di Palermo con episodi di vita quotidiana che si aggrovigliano a una realtà circostante che continua a modificarsi. Dopo aver letto Caffè amaro e Piano nobile non potevo farmi sfuggire quest’ultima opera in cui sono protagoniste le donne delle loro famiglie. Tre donne, le zie dei Sorci, fondano nella sagrestia della Chiesa dei Santi Scalzi, il Circolo del Punto Pieno, dove ricamano e rammendano tovaglie, lenzuola, asciugamani, corredini per i bimbi poveri. Tale sorellanza diventa motivo di crescita e di confronto. Il racconto inizia, però, con un omicidio perpetrato da Andrea Sorci che, in un eccesso di rabbia, uccide la propria, domestica, l’azione è immediatamente insabbiata da Peppe Vallo, detto l’Americano, figlio illegittimo di Antonio, il barone capostipite. Le vicende narrate, che riguardano, l’intera famiglia, coprono un periodo che parte dal 1955 e arriva fino al 1992 quando furono assassinati il giudice Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Tra i molteplici avvenimenti che la famiglia si trova costretta ad affrontare, l’unica vera certezza rimarrà il Circolo, che di anno in anno accoglie prostitute che sognano di cambiar vita, donne sole alla disperata ricerca di un introito economico e una voce amica con cui confidarsi, figure ferite dalla vita che hanno bisogno di ricucire i frammenti della loro esistenza. L’Autrice riesce nel suo intento cioè ricamare attraverso le singole storie dei suoi personaggi, la storia e il cambiamento del Paese e il Lettore non ha che da farle i complimenti perché è riuscita a ricamare la raffigurazione di una terra tragica e ricca di contraddizioni, nella quale, brutture e nefandezze si mescolano a difficoltà sociali e a conflitti familiari di difficile soluzione. Brava! per i Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni I Bastardi diventano Angeli, proprio così Maurizio De Giovanni, l’Autore, in quest’ultimo episodio che vede protagonisti gli oramai famosi “Bastardi di Pizzofalcone”, l’assortita e bistrattata squadra di poliziotti in servizio permanente effettivo presso il commissariato di un quartiere storico di Napoli, sono trasformati in Angeli così come tutto il romanzo abbonda di angeli. Sono Angeli i bambini, in primis i bambini speciali, come Marida, tormentata da un mal d’orecchio e Giovannino, suo compagno di banco amorevole e tenerissimo nella sua solidarietà, Riccardo perso nella sua malinconica, Giorgia piccola abbandonata ancor prima di nascere ma lo è anche la specialissima e geniale Vicky così, come la più grande, tra loro, Marinella Lojacono con la sua giovanile tristezza. Sono Angeli anche gli adulti come la professoressa Lucia Cantone, attenta agli umori delle sue allieve come e più di una mamma, come Giorgia grande, ma anche, Suor Giovanna mamma di tanti figli nessuno generato da lei e che le appartengono come a nessuno, o ancora Rossella d’Oriano che sceglie di tenersi vicino un demone pur sapendo che non è un angelo. E Angelo, dei motori, è la vittima, di questa vicenda in cui i Bastardi devono trovare il colpevole. Si tratta di Nando Iaccarino, un uomo trovato ucciso nella propria officina meccanica con ancora la sua tuta da lavoro e con la testa spaccata da una chiave inglese sporca di sangue ma sistemata sopra l’apposita posizione. Accanto alla circostanza del caso delittuoso ci sono come sempre le vicende personali non solo dei protagonisti in cui l’Autore mostra, con la sua capacità descrittiva, i sentimenti e le digressioni ma c’è la vita della gente comune, ci sono storie e sofferenze e passioni che s’intrecciano, ci sono la vita di un quartiere con le abitudini e le tradizioni che arricchiscono il racconto e il Lettore. di Marco Buticchi In questo romanzo Marco Buticchi, l’Autore, riesce a collegare eventi che parrebbero distanti tra loro come la strage di Ustica e, quella di Bologna, entrambe avvenute a pochi mesi di distanza nel 1980, sono due ferite ancora aperte nella storia contemporanea d’Italia su cui ancora oggi, non è stata fatta piena luce. E, anche se tra questi eventi drammatici non sembra esserci alcun legame, ci costruisce intorno un complesso intreccio che coinvolge esponenti della mafia calabrese, del terrorismo internazionale legato all’Isis, dirigenti corrotti di servizi segreti della repubblica e spregiudicati e ricchissimi finanzieri. Marco Buticchi, con una sua credibile interpretazione di quanto accaduto in quegli anni, partendo dall’estate del 2021 racconta di un incontro avvenuto, casualmente, a La Spezia, dove si sta procedendo a una completa revisione di attrezzatura e armamento dello yacht Williamsburg di proprietà dei coniugi Breil. Sara Terracini, moglie di Oswald Breil, l’ex capo dei servizi segreti israeliani, si imbatte con Michela Di Romeo, la vedova di un ufficiale di polizia, un leale servitore dello Stato morto all’improvviso nel 1995, mentre investigava su un traffico di rifiuti tossici, scomparsi dopo essere stati caricati sulla Rigel, una delle tante carrette del mare. Una di quelle navi dette navi a perdere, spesso affondate e recuperate più volte per frodare le assicurazioni. Un traffico, quello dei rifiuti nucleari tossici, caricato sulle navi schermati da cemento e polvere di marmo, da anni in mano a una criminale compartecipazione, una cordata tra ‘ndrangheta e finanza internazionale, che non si è mai fermata negli anni ed è tuttora in piena attività, generando indebiti interessi da capogiro. Sara, commossa dal racconto di Michela, convince Oswald ad aiutarla e l’Autore con una scrittura dinamica, scorrevole e piacevolissima, condurrà il Lettore a scoprire una realtà inquietante. In alcuni momenti le morti e il potere mafioso mi sono sembrati un po’ esagerati ma è inevitabile chiedersi quanto dello elaborato da Buticchi sia frutto della sua creatività e quanto sia orribile la verità. Il mare dei fuochi propone una versione alternativa e appassionante di quarant’anni di storia con un finale ricco di sorprese e capace di riscrivere il passato. Una lettura interessante che consiglio a tutti. di Marco Malvaldi
In questo romanzo Marco Malvaldi, l’Autore, ambienta la vicenda, con
protagonisti i Vecchietti del BarLume, in
pieno
periodo di Covid con chiusura forzata. Come il solito, Massimo, il barista
riuscirà con prontezza a inventarsi qualcosa che sorprenderà tutti. Tempi
duri per i vecchietti, la
pandemia li costringe a starsene rintanati in casa e, addirittura, Ampelio a
causa di una brutta caduta è costretto a stare in ospedale per la
riabilitazione. Una storia del Mediterraneo di John Julius Norwich Il Mediterraneo, per me il mare per antonomasia, ho iniziato ad analizzarlo in profondità leggendo prima “Breviario Mediterraneo” di Fredag Matvejevic che con le sue curiosità sociali oltre che letterarie, ci racconta una storia dove tutti possiamo riconoscerci. Poi con Fernand Braudel in “Mediterraneo” ho colto il ritratto della civiltà mediterranea dalle origini al Novecento e poi con David Abulafia ho catturato la storia del Mediterraneo con i suoi profili geografici, le vicende dei popoli stanziali e le storie nazionali. Naturalmente, dalle mie letture, non poteva mancare questo libro scritto da John Julius Norwich, l'Autore, che visitando la Sicilia insieme alla moglie s’innamorò dell’isola e del mare di cui era centro e che circa settemila anni fa diede origine alla civiltà occidentale che oggi conosciamo. Il libro tradotto in italiano e intitolato “Il Mare di Mezzo” assume, per me che ho letto i libri sopraindicati, un fascino particolare, proprio perché scritto da una persona innamorata e con la passione per il suo lavoro, la storia e la scrittura. Già nell’introduzione, l’Autore, attesta che ''Il mediterraneo è un miracolo'', culla di tre grandi civiltà e delle tre grandi religioni monoteiste, e parte dall'inizio della civiltà sulle sue rive, intorno ai tremila anni avanti Cristo, per arrivare alla fine della prima guerra mondiale, che per lui ha radicalmente cambiato tutte le cose. E coinvolge, il Lettore, in una lunga rappresentazione popolata da un’infinità di personaggi, moltissimi anche minori, le cui vicende sono analizzate nei loro intrecci e nei loro intrighi. Molto spesso sembra di leggere le analisi degli scenari contemporanei scritte, da un grande reporter, in cui i conflitti, le politiche nazionali e internazionali, si animano e spiegano nei retroscena, anche nello scandalo. Conseguendo, alla fine, oltre che un ripasso storico, un racconto pieno di persone vere, ricche di fascino, passione, umanità è sicuramente molto interessante. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è la voluminosità e mi sento in obbligo di dare il consiglio alla Casa Editrice di sdoppiare il volume quando esso raggiunge più di mille pagine, ho le mani indolenzite. Cento giorni nelle prigioni libiche di Giuseppe Ciulla e Catia Catania In questo libro scritto a quattro mani da Giuseppe Ciulla e Catia Catania, mazaresi doc, ripercorrono i centootto giorni di prigionia dei pescatori della flotta di Mazara del Vallo che dal 1° settembre al 17 dicembre 2020 sono stati tenuti prigionieri dalle milizie di Khalifa Haftar, l’allora leader della Libia Cirenaica. I pescatori mazaresi, ormai da anni, lottano per sopravvivere all’indifferenza di politiche dannose per difendere l’unica fonte di sostentamento che padroneggiano cioè l’oro rosso ovvero il gambero che si pesca davanti al golfo della Sirte, in acque libiche, e che è indelebilmente associato al nome di Mazara del Vallo. Quella mattina erano nove i pescherecci mazaresi che stavano pescando a trentaquattro miglia a largo di Bengasi quando sono stati abbordati da una motovedetta libica. Acque che, secondo i libici, appartengono alla loro zona economica esclusiva, quindi interdetta allo sfruttamento della pesca per i pescatori mazaresi che, invece, ritengono queste acque siano internazionali. L’arrembaggio libico ha consentito il sequestro di due pescherecci, il Medinea e l’Antartide, e di diciotto pescatori. Gli Autori ci narrano le peripezie dei pescatori sballottati in vari carceri, delle minacce, dei maltrattamenti, delle violenze psicologiche e fisiche subite dagli stessi. In mezzo a questa complessa dinamica geopolitica, tra pigrizie diplomatiche e tentativi di risposta al fenomeno, tutti più o meno falliti o comunque insufficienti. Gli Autori, evidenziano la storia esemplare del legame di una comunità, dei rapporti madre-figlio, Rosetta Ingargiola, la madre di Piero, settantatré anni, una donna nata e cresciuta nel mio stesso quartiere “ la machina di ghiacciu” che Enzo Gancitano ha celebrato nel suo libro “A due passi dal fiume”. Rosetta, che conosco da sempre, ha i miei stessi ricordi, le donne di nero vestite, il fenomeno dei marrobbio e le prime morti, Licatini e Genovesi, della guerra del pesce. Mi sono emozionato tantissimo per i suoi ricordi e per la memoria del figlio Gaspare morto sul naufragio del m/p ‘Ngiolò, per il ricordo del marito Cicciareddru Marrone e per la caparbietà della stessa Rosetta che si è messa alla guida di un drappello di donne che hanno lottato per la liberazione dei pescatori arrivando fino a incatenarsi davanti a Montecitorio. Ho pianto, non mi vergogno a dirlo. Avevo incontrati Rosetta e Ciccio, l’ultima volta, a Milano a casa Zannini, un commerciante di pesce, in occasione di un viaggio della speranza per una visita medica. “La Cala”, alla fine, è diventata una “Saccata” con tanti ricordi e la liberazione di pescatori e pescherecci. Grazie agli Autori. di Antonio Manzini Con questo libro Antonio Manzini, l’Autore, torna a raccontarci del vicequestore Rocco Schiavone impegnato in una nuova indagine. Sofia Martinet, docente universitaria in pensione esperta in Leonardo da Vinci e ben nota a livello internazionale, è stata trovata morta nel suo appartamento. A ucciderla è stato un colpo inferto con un oggetto pesante. La squadra di Schiavone inizia rapidamente a ricostruire, frammento per frammento, la vita della donna. Un matrimonio finito, un figlio, una lunga relazione con un giovane assistente. I sospetti indirizzano, subito, sul figlio, un poco di buono, in rotta con la madre e responsabile anche del furto di alcuni testi antichi scomparsi dalla casa materna. In un secondo tempo, però, il vero reo dell’omicidio, mosso da rancori e gelosie, sarà inchiodato alle sue responsabilità dalla pazienza e dalle minuziose indagini del vicequestore. Rocco sa fare bene il suo lavoro ma le cose si complicano quando l’Autore lo mette a indagare su se stesso e risolvere i conflitti interiori che lo tormentano e si complicano, soprattutto quando entrano in gioco i nodi resistenti del passato e le vecchie conoscenze. Qui le ritroviamo tutte dai comprimari e coprotagonisti che lo accompagnano ogni giorno ai superiori e colleghi vari per arrivare agli inseparabili, fidatissima fina e oltre la morte amica d’infanzia e d’avventura, Sebastiano, Brizio, Furio, cui Schiavone è indissolubilmente legato a vita, senza dimenticare gli amori perduti e passati, la moglie Marina, la giornalista Sandra Buccellato e finanche l’incantevole agente Caterina Rispoli, di cui si erano perse le tracce. Al gruppo non può mancare Lupa. L’altra indagine parallela, infatti, è più intrigante e impegnerà Rocco Schiavone e i suoi poliziotti su vari fronti, un’indagine che scoprirà vecchie collusioni tra malavita e personaggi d’alto livello, implicati in un traffico di droga e in vari omicidi. Schiavone mette qui a repentaglio la sua vita, resiste a ricatti d’ogni genere, a testa sempre alta. Quando scopre che il suo più caro compagno d’infanzia, da lui aiutato in momenti difficili, era sempre stato schierato con i malavitosi. Così proprio nel finale traballeranno valori per lui sacri come l’amicizia e la fiducia nell’amico di una vita. La storia, in tal modo, diventa triste e Manzini riesce a preparare, molto bene, il terreno per la prossima vicenda che darà una svolta cruciale alla vita di Rocco Scaglione. Speriamo arrivi presto. di Maurizio de Giovanni In questo libro Maurizio de Giovanni, l’Autore, nell’esporre le avventure di Mina Settembre racconta storie di povertà materiale, di miseria umana, di cattiva sorte che colpisce persone che meriterebbero un destino migliore, di uomini arroganti che credono che con i soldi si possa comprare tutto, di giovani ricchi inetti e incapaci di trovare la propria strada di personaggi attratti dalla fama effimera che può dare la televisione. Sono storie che appassionano, commuovono, indignano, ma che mostrano la realtà di una società che ha perso molti dei riferimenti e stenta a trovare la strada per un futuro migliore. In modo particolare, questa volta, Mina deve vedersela con delle “Sirene ammaliatrici” e sciogliere in modo corretto due casi. In uno tratta lo scippo ai danni di un’anziana signora Rosa Avitabile e nell’altro caso spiegare correttamente un episodio di povertà estrema messo in onda da una televisione locale che per fare audience ha raccontato fatti poco o per nulla credibili. Molto singolare, al centro della narrazione, è la figura della “Signora” che il lettore conosce già nell’incipit del romanzo e che sa raccontare le storie mentre pela patate, spezza ziti per il ragù, affetta pomodori o melanzane e vive in un basso oscuro come l’antro della Sibilla cumana in uno dei mille vicoli dei Quartieri Spagnoli. Il romanzo si legge tutto di un fiato e l’Autore, ancora una volta, è riuscito ad incantare i suoi affezionati Lettori. Da non perdere! di Maurizio de Giovanni Questo nuovo romanzo Maurizio de Giovanni, l’Autore, l’ha dedicato alle avventure di Sara Morozzi, detta la Mora, e riprende il suo racconto dal punto in cui si erano concluse le vicende in “Una lettera per Sara” e più precisamente nel momento in cui Sara viene a conoscenza della malattia del piccolo nipote che in queste pagine è presentato in fin di vita a causa di un tumore di Wilms, un raro cancro del rene, che colpisce i bambini. Il bambino lotta nel suo letto dell’ospedale, ma il primario ha già emesso la sua sentenza. Per il piccolo non c’è più nulla da fare. La mamma, Viola, si consuma accanto al figlio mentre, la nonna Sara, cerca di nascondere il dolore che prova nonostante soffra e cerchi una soluzione. Uno spiraglio di speranza si apre quando le viene fatto il nome di un personaggio a lei, noto ma irraggiungibile. L’uomo che deve cercare di rintracciare è qualcuno che ha fatto parte del suo passato, esattamente nel periodo della caduta del Muro di Berlino e in Italia si crearono numerosi movimenti studenteschi. A quei tempi Sara Morozzi faceva parte di una segretissima unità dei Servizi e insieme alla sua collega, detta Bionda, si occupa di una missione delicata, che sembra sbrogliarsi grazie alle sue innate capacità di leggere le intenzioni delle persone e nella testa di chi osserva. La trama, quindi, si svolge al presente e su più piani narrativi, senza perdere mai ritmo e interesse. Sara sommando i vari ricordi e le informazioni che i suoi più cari amici le forniscono, e messa davanti alla realtà si troverà a lottare contro il tempo, contro se stessa, contro le scelte sbagliate riuscendo, però, a ricostruire la sua storia con tutte le sue emozioni e le sue debolezze. Il Lettore, questa volta, si ritrova davanti ad un’altra persona, non più la donna che guarda e interpreta le parole non dette, i silenzi e i movimenti, ma una donna normale che scava dentro di se e che riuscirà a fare emergere i suoi pensieri, ricordi ed emozioni e condivide ogni cosa, al fine di salvare la vita del nipotino tanto amato. La storia è ben scritta e Maurizio De Giovanni riesce a regalare al lettore più affezionato un’altra bella avventura. La trasformazione digitale della cultura di Claudio Calveri e Pier Luigi Sacco In questo libro Claudio Calveri e Pier Luigi Sacco, gli Autori, che si occupano di strategie culturali ed economia della cultura, affrontano con pazienza la complessità del fenomeno, denso di particolari dalle conseguenze importanti, cui non negano una riflessione sintetica, sollecitata dal fondamentale cambiamento che emerge nella trasformazione che indagano: la partecipazione attiva di una vasta parte della popolazione nell’elaborazione, trasmissione, selezione e creazione culturale. In realtà, a causa delle chiusure decise per contrastare gli effetti della covid-19, è stata favorita l’utilizzazione della tecnologia digitale per restare connessi alla vita sociale. Proprio per questo motivo, gli Autori, hanno cercato di individuare tutto quello che potesse essere utile, nel mondo digitale, agli utilizzatori. D’altronde la trasformazione digitale è una trasformazione completa. E, in quanto tale, comporta un’iniezione di tecnologia digitale in concreto in ogni aspetto di un’organizzazione, e a maggior ragione l’accelerazione digitale merita altre riflessioni per quanto riguarda, appunto, la dimensione culturale. La realtà, però, è che non sono i processi o la struttura a essere rigidi, quanto la cultura delle persone che ci lavorano, o dal management. La cultura è la cosa più difficile da cambiare non i processi o i servizi. Cambiare prodotto, digitalizzare un servizio, trovare la giusta strategia può non essere immediata, ma è comunque fattibile. Cambiare la mentalità di un gruppo di persone, che per cultura non è digitale, è molto arduo se non c’è la volontà profonda di farlo seriamente. Tutto ciò rende indispensabile la priorità dell’alfabetizzazione digitale e il rilancio del ruolo che, nei nuovi processi di educazione permanente, può essere svolto dalle istituzioni culturali come le biblioteche, i musei, gli archivi. Il libro, attuale e molto interessante, richiede una lettura serena e attenta. di Andrea Vitali Questa volta Andrea Vitali, l’Autore, torna a Bellano e con un’altra avventura del maresciallo Maccadò. Il protagonista di questa vicenda è Fiorentino Crispini il maestro in pensione, e giornalista del quotidiano locale e voce ufficiale nei comizi del regime, che è portato via dalla milizia fascista. Proprio per questo motivo, quando Gnazio Termoli, proprietario del caffè imbarcadero, vede con i propri occhi la scena, non ci pensa due volte ad avvisare il maresciallo Maccadò. Piano piano, con i capitoli, brevi, veloci, ironici e pieni di brio che come sempre contraddistinguono i suoi romanzi, Andrea Vitali ci racconta una storia, che iniziata con uno scherzo crudele, rischia di finire in tragedia. I carabinieri, appena informati, si prendono a cuore il caso, e se ne occupano in via informale per non intralciare la milizia fascista. Ne viene fuori, come il solito, una bella storia godibile e divertente, anche se in alcuni momenti è un po’ lenta, con personaggi tratteggiati magistralmente. Infatti, come sempre, anche in questo libro l’Autore delizia i suoi Lettori con nomi e personaggi molto particolari e simpatici, regalando a loro sorrisi e armonia. A me è piaciuto. Uomini, virus e pandemie di Mario Tozzi In questo libro Mario Tozzi, l’Autore, invita il Lettore ad approfondire la pandemia da Covid-19 da un punto di vista scientifico perché è solo con la ricerca scientifica e al suo metodo che bisogna affidarsi per arginare sia i virus, che la disinformazione. Non per una questione ideologica ma per approvare l'importanza che essa debba prendere in carico integralmente la questione perché è proprio dai comportamenti raccomandati dagli scienziati che si sono riuscite a salvare molte vite umane. L’Autore, nei primi capitoli, espone con gran quantità di dati scientifici lo svolgimento e la conoscenza dell'uomo sulle precedenti epidemie con gli errori e le soluzioni, le cause e le conseguenze socio-economiche, gli stili di vita e i cambiamenti che l'uomo ha dovuto concepire, nel corso dei secoli, per adattarsi ai virus che via via hanno contagiato l’umanità. Fa risaltare che, da sempre, sono i microrganismi, i veri dominatori del Pianeta e non gli ipertecnologici Sapiens e finire che cancellare i virus non sarà mai possibile, né sarebbe giustificato, poiché sono parte integrante della natura e che bisogna imparare a conoscerli tutelando per prima cosa l’ecosistema, anche se disegna “Uno Scomodo Equilibrio”, in cui tutti noi viviamo. Piena approvazione a quanto afferma Mario Tozzi che dimostra, qualora ce ne fosse stato bisogno, grande competenza e padronanza dell’argomento. Molto bello e istruttivo. di Giuseppina Torregrossa Giuseppina Torregrossa, l’Autrice di questo libro, è una palermitana e, come me, ama la sua terra, la Sicilia, ed è affezionata al dialetto definito da lei stessa “la lingua degli affetti”. Con questo romanzo ci porta a Malavacata, un paesino dell’entroterra siciliano dove, il dottor Salonia lasciata, la moglie e la figlia a Palermo, arriva nel 1927 per svolgere l’incarico di medico condotto. Giunto sul posto restò di sasso, infatti, il paese gli apparve come un ammasso di sassi con le case edificate con pietra viva e attraversate da mulattiere di sassi rotondi mentre nella parte in alto si fronteggiavano due altissimi picchi sassosi trasvolati da colombacci. Svilito da quell’ammasso di casupole, sporcizia e miseria, capì subito che era troppo tardi per tornare indietro così rassegnato, incominciò ad ammirare la spianata ricca di grano, ulivi e vigne, anche se paludosa e piena di polvere. Comincia, anche, ad apprezzare alcuni abitanti e lentamente si offrirà, anima e corpo, alla comunità, e il suo studio medico diventerà il cuore pulsante del paese e convincerà la moglie a raggiungerlo e così aggiungere qualche altro figlio alla famiglia. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, addirittura, decide di andare volontario in guerra insieme agli uomini del borgo, diventati soldati e ormai suoi compaesani. Durante la loro assenza il paese sarà gestito e curato dalle donne che, prive di mariti e padri prepotenti, vivono nonostante il conflitto, un periodo di fioritura. Le mani si graffiano e le schiene dolgono, ma i campi danno i loro frutti, le bestie saranno munte, portate al pascolo e castrate. Senza gli uomini, le donne sostituiscono il pettegolezzo in confidenza e stringeranno nuove amicizie facendo in modo che gli uomini, al ritorno, trovino un paese diverso e più unito. Un plauso particolare va all’autrice che ha saputo cogliere l’autenticità di questo mondo esaltandone i valori essenziali. Piacevole! di Raffaele Mangano In questo libro Raffaele Mangano, l’Autore, ricostruendo la storia del protagonista, che ha avuto un’esperienza personale a Favignana, con le storie dei personaggi conosciuti nell’occasione costruisce un racconto corale di una comunità e di una terra millenaria in cui, il Lettore, non può non rimanere coinvolto. C’è, nella narrazione, un ritorno al passato quando il lavoro di tutti gli abitanti dell’isola era collegato, direttamente o indirettamente, alla mattanza. Era l'unico modo conosciuto, allora, per pescare i tonni ed eseguita con canti, consuetudini e usanze arcaiche tramandati fin dalle origini a intere generazioni. Il Lettore è trasportato in un mondo che forse non si è mai conosciuto così, ma che si riconosce subito come familiare, provando una grande nostalgia per qualche cosa di forte che è stato e che ora non c’è più. Molti sono i personaggi, chi descritto e raccontato con intensità, altri solo accennati ma in modo centrato, naturalmente, però, il vero protagonista è il rito della pesca al tonno. Una caccia violenta, crudele, tradizionale. Un bel racconto che mi ha dislocato nella mia terra a recuperare i suoi colori, i profumi, gli odori, i cibi e le tradizioni del mio periodo giovanile. Bello! Mi ha coinvolto completamente. di Cristina Cassar Scalia In questo nuovo romanzo Cristina Cassar Scalia, l’Autrice, confeziona un intreccio semplice e lineare in cui il Lettore è preso per mano e può seguire, passo passo, le indagini senza perdersi. Siamo a Catania, dove, il Lettore, ritrova il vicequestore Vanina Guarrasi, già conosciuta nei precedenti romanzi dell’Autrice, che una mattina al risveglio trova nella cucina di casa un proiettile uguale a quello utilizzato per uccidere suo padre. Un chiaro avvertimento che la porta a doversi confrontare con tutto quello da cui era fuggita in passato. Palermo, l’antimafia e Paolo. La distanza messa tra sé e il suo passato è improvvisamente annullata. Ora, per giunta, si ritrova con un nuovo caso da risolvere: In una grotta naturale nei pressi della quale scorre un fiume sotterraneo, è stato ritrovato il corpo di un uomo ucciso con un’arma da taglio. Il cadavere è di Vincenzo La Barbera, solitario professore di filosofia in pensione che aveva deciso di vivere in una barca ormeggiata al porto. Un uomo, sulla carta, al di sopra di ogni sospetto. Vanina, messa sotto scorta, vive con evidente insofferenza la situazione ma nonostante tutte le beghe della sua complicatissima vita decide di prendere in mano l’inaspettata vicenda che, dalle prime indagini, si prospetta più complicata del previsto. Ne viene fuori, quindi, una doppia trama che s’intreccia: da un lato le indagini sull’omicidio di un uomo per bene impegnato anche nel sociale, dall’altra Vanina, con la sua storia, i suoi timori e i suoi muri da abbattere. A questo punto mi preme fare un vigoroso apprezzamento all’Autrice che ha interpretato in modo egregio le attese del Lettore cui sta a cuore, più della trama in sé, dell’omicidio, delle indagini e della suspense, l’intera esistenza di Vanina. Bello! Ve lo consiglio. Lo sfruttamento dei mari per il consumo alimentare di Gabriele Bertacchini In questo saggio Gabriele Bertacchini, l’Autore, ci porta sotto la superficie dell’acqua, tra moderni attrezzi di cattura, dati impietosi, avvenimenti di cronaca, specie viventi che stanno diventando sempre più rare, per divenire consumatori più consapevoli e fare le scelte migliori. L’Autore fra dati, statistiche, prospetti e tutto ciò che lega il Lettore al mare, lo invita a compiere un esame di autocoscienza per salvarlo. In queste pagine non c’è soltanto l’elenco delle specie in via di estinzione e degli ecosistemi ormai distrutti ma c’è, principalmente, la voglia di smuovere il senso del dovere per ammettere a tutti di riflettere su come abbiamo trasformato il mondo e non ce ne ricordiamo più. Insomma è un libro “unico” ed interessante che invita alla sensibilizzazione, chi lo legge, sulla necessità urgente di cambiare abitudini alimentari e tecniche di pesca in un mercato miope che condanna o esalta determinate specie tanto da considerare circa il 40% di tutte le catture, seppur commestibili, inutili e infruttuose per le nostre tavole. Consigliato a tutti. Leggetelo! L'inverno dei leoni di Stefania Auci Con questo nuovo romanzo Stefania Auci, l’Autrice, ritorna a raccontarci della famiglia Florio e se nel primo romanzo ci aveva raccontato la parte ascendente della parabola dei Florio in questo ripartendo dalla nascita di Ignazziddu, secondogenito di Ignazio, il figlio di Vincenzo e Giulia. Prima però è il momento di Ignazio che, con la sua guida, porta la famiglia Florio all’apice del successo economico, sociale, nobiliare. È il momento del dominio di casa Florio, che, sotto la sua guida, si trasforma e diventa un vero e proprio impero aprendosi a diverse attività: la navigazione, il tessile, la produzione enologica, le tonnare a Favignana, isola dalla bellezza quasi mitologica che diventa la vera casa dei Florio. Ha sposato Giovanna D'Ondes Trigona, per completare l'ascesa dei Florio, da commercianti a nobili. Giovanna, infatti, è baronessa e queste nozze portano la famiglia a pieno diritto nell'aristocrazia palermitana. Una scalata che Ignazio porterà al punto più alto con la nomina a senatore del Regno nel 1883 completandoli tutto con la costruzione del palazzo che tanto lo rispecchia. Adesso hanno palazzi e fabbriche, navi e tonnare, sete e gioielli. Adesso tutta la città li ammira, li onora e li teme. E il giovane Ignazio non teme nessuno. Nel 1891, purtroppo, Ignazio muore e il cammino comincia bruscamente la discesa che porterà i Florio al tempio dell'apparenza, della bella vita. Sarà suo figlio Ignazziddu, che a poco più di vent’anni riceve in eredità tutto ciò suo padre, ha costruito. Ignazziddu sposerà Francesca Jacona della Motta di San Giuliano, che fu definita la donna più bella d'Europa che diventerà donna Franca Florio e volto della famiglia. Sono gli anni della famosa e mitica Targa Florio, la gara automobilistica voluta dal cognato Vincenzo. Ignazziddu ha paura ma non vuole sacrificare se stesso per difendere la Casa Florio e, dimenticando le sue umili origini, non si limita a lavorare incessantemente come i suoi predecessori per rendere il nome dei Florio ancora più altisonante, ma si preoccupa per lo più dei frutti del duro lavoro suo e dei suoi antenati. Egli è un uomo di mondo, uno sciupafemmine, che per tale motivo farà tanto soffrire la moglie Franca e porterà al declino Casa Florio. All’Autrice va riconosciuta la capacità di avere ben disposto un romanzo in cui intreccia fatti storici con elementi di vita quotidiana e peculiarità dei vari personaggi ma in modo particolare delle donne di Casa Florio. di Andrea Vitali In questo libro Andrea Vitali, l’Autore, ci racconta la vicenda di un giovane medico neolaureato che prende il classico colpo di fulmine per una giovane mai vista prima e incontrata, mezza ubriaca, a una festa di laurea. È una ragazza, alta e un po’ spigolosa, infilata in un indimenticabile abito azzurro lungo. Il tentativo di corteggiamento, che il “dottorino” intraprende, è scandito da una lunga e divertente catena di fallimenti. Inventa di tutto per conquistare il cuore dell’amata ma tra i due il linguaggio affettivo è completamente diverso. Si aggiunga che non ha ancora un lavoro, si arrangia con le sostituzioni, con le tasche vuote, e per lui dedicarsi a un corteggiamento serrato può essere oneroso e parecchio frustrante. A tutto ciò bisogna aggiungere che non possiede un’auto mentre Lei è benestante ed ha un nome strano che non ha ancora capito bene: Viviana, no Vivína, anzi Vívina ma che effettivamente è Vívida. La storia del corteggiamento, insomma, è particolare ma, come sempre, la penna dell’Autore scorre sulle pagine in maniera molto fluida e piacevole. Ancora una volta il suo modo di raccontare è gradevole e, in alcuni momenti, surreale e offre, al Lettore, qualche ora di vero diversivo. Chi mi segue da un po’ conosce la mia passione per i libri di Andrea Vitali, quindi, anche se non è uno dei migliori, mi sono allietato nel leggerlo. di Rula Jebreal In questo libro Rula Jebreal, l’Autrice, racconta di aver cercato per tanto tempo le parole giuste per raccontare di sua madre, Nadia, della violenza che subì quando era ancora una bambina, della sua vita e della sua morte: una morte scelta per l’incapacità di vivere in un mondo che protegge i violenti e giudica le vittime. Quando Nadia seppe che la sua prima figlia, Rula, era una femmina ebbe paura: aveva messo al mondo un’altra vittima. Rula, però, non ci sta a essere considerata una vittima, e grazie alla lungimiranza di un padre femminista che affidò lei e sua sorella a Hind al-Husseini fondatrice dell’istituto di Dar Al-Tifel, Rula imparò che il primo passo verso l’emancipazione è l’istruzione e che l’altro passo verso l’indipendenza è il lavoro. Partendo da questa esperienza personale Rula Jebreal ha voluto restituire dignità a sua madre, una delle tante vittime della brutalità e della violenza. Poi, aggiunge alcune vicende e testimonianze di altre donne coraggiose e sopravvissute, che non hanno paura di combattere nonostante il passato buio. Rula Jebreal ripercorre, altresì, e parla di donne che negli ultimi decenni hanno combattuto per i diritti e per la libertà, evidenziando anche le diversità che sono avvenute, in questi ultimi anni, da un paese all’altro. Porgendo, così, al Lettore il messaggio cui Lei crede fermamente ovvero la speranza che donne e uomini, insieme, si assumano la propria responsabilità attivandosi in questa lotta, per preparare un futuro migliore ai figli, degno di essere vissuto senza violenza, e senza paure. Una lettura molto interessante. Dal delitto d'onore al femminicidio di Melita Cavallo In questo libro Melita Cavallo, l’Autrice, come lei stessa dice “ha voluto dare visibilità alla violenza subita da tante donne, affrontando il problema in un’ottica di sistema, confrontato con la vita vissuta, sperando nella massima sensibilizzazione della società civile a tutti livelli”. Così, forte della sua lunga esperienza in materia, si serve di vicende realmente accadute per descrivere tutti gli aspetti giuridici connessi. Dal delitto d’onore al femminicidio, dal sistema di prevenzione e protezione contro la violenza di genere in Italia alla genesi e all’attività dei centri antiviolenza in favore delle donne che chiedono aiuto per sottrarsi alla prepotenza del marito o del compagno, fino alle forme di tutela che riceve il soggetto minorenne rimasto orfano della madre per opera del padre. Prima di ogni altra cosa accompagna il Lettore percorrendo la storia della nostra legislazione, a senso unico e a favore degli uomini, che ha stabilito “Delitto d’onore e Matrimonio riparatore” riconoscendo loro il “diritto” alla vendetta e ha marchiato col termine “bastardino” il figlio nato fuori dal matrimonio aggravando, così, il dolore delle donne maltrattate. Dopo, proseguendo, ci accompagna nel percorso legislativo spiegando l’iter che ha portato alla parità e al riconoscimento dello stimolo in avanti operata dal movimento delle donne sebbene, ancora oggi, molte donne, muoiano per mano degli uomini. Ancora oggi il femminicidio, è capace di dare morte, ma anche di creare tanti orfani. Infatti, nella seconda parte del libro, Melita Cavallo, esperta del settore, ci parla della sorte alcuni di questi orfani, con una scrittura concreta e reale offrendo, al Lettore, un’indagine a tutto campo che fa luce su tutte le forme di violenza sul sesso femminile. In questi ultimi anni il fenomeno è ancora una delle piaghe più vergognose e diffuse nella nostra società, in cui le donne, solo perché donne, non si sentono del tutto sicure e protette di fronte a un uomo prevaricatore e violento che agisce e si nasconde molto spesso tra le mura domestiche. Nelle pagine, ricche di casi veri, non manca un doveroso riconoscimento ai presidi di contrasto e tra questi l’Autrice, dà spazio e visibilità, anche alle organizzazioni che aiutano gli orfani e le donne, casualmente rimaste vive, a ritrovare la strada per sentirsi liberi e fa comprendere anche, il significato della “Panchina Rossa” scelta in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza di Genere svoltasi a Trapani il 22 novembre 2018. Molto interessante, da leggere. Come evitare un disastro di Bill Gates In questo saggio Bill Gates, l’Autore, presenta un programma concreto e realizzabile per azzerare le emissioni di gas serra in tempo per evitare un disastro ambientale. Il fondatore di Microsoft che ha passato gli ultimi dieci anni a studiare cause ed effetti del cambiamento climatico ci introduce alle tecnologie che già oggi aiutano a ridurre le emissioni, mostra dove e in che modo possono diventare più efficienti, indica in quali settori sono necessari progressi immediati. Racconta le storie di chi sta lavorando alle prossime scoperte e suggerisce non soltanto le politiche che dovrebbero adottare le amministrazioni, ma anche quello che possiamo fare come cittadini per assumere responsabilità su questa missione i governi, le imprese, e noi stessi. Gates, infatti, affronta ogni questione con approccio pragmatico, da imprenditore, di chi ha investito molto in start-up per far progredire innovazioni potenzialmente in grado di rispondere ai mille problemi che la decarbonizzazione pone in tutti i settori da cui originano le emissioni di gas serra che hanno raggiunto la bellezza di cinquantuno miliardi di tonnellate ogni anno. Partendo, perciò, dalle sue esperienze personali esamina a uno a uno tutte le attività da cui derivano, quali soluzioni si prospettano, i costi che ne conseguono, le difficoltà da superare e grazie alla consulenza di fisici, chimici, biologi, ingegneri, esperti di science politiche e finanza, espone un programma utile, che contiene le soluzioni che si prospettano, i costi che ne conseguono e le difficoltà da superare. Il libro, strutturato in dodici capitoli, illustra in maniera perfetta e chiara come si possa intervenire, per raggiungere un livello minimo di emissioni di gas serra. E’ un libro, scritto in modo scorrevole, e che richiede una lettura calma e impegnativa per ben comprendere e combattere azioni utili e riuscire ad adattare i propri comportamenti per migliorare le sorti del pianeta e la qualità della vita delle nuove generazioni. Molto interessante. di Alessandro Robecchi In questo libro Alessandro Robecchi, l’Autore, presenta una delle avventure più coinvolgenti di Carlo Monterossi, l’inventore del programma Crazy Love. La protagonista, naturalmente, è Flora De Pisis, conduttrice del Tv Talk di enorme successo e da cui, Monterossi, ha preso, già da un paio di anni, le distanze rinnegando sia lei che il format da lui concepito ma scaduto nel grottesco. Accade che Flora De Pisis sia stata rapita e i suoi carcerieri pretendono un riscatto per liberarla e una richiesta particolare, vale a dire, oltre al denaro è richiesta un’ora di spazio in tv senza pubblicità. Carlo Monterossi si ritrova coinvolto al caso dal dottor Calleri, il capo della produzione televisiva, affinché se indaghi senza suscitare clamore mediatico. Monterossi conosce, d’altronde, molto bene Flora, ed è uomo di fiducia che appoggiandosi all’amico Oscar Falcone, titolare di un’agenzia d’investigazione privata, insieme alla sua socia Agatina Cirielli, può occuparsi dell’accaduto senza coinvolgere le autorità. Come sempre la vicenda è ambientata a Milano la Milano da bere, della moda, dei salotti borghesi, dei palazzi di periferia, del terziario avanzato ma anche la Milano oscura e intrisa delle sue luci e ombre caotiche dove la Grande Fabbrica della Merda, muove i suoi ingranaggi partendo da un mistero che pone sin da subito dubbi sulla propria autenticità. Insomma con questa storia Robecchi ci fa riflettere su come siamo, sulla comunicazione a tutto tondo, sul relativo mondo dei media e sulla commercializzazione dell’emotività e riesce a comprovare la demistificazione del meccanismo della tv "spazzatura" con i suoi meccanismi, in alcuni tratti esilaranti, dai quali dipende la falsa, o (farsa!), televisione. L’intrigo e ben organizzato e, in alcuni momenti, lascia il Lettore senza fiato, unisce suspense e passione letteraria e racconta una storia lontana, dal passato, di poesia e libertà, amour fou con il movimento surrealista parigino e Resistenza. Una lettura piacevole e ammazza noia. Ve la consiglio. Per la nostra rinascita sociale ed economica di Carlo Cottarelli In questo saggio Carlo Cottarelli, l’Autore, sostiene che per fare ripartire l’Italia occorre incominciare dagli asili nido per ridurre, grazie all’istruzione, le disuguaglianze che dipendono dalle condizioni economiche della famiglia di nascita e che se non si affrontano subito rischiano di allargarsi. E “sulla base dell’uguaglianza delle possibilità” bisogna aggiungere un maggiore premio al merito individuale. L’Autore, con parole, numeri, esempi, citazioni, aneddoti sostiene che nella nostra società l’ascensore sociale funziona male e limita gli incentivi a crescere col rischio di premiare l’inerzia invece bisogna puntare dritto sulla realizzazione non retorica ma vera, reale, concreta, dell’articolo tre della Costituzione. In esso si sostiene che “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Naturalmente non parla soltanto di uguaglianza e merito ma costruisce un excursus sugli ultimi accadimenti come le tre crisi succedute a catena sanitaria, economica e finanziaria a causa dalla pandemia, i tagli alla sanità, le riforme mai fatte e la penosa situazione del Pil reale degli ultimi vent’anni, fra il 1999 e il 2019, posta tra le più basse al mondo. Cottarelli, però, insiste e dimostra che il riconoscimento del merito è centrale per fare crescere una società dove il fallimento collettivo su questo tema di tutti i governi, di tutti i colori, che seppur bene intenzionati, è la partenza necessaria per un cambio di direzione indispensabile. Forse, Cottarelli, è un po’ troppo ottimista ma offre, al Lettore, non soltanto un’analisi della situazione italiana attuale ma anche un barlume di speranza con le sue soluzioni che serviranno per utilizzare una democrazia sociale capace di invertire quella tendenza al declino che ha influenzato il Paese negli ultimi decenni. Merita di essere letto. Le indagini di Selma Falck di Anne Holt In questo libro Anne Holt, l’Autrice, mi fa conoscere Selma Falck investigatrice privata e perfetta antieroina (ex atleta ed ex avvocata di successo che ha rovinato se stessa e la propria famiglia per il gioco d’azzardo), che si risveglia, nuda, pestata a sangue e con profondi vuoti di memoria, in una casa di legno che sta andando a fuoco e dalla quale riesce miracolosamente a fuggire. Come ci ha abituato, ormai, l’autrice, il libro procede in parallelo lungo due tracce nel periodo che va dalla primavera all’autunno 2018. L’altro protagonista è Tryggve Mejer ministro della Giustizia norvegese appartenente a un club segreto, che gestisce nell’ombra la sicurezza dello Stato, o meglio quella che il gruppo ritiene essere la sicurezza. Tryggve prende molto seriamente il suo incarico e le sue decisioni provocheranno scompiglio in tutta la nazione, insomma, è il triste contesto dell'organizzazione "Stay-Behind" nota in Italia come Gladio. Nel libro perciò s’intersecano così due frangenti uno completamente personale per Selma, impegnata a sopravvivere al freddo e trovare una via di salvezza cercando di ricostruire le vicende che l’hanno condotta in quella situazione e l’altro, il cui pericolo diventa universale quando si rende conto che quello che sembrava essere un incidente era stato soltanto il primo di una lunga serie di crimini che possono mettere a repentaglio il futuro dell’intero paese. Selma impegnata a salvarsi cerca di ricostruire il vuoto dell’ultimo periodo vissuto e riesce a rimettere insieme tutte le tessere del mosaico al loro posto, cioè, dove le sue vicende personali s’intrecciano con quelle di Tryggve e tutto l’apparato della sua cricca offrendo, al Lettore, un quadro della società norvegese molto diverso da quello che di solito, noi italiani, tendiamo a immaginare, ossia di un paese ricco e senza grossi problemi. La vicenda sarà ben intrecciata e non lascia staccare gli occhi fino all'ultima pagina, con passato e presente che s’intervallano a ritmo serrato fino ad arrivare alla fine dell’intrigante e complessa conclusione. Questa volta Anne Holt mi ha proprio convinto ed entusiasmato. Bello!per i Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni In questo libro della serie “ i Bastardi di Pizzofalcone” Maurizio de Giovanni, l’Autore, ci parla di sentimenti, come gli affetti, gli amori e le passioni. E lo fa attraverso il fiore ognuno differente dall’altro per colore, odore, taglio dei petali, non solo, ma anche per come sono percepiti e per questo ogni fiore assume un significato diverso finanche per come sono disposti. In questo episodio è stato ucciso, anzi massacrato, Savio Niola, proprietario di un chiosco di fiori a Pizzofalcone. Un delitto tanto efferato quanto, almeno in apparenza, immotivato. Il fioraio era conosciuto e amato da tutto il quartiere, reputato, da tutti, persona buona e retta e dallo sguardo limpido e trasparente. L’omicidio appare assurdo e inspiegabile ma fin dalle prime indagini e progressivamente si scoprono particolari impensabili sulla vita del deceduto. Per la squadra di Pizzofalcone, quindi, la risoluzione del caso si complica ma tutti insieme s’impegneranno a risolvere il caso, anche per evitare la ventilata chiusura del commissariato, che per loro non è più solamente un posto di lavoro, ma è diventato il luogo, dove un gruppo eterogeneo ma unico e indivisibile di persone opera per uno scopo chiaro. Perciò si gettano a capofitto nel cercare di risolvere ogni imprevisto e riusciranno, tassello dopo tassello a completare il mosaico nell’imprevedibile e sorprendente finale. Il merito, naturalmente, è da attribuire all’Autore che riesce a tenere il Lettore attaccato alla vicenda fino all’intrigante conclusione. di Georges Simenon La vicenda che Georges Simenon, l’Autore, ci propina in questo romanzo si svolge in un'imprecisata cittadina dell'Europa settentrionale durante l'occupazione nazista. Il protagonista è il giovane Frank Friedmaier, figlio della padrona di un bordello e di padre ignoto, che frequenta il locale di Timo, il più costoso del circondario. Frank è costantemente in cerca di una prova di consacrazione alla vita, e crede che la più opportuna sia l'omicidio senza alcuna ragione. Adora un certo Kromer, che si vanta di aver ucciso diverse persone, e una sera decide di commettere l’omicidio desiderato. Rintanato in un angolo nascosto, perciò, accoltella un sottufficiale per la cui morte arrestano un violinista che abita nel suo stesso palazzo e già sospettato di avere rapporti con la Resistenza. Il giovane, mentre era appostato, è stato visto da Gerhardt Holst, un vicino di casa che abita sul suo stesso pianerottolo. Per scrollarsi di dosso l’agitazione sopraggiuntagli, invita al cinema la figlia di Holst, Sissy, e la seduce. Il giorno dopo si mette in società con Kromer per organizzare una rapina ai danni dell'orologiaio del paese dove è nato, ma durante l'azione uccide l'anziana sorella che l'ha riconosciuto. Inoltre, per rinsaldare il patto con Kromer, promette di mettergli a disposizione Sissy. A questo punto Frank, emancipatosi, incomincia a comportarsi con spavalderia si fa vedere armato e con le tasche piene di soldi finché un giorno è fermato e portato in una prigione improvvisata. Frank resiste a estenuanti interrogatori senza confessare fino all’arrivo di Sissy che gli confessa di amarlo, a quel punto, Frank confessa tutte le sue colpe. Simenon dimostra ancora una volta la sua capacità di analizzare, in tutte le sfaccettature e non va messo in discussione, anche se, in questo caso, l’ho trovato lento e un po’ noioso comunque leggerlo ne vale sempre la pena. di Giuseppe Culicchia In questo libro Giuseppe Culicchia, l’Autore, racconta una parte della sua vita privata. Il protagonista di questa storia è Walter Alasia, giovane terrorista delle Brigate Rosse, suo cugino di primo grado, su cui ha meditato per più di quarant’anni e solo adesso ha trovato il coraggio di scriverne. “Walter non era figlio di nessuna variabile impazzita. Era figlio del suo tempo e di Sesto San Giovanni, la rossa Sesto, la grossa cittadella operaia impregnata fino in fondo e in ogni ambito della vita sociale della cultura operaia comunista” dice la fidanzata di Walter nella sua testimonianza del 1984. Ed io devo darle ragione perché, in quegli anni, vivevo lì accanto ed ho provato non solo lo stesso territorio ma anche lo stesso patrimonio culturale. Era il 15 dicembre 1976 quando. Walter Alasia, cugino dell’Autore e brigatista rosso è stato ucciso in uno scontro a fuoco con i poliziotti che erano andati a casa per arrestarlo. Giuseppe Culicchia aveva sempre guardato quel cugino, che era come un fratello, come a un eroe. Da quel fatidico giorno Giuseppe ha mediato i ricordi di quegli anni con il suo essere adulto, è riuscito a comporre un libro personalissimo e toccante, come lo sono le foto di famiglia. Erano gli anni di piombo, anni di stragi, attentati e assassinii, quando si moriva da una parte e dall’altra per quegli ideali che adesso pagliacci e buffoni di corte hanno sminuito, bisogna avere rispetto per tutte le vittime e per il dolore toccato ai loro familiari. Questo è “il tempo di vivere con te”. Ci vuole “Rispetto” una parola che tanti non conoscono e altri hanno dimenticato. Culicchia nel suo racconto, perciò, ha mostrato la sua storia intima che, come tante, la cronaca ha condannato al silenzio, rispettando tutti senza avere paura dei propri sentimenti e senza cadere nell’apologia del suo eroe. di Clara Sánchez Con questo romanzo ricco di misteri e colpi di scena, sull’indipendenza delle donne, Clara Sánchez, l’Autrice, torna in libreria per fare emergere la dura realtà che molte donne mediorientali vivono attraverso gli occhi di una donna occidentale. La protagonista, infatti, è Sonia, una giovane donna spagnola con tanta voglia d’indipendenza, che desidera passare un’estate diversa dal solito. Sta ancora studiando all’università, faticosamente pagata dai turni massacranti di sua madre, ma nel frattempo decide di rimpiazzare la sua amica Karen e volare da Madrid a Marbella. Prenderà, così, il suo posto di lavoro in un resort di lusso, il suo appartamento e la sua macchina sostituendola del tutto mentre Karen beneficerà di un lungo periodo di riposo. Favorita dalla conoscenza della lingua araba il Direttore del resort la incarica di seguire la famiglia reale saudita, ospite del resort assieme ad un nutrito seguito di addetti alla sicurezza e cameriere personali: il sultano e le sue due mogli, Sultana e Amina, la cui avvenenza e giovinezza sono, tuttavia, schermate e nascoste da pesanti veli. Qualcosa, però, cambierà nella sua vita quando sopraggiunge un invito, nel palazzo reale del sultano, per dare lezioni di spagnolo alla principessa Amina. Giovanissima per essere una delle mogli del sultano che ha voglia di vivere come le occidentali. Sonia e Amina sono quasi due gocce d’acqua e la principessa vede in Sonia una speranza di cambiare vita, almeno per un giorno. Così succede, i due si scambiano i ruoli per ventiquattr’ore ma trascorse le quali Amina non fa ritorno e Sonia, si ritrova ingannata e intrappolata in una vita non sua. Una vita che all’esterno appare luccicante ma che in realtà è un terribile incubo da cui fuggire quanto prima, proprio come ha fatto Amina. La vicenda s’ingarbuglia e Sonia scoprirà tra mille peripezie il lato oscuro del lusso e della sontuosità del palazzo reale: gli intrighi, le gelosie, le regole e i rigori. Scoprirà che se entrarvi non è facile, uscirne sarà ancora più difficile. Clara Sánchez, ancora una volta, riesce a tenere, il Lettore, in apprensione fino all’ultima pagina in modo egregio e magistrale. Leggerlo, ne vale la pena. Gianrico Carofiglio Ristrutturato ma senza snaturarlo Gianrico Carofiglio, l’Autore, presenta ai Lettori questo libro, già pubblicato dieci anni prima, destinato agli addetti ai lavori ma finito tra le mani di tanti lettori che lo apprezzarono e lo lessero con la passione divertita con cui si può affrontare una raccolta di racconti. Diventato, poi, scrittore di successo, l’editore propose a Carofiglio di ripubblicarlo. Lo scrittore accettò ma lo cambiò eliminando le parti prettamente giuridiche e mostrando alcune riflessioni sul linguaggio, sulla falsa testimonianza, consapevole o meno, su testi pratici e deposizioni di vari tipi d’investigatori e altre testimonianze dei collaboratori di giustizia. Ne venne fuori un nuovo testo pieno di aneddoti e testimonianze tratte da verbali reali e ricostruiti dallo stesso Autore e relativi allo svolgimento di processi e alla gestione delle informazioni in possesso del pubblico ministero o dell'accusa per evidenziarne i punti di forza e le leggerezze. Il suo obiettivo è di mostrare “ai non addetti ai lavori” una parte dell’universo giuridico con un linguaggio, non dei più semplici, ma una vera e propria panoramica su ciò che è una causa penale presa nello specifico di un dibattimento con tanto di esame e controesame. Il Lettore, quindi si troverà nel mezzo di un ambito sconosciuto spesso dato troppo per scontato da cui emergono tante verità quanti sono i protagonisti della vicenda. Il libro risulterà, forse semplice, a magistrati e avvocati ma interessante e istruttivo anche a chi, a digiuno di diritto, vuole capire qualcosa in più delle dinamiche del processo penale italiano, con utili rimandi a esperienze processuali estere. Impegnativo ma piacevole. l'ultimo sorso - vita di celio di Mauro Corona In questo libro Mauro Corona, l’Autore, ha creato Celio, un personaggio, molto più vecchio di lui che non è mai esistito, come lo stesso scrive nelle “Avvertenze” che aprono il romanzo. Con questo sotterfugio, l’Autore riesce, infatti, a fare un lavoro introspettivo e poter così guardare al proprio passato cercando di capire, raggiunta la maturità, dove sia arrivato. Celio è perciò il suo alter ego e la vita narrata è la sua, quella di un bambino e poi ragazzo “orfano di genitori viventi”, che nell’amico-maestro trova un padre, una madre, un fratello a cui rubare con l’occhio, come si dice di chi vuole imparare un mestiere, ma anche con le orecchie, perché ogni sua lezione, dichiarazione, aforisma “potava il sentiero del futuro”. Corona non segue un filo logico rigoroso ma salta da un luogo all’altro da un argomento all’altro e persino da un tempo all’altro seguendo unicamente il percorso dei suoi ricordi che, a settanta anni, diventano il bilancio della sua vita. Come nei precedenti libri, Mauro Corona, mostra tutta la sua padronanza dell’ambiente che lo circonda descrivendo non solo la bellezza dei paesaggi alpini, con le sue vallate, i boschi, i torrenti così affascinanti che donano pace e tranquillità ma anche le caratteristiche tipiche di chi ha abitato quei luoghi che riescono a farli amare all’attento Lettore. Poi, la scrittura acerba e nervosa immette alla narrazione uno stile vero e autentico. Piacevole e a tratti esilarante, leggetelo. di Cristina Cassar Scalia Ho conosciuto per la prima volta Cristina Cassar Scalia, l’Autrice, quando ho letto La logica della lampara, il secondo libro della serie con protagonista Vanina Guarrasi, ed ero rimasto un po’ perplesso sulla validità sia dell’Autrice sia della protagonista. Casualmente, adesso, mi è capitato tra le mani Sabbia nera, il primo libro con Giovanna Guarrasi, detta Vanina, palermitana da poco trapiantata a Catania per dirigere la sezione “Reati contro la persona” della mobile. Devo subito dire che, con questo libro, sono stato conquistato da Vanina e dalla sua squadra. L’intreccio della vicenda è perfetto e alla fine il risultato, che sembra scontato, è addirittura sorprendente. Il vicequestore si troverà per le mani un vecchio caso archiviato, un delitto di mezzo secolo fa che però continua ad avere ripercussione anche sul presente. In un vecchio castello il nipote del proprietario, morto da più di cinquant'anni prima in circostanze non del tutto chiare, trova il cadavere mummificato di una donna e avverte immediatamente la questura. Ad aiutare Vanina, incaricata a chiarire il caso, oltre gli uomini della sua squadra ci sarà, anche il commissario in pensione Biagio Patanè, che indagò su esso nel 1959. L’ambientazione è scenografica con l’Etna che erutta e una polvere nera sottile scende dal cielo spinta dal capriccio del vento e Catania con i suoi vicoli, la sua parlata e perfino il suo odore. L’Autrice, inoltre, è molto brava a ricordare, al Lettore, quel mondo dimenticato degli ultimi anni cinquanta, che qui tornano vivissimi, con le sue pettinatrici, le maitresse, le dame di compagnia, le sarte, le auto e le mode dell’epoca. Bello! Da leggere. di Colin Dexter In questo giallo di Colin Dexter, l’Autore che incontro per la prima volta, ambientato a Oxford e dintorni, il protagonista, come in tutti i polizieschi che si rispettano e conta veramente, è l’investigatore. Si chiama E. Morse e la sua caratteristica principale è il bere. Le sue soste, tra pub e bar, quasi non si contano. Non disdegna nemmeno un bicchiere nelle case private in cui il mestiere lo porta, mentre deride il suo secondo, il sergente Lewis, che non può bere, perché è in servizio. Morse non ama un granché il regolamento e preferisce indagare a modo suo, facendosi guidare dall’intuito e dall’estro del momento. La vicenda ha inizio nel mese di settembre 1975 quando alla fine di un pomeriggio che sembra notte, due ragazze aspettano l’autobus che da Oxford porta alla vicina Woodstock ma, costatato il forte ritardo del mezzo pubblico, decidono di chiedere un passaggio con l’autostop. Poche ore più tardi una delle due, bionda e appariscente, è ritrovata cadavere nel cortile di un pub. Il corpo è adagiato tra due auto in sosta. L’identità della sua amica e quella dell’assassino sono il primo mistero per l’ispettore Morse e automaticamente anche per il Lettore. Morse, retto più dalle proprie convinzioni che da vere prove, dapprima segue caparbiamente una traccia sbagliata ma vicinissima a una realtà che raggiungerà pagando anche di persona, in una lotta estrema tra verità e menzogna ma anche tra passione, ragione e sentimento, lasciandosi coinvolgere, suo malgrado, in una storia dall’esito drammatico, priva di qualsiasi speranza. Gradualmente ma in pochi giorni si arriverà alla soluzione del caso. E’ il classico giallo all’inglese con tanta ironia e un personaggio originale e affascinante anche se un po’ flemmatico. Comunque si può leggere. di Vittorino Andreoli In questo saggio Vittorino Andreoli, l’Autore, affronta le problematiche della famiglia attuale che si trova davanti alle problematiche complesse con la digital generation: giovanissimi che tendono a vivere soltanto il presente (il qui e ora) senza percepire il passato e considerare il futuro. L’Autore parte da lontano ricordando le origini antiche della famiglia, un incipit che predispone il Lettore a seguirlo passo passo e riflettere sulle tematiche scelte e che portano dritto dritto allo Smartphone un oggetto diventato, un’appendice del nostro corpo e della nostra mente. L’ultima generazione non riesce a coltivare rapporti duraturi e cerca emozioni sempre più intense o che non danno certezze, spavaldo e incurante dei pericoli e degli eccessi. La vita digitale, cioè l’insieme delle relazioni e dei rapporti che si possono avere con le tecnologie informatiche, può dare emozioni ma non valorizza i sentimenti che sono propri della vita umana. Un bambino davanti a un computer potrà avere stimoli e curiosità o acquisire nozioni, ma certamente non potrà mai ricavarne i benefici che invece sono propri dei legami affettivi. Sono argomenti che nelle nostre famiglie, chi più chi meno, viviamo giornalmente costretti a combattere gli eccessi e gli effetti. Vittorino Andreoli, con un linguaggio semplice e comprensibile, riesce a invogliare il Lettore e accompagnarlo fino alla fine in modo incantevole. Un libro che consiglio a tutti. di Andrea Vitali Andrea Vitali, l’Autore, in questa nuova vicenda ritorna nella sua Bellano e al maresciallo Maccadò alle prese con la nascita del suo primogenito Rocco, evento che suscita una certa ansia nel maresciallo, che tra la scienza della levatrice e la religione di suor Anastasia, non disdegna il ricorso a rimedi scaramantici per determinare il giorno della nascita. Siamo in piena epoca fascista tra l’ottobre del 1929 e gennaio 1930 e non ritroviamo soltanto il maresciallo Maccadò ma anche tutti i bellanesi, già noti nei suoi romanzi, alle prese con un altro misfatto. Il protagonista della storia è il segretario della sezione locale del partito, tale Caio Scafandro un pezzo d’uomo disposto a tutto per tenersi quell’incarico perché ha, nel suo passato, qualche fantasma su cui il Federale ha deciso di indagare. Tutto inizia quando è chiesto alla sezione femminile del fascio di Bellano, retta dalla fiduciaria Fusagna Carpignati, di organizzare la neo festività della befana fascista. L’evento, che ovviamente irretisce la sensibilità del prevosto e della sua perpetua, la Scudiscia, diventa l’occasione ideale per Andrea Vitali di aggiungere un altro tassello a quella storia che la censura, del segretario Scafandro, ha cercato di sotterrare. A ornare la fluidità della narrazione troviamo la consueta ironia di Andrea Vitali che, oltre a scatenare ilarità, sprona il lettore a seguire vicende che raccontate, diversamente, sarebbero noiose e tristi. di Sandro Veronesi In questo romanzo Sandro Veronesi, l’Autore, racconta la vita di Marco Carrera e lo fa utilizzando, lettere, email, chat whatsapp, testi d’interventi a convegni, inventari di oggetti e simili insomma tutto il nuovo scibile. La vita di Marco ci appare subito come segnata, oltre che per l’appartenenza a una famiglia un po’ particolare, da lutti, incomunicabilità ed è marchiata da un unico amore impossibile ed eterno a causa della sua incapacità a renderlo concreto. La sua famiglia fa parte della ricca borghesia italiana di provincia, con la madre architetto, il padre ingegnere e vivono a Firenze. Marco, già da ragazzo, sarà costretto ad affrontare le percosse e le ingiurie di una sorte infamante piena di divorzi avvelenati, disastri aerei, morti in famiglia che patisce senza arrendersi mai. Egli anzi combatterà affinché si superino tutte le difficoltà diventando l’asse portante della famiglia e come il colibrì, che passa la vita a consumare tutta la sua energia per battere le ali senza muoversi, sospeso nell’aria, Marco trova sempre la forza di fare un altro passo, o meglio, di restare fermo nonostante lo scompiglio che gli gira intorno. E’ un bel romanzo che invita alla riflessione, agli affetti che ci circondano e al nostro background personale, anche se, non ho compreso e gradito molto il finale. Della gentilezza e del coraggio di Gianrico Carofiglio In questo breve saggio Gianrico Carofiglio, l’Autore, analizza con lucidità e schiettezza i modi attraverso i quali si possono esprimere serenamente le proprie opinioni non solo in politica, ma anche nella vita di tutti i giorni. Per presentare le sue convinzioni Carofiglio parte da lontano con gli insegnamenti dei maestri del lontano Oriente e la loro, visione delle discipline di combattimento come lo Jujutsu che potrebbe essere la soluzione. Jujutsu significa “arte della cedevolezza”. Chi è cedevole supera le prove; chi è duro, rigido, prima o poi viene sconfitto o spezzato, il segreto del combattimento è nella non-resistenza. Poi, attraverso i moderni pensatori della politica, ci fa scoprire un nuovo senso per alcune parole che sono basilari nel nostro vivere partendo dalla parola “gentilezza”. Con ciò non si risparmia di esprimere critiche ai protagonisti politici anzi smonta falsi miti e ideologie figlie di un populismo imperante quanto nocivo. Il saggio, di appena 114 pagine, spiazza un po’ il Lettore abituato a leggerlo ma suscita in lui tanta curiosità perché incontra un Carofiglio inedito, ma evidenzia la sua competenza sulla materia trattata. Sicuramente la lettura è molto interessante e ci conduce sulla strada della riflessione e del confronto ragionato, non è poco e Ve lo consiglio. di Antonio Manzini In questo libro di Antonio Manzini, l’Autore, tralasciato per un momento, Rocco Schiavone mette al centro di una vicenda amara e appassionante una donna, Nora, che sta tornando a casa con un treno interregionale. Seduto su una poltrona, non distante da lei, c’è l’assassino di suo figlio. L’uomo dovrebbe essere in prigione a scontare il delitto, invece è lì, sdraiato sul sedile. L’omicidio non era premeditato, la buona condotta e gli sconti di pena sono stati utili a farlo uscire prima del tempo. Dal giorno della morte di Corrado, Nora non si è mai data pace. Ora deve portare l’orribile notizia a Pasquale, il marito, col quale a malapena si parla da cinque anni. La vita di entrambi è finita da quando il figlio è stato assassinato. La casualità dell’incontro metterà sia Nora sia Pasquale in ansia ed escogitare, ciascuno a proprio modo, un piano per rendere giustizia alla memoria del figlio. Non accettano che l’assassino del loro amato figlio abbia la possibilità di rifarsi una vita. Non escogiteranno, però, un progetto comune perché la morte di Corrado li ha irrimediabilmente allontanati. Adesso il dolore è sostituito dal rancore e dall’odio, insomma, da unna reazione assurda e ingiusta ma logica e difficile a comprendersi se non si è vissuta sulla propria pelle. Manzini porta il Lettore a confrontarsi su riflessioni scomode e tematiche molto difficili e inquietanti. Ognuno di noi, infatti, ha una propria moralità ma messo davanti a eventi estremi, chissà come reagirebbe. Una storia che incatena fin dall’inizio, a scegliere tra libertà o catene, tra dentro e fuori e finito di leggere, il libro, rimane con l’interrogativo. E' un libro che lascia il segno e che ho letto con tanta agitazione. I tonni non nuotano in scatola di Carla Fiorentino Ho preso questo libro in prestito, dalla biblioteca online, perché attratto dal titolo e dall’ambientazione, lo confesso, tutto ciò che riguarda il mare, mi attrae inesorabilmente. La vicenda si svolge a Carloforte nell'Isola di San Pietro, al largo da Portovesme, nella Sardegna sud-occidentale, dove è ancora in funzione una delle ultime tonnare del Mediterraneo. Un'attività che sull'isola scandisce il tempo, determina figure tradizionali, movenze tipiche e gestualità antiche. Carla Fiorentino, l’Autrice, Sarda purosangue, ha ambientato questo romanzo proprio lì e conduce il lettore in un viaggio particolare sulle paure, sulle leggende e sulla solitudine degli isolani. La trama si districa tramite una visita di Vetta (diminutivo di Violetta) una giornalista che lavora in una rivista di viaggi, fanatica della piscina e disinteressata al matrimonio, convenzione sociale che le fa orrore. Torna a Carloforte, su cui ha passato tante estati con la sua famiglia da bambina, con la scusa di scrivere un articolo sulle bellezze dell'isola, in realtà lo fa per fuggire da Federico, il suo fidanzato, dopo aver scoperto, casualmente, una scatolina da anello di fidanzamento in una giacca nell'armadio. A Carloforte incontra Pietro, un sommozzatore di tonnara che, quasi suo malgrado, diventi la sua guida alla scoperta delle bellezze nascoste dell'isola e, soprattutto, scoperchia i misteri che il paese fa di tutto per nascondere. L’Autrice riesce a trasmettere, al Lettore, molti particolari della vita sull’isola, le abitudini, i piatti tipici e, naturalmente, l’unicità della mattanza dei tonni. Una lettura piacevole per chi vuole immergersi, oltre che tra le onde, in una bella vicenda. di Maurizio de Giovanni In questa nuova vicenda Maurizio de Giovanni, l’Autore, ha messo come protagonista Gelsomina, detta Mina, un nuovo personaggio cui dedica una serie di avventure, è una donna molto disponibile con tutti, altruista e gentile, ma anche affascinante, infatti, senza volerlo risulta quasi provocante. Mina Settembre, assistente sociale al Consultorio Quartieri Spagnoli Ovest, è una bella donna, procace, insoddisfatta di se stessa, infatti, per la sua avvenenza attira gli sguardi degli uomini mentre lei, invece, vorrebbe passare del tutto inosservata. E’ un personaggio un po’ estroso e ironico che abita con la madre Concetta, una specie di generale in sedia a rotelle, che la critica in tutto e per tutto. Innamorata senza speranza del ginecologo del consultorio, una specie di Kevin Costner all’italiana, che lei non fa altro che maltrattare e che ora si ritrova catapultata con un caso complicato. Una madre chiede il suo aiuto su un possibile omicidio che le voci maligne, accreditano al figlio Rosario appena uscito dal carcere. Il deceduto è un professore trovato morto dalla portinaia nel sottotetto abusivo che occupa pur avendo la proprietà dell’alloggio sottostante che sembra, invece a prima vista, morto per avvelenamento da monossido di carbonio. Anni prima il professore aveva denunciato proprio Rosario, un suo ex alunno, fresco di maturità, come autore di una rapina a mano armata e condannato a scontare vari anni di carcere. La morte, dell’anziano professore, è coincisa con la scarcerazione del ragazzo e, poiché il giovane, ha alle spalle un padre morto durante un regolamento di conti tra malavitosi, ed è anche il genero di un potente e crudele boss della malavita organizzato, è naturale che sia, da tutti, il primo sospettato dell’accaduto. L’Autore, che conosce molto bene Napoli e il suo retroterra culturale, è molto abile a disseminare indizi fuorvianti ma porta, il Lettore, ad appassionarsi alla vicenda e mostrargli, ancora una volta, i problemi, le storture, le debolezze della società in cui viviamo con la leggerezza, l’ironia e l’umorismo di un napoletano vero. Merita di essere letto. Donna Francesca Savasta intesa Ciccina di Laura Lanza In questo libro Laura Lanza, l’Autrice, raffigura una donna del popolo, semplice, forse ignorante ma sicuramente rivoluzionaria nella sua infinita saggezza e concretezza. E’ la levatrice di uno sperduto paesino dei monti Iblei che svolge il suo ruolo in modo un po’ “sui generis”. Siamo in Sicilia nella seconda metà dell’ottocento quando, a Monteforte, arriva il nuovo prete, don Peppino Gallo, destinato alla chiesetta mezza diroccata della contrada Diavulazzo dove i villani non sono molto propensi a recarsi in chiesa o accettare i consigli di un prete. Sarà proprio Francesca Savasta intesa Ciccina che aiuterà l’apatico don Peppino a cambiare la situazione preesistente e lo scetticismo degli altri abitanti di Monteforte. Dopo aver letto le prime pagine del libro, ero un po’ scettico sull’opportunità della lettura, poi, mi sono lasciato prendere dalle storie, dalle vite dei personaggi, dalle evasioni amorose e dagli avvenimenti violenti così dopo tre ore ho finito di leggere il libro. Finita la lettura, posso dire che l’Autrice è riuscita a ben strutturare ogni vicenda, anche se mi è rimasto qualche dubbio sull’impiego di alcuni vocaboli siciliani. Leggetelo! di Antoine De Saint-Exupéry E’ uno dei libri più letti e venduti al mondo, vanta centinaia di traduzioni ed è stato pubblicato per la prima volta in lingua inglese nel 1943, in Francia uscì dopo la scomparsa del suo Autore: Antoine De Saint-Exupéry. Lo conosco da sempre così come conosco tante frasi singole ma non l’avevo letto mai integralmente, c’è voluto un battesimo per leggere questa bella “bomboniera”. “Il Piccolo Principe”, effettivamente, è un libro che fa scoprire il mondo ai bambini, ma sicuramente si può considerare un testo immancabile anche nella libreria di qualsiasi adulto. La storia ha inizio con una grave avaria, capitata all’Autore nel deserto del Sahara nel 1935, un incidente dal quale fu miracolosamente salvato in punto di morte per la sete dagli indigeni del luogo. Il pilota-narratore sta cercando di riparare il guasto quando incontra un bambino, che è l’altra faccia di se stesso, che gli chiede di disegnargli una pecora. Stupito dalla richiesta, il pilota inizia a parlare col bambino. Il Piccolo Principe proveniente dal minuscolo asteroide B612, in cui abita, insieme con una piccola e vanitosa rosa di cui si era subito preso cura. Il terreno di quest’asteroide è infestato di semi di baobab, così, ora ha un disperato bisogno di una pecora, che divori gli arbusti di baobab prima che possano soffocare il suo pianeta. Racconterà al pilota tutti gli incontri che ha avuto durante il suo peregrinare, alla ricerca della pecora, incontra una serie di personaggi unici e strambi, che gli insegnano molte cose che gli servono per impararne altre e, soprattutto, ad occuparsi degli altri. Giunto ormai l’anniversario del suo arrivo sulla Terra, si sente solo e decide di voler tornare dalla sua rosa. Un bel libro che aiuta anche l’adulto più disinteressato a riscoprirsi bambino. di Cassar Scalia-De Cataldo-de Giovanni Ogni tanto le Case Editrici s’inventano nuovi modi di narrativa, in questo caso, ci ritroviamo in un giallo corale dove i tre Autori: Cristina Cassar Scalia, Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni danno voce a tre personaggi narranti. De Cataldo fa parlare il commissario Davide Brandi sempre a caccia della verità e del successo che potrebbe rappresentare per lui la soluzione del caso. Scaltro, attento e ambizioso, non si fermerà su ciò che gli altri dicono e scava fino a trovare la sua verità. Il personaggio che fa ciarlare de Giovanni è Marco Valerio Guerra, l’amante della vittima, un megalomane e narcisista che ha perso la testa per una donna molto più giovane di lui. Un personaggio manipolatore e potente, che riferirà degli ostacoli che ha dovuto abbattere per arrivare al successo e il modo di accaparrarsi della posizione tanto desiderata. Al terzo personaggio ci pensa la Cassar Scalia che ci rappresenta Anna Carla Santucci, moglie di Guerra, abituata alle innumerevoli amanti del marito e consapevole che il loro è un matrimonio finito da anni “Separati in casa”, come l’ha definito lei stessa. Comunque fiera di essere la moglie di Guerra e consapevole del ruolo indispensabile che ha sempre avuto nei suoi affari. Una donna che sa quello che vuole, certa delle sue capacità e del suo ruolo che difende e non intende perdere. La trama è ben costruita e sviluppata, naturalmente sono evidenti gli stili di scrittura e di metodo degli Autori, e, dove il sottile gioco psicologico e l’elegante ordito d’intrecci ne rende gradevole la lettura. di Simonetta Agnello Hornby Con questo libro Simonetta Agnello Hornby, l’Autrice, continua la saga iniziata con “Caffè amaro “ siamo in Sicilia, nell’estate del 1942, dove il barone Sorci sta per morire, e rivede tutta la sua vita in un susseguirsi di vicende che coinvolgono sia lui sia tutta la sua famiglia. In ogni capitolo l’Autrice, recupera il punto di vista di un personaggio in modo che, il Lettore, possa afferrare la storia e i sentimenti di ciascun membro e contemporaneamente conoscere l’ambiente sociale del periodo mostrato. Viene fuori la Sicilia al tempo della seconda guerra mondiale occupata dagli americani. E’ quella la fase storica in cui politica, chiesa e mafia s’incrociano e si studiano per costruire le basi del prossimo futuro con annessi e consessi. Morto il barone e mentre i suoi familiari litigano per occupare il “piano nobile” Palermo, infatti, è una città devastata dalla guerra e che sarà rovinata, ulteriormente, da un’altra guerra quella del progresso, che seguirà alla fine della stessa e che creerà le nuove alleanze sia politiche sia mafiose. Simonetta Agnello Hornby, forte delle sue convinzioni, presentandoci la famiglia Sorci, nata dalla conveniente unione di due soggetti ricchi o nobili, che sorga dal puro interesse e rispetto per la persona amata, o che punti a sfidare convenzioni sociali ed antiche tradizioni, ce ne intende mostrare il valore negativo. Rispettando le opinioni dell’Autrice, anche se io ho altre idee, posso dire che il romanzo è ben articolato e gradevole. di Andrea Vitali Con il libro precedente “Documenti, prego” e con la nuova casa editrice Andrea Vitali, l’Autore, mi aveva sorpreso perché la vicenda non era ambientata a Bellano ed ai suoi caratteristici personaggi. In quest’ultima opera giallo-fantastica, perciò, mi sono avvicinato alla lettura convinto di trovare qualcosa di diverso e così è, sia pe lo stile sobrio, tranquillo e sia per la mancanza della solita ironia. Il protagonista è un ispettore del dipartimento centrale, ripescato dopo essere stato punito per aver usato impropriamente l’arma in dotazione durante una retata, inviato per pura formalità, a Spatz, un piccolo borgo di montagna, a pochi passi dalla frontiera, dove è stato scoperto il cadavere di una ragazza. Il caso sembra già risolto perché a ucciderla, si pensa, sia stato il fratello, un giovane con disturbi mentali, che nel frattempo si è reso latitante. In realtà, invece, quei pochi giorni trascorsi a Spatz saranno utili, all’ispettore, per capire che non sempre è possibile dar credito alla prima impressione e saranno anche capaci a stravolgere la sua vita. A Spatz alloggia nell’unico albergo del paese, conosce il proprietario, la guardia distrettuale e un cliente, Ermini, che si trova sul posto per assistere il fratello, ricoverato in una moderna clinica situata subito dopo il confine in una specie di “terra morta” dove la fa da padrone un celebre professore, ritiratosi da qualche tempo in questa località, famoso per avere trasformato un vecchio sanatorio in una clinica per interventi da ultima speranza per malati già condannati. E’ un susseguirsi di nuovi avvenimenti che porterà l’ispettore a decidere di ritornare in città per riaprire il caso ma, salito in macchina per il ritorno, accade l’imprevedibile: viene ipnotizzato. Ermini sarà il suo salvatore. Andrea Vitali, nel raccontare “la provincia che ama” è davvero un maestro e riesce a regalarci un giallo da leggere tutto di un fiato. di Maurizio de Giovanni Questo è il terzo romanzo di Maurizio de Giovanni, l’Autore, che ha come protagonista Sara Morozzi e dedicato alla vicenda reale e dimenticata da molti di Graziella Campagna, giovane vittima di Mafia uccisa nel 1985 a soli diciassette anni per essersi trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. In questa vicenda Sara risolve un triste e antico caso del passato che ritorna nel presente quando Angelo Fusco, ex vicecommissario ora malato terminale, decide di andare ad incontrare un suo sottoposto, l’ispettore Davide Pardo, durante il rito della pausa caffè e gli fa una strana richiesta. Gli chiede di parlare con Antonino Lombardo, un detenuto in fin di vita che custodisce un segreto che potrebbe essere la chiave di un mistero che lo tormenta da anni e che vorrebbe scoprire prima di morire. Pardo non bada alla richiesta di Fusco e il destino gioca un brutto scherzo, facendo morire Lombardo prima che possa rivelare il segreto. Qualche giorno dopo Fusco lo aggredisce a malo modo e allora, mosso dalla compassione, decide di andare in fondo alla vicenda, chiedendo aiuto alle amiche Sara Morozzi e alla fotoreporter Viola. Sara prende subito a cuore il caso e va a verificare nel segreto archivio cartaceo ereditato dal defunto compagno di vita Massimiliano e capo della segreta unità dei Servizi dove lavoravano, ma non trova nulla, molto strano conoscendo la scrupolosità e la fiducia riposta verso di lei. Sara prende contatto con l’amico ed ex collega cieco Andrea Catapano, in pensione da sette anni e nota, in lui, un lieve tremore del mento che le fa capire che sa qualcosa ma le afferma di non ricordare nulla al riguardo. La lettera del titolo appare nella prima scena, ma non è l’unica che contrassegna il romanzo e l’intreccio di vari circostanze collegati, c’è quella non scritta che Lombardo consegna a un infermiere prima di morire così come quella, forse indirizzata a Sara stessa dal reticente Massimiliano, quella con i risultati delle analisi del sangue del nipotino che annuncia il tema di un prossimo romanzo della serie. Insomma viene a galla la verità ma allo stesso tempo molti dubbi che mettono in crisi la fiducia autentica di Sara per l’amore. La storia con il suo spietato realismo, che appare nella disamina dei sentimenti dei personaggi, acchiappa il Lettore e lo tiene incollato, al libro, fino alla fine. Il merito è tutto dell’Autore. di Dacia Maraini In questo breve romanzo Dacia Maraini, l’Autrice, celebra la storia di un’amicizia tra due donne, più forte dell’epidemia di peste che le ha separate e dell’amore che provano per lo stesso uomo. Il romanzo, che si svolge in forma epistolare, racconta la possibilità delle donne di stare al mondo senza sopportare ma cambiare il modo comune di pensare e agire. Annuzza e Agata non si contendono Girolamo, l’uomo sposato con Agata con la quale ha avuto una figlia, ma vivono, seppur con dubbio o timore, un rapporto a tre, dove non è l’uomo, il centro, ma la loro amicizia. Le due donne sono legate da un saldo affetto e il loro rapporto esula dal fatto che l’uomo, sia innamorato di Annuzza e da questa a sua volta ricambiato. Sono, entrambe, consapevoli e tengono l’una verso l’altra, un atteggiamento rispettoso privo di rabbia o rancore. Dacia Maraini, pioniera femminista, ha voluto divertirsi in questa situazione troppa idealistica e, un po’ forzata e il Caro Lettore, evocato in premessa, ha sicuramente compreso le sue emozioni. Lettura veloce e adatta a tutti. di Alan Parks Dopo che con “Gennaio di sangue” Alan Parks, l’Autore, ci ha fatto conoscere l’ispettore Harry McCoy, in questo sequel, sacrificando in parte l’indagine centrale si concentra meglio su McCoy ne esplora in profondità il dolore e ricerca le ragioni del rapporto che lo lega a Cooper. I due combattono su fronti del tutto opposti ma non riescono a sciogliere la loro amicizia che potrebbe rivelarsi svantaggiosa per entrambi. In questa vicenda McCoy e i suoi colleghi sono impegnati nella ricerca di un certo Connolly, uno psicopatico violentissimo che, ossessionato dalla bellezza di Elaine Scobie, figlia di un criminale locale cui fa da guardaspalle, ha ucciso in modo orribile il suo fidanzato, Charlie Jackson una giovane promessa calcistica, un giocatore del Celtic. La scia di sangue si allunga con un impiccato in una cappella. Le vicende sono ambientate nell’arco di dieci giorni che vanno dal tredici al diciannove febbraio del 1973 in una Glasgow umida e malavitosa, in cui le droghe iniziano la loro implacabile ascesa a corrompere e deviare una e più generazioni di giovani, in cui i cattivi sono davvero cattivi senza scrupoli, in cui il sangue è sangue, senza mezzi termini e niente è censurato né edulcorato. McCoy, nel seguire le tracce del serial killer, sarà costretto a venire a patti col proprio passato di bambino in istituto, alla mercé di un clan d’insospettabili uomini di potere che è giunto il momento di punire, anche a costo di deviare dal corso della giustizia ufficiale. Il libro è leggibile ma violento, crudo, duro nel linguaggio e nelle descrizioni perciò non adatto a persone insicure e di stomaco debole. di Carlotto - De Cataldo - de Giovanni In quest’opera che raccoglie tre racconti lunghi firmati da Massimo Carlotto, Giancarlo De Cataldo e Maurizio de Giovanni maestri del noir italiano, ci ritroviamo con tre storie, tre Autori e tre sbirre. Sicuramente l’editore ha realizzato un’operazione commerciale per abbindolare i lettori meno attenti. Nel mio caso, anche se il libro non l’ho comprato io, mi sono ritrovato con due delle tre a me già note. Infatti, l’unica che non conoscevo era la protagonista del primo racconto “Senza sapere quando” di Massimo Carlotto e cioè Anna Santarossa, una poliziotta corrotta che pagherà un prezzo altissimo sia sul lavoro sia nella vita privata. Il suo amante e complice, un poliziotto in servizio alla frontiera slovena, sarà ucciso e lei si troverà in balia di spietati mafiosi e altri poliziotti che non le perdoneranno di essersi trovata dalla parte sbagliata della legge. Il racconto è una buona immersione nella zona grigia e nei traffici di frontiera. Non c’è un vero riscatto per la protagonista che è una donna in un mondo di uomini, poliziotti e gangster, in un sistema di spietato sfruttamento che sembra impossibile da spezzare anche ricorrendo alla violenza estrema e alla vendetta spietata. Nel secondo racconto “La triade oscura”, di Giancarlo De Cataldo, ritrovo come protagonista Alba Doria che avevo apprezzato in una precedente lettura dello stesso Autore “Alba nera”. La vicenda inizia con l’arrivo della protagonista in commissariato, dove trova, nel suo ufficio, il vicequestore a terra e il fantomatico Maestro, cui indirizza una scarica di pallottole. Nel flashback l’Autore ci fa rivivere l’indagine della poliziotta che la porta a scavare a fondo nei meandri del web ma anche in se stessa. La terza donna è Sara Morozzi che già ho conosciuto nel romanzo “Le parole di Sara” e che lo stesso Autore, de Giovanni, aveva inserito in coda cioè “Sara che aspetta” che quindi avevo già letto dietro suo consiglio. Il racconto non è un poliziesco ma Sara qui è una poliziotta in congedo stanca della vita di strada, che si ritrova ad affrontare la morte del figlio, investito in una dinamica che però farebbe pensare a un suicidio. Perciò è un dramma familiare con una madre che si trova a indagare il passato di un figlio di cui aveva perso le tracce. Dico soltanto che la lettura è scorrevole e non impegnativa ma che la Casa Editrice ne poteva evitare la pubblicazione. Commedia nera n. 4 di Francesco Recami In questo libro Francesco Recami, l’Autore, riesce a far convivere dramma e comicità insieme in modo straordinariamente concreto e il lettore non riesce a non farsi una risata neanche nelle situazioni più terribili e drammatiche. Ci troviamo in una villetta della provincia veneta, in un febbraio umido e freddo, dove un nutrito numero di persone si è riunito attorno alla salma di un’anziana signora, Maria Carrer, morta nella sua casa, sola, così come aveva trascorso gran parte della sua vita. Non era molto ben voluta ma a dispetto delle previsioni, una folla di persone è presente apparentemente per rendere omaggio alla salma, in realtà, si sono intrufolati nelle stanze della casa per compiere un’autentica perquisizione in cerca dei tanti soldi nascosti. Nel frattempo si è scatenato un temporale al quale farà seguito una disastrosa alluvione, che bloccherà i litigiosi sedicenti eredi all’interno dell’edificio. Tra bisticci e sospetti vari si abbatte, sull’eterogenea compagnia, un delitto cui ne seguiranno altri. La situazione, già di se drammatica, diventa complessa e piena di colpi di scena. L’Autore è talmente bravo a riuscire a coinvolgere il lettore fino alla fine sbeffeggiando ed evidenziando i difetti degli italiani e tirare fuori una conclusione sorprendente che evidenzia come ognuno di noi, presenta un lato oscuro che al momento opportuno viene fuori per trarne il massimo beneficio. Esilarante! di Marco Malvaldi In questo romanzo di Marco Malvaldi, l’Autore, ci racconta di una tavolata nell’ottobre del 1990 nel castello di Campoventoso il cui proprietario, Secondo Gazzolo, imprenditore di un’industria conserviera che ambisce a conquistare nuovi spazi sul mercato estero, ha invitato un gruppo di persone per un fine settimana dedicato al buon cibo e agli affari. Sono presenti, un medico e senatore del regno, il professor Mantegazza, un banchiere ebreo, Corrado Viterbo, un diplomatico turco, Kemal Alyian, un ragioniere toscano, Bonci, accompagnato dalla figlia Delia, giovane donna inquieta destinata al matrimonio di convenienza col grasso e poco attraente Viterbo, e infine il dottor D’Ancona, nelle cui mani c’è l’affare in questione. Completa, il gruppo, Pellegrino Artusi, nella sua doppia veste di esperto di cibo e commerciante di tessuti. La serata scorre piacevole e si tracciano interessanti iniziative commerciali, le prospettive sembrano ottime se non fosse che, il mattino dopo, il delegato dottor D’Ancona, è trovato morto soffocato, anche se la sua porta è chiusa a chiave dall’interno ed è difficilissimo dimostrare che si tratti di un delitto. Il commissario di polizia, il calabrese Artistico chiamato velocemente, capisce che si tratta di un omicidio, ma non riesce a dimostrarlo. Sarà decisivo il ruolo di Artusi, sia per le sue competenze gastronomiche, ma anche chimiche e scientifiche. L’intreccio si presenta interessante e divertente, e Marco Malvaldi trasmette la sua particolare abilità nel delineare i personaggi della storia e nell’esprimere il pensiero dell’epoca piena di considerazioni che si pongono oltre i confini della tavola e, anche se la situazione riguarda il secolo scorso, spesso sembra molto attuale. Insomma Malvaldi è riuscito a regalare ai lettori una storia avvincente, divertente, a tratti surreale e godibile grazie alla sua abilità nel dosare gli ingredienti giusti che riescono a trasformare il libro, in una lettura simpatica e piacevole. di Jo Nesbø Non ho mai letto nulla di Jo Nesbø, l’Autore, ma il mio caro Amico Vincenzo ci tiene a farmi conoscere nuovi scrittori stranieri e volente o nolente li leggo anche per scambiarci esperienze di lettura. Ho appurato che Nesbø è uno scrittore norvegese di gialli con milioni di lettori in tutto il mondo, acclamato soprattutto per la serie dedicata a un personaggio, Harry Hole, uno straordinario investigatore. In questa vicenda, Harry Hole è stato cacciato dalla moglie, Rakel, perché non è mai sobrio e spesso, si accompagna ad altre donne. Ora lui vive in un appartamento sporco, il cui unico arredo è un divano letto e il cui pavimento è cosparso di bottiglie di whisky. Il giorno che, svegliatosi con i postumi di una sbornia, scopre di avere vestiti e mani sporche di sangue Rakel è stata uccisa e tra i sospettati, naturalmente, c’è anche lui, Harry, l’ex marito anche se in un primo momento, la polizia esclude un suo coinvolgimento, dopo aver verificato che, per l’ora del delitto, ha un alibi. Non sto qui a raccontarvi tutto l’intrigo ma posso dirvi che l’indagine diventa particolarmente complessa, snervante, e s’incanala in modo un po’ ampolloso per più di seicento pagine, ricche di colpi di scena, tranelli, false piste e situazioni inverosimili e addirittura inattendibili. La soluzione del rompicapo, ben articolata dall’Autore, che bada a offrirci una scrupolosa analisi introspettiva dei protagonisti e di tutte le varie circostanze, libererà lo stanco Lettore soltanto nelle ultime pagine. L’esposizione diventa perfino allettante e precisa ma eccessivamente lunga. Chi vuole leggerlo si deve predisporre a una bella sgobbata. di Gianni Farinetti Premetto che è il primo libro di Farinetti, l’Autore, che leggo e, non sapendo se il suo personaggio Sebastiano Guarenti sia già apparso in altri romanzi, non posso fare confronti con i precedenti. Ho preso questo libro solo perché è ambientato a Palermo, città dai mille volti, con le sue contraddizioni e le sue anomalie. La voce narrante è appunto il Guarienti che, con un volo proveniente da Torino, atterra a Palermo per un fine settimana. È invitato al secondo matrimonio di Ascanio figlio maggiore, vedovo di una vecchia e cara amica, Donna Consuelo Blasco Fuentes, l’ultima discendente diretta, dei Campoducale da anni trasferitasi a Roma. L’invito richiede anche la presenza di Guarienti all’inaugurazione dell’antico palazzo dei Campoducale restaurato perfettamente a spese della Regione e destinato a campus universitario e sede per future esposizioni. Ascanio si sposa con Elisabetta Galvano, una bella ragazza figlia di una famiglia benestante che fa parte della migliore società locale per il gran nome della madre, una Requentes. Guarienti ama la Sicilia e Palermo, è affascinato da quella terra, dai suoi colori, dalla sua storia rivede amici di vecchia data e ha modo di conoscere anche persone nuove, come i giovani gemelli Diego e Giulia Galvano, fratelli della sposa, due esseri affascinanti, strani, eccentrici e con molti punti oscuri. Preso un taxi, al momento di ritornare in Piemonte, sulla strada per l’aeroporto dietro una fila di macchine che procedono a passo d’uomo, a causa di un ingorgo, s’imbatte in un viso familiare così invita l’autista a fermarsi. Così perde l’aereo e insieme al giovane incontrato, che si chiama Giovanni, s’immerge, per pochi efficaci giorni in una serie di strane eventualità caratteristiche di Palermo una città di angosciosa bellezza e dalle mille contraddizioni, una città martoriata da speculatori senza scrupoli che fa da sfondo a un misterioso delitto e coinvolge anche il Lettore a intricarsi tra strade sporche palazzi abbandonati a una vegetazione infestante e ormai lasciati all’incuria all’abbandono ma ancora orgogliose rappresentazioni della fastosità̀ e della decadenza. Il libro è una lettura veloce, si legge in un paio d’ore, ma allo stesso modo malinconica. di Alessandro Robecchi Alessandro Robecchi, l’Autore, in questo romanzo ha deciso di tenere in panchina il Monterossi e usare come protagonisti i due poliziotti Ghezzi e Carella. E, mentre Monterossi ascolta e parla poco, Ghezzi racconta due indagini che sono avvenute ancora una volta a Milano. Il racconto avviene una sera d’autunno proprio a casa del Monterossi che, insieme alla sua compagna, ha invitato il sovrintendente Tarcisio Ghezzi e la moglie Rosa. Finita la cena, i due uomini si spostano su divano e poltrona dello studio. Dopo i primi convenevoli prende in mano, l’andazzo della serata, il Ghezzi che si accanisce nel riferire la lotta interiore delle forze dell’ordine, costruita sulla quotidianità e sull’audacia, si addendra in una Milano ignota, nei locali in mano ai boss, nelle macchine di gran lusso parcheggiate sui marciapiedi e racconta un recente omicidio che ha visto impegnati sia lui stesso sia l’amico/collega Carella e tutta la squadra a lui più vicino. Il racconto è lungo e riguarda, come accennavo prima, due vicende concomitanti ed ha inizio qualche settimana prima quando Ghezzi incontra, non proprio casualmente, sotto casa un’attempata prostituta cui è sparito il compagno. Ghezzi lo ricorda, il Salina, perché era stato il suo primo arresto all’inizio della carriera. Contemporaneamente è scomparso anche il solitario collega Carella in cerca di un violento delinquente, appena uscito da galera, che odia per varie prepotenze nei confronti di vittime ingenue e vuol fargliela pagare. Su queste basi la vicenda alterna a momenti d’investigazione altri ricchi di azione e di colpi di scena in cui Ghezzi e Carella la fanno da protagonisti. Robecchi, non smette di sorprenderci per sue le contraddizioni ma con ritmo serrato e una trama fitta ed elaborata, riesce a catturare il Lettore fino al termine della vicenda. di Massimo Carlotto In questo libro Massimo Carlotto, l’Autore, ci offre una vicenda particolare e affascinante che gira interamente intorno al vissuto di tre personaggi: il signor Alfredo, Nanà e Bonamente Fanzago, che sono “personaggi sbagliati. Presi singolarmente erano un disastro, insieme una tragedia”. Un attore porno ormai a riposo di nome Bonamente Fanzago, il proprietario della pensione “Lisbona”, Alfredo, che per tutta la vita si è travestito da donna e che ora si concede il travestimento solo al lavoro, e una donna misteriosa che arriva nella camera numero tre di quella pensione ogni martedì al solito orario. In quella camera la riceve l’ex attore porno. Un testo sulle fragilità umane, sulle devianze, ma soprattutto un’indagine sulle brutture che caratterizzano la società odierna. Insomma un bel romanzo poliziesco di cronaca nera che spinge, il Lettore, alla riflessione profonda. La narrazione avvincente piena d’ironia e sensibilità espone l’eleganza dell’Autore nell’unire le tre esistenze in cui vengono fuori prepotentemente i passati difficili dei protagonisti. Dopo un inizio che mi aveva un po’ disorientato, sono stato attratto dall’approfondimento psicologico e sociologico dei personaggi che mi ha fatto ricredere sull’autenticità di tutta la vicenda. Si può leggere. di Mauro Corona Anche quest’altro libro di Mauro Corona, l’Autore, nasce dall’amore sviscerato che Egli nutre per la montagna. In questa storia Corona va di là dei paesaggi e del rapporto con la montagna perché il protagonista è un ragazzo di buona famiglia, da poco laureatosi in ingegneria e cui non manca niente, soldi, ragazze, macchine, un lavoro importante, tutte cose che invece di renderlo felice lo opprimono. Decide, così, di trascorrere la propria esistenza sui monti, a contatto con la natura, in luoghi con viste rarissime, grazie anche alle facoltose possibilità del padre proprietario d’imprese di estrazione di marmi. Riesce, perciò, ad allontanarsi da una società in cui non si sente a proprio agio, andando a vivere lassù tra le vette pensando di poter ritrovare se stesso e principalmente non incontrare più le persone che non gradisce e che, difficilmente, si spingeranno sulle vette alpine. In quell’angolo di paradiso, con i soldi di papà, si fa costruire una baita dotata di ogni comodità e inizia, lì, una nuova vita nella quale la solitudine sembra essere la migliore compagnia insieme alla natura e soprattutto alla luce del Sole. Al giovane e viziato ingegnere, nel giro di un annetto, le ore di sole che la natura gli offre non bastano più e allora stabilisce di abbattere la vetta di una montagna dietro di cui il sole tramonta per avere qualche minuto di luce in più. Nella sua paranoia le vette diventano come le ciliegie “una vetta tira l’altra” e aiutato dallo smisurato patrimonio paterno, corrompendo autorità e minacciando chi osa opporsi alla sua inquietudine si mette ad abbattere tutte le cime che circondano la baita e, poi, altre cime ancora più distanti solo per avere sempre più luce. Non c’è più limite alla sua follia. Soltanto una conoscenza, non proprio casuale con un omino, come lui ha iniziato ad apostrofarlo, un medico che si prodiga per salvare vite umane, in particolare quelle dei bambini, riuscirà a farlo ravvedere e Mauro Corona otterrà di offrirci un’immagine della società d’oggi, purtroppo, drammaticamente vero. di Romana Petri Con questo libro Romana Petri, l’Autrice, non si limita a raccontare la storia della vita di uno straordinario e prolifico scrittore ma costruisce anche un romanzo appassionante intorno alla sua figura. Il protagonista del libro è Jack London, scrittore, giornalista e drammaturgo statunitense, noto per romanzi quali Il richiamo della foresta e Zanna Bianca, uomo e scrittore anomalo e indimenticabile. Già prima che nascesse, era stato rifiutato dal padre, che non voleva avere nulla a che fare né con lui né con sua madre, Flora Wellman. Una donna, con una spiccata originalità o singolarità, appassionata di sedute spiritiche che sposò un contadino vedovo, John London, quando Jack aveva pochi mesi e che quel giorno guadagnò un padre, un cognome e una sorella, Eliza, che amerà per tutta la vita. Crescendo Jack fu costretto a guadagnarsi da vivere perché la sua famiglia era sempre a corto di soldi, a causa dei vizi della madre, infatti, abbandonò gli studi per aiutare economicamente la famiglia. Nella sua adolescenza, perciò, svolse svariati mestieri come il pescatore clandestino di ostriche che lasciò per diventare cacciatore di foche e, poi, cercatore d’oro nel Klondike. Da queste esperienze non ritornò ricco di soldi, ma di esperienze, conoscenze, dialoghi, luoghi e personaggi che avrebbe in futuro trasformato in famosi racconti e romanzi. Il motore della sua vita, però, furono le donne, non solo la madre Flora o la sorella Eliza ma fu sempre amato e ammirato da tutte le donne che incontrava nel suo percorso. Bello e dallo sguardo azzurro il gentil sesso lo adorava per la sua andatura bighellonante, tra il marinaio e il pugile entrò nella vita di Mabel, il suo primo amore, che introducendolo nella sua famiglia e in un ambiente piccolo borghese lo spinse diventare un socialista convinto. Lasciata Mabel, si sposò con Bessie, la prima moglie, non per amore, ma perché non gli avrebbe dato problemi nella sua ascesa al successo, essendo lei una perfetta donna di famiglia che sapeva stare al proprio posto e che gli diede due figlie. Frequentò Anna, che spesso definì la sua anima gemella, ma la mentalità chiusa e maschilista di Jack non poteva accettare che una donna fosse migliore di lui e non la sposò. Sposò, invece Charmian, la sua seconda moglie, trovò così la giusta via di mezzo, infatti, Lei era un’incantatrice, capace di recitare le parti di chiunque Lui avesse bisogno. E fu proprio Charmian che, insieme all’inseparabile sorella Eliza, lo accompagnò fino alla fine della sua vita, giunta precocemente quando lo scrittore aveva soltanto quarant’anni. Nel libro la figura di London sorge in modo chiaro e la lettura avviene in maniera piacevole. Il merito dell’Autrice è di descrivere il protagonista come un uomo affascinante, di grande umanità e animato sempre da un grande entusiasmo. Un bel romanzo che, forse in alcuni passaggi un po’ prolisso, ma sarà alla fine travolgente e accattivante. di Joe R. Lansdale Ancora una volta il mio caro Amico, Vincenzo, mi ha portato un libro di Joe R. Lansdale, l’Autore, con protagonisti Hap e Leonard ma mentre il precedente era un “romanzo a mosaico”, come lo aveva definito lo stesso Autore, cioè una raccolta di quattordici narrazioni brevi, in questo “Elefante a sorpresa” ritroviamo una sola vicenda completa dello scapestrato di detective appunto Hap e Leonard. Con grande curiosità, infatti, mi sono addentrato tra le pagine di questo suo ultimo lavoro. Siamo per le strade dell’Est-Texas, nel loro territorio usuale, nel bel mezzo di un uragano. Hap e Leonard s’imbattono in una donna in fuga da una banda di malviventi dalla pistola facile. È albina, asiatica e ha la lingua mezza mozzata. Soprattutto, ha alle calcagna i sicari più spietati, della Dixie Mafia, disposti a tutto pur di non farla testimoniare contro di loro. Hap e Leonard non ci pensano due volte e si buttano subito nell’aiutare la donna e cercare di sopprimere i nemici della ragazza, prima che siano loro a trovarla ed eliminarla. La caricano, perciò, subito a bordo attirandosi così le ire della malavita che farà di tutto per riprendersela e zittirla per sempre. Parteciperemo così a una rocambolesca fuga contraddistinta da inseguimenti, sparatorie, pallottole volanti e saremo coinvolti in dialoghi surreali, donne irraggiungibili dal fascino mortale, personaggi grotteschi e da intriganti spunti di riflessione. Insomma, in quest’atmosfera molto particolare, l’Autore ha il merito di incuriosire il Lettore e incollarlo alla vicenda e al suo ritmo serrato. Sarà un’americanata, però alla conclusione c’è tanto materiale su cui fermarsi a riflettere. Se vi piace il genere Thriller, leggetelo. di Maurizio de Giovanni Ho cercato questo libro, dove appare per la prima volta l’ispettore Giuseppe Lojacono, perché era uno dei personaggi creati da Maurizio de Giovanni, che non conoscevo e devo subito dire che mi ha coinvolto dalla prima all’ultima pagina. Con una trama avvincente e ricca di supposizioni bastano, infatti, pochi capitoli per rimanere immersi nella lettura e ritrovarsi a finire il libro in poco più di due giorni. La vicenda è ambientata a Napoli, dove un killer freddo e metodico sta seminando il panico. Lo chiamano il Coccodrillo. Come il rettile sa aspettare la preda e colpirla al momento giusto, e dopo aver ucciso, piange, o almeno così sembra. Delle indagini finirà con lo occuparsi, quasi per caso e con disappunto dei superiori, un ispettore siciliano trasferito da Agrigento per punizione. Un pentito l’ha accusato di collaborare con la mafia e lui ha perso ogni cosa: il lavoro, la moglie, la figlia. Il suo nome è, appunto, Giuseppe Lojacono e sorprenderà tutti, tranne la giovane magistrata Laura Piras, donna brusca e appassionata che crede in lui da subito. Le intuizioni dell’ispettore Lojacono, infatti, si riveleranno fondamentali nella caccia all’assassino, che continua a colpire persone che apparentemente non hanno nulla in comune. Il killer lascia sul luogo del delitto fazzoletti usati imbevuti delle proprie lacrime. La stampa attribuisce all’assassino il nome di Coccodrillo con cui Lojacono concorda, non per le lacrime ma per il metodo che consiste in una preparazione meticolosa dell’agguato, perfetta mimetizzazione, freddezza nell’esecuzione. Un bravo va all’Autore che con una narrazione descrittiva al punto giusto non sfocia mai nel prolisso mantenendo, nel Lettore, un’attenzione alta e viva senza alcun attimo di distrazione. Bello anche se, in alcuni passaggi, l’ho trovato un po’ crudele. di Alan Parks Quando ho iniziato la lettura di questa vicenda, non sapevo a cosa andavo incontro e non conoscevo l’Autore, Alan Parks, che ho scoperto a poco a poco, mentre le pagine del libro scorrevano speditamente sotto i miei occhi. Siamo agli inizi degli anni 70 a Glasgow una città che non conosci ma e che non ti aspetti, dove l’eroina, apprendi subito, sta diffondendosi velocemente uccidendo innocenti e arricchendo personaggi senza scrupoli, dove è diffusa la corruzione che contamina anche i custodi della legge. Uno di essi è l'ispettore Harry McCoy che ha l'abitudine di frequentare carcerati e spacciatori, è innamorato di una prostituta tossica, ha subito traumi e violenze da bambino ed ha difficoltà a relazionarsi con i suoi superiori. McCoy, però, ha molto coraggio e una dignità tutta sua che gli impedisce di lasciare andare al suo destino Wattie, un poliziotto novellino, e una pregevole ostinazione che lo porta a cercare la verità a qualsiasi costo che lo porta spesso a mettere a repentaglio la sua stessa vita. E’ lui il protagonista di questa storia che si districa tra omicidi efferati, prostitute, spacciatori, idolatri di satana e rompicapi vari. Ad Alan Parks va riconosciuto il merito di descrivere gli ambienti degradati di Glasgow con un’incredibile leggerezza e la capacità di saltare tra descrizioni sadiche di violenze inaudite a momenti di quotidianità con sottile ironia. Una lettura che ti toglie il fiato ma che ti ricompensa con un finale soddisfacente e perfino gradito. Ve lo consiglio. di Amos Oz Amos Oz, l’Autore, ha pubblicato questo romanzo nel 1968 mentre questa edizione è del 2008 con un’introduzione dello stesso Autore di quarant’anni dopo. La vicenda è ambientata in una Gerusalemme degli anni ’50 dove una mattina d’inverno, la ventenne Hannah inciampa scendendo le scale del collegio Terra Sancta, dove frequenta il primo anno di università, e viene soccorsa dal braccio vigoroso di un ragazzo, Michael, dal “sorriso imbarazzato e imbarazzante” che le impedisce la caduta , ed inizia così la storia di Hannah e Michael. Due giovani studenti che nonostante due caratteri completamente diversi, attratti come da una magica sintonia, decidono di stare insieme e di sposarsi, pochi mesi dopo, Hannah rimarrà in attesa del loro bambino Yair. Hannah è una romantica, ha un temperamento forte, è una donna che travolge e si lascia trascinare dagli eventi, è volitiva ma anche piena di insicurezze, Michael ha un temperamento più mite, è affidabile, parla poco e pone molta attenzione a ciò che dice e quando non ha parole con cui rispondere, restituisce un sorriso a una domanda che rimane senza risposta. “Dopo otto anni di vita matrimoniale due persone finiscono col pensare e dire le stesse cose ” non resta molto da condividere se non la noiosa quotidianità. Una storia narrata in prima persona dalla protagonista dove tutto avviene in maniera lenta, calma e senza sussulti né tanto meno grosse emozioni, quasi come qualcosa d’inevitabile. Amos Oz riesce a penetrare con vivo realismo e scioccante lucidità nella psiche sconvolta di una donna alle prese con la piatta quotidianità di un matrimonio naufragato forse ancora prima di cominciare. Non è un romanzo facile anzi è molto impegnativo e in cui l’Autore, che esplora l'animo delle donne, invita a non rassegnarsi alla mediocrità e alla morte interiore. E’ una storia interessante, delicata, dolce e amara allo stesso tempo. di Andrea Camilleri Ho appena finito di leggere “Riccardino”, di Andrea Camilleri, scritto apposta dallo scrittore per chiudere in qualche modo il ciclo dei racconti con protagonista il noto commissario Montalbano. La vicenda ha inizio con una misteriosa morte, quella di Riccardo Lopresti detto Riccardino. L’uomo, direttore della filiale vigatese della Banca Regionale, sposato con Else, che è stato ucciso da un uomo sbucato, improvvisamente, a bordo di una moto e davanti ai suoi tre amici più cari che con Riccardino hanno condiviso tutto della loro vita non a caso si son sempre considerati un po’ come i “quattro moschettieri”. Montalbano agguanta i tre testimoni e li conduce in commissariato per ricostruire gli ultimi attimi di vita dell’assassinato. La trovata geniale di Camilleri è di infilare dentro le pagine del caso, a dialogare con Montalbano, se stesso designandosi come “Autore” e determinato ad invitare il Commissario a chiudere il libro e quindi la serie e il mito del Personaggio offrendo una soluzione al delitto in modo chiaro e comprensibile ai Lettori. Il Personaggio insiste nel fare di testa sua e finisce per scontrarsi con la suscettibilità dell’Autore. Ne viene fuori, così, un duello tra creatura e creatore certamente surreale, ironico e a tratti nostalgico ma soddisfacente per il Lettore che ritrova, nel racconto, tante informazioni e citazione nascoste di altri e in cui è presente tutto il mondo e l’intelligenza fine di Andrea Camilleri. Assolutamente da leggere. di Antonio Manzini Questa volta il vicequestore Schiavone è alle prese con un presunto caso di malasanità, la morte di un imprenditore sotto i ferri di un illustre chirurgo, vissuto da dentro l’ospedale. Perché lui stesso è ricoverato dopo la sparatoria in “Rien ne va plus”, dove era stato ferito, e con le conseguenze dell’asportazione di un rene. Indovinata e attuale, l’ambientazione ospedaliera messa in scena da Antonio Manzini, l’Autore, così come il punto d’osservazione è compiuto da un ricoverato d’eccezione. Schiavone è il paziente meno paziente che si possa immaginare, indisciplinato e irrequieto degente, determinato a scoprire la verità su un presunto caso di malasanità che ha coinvolto il reparto. Il protagonista di turno, però, come indica il titolo è l’amore che funge da trait-d’union dell’intero racconto. Infatti, tutti sono in preda ai sentimenti amorosi chi come il sottoposto Antonio che si barcamena fra tre donne senza saper scegliere, chi si comporta come un adolescente e Rocco che con l’età cerca di smussare un po’ gli angoli, per abbandonarsi ad un amore nuovo, ma con riserva, restando sempre in preda alla malinconia e ai tanti misteri, le cui ombre modificano da parecchio tempo la sua vita. Perfino, la vittima che, con i suoi comportamenti, ha messo in moto situazioni inquietanti e antipatiche. Comunque tutta la vicenda è solida e intrigante, il thriller è ben organizzato così come la narrazione che aiuta, il Lettore, a riflettere su quella che è a oggi la dimensione ospedaliera sempre più ridotta a una gestione amministrativa di un’azienda più che a un luogo all’interno del quale curare le persone, un luogo dove il vile denaro impera sui valori umani e sui principi etici. Tuttavia, alla fine, il racconto sarà piacevole e scorrevole e non mancherà di conquistare il cuore degli appassionati. di Gian Mauro Costa Con questo romanzo ritrovo Gian Mauro Costa, giornalista palermitano, che avevo già incontrato leggendo un giallo a più mani “Ferragosto in Giallo” in cui un detective privato, Enzo Baiamonte, nato dalla penna dell’Autore, seguiva il barboncino di una baronessa, per recuperare il canotto a forma di ochetta portato via dalla corrente tra mareggiate e qualche strano villeggiante. Qui, l’Autore, mi presenta invece la bella poliziotta Angela Mazzola, già protagonista di un altro suo romanzo, che aveva come scenario il commissariato di Palermo. La vicenda ruota attorno all'omicidio di Ernesto Altavilla, un ricco gentiluomo proveniente da un’antica e blasonata famiglia, senza nemici e situazioni particolari che è ucciso in mezzo alla folla del mercato di Ballarò, con un colpo di pistola alla tempia di cui nessuno si è accorto e che scuote la città. Angela, per talento e giovinezza, ha le carte in regola per entrare nel quartiere e nel giro dei locali notturni, senza destare sospetti. Dopo un primo sopralluogo con un finto fidanzato, un collega, deciderà che è meglio fare da sola. Infatti, da sola, riesce a infiltrarsi tra i segreti di Ballarò, quartiere popolare e multietnico, di giorno enorme mercato dove si trovano ogni merce e persona, legale e illegale, di notte e riuscirà a mettere in fila i fatti accaduti. Il libro, scritto con tanta ironia, è molto piacevole e consegna, al Lettore, i sapori, gli odori, i profumi, i cibi esotici e perfino gli oggetti preziosi particolari trasferiti, da ogni luogo, nella sua Città. Ve lo consiglio. di Roberto Andò In questo romanzo Roberto Andò, l’Autore che incontro per la prima volta, narra la storia di un incontro: quello tra un maestro di pianoforte e un bambino "uno scugnizzo napoletano". Il ragazzino, che ha dieci anni, si chiama Ciro, è scappato dal suo appartamento e in un batter d’occhi s’intrufola in quello del Maestro che, dopo aver lasciato aperta la porta per ritirare un pacco dalle mani del postino, se lo ritrova in casa. Ciro che, da subito, appare terrorizzato è figlio di un camorrista affiliato al potente boss locale e si sta nascondendo perché compiendo uno scippo, insieme all’amico Rosario, ha causato il coma della vittima che è proprio la madre del boss di Forcella, dove vivono, sicuramente non lo perdonerà. Gabriele, il Maestro, ha perfettamente compreso il dramma interiore di Ciro e accetta di nasconderlo a suo rischio e pericolo considerando, in modo indiscusso, che non lo difenderanno neanche i genitori, che di quel clan ne fanno parte. Comincia, così, una strana convivenza tra Gabriele, intellettuale raffinato, e il bambino delinquente e straccione, non ci possa essere alcuna possibilità di rapporto. In realtà dopo una relazione iniziale turbolenta scatta, invece, fra i due un affetto profondo e molto bello. Purtroppo il bene e l’affetto, in un quartiere come Forcella non possono essere più forte della camorra e il dramma appare inevitabile. Il romanzo è pieno di amore profondo, più forte di quello che i genitori possono offrire al piccolo delinquente, di affetto filiale e di solitudine. Gabriele, infatti, è una persona sola con un fratello magistrato, Renato, con cui è in dissidio, un padre novantenne, ex docente universitario, e anche un compagno di vita, da cui si è allontanato. La sua grande solitudine interiore lo porta a decidere di proteggere Ciro, anche se sa che la salvezza del bambino potrà costargli molto cara perché sarà costretto a fronteggiare la Napoli criminale lontana dal clima di cultura al quale è abituato. Coinvolgente. Come internet sta uccidendo la democrazia di Mauro Barberis In questo saggio Mauro Barberis, l’Autore, analizza le origini, le cause, la situazione e le possibili cure di quel fenomeno mondiale chiamato populismo e che sembra essere una sorta di evoluzione inevitabile della democrazia dopo l’avvento di Internet. E come un maestro di scuola primaria afferra per mano il Lettore e lo conduce nel nuovo mondo digitale per conoscerlo e per poterne prendere le contromisure. La sua analisi è ricca e interessante anche se eseguita in modo sintetico e semplicistico, proprio come fa un Maestro con i propri allievi, perciò organizza i capitoli e i paragrafi in modo da formare ragionamenti lineari e complessi ma che permetto all’attento Lettore di afferrarne il significato. La lettura, infatti, deve essere lenta e attenta magari leggendo non troppe pagine al giorno. Così ci troviamo nella “scatola delle meraviglie” ovvero internet, lo smartphone e i social. Barberis affronta il rapporto fra tecnologie e sistemi umani offrendo un contributo di riflessione importante sia per la comunità scientifica sia per l’opinione pubblica. La parte, però, che ho ritenuto più interessante è quella dal titolo “Dal populismo digitale si guarisce? Tre possibili rimedi” dove l’Autore suggerisce alcune contromisure per contrastare il processo d’involuzione sociale in atto senza nulla togliere alla democrazia e alla libertà di parola. Si può essere d'accordo o meno sulle soluzioni ma si deve dargli il merito affinché si possa aprire un confronto con proposte serie e ben argomentate. Non di facile lettura ma lo suggerisco a chi vuole approfondire i comportamenti dei potenti di turno. di Gabriella Greison Einstein forever non è soltanto un libro ma è anche uno spettacolo che Gabriella Greison, l’Autrice, che è anche fisica, scrittrice, giornalista, drammaturga e attrice teatrale rappresenterà l’estate prossima nei teatri di tutta la penisola (covid permettendo). Nel libro non si parla soltanto di Fisica ma è un’originale “dichiarazione d'amore”, come rileva la stessa Autrice, nei confronti di Albert Einstein. Gabriella Greison è affascinata dalla figura di uno degli uomini più dotati dei nostri tempi una persona cui tutti avremmo voluto porre qualche domanda per svelarci la vera natura del cosmo e le leggi fisiche che lo governano. L’Autrice ha trovato una chiave di lettura certamente insolita, per introdurre un argomento della ricerca dello scienziato, iniziando ogni capitolo con una breve lettera di un bambino rivolta a Einstein. Riuscendo a recapitare, al Lettore, l'eredità, non solo scientifica, dell'ultima parte dell'arco vitale riguardante il suo vissuto americano. Inoltre nella parte finale di ogni capitolo, che l’Autrice definisce “extra”, lo dedica al particolare rapporto che Einstein ha avuto con la musica. Magnifici risulteranno, infine, gli aneddoti e il suo amore per la solitudine. Un libro ricco e originale che fa amare Einstein forever. Complimenti alla Greison! di Ugo Pirro In questo libro, suggeritomi da un amico, l’Autore Ugo Pirro, racconta la vita che si svolgeva all’Osteria dei Pittori, era una trattoria gestita dai fratelli Menghi, osti illuminati, avidi di notti avventurose e interminabili discussioni che, al momento del conto, accettano quadri al posto dei soldi, facendo credito agli artisti e ai loro amici. Tra questi uno dei più assidui era il nostro illustre concittadino Pietro Consagra di cui quest’anno ricorre il centenario della sua nascita, infatti, è nato, il 4 ottobre 1920, a Mazara del Vallo. Nell’Osteria dei Pittori si parlava di arte e, dopo pittori, poeti e artisti di strada, anche i giovani cineasti tra cui Mario Monicelli, Giuliano Montaldo, Rodolfo Sonego, Ugo Pirro, Franco Solinas, Giuseppe De Santis, Elio Petri, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Giuseppe Patroni Griffi, incomincia a frequentare il locale. Tutti sono, rigorosamente, senza una lira e i fratelli Menghi erano dei veri mecenati non solo di pittori, scultori e poeti ma anche dei migliori protagonisti del cinema italiano. Le vicende, raccontate dell’Autore, sono un ritratto di un gruppo di personaggi (pittori, scultori, scrittori) che s’incontravano tutte le sere in quella piccola osteria sulla via Flaminia a Roma dall'immediato dopoguerra all'inizio del boom economico. E’ bello perché quasi tutti questi artisti diventarono, poi, famosi, ma in quel periodo erano tutti lì a cercare di sbarcare il lunario litigando e discutendo di politica, cultura e società e soprattutto del loro partito di riferimento. Quel partito comunista che li avrebbe voluti certamente più docili e allineati. E’, veramente, un bel racconto appassionante e divertente che, come scrive Angelo Guglielmi nella Nota allegata, “il Lettore che avrà cominciato a leggerlo non riuscirà a lasciarlo prima d’essere arrivato alla fine”. Leggetelo! Scoprirete un Consagra “estroverso e divertente ”. di Giancarlo De Cataldo La protagonista di questo thriller che Giancarlo De Cataldo, l’Autore, ci presenta è una sbirra: Alba Doria. Un’affascinante poliziotta dotata di un piccolo “difetto” è, infatti, affetta dalla Triade Nera, una psicopatologia che si caratterizza per l’estremo narcisismo del soggetto, per il disprezzo verso il prossimo e per l’abilità manipolatoria. Per me è la prima volta che incontro Lei e gli altri personaggi che, a quanto pare, De Cataldo ha utilizzato in un’altra vicenda precedente che ha lasciato un segno indelebile ai protagonisti cioè, oltre Alba Doria, il Biondo e il dottor Sax. Il racconto, perciò, avviene su due piani temporali nel senso che la vicenda passata è trattata come se si svolgesse in contemporanea con quella presente. I tre protagonisti si ritrovano a fare i conti con un pericoloso assassino, che credevano morto, e che, invece, torna a colpire con la stessa ferocia di allora. Infatti, il tentato omicidio di una donna, ferita gravemente e immobilizzata con le tecniche dello shibari, fa riemerge dal passato l’incubo dell’assassino, già noto, attivo nel mondo del sesso estremo e del BDSM, un predatore che prepara la tela per le sue vittime scandagliando il Deep Web, la smisurata porzione occulta della rete ormai utilizzata da quasi tutti gli autori di storie poliziesche. De Cataldo riesce a dare un buon ritmo alla storia, anche se inizialmente mi è sembrato un po’ prolisso, e arriva a catturare, il Lettore, fino al termine con il suo stile narrativo pungente e chiaro. di Concita De Gregorio In questo libro Concita De Gregorio, l’Autrice, ci racconta gli intrighi e i retroscena della politica italiana. Non è un romanzo perché non ha né testa né coda così come, non svela i nomi e i cognomi dei protagonisti anche se il mistero avvolge di fascino ogni pagina. Tutto inizia con l’argomento della tesi di dottorato scelto da Nora, una ragazza giovane e attenta, che affronta la cronaca politica che attraverso interviste e documenti cerca di spiegare e svelare i retroscena dietro l’elezione del Presidente della Repubblica nei primi anni del 2000. Una storia di potere che ha un aspetto di giorno ma che nella notte assume altri sviluppi, infatti, il candidato ufficiale è stato cambiato nel breve corso di una notte. Le domande che emergono spontaneamente. Quali interessi erano in gioco? C’è connessione con un omicidio avvenuto in uno dei luoghi dove si decideva il futuro della nazione? La domanda non piace al suo relatore che la invita a eliminarla dalla tesi. Il lavoro d’indagine però lo colpisce e le propone un lavoro all’altezza delle sue capacità. Dovrà svolgere ricerche per un importante centro studi di Roma. Nora, in quel centro studi, incontra la sua più cara amica di cui aveva perso le tracce dopo che la stessa era partita, per un’esperienza di lavoro in America. Il racconto, così, diventa la loro storia, con le loro illusioni e delusioni. Le due ragazze scoprono che, nella notte, non solo un candidato perde o che un altro politico abbia un’avventura con un transessuale ma avvengono molte altre cose che la “Rete” attraverso algoritmi, macchinazioni, indirizza scelte elettorali, personali, preferenze, soddisfazioni varie. Insomma Concita De Gregorio ci racconta il meccanismo che trasforma le persone in attori, maschere di Pirandelliana memoria, dove chi non ne fa parte, è escluso, chi non ne conosce le regole è estromesso con ricatti e senza scrupoli. Interessante. di Camilla Läckberg Il cambiamento che avevo evidenziato nel precedente romanzo "Donne che non perdonano", che avevo definito come “Un pugno allo stomaco per scoprire che la Svezia è anche questa” trova il suo perfezionamento in questo libro. Non aspettatevi di tornare a Fjällbacka, con i protagonisti che ormai conosciamo perché la protagonista di questa storia fugge dal Fjällbacka cambia il suo nome, Matilda, per ricominciare, per assicurarsi un futuro migliore, scegliendo di chiamarsi Faye che in realtà è il suo secondo nome. Si stabilisce a Stoccolma, dove conosce Jack, un tipo carismatico e ambizioso, che può aiutarla a coronare il suo sogno. Quando inizia, la loro storia sono entrambi studenti universitari, progettano il cambiamento, cui contribuirà la stessa Faye lasciando gli studi e sostenendo economicamente Jack. Faye sposa Jack e, poco dopo, diventa mamma di Julienne. Per il marito ha rinunciato al suo sogno, ha interrotto gli studi, in economia, nonostante il suo talento e la sua chiara intelligenza per confinarsi nel ruolo di compagna perfetta, attenta a ogni esigenza del marito, in una situazione di perdurante sottomissione. Il loro rapporto è cambiato, Faye attribuisce il distacco del marito alla gravidanza, ai chili in più e allo stress di gestire un’azienda diventata, in poco tempo, imponente. Faye vive in una vera gabbia dorata, dove non si sente realizzata, vorrebbe fare qualcosa di più concreto piuttosto che gioire delle frivolezze in cui è confinata. Tutto cambia quando scopre il marito a letto con un’altra che, per giustificarsi, chiede il divorzio. Faye decide di vendicarsi ne viene fuori il peggio della società svedese. Camilla Läckberg ci regala un bel libro, piacevole e che tiene, il Lettore, con il fiato sospeso fino al termine della lettura. Ritratto privato di Charles Darwin di David Quammen Come il libro letto in precedenza anche questo gira in casa mia da un po’ di tempo. Sfruttando la segregazione coatta e non avendo altra scelta mi sono deciso a tollerare la lettura di questa particolare biografia di Charles Darwin che David Quammen, l’Autore, ha scritto nel 2008. Non nascondo che ero un po’ scettico ad affrontarne la lettura perché la ritenevo come qualcosa di poco interessante. Devo dire che a lettura ultimata è sempre valido il detto, attribuito a Confucio, che così recita: “Non si può aprire un libro senza imparare qualcosa”. Quello che subito colpisce, di questo saggio, è la sua brevità, circa duecento pagine, mentre la maggior parte delle biografie dedicate allo scienziato supera il migliaio di pagine e poi perché ci presenta non solo lo scienziato ma anche il marito e padre. Che si presenta come un ritratto a tutto tondo di Darwin visto come scienziato, marito e il padre “un uomo complicato, coraggioso ma timido, ispirato ma travagliato, con una mente brillante, un cuore tenero e uno stomaco che si agitava come un miscelatore per vernici”. Insomma Quammen dipinge Darwin partendo dal dato biografico del naturalista inglese per collegarlo con il percorso intellettuale e scientifico che lo portò a pubblicare, dopo diciannove anni di letture, approfondimenti, ricerche e tentennamenti, il libro che avrebbe collocato le basi della biologia contemporanea "L'origine delle specie". Alla fine ho scoperto che sia il titolo sia l’impostazione del libro sono indovinati prima perché l’Autore non si sofferma molto sui fatti, ma sull’intorno di emozioni e di pensieri che accompagnarono Darwin fino alla pubblicazione del suo capolavoro e poi perché narra la storia di un uomo metodico e fragile che dalla tranquilla campagna inglese stava preparando una rivoluzione culturale che ancora oggi non ha esaurito la propria validità. Consigliato. di Anton Zeilinger Da un po’ di tempo questo libro gira in casa mia tra una libreria e l’altra non pago di non essere letto. In questo periodo di segregazione mi sono convinto a prenderlo tra le mani non avendo altro da leggere e devo subito dire che Anton Zeilinger è riuscito a farmi apprezzare il suo puzzle quantistico. L’Autore è uno dei più noti esperti di meccanica quantistica al mondo, celebre per i suoi esperimenti di teletrasporto, grazie ai quali ha vinto il premio Descartes 2004 dell'Unione europea, e in questo saggio ripercorre l’ideazione degli esperimenti da lui compiuti. Al centro della vicenda Zeilinger, mette due studenti, Alice e Bob, che casualmente sono i nomi fittizi assegnati agli osservatori A e B negli esperimenti di meccanica quantistica, studenti del primo anno di laurea in fisica cui è dato in mano un apparato sperimentale per verificare il fenomeno dell’Entaglement, per arrivare in seguito alla disuguaglianza di Bell, senza spiegargli cosa esattamente abbiano in mano, ma solo il funzionamento generico dell’apparato stesso. I due studenti saranno introdotti ai misteri del mondo quantistico dal prof. Quantinger con un linguaggio accessibile e rigoroso. Poi Quantinger, Alice e Bob scompaiono e lasciano il posto a Zeilinger che renderà la lettura scorrevole, interessante e che porterà il Lettore, anche se a digiuno della materia, a comprendere l’argomento reso accessibile a tutti. Un libro impegnativo ma veramente coinvolgente. di Fabio Genovesi E’ il primo libro che leggo di Fabio Genovesi, l’Autore, e devo ammettere che inizialmente non mi convinceva, mi sembrava un diario di un ragazzino, poi, pian piano che andavo avanti con la lettura, mi sono affezionato al piccolo Fabio, l’unico bambino della famiglia Mancini. Fabio vive con i suoi zii-nonni che si contendono il suo tempo e diventando, di fatto, i compagni di vita e di gioco di questo bimbo che ignora la realtà composta di tanti altri suoi coetanei. Quando, poi, arriva in quel mondo di bambini, ne resta stupito e affascinato. Scopre, infatti, che gli altri bambini hanno tanti giochi e pochi nonni, scopre anche che sui maschi della famiglia Mancini incombe una tremenda maledizione se entro i quarant’anni non trovano una donna disposta a fidanzarsi e a sposarsi rimanendo soli per tutta la vita e divenendo matti. Inoltre, a guidarlo lungo il suo percorso di crescita, c'è un padre eccezionale, con le mani di fata, ogni cosa che tocca aggiusta, e Fabio resta sempre incantato a osservarlo compiere le sue magie. Purtroppo qualcosa non andrà per il verso giusto e Fabio conoscerà ben presto anche il dolore, la perdita del suo punto di riferimento, ma non si perderà d'animo, lotterà contro tutto e tutti, perché sa che tutto tornerà come prima. Così tra ostacoli vari, amori improvvisi e incontri straordinari, in un percorso di formazione inverosimile, Fabio capirà che le nostre diversità sono il tesoro che ci rende unici e particolari. In alcune vicende, il racconto, diventa esilarante mentre in altri diviene commovente e allora bisogna ringraziare l’Autore che, con una scrittura generosa e diretta, carica d’ironia, ci ha regalato una storia profonda e delicata che arriva fino in fondo, proprio lì, come al mare dove non si tocca. Consigliato. di Maurizio de Giovanni Ho iniziato a leggere questo romanzo dal racconto posto in coda così come ha suggerito Maurizio de Giovanni, l’Autore, ai lettori che non hanno letto il racconto “Sara che aspetta” dove comincia la storia di Sara Morozzi. Credo di aver fatto bene ad accettare il consiglio che mi ha permesso di ben comprendere l'intreccio e i personaggi più importanti di quest’ultima storia. Dove un mistero un po’ particolare impegna una squadra irregolare formata da Sara, Viola e Pardo. L’ex poliziotta torna per un’indagine che combina questioni personali e futuro del paese. E’ sparito Sergio Minucci senza lasciare tracce. Sergio è un giovane che non è soltanto un bel ragazzo, un fidanzato coscienzioso e un brillante ricercatore universitario, ma è anche uno stagista nell’unità investigativa segreta guidata dall’amica, Teresa Pandolfi, l’ex collega di Sara. Della “Bionda” Teresa, in opposizione alla “Mora” Sara, lo scomparso è, oltre che un sottoposto, anche il passionale amante. La vicenda si fa ancora più interessante quando, l’Autore, con queste parole “Sara era un animale pericoloso. Di quelli che sembrano innocui e per questo sono molto più feroci e letali delle belve che ruggiscono. Era una donna di molti silenzi, ma adesso aveva scoperto di custodire parole nascoste che dicevano tanto di lei, anche senza essere pronunciate, proprio come quelle che era abituata a leggere negli altri” mette in risalto il lato riflessivo delle protagoniste stabilita dal silenzio, dalla volontà di rinascere e dal contrasto tra queste due personalità opposte. Sara con la sua lucida freddezza, con brevi e minimi sprazzi di umanità, calore ed empatia amalgamati a una forte etica, si contrappone a Teresa che, al contrario, ha lottato e fatto di tutto per la carriera tanto da privarsi completamente di quella sfera affettiva che adesso la distrugge. Una piacevole lettura, in cui, non sono evidenziate le solite categorie del “giallo” per fare largo alla figura delle due protagoniste fondamentali: Sara e Teresa. Bello e particolare. di Nicola Biondo e Marco Canestrari Con questo libro Nicola Biondo e Marco Canestrari, giornalista il primo e sviluppatore informatico il secondo, entrambi due ex della galassia Cinque Stelle, nel loro nuovo libro-inchiesta sui misteri del M5s, ci raccontano come la famiglia Casaleggio in soli dieci anni sia riuscita a ribaltare i giochi di potere nel nostro paese e ricostruirli a proprio piacimento. Questa inchiesta si appoggia sul racconto di chi ha contribuito a far nascere il “sistema” e di tanti altri che ne fanno ancora parte. Così, i due Autori, ci presentano il personaggio chiave dell’inchiesta “Davide Casaleggio ha occhi e orecchie nelle stanze di Palazzo Chigi e in quelle dei Ministeri economici e amministra, di fatto, il partito al governo. Davvero vogliamo credere che questo non sia un problema?” Egli “non è sottoposto ad alcun controllo democratico. Gestisce il suo sistema senza una carica elettiva, senza nemmeno un ruolo ufficiale nel partito. Spodestato ormai Beppe Grillo, le decisioni chiavi del Movimento partono dal taciturno Casaleggio. I due sono molto chiari a spiegare cosa successe durante le settimane di tensione che dovevano portare alla costruzione del governo Lega/M5S. Ricostruiscono la rete internazionale di Casaleggio, tutte le mosse politiche portate avanti dal movimento, descrivono cosa succede dietro le quinte del M5S e terminano “Non cambieremo forse il corso della storia, ma potremo almeno dire senza tema di smentita: non ci siamo fatti coglionare“. Il libro è la testimonianza di chi è stato dentro il movimento ed ha fatto parte dei quartieri alti e rivela fatti accaduti che nessuno dei grillini conosce. Ciò che illustrano i due Autori è indiscutibilmente inquietante e getta una luce molto preoccupante su chi guida la piattaforma Rousseau, i reali interessi e i legami internazionali del gruppo. Tutto quello che descrivono, è veramente frutto di calunnie e abile raccolta d’indizi? Oppure è la dimostrazione che “l’oro colato” non esiste? Intanto il libro circola e gli Autori non sono stati querelati. Leggetelo! di Andrea Camilleri Nel 2017 Andrea Camilleri scrive una lettera a cuore aperto, alla piccola pronipote Matilde, che è quasi un album fotografico, e lo fa illuminando i momenti che gli hanno permesso di diventare uno degli scrittori italiani più amati. Il libro mi era sfuggito perciò trovandomelo davanti, in biblioteca, l’ho preso al volo l’ho divorato in un paio d’ore rimanendone affascinato. In esso c’è tutta la sua lotta come impegno sociale e politico, gli sforzi per inseguire la carriera ambita, l'attaccamento alla famiglia, alla moglie, ai suoi vari lavori e alle sue molteplici capacità. Camilleri non è statoo soltanto autore, ma anche sceneggiatore e regista. Ha svolto, oltre alla professione di scrittore, altri lavori, in televisione, in teatro e come docente tanto da affermare, a pag. 60, “Dall’insegnamento ho ricevuto assai più di quello che ho dato. Mi spiego meglio: dal confronto continuo tra le mie idee e quelle di un giovane colto, preparato ed intelligente, sentivo di guadagnarci perché nelle mie idee veniva iniettato come un sangue diverso”. Il libro rappresenta il suo viaggio dentro la storia del Novecento, un viaggio pulito, puro e pieno di amore e libertà, inoltre, è una testimonianza vera e propria, un modo di usare la scrittura come strumento per raccontare di sé e al tempo stesso parlare di cosa rende la vita degna di essere vissuta. Ci parla, altresì, dei suoi amici, delle sue radici, di politica e letteratura, e con schiettezza e con buonsenso mostra i suoi errori e le delusioni. Insomma è un'immagine completa di Camilleri, che va dall'infanzia fino alla vecchiaia passando dalla giovinezza e dall'età adulta, un libro coinvolgente e tenero, una testimonianza di grande valore, che trasmette emozioni indescrivibili. Ve lo consiglio. di Gianrico Carofiglio In questo libro Gianrico Carofiglio, l’Autore, ha scelto di far tornare in azione l'avvocato Guido Guerrieri che, questa volta, è impegnato a dover risolvere un caso che lo riporta spesso indietro nel passato. Lorenza, è ora una sessantenne dimessa, invecchiata e spenta, insomma, tutto il contrario della donna con la quale, in gioventù, aveva fatto coppia passando dall'adolescenza all'età matura, tra cinema impegnato, spiagge, passeggiate per la città, caldi momenti di sesso. Lorenza ha chiesto a Guerrieri di diventare il difensore di fiducia di Iacopo, suo figlio, che al momento è in prigione con una condanna in primo grado per omicidio e con la prospettiva di essere condannato anche in secondo grado. Guido è tutt’altro che convinto, ma accetta lo stesso il caso, anche nel rispetto dei trascorsi giovanili. Comincia così una sfida processuale ricca di colpi di scena e un appassionante viaggio nei meandri della giustizia. L’Autore, forte della sua esperienza professionale, ci mostra il ruolo della magistratura, la deontologia degli avvocati difensori, di tutto il sistema giudiziario evidenziando che è essenziale la garanzia a essere comunque difesi e che il sistema porti a un giudizio di condanna o di assoluzione frutto di approfondite e attente indagini, volte a eliminare qualsiasi dubbio sia nell'uno che nell'altro senso. Nella vicenda il linguaggio giuridico, usato dall’Autore, non annoia il lettore scarso di tematiche giudiziarie, anzi lo arricchisce e certe pagine le ho valutate come una lectio magistralis. Molto interessante le pagine dedicate alla vecchiaia che accompagnano a riflettere sulle debolezze della vita e del tempo e sulla realtà. E’ sempre piacevole leggere Gianrico Carofiglio. di Georges Simenon Questo romanzo di George Simenon, l’Autore, è la storia di Emile Maugin, un celebre attore teatrale e cinematografico, idolatrato e temuto, un uomo che, venuto dal nulla e dalla fame, può ora disporre di tutto ciò che desidera, tranne che della serenità. La storia comincia con una visita medica da un famoso cardiologo che mentre gli esamina su uno schermo il torace, è corrucciato, Maugin invece continua a parlare per distrarre la propria paura. La visita termina con la ferale notizia che, nonostante lui abbia quasi sessant’anni, ha il cuore di uno di settantacinque e quindi se vuole avere la speranza di andare avanti deve necessariamente limitare o eliminare gli eccessi. A questo punto si rende conto che è tempo di fare un bilancio della propria vita, si avvera ciò che, talvolta, sognava cioè essere l’imputato di un processo i cui giudici erano tutte le persone che aveva conosciuto. Riesce a contenere l’abuso del vino, ma è evidente che non basta, che occorre darsi una calmata, gratificarsi con un po’ di riposo ed è così che, memore del desiderio della sua prima moglie di una casetta, lontana dalla ribalta e con le persiane verdi, prende in affitto una villa ad Antibes, con vista sul mare, ma con le persiane azzurre. Simenon, insomma, ci porta dentro la psiche del suo personaggio e nel raccontare le sue vicende esistenziali smonta e decostruisce il carattere mostrandolo al lettore in tutta la sua nuda fragilità. Simenon, non si smentisce, con la sua solita maestria traccia un bellissimo ritratto introspettivo. Sangue e Limonata di Joe R. Lansdale Quando un mio caro Amico mi ha messo tra le mani questo libro invitandomi a leggere qualcosa di divertente non conoscevo Joe R. Lansdale, l’Autore, né i protagonisti Hap e Leonard. Nel libro che lo stesso Autore, nella postfazione, definisce “romanzo a mosaico”, ha raccolto una serie di quattordici narrazioni brevi che raccontano la giovinezza di due scapestrati detective appunto Hap e Leonard. In realtà più del primo, che comunque è sempre l’io narrante, che del secondo. In essi c’è anche la storia di una lotta, continua e incessante, che Hap e Leonard intraprendono da sempre per difendere la loro amicizia e le loro esistenze contro il mondo intero. E, penso, non sia casuale il loro primo incontro avvenuto proprio durante una serata di combattimenti clandestini come non è casuale che quello della lotta sia un tema che percorre tutto il libro come un filo conduttore: lotta contro il razzismo, lotta contro il bullismo, lotta contro le violenze. Le storie si susseguono, come dicevo, in modo casuale, tra il 1959 e il 1968, e senza concatenarsi una con l’altra, in alcuni Hap non è il protagonista, in altri Leonard non è ancora comparso all’orizzonte, in un caso la vicenda è, perfino, narrata in terza persona. Il racconto più lungo è quasi in mezzo e dà il titolo alla raccolta e narra che, uscendo dal cinema con la mamma, impiegata e pittrice part time, vedono un ragazzino nero che piange, lo fanno salire a bordo della vecchia Ford nera, sono anche loro poveri ma vige la segregazione e i neri stanno peggio. Lo alimentano e, in qualche modo, scoprono da chi riaccompagnarlo. Non sono bene accolti, dalla madre del ragazzino, e ritornano a casa mortificati. Nel tragitto sua madre, raccontando una sua vicenda familiare, termina l’aneddoto con la frase “la vita ha i suoi lati buoni e i suoi lati cattivi. Ha la limonata e il sangue. E non puoi lasciare che il bene che abbiamo fatto, ossia la limonata, venga cancellato da qualcosa che è andato storto”. Lansdale, con tanta ironia, in questo libro scava nel passato dei due celebri detective, conosciuti al grande pubblico anche per una famosa serie TV, dell’East Texas presentandoci queste piacevoli storie con diversi personaggi a volte comici, altre volte nostalgici ma spesso violenti. Nulla di eccezionale, almeno per i miei gusti, ma spesso la lettura diventa gradevole. di Andrea Vitali In questo libro Andrea Vitali, l’Autore, si è allontanato dalla sua Bellano e ci porta nel luogo più intimo della sua fantasia. A far da sfondo alla circostanza, infatti, c’è tanto verde da ogni parte, prati, alberi, un fiume, il cielo sempre azzurro, e c’è Mattia, il protagonista, che ricorda la sua infanzia con il nonno Zaccaria. I due dormono nella stessa stanza e nonno Zaccaria, ricco di esperienze trova sempre il gioco più bello da fare col nipote. Mattia si rende presto conto che, con il nonno, la sua vita è subito cambiata, ma una mattina tutto si trasforma inaspettatamente e nonno Zaccaria inizia a manifestare strani atteggiamenti, mostra diverse stranezze, la maggiore delle quali, quella in cui egli crede fermamente di essere Napoleone, reincarnato, si proprio del famoso imperatore, sta parlando. Anche i personaggi in cui ci s’imbatte, nel proseguimento del racconto, sono bizzarri e un po’ sui generis. Il dottore, che parla solo per modi di dire e proverbi, lo porta in una casa di cura dove il Professor Menerelli, a suo agio per compatibilità con le menti più assurde, ospita regine e condottieri, scrittori e personaggi di opere liriche. C’è perfino un vero Babbo Natale che è scambiato per un ladro dalla sceriffa con i baffi finti mentre tentava di intrufolarsi dalla porta in una casa senza camino. Insomma, improvvisamente il lettore, è catapultato in una favola che si concluderà con un accidentale avvenimento e costretto a rimanere immobile a letto, al risveglio sarà sano e rinsavito. Mattia riporterà il suo amato nonno a casa, che rimarrà con lui vita natural durante, e in seguito, sarà un ricordo indelebile nel suo cuore. Andrea Vitali riesce a metterci in allegria, non si smentisce mai, anche con questa bella favola. La mia storia di pescatore e capitano di Pietro Marrone Quando ho finito di leggere questo libro, ho riguardato la foto, in quarta di copertina, di Pietro Marrone, l’Autore, ed accanto a lui ho visto i vari Nicolò, Pino, Vito, Gaspare, Salvatore, Antonio insomma i fieri volti di tutti i Pescatori di Mazara del Vallo che in questi ultimi anni hanno salvato vite umane e che si sono guadagnati riconoscimenti vari e copertine di riviste famose. Non chiamiamoli eroi, per favore, ma “Pescatori” perché loro sono pescatori con le loro esperienze e con i loro sacrifici e come dice Pietro “La gente in mare bisogna soccorrerla” e loro hanno soccorso e continueranno a farlo senza pensare alle conseguenze che ne deriveranno o alla notorietà. Pietro, nella prima parte del libro, ha raccontato la sua storia di pescatore e della sua famiglia, che io ho conosciuto, mi ha fatto ritornare nel quartiere della “machina di ghiacciu” dove anch’io abitavo e dove alcuni dei suoi parenti sono stati miei compagni di gioco. Ho assaporato i suoi ricordi che sono anche i miei e delle persone che abitavano in quel quartiere di pescatori; chi non ha ricordo di suo nonno Pietrino Pio? Tutti ricordiamo la sua cordialità e disponibilità a farci accomodare alla sua tavola oppure l’immagine della sua “fornacella” messa davanti alla porta a grigliare pesci. Le esperienze di Pietro sono quelle di tutti i ragazzini del quartiere, anche se qualcuno poi, come me, non ha preso la via del mare. Nella seconda parte del libro Pietro mi ha fatto apprezzare la sua personalità e la fierezza delle sue scelte culminate nella missione, con la Mare Jonio, salvando vite umane che l’hanno reso noto a tutti noi, compaesani migrati, che da lontano ci siamo inorgogliti per le sue scelte. Bravo Pietro! di Andrea Camilleri In questo libriccino c’è un appassionante monologo che Andrea Camilleri ha lasciato ai suoi lettori predisposto prima dell’improvvisa dipartita dell’estate scorsa. Una piccola preziosa sorpresa che, a distanza di diversi mesi dall’uscita del precedente testo dedicato a Tiresia, si contraddistingue anch’essa per l’originalità del soggetto trattato. Il monologo doveva essere presentato alle Terme di Caracalla il 15 luglio 2019, due giorni prima della scomparsa dell’Autore, un Caino cantastorie che prende la parola e ci trasporta nella sua visione delle cose, che diventa avvocato di se stesso, un Caino stanco di essere giudicato e offeso e che vuole esporre le sue motivazioni. Un Caino che diventa omicida quando “non ammazzare” non era ancora un comandamento e quindi un divieto, un Caino che, però, sa di essere colpevole. Insomma, con la semplicità e l’ironia tipiche di Andrea Camilleri, nel libro, c’è disegnata la leggenda di Caino, il primo assassino dell’umanità. Un essere giudicato, da sempre e da tutti, malvagio, infatti, nelle diverse tradizioni e citazioni di altri autori quali Borges, Shakespeare oppure il Caino ironizzato da Dario Fo, o quello descritto da Giordano Bruno è raffigurato come simbolo del Male. Il Caino, che ci regala Camilleri, è il racconto di un personaggio che ha sempre affascinato condannato da Dio a vivere sulla terra per l’eternità, divenne addirittura fondatore di città, così come inventore di tecniche utili alla sopravvivenza umana e persino della musica. Una lettura leggera in cui senti, in sottofondo, l’eco ed il respiro del Camilleri che tanti abbiamo amato con la sua voglia di raccontare e ironizzare. di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso In questo libro i due Autori, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, analizzano l’evoluzione della criminalità organizzata calabrese, tentando di indagare su una realtà sommersa e misteriosa, resa sempre più invisibile prodotta dalle possibilità offerte dai moderni mezzi tecnologici. Insomma, dopo anni di studi e di ricerche sul campo, gli Autori, sono riusciti a individuare le tipologie di appartenenti alla ‘ndrangheta del terzo millennio e cercano, nel libro, di fare un identikit circostanziato e presentandoci i nuovi mafiosi calabresi, che messa da parte coppola e lupara, si presentano con un nuovo volto e con giacca e cravatta, si muovono nella zona grigia intessendo nuove trame in modo di infiltrarsi nelle istituzioni. Eccola la ‘ndrangheta 2.0! Ecco il nuovo volto del fenomeno mafioso che ha stabilito i suoi rapporti con i centri di potere economico, politico e finanziario, con la massoneria deviata, con il narcotraffico, con il web e con i social network. I nuovi boss sono attivamente impegnati oltre che nel governo del territorio, nella corruzione e infiltrazione delle istituzioni e dell’economia legale e nel soddisfare le richieste, legate alla globalizzazione e alla creazione di un unico mercato mondiale, dove imprenditori e operatori economici, in Italia e all’estero, chiedono alla criminalità beni e servizi necessari per abbattere i costi di produzione, alzare i margini di profitto e conquistare competitività. In quest’avvilente scenario, gli Autori, nel finale del libro ci lasciano intravedere qualche crepa nel muro di omertà, che l’ha sempre contraddistinto, mostrandoci gli appartenenti a famiglie mafiose che scelgono, sempre di più, di collaborare con la giustizia e terminano con la speranza “di trovare una forte convergenza politica su una battaglia di civiltà” e vincerla. Da leggere. Storia di un amore possibile di Niccolò Agliardi Sulla copertina c’è scritto “romanzo” invece questo libro non è un romanzo ma una storia vera che ruota attorno a un incontro, di un genitore affidatario single, che decide di accogliere in casa un ragazzo dal passato deformato da ingiustizia e dolore. Niccolò Agliardi, Autore e Cantautore, è anche docente di Tecniche di scrittura creativa presso l’Università agli Studi di Milano e perciò è molto abile nel raccontare il senso profondo, fra fallimenti e ricompense, aspettative e bisogni, paure e realtà, di un percorso di crescita e di consapevolezza dei propri limiti. Dopo essere stato “idoneo” ad un corso preparatorio per diventare genitore di Federico, un ragazzo di diciotto anni che, diventato maggiorenne, deve lasciare la comunità dove da anni è ospite. Niccolò è single con alle spalle una famiglia un po’ particolare con genitori separati, lui assume farmaci antidepressivi per superare le sue ansie e visita spesso una psicologa che lo aiuta nei momenti più particolari. Nel complesso però i suoi familiari sono presenti nel bisogno, ha tanti amici e lavora nel mondo dello spettacolo. Federico ha una mamma originaria delle isole Mauritius con molti compagni, nessun marito e quattro figli sparsi tra comunità e affidi falliti. Insomma un incontro di due solitudini con problematiche varie che plasmano questa difficile vicenda, intima e commovente. Un percorso complicato di crescita e di consapevolezza dei propri limiti che si sviluppa fra fallimenti e approvazioni, attese e bisogni, paure e realtà che vale la pena conoscere. di Jorge Luis Borges In questo libro Jorge Luis Borges ci propone una raccolta di scritti di autori diversi, ma anche di storie inventate da lui stesso per divulgare una storia di sogni. E lo fa scoprendo il tema del sogno in millenni di letteratura dando sfogo alla sua vocazione da antologista che lo aveva, in altri momenti, portato a realizzare insolite collezioni di cultura universale. I sogni raccolti nel libro non hanno precisi schemi e sono centotredici frammenti di opere che hanno per oggetto proprio il sogno nelle diverse manifestazioni che i vari settori della letteratura hanno dedicato al tema favoloso dell’esperienza onirica. Ci sono, infatti, sogni profetici d’Oriente, quelli dell’epopea di Gilgamesh, altri dell’epoca medioevale fino a raggiungere i giorni nostri. L’Antologia è stata curata da Borges, con l’aiuto di Ray Bartholomew, nel 1976 e ripubblicata, nel 2015, in Italia da Adelphi a cura di Tommaso Scarano. Il tema è molto interessante, lo scrittore è un grande, io sono uno sfaccendato e poco a poco mi sono fatto trascinare nella lettura, che sarà molto impegnativa, e rimango perplesso sulla disponibilità e la voglia di chi, vincolato in altre attività, riesca ad arrivare alla fine dell’opera. Naturalmente, lo consiglio a chi apprezza Borges, a chi ama il fantastico, a chi è semplicemente curioso e a chi ha tempo e voglia di staccare la spina per qualche giorno ed evadere con l’immaginazione. di Dacia Maraini In questo libro Dacia Maraini, l’Autrice, ci offre una riflessione sulla storia delle donne e del femminismo che ha influenzato e influenza ancora così l’essere donna e le tematiche come la femminilità, la maternità e il matrimonio. In esso, l’Autrice, ci rende partecipi di un dialogo tra una madre e un figlio, un figlio perduto perché mai nato. Dacia, infatti, dopo aver trascorso una gravidanza a letto, a causa delle minacce di aborto, al settimo mese è costretta a dare alla luce un figlio senza vita. Un figlio che non ha mai visto la luce del mondo e che non merita neanche un funerale. Nel ricordo di questo ci regala questa lunga riflessione, in cui si rivolge per tutto il tempo a suo figlio, non limitandosi a immaginarlo crescere, imparare, vivere ma anche sbagliare perché, per Lei, questo bambino è vivo poiché abita nei ricordi e nella mente della sua mamma che lo immagina in fasce, che lo vede crescere, diventare adulto, lottare negli alti e bassi della vita parlando e dialogando con lui. Le discussioni, con il figlio Perdu (perduto), servono all’Autrice come pretesto, per presentarci questo saggio sulla condizione della donna. Attorno alle vicende di tipo personale, infatti, Dacia Maraini compie un lungo e approfondito excursus storico e sociale che conduce il lettore alla scoperta di una lunga tradizione di vessazioni e ingiustizie in danno delle donne da sempre schiavizzate, abusate, rese oggetto di dominio da parte di una società patriarcale e maschilista che le ha considerate inferiori all’uomo, non meritevoli di pari dignità e incapaci di coltivare un pensiero proprio. Leggere la Maraini è sempre un grande piacere, non delude mai. Da leggere. di Baptiste Monsaingeon In questo saggio Baptiste Monsaingeon, l’Autore, ci guida verso un viaggio particolare, tra i rifiuti prodotti dalle nostre società contemporanee tra i rifiuti prodotti dalle nostre società contemporanee e l'attività dei raccoglitori di stracci e dei raccoglitori di rifiuti in genere, con particolare riferimento alla Francia, il libro ha avuto inizio con la sua tesi di laurea in sociologia, e il cui raggruppamento si ampliò dopo il periodo preindustriale. Questa professione ribelle che viveva principalmente ai margini della società e che dopo, tra la tendenza igienista che cercava di ripulire le città e gli sforzi dello Stato per regolare la loro attività, vide i suoi numeri ridursi notevolmente lasciando le città nel caos dei suoi rifiuti. Poi furono conservati in discariche, sparsi sulla superficie degli oceani o dispersi in particelle invisibili nell'atmosfera, i rifiuti sono, oggi più che mai, una traccia indelebile della nostra presenza sulla terra tanto quanto un sintomo della crisi del mondo contemporaneo. Si è constatato, come sottolinea l’Autore, un aumento esagerato della quantità di rifiuti generati e porge, al lettore, un riesame dettagliato della lotta contro i rifiuti da diverse prospettive, a partire dalla gestione e dalla prevenzione dei rifiuti organici. Monsaingeon contesta il ruolo delle lobby industriali, respinge la biodegradazione della plastica che avviene, soltanto sulla scala visibile invece che su scala molecolare, perché la plastica non riesce a degradarsi in alcun modo e rileva le fonti del mercato dei rifiuti che porta le comunità a produrre una certa quantità di residui al fine di fornire le attrezzature di trattamento tecnico dei loro fornitori privati. E’ la regola fondamentale dell'economia circolare quindi denuncia le chiamate depoliticizzate a "zero rifiuti" e "economia circolare" come meccanismi che mantengono la negazione, e orizzonti smisuratamente distanti nella misura in cui la produzione di rifiuti su scala globale non sta riducendo nulla, perché i detriti superano molto la capacità di assorbimento del nostro ambiente. Insomma la soluzione è solamente in mano all’Homo Detritus che chiama tutti a “fare il mondo con i loro resti” rimboccandoci le maniche. La lettura è molto interessante ma, oltremodo, parecchio inquietante. Mala tempora currunt sed peiora parantur. Ballata per un paese al tramonto di Francesco Guccini In questo libro di Francesco Guccini, l’Autore, Tralummescure, cioè tra la luce e il buio, narra il tramonto della sua Pàvana, il borgo dove è nato e dove sono le sue Radici, tema molto caro a lui, e lo fa usando il suo linguaggio “ un dialetto povero, di gente povera, però era usato quotidianamente per comunicare notizie, emozioni, dichiarazioni d’amore, odio, lite. Lo si parlava in famiglia, mangiando, dividendo i compiti che ciascuno aveva nella giornata. Il dialetto ti fasciava, ti avvolgeva, nominava le cose che ben conoscevi, la tua famiglia, i tuoi amici, i tuoi animali, le tue piante, con nomi diversi e paralleli a quelli della lingua italiana”. In esso, perciò, celebra con la malinconia degli argomenti “ Il vento del tempo” che ha spazzato tutto, la gente che lì viveva “e camminava per quelle strade, quei sentieri, portando pesi, ora vietati per legge, portando attrezzi agricoli (un pennato, un’accetta, una zappa, un picco), andando a moroso, tornando da cena, da un ballo, da un matrimonio e avventure ribalde”. Guccini ci racconta un mondo che non c’è più, un universo semplice e operoso, fatto di mani che lavorano la terra, che spacca legna e impastano il pane. Ci parla di cucine economiche pulite a specchio per il pranzo della domenica, di passi con scarpe pensanti e consumate che scricchiolano sotto le foglie secche piene di piccole strade brecciate risuonanti di passi, di muri pieni d’edera, di fiumi dove una volta si faceva il bagno davvero, di comignoli fumanti che profumavano l’aria gelida di novembre di fumo e castagne. Insomma, è una “Ballata per un paese al tramonto” come afferma nel sottotitolo. Senza dubbio non è una lettura spensierata ma è pura poesia che affascina e tiene il lettore attaccato al suo racconto. Ve lo consiglio. di Mauro Esposito In questo libro, preso perché suggerito dall’ex magistrato e presidente della Camera Luciano Violante, quando ho letto “Colpire per primi” c’è il racconto in prima persona del protagonista, Mauro Esposito l’Autore, un ingegnere che ha denunciato i boss della ‘ndrangheta e che è diventato un testimone di giustizia per non scendere a compromessi con la mafia. Una storia di coraggio e di lotta che ha portato a diciannove condanne e alla scoperta di un mondo nascosto tra appalti e cemento. Una vicenda che ha coinvolto anche la sua famiglia perché da quel momento iniziano un incubo con un susseguirsi di vicende che in poco tempo lo porteranno a un passo dal fallimento. Infatti, le due guerre, di cui scrive Esposito in realtà, sono molteplici. La prima è senz’altro quella contro la ‘ndrangheta quando l’imprenditore, che definiva “mafioso” l’atteggiamento intimidatorio cui era stato sottoposto senza sapere che di vera mafia si trattava, ha denunciato un atto illegale che ha portato al processo “San Michele”. Subito dopo la denuncia cominciano altre battaglie, soprattutto contro quelli che sono dei veri e propri paradossi della nostra legge. Nella causa civile contro i suoi estorsori, Esposito perde tutto a causa di una legge del 1939 abrogata nel 1997. Si ritrova, così, con i beni pignorati e, ancora peggio, l’Agenzia delle Entrate pretende i pagamenti, poiché “l’estorsione non è motivo di sospensione delle tasse”. Inizia così una discesa che sembra inarrestabile, nonostante un processo che in sede penale riconosce la fondatezza di quanto denunciato da Esposito. Ecco! Nel libro ritroviamo tutti i particolari della sua lotta, dalla solitudine alla rivincita, la vicenda umana, giudiziaria, familiare e imprenditoriale di un ingegnere che stava realizzando i sogni di una vita e che si è ritrovato testimone di giustizia smascherando un sistema mafioso fatto di appalti truccati e soldi facili sullo sfondo di una Torino apparentemente perbene. Una vicenda cha a tratti sembra perfino surreale ma sicuramente intensa e piena di coraggio e di voglia di non arrendersi per ottenere giustizia. Oggi, Mauro Esposito, è testimone di giustizia e sta provando, con dignità e con l’aiuto di “Libera”, a rialzarsi. Molto interessante e da leggere per conoscere come, nell’avanzato e ricco Nord Industriale, le imprese e la ‘ndrangheta calabrese vanno spesso a braccetto per interessi convergenti, falsano il mercato, alterano il principio economico della libera concorrenza riciclando i proventi miliardari del traffico di cocaina. Mauro Esposito ha detto no a tutto ciò, ha denunciato boss e gregari dell’organizzazione criminale, puntando il dito contro di loro in un’aula di tribunale. Sillabario alpino di Mauro Corona e Matteo Righetto In questo libro Mauro Corona e Matteo Righetto, gli Autori, danno voce a ciò che è, per loro, la montagna traendo da un ricchissimo tesoro di esperienze personali, realizzando brevi racconti, rappresentazioni di paesaggi naturali di bellezza indescrivibile ed epigrammi folgoranti. Con il sottotitolo “Sillabario alpino” i due Autori insegnano a una persona come me, ignorante di montagne alpine, a leggere partendo dalla minima unità che costituisce la parola, per imparare a conoscere la Montagna. E' un viaggio che attraversa tutte le lettere dell'alfabeto, si parte da Abete e si arriva a Zuppa. Leggendo il libro, scopriamo un prontuario contro i piccoli e grandi malanni del corpo, e un elenco di rimedi casalinghi, un ricettario, una guida ragionata dei frutti e dei cibi della montagna: il miele a confronto con la melata, i kasunzièi, i mirtilli, lo speck, le gioie del palato mescolate alla convivialità. Si agguantano le prime conoscenze degli alberi ivi residenti e tutto quello che, essi, suggeriscono a chi li osserva. Insomma, lì dentro, ci sono la Montagna con i loro ricordi e le loro esperienze di alpinisti nati e cresciuti in verticale. Il Lettore, passo dopo passo, incomincia ad apprezzare la natura, gli animali che la valorizzano, come le acrobazie delle magiche aquile o le graziose arrampicate dei camosci e alla fine riesce a commuoversi, anche, con il ricordo di Roci, il cane tanto amato di Mauro Corona. Ne vengono fuori le diverse personalità dei due scrittori, il sanguigno e, per me, già noto Corona e il contemplativo e ignoto Righetto, due personalità diverse ma che si fondono in analisi interessanti per farci capire, compiutamente, la vita della montagna. Affascinante e molto istruttivo. La lotta alla mafia spiegata ai giovani di Luciano Violante In questo libro l’ex magistrato e presidente della Camera Luciano Violante, l’Autore, ricostruisce gli eventi, i protagonisti e il significato della lotta alla criminalità organizzata per capire meglio a che punto siamo oggi. In questa ricostruzione diretta a un giovane di oggi, come dichiara nel sottotitolo, spiega chi erano e cosa hanno fatto realmente tutti gli eroi morti nella lotta alla criminalità organizzata a partire da Boris Giuliano a Piersanti Mattarella, da Cesare Terranova a Carlo Alberto dalla Chiesa, passando per Gaetano Costa, Pio la Torre, Rocco Chinnici fino a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e tutti gli altri combattenti spesso dimenticati o sconosciuti ai più. Grandi Uomini uccisi “mai per caso”, ma perché ognuno di loro costituiva un granello di sabbia che rischiava di inceppare l’ingranaggio, e dunque andava rimosso. Violante illustra la battaglia della confisca dei beni sequestrati, l’introduzione del 41 bis, lo scioglimento dei consigli comunali, lo scambio elettorale e le commissioni antimafia, arrivando al processo Andreotti e chiedendosi “quale Stato” abbia effettivamente trattato con la mafia e non si limita a parlare del passato ma affronta pure i nodi del presente. Evidenziando che il problema è che le leggi, così come gli arresti, i processi e le condanne, non bastano né possono diventare un alibi per delegare tutto alle istituzioni. Serve l’impegno dei singoli, affinché si tramuti in etica collettiva: «Una democrazia non può nascere né crescere in una società che non abbia onesti comportamenti, nella quale i cittadini non si prodighino per far emergere i valori civili». Per questo, oltre alla storia della mafia, è importante conoscere la storia della lotta alla mafia. Un bel saggio che tutti i giovani, e non solo, dovrebbero leggere. di Simonetta Agnello Hornby e Mimmo Cuticchio In questo libro, scritto a quattro mani, dalla Scrittrice Simonetta Agnello Hornby e da Mimmo Cuticchio l’erede diretto e interprete della tradizione palermitana dell’Opera dei pupi, c’è il racconto di una città che appartiene a entrambi e che ha sempre significato tanto per i due artisti. In “Siamo Palermo” troviamo aneddoti, racconti, storie e ricordi di due grandi personaggi Palermitani e mentre Simonetta ci conduce sul filo dei ricordi facendoci scoprire la Palermo sensuale di una classe sociale privilegiata, altera che viveva di rendita occupando i palazzi principeschi che gradualmente, la nobiltà decaduta, ha convertito in alberghi o in siti culturali. Mimmo, invece, ci prende per mano e ci conduce per le strade della Palermo in espansione, che ha assistito ai disastri del “Sacco di Palermo” l’abusivismo edilizio che ha innalzato senza vergogna palazzoni di cemento armato accanto alle belle ville e ai ruderi della seconda guerra mondiale. In sostanza i due Autori ci portano a scoprire la Palermo della guerra, la Palermo vista dal mare, la Palermo dei palazzi nobiliari, ma anche la Palermo dei morti per mafia e della ricostruzione selvaggia. Con semplicità, inoltre, ci parlano dei personaggi che hanno popolato e oggi popolano le strade della città, come le prostitute, i venditori del mercato, i cuntisti e gli uomini di Chiesa che hanno lottato per i poveri e contro la mafia. E’ attraente la Palermo della guerra, del mare, la Palermo dei morti per mafia ma è piacevole, anche, la Palermo dei vicoli della “munnizza”, i palazzi nobiliari, il desiderio di futuro delle nuove generazioni. Leggetelo! di Giorgio Scianna Con questo libro Giorgio Scianna, l’Autore, entra in una crepa del periodo relativo alla lotta armata in Italia. La storia che ci narra ha per protagonista Margherita, una ragazza milanese, di diciotto anni, innamorata di Pietro, che si ritrova un po’ per caso un po’ per voglia di ribellione a entrare in quell’ambiente fatto di gruppi, di sotterfugi, di rifugi, atti dimostrativi, pedinamenti, ferimenti e omicidi. Siamo a Milano agli inizi degli anni ’80, proprio, verso la fine degli “anni di piombo” e Marghe, diminutivo familistico usato da Scianna, è appena salita sulla macchina del padre dopo essere uscita dal carcere. L’accusa è di fiancheggiamento a banda armata e la madre, avvocato, è riuscita a farle ottenere uno sconto di pena convincendola a fare i nomi di alcuni dei suoi compagni. Marghe, però, è combattuta da un dissidio interiore incentrato tra il rapporto con i suoi vecchi amici, con i loro ideali rivoluzionari, e il distacco dalle azioni criminali che questi compiono per manifestare la propria ideologia. Intorno a Marghe gravitano altri personaggi differenti e tutti incisivi come i genitori che si rapportano in maniera certamente diversa con la figlia. Paolo, il padre, è affettuoso e protettivo, mentre la madre Anna, è più severa e autoritaria, per quanto abbia diverse affinità caratteriali con la figlia, Sara, l’altra sorella, relegata a una visione fatta di apparenza ma che in verità piange e soffre per quella nuova condizione di detenuta della consanguinea e, infine, Martino il fratello di quattro anni più giovane che è in perfetta sintonia con Marghe. Proprio Martino, si ritroverà al centro di una cosa più grande di lui che terrà, il lettore, col fiato sospeso e che riuscirà a valorizzare tutta la vicenda offrendo anche vari spunti di riflessione. Scianna è stato bravo non solo a presentarci il quadro completo della società di quei tempi ma anche i tormenti e le inquietudini di una terrorista in erba che crede in determinati ideali che al momento opportuno, però, diventa la figlia di quella famiglia che in parte accusa, ma che protegge sempre. Ve lo consiglio. di Maurizio De Giovanni Solo da poco avevo fatto la conoscenza con Luigi Alfredo Ricciardi di Malomonte che con quest’ultimo racconto, purtroppo, saluta i suoi lettori. Così, infatti, ha deciso Maurizio de Giovanni, l’Autore e creatore del personaggio, regalando ai lettori questo romanzo intenso, in cui sono le parole, i sentimenti, più che la scrittura, suscita grande emozionalità. Un romanzo pieno d’amore sia verso il mondo del commissario sia verso i presunti lettori. La vicenda raccontata in questo libro si collega con un delitto "politico" un po' strano che ha per protagonista Manfred l'ex spasimante di Enrica l’ormai consorte di Ricciardi e in attesa del loro primogenito. Il maggiore tedesco Manfred, è stato ucciso e del delitto è accusata ad arte la cantante Livia Lucani, sposata Vezzi, che ama disperatamente Ricciardi. Il solito trio, il Commissario, il fido brigadiere Maione e il medico antifascista Modo si adopereranno per risolvere la montatura del delitto con l'aiuto insperato della tata Nelide, di Salvatore, un pescatore riconoscente nei confronti di Modo, e del Femminiello Bambinella. Attorno, alla misteriosa morte di Manfred, viene a galla la meschinità di alcuni personaggi che con i loro comportamenti sono la rappresentazione dei lati peggiori dell’essere umano quali la corruzione, l’omertà, l’asservimento al potere, il disprezzo per i sentimenti più puri in nome dell’affermazione personale e lo spirito di vendetta. In contrasto con la vivacità di Napoli, dei vicoli, degli abitanti che, nonostante le difficoltà economiche, sociali e politiche, la violenza, i soprusi, cercano di aggrapparsi alla bellezza delle piccole cose. Insomma il libro è l’occasione per salutare con affetto, una città incantatrice e bellissima con tutti i suoi chiaroscuri e un congedarsi dai personaggi memorabili di questa serie. Buona lettura! di John Fante Questo libro di John Fante, l’Autore, è stato pubblicato postumo esattamente nel 1986 mentre la prima edizione italiana fu pubblicata nel 1997 e comprende due racconti. Nel primo “Il mio cane Stupido” c’è un ritratto della famiglia americana che si dibatte tra cinismo, dispetti, difficoltà di relazione, incomprensioni e desideri di fuga dalla realtà. Nel secondo “L'orgia”, con protagonista un bambino di dieci anni, affronta il rapporto padre-figlio. Il protagonista del mio cane Stupido, è Henry Molise, l’alter ego di Fante, uno scrittore italo americano, di mezza età frustrato e in crisi d’ispirazione, immaturo e arrogante, sconfitto e stanco dei suoi continui fallimenti familiari e personali e stressato dagli eterni conflitti con la moglie Harriet, con i loro quattro figli e che sogna un biglietto aereo per ritornare alle sue origini: Roma. Tutto questo fin quando, nel giardino della loro lussuosa e immensa dimora, non compare, un enorme cane di razza akita talmente pigro, testardo e impertinente, che finisce, in pochissimo tempo, per portare il totale scompiglio in famiglia. Totalmente da gustare perché Molise si troverà ingarbugliato incolpevolmente in situazioni incredibili che stabiliranno un legame quasi indissolubile tra il cane ed il padrone. Nell’orgia è narrata la fine brutale del periodo infantile dell'Autore in cui evidenzia l’illusione, il desiderio di rivalsa e speranza di successo che è sempre stata l’aspirazione di tutti gli emigranti contrapposta all’importanza della famiglia, alla fede incrollabile della moglie e all’ingenuità dei loro figli. Un libro carico d’ironia ma, insieme, cinico tanto che oserei definirlo tragicomico ma, contemporaneamente, di notevole potenza e abilità. Ve lo consiglio. di John Fante In questo libro il protagonista è John Fante, l’Autore, divenuto abbastanza ricco da permettersi una bella villetta nella Wilshire Boulevard di Los Angeles, sposato con Joyce, e in attesa di diventare padre per la prima volta. In esso racconta la semplicità della vita di una coppia turbata dall’imminente arrivo di un bambino e dalle termiti. Sì, la causa scatenante degli eventi sono proprio questi sgradevoli insetti che hanno fatto crollare il pavimento della cucina di casa Fante. Dopo varie telefonate, John, decide ci far eseguire i lavori di ristrutturazione al padre, un emigrante italiano esperto muratore da più di cinquant’anni. Perciò si reca a San Juan a prendere Nick. Non l’avesse mai fatto! Sì perché Nick, il "più grande muratore della California", è una presenza ingombrante anche se divertente che crea una serie interminabile di piccole disavventure e litigate, tra lacrime e sorrisi, crisi mistiche e formidabili bevute di vino. John si rivela un uomo insicuro, spaventato e pieno di ansie, vorrebbe fuggire lontano e pensa di non essere ancora pronto a fare il padre. Joyce, invece, è concentrata solo su se stessa e sul suo pancione, alterna le sue giornate fra la lettura d’importanti saggi sull’educazione del bambino e sulla religione e si dedica alla pulizia maniacale della casa, anche a costo di mettere a repentaglio la sua salute e quella del suo feto, scaricando poi le sue ansie e le sue frustrazioni sul povero marito che si sente messo da parte e ignorato. Il padre si metterà al lavoro, dopo due settimane tra prediche, litigi e riconciliazioni stabilendo un rapporto di complicità con la nuora, scatenando le ire di John e situazioni insensate. C’è da sbellicarsi dalle risate. Infatti, l’ironia e la comicità creano un mix perfetto di umorismo e sentimentalismo che caratterizzano tutto il libro. Bello! di Paolo Rumiz In questo libro Paolo Rumiz, l’Autore, racconta le origini dell’Europa quando i discepoli di Benedetto da Norcia salvarono una cultura millenaria costruendo monasteri, presidi di resistenza alla dissoluzione e lo fa attraversando la geografia, la storia e la memoria della nostra Europa. Il libro è un pellegrinaggio sentimentale attraverso i monasteri benedettini alla ricerca del fondamento della fratellanza europea. Nel tumulto delle invasioni barbariche e della società in disfacimento, dei saggi accomunati dalla regola di Benedetto, convertirono gli invasori, crearono biblioteche, coltivarono la terra e dettero speranza e conforto alla popolazione. Lo fa viaggiando e visitando una quindicina di monasteri in sette nazioni d’Europa dimostrandoci che ogni monastero è diversissimo dagli altri. Ognuno è indipendente dagli altri ma tutti hanno come unico elemento comune la Regola scritta 1500 anni fa che è più che mai attuale. E lo fa mostrando la modernità di questa Regola, forse la prima grande democrazia al mondo, il primo momento di liberazione della donna e il primo momento in cui gli uomini liberi mettono mano alla zappa e cominciano a coltivare la terra, non lasciando più la cosa agli schiavi. Come i vari luoghi sono tanto differenti l’uno dall’altro, così il racconto è punteggiato da uomini memorabili, con cui l’Autore si confronta e che lo aiutano a comprendere meglio la missione che si è dato San Benedetto. A lettura ultimata, il Lettore, acchiappa i tanti fili che Rumiz ci invita a tirare e su cui riflettere, una matassa che annoda la Storia e le storie di uomini e donne, le fedi, la musica, la comunità, lo stare insieme e la solitudine. Molto interessante e coinvolgente. La conquista sovietica dello spazio di Massimo Capaccioli In occasione del cinquantenario dello sbarco sulla Luna l’astrofisico Massimo Capaccioli, l’Autore, avvalendosi di un’infinità di documenti, sostiene, in questo saggio di grande valore storico, che la conquista dello spazio è un affare tutto sovietico, gli Stati Uniti d’America arrancano sul tracciato di quella che non è solo un’impresa epica, ma anche una necessaria evoluzione scientifica e ne dipinge, con stile chiaro, tutta la storia. Capaccioli ci ricorda che a mandare per prima animali nello spazio (1954), per prima un satellite artificiale in orbita intorno alla Terra fu l’Urss (Sputnik, nel 1957) e prima, anche, ad inviare un manufatto sulla Luna (1959). Nel 1961, inviò il primo uomo, Yuri Gagarin, nello spazio che riuscì a volare in assenza di gravità, seguito dalla prima donna, Valentina Tereshkova (1963); il cosmonauta Aleksei Leonov, nel 1965, fu il primo essere umano a lasciare una capsula per rimanere sospeso liberamente nello spazio, compiendo la prima attività extra terrestre della storia. E sempre i sovietici furono i primi a circumnavigare la Luna, fotografandone la faccia nascosta e a toccarne il suolo con un robot. Sfortunatamente, purtroppo, ebbe la sventura di non calcare il primo passo sulla Luna e fu quello che segnò la vittoria degli Stati Uniti il 20 luglio 1969, ma contribuì in maniera decisiva a innovare e rivoluzionare l’ingegneria aerospaziale. In sostanza, nella sua tesi, Capaccioli dimostra che il percorso dello sbarco sulla Luna fu composto di varie tappe e importanti competizioni con relative ricadute politiche e, senza nulla togliere al tenore dell’impresa americana, e non è detto che l’abbiano vinta i trionfanti. Una lettura bella e molto interessante. di Cristina Cassar Scalia Con questo libro incontro, per la prima volta, Vanina Guarrasi, una donna con molte ferite e molti fantasmi uscita dalla penna di Cristina Cassar Scalia, l’Autrice, di questo thriller dove il cambio di prospettiva è continuo. Siamo a Catania, dove Vanina dirige la sua squadra d’investigatori con determinazione, concedendosi pochissimo tempo libero per sé, poiché ogni caso la coinvolge e arriva sempre fino alla fine, grazie al suo fiuto da segugio e al suo intuito quasi infallibile. In una villa sul mare, durante una festa tutti, improvvisamente, la abbandonano. Nella notte, da una barca da pesca, due testimoni affidabili vedono un uomo gettare in mare una valigia pesante, su un tratto di costa isolato, e ripartire sgommando. Nella mattinata una telefonata anonima con voce di donna avverte il vicequestore Guarrasi che una ragazza è stata uccisa e segnala, dove si troverebbe il corpo. Da qui parte l’indagine e la ricerca di un corpo che non si trova. Infatti, la valigia è ritrovata vuota con evidenti tracce di sangue e con l'Iphone intestato alla stessa però senza il cadavere. La faccenda si complica ancor di più quando si scontra con i poteri forti, con la collusione tra mafia e politica. Vanina è sorretta anche dall'astuzia investigativa e dall’esperienza del commissario Biagio Patanè un brillante pensionato che al solo pensiero di non varcare più la soglia di quel posto ci resta male. I temi affrontati sono tanti, forse anche troppi, si passa dalla corruzione ai rischi legati al lavoro dei magistrati dell’Antimafia, ai legami ancora presenti fra microcriminalità e storiche famiglie del crimine. Il linguaggio è scorrevole e brillante, intervallato da frasi o termini in simpatico siciliano, Camilleri docet, e da elenchi di specialità culinarie con dialoghi pressanti e sfumature ironiche. E’ un bell’intrigo e una piacevole lettura. Consigliato.
di Giuseppe Di Piazza Anche in questo nuovo romanzo Giuseppe Di Piazza, l’Autore, ci riporta a rivivere uno dei momenti più bui della storia di Palermo, un’epoca che, ancora oggi, continua a liberare scorie avvelenate, lasciando che periodicamente emergano retroscena inquietanti. Siamo nel 1984, nel periodo in cui avvennero numerosi morti per mano della mafia, un periodo in cui gli articoli di nera sono di numero nettamente superiore a quelli di qualsiasi altro argomento, e Leo Salinas, che abbiamo conosciuto in Malanottata, è lì, sempre presente, sempre pronto a prendere la sua vespa con il suo sogno di diventare giornalista professionista, affamato di verità. La vicenda ha per protagonista un giovane cameriere, Domenico Cascino soprannominato Minico, che spara senza ragione all’avvocato Gianguido Prestia, durante una partita di carte all’interno della suite 224 del Grand Hotel Aziz, la prigione dorata della vittima. La storia intriga Leo che, non convinto della pista passionale tra due uomini finita male, inizia a muoversi, con i suoi contatti nella Mobile, cercando di dare risposte più assennate e veritiere. Riesce, perfino, a trovare il modo per parlare con la madre di Minico e conquistare la fiducia dello stesso ragazzo. Così grazie al lavoro da giornalista di Leo, il Lettore, scoprirà nel finale il movente della vittima. A leggerlo ne vale la pena. di Andrea Vitali Questa volta Andrea Vitali, l’Autore, mi ha fregato in contropiede, infatti, la vicenda non è ambientata a Bellano ed ai suoi caratteristici personaggi che ci hanno fatto innamorare dei suoi celebri racconti. Mi ha spiazzato subito sia per la trascrizione sia per l’ambientazione e per la situazione di tipo Kafkiana tanto da andare a controllare la terza pagina di copertina per verificare che l’Autore fosse proprio Andrea Vitali nato a Bellano nel 1956 o se fosse soltanto un caso di omonimia. E’ proprio lui ma questa volta in una veste diversa, e la frase che dà il via al thriller psicologico della vicenda è “Documenti, prego”. Inizia così, infatti, per il protagonista di questo racconto, un vero e proprio incubo e tornare a casa, nel suo letto, accanto alla moglie, diventa il sogno più grande della sua vita. Il protagonista è un funzionario di una ditta, benestante, con moglie e figlio, che vive in una villetta, che viaggia molto e pernotta in hotel di lusso. Per un semplice disguido, si ritrova a essere portato via da due uomini, uno del quale con i baffetti, durante una sosta in autogrill in compagnia di due colleghi. E’ notte, i tre si fermano per un caffè, lasciano l’auto davanti ad un posto per disabili, e mentre stanno per prendere le loro tazzine, i due uomini entrano e chiedono a chi appartenga la macchina parcheggiata male. Il protagonista risponde, aggiungendo che il tempo di bere un caffè sarebbero andati via, invece, uno dei due rappresentanti delle forze dell’ordine, appunto il “baffetto”, gli chiede di seguirli, per un semplice controllo dei documenti. Così una banale richiesta, si trasformerà in un susseguirsi di burocrazia spietata e in un incubo inframezzato da fughe oniriche e strani risvegli. Intrigante e a volte ansiolitico, buon divertimento! di Andrea Camilleri In quest’ultima avventura (?) del commissario Montalbano, Andrea Camilleri confeziona un nuovo appassionante giallo d'azione in cui s’intrecciano misteri e malavita. Un imprenditore è ritrovato assassinato con un colpo di pistola alla testa, un operaio si toglie la vita dopo essere stato licenziato. Non sono pochi i problemi e i casi da risolvere a Vigàta. Addirittura Montalbano è stato allontanato e costretto alle ferie, la sua squadra smantellata. Qualcuno, insomma, sta tentando di farlo fuori. In quei giorni è arrivata, al porto, l’Alcyon, una goletta un po’ misteriosa con nessun passeggero e pochi uomini di equipaggio. Quale segreto nasconde? Camilleri moltiplica il mistero portando il lettore e lo stesso Montalbano a indagare su quella strana barca creando un giallo d’azione, dove s’intrecciano agenti segreti, FBI e malavita locale. Insomma la struttura del racconto, si presenta diversa dai precedenti perché più intricata e complessa ma che Montalbano, ritrovata un’inaspettata intraprendenza, riesce a sgarbugliare mettendo in gioco il suo lavoro, la reputazione, la dignità, i suoi sentimenti e perfino la vita. Chi ha seguito, in questi anni, le vicende di Salvo Montalbano, non può non leggerlo. Buona lettura! di Alessandro Robecchi In questo libro Alessandro Robecchi, l’Autore, continua a raccontarci Milano attraverso i personaggi seriali da lui creati come Carlo Monterossi, l’autore di programmi spazzatura per la tv commerciale, il suo amico investigatore Oscar Falcone e la coppia di poliziotti, Ghezzi e Carella, alle prese con una città sempre più spaventosa. La prima novità è che Oscar Falcone ha aperto la Sistemi Integrati cioè la sua agenzia investigativa e oltre a Carlo Monterossi c’è anche, Agatina Cirielli, una poliziotta insofferente nei confronti della burocrazia e di certe pastoie della Polizia che coglie al volo l’occasione per lasciare il corpo. La vicenda tratta l’uccisione di uno studente universitario, con un colpo di pistola alla tempia, i sovrintendenti Ghezzi e Carella sono chiamati a occuparsi del caso e l’indagine si presenta lunga e complessa. Contemporaneamente Gloria Grechi, un’impiegata di media condizione, si presenta presso la neonata agenzia investigativa di Oscar Falcone per far ritrovare il marito scomparso all’improvviso. Il tutto è ambientato in una Milano dei “Tempi Nuovi”, in altre parole i nostri periodi, una città lontana dagli stereotipi dei tempi della Milano da bere, Milano capitale della moda e del design, Milano fredda, grigia e nebbiosa. Una Milano, che Robecchi conosce bene, difficile da decifrare e gestita da persone smarrite in una società sempre più frammentata ed egoista. Le due vicende s’intrecceranno e mostreranno, ancora una volta, l’abilità dell’Autore nel cogliere lo spirito dei tempi e nel disegnare un mondo televisivo artefatto e diseducativo e una Milano sotterranea cangiante e malandrina. Purtroppo, e mi dispiace dirlo, ho trovato il racconto un po’ lento noioso e poco coinvolgente. di Stefania Auci In questo romanzo storico, basato su fatti assolutamente reali ma con una buona dose di immaginazione, Stefania Auci ci cattura con il fascino della saga dei Florio, intrecciandola alla realtà economica e storica della Sicilia dell’Ottocento, ma anche e soprattutto con due grandi storie d’amore e di dedizione, due grandi figure di donna profondamente diverse, ma, in fondo, affini nella forza dei propri sentimenti. Una è Giuseppina, moglie di Paolo Florio, uno dei capostipiti della famiglia, l’altra è Giulia, nuora di Giuseppina, compagna di Vincenzo, che accetta l’impensabile per amore, vive con compostezza, nascondendo dentro di sé l’amarezza, il dolore, la “vergogna”, concubina prima e moglie dopo. I Florio, famiglia di umili origini, dopo l’ennesimo terremoto (1799) si spostano da Bagnara a Palermo. Questo trasferimento segna, in modo diverso, la vita di ciascun personaggio: Giuseppina, moglie di Paolo Florio, glielo rinfaccerà a vita e rimarrà aggrappata con le unghie e con i denti a un passato che non tornerà più. Paolo è molto determinato vuole una vita nuova, un futuro migliore per il figlio Vincenzo, per gli affari, per se stesso. Ignazio, fratello di Paolo, sembra esser un personaggio che vive nell’ombra, del fratello, ma non è così, il suo savoir fair lo rende un uomo dolce, quella dolcezza che in casa Florio sembra mancare. Entrambi, riusciranno a costruire pietra su pietra, il futuro della Casa Florio che raggiungerà il vertice con Vincenzo Florio, autentico pioniere dell’agroalimentare. Vincenzo, uomo inquieto e spregiudicato, possedeva la capacità di intuire il nuovo e di assecondarlo, impegnandosi senza risparmio di energie per la realizzazione di progetti che rispetto all’epoca è nel periodo delle rivolte contro i Borboni che sconquassano la Sicilia, ma non portano i benefici sperati, l’annessione al Regno d’Italia che crea non poche avversioni e perplessità. Egli riesce molto bene a barcamenarsi, mettendo sempre gli affari al primo posto, e coltivando amicizie e simpatie nel momento giusto senza realmente parteggiare per nessuno. A Stefania Auci bisogna dare il merito di aver ricostruito una situazione storica accurata degli ambienti, dei personaggi, dell’evoluzione di un settore dell’economia siciliana e portata dai Florio al massimo della produttività. Leggetelo, è veramente un bel romanzo. Culture, frontiere, società in transizione di Simone Casalini Quando Simone Casalini, l’Autore di questo libro, me lo porse gli risposi “adesso me lo bevo e poi ne faccio la recensione sul mio sito” e invece , devo subito dire, che non è un libro “da bere velocemente” ma bisogna leggerlo a “piccoli sorsi”. Sì, perché il lavoro che Simone ha sostenuto è stato smisurato e le storie, in esso raccontate, non si limitano all’esplorazione degli “ultimi” ma è una ricerca certosina delle differenze tra il racconto della realtà e il modo in cui essa è vissuta. E, come dice il sottotitolo, è l’occasione per raccontare culture, frontiere e una società in movimento. Un’inchiesta scritta da una sponda all’altra del Mediterraneo che salpa dalla Tunisia per sbarcare a Mazara del Vallo, transitare per Genova, la Costa Azzura e il Brennero e abbordare infine a Trento “per creare, come specifica lo stesso Autore, un’inclusività, uno sguardo diverso e plurale sulla storia del mondo”. Sono spazi ibridi, come lo stesso li definisce, pieni di un’autentica intersecazione culturale e depositari di storie “che si accatastano e si allineano”. Ci sono storie importanti come la scoperta, per me, del cimitero di Trabuquet, cui Michel Foucault dedicò il suo concetto di eterotropia, che trova sintesi nella stele dei tirailleurs sénégalais, i fucilieri africani - ma anche malgasci e indocinesi - deceduti durante la prima guerra mondiale sul fronte di guerra occidentale, combattendo per un Paese sconosciuto una battaglia ignota. Importante, per me, il capitolo della sosta a Mazara cui, nel mio piccolo, ho partecipato e interessante per l’ibridazione tra il dialetto mazarese e l’arabo tunisino ha generato parole di uso comune. Tutto bello ed interessante e con la”chicca” finale delle interviste al politologo tunisino Hamadi Redissi, Claudio Magris e al filosofo Franco Rella. Grazie Simone per avermi reso partecipe di questa bella avventura. Dove nascono e cosa raccontano di Marco Balzano Questo bel saggio di Marco Balzano, l’Autore, inestimabile e attuale tratta una materia, l’etimologia, molto affascinante ma poco conosciuta e poco valutata. Scoprire l’etimologia di una parola è un'esperienza sorprendente così come approfondirne l’uso, che se n’è fatto nel tempo, indica la ricerca storica ed evidenziarne il processo dinamico comunica la valorizzazione della capacità di cambiamento. Balzano attraverso l’esame dell’etimo di dieci parole, tra le più espressive nell’uso quotidiano, perciò, riesce a dimostrare come ognuna di esse abbia una storia che cambia con il passare del tempo, come si adatti alle esigenze della vita contemporanea, pur mantenendo, integra l’origine e il significato principale. Le dieci parole scelte sono: Divertente, Confine, Felicità, Social, Memoria, Scuola, Contento, Fiducia, Parola, Resistenza. Sono parole che usiamo correntemente e quotidianamente senza accorgerci di quanto siano cariche di storia e di significati complessi spingendo, il lettore, verso la ricerca di tutte quelle parole usate spontaneamente e individuarne l’origine e spiegarne l’uso improprio. Come rileva l’Autore non è un libro di linguistica né un libro sulla manomissione delle parole ma sicuramente è un libro capace di offrirci momenti di piacevole lettura con scenari inaspettati. A me, che amo la materia, ha offerto una variegata gamma di realtà e bellezza che non posso far altro che consigliarvene la lettura. di Andrea Camilleri In questo scarno giallo Andrea Camilleri ci regala una vicenda ricca di humor e mistero, un gioco delle parti, una commedia degli equivoci in cui tutti i personaggi che incontreremo sono convinti di avere la verità in tasca e di saperne più degli altri. La narrazione inizia con dei messaggi inviati senza risposta da Ester a Giulio e poi con una notizia de “Il Messaggero” che comunica di un grave incidente al km 123 della via Aurelia, a Roma, dove è stata speronata un’autovettura. Al suo interno Giulio Davoli, un famoso imprenditore edile italiano. La storia è ricostruita tutta così, cioè, con trascrizioni di sms, articoli di giornale, scambi di e-mail e verbali del commissariato disseminati tra le pagine. Non ci sono descrizioni o voci narranti, il testo è scarnificato da ogni immagine e tutto rimane all’immaginario del lettore. Qui non c’è Montalbano né il dialetto siciliano, Camilleri si è divertito a costruire una storia basata esclusivamente sui dialoghi e in meno di centoquaranta pagine, ha congegnato ed elaborato un thriller che ruota attorno all’infedeltà coniugale e al dramma della gelosia riuscendo a divertire e stupire. E quando, il lettore, pensa di aver capito la soluzione finale, si ritrova davanti ad un finale inaspettato molto simpatico. In calce al romanzo è riportato l’intervento di Camilleri a un Convegno su “Scrittori e critici a confronto” svoltosi presso l’Università degli Studi di Roma nel 2003, in cui l’Autore, oltre a spiegare com’è nato il colore “giallo” a indicare i romanzi polizieschi, traccia la storia del genere in questione. Non lasciatevelo scappare! di Federico Rampini In questo libro Federico Rampini, l’Autore, con abilità e destrezza si pone molti interrogativi e fa un’analisi completa sulle sconfitte della sinistra in quest’ultimo trentennio, tanto in Europa che in America con un importante excursus sulla storia e sulla politica dell’Etiopia contemporanea. In esso, infatti, Rampini smonta tutti quei luoghi comuni con i quali la nuova sinistra è sprofondata in quest’ultimo periodo. Oggi esiste una risposta di sinistra a questa crisi? Secondo lui le cose potrebbero portare ad un’effettiva ripresa, a condizione che la sinistra riprenda il contatto con il popolo, con quella che era un tempo, la classe operaia, che esiste ancora anche se con un nuovo volto (i fattorini di Amazon, le commesse negli ipermercati, i vigilantes, le infermiere negli ospedali, il personale di sicurezza degli aeroporti, la polizia). Da troppo tempo, dice, il capitale mondiale si è affidato ai servigi di una sinistra che, ripudiato il classico ruolo di tutela degli interessi delle classi lavoratrici, si è schierata dalla parte dei potenti. Ora è il momento di sbarazzarsi di questi servi sciocchi che, per voler strafare, si sono sputtanati al punto da non poter più garantire legittimità al regime neoliberista. Preoccupate dal dilagare del populismo le élite dominanti hanno rintracciato i migliori cervelli per inventare nuove possibilità. Da una parte adulano la destra dei populismi per investirli del ruolo di garanti della continuità del sistema mentre dall’altra sperano nella ricostruzione di una sinistra social-liberale capace di riottenere il consenso popolare. Quanto dice Rampini, è tutto quello che hanno urlato, sui social, gli elettori di sinistra che hanno votato il M5S prendendosi imprecazioni da parte dello “zoccolo duro” degli elettori di sinistra che, ultimamente, delusi da un governo con la Lega intrisa di ostilità, razzismo e xenofobia. E’ un libro coraggioso che assesta un colpo al cuore di certa casta politica ma importante per capire questi anni folli in cui si sono stravolti i concetti, ormai obsoleti, di destra e sinistra. di Gianrico Carofiglio In questo libro di Gianrico Carofiglio ritroviamo il Maresciallo Fenoglio che avevamo conosciuto in “L’estate fredda” dello stesso Autore. Questa volta Pietro Fenoglio è reduce da un malanno grave che lo obbliga a fare della fisioterapia in un centro di rieducazione dove incontra un giovane ragazzo, Giulio, anche lui in convalescenza, e da subito, incomincia a dialogare. Nella conversazione, impostata su un confronto a due voci, emerge prevalentemente l’esperienza, anche di vita, del Maresciallo alternata dall’indecisione e dalla fragilità del giovane che, pur essendo molto intelligente e preparato, ha poca esperienza della vita e dei suoi meandri. Giulio coglie nel temporaneo rapporto con l’esperto e saggio maresciallo la grande opportunità per capire la qualità e l’importanza del rapporto con gli altri e la difficoltà per riuscire a distinguere il vero dal falso. Il maresciallo, che ormai in età di pensione, ha una lunghissima esperienza d’indagini, ne racconta a Giulio alcune vissute in prima persona, dimostrando che, molte volte, le apparenze ingannano e quello che sembra assodato non sempre, così, compare. Nell’articolata discussione vengono fuori tre ricordi del passato, indagini risolte con intuito, umanità e desiderio di andare oltre le apparenze. Quello che scaturisce è un vero e proprio trattato, dello scrittore-magistrato, su come si dovrebbe svolgere un’indagine, esaminando con cura ogni prova, rifiutando certezze prefabbricate e confrontando ogni testimonianza, includendo, anche, la capacità di porsi domande e di cambiare punto di vista, non guardando, solo, ciò che si vede, ma cercando, anche, quello che non si vede. La lettura è stata piacevole e ben scritta. di Graham Greene Un mio caro amico ogni tanto mi porta un cimelio e mi chiede: l’hai letto? Questa volta mi ha portato “Una pistola in vendita” di Graham Greene un thriller scritto nei primi anni Trenta e edito nel 1936, ambientato in Inghilterra, e arrivato in Italia nel 1956. Ho scritto questa premessa perché voglio invitare i lettori di questa mia rubrica, dopo aver letto il libro, a riflettere e pensare che tutto quello che racconta Greene pur essendo inventato, sembra profetico e molto attuale. In esso ci presenta la storia di un giovane killer condannato a un destino di tradimenti, in guerra continua con un mondo in cui ha provato soltanto la parte violenta. Raven, il protagonista, è un uomo dal passato orribile e con il viso sfigurato da un labbro leporino. E’ stato obbligato dalle circostanze a scegliere, soprattutto, come attività principale la professione di assassino su commissione. In quest’occasione, casualmente, s’imbatte in Anne, una ballerina, fidanzata di Mather, il poliziotto incaricato di ritrovare Raven impegnato nella ricerca, per vendicarsi, dei mandanti e veri cattivi del libro, che dopo il delitto appena compiuto l’ha saldato con banconote rubate e numerate che mettono subito la polizia sulle sue tracce. Raven, sfortunato dalla nascita ma leale a suo modo, suscita simpatia al lettore proprio per il fatto di essere visto più come vittima di un raggiro che colpevole di un efferato omicidio. La storia in sé è soddisfacente ma il ritmo narrativo e la traduzione, almeno in questa edizione, lasciano un po’ perplessi per la scarsità lessicale. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò di Andrea Vitali In questo nuovo libro Andrea Vitali, l’Autore, dopo averlo assunto a protagonista nel precedente libro “Nome d’arte Doris Brilli” ci regala ancora le avventure del maresciallo Enrico Maccadò, un uomo tutto di un pezzo, devoto al lavoro e alla famiglia. Questa volta ci ritroviamo a Ombriaco, piccola frazione di Bellano, negli anni del periodo iniziale dell’era fascista. Mario e Marinata Piattola sono nella loro casa ad attendere tal Gustavo Morcamazza, bergamasco, proprietario di un toro da monta. Il piano della donna è di sfruttare la protuberanza elefantiaca dell’animale per ingravidare in poco meno di tre giorni un’esorbitante quantità di vacche. Così Benito, il toro in oggetto, è messo nella stalla, mentre in casa si discute sugli ultimi dettagli. Una lunga lista di allevatori è nelle mani dei coniugi, già ricchi al solo pensiero dei prossimi proventi. Dovrà rimanere soltanto pochi giorni chiuso nella stalla dei Piattola, in modo che la bestia si rassereni dopo il faticoso viaggio, e il Morcamazza abbia il tempo di consegnare, in Val Spluga, alcuni maiali. A causa di una stuzzicante curiosità delle sorelle Pecorelli, però, il toro fugge dalla stalla e semina scompiglio nei dintorni. Le due sorelle, sentendosi in colpa, decidono di raccontare che una delle due l’ha incontrato ed è rimasta ferita. Passata l’informazione al postino, quando arriva al negozio, per entrambe diventa l’occasione buona per dare pubblicità all’accaduto. Nel frattempo il Morcamazza se n’è andato a portare i due maiali al montanaro-erborista, Primo Smorto, e finisce per rimanerci tre giorni, rischiando pure di morire per un male al ginocchio. Intanto la moglie del Maccadò, Maristella, batte la testa per aprire al postino e finisce in ospedale. Il postino chiama un certo Fracacci, per farsi aiutare ad accompagnare l’infortunata all’ospedale, questi andrà poi dal giornalista del paese, Fiorentino Crispini, che approfitta della spiata e farci un articolo sul giornale locale. Insomma la notizia del toro vagante fa il giro di tutto il paese in un batter d’occhio. Ernesto Maccadò si dovrà occupare della vicenda posponendo le preoccupazioni personali, giacché sua moglie Maristella è soggetta ad anomali svenimenti, forse per via del fatto che non si è ancora abituata al trasferimento e alla realtà di Bellano, a problemi di altro tipo. Ci sono dei momenti veramente esilaranti per via di alcuni personaggi che l’autore ha, magistralmente, descritto caratterialmente e umanamente, mettendone in risalto pregi e difetti, e che evito di raccontarle per lasciare, al Lettore, il piacere di ritrovarcisi dentro. Andrea Vitali, ancora una volta, dimostra di possedere un’inesauribile fantasia nel raccontarci le sue spassose storie e divertirci. di Mohsin Hamid Questo libro di Mohsin Hamid, l’Autore, racconta la storia di Nadia e Saeed, due giovani in fuga da un paese lacerato dalla guerra e in cerca di un futuro migliore e sicuro in un altro paese. Hamid sceglie di affrontare il tema delle migrazioni di grandi masse di popolazione senza utilizzare i soliti barconi e gli abituali centri di accoglienza ma sceglie la porta come metafora del passaggio da un mondo divenuto pericoloso ad un luogo che offra una possibilità di vita più dignitosa e meno pericolosa. Al primo approccio, il Lettore, rimane un po’ spiazzato perché il racconto sembra più una favola, piuttosto che un libro per affrontare un tema molto attuale invece, andando avanti con la lettura, si ritrova in una realtà terribile partita da una guerra civile nel loro paese per trovarsi a combattere con tutte le traversie di chi abbandonando il proprio paese, va incontro ad altre culture sperando di mettere radici tra gente di religioni e tradizioni diverse. L’Autore, di origine pachistana, offre la possibilità di vedere le cose sotto un altro punto di vista, rispetto a noi europei, sembra che i personaggi e gli avvenimenti siano esposti in modo superficiale ma è la visione diversa del migrante che sfugge da una brutta realtà e che non desidera cambiare completamente ma che spera di mantenere integri i propri usi e costumi. E credo che abbia scelto di raffreddare la storia d'amore tra i due protagonisti per mettere maggiormente in evidenza, proprio, la situazione sociale molto più importante. di Hisham Matar Hisham Matar, l’Autore di questo libro, ha lasciato la Libia quando aveva otto anni, è scappato con la sua famiglia, padre, madre e fratello maggiore. Vive a Londra, ma qualche anno fa è tornato nella terra di suo padre, per cercarlo, vivo o morto, per ritrovare i ricordi e la propria identità di esule e di figlio che non ha mai potuto seppellire suo padre, eroe dell’opposizione al regime di Gheddafi. Nel 2012, dopo trentatré anni, Hisham Matar ritorna in Libia, accompagnato dalla moglie Diana e dalla madre. Nel frattempo è caduto il regime di Gheddafi ma ciò che è più importante, per Hisham, è l’incarcerazione di suo padre Jaballa Matar, orgoglioso oppositore del regime di Gheddafi, sequestrato nel 1990 e rinchiuso nella orribilmente famosa prigione libica di Abu Salim. Padre mai più ritrovato, forse giustiziato sei anni dopo, forse ancora vivo nella speranza dei fratelli, ma comunque vivo nel passato, nel presente e nel futuro. L’Autore nella lunga narrazione della ricerca oltre a rendere pubbliche le sue emozioni intesse, nel proprio racconto, la storia della Libia più recente e l'inizio della dittatura di Gheddafi. Un bel libro che ha anche il pregio di far conoscere le vergogne della storia europea, delle responsabilità di alcuni Paesi e, a noi Italiani, la storia d'Italia vista dall'Africa che rileva, in particolare, lo sterminio dei Libici con tanto di lager, in epoca fascista e che tutti, prima di parlare a vanvera, dovrebbero conoscere. di Donato Carrisi Quando ho letto il primo libro di Donato Carrisi “L’ipotesi del male”, recensendolo, avevo consigliato di leggere prima “Il Suggeritore”. Io ci sono cascato ancora ed ho letto quest’altro libro in cui i protagonisti sono ancora loro e anche se adesso conosco un po’ di più i personaggi, ho sentito la mancanza di quella lettura. Tutto ciò premesso, dichiaro che la vicenda è carica di suspense tanto da tenere il lettore in ansia fino alla fine. In essa, in particolare, Carrisi lo mette in guardia dai pericoli insiti in alcuni videogiochi diffusi tramite la rete. Il gioco in oggetto è “Due” o l’Altrove che fu messo on line poco prima dell’inizio del nuovo millennio e ormai obsoleto. Il suggeritore o “killer sublimale” si circondava di adepti, costituiva una “famiglia” e uccideva attraverso gli altri. Mila Vasquez, ormai dimessasi dalla polizia e trasferitasi nella tranquilla quiete del lago insieme alla figlia Alice, partecipa in questo gioco o, diciamolo chiaramente, è tirata dentro la vicenda dalla giudice Shutton e poi dalla scomparsa della figlia. Mila, così, si ritrova proiettata in un universo fatto di realtà virtuali dove il confine tra finzione e realtà è molto più sottile di quel che può sembrare. A un avatar segue la paura, il volto dell’assassino, il dolore, lo sgomento, una voce che sembra volerla proteggere, un uomo incappucciato che la farà entrare in un mondo virtuale dove le fantasie diventano azioni. Mila entrerà nel gioco, anima e corpo, fino a smascherare tutti gli intrighi del caso e liberarsi dei fantasmi del suo passato. Lo scorrere delle pagine è una turbine con colpi di scena spiazzanti e sferzate azzardate che personalmente non mi hanno ammaliato, la lettura è agevole, perché l’Autore riesce a trascinare e il Lettore, fin dall’inizio, è catturato dalla trama e dall’attualità della realtà virtuale. Giuro che non leggerò altri libri con protagonista il Suggeritore come dicevo in premessa. di Pietro Bartolo In questo libro l’Autore Pietro Bartolo, noto come “il medico di Lampedusa”, racconta alcune storie di profughi bambini, alcuni davvero piccoli, vittime di violenze e soprusi, spesso giunti sull'isola da soli, in fuga dalla guerra e dalla fame. Anila è una bimba di origini nigeriane che a due anni è affidata insieme a due i suoi fratelli a una coppia. A sei anni rimane di nuovo veramente sola e a otto decide di partire e andare a cercare la sua mamma in Europa. Viaggia da sola, attraversa l’Africa, e dalla Libia s’imbarca una prima volta ma viene respinta, ci riprova dopo un anno e mezzo dalla sua partenza e questa volta riesce a sbarcare a Lampedusa. In quell’anno e mezzo è stata rinchiusa in un capannone, dove non c’era neanche uno spazio per pisciare, è stata abusata e seviziata più volte ma Anila non ha ceduto perché il desiderio di ritrovare sua madre non ha ostacoli invalicabili. Ad accoglierla incontra il dottor Pietro Bartolo, che la cura e la ascolta, cosciente che il suo non era un arrivo a destinazione, ma una tappa transitoria verso, l’abbraccio alla sua mamma. Partendo da un numero di telefono, seguita da Bartolo, superando tante difficoltà dovute, a volte, al senso d’impotenza, a volte al razzismo, altre volte all'indifferenza e infine alla burocrazia, riusciranno a raggiungere, tuttavia, lo scopo prefissato. Pietro Bartolo ci regala non solo una storia su cui riflettere ma ci indica una possibile soluzione al problema dell'immigrazione che rispetti i valori fondanti della civiltà europea dove il dovere del soccorso e dell'accoglienza, si congiunge con il coraggio e impegno civile. Spero che lo leggano anche tutti quelli che devono prendere decisioni in merito e che sleghino il cuore di pietra di cui sono tenutari. Leggetelo!!! di Antonio Manzini Con questo libro Antonio Manzini, l’Autore, prosegue una storia precedente, che purtroppo non ho letto, che si era terminata con l’arresto del colpevole della morte del ragioniere Favre ex-dipendente in pensione del casinò di Saint Vincent e di cui erano rimasti molti dubbi circa il vero motivo del suo omicidio. Che cosa aveva scoperto o cosa nascondeva il pensionato? In questo nuovo caso la vicenda inizia con la scomparsa, completamente nel nulla, di un furgone portavalori contenente l’incasso del casinò, circa tre milioni di euro. Schiavone capisce che la rapina è strettamente collegata all’omicidio Favre ma anche al casinò stesso quando le due guardie giurate che guidavano il furgone sono state ritrovate una narcotizzata e semiassiderata, l’altra cadavere in un torrente. Partono le indagini di Rocco Schiavone che torna a occuparsi di tutti gli affari loschi che avvengono dietro le porte del casinò di Saint Vincent, ma qualcosa non torna poiché l’autista del porta valori, complice della rapina, ha costretto l’altro collega a cambiare strada. A questo punto la procura di Aosta cerca in tutti i modi di imporre a Schiavone di non continuare nelle indagini poiché c’è in corso un’indagine segreta sugli affari loschi tra alcuni dipendenti del casinò e altri della regione. Nel frattempo Rocco Schiavone deve combattere anche con il suo passato e contro un nemico del quale non conosce la motivazione ma che lo controlla e lo ostacola tanto che a un certo punto penserà soltanto a fuggire. Anche se, di nascosto dai suoi capi e dai colleghi della procura e della questura, Rocco Schiavone porta avanti un’indagine tutta sua che condurrà alla scoperta d’indizi che lo guideranno verso una verità che lo spinge a porsi importanti e pesanti interrogativi. Infatti, è convinto che la rapina sia direttamente collegata all’omicidio Favre anche se non sarà facile dimostrarlo. Alla fine con un magistrale colpo di scena, Antonio Manzini, con abilità e coinvolgente prosa, riuscirà ancora una volta a soddisfare tutte i desiderata del Lettore. Io Khaled vendo uomini e sono innocente di Francesca Mannocchi In questo libro Francesca Mannocchi, l’Autrice, fa parlare Khaled un traghettatore, senza scrupoli di migranti. E’ lui la voce narrante che dietro compenso aiuta, i disperati migranti, a partire. La sua storia inizia con i grandi eventi libici degli ultimi anni, dalla rivoluzione del 2011 contro Gheddafi alla difficile transizione verso qualcosa che doveva essere la libertà, e che invece è diventata una lotta tra milizie per il potere e per i soldi. Ad aprirgli la strada, nel 2013, verso questi loschi traffici è Husen, il ciccione, che lo stesso colonnello Gheddafi aveva incaricato per dirigere i primi barconi di migranti per le coste dell’Europa per rendere nero il Vecchio continente. Prima con piccoli viaggi spostando i negri di qua e di là durante il periodo in cui studiava presso la facoltà d’ingegneria e naturalmente più viaggi organizzava più soldi guadagnava. Poi ricevette l’istruzione per corrompere i funzionari, per comprare le barche e le armi che sarebbero servite a difendere il loro territorio e la loro organizzazione per fare più soldi fino a che Khaled si rendesse indipendente tanto da decidere di dedicarsi al traffico di esseri umani che al pari della guerra non si estinguerà mai. Questo è il riassunto della storia di Khaled ma bisogna dare atto, all’Autrice, di essere riuscita a farci apprezzare la figura di quest’uomo con i flashback sulla sua infanzia, sulla sua giovinezza e sul suo passato prossimo, in cui la sua vita di traghettatore di migranti si mescola con l’affetto per il fratello scomparso, per l’amore verso la sorella e per il legame fortissimo con il nonno. Si arriva al punto di affezionarsi al personaggio Khaled pur non approvando i suoi loschi affari. Buona lettura a tutti!
Premetto che questo libro è il primo romanzo del premio Nobel per la letteratura 2010 Mario Vargas Llosa, l’Autore, che fu pubblicato nel 1963 e in cui utilizza un piano narrativo certamente inconsueto dove gli avvenimenti sono narrati senza soluzione di continuità saltando da un protagonista all’altro. Ciò crea, per il Lettore, una difficoltà di lettura specialmente nella parte iniziale. La vicenda è ambientata nella scuola allievi ufficiali Leonci Prado di Lima, la capitale del Perù, e i protagonisti sono cadetti, giovani della borghesia peruviana e adolescenti proletari meritevoli, che compiono i loro studi in quello che a tutti gli effetti è un collegio gestito da militari. Il protagonista principale è Alberto Fernandez, detto il “poeta”, giovane proveniente da una famiglia benestante, del quartiere Miraflores, ma scompigliata in merito ai rapporti fra i genitori. Alberto, soprannominato il poeta, sa e riesce bene a scrivere storielle, racconti, spesso pornografici e anche lettere che vende ai suoi compagni di studi. Ha buoni rapporti con i compagni e stabilisce con un altro cadetto Riccardo Arana, importante per la vicenda, un ragazzo debole, pauroso, timido, trattato a pesci in faccia da tutti i suoi colleghi, e soprannominato lo “Schiavo”, perché, pur subendo angherie da tutti, ha un carattere servile. La storia ha inizio quando il cadetto Cava, detto il Serrano, ha il delicato incarico di rubare le domande per l’esame di chimica. Ricardo e Alberto sono di guardia e lo scoprono ma a causa del codice di omertà e violenza, esistente nel collegio, e imposto dal Giaguaro l’inventore del Circolo, una ristrettissima cerchia di allievi, è l’autorità parallela che regola la vita dei cadetti. Quando gli ufficiali scoprono il furto delle domande d’esame, pretendono di sapere il nome del colpevole, e per farlo uscire consegnano in modo permanente tutta la squadra. Ricardo ansioso di rivedere la sua fidanzatina e per ottenere la libera uscita rivela a un tenente il nome dell’autore del furto. Il “circolo” decide di scoprire la spia e vendicarsi. Questo avviene durante un’esercitazione militare con le armi. Un colpo sparato non si sa da dove colpisce Ricardo e lo uccide. Di primo acchito, gli ufficiali sostengono la tesi che Ricardo, cadetto imbranato, abbia commesso una mossa sbagliata e si sia così ucciso per errore. Alberto però, in preda al rimorso, confida al tenente Gamboa, responsabile della loro squadra, che Ricardo è stato assassinato, ucciso dal Giaguaro per vendetta. Attorno alla vicenda, l’Autore, non si limita a raccontarci la vita del collegio, e la disgrazia capitata, ma ci fa vivere i primi amori dei giovani cadetti, le gelosie, i contrasti con le famiglie, la spacconeria dei bulli e la meschinità di chi si arrabatta per un piatto di minestra, una sigaretta, un sorso di pisco e ci fa misurare il razzismo strisciante dei cittadini nei confronti dei montanari o degli indios. Il finale poi, che non vi svelo, offre una realtà completamente diversa su tutta la vicenda. Bello! Da leggere. di Camilla Läckberg L’Autrice di questo libro, Camilla Läckberg, ci propone un suo particolare punto di vista per ciò che riguarda la violenza sulle donne. Una violenza malvagia e aggressiva nei confronti di tre donne: Ingrid, Birgitta e Victoria. Ingrid è la moglie di Tommy Steen uno dei più rinomati giornalisti del momento in Svezia e direttore dell’Aftonpressen, madre di Lovisa, di cui si occupa a tempo pieno essendo stata costretta a lasciare il lavoro per acconsentire alla volontà del marito che la voleva a casa a occuparsi della prole. Birgitta è una maestra delle scuole elementari e in particolare della classe di Lovisa. A prima vista conduce una vita tranquilla con un marito e due figli gemelli di venti anni ma, di fatto, il marito nel privato, quando è sicuro, di non essere visto non manca di coprirla di percosse che le lasciano ecchimosi nel corpo e nella mente. Victoria, ha venticinque anni, è di origine russa e dopo aver perso in un’uccisione il compagno Jurij, è stata comprata come “moglie per corrispondenza” da Malte, un ubriacone svedese, violento e con scarsa cura della propria igiene personale. Questi l’ha imprigionata in casa e la costringe a fare tutto quello che lui ordina. Ad accomunare le tre donne è il desiderio di trovare una soluzione per salvarsi e l’occasione per liberarsi dei soprusi gliela offre un sito web, FamiljeLiv.se, che permetterà alle loro vite di intrecciarsi e a portarle all’epilogo delle proprie sofferenze. Camilla Läckberg, questa volta, con una scrittura cruda e spedita riesce a coinvolgere il Lettore e tenerlo con il fiato sospeso fino alla sorpresa finale. Un pugno allo stomaco per scoprire che la Svezia è anche questa. Per i Bastardi di Pizzofalcone di Maurizio de Giovanni In questo libro i Bastardi di Pizzofalcone, il gruppo di agenti creato dalla penna di Maurizio de Giovanni, l’Autore, si cimentano alla ricerca di una professoressa scomparsa nel nulla. Nessuno si preoccupa tranne una collega mentre il marito afferma che sua moglie se n’è andata di sua volontà, senza lasciare un indirizzo o qualche indizio. Seguendo questa misteriosa scomparsa che ha creato il Vuoto, Maurizio de Giovanni passa in rassegna ognuno dei suoi Bastardi, entrando nei loro singolari vuoti incolmabili e in preda a una disagiata inquietudine. I Bastardi si occuperanno di questo caso, aiutati da un volto nuovo che arriva per sostituire momentaneamente Pisanelli, ricoverato in ospedale per seri motivi di salute, e rimpiazzato da una donna, la vicecommissaria Elsa Martini, una piemontese dalla folta chioma rossa e occhi verdi penetranti, che sembra essere una dura con la quale non si scherza e più bastarda dei Bastardi. Il suo aspetto, infatti, è inquietante, il suo modo di essere individualista e oscura, insensibile all’attività di gruppo e apertamente disinteressata ai modi operativi del comando, non rende semplice il suo inserimento soprattutto a fronte del nuovo caso da risolvere. A decifrare tutto ci penserà la penna e il talento di Maurizio de Giovanni, molto bravo, che scruta tutti gli abissi oscuri del Vuoto e il lettore sarà pressato da tutte queste sfumature per comprendere che anche la vita più perfetta può nascondere ombre e inquietudine e acconsentire a un finale così spettacolare. Bello! di Isabel Allende Questo libro di Isabel Allende, l’Autrice, non è una storia a sé, ma una raccolta delle sue pagine più belle, dedicate all’Amore, quelle più sofferte e cariche di melodramma erotico. In esso, infatti, si rievocano con sapienza le varie sfaccettature, di questo sentimento, nel collage delle pagine tratte dai vari romanzi, come il notissimo “La casa degli Spiriti” fino a “Eva Luna”, passando per “Ritratto in Seppia” e con un occhio di riguardo a “Inès dell’anima mia”. A chi conosce bene o ha letto tutti i libri, dell'Allende, fa rivivere emozioni meravigliose, è un po’ come tornare indietro nel tempo a riscoprire vecchi e piacevoli ricordi perché le sue storie sono appassionanti, struggenti, forti e coinvolgenti. Fa rivivere, in questa eccezionale summa, il primo amore, la passione che invade tutto il corpo, la gelosia, gli amori contrastati, l’eros e l’umorismo, l’amore duraturo, quello cui tutti aspirano, e perfino l’amore nella maturità. Insomma c’è l’Amore in tutte le sue sfumature, celebrato come unica ragione e come unico Artefice di tutto il vissuto che, assieme alla scrittura dell’Autrice, procede dall’amore platonico, malato, disturbato, ossessivo fino a quello reale ed erotico. Il libro è molto bello ed è adatto a tutti, anche agli uomini, naturalmente a chi conosce l’Amore. di Francesco Guccini In questo libro la studiosa di letteratura Italiana Gabriella Fenocchio ci racconta il mondo narrativo di Francesco Guccini e lo fa spiegandoci verso per verso, analizzandone lo stile, il ritmo, la retorica di una poesia che acquista grande forza e che rimarra' invariata negli anni, diventando vera e propria storia della canzone. Di ognuna di essi, la Fenocchio, rivela l’universo narrativo di Guccini. Il libro diventa cosi' un vero e proprio libro di poesia che arricchisce il lettore e anche chi conosce gia' tutto dell’autore, scopre i significati e le metafore cui non si puo' restare indifferenti e offrendo al lettore, in tal modo, i segreti stilistici, ritmici, retorici nascosti tra i noti versi. Con le note e i ricchissimi commenti, ne esce un libro di poesia a tutti gli effetti, che svela come la sapiente tessitura compiuta da Guccini contribuisca in modo fondamentale a suscitare emozioni negli ascoltatori. Ho letto il libro ma subito dopo ho voluto riascoltare tutte le canzoni dalla voce dello stesso Guccini e devo dire che le ho gradite di più e ho ritrovato l’emozione del primo approccio con i suoi testi. Non mi resta, quindi, che dire un Bravo a Francesco Guccini e un Bravissima a Gabriella Fenocchio. Grazie ad entrambi! di Marco Malvaldi Marco Malvaldi, l’Autore, famoso per la sua serie di romanzi gialli con protagonisti i “vecchietti del BarLume”, in questo libro non ci rallegra con i vecchietti, ma ci presenta un giallo a Corte nella Milano di Ludovico il Moro. Correva l'anno 1493 quando Ludovico il Moro affida, a Leonardo Da Vinci, la costruzione di un’enorme statua equestre. Le sue dimensioni sono talmente grandi che in molti iniziano a dubitare delle capacità dell’artista, sembra, infatti, impossibile riuscire a portare a termine l’impresa, già soltanto per il fatto stesso che, il genio, si sia rivolto a esperti del mondo della fonditura ne è una riprova. Leonardo da dieci anni vive nei locali adiacenti alla sua bottega con la madre e un dispettoso giovinetto, non mangia carne, scrive al contrario e fatica a essere pagato da coloro cui offre i suoi servigi. La sua fama è già arrivata in Francia e Carlo VIII ha inviato a Milano due ambasciatori per chiedere aiuto nella guerra contro gli Aragonesi ma anche per rubare, clandestinamente, il taccuino che Leonardo conserva sotto la tunica vicino al cuore dove scrive i suoi progetti più importanti. Nello stesso tempo, un uomo è stato trovato senza vita in un cortile del Castello, sul corpo non appaiono segni di violenza, eppure la sua morte desta gravi sospetti. Ludovico, terrorizzato da una destabilizzazione del suo potere in caso di fuga di notizie incontrollata, interpella Leonardo e lo invita a indagare sui fatti occorsi e svelare ogni intrigo, a partire dalla causa della morte di chi si scoprirà essere tal Rambaldo Chiti, peraltro suo allievo di bottega, cacciato tempo prima per loschi traffici. Perciò, il Lettore, si trova davanti ad un insolito Leonardo, ma non meno intelligente, affascinante, abile artista e precursore delle scienze che, con un bel colpo di scena finale, sbroglia l’intera vicenda coadiuvato da Marco Malvaldi, noto maestro del giallo, che con ritmo incalzante e con molto humor riesce ad offrire una lettura divertente e soddisfacente. di Francesco Piccolo Il protagonista di questo libro non è l’Autore Francesco Piccolo (altrimenti a casa le prenderebbe di santa ragione) ma una sua parte è un uomo bianco, eterosessuale e meridionale (ci tiene lui stesso a specificarlo). Nel libro c’è molto di autobiografico e la prova più specifica è la scena cui, il piccolo Francesco, ogni estate in vacanza, assiste tutte le sere con papà, zii, cugini che lo trascinano con loro al muretto, sul lato della piazza, dove si radunano per assistere all’uscita di decine e decine di biondissime svedesi che sfilano uscendo dal Villaggio e che per tutti loro è l’ora serale di libertà. Una pietra miliare della sua formazione. Racconta, nel testo, la lotta che nello Scrittore si genera da tutta la vita, tra l’animale e il sentimentale. Dove da una parte c’è la brutalità, che nasce col branco e permane anche in solitudine dall’altra, c’è la sensibilità, il desiderio di essere altro, di allontanarsi dallo stereotipo e di differenziarsi dal padre e da tutti gli altri maschi. Francesco Piccolo sostiene che se l’animale è rabbia, violenza e desiderio, il sentimentale è predisposizione a soffrire e ad amare. La prevalenza di una parte sull’altra, dice, non è altro che una vittoria temporanea di una delle due parti. Sostiene, però, che la colpa non è nostra, ma della società dei maschi che ci ha cresciuto così. L’animale che l’uomo si porta dentro, è cresciuto attraverso tutti i desideri degli uomini e giustificato da tutte le volte che agli uomini è concesso di farlo. Alla fine, il Lettore comprende, perfettamente, il suo senso di vergogna per essere il maschio che è, ma anche la consapevolezza di non poter essere diverso, nonostante ci abbia provato, e che gli fa affermare “sono grato all’animale, perché ha formato la persona che sono, l’ha indirizzata verso il senso del vero invece che verso il senso del giusto che è il principio primo per essere degli scrittori nel modo in cui credo bisogna esserlo. E io volevo esattamente questo. Ed è merito dell’animale.” Che cosa dire? E’ un libro sincero, onesto e scritto con il cuore. A me è piaciuto. di Mauro Corona Il protagonista del romanzo di Mauro Corona, l’Autore, è un uomo che vive in un piccolo paese di montagna e che cerca, nella Natura, un rimedio alla sua anima maledetta avuta in eredità dai suoi antenati. In prima persona, perciò, spiega le origini dei suoi comportamenti violenti, o meglio spera di potersi dare una spiegazione, una giustificazione, sostenendo che le colpe degli avi, sono consegnate agli eredi in vita, in un modo del tutto spietato, in altre parole con una condanna che consiste in un continuo malessere esistenziale che scatena angosce, rancore, insicurezze, odio, violenza e vendetta. Il tormento interiore, generato dalla consapevolezza della sua indole perversa e da azioni autodistruttive, lo porta a trascorrere gran parte del suo tempo in balia degli effetti dell’alcool e completamente ai margini sociali. La sua unica consolazione risiede, come dicevo sopra, nella Natura che, con i suoi paesaggi selvaggi, i colori, i suoi profumi e i suoni, sono la sola in grado di placare quei pensieri malsani che lo accompagnano fin da bambino, quando, incomincia a capire di essere posseduto da una fantasia omicida che lo invita a strangolare le donne con cui si rapporta. Durante la ristrutturazione di una baita isolata appartenuta alla sua famiglia e ormai in rovina fa una scoperta che cambierà il corso dei suoi successivi anni di vita. Infatti, nell’intercapedine di un muro, appena sferra il primo colpo piccone, fuoriescono i corpi mummificati di tre donne su cui sono evidenti non solo dei segni di tortura, ma anche di una lingua che nemmeno rinomati professori universitari, appositamente consultati, riescono a decifrare. Da quell’istante trascorre le sue giornate con le tre mummie per cercare di scoprire cosa si nasconda dietro quei ghirigori umani, che trasformano la sua vita in ossessione e per trovare, la chiave di lettura, che impegnerà la sua intera esistenza e che solo ultimando questo compito possa espiare parte delle sue colpe. La vicenda, seppure ben scritta, a volte e sebbene mi dispiaccia dirlo, l’ho trovata un po’ prolissa e ripetitiva. di Clara Sànchez In questo libro Clara Sànchez, l’Autrice, ci narra il mondo sommerso delle sette. Infatti, Isabel, giovane donna sconvolta dal suicidio del fratello, è ingaggiata dai genitori di Ezequiel, un ragazzo che ha abbandonato tutto per ritrovare se stesso in una setta spirituale, con il compito di rintracciarlo ed eventualmente riportarlo a casa. La setta, l’Orden Humanitaria, è guidata dal carismatico e magnetico Maína, che è riuscito a irretire un gruppo di persone fragili e sofferenti, facendo perno sulle loro insicurezze. Per cercare Ezequiel, Isabel, va in Kenya, dove il giovane vive e dove ha sede la setta. Sotto la falsa identità di fotografa del National Geographic, cerca di creare un contatto con il ragazzo, riuscendo a entrare all’interno dell’Orden, e scoprire che dietro la facciata della setta spirituale si nasconde qualcosa di più. Difatti si trova, subito, implicata in una storia molto intricata dove niente e nessuno è come sembra, entra in questa strana comunità ed è costretta ad attraversare piccoli villaggi, conoscere la gente del luogo e spostarsi con estrema cautela per non farsi smascherare. Isabel è consapevole delle difficoltà ma cerca in tutti i modi di districarsi dalla rete della comunità per carpirne le mosse e i segreti. Scopre traffici poco chiari e sarà il suo coraggio e una buona dose di fortuna a permetterle di fare scoperte sconvolgenti. Fortunatamente un misterioso personaggio, conosciuto in loco, la aiuta a far fronte alla rete d’intrighi e gradualmente a scoperchiare il doppio gioco della setta. La Sánchez, anche se in certi momenti l’ho trovata un po’ ripetitiva, riesce a far entrare, il Lettore, nel pieno della storia e ci mostra, con abilità, il potere della manipolazione mentale degli pseudo-santoni e leader delle sette. Lo consiglio. La leggenda del ragazzo che credeva nel mare di Salvatore Basile Con la mia smania di scoprire nuovi Autori ho preso questo libro perché attratto dalla copertina e scopro, ancora una volta, di leggere sempre il secondo titolo, infatti, non ho letto il precedente romanzo di Salvatore Basile che, di primo acchito, considero che abbia un modo di scrivere molto elegante e delicato. In questo, la vicenda narra di Marco, un diciottenne, abbandonato dai suoi genitori appena nato e di cui non sa nulla. Vorrebbe dimenticare il suo passato, ma la voglia a forma di stella di mare che ha sulla spalla, e che pensa di aver ereditato dalla sua famiglia di origine, gli sembra quasi un marchio di fuoco sulla pelle. Marco è cresciuto tra istituti e famiglie affidatarie e, compiuta la maggiore età, si è trasferito a casa di un amico che lo ospita in una stanza poco più grande di uno ripostiglio. Per mantenersi lavora in un impianto sportivo, dove pulisce gli spogliatoi e le piscine dopo che gli atleti se ne sono andati. Grazie a questo impiego scopre di sentire un’attrazione particolare per i tuffi in cui prova un’indescrivibile libertà e nello stesso tempo un senso di protezione. Lì conosce Virginia, una bella tuffatrice, che riconoscendone il talento lo invita ad andare in spiaggia con i suoi amici. In quell’occasione, per mettersi in mostra, tenta un tuffo folle da uno scoglio, ma si ritrova con un braccio immobilizzato, un grosso colpo di frusta e un’improvvisa paura del mare. Lo salva Lara, la fisioterapista dell’ospedale dove è stato ricoverato, che lo sprona, lo accudisce e gli si affeziona. Improvvisamente, Lara, decide di portarlo a Sarcola, un paese di pescatori, dove risiedono i suoi genitori, in modo che Marco possa affrontare anche la talassofobia che gli provoca continui attacchi di panico. Lì conosce Antonio, un ex pescatore, cui Lara si rivolge per aiutarla a far superare a Marco la paura del mare. Antonio è un uomo segnato da un dolore antico e profondo, che ha perso il sorriso e la voglia di vivere in seguito ad un fatto luttuoso. Brusco, silenzioso e ostinato l’uomo prenderà a cuore la storia di Marco e giorno dopo giorno, gli insegnerà a non avere paura non solo del mare. Il romanzo offre, al Lettore, di entrare nella storia e viverne tutti i particolari. Ve lo consiglio. di Carlo Lucarelli In questo volumetto, di appena settantaquattro pagine, scritto nel 2008 da Carlo Lucarelli e tornato di attualità con la pubblicazione da parte dell’Einaudi nella collana “Stile Libero Big”, si parla di carrette del mare affondate con rifiuti nocivi a bordo. In esso si discute su una breve inchiesta sulla motonave Rosso arenatasi sulla spiaggia di Formiciche in Calabria il 14 dicembre 1990. La Rosso, in realtà, è solo una delle molte “navi a perdere”, affondate o spiaggiate nel Mediterraneo in circostanze poco chiare dagli anni Ottanta ad oggi in modo poco chiaro e, ogni volta, con il dubbio sull’effettivo carico trasportato. Sulla Rosso stava indagando Natale De Grazia, il capitano di corvetta al comando della Capitaneria di porto di Reggio Calabria nel 1995. Lui e i suoi colleghi della procura di Reggio Calabria avevano sospettato che la motonave trasportasse un carico “particolare” e che l’arenamento non fosse stato un incidente. Il De Grazia, mentre cerca di raggiungere La Spezia per verificare delle informazioni che potrebbero essere decisive, muore per un arresto cardiocircolatorio. L’Autore rileva che De Grazia e il suo pool investigativo sospettassero che la nave fosse piena di rifiuti tossici o perfino radioattivi e che il naufragio fosse stato simulato, uno stratagemma, per smaltire illegalmente in fondo al mare un carico pericoloso. Lucarelli, com’è nel suo stile, non tralascia nulla, e riesce molto bene a coinvolgere il lettore in una realtà molto inquietante presentando uomini di potere senza scrupoli che mettono a repentaglio le condizioni ambientali dell’Italia e del mondo intero, specialmente dei paesi in via di sviluppo creando un commercio illegale di rifiuti velenosi, destinati al mare o a discariche abusive costruite in luoghi isolati. E’ questa porcheria che impoverisce la fauna dei nostri mari, mi vien da piangere assistere ai discorsi senza senso dei politici che continuano a blaterare con normative europee, misura delle maglie per la rete, fermo biologico. Che cosa fanno di concreto per questa problematica? Il libro, oltre che inquietante, è anche molto interessante. Ve lo consiglio anche perché si legge in un paio d’ore. di Max e Francesco Morini Dopo aver finito di leggere Rosso Barocco, mi è venuto naturale andare a cercare il primo libro dei fratelli Morini ed Ettore Misericordia alle prese con “un uomo violento che viveva in un'epoca violenta e la cui tragica storia è stata certamente una delle più straordinarie mai vissute da un'artista” ovvero Nero Caravaggio. Ho trovato i presupposti interessanti e non ho avuto torto perché i due autori impostano una vicenda che non manca di suspense e inquietudine espressa da una sfilza di personaggi molto particolari. Al centro della vicenda c’è un uomo rinvenuto cadavere all’interno della basilica di Sant’Agostino di fronte ad uno dei capolavori del Caravaggio “La Madonna dei pellegrini”. Si tratta di un cittadino romano di nome Paolo Moretti, ucciso con un oggetto molto affilato e sottile, in pieno giorno. Ettore Misericordia e Fango saranno chiamati a vestire i panni d’intraprendenti detective alle prese con omicidi d'arte e personaggi folli tra le vie meno conosciute della città eterna sulle tracce del Caravaggio. Gli Autori, che amano e conoscono benissimo Roma, ci presentano un romanzo in grado di mescolare una giusta dose tipicamente poliziesca a sfumature ironiche offrendoci un “giallino” simpatico e scorrevole ma, ahimè, poco intrigante, la lettura si presenta scorrevole ma senza forza tanto che, nel finale, gli Autori, sono stati costretti ad aggiungere la spiegazione conclusiva del caso. Nel secondo, che ho letto per primo, si erano, comunque, già migliorati. di Andrea Camilleri In questo “libretto” Andrea Camilleri, l’Autore, inventa storie e racconti, che sono anche i suoi ricordi. Li racconta con un linguaggio universale attraverso il quale lo scrittore ci fa tornare anche un po’ bambini. E’ un libro pensato per i bambini di città, per i quali gli animali sono a volte creature quasi leggendarie, così come lo erano stati nelle favole di Fedro o Esopo. Dodici brevi racconti, con le illustrazioni di Paolo Canevari, che hanno tutta la saggezza delle cose semplici e parlano, non solo ai bambini, ma anche ai più grandi che, ritornano bambini, specialmente se in casa girano nipotini. Ognuno di questi animali, infatti, è protagonista di una storia attraverso la quale, con intelligenza, acume, semplicità e concretezza, trasmette un messaggio, dà un ammonimento e mostra come non sempre gli esseri umani siano davvero migliori degli animali. Così, scavando nella sua memoria, riporta in vita tutti gli animali che hanno incrociato la sua esistenza e che hanno lasciato un segno nella sua memoria o suscitato un profondo e intimo attaccamento che, Camilleri, commemora con la sua popolare scrittura piena di grande passione. Analogamente, perciò, anche questo libro, come tanti altri dei suoi, raccoglie memorie di vita vissuta con alcune “chicche” come i maialini ubriachi o il barone, un ex gattino maltrattato, da assaporare con dolcezza o da vivere con nascosta malinconia. Una semplice e bella veloce lettura. Storia segreta della 'Ndrangheta di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso Con questo libro Gratteri e Nicaso, gli Autori, intendono farci capire quanto necessario sia combattere con ogni mezzo la 'ndrangheta che oggi è l’organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato di diverse decine di miliardi di euro, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina. In esso ricostruiscono la vera storia della 'ndrangheta rimuovendo tutti i luoghi comuni che, considerando l’organizzazione come un fenomeno da poveracci, hanno permesso a questa struttura criminale di crescere nel silenzio e permettergli, oggi più che mai, di condizionare profondamente la politica e l'economia nazionale e internazionale. C’è, nel libro, tutto il percorso, iniziato con l’unità d’Italia e fino ai nostri giorni, costellato di sangue e potere delinquenziale. Un percorso iniziato a dorso di mulo tra grovigli e rovi e che, invece, oggi è sempre più governo del territorio. E’ questa la differenza tra passato e presente di quest’organizzazione criminale che, con il trascorrere del tempo ha fatto conquistare ai suoi adepti sempre più potere. Il saggio è veramente molto interessante con informazioni rappresentate spesso da racconti e fatti molto antichi ma che si leggono in modo scorrevole. Ve lo consiglio. di Max e Francesco Morini Con questo libro scopro i fratelli, Max e Francesco Morini, gli Autori, e le indagini del libraio Ettore Misericordia, il loro alter ego indagatore. Il teatro della vicenda è Roma, a ferragosto, in una giornata afosa e sonnolenta, dove viene ritrovato il cadavere di una bella ragazza, Silvia Pioppi, uccisa in modo violento e preceduto da una scritta inquietante ed enigmatica che ha imbrattato la cripta di San Carlino. Il poco paziente ispettore di polizia milanese, da poco trasferito nella capitale, per riuscire a muoversi nella poco padroneggiata Citta Eterna ottiene l’aiuto di Ettore Misericordia il libraio antiquario romano che collabora con la polizia. I due, insieme ai loro collaboratori, ci accompagnano attraverso le bellezze di Roma, le sue chiese, le sue vie ed i suoi segreti per non parlare dei personaggi oscuri e bizzarri che la abitano. Insomma c’è la Roma che il visitatore comune non conosce e non può afferrare e il pregio principale degli Autori è proprio quello di accompagnarci, afferrandoci per mano, e portarci là dove, senza di loro, non saremmo mai andati e anche se tante volte abbiamo visitato i luoghi descritti, non abbiamo conservato i nomi dei siti, delle piazze o delle strade che loro sicuramente conoscono meglio di chiunque altro. Anche lo stile narrativo, benché si parli di arte o di linguaggio più specifico, risulta molto semplice e mai troppo tecnico o di difficile comprensione. Devo, perciò, asserire che la bravura, dei fratelli Morini, consiste nel modo e nella ricchezza delle cose che ci hanno offerto senza annoiare mai, il lettore, e riuscendo ad apparecchiare una storia intrigante e piena di suspense. Bravi! Lo consiglio a tutti. di Luca Bianchini Luca Bianchini, l’Autore di questo libro, ambienta la vicenda a Trieste dove, alla fine degli anni ’60, Angela, una bella mula, diventa madre molto giovane. Mule, com’è noto a Trieste, sono le ragazze, così chiamate per indicare quel senso d’ibrido, incrocio di più etnie, per la storica presenza simultanea di culture diverse in città e origine della proverbiale bellezza delle triestine. L’uomo che l’ha messa incinta si chiama Pasquale e, guarda caso, è un calabrese già sposato, che al momento della nascita decide di non riconoscere la bambina, proprio perché è nata femmina. Angela crescerà dunque Emma da madre single, aiutata dalla sua numerosa famiglia, composta dai suoi genitori e i quattro fratelli. Anche Angela però, un giorno, parte per Bassano per un fine settimana, che diventano due, che si trasformano in un mese che cambia in "non me la sento proprio di tornare". Ad Emma l'amore e le attenzioni non mancano, ma il suo cervello elabora qualche informazione ricevuta forse per sbaglio e vuole a tutti i costi trasformarsi in un maschio, perché se avesse il pisello sua madre tornerebbe a riprenderla e amerebbe la creatura messa al mondo qualche anno prima. La vicenda è costruita da innumerevoli intrecci e vicende che si amalgamano tra di loro anche se al centro di tutto, però resta Emma di cui accompagniamo la crescita fino al suo divenire moglie e madre. Una bambina cresciuta senza un padre, in costante ricerca di accettazione da parte della madre, disposta ad essere anche quello che non è pur di ricevere un briciolo di affetto materno, ma le spalle coperte dall’amore della famiglia Pipan, composta dai nonni e dagli innumerevoli zii. Una ragazza caparbia, che nonostante tutte le avversità non demorde e cerca di costruirsi la sua vita. Angela, la sua mamma, invece potrebbe essere definita come il suo opposto, cioè una donna fragile, incapace di assumersi le sue responsabilità, una donna che preferisce scappare lontano da tutto e tutti piuttosto che affrontare la vita di petto. Angela è troppo legata al ricordo di un amore impossibile, che non sembra essere in grado di voltare pagine e mettere una pietra sopra il suo passato. Ancora una volta, Luca Bianchini, mi ha imbrogliato trattando in maniera superficiale argomenti molto delicati che possono far riflettere ma esposti con lieve quotidianità che conquista, ma non soddisfa. di Benedetta Cibrario In questo libro Benedetta Cibrario, l’Autrice, crea un romanzo storico delicato e intenso che spinge il lettore ad impegnarsi per portarlo a temine non velocemente, perché sono 750 pagine, ma con grande apprensione perché la protagonista principale affascina fin dalle prime pagine. Anne Bacon, è lei la protagonista, è una bella ragazza di 19 anni figlia di un ricco mercante di seta. È cresciuta a Londra, dove conosce Prospero, un giovane Piemontese, in servizio presso l’ambasciata del suo Paese, che sposa nel giro di poco tempo. Prospero è un giovane bello, aitante e duro come può esserlo un giovane forgiato dalla vita militare, con un padre ingombrante con il quale non ha alcun dialogo. Quando Prospero torna in patria, anche Anne parte per raggiungerlo a Torino ma nel viaggio ecco che Anne si ammala di vaiolo. E quando si riprende da questa calamità, non può che essere cambiata sia nell’aspetto sia nell’animo. Nel libro, perciò, il lettore segue le loro vicende personali e coniugali che attraversano nella narrazione nel decennio che va dal 1838 al 1848 ed in cui il Piemonte, l’Italia e l’Europa stessa marciano a grandi passi verso le Rivoluzioni che avrebbero cambiato la storia di popoli e Paesi. Anne si attesta come persona forte e tenace che, isolata ed esclusa dagli eventi mondani e confinata per volere del suocero al Mandrone, la tenuta di campagna di famiglia, riesce a rimettersi in piedi e a ricominciare a camminare, con spirito ottimista, non vedendo tutto nero, ma imparando a vedere le cose da più punti di vista per cogliere quello più favorevole. La sua tenacia conquista Casimiro, il suocero, che nonostante sia un conservatore, si ricrede ed incomincia ad apprezzare la nuora e considerarla donna capace con il fiuto per gli affari. L’Autrice è molto attenta ai dettagli e alle emozioni dei protagonisti, la narrazione è arricchita da più punti di vista con interi capitoli dedicati all’epistolario di Anne con i familiari lasciati in Inghilterra, ma lascia che il romanzo termini nell’ipocrisia, di cui farcisce la nobile società piemontese, lasciando la soluzione conclusiva all’immaginario dell’esterrefatto lettore. Va bene che il personaggio di Anne è romanzato ma poteva accontentare chi ha letto 750 pagine con un finale diverso. Peccato! Ci voleva poco. di Nando dalla Chiesa Questo libro è scritto da Nando dalla Chiesa, una persona contenta del proprio lavoro che svolge con passione e voglia di essere utile alla società. E come dice lui stesso nella Prefazione “non è un libro di denuncia dei mali dell’università” ma “è un libro che canta la bellezza dell’insegnare e del vivere in università”. Ci sono in quest’opera un insieme di ricordi personali, aneddoti, consigli di vita e storie eretiche di studenti e cittadini noti e meno noti che ha inizio da settembre 2009 quando, dopo l’esperienza di parlamentare, ritorna ad insegnare all’università statale di Milano dove crea il corso di sociologia della criminalità organizzata nel dipartimento di Scienze Politiche. L’argomento è la lotta alla mafia attraverso la conoscenza, la formazione di decine e poi centinaia di allievi che stanno diffondendo questa esperienza ovunque in Italia e ormai anche all’Estero. Quello che Nando dalla Chiesa ha trasmesso e continua a passare ai suoi allievi non è un insieme di avventure criminali ma è la conoscenza di una vasta problematica che appassiona e che è diventato ormai, non solo per i suoi allievi, un manifesto della normalità e al tempo stesso della fatica che richiede la scelta di vita di fare la propria parte contro la mafia. Insomma è un libro che obbliga a pensare a quel che siamo, a quel che vogliamo e non, a cercare di dare una risposta a tanti interrogativi, a far sì che la memoria non sia cancellata e che il futuro sia migliore, anche se con quello che dice in chiusura del libro, lascia, in tutti, un retrogusto amarognolo in bocca. Da leggere assolutamente. di Helena Janeczek La ragazza con la Leica di cui ci parla in questo libro Helena Janeczek, l’Autrice, è Gerda Taro, nata Gerta Pohorylle una ragazza intelligente e spregiudicata della borghesia ebraica di Stoccarda antinazista prima a Lipsia e a Berlino che per amore di un uomo e della libertà diventa grande fotografa a Parigi. Anche lui, profugo ungherese, si trova casualmente a Parigi nello stesso periodo e deve, proprio a Gerda, l’invenzione del nome d’arte col qual è universalmente conosciuto, Robert Capa. Gerda è morta a Brunete sotto un carro armato alla fine di luglio del 1937, ad appena ventisette anni, mentre documentava la caduta della Spagna repubblicana. Una telefonata intercontinentale tra Willy Chardack e Georg Kuritzkes, amici e amanti più o meno importanti di Gerda, è lo spunto per scatenare una serie di ricordi che hanno come filo conduttore la magnetica e ribelle ragazza con la Leica, la cui fisionomia si va tracciando tramite la memoria di Willy, per poi passare attraverso il filtro dei ricordi di Ruth Cerf, l’amica con cui Gerda aveva condiviso una dura vita di stenti a Parigi dopo la fuga dalla Germania, e Georg Kuritzkes. Gerda sprizza subito simpatia ma piano piano perde, nel racconto, il ruolo di protagonista e ne diventa la memoria bella, forte, viva, una donna che ha convalidato, con la perdita della sua vita, ciò in cui credeva. Una donna libera e indipendente, che ha lasciato un’impronta indimenticabile in chi l’ha conosciuta. C’erano, in Lei, tutte le premesse per leggere un bel libro, il Premio Strega lo confermava ma nel finale Gerda diventa invisibile forse proprio per scelta dell’Autrice ma questa preferenza ha amareggiato, prima di tutto, il Lettore. di Lilli Gruber Con questo nuovo libro Lilli Gruber, l’Autrice, torna a raccontarci del Sudtirolo dove è nata e dove ha passato i primi anni della sua gioventù. Il romanzo vede al centro della vicenda “Tre ragazzi, il Sudtirolo in fiamme e i segreti della Guerra fredda” così come recita il sottotitolo. I tre ragazzi sono Max, Peter, Klara indecisi se partecipare alla battaglia per la libertà della loro patria oppure se starne in disparte. Umberto, un giovane agente segreto italiano, farà di tutto per evitare che ciò accada. La scena si apre con l’adunata di Sigmundskron-Castel Firmiano, nel 1957, dove partecipano circa quaranta mila persone per ascoltare Silvius Magnago, i più ansiosi di sentirgli pronunciare la parola d’ordine indipendentista, “Los von Rom”, via da Roma. Lui pronunciò l’altra, “Los von Trient”, via da Trento, che voleva dire la rinuncia all’annessione austriaca in cambio della divisione in due della provincia. Il periodo centrale della vicenda però si snoda tra il 1962 e il 1967 quando gli attentati si fanno sanguinosi, la simpatia popolare viene meno ed entrano in gioco le forze esterne composte di nazisti tedeschi e austriaci oltre agli agenti e provocatori italiani. Il merito della Gruber è quello di farci conoscere la storia di una mezza regione esotica, di alpeggi e tralicci saltati e l’ammasso di trame ciniche di potenze grandi e medie e di aspirazioni fanatiche e sincere di persone travolte da un luogo di nascita e un dialetto. Mette, inoltre, in evidenza quanto inganno, con la cosiddetta strategia della tensione, imperversò sull’Italia delle lotte sociali e civili, dei golpe tentati o minacciati, delle stragi compiute, dei terrorismi opposti. Molto bello si rivela, poi, il ping-pong tra la storia romanzata dei tre protagonisti e le vere interviste con vari personaggi. Ve lo consiglio. di Alessandro Baricco In questo lungo saggio Alessandro Baricco, l’Autore, sostiene che bisogna smettere di pensare che la tecnologia cambi la nostra mente ma bisogna scavare nel sottosuolo di tutti i recenti cambiamenti non trascurando la nostra cultura. Baricco partendo da Space Invaders, un viedeogame in voga negli anni settanta, e passando da Amazon e Google, arriva ai social sorpassandoli per mostrarci gli altri scenari futuri di Internet e del Web. Nell’esporre questa rivoluzione che metteva alla gogna le élites del passato, sia politiche sia intellettuali, ci espone la facilità di movimento e di azione dell’utente/navigatore nell’immenso spazio di Internet. Infatti, Alessandro Baricco disegna la mappa dei nostri ultimi quarant'anni di vita presentandoci i protagonisti e le tappe per potersi orientare all'interno di questo nuovo secolo. Viaggiando nel nuovo mondo salpa dalla California, Silicon Valley, dove è cominciato intorno agli anni settanta, ci parla di smartphone, di social e di app che oggi occupano le nostre giornate. Skype, facebook, wikipedia, youtube, twitter, iphone, whatsapp, uber, spotify, youporn, instagram, netflix, airbnb, tinder, tripadivisor, pinterest solo per indicarne qualcuna e per darvi il benvenuto nel Game. Tutte le pagine, del libro, contengono idee importanti e concetti chiari e ben spiegati, anche se molte sono già note, nello stile consueto dell’Autore. Non mi dilungo nella spiegazione perché è giusto che siate voi a scoprire l’intento di Baricco io posso dirvi soltanto che è un bel saggio e che si legge come un romanzo, ironico, divertente e frutto di un’analisi scrupolosa che fornisce le competenze adatte alla nostra nuova realtà. Leggetelo! Istruzioni per diventare fascisti di Michela Murgia In questo libretto ironico e spesso anche divertente Michela Murgia, l’Autrice, esprime alcune assodate realtà da rivedere con uno stile vivace e ricco di humour e di autentica afflizione. L’Autrice propone la lettura dei comportamenti dei politici e della gente comune secondo la chiave interpretativa del fascismo che ancora contagia la nostra società democratica con l’intenzione di definire posizioni ideologiche e comportamenti istintivi che compongono opinioni diffuse. “Essere democratici è una fatica immane”, dice l’Autrice, per cui può essere più agevole prendere la scorciatoia e nominare un capo (non un leader democratico), che comanda senza tenere in considerazione il dissenso, rapido nell’azione al fine di rendere simile a sé anche l’elettorato che lo applaude. Sarà il capo a decidere l’argomento su cui far discutere la gente che delega a lui le scelte, mentre la peculiarità del sistema democratico sta nel potere dei cittadini di tenersi informati e prendere decisioni. Al metodo fascista necessita, a questo punto, costruire un nemico, che non è mai rispettabile e deve essere incrudelito con definizioni molto negative per poterlo combattere, nel migliore dei modi, scaricandogli addosso tutti i misfatti che sono avvenuti e che, ancora, accadono ed elenca, nel finale, una serie di frasi di “buon senso” e luoghi comuni in cui riconoscersi. A scanso di equivoci, chiosa, specificando che non ha voluto scrivere un libro contro i fascisti ma stabilire quanto fascismo c’è in chi crede, di essere antifascista. Secondo me il ragionamento sviluppato nel libro, peraltro ben scritto e molto chiaro, non risolve la problematica sussistente ma è un ottimo spunto di riflessione che, apre gli occhi e porta ad interrogarsi su molte questioni. Gli ultimi passi del sindacone di Andrea Vitali Dopo un bel libro impegnativo, ne cercavo un altro più semplice e meno faticoso quando incappo nel nuovo romanzo di Andrea Vitali che propone agli affezionati lettori la sua Bellano, con una storia del secondo dopoguerra. Che bella coincidenza! Siamo nell’immediato periodo postbellico e al centro della vicenda ci ritroviamo con il suo sindaco, Attilio Fumagalli detto il sindacone, perché soffre di obesità androide, nel senso che, tutta la sua pinguedine si manifesta attorno all’addome. E’ un ragioniere di paese prestato alla politica da lui intesa come servizio da rendere alla comunità, senza speculazioni o imbrogli. Il Sindaco ha avuto la bella idea di convocare, la Giunta, la vigilia di Natale alle ore 19 per un brindisi finale. La missiva suscita un po’ di malumore tra i vari membri visto l’approssimarsi della cena. Il sindaco nell’ultimo periodo aveva preso il vizio di convocare la Giunta o il Consiglio con pochi argomenti all’ordine del giorno e poi fuggire in tutta fretta e qualcuno aveva incominciato a malignare su questo comportamento. In effetti, il 24 dicembre 1949, la riunione si limita alle chiacchiere, ai dolci e al brindisi finale, il tutto dura mezz’ora e poi tutti in fretta a casa. Tranne il sindaco che approfitta dell’occasione per fare un salto dalla Perlina, una signorina che esercita il mestiere più antico del mondo e da qualche tempo, nelle sue grazie. Questa volta, però, tutto non fila liscio e la vicenda ha un triste epilogo seppur offra, al lettore, occasioni certamente esilaranti e una lettura rilassata e piacevole. di Jim Al-Khalili In questo libro con adamantina chiarezza Jim Al-Khalili, l’Autore, ci spalanca le porte per spiegarci dei bellissimi paradossi della fisica affrontati in modo imprevedibile e ironico come, lo stesso, indica nel sottotitolo. Mi sono avvicinato al libro con timore perché il mio studio sulla fisica era fermo al periodo scolastico e di anni, ne sono passati tanti invece mi sono trovato davanti a qualcosa di molto semplice. L’Autore, infatti, espone un paradosso, dà qualche elemento su cui ragionare e poi propone diverse chiavi di lettura, fino a spiegare la soluzione esatta con tutti i perché del caso ed esponendo le nozioni che servono per capirlo. A volte la loro struttura comprende qualche trucchetto che depista il lettore, altri sembrano portare a conclusioni assurde finché non se ne trova la chiave. E mentre all’inizio, come dicevo, sembra tutto facile andando avanti nella lettura bisogna impegnarsi non poco per penetrare in alcuni concetti ostili ma che, alla fine, saranno ben illustrati. Così tra tartarughe, diavoletti, farfalle e gatti ci rappresenta un’escursione stimolante nel mondo della fisica, anche se, come sostiene Al-Khalili, “l’universo è pieno di misteri, ed è per questo che lo rende così affascinante” si diverte a lasciarci un elenco di enigmi e misteri che regolano la vita dell’universo di cui si sa ancora poco. Un bel libro interessante e istruttivo che va letto (o studiato?) con molta calma. di Andrea De Carlo In questo nuovo libro Andrea De Carlo, l’Autore, racconta l'ingarbugliato rapporto tra Achille e Margherita Malventi, padre e figlia separati da una distanza comunicativa che si è protratta negli anni e fatta di mezze frasi e poche parole. Il padre non è un soggetto facile, ottantaseienne ex chef di grido, ha perso tutto, per non essersi reso conto di aver esagerato con le proporzioni, ora testardo ed egocentrico al massimo è incattivito con il mondo, e riversa tutta la freddezza di cui è capace sulla figlia. Lei quarantenne insicura e materna, chef come il padre, cerca di fare i conti con la definizione di se stessa, infatti, è convinta del potere salvifico della Luna nei suoi confronti ma soprattutto rispetto alle due sue facce, quella visibile e quella nascosta. Achille è, appena, stato invitato come ospite a Chef Test, un seguito talent culinario televisivo, e per Margherita è forse l’ultima occasione per ristabilire un regolare rapporto filiale. Il viaggio da Venezia a Milano negli studi televisivi tuttavia non consente di raggiungere quest’obiettivo. A Milano, per di più, Margherita conosce Jules, un uomo intuitivo e sorprendente, che le offre l’occasione di ristabilire il giusto rapporto tra sessi contrapposti e sovvertire il corso di una vita altrimenti votata alla monotonia e al fallimento. Al ritorno a Venezia, Margherita riprende la sua normale attività nel ristorante, da lei creato, sulle orme del genitore ma in opposizione a quanto da lui professato, opera in modo diverso cioè meno precisa di lui ma più creativa e meno mordace nei rapporti interpersonali. Di Margherita inoltre, nella seconda parte, conosciamo le stanche vicende del rapporto con il fidanzato Luca con cui ha intrapreso una relazione amorosa da ben dodici anni. L’Autore con un finale votato al romanticismo e un po’ melenso risolve entrambe le faccende determinate (?) dalla peculiarità lunare. di Carlo Lucarelli Ritorna il commissario De Luca, che Carlo Lucarelli mi aveva fatto conoscere quando ho letto “Intrigo Italiano”, un commissario un po’ particolare, solitario e sempre all’inseguimento della verità a qualunque costo. La vicenda, raccontata in questo libro, è collocata in uno spazio temporale molto ristretto e in un periodo particolare per il nostro Paese e cioè dal 25 luglio all’otto settembre 1943 che coincide con la caduta del Governo di Mussolini e la sostituzione con Badoglio. L’Italia non è ancora liberata, gli ex alleati nazisti sono diventati i padroni e fanno sentire il loro potere e in questo episodio, in cui indaga De Luca, c’è il coinvolgimento di alcuni fascisti per cui è faticoso muoversi e indagare anche se si è bravi poliziotti. Colleghi che, prima, diventano spie, poi, antagonisti e nemici tanto che De Luca non riesce a schierarsi e rischia di essere espulso dal corpo della Polizia. L’ambientazione e i fatti storici hanno sicuramente impegnato l’Autore nella ricerca dei dati storici e nel modo in cui riesca a trasmettere al Lettore, in modo superbo e con una scrittura semplice e lineare, la trama criminosa di nobili decaduti ed ex politici che approfittando della debolezza di apolidi ed ex internati riescano ad impadronirsi dei loro beni e farli fuori. Nel mezzo della vicenda ci parla anche della storia sentimentale che riguarda De Luca e la sua bella fidanzata Lorenza trascurata perché tutto preso dalle indagini. Bello! Ve lo consiglio. di Maurizio de Giovanni Con questo nuovo giallo Maurizio de Giovanni, l’Autore, torna in campo il commissario Ricciardi. Vicino Posillipo è ritrovato il cadavere inginocchiato di un anziano gesuita, Padre Angelo. L’omicidio lascia la gente del luogo sconvolta perché padre Angelo era, un teologo, un uomo mite e religioso, amato da tutti. C’era forse qualcuno che per qualche motivo l’aveva con lui? Il tema principale del racconto è la confessione. Ricciardi, indifferente all’idea dell’esistenza di un paradiso, di un purgatorio o di un inferno, indaga per scoprire chi fosse realmente don Angelo, noto per la sua umiltà, la sua disponibilità, e per essere il confessore della buona società cittadina sia stato ucciso con la testa fracassata da un sasso e in ginocchio come se si stesse confessando. L’Autore, nella storia, mette in risalto la capacità di Ricciardi di vedere i morti, specialmente quelli uccisi o raggiunti da morte violenta, e di sentire le loro ultime parole, che nel caso di padre Angelo sono: «Io confesso, ti confesso». Inoltre, de Giovanni, inserisce nella concretezza del racconto la vicenda personale del commissario Ricciardi che si trova contemporaneamente a dover confessare qualcosa ad Enrica, la ragazza che ha iniziato a frequentare: non può più tacerle le verità che lo riguardano, sente la necessità di iniziare un rapporto che sia finalmente fondato sulla sincerità reciproca. Le storie personali di Ricciardi e dei suoi compagni di viaggio sono il motore di questo romanzo. Il mistero dell’assassinio di padre Angelo diventa sempre più impenetrabile di ciò che si crede, e il commissario sarà costretto a dedicare ogni minuto del suo tempo allo studio del caso, che approderà, infine, ad un’altra confessione, quella chiarificatrice e definitiva. La vicenda descritta con uno stile puro e raffinato si rivela, infine, profonda, con due storie parallele che convergono in un’unica fine e offre, al lettore, una gradevolezza imprevedibile. di Marco Malvaldi Con questo libro Marco Malvaldi, l’Autore, mette in scena gli incorreggibili vecchietti del BarLume cioè Aldo, Ampelio, Pilade e il Rimediotti aiutati da Massimo, gestore del mitico bar di Pineta. La vicenda ha inizio con l’apertura del testamento dopo la morte di Alberto Corradi proprietario della Farmesis, un’azienda farmaceutica del litorale, e che alle sue ultime volontà aveva aggiunto la confessione di avere ucciso il padre Camillo, da cui aveva ereditato la fabbrica e tutti i suoi averi. Si tratta di un delitto avvenuto quarant'anni prima, rimasto senza colpevole e obbliga, il notaio, a informare la polizia nella persona del vicequestore Alice Martelli, fidanzata del barrista Massimo, e il magistrato a bloccare la successione. Alberto Corradi, infatti, perché assassino, potrebbe essere escluso dall'eredità del padre, cosa che priverebbe di tutti i beni, l’unico erede, il figlio Matteo, giovane rampante pronto a candidarsi alle elezioni che sono alle porte. Da qui parte l’intreccio di ritorno al passato e di coscienza per appurare la verità, tanto più che all’ormai noto delitto ne seguiranno, altri. Infatti, mentre l’indagine prosegue, tra svolte e depistaggi, con un occhio rivolto al passato quel sessantotto, complicato e difficile, che spesso non si vuole ricordare, che fu il momento della protesta studentesca. E’ tempo di indagare, e questa volta tocca scavare a fondo nella memoria e nel passato di ognuno dei vecchietti, così viene fuori la particolare caratterizzazione di Pilade che darà una mano notevole alla soluzione, il ruolo, nel sindacato, di Ampelio e la scoperta del nome del padre di Massimo. Tutti intrighi di ieri che aiutano a sbrogliare quelli dell’oggi. Una bella lettura che valorizza l’uso del dialetto e il divertente clima da bar che si riesce ancora a raggiungere nei piccoli paesi di provincia. Buona lettura. di Wu Ming In questo libro Wu Ming, un collettivo di scrittori italiani, non offre una lettura agevole, per l’abbondanza di personaggi, per le citazioni riportate, per l’intreccio degli eventi, per l’infinità degli apporti neologistici. Può sembrare un’impresa rischiosa, dopo una decina di pagine ho chiuso il libro, ma è attraente e piena di fascino per ciò che vi è in essa d'ignoto o d'inaspettato e va vissuta fino alla fine. La storia si svolge a Parigi tra il 21 gennaio 1793, giorno della decapitazione di Luigi XVI e il 21 gennaio 1795, abbracciando tutto il periodo del Regime del Terrore che è terminato con migliaia di esecuzioni capitali. In esso si alternano le vicende di Orphée D'Amblanc, un medico che cura le malattie con la terapia basata sull'applicazione delle teorie di Franz Anton Mesmer, medico tedesco del Settecento. Di Marie Nozière, una sarta proveniente dal quartiere Sant'Antonio, di suo figlio Bastien, del poliziotto del quartiere Treignac, di lei innamorato e di Scaramouche ovvero Leo Modonnét, un attore italiano caduto in disgrazia e che per un breve periodo si dedica a punire, per conto del popolo, gli accaparratori che cercano di lucrare sulla fame che ha seguito la Rivoluzione. Modonnèt, arrestato da Treignac, diventa un combattente di strada sotto gli insegnamenti del celebre maestro d'armi Bernard detto La Rana. D’Amblanc, inviato in Alvernia a indagare, scopre i misteriosi avvenimenti e i misfatti del Cavaliere d'Yvers, un potente esperto delle tecniche di sonnambulismo. Convinto reazionario, dopo un fallito tentativo di liberare Luigi XVI il giorno della morte, si è fatto volontariamente internare nel manicomio di Bicêtre sotto il falso nome di Auguste Laplace, continuando a compiere i propri esperimenti di sonnambulismo. Alla morte di Robespierre torna a Parigi e, messosi alla guida di un'armata di sonnambuli, immuni al dolore e con lo scopo di liberare il Delfino di Francia ma il suo piano è sventato dalla collaborazione tra D'Amblanc, Modonnèt, tornato a vestire i panni del vendicatore Scaramouche, e Marie. Caro Lettore, se hai deciso di intraprenderne la lettura, sappi che è un’opera impegnativa che fornisce vari spunti di riflessione e di ricerche molto interessanti. di Antonio Manzini In questo libro Antonio Manzini, l’Autore, ci propone cinque storie brevi e coinvolgenti. Il Lettore si ritrova con Rocco Schiavone, il vicequestore romano, “esiliato” ad Aosta che appare più sereno, più inserito e più pronto a fare squadra con i suoi collaboratori. Racconti già pubblicati in altre raccolte e che, in questo volume, raggruppa per la prima volta. Il primo di essi dà il nome a tutto l’insieme ed ha inizio in un cimitero dove, dentro una cappella gentilizia, viene trovato un cadavere sconosciuto disteso sopra la bara di un’altra: unico indizio uno strano anello nuziale. Segue una gita alpinistica fra amici che viene interrotta tragicamente da una morte. Poi, continua con una partita di calcio che, pur giocata da tutori della legge, riesce lo stesso a essere truffaldina e truccata. Nel quarto racconto ci ritroviamo in un delitto, a “cabina chiusa” su un treno e si finisce con un eremita ucciso in una sperduta chiesetta sconsacrata e abbandonata. Manzini evidenzia queste cinque incursioni, di Rocco Schiavone, e riesce con grande abilità a inserire particolari della vita del vicequestore che non ci aveva ancora raccontato che divertono ed incantano anche chi li ha già letti. Consigliato a chi piace leggere in perfetto relax. di Andrea Camilleri In questo nuovo romanzo Andrea Camilleri alla sua passione di scrittore ha aggiunto quella di amante del teatro, suo primo amore, e così incrociando entrambi mette Montalbano di fronte ad un caso in cui tutto è teatro e messinscena. Questa volta a “rompere i cabbasisi” in piena notte è Mimì Augello che, fuggendo dalla casa dell'ennesima amante, si trova faccia a faccia con un cadavere. Così, nel cuore della notte, avverte Montalbano e si precipita a casa sua per condividere con lui il problema e ritrovare il cadavere. Tutto sembra risolversi, facilmente, il giorno dopo quando in commissariato arriva la notizia del ritrovamento di un cadavere, ma non è il morto di Mimì. Si chiama Carmelo Catalanotti e, dalle indagini, viene fuori che aveva una grande passione per il teatro e faceva parte della dirigenza di una filodrammatica di paese alla quale si dedicava con grande impegno, ma faceva anche l’usuraio, sebbene di basso profilo. Da regista, sceglieva gli attori seguendo un metodo tutto suo basato su regole per certi versi discutibili, mirate a verificare la capacità dei candidati ad attingere al proprio vissuto, alle proprie emozioni e fragilità, alle proprie esperienze più intime e risultare capaci di portare sulla scena qualcosa di quasi reale. Infatti, ogni aspirante attore era sottoposto a una serie di prove e tutto il percorso era meticolosamente registrato da Catalonotti in fascicoli, rinvenuti in un archivio, e sui quali presto, si concentra l’attenzione del commissario e del nuovo responsabile della Scientifica, la bella Antonia Nicoletti che porta un tale scompiglio nella vita del commissario, con la sua compostezza, i suoi silenzi e la sua distanza tanto da fare innamorare perdutamente Montalbano. Alla fine con un vero coup de théâtre, Montalbano, risolve contemporaneamente i due delitti, collegandoli in modo geniale, come solo Camilleri sa fare e dimostrando, per l’ennesima volta di appassionare il lettore e non fargli mollare il libro fino alla risoluzione del busillisi. di Giovanni Floris Riprendo le mie letture, dopo un estate di ozio, e subito m’imbatto in quest’analisi attenta, puntuale, appassionata che Giovanni Floris fa nel suo libro “Ultimo banco: perché insegnanti e studenti possono salvare l’Italia”. Un’inchiesta-racconto nella quale l’Autore parla di scuola, di educazione e di cultura, partendo dalla sua esperienza di ex studente, figlio di madre insegnante, genitore, giornalista e cittadino per dimostrare che si può ricostruire il Paese attraverso la scuola. Nel libro analizza la scuola italiana, nelle sue componenti essenziali cioè i professori, gli studenti, i genitori. Riconosce agli insegnanti impegno e volontà, afferma che gli studenti, con l’eccezione di rari casi di ostile rifiuto verso l’istituzione scolastica, sono nella stragrande maggioranza giovani che studiano con impegno, meritano la stima dei professori e soprattutto si aspettano dalle autorità di governo una politica di rilancio e di sviluppo della scuola. I peggiori, naturalmente, sono i genitori che mettono sotto accusa i docenti, per una bocciatura, per un voto non abbastanza alto, per un rimprovero in classe, per una nota sul diario. Sono gli stessi genitori che considerano i figli dei fenomeni, e che in classe li vorrebbero sempre supervalutati, o si sentono genitori di campioni in erba che nella polvere del campetto di periferia li vedono tutti futuri campioni, o che alla notizia che il loro bimbo è stato beccato in gabinetto a fumare uno spinello obiettano che forse non era proprio droga e bisognava provarlo. Oltre che ai genitori, qualche rimbrotto, è indirizzato ai nostri politici, a quelli che decidono le sorti del nostro Paese, che da troppo tempo hanno lasciato l’istruzione come ultima ruota del carro, aggravando uno stato di salute già precario a uno dei capi saldi di ogni società evoluta. Interessante tutto quello che dice l’Autore, ma io, come operatore scolastico con quarant’anni di esperienza, suggerisco che il tutto funzionerà meglio solo se la scuola non resterà arroccata in se stessa. La società annovera tante altre figure, che pur non avendo il titolo di docenti, possono offrire a studenti e insegnanti esperienze diverse e molto importanti per tutti. Si può leggere. di Giuseppe Di Piazza In Malanottata, il libro che ho appena letto, di Giuseppe Di Piazza non si parla solo d’amore e incaprettamenti ma si parla anche di giornalismo o in modo particolare di “biondini”, com’erano soprannominati nei quotidiani del sud i ragazzi di bottega, quelli senza contratto in attesa dell’occasione buona per diventare giornalisti veri. Il biondino, in questa storia, si chiama Leo, ma in redazione è più conosciuto come “Occhi di sonno”. Siamo a Palermo nell’aprile del 1984 e in un angolo di un quartiere residenziale di Palermo viene trovata una donna in fin di vita. È stata orribilmente sfigurata con l’acido e brutalmente picchiata, ma respira ancora. Non è una donna qualsiasi, è l’Escort più famosa della città, Veruska, una polacca arrivata in Italia per far fortuna, con il mito di Raffaella Carrà. Leo è il primo giornalista che, in Vespa, giunge in ospedale, giusto in tempo per vedere Veruska morire portandosi il nome dell’assassino nella tomba. Chi ha ucciso la ragazza più amata della città? Leo, occhi di sonno, comincia a indagare, ma non è semplice, perché le ultime ore di Veruska sono avvolte nel mistero e gli indizi portano tutti a dei vicoli ciechi. Leo capisce che è arrivato il suo momento per affermarsi, è il suo caso e le sue notti bianche sono destinate ad aumentare così piano, piano, un delitto dopo l’altro, una cabina telefonica dopo l’altra, un gettone dopo un altro, riesce a ricostruire la vita e la morte di Veruska. E l’Autore è certamente molto abile a coinvolgere i lettori nell’atmosfera palermitana degli anni ottanta disseminando qua e là, nei dialoghi, parole in dialetto come aveva fatto in “I quattro canti di Palermo” e descrivendo, in maniera egregia, i posti più affascinanti della Città. Insomma non resta che dirgli soltanto: Bravo! di Luis Sepúlveda In questo libro Luis Sepúlveda ricostruisce la sua storia personale con una serie di scritti, di cui alcuni già recensiti su questa rubrica, i suoi amici perduti e quelli ritrovati, gli incontri, i ricordi, il suo impegno per la libertà e per la difesa degli ultimi e l'insaziabile voglia di viaggio e di avventura. Nel primo capitolo ricorda Óscar Lagos Ríos, il più giovane della scorta di Allende, morto a soli ventun anni «nel giorno più nero della storia de Cile». Anche Sepúlveda era un membro del gap, la scorta di Salvador Allende. Negli altri capitoli, poi, racconta tutta una serie d’incontri, pensieri e soprattutto amicizie come quella con Michelle Bachelet e specialmente con altri grandi scrittori e poeti, da Soriano a Saramago a Pablo Neruda. Nell’ultimo capitolo, invece, racconta e commenta la morte di Pinochet il dittatore e fa una carrellata di tutte le persone che sono rimaste impunite per i loro terribili crimini perpetrati durante quegli anni. Si chiude così quel ciclo non solo politico, ma anche umano. Sepúlveda narra queste storie in forma breve come aveva fatto in “Cronache del Cono Sud” esponendo tutto l’accumulo di sentimenti, la tristezza e lo spaesamento che fanno da sotto traccia alla gioia di non essere più un esule, nel secondo mandato alla Presidenza della Bachelet, gli è restituita, dopo trentun anni di attesa, la cittadinanza Cilena che metterà pace alla sua anima. Un bel libro ricco, in cui la libertà, è il fine principale della sua vita e della sua lotta contro le prepotenze e la tirannide. di Tommaso Landolfi Questo libro di Tommaso Landolfi, l’Autore, è una raccolta di sette racconti e rappresenta il suo primo libro scritto (correva l’anno 1937). Il titolo “Dialogo dei massimi sistemi” è il terzo dei sette racconti in esso contenuti e narra di un individuo che credendo di imparare il persiano da un conoscitore della lingua mediorientale si accorge di aver appreso, per un dileggio del suo maestro che di volta in volta inventava vocaboli e sintassi in modo confuso, una lingua inesistente. Gli altri racconti trattano le manie e le ossessioni, che come dice lo stesso Autore sono “giocati sul filo della realtà, che anzi hanno già valicato il crinale verso un mondo altro, dove l’autore palesa la sua lunare ironia, nonché l’inclinazione costante a esplorare la faccia velata e paradossale delle cose e dell’uomo” e a volte, aggiungo io, al confine con la paranoia. Nel primo "Maria Giuseppa" narra di un ozioso e solitario padrone di casa che maltratta, senza alcun motivo, una sua devota serva che ritroviamo, nel sesto racconto, intitolato "Settimana di sole" ovvero Maria Giuseppa II e indicata come "Ella" mentre il vegliardo ozioso e solitario, in quest’altro racconto, si è invaghito di una ragazzina di dieci anni anch’essa assunta come serva. Nello stesso racconto tratta di un fantomatico tesoro nascosto dai suoi antenati, i quali lo vengono a trovare (forse in sogno?) boh! In “ La morte del re di Francia” il protagonista rielabora le sue memorie seduto sulla tazza del gabinetto mentre “La piccola apocalisse”, è una sorta di allegoria sull’incomunicabilità umana che finisce con una pittoresca immagine della donna-parola che sprofonda nel fango. In "Mani" un brillante avvocato resta talmente impressionato dalla lotta di una sua cagnetta con un topo, che poi organizza il funerale del povero roditore e, per il resto della sua vita, non riesce a trattenersi dal parlare agli altri topi. Chiude con “Night must fall” un elogio agli animali di cui annuncia come sua ultima occupazione così come dice lo stesso Autore “e presto per giunta, della gallina” e così come gli aveva prevenuto un suo amico. Definire il particolare stile di Tommaso Landolfi, in questo libro, come provocatorio o visionario è riduttivo perché non solo stupisce, ma principalmente diverte, specie, se si considera il periodo storico in cui è stato scritto. Non è una facile lettura. di Glenn Cooper Prima di scrivere la recensione di questo libro voglio precisare, subito, che a me ha dato l’impressione di un “Americanata” cioè un’impresa o manifestazione eccentrica e clamorosa, talvolta al limite del kitsch, tipica del costume nordamericano. La vicenda, ambientata nei giorni nostri, è uno specchio su un mondo in crisi, dove l’umanità è del tutto disorientata riguardo al domani e nel quale si manifestano decessi improvvisi fomentati dalla messa in atto, concreta di un messaggio diffuso su scala mondiale da un certo Alex Weller. Un ricercatore neurologo ambizioso e sull’orlo della follia che scopre una sostanza presente nel liquido rachido-spinale estratto da individui prossimi al decesso e che somministrato a un soggetto qualsiasi, funge da droga allucinogena e lo trasporta temporaneamente nell’aldilà, sino all’incontro struggente con parenti defunti e, in extremis, alla visione di Dio. Una serie di omicidi, uomini e donne sempre più giovani, accomunati dalla presenza di un forellino in testa, svela la presenza di un serial killer e mette in allarme l’FBI. Il detective Cyrus O’Malley, ricevuto l’incarico del caso, comincia una serrata indagine che lo porterà a sommare tutti i suoi sospetti attorno all’inquietante figura di Alex Weller. Ne frattempo, una parte del mondo moderno è invasa da una strana droga chiamata “bliss” accompagnata da una vasta serie di suicidi, dovuti agli effetti di questo allucinogeno, che convince sempre più persone dell'esistenza di un aldilà migliore. Naturalmente non mancano le morti, gli assalti polizieschi, i trafficanti di droga, i tradimenti e gli omicidi a bruciapelo classici dell’Americanata che mi hanno permesso, in alcuni momenti, di commuovermi ma anche di sghignazzare. Come il precedente libro che ho letto di Glenn Cooper sono rimasto incollato alle sue pagine fino alla fine e ripeto le stesse cose dette la volta score cioè che la storia è scorrevole, si legge bene ed è scritta come si deve. Mi è piaciuta ma niente di eccezionale. di Jennifer Egan In questo libro Jennifer Egan, l’Autrice, ci conduce in America tra gli anni Trenta e Quaranta in prossimità dell’entrata in azione, nella Seconda Guerra Mondiale, delle forze armate americane. La protagonista è la giovane Anna che, al principio, dodicenne, caparbia e decisa, al fianco del padre, Eddie Kerrigan, lo accompagna, spesso, in incontri misteriosi e segreti. In particolare, un giorno, arrivano in una spiaggia misera e fredda, dove ha la residenza Dexter Styles, boss della malavita italo-americana, che colpisce l’immaginario della piccola Anna. Il padre la prediligeva mentre, quasi, trascurava l’altra figlia, Lydia, nata con un grave problema di salute. Anni dopo, Eddie sparisce nel nulla lasciando la moglie e le due figlie e senza mai più comunicare notizie. Anna è delusa dal padre, ma a poco a poco pare essersi abituata alla sua assenza. Lavora come molte altre donne, che quando gli uomini sono stati chiamati alle armi, hanno occupato il loro posto, ma a differenza delle altre lei non ci sta a rimanere solo una sostituta e a vedersi preclusi posti che agli uomini non lo sono. Così, il giorno in cui vede degli uomini immergersi con un enorme scafandro, decide che quello sarà il suo destino, cioè, diventare palombara. Una sera, grazie a una sua collega, dopo diversi anni dalla prima volta, casualmente incontra Dexter Styles. Subito non si ricorda di lui, poi a poco a poco i ricordi tornano a galla e la voglia di scoprire cosa è successo al padre si fa di nuovo viva. Anna è disposta a tutto pur di capire, di sapere, di ritrovare suo padre, vivo o morto. L’Autrice ci regala una bella storia che riesce a trattenere, il lettore, alle emozioni descritte e scoprire nuove ed interessanti situazioni. Un bel libro. di Edgardo Franzosini Mi è capitato più volte di dire per un libro piacevole “il libro l’ho divorato”, Edgardo Franzosini, l’Autore di questo pamphlet, ci mostra, fra le altre cose, come sia del tutto verosimile fare un giro nella Parigi di questi giorni e incontrare Balzac, farci due chiacchiere e scoprire che un “ mangiatore di carta” è esistito davvero. Si chiamava Johann Ernst Biren e visse nel Settecento. L’Autore scopre Biren tramite la lettura di alcune pagine, apparentemente minori, di Illusioni perdute di Balzac, in cui fa capolino il ghiotto scrivano e poi Balzac, in modo sbrigativo, non approfondisce l’argomento e non ne parla più. Attraverso libri, atti, documenti, memorie, epistolari, Franzosini scopre e ci racconta una vita vera talmente incredibile da sembrare immaginaria. Johann Ernst Biren era uno scrivano al servizio del re Carlo XII di Svezia. Oltre ad essere bello e attraente è dotato di una scrittura fluida, morbida tanto da arricchire i dispacci con graziose espressioni di cortesia e di commiato. Alla corte di Svezia, la carta su cui si scrive è tra le migliori, viene da Fabriano, è morbida, spessa e profumata. Biren passa le notti a trascrivere e casualmente, una notte, addenta uno di quei fogli saporosi. Da allora inizia una smania, una frenesia di ingoiare la carta, non quella bianca, bensì quella scritta. Scompaiono così lettere, credenziali, dispacci e addirittura un trattato di pace. Scoperto, il bibliofago è processato e condannato alla pena capitale. Aiutato dal suo protettore Goertz, fugge e trova rifugio nel regno di Curlandia, nell’area baltica, dove non smette di fare lo scrivano né di divorare carta e documenti. Divenuto l’amante della principessa Anna Ivanova, per una serie di fortunate circostanze, nel 1737 diventa principe sovrano. La discussione finale, molto simpatica, rimane appesa a questa frase "Ci sono storie che assomigliano ai pesci: la testa magari è bella, ma la coda lascia a desiderare". di Andrea Vitali Con questo nuovo libro, Andrea Vitali, torna a raccontare, come sua abitudine, il suo mondo ma con una storia diversa e con qualcosa di nuovo e originale abbandonando il racconto corale per concentrarsi maggiormente su un personaggio. Nel 1928 Ernesto Maccadò è ancora un giovane maresciallo che da pochi mesi è arrivato a Bellano dalla Calabria e lo spostamento è stato particolarmente traumatico specialmente per la moglie, Maristella, che non riesce a sopportare il clima poco clemente del lago di Como. La notte del 6 maggio, infatti, i carabinieri di Porta Ticinese a Milano fermano davanti a un locale due persone per schiamazzi notturni e rissa. L’uomo è uno studente universitario che esibisce un tesserino da giornalista e vanta conoscenze illustre e sostiene di essere stato adescato. L’altra persona, una bella e fiorente ragazza, che si presenta come Desolina Berilli di Bellano, Doris Brilli in arte e che lavora come cantante e ballerina, per una piccola compagnia teatrale, sostiene invece il contrario. Il Maccadò coglie al volo l’occasione per fare il suo mestiere e dimostrare il suo buon senso e le sue capacità. E ancora una volta Andrea Vitali si è confermato brillante e piacevole con l’ironia, sempre al giusto livello, e con l’abilità linguistica e lessicale sempre gradevole. di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso Con questo libro gli Autori, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, divulgano i molteplici settori in cui sono reimpiegati i soldi della cocaina, di cui la ‘ndrangheta detiene il monopolio nel mondo occidentale. Il tema del riciclaggio del denaro è ricorrente all’interno delle mafie, la ‘ndrangheta in particolare si serve di professionisti del settore per le operazioni finanziarie in modo tale da sfuggire ai controlli e alle segnalazioni. E’ quello che vogliono fare i due Autori che, nel libro, raccontano questi processi che partono da Reggio Calabria e si espandono sugli altri circuiti europei. Solo in Europa le cosche calabresi controllano l’80% del mercato della polvere bianca, con un guadagno di 46 miliardi di euro, mentre 30 sono i miliardi guadagnati a livello internazionale. Questa montagna di soldi deve essere lavata e allora la ‘ndrangheta investe nell'edilizia, nel settore immobiliare, nel terziario, nell'eolico, nel turismo, e lo fa grazie a una miriade di alleanze strategiche con bancari, avvocati, commercialisti, broker senza scrupoli. Con l’avanzare delle nuove tecnologie, nell'era della globalizzazione, essa utilizza anche il "deep web" ovvero il web invisibile e fermarla, in ambito internazionale si fa ogni giorno sempre più difficile perché i Paesi dell’Unione Europea non hanno le stesse leggi in materia di mafia e contrasto alle economie illegali e se è difficile in Europa, immaginiamo come stanno le cose nei cosiddetti “paradisi fiscali”, un caos enorme. L’Italia su questo fronte è molto avanti, avendo vissuto la nascita delle mafie e gli anni più difficili, ha maturato sempre più un sistema di contrasto e un apparato giudiziario sempre più avanti. Mentre gli altri Paesi, che stanno vivendo il passaggio delle mafie in questi ultimi anni, non hanno e quindi non sono giuridicamente adeguate. Questa differenza di sistemi giuridici, la mancanza di reati associativi e la difficoltà di globalizzare l'azione di contrasto favoriscono tutte le mafie che oggi riescono sempre più a trovare momenti di collaborazione a livello internazionale. E una scoperta dietro l’altra si arriva a scoprire, come ci dicono gli Autori che “la City londinese è la capitale del grande riciclaggio, perché il sistema normativo inglese è molto permeabile”. Lì, infatti, esiste una sorta di zona franca nel mondo dell’economia e delle banche, dove si può riciclare senza alcun controllo e nelle università londinesi, s’insegna agli studenti che non deve interessare da dove arrivano i soldi ma che devono essere investiti bene. “Pecunia non olet” dicevano gli antichi Romani. Dalla lettura, di questo scioccante saggio, si percepisce che combattere contro il riciclaggio diventa ogni giorno più difficile se non addirittura impossibile. Mala tempora currunt. di Alessandro Robecchi Alessandro Robecchi, l’Autore, con “Follia maggiore” si conferma un ottimo e fine romanziere, capace di mescolare vari temi e generi con brio letterario e preparazione narrativa. Con la storia che ci racconta in questo libro, espone un delitto la cui vittima è una signora della buona società, Giulia Zerbi, finita per necessità nelle grinfie di usurai e amata, anni e anni prima, appassionatamente da un distinto e facoltoso imprenditore finanziario, Umberto Serrani, che sconvolto per la perdita della donna un tempo adorata, decide di proteggerne la figlia, Sonia, aiutandola nella carriera di promettente cantante lirica fino al trionfo in un concorso canoro. Per conoscere i responsabili di quest’orribile delitto, il Serrani assolda la strana coppia, già nota ai fedeli dell’Autore, Carlo Monterossi e Oscar Falcone, mentre la giustizia indaga con l’altra coppia, anch’essa conosciuta, cioè Ghezzi e Carella che cercano l’autore del delitto, scavando nel mondo degli usurai e individuando i possibili colpevoli. Solo un colpo di scena e un’occasionale scoperta, dovuta all’intuito di un bravo investigatore, permetteranno di individuare il vero colpevole. Nel racconto, oltre al delitto Zerbi, s’incastrano più storie che, attraverso i personaggi considerati, ci forniscono una visione chiara della situazione sociale che spesso opprime gli animi e spinge ad essere ciò che, in realtà, non siamo. Pagina dopo pagina, la lettura, ci offre lo spunto per qualche riflessione saporita sulla vita e le occasioni perse. Consigliato. di Lorenzo Marone Questo libro è un romanzo sull’amicizia, l’adolescenza e l’amore, ma, soprattutto, una storia che parla dell’importanza dei fatti e del valore delle parole. Chi racconta questa storia è un ragazzino di dodici anni, Mimì, che vive nel quartiere del Vomero, a Napoli, con la sua famiglia di sei persone in un bilocale di pochi metri quadrati dove puoi avere un po' di privacy solo se ti rinchiudi in bagno. Mimì, l'aria e la libertà, le ha trovate nei libri di avventura e nei fumetti di supereroi che legge fin da piccolo e che gli hanno insegnato a sognare e a lasciare libera l'immaginazione ma, soprattutto, usa un linguaggio forbito e fuori luogo. Siamo nel 1985 e il ragazzino trascorre le sue giornate con Sasà, a giocare per strada o in quel bilocale che divide con i genitori, i nonni e una sorella adolescente. In quel periodo oltre ad accendersi d'amore per Viola, il suo bene infinito, conosce anche Giancarlo Siani, giornalista de "Il Mattino", che per Mimì, diventerà, la persona giusta, il supereroe da cui prendere esempio. Giancarlo Siani sarà ammazzato, nella sua Méhari verde, sotto casa sua sita di fronte a quella di Mimì, il 23 settembre. Quella sera, i ripetuti colpi di pistola, si porteranno via la spensieratezza, i palpiti del cuore e l'innocenza di Mimì. Lorenzo Marone, è il primo libro che leggo dell’Autore, ci accompagna nel percorso di crescita di Mimì, che cerca lontano i superpoteri per affrontare la vita e finirà per trovarli nella propria normalità. La figura di Giancarlo Siani, inserita nel contesto del racconto, non deve essere vista come se l’Autore volesse aggiungere un cammeo per valorizzarlo o idealizzarlo ma soltanto come un eroe per un ragazzino che sta crescendo e lo considera come il modello da seguire ed essere felice ogni volta che lo incontra. Insomma, in questa favola moderna ci vuole trasmettere un messaggio positivo sui legami affettivi nella Napoli degli Anni Ottanta, niente di più. A me, che leggo di tutto, è piaciuto. di Lia Levi In questo libro Lia Levi, l’Autrice, di famiglia piemontese recupera i ricordi del marito Luciano Tas, giornalista e saggista noto nell’ambiente ebraico italiano scomparso nel 2014. Alessandro, il nome utilizzato nel racconto, è un ragazzo prodigio in grado di stupire tutti e di iscriversi a classi con compagni più grandi, che a un certo punto però rientra nella normalità dei propri coetanei. Siamo a Genova negli anni trenta, anni di regime ormai consolidato. Al centro della vicenda la figura della madre, che quando si rende conto che il figlio non è un genio matura nei suoi confronti un atteggiamento di opposizione e autentico rancore. La famiglia frequenta la sinagoga solo in occasione delle festività più importanti, la loro fede non influenza le scelte di una vita che scorre tranquilla come quella di tanti italiani, almeno fino all’emanazione delle leggi razziali del 1938. Da quel momento i provvedimenti contro gli ebrei si moltiplicano ma, nonostante tutto, molti ebrei italiani continuano a cullarsi nella speranza di superare integri la drammatica tempesta. Fra questi c’è la mamma di Alessandro che si rifiuta testardamente di lasciare la città e, i suoi affetti fino a quando anche l’ultima possibilità di fuga in Inghilterra, grazie al passaporto inglese del marito, si chiude. Tra riunioni di famiglia, amori, litigi e rappacificazioni passano gli anni e la Storia presenta il suo terribile conto. Perciò quest’avvenimento, realmente accaduto, pieno di sconforto e coraggio ci riporta verso un tragico recente passato che offre, al Lettore, molti argomenti di riflessione. Avvincente! di Nicolai Lilin In questo libro Nicolai Lilin, l’Autore, ritorna ad essere Kolima ragazzino del quartiere di Fiume Basso. Siamo nel 1986, nell’ex Unione Sovietica, e il Partito Comunista è arrivato all’apice della corruzione mentre il paese sta andando in rovina. Il popolo è privato delle scorte alimentari, per essere costretto a soggiogarsi al terrore. Legge e illegalità sono in precario equilibrio. Kolima ha solo sei anni, ma è il momento giusto per lui, di entrare in una banda criminale. Sì perché, è importante per i ragazzini come lui sentirsi parte di un gruppo, imparare ad usare le armi e diventare in futuro degli importanti capi banda. Ormai tutto sta cambiando, la politica prima di tutto, il rapporto fra criminali e le gang. Ogni banda ha un modo differente di tatuarsi perché, per loro, il tatuaggio è un collante sociale, segna l’appartenenza, ma è anche uno strumento di comunicazione, in certi casi addirittura un vero linguaggio. A patto di non infrangere il tabù che vieta a tutti di chiedere a un criminale cosa significhi il disegno che ha addosso. Il marchio ribelle è impresso a fuoco nei giovani che hanno perso la loro fanciullezza molto presto, rimbalzati dal carcere all’orfanatrofio. Il marchio ribelle sta nei sogni infranti dalla crudeltà della strada. Il marchio ribelle è nei giochi spietati, subiti o praticati, e nella voglia di sentirsi invincibili. Nel libro troverete non solo il Kolima di Educazione Siberiana, ma anche, i tatuaggi dei protagonisti del libro. Da leggere. di Jón Kalman Stefánsson In questo libro è ritratta l’arcaica società islandese di fine Ottocento nel momento in cui sta per essere travolta dal progresso. Purtroppo, il romanzo, finisce una trilogia di Jón Kalman Stefánsson e di cui non ero a conoscenza ma che, comunque, aiutato dalla postfazione di Alessandro Zironi e dall’opinione dell’editore in seconda pagina di copertina, mi hanno fatto comprendere sia lo scenario sia il senso stesso della vicenda. Il protagonista del “Cuore dell’uomo” è il "Ragazzo", non è mai indicato per nome, un giovane orfano che intraprende un epico viaggio di formazione attraverso l'Islanda, appunto di fine Ottocento e l'universo dell'animo umano, scoprendo la realtà, il valore dei sogni e il potere creativo delle parole. Questo Ragazzo, dopo aver affrontato l’inverno eterno del Nord ed essere stato inghiottito da un precipizio tra i ghiacci, è salvato dagli abitanti di un villaggio del fiordo. Qui rimane folgorato da Álfheiður, una misteriosa giovane con i capelli rossi e un doloroso passato che gli promette l’Amore. Al centro di questo romanzo, infatti, c’è l'amore in tutte le sue gradazioni e difficoltà. Dopo varie vicissitudini occupate di passioni e di relazioni interpersonali dove predominano l’eccesso di amore, l’avidità, il sesso, l’alcolismo, il potere economico e la violenza, il Ragazzo si rende conto che ci si può liberare dalla grigia quotidianità soltanto ascoltando il cuore dell’uomo e la vita può vincere la morte. Allora intraprende una lunga e incerta traversata per tornare da Álfheiður e rendersi conto che ne è valsa la pena. Sono belle pagine, spesso poetiche, che fanno conoscere a chi legge una società piuttosto ignota. Molto interessante! di Comandante Alfa L’Autore di questo libro è uno dei fondatori del Gis, il gruppo d’intervento speciale dell’arma dei carabinieri. Nato nel 1978, questo gruppo è stato decisivo in molte missioni speciali, che hanno visto il Comandante Alfa in prima linea per oltre trenta anni e che, in seguito, si è collocato a realizzare la formazione dei giovani colleghi. In questo libro ripercorre le tappe di un’esistenza votata al coraggio e soprattutto alla segretezza, che deve essere mantenuta anche nei confronti dei propri cari. E’ un susseguirsi di avvenimenti sia in Italia sia all’estero e, il Comandante Alfa, ci trascina nel cuore dell’azione, svelando la vita, l’addestramento e le missioni ad alto rischio di un fondatore del GIS. C’è in queste pagine la storia di un giovanissimo castelvetranese, si arruola a diciassette anni, che si dedica senza se e senza ma allo stato e alla patria. Amici che erano presenti all’incontro con il Comandante Alfa a Ciserano, il paese dove abito, mi hanno descritto il personaggio come persona di grande carisma e grande comunicatore che ama stare in mezzo alla gente, anche se non ha potuto mostrare il volto, nascosto nel mephisto, il passamontagna nero che copriva anche la bocca. Io ho trovato nel libro delle pagine sorprendenti e dense di emozioni che giustificano il fregio della Croce d’oro ottenuto dopo quarantasette anni di una carriera militare professionalmente travagliata e piena di rischi. Molto interessante. di Celia Correas Zapata In questo libro, edito nel 1998, l’Autrice, Celia Correas Zapata confeziona una lunga chiacchierata con Isabel Allende che, scrivendo il prologo, introduce il lettore a bendisporsi. Ho scritto, di proposito, chiacchierata perché non è una semplice intervista ma è una lunga discussione sul vissuto della scrittrice Cilena attraverso la sua opera letteraria. C’è, nel libro, tutto sulla sua vita, gli amori, il vivere, il dolore, l’allegria e la simpatia insomma c’è proprio il mondo di Isabel Allende e non c’è titolo più azzeccato di questo. Isabel si racconta in modo schietto senza nascondere nulla del suo vissuto e delle sue scelte. Ho letto molto di Lei e perciò mi è piaciuto confrontare le mie impressioni con quello che sostiene, Lei stessa, in questo testo. Ho ritrovato la sua impertinenza, il suo impegno femminista, l’umorismo, il sarcasmo, il dolore e il senso dell’amicizia, speciale, come quello che c’è con l’Autrice di questo pamphlet. E’ stata una bella lettura.
di Donato Carrisi La protagonista di questo nuovo thriller di Donato Carrisi, l’Autore, è Samantha Andretti una “figlia del buio”. Bambini e bambine che sono stati rapiti e poi segregati in luoghi oscuri, sepolti vivi in nascondigli sotterranei dove la luce non riesce ad arrivare, soli con loro stessi e con i loro carnefici. Dopo quindici anni il corpo di Samantha viene ritrovato sul ciglio di una strada di campagna da un bracconiere, le sue condizioni sono disperate ha una gamba rotta, è in stato di shock e nuda. Chi, invece, si castiga per scoprire una possibile verità è Bruno Genko, un investigatore privato ingaggiato dai genitori di Samantha appena scoperta la sparizione della figlia. Bruno, un uomo ammalato gravemente che non ha niente da perdere, ha saputo del fatto e vuole risolvere il caso, catturare il colpevole, prima della polizia, mantenendo la promessa fatta ai genitori e rimasta sospesa. Non mancano colpi di scena, azione, e suspense utili per tenere alta l'attenzione. La lettura scorre bene perché la trama è coinvolgente e ben studiata anche se il ritmo non ti lascia un attimo di tregua e che nella conclusione, spiazzando tutti, riconferma Donato Carrisi maestro del thriller psicologico. di Walter Veltroni In questo libro Walter Veltroni, l’Autore, parla di una generazione in cui mi sento di appartenere perciò in esso ho provato emozioni che raramente mi sono capitate di provare. La storia raccontata è quella di Giovanni, un ragazzo di vent’anni pieno di speranze e di sogni, che partecipa con la fidanzata Flavia al funerale di Enrico Berlinguer e nel clima di grande partecipazione e commozione è colpito da un bastone su cui è innalzato uno striscione di saluto al grande Segretario del Pci. Giovanni entra in coma e per trentatré lunghissimi anni dorme profondamente. Quando, Giovanni si risveglia, trova una suora, Giulia, poco più giovane di lui, che con l’uomo addormentato ha costruito un rapporto muto, di protezione, di vicinanza, di grande affetto. Giulia e la psicologa Daniela, saranno incaricate a traghettarlo in un mondo che è completamente trasformato e soprattutto in un luogo in cui non esistono più il comunismo, il partito e i compagni. Nel romanzo ci sono pagine molto intense, piene di rimpianto, dove anch’io mi ritrovo con Giovanni e Walter Veltroni immerso tra canzoni, romanzi, film, passeggiate per Roma, citazioni di libri amati, ricordi di gioventù e tanta nostalgia. D’altronde credo di essere cresciuto così, tra piccoli stimoli e sonni profondi, rimpianti e improvvisi risvegli e nella lettura sono riuscito a cogliere e a provare le tante sfumature della storia. Daniela Giulia sono diventate, durante la lettura, due donne speciali anche per me. Grazie Walter! Ogni storia è una storia d'amore di Alessandro D'Avenia L’argomento di questo libro, difficile da recensire, è l’Amore e il filo conduttore dei racconti proposti è il quesito: “L’amore salva?”. Alessando D’avenia, l’Autore, ci racconta storie drammatiche che hanno per protagonisti gli artisti e le loro donne. Sono storie particolari che vanno di là dalla biografia ed è composto di trentasei storie di donne che hanno amato, a volte fino alla follia, i loro uomini o li hanno disprezzati rifiutando il loro amore. A dividere ogni triade di storie ci pensano le varie tappe del racconto di Euridice e Orfeo narrato nelle Metamorfosi di Ovidio e analizzato da D’Avenia talvolta, con commenti personali anche molto profondi e coinvolgenti e in cui, l’Autore, cerca di trovare a tutti i costi in ogni storia un nesso con la vicenda mitologica. Il libro ha anche un tema interessante, specialmente per le donne, la cui figura è uno degli obiettivi del testo ed è elogiata per la sua abnegazione. Io non sono stato molto coinvolto dalle idee dell’autore, anche se ho apprezzato la sfilata di ritratti e racconti proposti. La forza imprevedibile delle parole di Clara Sánchez In questo libro, Clara Sánchez, ci trasmette le inquietudini di una donna rimasta sola dopo la partenza delle figlie. Natalia, queste è il nome della nostra protagonista, insicura e vittima di una vita monotona è alla ricerca di emozioni capaci di stravolgere un matrimonio noioso, un marito presente ma, di fatto, assente e incapace di colmare quel vuoto lasciato dalle figlie. Questo desiderio di riscatto dalla vita piatta e logora che sta svolgendo la conduce ad un'elegante festa a casa dell’amica Matilde dove si invaghirà dell’avventuriero Raul, un uomo affascinante e alquanto misterioso, in grado di scuotere il suo intelletto, ma soprattutto ad emozionarla. Così comincia questa storia ma dove inizia, finisce, almeno per me, perché ho avuto l'impressione che manchi una parte di racconto. Infatti, i fatti che si avvicendano ci fanno conoscere altri personaggi e un accavallarsi di intrecci ed incontri molto sospetti, uomini soli, donne malinconiche, mariti traditi, tutti legati tra loro da un filo invisibile che non capisco dove vogliano andare a parare ma che, di fatto, rimangono tutti sospesi nel nulla finale. Insomma poteva accadere di tutto ma non succede quasi nulla e ci vuole molta fantasia per afferrare il finale della storia. Deludente! di Marco Malvaldi Questa volta Marco Malvaldi, l’Autore, ha lasciato al Bar Lume i suoi amici vecchietti e si sposta nella splendida tenuta di Poggio alle Ghiande, nella Maremma Toscana. Dove i proprietari, i gemelli Zeno ed Alfredo Cavalcanti, hanno una questione che deve essere risolta, si tratta dell’eventuale vendita del podere. I due, in disaccordo sulla vendita, stabiliscono che la decisione sarà presa da chi, dei due, vivrà più a lungo. Decidono, così, di interpellare un genetista, Piergiorgio, e una filologa, Margherita, che nella tenuta discuteranno anche con altre persone che lì ci abitano o ci passano le vacanze, come affittuari. Perciò, il Lettore, conoscerà: un musicista ormai in pensione con la moglie, un'anziana professoressa di chimica, un meccanico di box di Formula 1, una casalinga da poco lasciata dal marito per una donna più giovane; vi sono poi i curatori della vendita della tenuta all’holding cinese, l'architetto Giorgetti e l'ingegner De Finetti, e naturalmente, il domestico polacco Piotr e il custode, Raimondo Del Moretto che, una mattina, sarà trovato morto in mezzo ad un incendio. Si tratta, però, di un omicidio cui, qualche giorno dopo, ne seguirà un altro. Piergiorgio e Margherita, che nel frattempo sono diventati una coppia innamoratissima, coadiuveranno il colonnello Valente della Forestale per la soluzione del duplice omicidio che arriverà in modo imprevedibile e originale, da “giallo” classico, e che l’Autore arricchirà con la spiegazione posta alla fine del volume. Senz’altro è una lettura d'evasione ma di qualità. di Stefano Benni In questo libro Stefano Benni, l’Autore, ancora una volta dà libero sfogo alla sua genialità e con la sua solita ironia riesce a rappresentare la realtà, a tratti inquietante, piena di pecche e mancanze della nostra società. Prendiluna, anziana settantenne, è una docente d’italiano in pensione che una notte come tante sogna Ariel, un vecchio bianco gatto passato a miglior vita che le assegna una missione, trovare dieci Giusti cui affidare i suoi dieci gatti. Lo scopo della missione sarà di evitare che l’umanità sparisca da un momento all’altro. Inizia così un viaggio strambo e fantasioso, popolato da personaggi affascinanti e da animali impertinenti. Contemporaneamente due suoi ex alunni, Dolcino e Michele, scappano dal manicomio in cui sono ricoverati da anni. Hanno sognato l’incarico ricevuto dalla loro insegnante e scoperto che una volta concluso l’impegno preso, Prendiluna, incontrerà il Diobono cui devono “dirne quattro” affinché si convinca del male che ha arrecato alla Terra. Il finale è il pezzo migliore, era da tanto tempo che non ridevo così di gusto leggendo un libro, Benni v’introduce, con un espediente perfetto, un sogno leggero e diretto come solo la realtà può essere trasformando il tutto in un misto di sconclusionata favola moderna e di allucinato incubo horror a occhi aperti. Finisco dicendo che il libro ha guizzi d’inventiva pungenti e staffilate ben assestate alla nostra società tutta presa dal consumismo e dalla realtà virtuale. Da scialare! di Nino Motta La protagonista di questa vicenda, raccontata egregiamente da Nino Motta, è Rosa Lentini una quarantenne che, improvvisamente, decide di diventare investigatrice. Rosa si trova in Sicilia, dove sta decidendo di chiudere con il suo recente passato, oltre il matrimonio, da cui ha avuto una figlia, vuole finirla anche con la sua grande passione, la filologia. Infatti, specialista di Petrarca, ritornata da Milano nella sua Sicilia, ritiene che la sua carriera universitaria si sia arenata visto l’esito alquanto discutibile degli ultimi concorsi accademici. Rosa, in un momento di riflessione ha capito che ormai conviene cambiare, deve cercarsi un diversivo e così, tra l’oggi e il domani, deciderà di prendere un’aspettativa dall’università e, insieme alla madre, donna Evelina, torna alla natia casa di famiglia, a Pizzuta, un paesino vicino a Siracusa. Improvvisamente, come colta da una folgore estiva, stabilisce di indagare sulla morte di una parente alla lontana, Nunziatina Bellofiore, la parrucchiera del titolo, nata a Pizzuta nel ’36 e uccisa vent’anni più tardi. Un omicidio remoto, rimasto senza colpevole ma che ancora odora di omertà. La stessa madre di Rosa, che pure in alcuni arguti passaggi del romanzo la affiancherà nelle indagini, ritiene che sia comunque meglio lasciare in pace i morti. Rosa, anche a costo di mettersi nei guai, inizierà a chiarire questa fumosa e remota vicenda suscitando anche molta curiosità in chi legge. Il libro è ben scritto, anche se Paolo Di Stefano, stavolta, si firma con lo pseudonimo di Nino Motta, ha cercato anche lui un diversivo e devo ammettere che è riuscito nel suo intento, insomma si è divertito ad applicare la filologia, credo la sua passione, alla cronaca nera e al costume locale con buoni risultati. Oltre che piacevole, ha consentito alla vicenda, di essere molto interessante. A me è piaciuto. di Camilla Läckberg Torna, con una nuova storia, la Läckberg e subito ci si ritrova a Fjällbacka, con Erica e Patrik. Questa volta, la vicenda ruota sulla scomparsa di una bambina di quattro anni, Nea, il cui corpo viene trovato qualche ora dopo nel bosco. Subito gli abitanti del posto sono scagliati verso un delitto analogo di trenta anni prima, quando un’altra bambina, Stella, fu brutalmente uccisa. Proprio in quei giorni, Marie, una delle due adolescenti che confessarono il delitto, poi ritrattato, è tornata in paese. Marie è diventata una star di Hollywood ed è tornata a Fjallbacka per girare un film su Ingrid Bergman. La scrittrice Erika Flack è alle prese con un nuovo libro, dedicato al caso della piccola Stella. Contemporaneamente suo marito Patrick indaga sulla morte di Nea. I due casi iniziano a intrecciarsi. Per ingarbugliare maggiormente la vicenda, la Läckberg per non farsi mancare niente, inserisce anche un tragico avvenimento del 1672. Quest’ultima vicenda riguarda una giovane, Elin, rimasta vedova di un pescatore e con una bambina piccola da crescere costretta ad andare ad abitare, come serva, presso la sorellastra, Britta, che era sposata con il pastore Preben, proprio nel periodo più cruento della caccia alle streghe. Elin è un personaggio ben caratterizzato, che colpisce il lettore, anche se le pagine dedicate alle vicende che si svolgono nel Seicento sono più concise rispetto alla narrazione principale. Alla fine del romanzo capiremo come la storia della donna del 1672 sia collegata al resto degli eventi narrati nel romanzo. Con questa nuova storia, l’Autrice, conduce il Lettore oltre la trama del giallo ed ha, anche, l’abilità di mostrare temi di grandissima attualità come la condizione, spesso tormentata, dei giovanissimi, o il tema arduo dell’immigrazione e ancora più l’integrazione dei migranti perfino in un paese evoluto come la Svezia. Non riesco ancora a definire “capolavoro” un libro della Läckberg, ma sicuramente siamo di fronte ad un ottimo thriller, piacevole, forse un po’ troppo prolisso ma scorrevole e avvincente. Vita sacra e profana di Andrew Graham-Dixon
In
questo libro Andrew Graham-Dixon, l’Autore e ultimo biografo di Michelangelo
Merisi detto il Caravaggio, si sofferma sulla sregolata brama sessuale del
pittore e sulla sua esistenza condotta tra “Sacro e Profano” che ha
condizionato enormemente la sua vita stessa. Infatti, l’Autore focalizza la
sua attenzione soprattutto sull'ultimo periodo della vita del pittore morto
a Porto Ercole nel 1610. Nel 1606 Caravaggio aveva ucciso a Roma il giovane
Ranuccio Tommasoni da Terni. A differenza di quanto ci è stato tramandato,
l'omicidio non fu commesso né per un debito non pagato né a seguito di una
lite nata durante una partita di pallacorda. Il vero motivo fu passionale,
Tommasoni avrebbe sfidato a duello Caravaggio perché quest'ultimo l'aveva
disonorato. Il pittore, suggerisce Graham-Dixon che cita alcuni documenti
recentemente scoperti negli archivi romani, avrebbe avuto una relazione con
Lavinia Giugoli, moglie di Tommasoni, «C'era un'antica ostilità tra i due»
ha dichiarato l'Autore - «e Tommasoni volle che ad assistere al duello ci
fossero anche suo fratello e suo cognato. Ciò dimostra che si trattava di
una lite d'onore». Dalla relazione extraconiugale tra Caravaggio e
Lavinia sarebbe nata anche una bambina. Pochi mesi dopo la morte di
Tommasoni e la fuga di Caravaggio da Roma, Lavinia avrebbe dato in adozione
la bambina e lei si sarebbe trasferita a Firenze. Sebbene provenisse da
un’agiata famiglia, Tommasoni era stato ripetutamente fermato dalla polizia
papalina in compagnia di prostitute e segnalato come il loro protettore.
Durante il suo soggiorno a Roma anche Caravaggio esercitò la professione di
lenone e per questo si attirò l’ira del rivale. L’autore rivela inoltre che
Caravaggio riuscì a sottrarre dalla protezione di Tommasoni Fillide
Melandroni, una delle prostitute più quotate di Roma e che divenne la musa
del pittore comparendo in molti suoi celebri quadri.
Il
libro si sofferma, inoltre, anche sulle vere cause dell'arresto di
Caravaggio a Malta, dove era fuggito dopo l'omicidio di Tommasoni. Il
pittore fu arrestato perché aveva aggredito Fra Giovanni Rodomonte Roero,
uno dei più importanti cavalieri dell'Ordine di Malta. Lo testimoniano i
documenti deteriorati che lo studioso Keith Sciberras è riuscito ad
analizzare grazie alle più moderne tecnologie ai raggi X. Lo stesso Roero,
dopo la scarcerazione di Caravaggio nel 1609, avrebbe inseguito l'artista
fino a Napoli. Lo sorprese nell’Osteria del Cerriglio – una taverna
frequentata abitualmente da omosessuali - e qui lo ferì gravemente
sfigurandolo. Caravaggio non si sarebbe mai ripreso dalle ferite inflittegli
dal rivale e un anno dopo sarebbe morto prematuramente all'età di 39 anni.
Il pittore, afferma Andrew Graham-Dixon, era solo un uomo violento che
viveva in un'epoca violenta e la cui tragica storia è stata certamente una
delle più straordinarie mai vissute da un'artista.
È una
storia meravigliosa fatta di chiari e scuri così come le sue meravigliose
opere, che il libro offre in modo più che soddisfacentemente
tanto
che la lettura è scorrevole e senza approfondimenti esagerati sulla tecnica
dei suoi capolavori. di Gianrico Carofiglio In questo nuovo libro Gianrico Carofiglio, l’Autore, mette al centro della vicenda, ambientata quasi interamente a Marsiglia, il rapporto tra un figlio e un padre. Un giovane diciottenne, Antonio, dopo aver avuto diversi episodi da bambino di epilessia, si ritrova lì per un controllo medico. In concreto, dopo un periodo di cura durato quattro anni, l’illustre neurologo dovrà ultimare, in via definitiva, le sue difficoltà. Infatti, il luminare, per dichiararlo per sempre guarito, gli suggerisce di stressare il suo fisico al massimo, arrivando a proibirgli di dormire per due notti di seguito. Antonio, in questo viaggio, è accompagnato dal padre, un professore di matematica, separato dalla madre da qualche anno. I due non hanno mai avuto momenti di confidenza e, in questo viaggio, dove sono costretti a trascorrere questo tempo insieme, decidono di inoltrarsi per le strade buie del centro città dove sono allocati vari locali notturni che rimangono aperti fino a tarda notte. Così, pur di rimanere svegli, entrando e uscendo da un locale all’altro, incontrano personaggi ambigui e situazioni un po’ particolari ma, in realtà, per entrambi, diventa l’occasione giusta per conoscersi meglio. Tutto cambia, i giudizi, le percezioni, i punti di vista anche sugli eventi della loro vita, si scoprono differenti e trovano affinità e attitudini che non avevano mai costatato prima. Il figlio si ritrova così un padre diverso da come aveva creduto e inizia finalmente ad accettarlo e apprezzarlo. Carofiglio, ancora una volta, ci accompagna con questo breve racconto, intenso e intimo, a scoprire e risolvere l’incomunicabilità che spesso è alla base del rapporto tra padri e figli. Devo dire che ho letto un bel libro e una storia di grande attualità. di Aldo Cazzullo con Rossana e Francesco In questo libro Aldo Cazzullo, l’Autore, ha un vivace scambio di opinioni e modi di vedere con i suoi figli, Francesco e Rossana, che non esaminano, nella loro discussione, solo il dispositivo in questione ma principalmente il rapporto con la rete da parte di due diverse generazioni. Il dialogo, dove ognuno esprime il suo punto di vista sull’uso della rete, spinge il lettore più anziano, come me, a ben valutare le riflessioni e considerazioni dei figli, che sono molto argute e certamente intriganti, tanto da concordare in molte delle loro osservazioni. Aldo Cazzullo che aveva cominciato il suo libro con un invito ai propri figli “Metti via quel cellulare” e a non vivere con gli occhi bassi sul telefonino, alla fine ci porge la riduzione della distanza fra le due opposte posizioni che si avvicinano, addirittura arriva a promettere che “per Natale potrebbe arrivare l'iPhone 7” ma affettuosamente, i figli lo informano che sta già uscendo l'iPhone 8. Niente di eccezionale ma la lettura è scorrevole oltre che piacevole e offre uno spunto molto bello per molte riflessioni, specialmente nel rapporto genitori figli. Da leggere. di Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli Avevo letto un altro tipo di libri di Francesco Guccini ma non pensavo che anche lui si cimentasse a scrivere dei thriller, in questo libro lo fa con Loriano Macchiavelli e scopro anche che non è la prima volta. La vicenda ha per protagonista Marco “Poiana” Gherardini, ispettore della Forestale, impegnato in un’indagine che si prospetta la più complicata della sua carriera e che potrebbe essere, anche, l’ultima. L’ispettore è pronto a perdersi nel bosco per individuare la direzione giusta per la sua investigazione. Io, nel frattempo, scopro l’insediamento sulle montagne tosco-emiliane di sparute comunità neo hippy, autonominatisi Elfi, mentre l’ispettore Poiana scopre che ci sono stati due spari e un cadavere. Si tratta di un giovane elfo, rinvenuto sfigurato ai piedi di un dirupo, senza che di lui si sappia nulla né il passato né il nome. Capirà subito di trovarsi di fronte all’indagine più importante della sua carriera, un caso nel quale giungerà a sospettare anche dei suoi amici più cari e vicini. L’intreccio narrativo è intenso e ben orchestrato e il colpo di scena è pronto in qualsiasi pagina tanto da rendere verosimile e gradevole la lettura. Consigliato. di Antonio Manzini In questo nuovo libro Antonio Manzini, l’Autore, ci presenta il vicequestore Rocco Schiavone, impegnato ad indagare su due casi simili eppure apparentemente inconciliabili ed incompatibili tra loro. Ad Aosta si trova il cadavere di una trans. A Roma, in un campo verso la Pontina, due cani pastore annusano il cadavere di un uomo che porta addosso un foglietto con un numero di telefono. L'indagine sul primo omicidio si smarrisce urtando contro identità nascoste ed esistenze oscurate. Il secondo lascia un cadavere che puzza di storie passate e di vendette. Rocco, questa volta, non si troverà soltanto a guerreggiare con i due casi che si presentano da subito molto complicati, ma dovrà fare i conti con le polveri del passato che non accennano a scomparire, collegate a Marina e ai suoi oscuri legami con amici troppo al limite della legalità, rapporti che saranno esaminati proprio con lo svolgimento dei fatti, e con le ombre che sembrano non volerlo abbandonare. Insomma, in entrambi i casi, Rocco è collocato nel mezzo con la sua persona. La vicenda è ben articolata, le due storie saranno alla fine ben collegate tra loro ma quello che l’Autore vuole rendere evidente maggiormente è la maturazione e la consapevolezza, di Rocco, nel riuscire a comprendere, in modo definitivo, che deve guardarsi le spalle da chi crede amico. Lo consiglio agli amanti del genere. di Enzo Gancitano Con quest’altro libro, inviatomi ancora una volta da Enzo Gancitano, ho ripercorso, insieme all’Autore, altre vie della nostra Città. Ho, così, potuto rinnovare le mie poche conoscenze dei personaggi e dei semplici cittadini del passato che con le loro storie hanno conquistato l’intestazione di una via o di una piazza. Ho apprezzato tantissimo il suo impegno per riuscire a scoprire anche l’impossibile e farlo conoscere ai suoi concittadini distratti. Ho guardato con occhi diversi luoghi e simboli di Mazara ed ho trovato una città diversa dai miei ricordi, ho letto storie nuove o più complete di quelle in mio possesso e alla fine non posso, perciò, concordare con Enzo quando afferma che “Tutto passa, ma in questa città sembra che anche la memoria debba essere gettata, come cenere, nelle acque del fiume spiritato”. La passeggiata è stata, ancora una volta, oltre che piacevole ricca di informazioni ed istruttiva tanto da poter dire, insieme all’Autore, “Io conosco questa città” e ringraziarlo ancora. Grazie Enzo! di José Maria Arguedas In questo racconto autobiografico José Maria Arguedas, l’Autore, ci fa conoscere il suo alter ego Ernesto, il bambino protagonista, figlio di un avvocato girovago allevato da vecchie mamme di una comunità “indios”. Il contatto con la natura immacolata e l'essere cresciuto in un mondo primitivo hanno marcato per sempre il suo carattere. Messo in collegio dal padre ad Abancay, Ernesto vive nel ricordo dei suoi amici indios e dei grandi austeri paesaggi che era abituato a frequentare nei suoi viaggi. La vita presente, quella dei compagni bianchi, gli scorre accanto senza toccarlo e gli unici suoi legami con la realtà sono gli oggetti o i volti che gli ricordano la vita felice tra gli indios o risvegliano l'attrazione irresistibile per la natura. Quando ad Abancay esplode il tumulto delle donne di piacere, e scoppia la peste insieme alla rivolta degli indios, Ernesto sembra ritrovare sé stesso e recepisce in questi disordini il segno d'un destino superiore partecipandovi come trascinato da forze magiche. La partenza precipitosa dal collegio è per lui un ritorno alle sorgenti stesse della vita e la ricomposizione di un equilibrio che la violenza dei bianchi ha tentato di compromettere. Il racconto ha la capacità di prenderci per mano e portarci, con riserbo ma con profondità nella vita delle comunità indigene del Perù centrale, nelle foreste intorno a Cuzco riuscendo, non solo, a diffondere le sue esperienze e sistemarle in un quadro più ampio della riflessione politica ma anche a farci conoscere le condizioni delle popolazioni indigene latino-americane. Veramente interessante. Bello, elegante e con la fede al dito di Andrea Vitali Dopo qualche lettura un po’ più impegnativa è normale cercare qualcos’altro che riesca a donarti qualche ora di serenità. Andrea Vitali te lo permette con questa commedia degli equivoci ambientata, come suo solito, sulle sponde del lago di Como, microcosmo di tante realtà e verità racchiuse in pochi e preziosissimi spazi, con viste mozzafiato e personaggi bizzarri. La trama è ben costruita, si districa su diversi piani temporali e, nella parte centrale, presenta una lungo rievocazione della gioventù di Rosa, la protagonista, che narra la sua tormentata relazione con il promettente calciatore del Lecco Salvatore Locitri, personaggio inventato dall’Autore, ma collocata nella stagione calcistica 1956/57 che ha visto la squadra, effettivamente, promossa in serie B. In questo momento vi sarete chiesto chi è il “Bello, elegante e con la fede al dito” ebbene questo è l’altro protagonista cioè Adalberto Casteggi, un oculista che fa il pendolare da Milano a Bellagio che si innamora di una sua paziente, proprio, di Rosa Pescegalli. La lettura risulta piacevole, la trama è ben costruita e la serenità è assicurata. Buona lettura! di Margaret Atwood Suggerito da un’amica, è il primo libro che leggo dell'Autrice canadese Margaret Atwood. La società futura immaginaria che ci descrive è orribile, una realtà devastata, forse dopo un incidente nucleare-atomico, dove è venuta a mancare la fertilità e le poche donne che possono ancora essere in grado di generare figli, sono obbligate dai dominatori, seguendo il precetto biblico della Genesi 30,1-4 secondo cui i mariti qualora avessero mogli sterili, potevano copulare con le proprie serve e procreare con loro. Quelle che non si piegano sono mandate a smaltire rifiuti tossici, altre che non servono allo scopo sono assegnate al ruolo di domestiche definite Marte oppure, se sono abbastanza devote alla causa, di educatrici delle ancelle. In definitiva le ancelle vivono in una società dove tutto, sguardi compresi, sono proibiti, pena la morte. La loro unica funzione è dare figli alla casta dominante cioè i Comandanti e le loro mogli. L’intero sistema, inoltre, è severamente disciplinato dagli Occhi, membri dei servizi segreti, dagli Angeli appartenenti ai soldati e controllato capillarmente, secondo regole da fanatismo religioso, e adattato alle esigenze della classe reggente. La nostra protagonista, Difred, è perciò costretta ad annullare la propria personalità e ad accettare le attenzioni e i capricci del Comandante che, in questo modo, vuole affermare il suo controllo e il suo potere. La storia finisce con la fuga di Difred ma senza conoscerne la conseguenza. L’epilogo, infatti, avviene alcuni secoli dopo quando sono ritrovate le registrazioni che studiate dagli storici, saranno trascritte. Il libro è ben scritto e si fa leggere con facilità, anche se, in alcune pagine l’ho trovato un po’ prolisso e ripetitivo. Comunque lo consiglio. di AA.VV. Quello che ho appena finito di leggere non è un libro ma un compendio di brani, raccolti nel n. 6/2017 della rivista geopolitica Limes, ed ha, come oggetto, il Mediterraneo e per titolo “Mediterranei” perché esamina il Mare Nostrum nei suoi molteplici aspetti evidenziando le sfide, ma anche le notevoli opportunità, che l’Italia deve cogliere per tornare centrale nella regione e pesare di più in Europa. In un periodo come questo dove la fanno da padrona gli sbarchi degli immigrati e i summit per bloccarli sembra che né la storia né la geografia abbiano insegnato al nostro Paese a essere una potenza marittima, anzi il mare è percepito come fonte di problemi più che di opportunità. Infatti, in questo numero non sono analizzati solo gli aspetti concernenti, le migrazioni, l’economia e la demografia, ma principalmente sono messi in evidenza le dinamiche politico-istituzionali, il confronto militare, l’ambiente e l’energia viste come opportunità che l’Italia deve cogliere per tornare centrale nella regione e pesare di più in Europa. Questo compendio è proprio apprezzabile perché ci permette di vedere nel profondo le varie dinamiche e amplia la nostra visione sulla complessità delle relazioni e degli interessi che indicano una situazione in continua evoluzione. Molto interessante, da leggere. Aliti di toponomastica et alia di Enzo Gancitano Ancora una volta Enzo Gancitano, l’Autore di questo libro, inviandomene una copia mi ha voluto come compagno di questa passeggiata per le vie della nostra Città. In questo cammino Enzo mi espone la storia di Mazara anche se frammentata, come rileva lui stesso, tramite “le targhe viarie che costituiscono il forziere delle vicende storiche della città”. A fine lettura devo ammettere che Enzo non solo è riuscito a stimolare la mia curiosità ma mi ha fatto apprezzare principalmente il valore di tutti personaggi cui sono intitolate le vie e le piazze del cammino fatto insieme rassicurandolo che quando ritornerò a Mazara avrò cura di sollevare gli occhi verso l’alto per leggere le lapide viarie. Quando avevo letto “Per le strade di Mazara”, il libro era stato per me un viaggio nei ricordi invece in quest’altro libro ho gradito maggiormente la storia dei personaggi e gli avvenimenti. Tengo a precisare che la mia unica fonte per la conoscenza del territorio e della storia mi arriva da Enzo non avendo mai letto nulla, tranne alcune brevi note, degli altri Storici Mazaresi. Pertanto ho l’obbligo di ringraziare Enzo Gancitano per avermi erudito e fatto ammirare la mia Città non soltanto come luogo natio. Grazie Enzo! di Alessandro Robecchi
In questo nuovo romanzo di Alessandro Robecchi, ritroviamo la piacevole
compagnia d’investigatori
conosciuti
nel precedente libro cioè i due “investigatori per caso” Carlo Monterossi e
Oscar Falcone e i due poliziotti Carella e Ghezzi, costretti anche loro, in
questa indagine, a lavorare di nascosto. Il nemico che gioca con i nomi di Paolo Negro In questo libro Paolo Negro, l’Autore, ci proietta in una serie di fatti che gradualmente si complicano e si aggrovigliano fino a mostrare una trama alquanto ampia e intricata. Il ventotto giugno due fratelli nati a Rosazza, un paesino sulle Prealpi biellesi, perdono la vita. Nello stesso giorno e nella stessa ora ma in luoghi diversi: Assuan e New York. E anche se la coincidenza appare molto strana i due casi sono chiusi in fretta e furia. John Demichelis, funzionario dell’ambasciata italiana di Washington incaricato di riportare in Italia la salma di uno dei due fratelli, non è convinto della versione ufficiale data da chi sta più in alto di lui ed inizierà così ad indagare, grazie anche all’aiuto di Nathalie, la sua fidanzata, e di Lidia, cugina dei due defunti fratelli. Infatti, da quando John sale sull’aereo diretto a Rosazza, non ci sarà più un momento di pausa perché quello che poteva sembrare un semplice paesino in realtà nasconde segreti impossibili che partendo da Napoleone Bonaparte collega l’antico Egitto con l’Italia e perfino con l’Isis arrivando anche a congiungerci uno spartito di Guido d’Arezzo. Comunque l’atmosfera, che l’Autore, ha creato si presenta molto spettacolare ed è accompagnata da un minuzioso utilizzo di dettagli sui luoghi di azione che diventano i veri protagonisti della storia, luoghi distanti tra loro ma accumunati dallo stesso intreccio e dagli stessi inquietanti misteri. Nessun luogo come anche nessuna frase è stata messa a caso e alla fine tutti i pezzi del mosaico, apparentemente difficili, si ricompongono e la vicenda si rivelerà più semplice di quanto si credeva inizialmente grazie proprio al linguaggio ricercato e allo stile descrittivo utilizzato dall’Autore. La storia di Guglielmina e Peter di Giacomo Marinelli Andreoli In questo libro Giacomo Marinelli Andreoli, l’Autore, racconta una triste vicenda avvenuta a Gubbio durante il secondo conflitto mondiale, ma il nucleo del suo testo è l’incontro tra due persone. Due orfani della Seconda Guerra Mondiale, Guglielmina e Peter, Lei, figlia di Vittorio Roncigli, una delle vittime della più grave rappresaglia in Umbria nel periodo dell'occupazione nazista, avvenuta il 22 giugno 1944; Lui, figlio di Kurt Staudacher, ufficiale medico nazista ucciso due giorni prima in un bar di Gubbio, la cui morte provocò proprio l'Eccidio dei quaranta Martiri. Sessant’anni dopo, le vite di Guglielmina e Peter s’intrecciano, il caso li ha fatti incontrare e li ha resi simboli di riconciliazione per colpe che non furono le loro. Un’amicizia epistolare che, nata quasi per caso nel 2004, si è prolungata per otto anni diventando importante per gli scambi continui di emozioni e memorie. Un avvenimento minore, forse, rispetto alla grande Storia della seconda guerra mondiale ma proprio per questo molto interessante. La storia è stata raccontata da Guglielmina all’autore che poi, alla sua morte (avvenuta il 5 febbraio 2012) gli ha lasciato le lettere che si erano scambiate con Peter chiedendo che la storia di quell’incontro non andasse perduta. Una bella vicenda di riconciliazione, una pagina di amicizia, umanità, solidarietà, un fatto di grande attualità per il messaggio universale che trasmette sia con le parole sia con l'esempio dei suoi protagonisti. Da leggere. di Andrea Camilleri In una Vigàta trasformata in set cinematografico stile anni cinquanta, il commissario Montalbano è alle prese con due vicende apparentemente lontane una dall’altra. Da una parte troviamo delle vecchie pellicole che, anno dopo anno immortalano sempre lo stesso muro, nel medesimo giorno e alla stessa ora. Dall'altra vediamo un’incursione, con tanto di pistole e maschere di Anonymous, in una scuola media. Nel primo caso, l’enigma è racchiuso in sei vecchi filmini superotto ritrovati nella soffitta, di casa sua, dall’ingegner Ernesto Sabatello. Un muro ripreso, da suo padre, ogni 27 marzo dal 1958 al 1963 dalle ore 10.25 del mattino per alcuni minuti e che si domanda il motivo che ha spinto il padre a filmare un muro bianco per sei anni. E intanto che Montalbano si lascia trasportare dalla curiosità di scoprirne la verità, un’altra vicenda infiamma Vigàta. La classe del figlio di Mimì Augello è presa d’assalto da due uomini armati. Non ci sono vittime ma, quel giorno, lui è presente e per evitare il peggio, deve controllarsi, impedirsi di reagire alla violenza, proteggere. Per capire cosa è davvero accaduto, Montalbano dovrà addentrarsi in un mondo per lui oscuro, quello dei giovani che pur stando insieme, ciascuno, è impegnato con i tasti del proprio cellulare persi nel loro, mondo senza barriere, fatto di social network, amicizie virtuali e interconnessioni, che invece sono terreno fertilissimo proprio per disagio e solitudine. Andrea Camilleri, in questo nuovo episodio, si prende lo sfizio di trattare un tema giovanile e delicato come il bullismo e lo fa organizzando nella sua “Rete di protezione” intrecci sorprendenti, risolti da vero “maestro” di umanità, quell’umanità che spesso è presente nei suoi scritti. Leggetelo. di Alessandro Robecchi
Consigliato da un amico, è il primo libro che leggo di Alessandro Robecchi e
costato subito che la sua
scrittura
è ricca, eccessiva, barocca, a volte anche ampollosa, ma lo trovo simpatico
e la trama regge abbastanza bene. Il racconto, del genere giallo, è
interessante e avvincente. La vicenda si svolge a Milano, stranamente
ventosa e arrabbiata, e il protagonista è Carlo Monterossi, produttore e
autore televisivo, nominato dall’Autore a paladino delle cause perse, sempre
con una vena sottile d’ironica malinconia. Il romanzo inizia con uno strano
delitto, un gestore di un salone automobilistico per ricconi è ucciso a
revolverate e, subito dopo, per poco non è fatto fuori anche un poliziotto
che, travestito da frate, passava per caso da quelle parti.
La mattina dopo è trovata uccisa con particolare ferocia Anna, una donna
bella ed elegante, che Monterossi ha incontrato per caso e che viene a
trovarsi al centro di un mistero investigativo di cui lo stesso Carlo, il
poliziotto Ghezzi e la questura di Milano cercheranno di sbrogliare
l’intricata matassa. La donna, infatti, subito dopo aver conosciuto
Monterossi ed averlo ricevuto a casa sua per un drink, crea con lui
un’improvvisa intesa forse generata da due solitudini che si sono
incrociate. Nonostante le proposte della bella Anna, Monterossi lascia dei
soldi sul tavolo all’ospite ormai addormentata e se ne va, chiudendosi alle
spalle la porta di sicurezza del piccolo appartamento che produce un
caratteristico “clac” rumore che sarà il leit motiv nel resto del
libro. di Ira Levin Questo romanzo nei primi anni del 1970 suscitò scalpore poiché, per la prima volta, si parla di clonazione che se da una parte può diventare di prezioso aiuto per sconfiggere molte malattie, vista da un'altra parte potrebbe innescare situazioni non facilmente controllabili. Il libro, infatti, ci presenta un gruppo di criminali, ex nazisti, che sognano la nascita di un Quarto Reich. Queste menti bacate, sparse in tutti gli angoli del mondo, finanziano l’idea sibillina del famigerato dottor Mengele. Il medico nazista e torturatore di Auschwitz, tristemente celebre per gli esperimenti su cavie umane rifugiatosi, nel frattempo nella giungla brasiliana, che ha escogitato un folle piano che tende a riportare al potere mondiale la razza ariana. Il progetto prevede l’affidamento di novantaquattro cloni di Hitler a famiglie nordamericane ed europee, avendo l’accuratezza di creare situazioni simili a quelle vissute dal dittatore e, ovviamente, far uccidere metodicamente i padri adottivi quando i cloni-figli raggiungeranno l’età di quattordici anni, la stessa del giovane Adolf quando perse il genitore. A complicare la riuscita di questo diabolico piano ci si mette di mezzo un famoso “cacciatore” di nazisti Liebermann (Wiesenthal?), che, tramite rocamboleschi avvenimenti, riesce a sventare la realizzazione della “pazza idea”. Una buona lettura tra thriller e fantascienza che, ormai, date le attuali conoscenze scientifiche, non ha più il carattere dell’incredibilità. di Laia Jufresa In questo libro pieno di nuove parole Laia Jufresa, l’Autrice, ci porta nella proprietà di Alfonso, un antropologo messicano, che ha costruito una zona a forma di lingua, dove esistono cinque case abitate da cinque famiglie: Dolce, Amaro, Acido, Salato e Umami cinque gusti ma, che cos’è l’Umami? E’ il quinto sapore percepito dalle cellule del cavo orale umano e che in giapponese significa "saporito". Alfonso abita proprio nella casa denominata Umami. La storia, che non ha un filo logico e nemmeno una vicenda ben precisa, è ambientata nell’arco temporale che va dal 2001 al 2004 ma non disposta nella successione temporanea bensì saltando tra un anno e l’altro in modo non coordinato. Ciò, inizialmente, fa sbandare il lettore ma alla fine il tutto si assesta. Infatti, pagina dopo pagina, tra sorrisi e commozione, il lettore arriva a comprendere i segreti che mulinano nella vita e nelle menti degli abitanti del comprensorio. Insomma tutto il romanzo è infarcito di umami, quel quinto sapore che comunque, alla fine, ci lascia sospesi tra il passabile e il gradevole. Leggetelo. Ho partecipato ad un incontro di amanti della lettura al “Book Club della Libreria Lettera22 di Mazara del Vallo” un evento imprevedibile molto piacevole e interessante. di Angela Rizzo In questo libro, Angela Rizzo, supera se stessa perché non è da tutti affrontare argomenti così importanticome la solitudine e la sofferenza. Lei lo fa con questa sequenza di racconti dove, tra realtà e fantasia, riesce a disegnare l’immagine speculare di ogni argomento affrontato e suscitare, nell’animo del Lettore, una riflessione introspettiva peculiare che spinge ad accettare il percorso esistenziale nonostante tutto quello che a esso è legato quali l’allegria o la sofferenza. D’altronde lo dice la stessa Autrice, introducendoci nel suo percorso, “Il reale è indecifrabile in molti suoi aspetti e spesso il mistero che lo circonda diviene così prepotente da trascinare l’essere in un vortice buio e segreto…”. Angela Rizzo riesce molto bene a trasmettere le proprie sensazioni, a chi La legge, arrivando spesso a coinvolgerlo e, a volte, anche ad incantarlo come fa con la bellissima lettera d’amore scritta troppo tardi. Io non posso altro che dirle: Grazie ed invitare chi segue la mia rubrica a leggere il libro. di Angela Rizzo Con questo racconto autobiografico Angela Rizzo ci parla del suo impatto con Mazara del Vallo in cui si trasferisce da bambina e ci fa conoscere le sue problematicità in questo lembo di Sicilia. Ci narra della sua infanzia e della sua adolescenza caratterizzate dal suo nuovo mondo con immagini di personaggi caratteristici del luogo, le sue abitazioni, le sue amicizie, la scuola, i compagni e le prime esperienze lavorative. Con un linguaggio narrativo immediato e autentico, Angela, ci fa comprendere la sua Mazara di ieri e quella di oggi. Non possiamo non apprezzarne la franchezza e la facilità di fotografare il territorio e il contesto sociale distante dalle sue abitudini originali che l’hanno portata, spesso, all’isolamento, ma Lei si è dimostrata molto tosta riuscendo, insieme a poche persone, a volare sopra quella stagnante palude della vita di provincia. Brava Angela! di Angela Rizzo
La piccola Spoon River che Angela Rizzo, l’Autrice, ci porge in questo libro ha il merito di farci conoscere un’altra Mazara, una città diversa da come siamo soliti mostrarla. C’è in questo pamphlet un mondo sconosciuto ai più che però, restituisce al Lettore, un quadro di dimenticati dei secoli scorsi parecchio affascinanti e connessi con la nostra città, infatti, alcuni di loro non sono ospitati nel cimitero locale. Sono personaggi, quarantuno, di cui alcuni autorevoli e altri oscuri, onesti e ladri, generosi e avari, costellati da eroismi e delusioni. L’Autrice è brava e la sua poesia riscatta la vita di tutti i personaggi menzionati. Un grazie particolare, ad Angela, va fatto inoltre, in modo specifico per il ricordo dell’Amico comune: Pasquale. di Ilaria Capua In questo libro ci ritroviamo in una di quelle storie che sembrano incredibili finché non accadono. La protagonista è, nientepopodimeno che, Ilaria Capua una scienziata di valore che isola il virus dell’aviaria, un risultato scientifico di grande impatto, diventa molto famosa e riceve riconoscimenti internazionali. La magistratura, non si sa bene per quale motivo, da anni indagava sulle sue attività e a un certo punto, un giornalista dell’Espresso, procacciatosi alcuni documenti dell’inchiesta, ci costruisce sopra un articolo e sbatte il mostro in copertina. Così una normale attività di ricerca è trasformata in “traffico di virus”. Esposta così, sembra una storia breve dalla quale la protagonista ne esce, alla fine, benissimo. Non è, però, proprio andata così perché oltre allo stupore e alla paura, subentrano nell’animo della Capua ansia, angoscia e sofferenza che hanno colpito, oltre a lei, anche tutta la sua famiglia. Per chi non si è mai imbattuto in questa problematica, forse non riuscirà a capire tutto ma è veramente difficile dimostrare la propria innocenza specialmente quando all’accusa infamante e mostruosa, che indica la ricercatrice Capua (insieme con altri) come figura spregevole che spaccia e distribuisce, in giro per il mondo, virus si concentrano errori madornali di effettiva ignoranza della materia. Leggendo il libro ci si accorge che c’è una scarsissima cultura scientifica da parte di chi fa informazione e di chi è chiamato a deliberare su questioni scientifiche. Come dice la stessa Autrice, nel sottotitolo, è una “storia di scienza e di amara giustizia”. Ilaria Capua ne esce benissimo, come dicevo prima, ma non è una storia a conclusione felice, perché a causa di una mala giustizia e di una cattiva informazione imperante in Italia, è stata costretta, innocente, ad andare via in America per fare, come sempre, RICERCA. Leggetelo!!! di Antonio Manzini Questo libro è certamente il romanzo in cui Antonio Manzini mette in ridicolo mondi e stili poco puliti. La vicenda parla di una rapina e di una grande macchinazione. Quattro strambi delinquenti, della malavita romana, hanno organizzato un furto in banca ma più cose non funzioneranno così come non procederanno, in contemporanea, le bizzarrie di alcuni burocrati che programmano una macchinazione allucinante per risolvere drasticamente il problema delle pensioni. Nell’uno e nell’altro delle due organizzazioni tutti i membri cercano la stessa cosa, ovverosia, il colpo grosso definitivo che sistemi per sempre ognuno di loro. Infatti, tutti i personaggi coinvolti cercano di distruggere tutto ciò che intralcia il loro percorso, si tradisce uno con l’altro, uccidono senza scrupolo tralasciando qualsiasi ideale pur di arrivare allo scopo prefisso, anche se all’arrivo non troveranno nulla. Ecco è proprio come “la giostra dei criceti” dove gli stessi si affannano tanto a correre senza arrivare da nessuna parte. Con molto humor, Manzini, mette alla berlina i politici, gli arrivisti e persino i preti del corso degli eventi cioè il nostro tempo ed anche se la situazione è drammatica strappa, al lettore, un amaro sorriso riuscendo, nello stesso tempo a farlo riflettere. Non si può non leggere. di Andrea Vitali Rieccoci a Bellano con Andrea Vitali e con il suo ultimo romanzo, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1937, si sente il grido della signora Emerita Diachini in Panicarli: “Al ladro! Al ladro!” che, avvistato dalla signora e acciuffato dalla guardia Romeo Giudici, è Serafino Caiazzi, un giovane nullafacente, noto per piccoli reati. Al risveglio, il Maresciallo Maccadò, trova una bella matassa da sbrogliare e due persone in ospedale. Tutti ne parlano, anche se nessuno sa nulla, ognuno chiuso nel silenzio delle proprie convinzioni, solo un cane continua imperterrito ad abbaiare la sua verità, nell’attesa che qualcuno lo riesca a capire. Sembra un caso di facile risoluzione e una ghiotta occasione per l’iperbolico corrispondente del quotidiano locale Fiorentino Crispini, da qualche tempo a secco di articoli rilevanti. A complicare la situazione, poi, ci sono la scomparsa del giovane compaesano Filippo Buonavigna e la dipartita del Circo Astra che, attraverso le esibizioni inebrianti di una bellissima principessa eritrea, ha attratto le attenzioni maschili dell’intero borgo per una settimana. Inizia, così, un’accattivante indagine in cui le tresche di paese e i pettegolezzi avvolgono gli sforzi dei carabinieri. Con questo nuovo romanzo Andrea Vitali, ancora una volta e con la sua penna scorrevole, si conferma maestro del genere regalando ai suoi lettori l’ennesima vicenda spassosa e frizzante che si svolge nella Bellano degli anni del regime fascista. La storia è sviluppata in maniera armonica e piacevole. Consigliato. La seconda vita di Annibale Canessa di Roberto Perrone Nella prima vita Annibale Canessa è stato un eroico colonnello dei carabinieri, spauracchio dei terroristi, ritiratosi disgustato da una carriera luminosa per i contrasti con i servizi deviati. Così si apparta sulla riviera ligure, dove gestisce, con una zia, un ristorante a San Fruttuoso di Camogli. Nella seconda vita si rimette in gioco dopo l'assassinio del fratello, Napoleone, con cui non si frequenta da tanti anni. Il fratello è stato ucciso, da una raffica di Kalashnikov, in un agguato a Milano insieme a Petri un terrorista, membro del gruppo di fuoco più sanguinario delle BR, che nel 1984 era stato arrestato proprio da Annibale. Sono passati trent’anni e l'ex carabiniere è ora costretto a fare i conti con il passato ritorna a Milano e inizia ad indagare dopo aver ritrovato la sua rete di collaboratori. Così, il lettore, scopre tutte le sue avventure del passato, i servizi deviati, le belle ragazze, i killer della camorra, i giudici ambiziosi, gli arsenali nascosti, gli avvocati spregiudicati, e i maniaci sessuali. Un’umanità variopinta che anima un collage nel quale s’incrociano diverse vicende. La storia è interessante così come la ricostruzione degli anni del terrorismo e di tangentopoli per quanto, devo confessarlo, all'inizio ho trovato un po’ di difficoltà a collocare i diversi protagonisti. di Emma Jane Kirby Questa storia è tratta da un fatto di cronaca che forse non tutti ci ricordiamo, era il 3 ottobre 2013, e un naufragio con centinaia di morti avvenne a Lampedusa. Carmine, che di lavoro fa l’ottico, e vive a Lampedusa si trovava, quel giorno, in barca insieme ai suoi amici per una battuta di pesca e godersi il mare di ottobre, sentito le grida, si avvicinarono nel punto, dove era avvenuto il naufragio, subito si accorsero che centinaia di persone lottavano per tenersi a galla. Sono i primi soccorritori ed immediatamente incominciarono a issare persone a bordo tirandone su quarantasette su una barca che potrebbe portarne al massimo dieci, arrivando ad un livello di galleggiamento bassissimo. Nel frattempo si erano avvicinati alcuni gommoni e un peschereccio. I primi mezzi della Guardia costiera arrivarono una cinquantina di minuti dopo il loro primo SOS e li esortarono a portare le persone recuperate in porto poiché era impossibile fare il trasbordo lì, in mare. Quando arrivarono in porto, nessuno gli chiese nulla, mentre il proprietario della barca ha solo depositato una relazione alla Capitaneria. Nei mesi successivi, i carabinieri li hanno interrogati separatamente, probabilmente per verificare se le loro ricostruzioni coincidessero. In otto, con un solo salvagente avevano recuperato quei quarantasette naufraghi, e la loro vita e quella dei salvati non saranno mai più la stessa. La storia non è solo il racconto intenso e indimenticabile del risveglio di una coscienza, ma anche una testimonianza toccante che riesce a evitare la retorica e la critica sul problema dei migranti, senza banalizzarlo, alle sue dimensioni umanitarie, e chiarisce la situazione di una crisi tuttora in corso, culminata in una delle più imponenti migrazioni di massa nella storia dell’umanità. La storia dell'ottico di Lampedusa e dei suoi amici è diventata un libro dopo il racconto fatto, dai soccorritori, della giornalista inglese Emma Jane Kirby. Un libro emozionante che vi porterà dentro la tragedia. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria di Lorenzo Iervolino Erano gli anni in cui anch’io mi divertivo con l’atletica e la mia specialità era proprio la velocità perciò quel podio dei 200 metri in cui salgono due atleti americani, Tommie Smith e John Carlos e l'australiano Peter Norman è rimasto impresso nella mia mente. In quella premiazione Smith e Carlos alzarono i pugni al cielo coperti da un guanto nero con la testa china. E’ questa immagine, una delle più forti del '900, che ha ispirato il lavoro di Lorenzo Iervolino per scrivere questo bel libro. Se vi aspettate un’opera che parli solo di sport, avete sbagliato bersaglio perché "Trentacinque secondi ancora" è un volume che ripercorre la battaglia di Smith e Carlos dall'infanzia, segnata dalla segregazione razziale, fino alla gara della vita, per approdare al tardivo riscatto civile, politico e sportivo. E’ il racconto della progressiva consapevolezza, da parte di due persone, che nella propria infanzia e nell’adolescenza non hanno avuto nulla di normale e che fosse necessario porsi le domande taciute anche dentro casa. In quel gesto Smith, Carlos e Norman, velocista australiano, proletario dall’anima nobile che si associò all’essenza della ribellione, e che con quel gesto, che scosse il mondo, ha segnato uno dei momenti in cui lo sport diventa qualcosa di più. Lorenzo Iervolino, l’Autore, gliene dà atto in modo ineccepibile, scrivendo un libro tra i più belli, intensi e imperdibili della letteratura sportiva che riesce a mostrarci il coraggio degli uomini, fuori dalle piste e dagli stadi, che al successo preferirono la dignità. Leggetelo! di Paola Capriolo Ecco un nuovo libro con un nuovo modo di raccontare, un libro coraggioso ma molto semplice e di facile lettura che usa un linguaggio nuovo, un libro sicuramente per i giovani ma non riservato soltanto a loro. La protagonista è Sabrina, una ragazza di diciotto anni con una storia dolorosa alle spalle, rimasta sola al mondo e che da poco è stata assunta come autrice alla mitica Desire. Un'azienda da sogno che, a suon di sorrisi e sano realismo, promette ai suoi clienti, tramite il web, di soddisfare qualsiasi desiderio. Insomma, il sito della Desire è un gigantesco supermarket virtuale in cui, come recita il suo slogan, il visitatore può soddisfare qualsiasi desiderio e Sabrina, orgogliosamente, lavora lì dove scrive fiabe piene di pubblicità per i giovani lettori del web e contemporaneamente riesce ad introdurre qui e là, nella narrazione, la sua realtà. La storia è dura ma vera e reale più di quanto possiamo immaginare ma con uno scopo pedagogico evidente. Infatti, senza eccedere in moralismi, Paola Capriolo l’Autrice, riesce a mettere in discussione l’ordine delle cose e prendere le distanze dal cinismo che giustifica ogni cosa. Volendo rispettare la novità, di quanto suddetto, dico che il libro non è eccellente ma è interessante. come Leopardi può salvarti la vita di Alessandro D'Avenia In questo libro l’Autore, Alessandro D’Avenia, scrive idealmente al suo poeta preferito, Giacomo Leopardi. Vi troverete davanti a un romanzo epistolare con capitoli brevi che possono essere letti anche quando si ha poco tempo a disposizione. Io Vi consiglio di leggerlo con calma per gustarne tutte le sfumature anche perché su certe voci non si può passare di fretta. Il libro è un vero e proprio dialogo tra scrittori che a distanza di secoli discutono della vita che non riguarda solo la poesia del Leopardi, ma affronta le difficoltà, specialmente dei giovani, di comprendere la vita e la propria forza. C’è, in queste pagine, una meravigliosa lezione di letteratura ma soprattutto un insegnamento di vita. Infatti, grazie a Leopardi e alla guida di D'Avenia, intraprenderete un viaggio profondo, personale ed introspettivo alla scoperta della vostra meditazione e della vita intera. Attraverso esso potrete conoscere il vero Leopardi e tutta la passione che ha posto in ogni parola scritta durante la sua tormentata vita che le ha fatto scoprire la bellezza che esiste in ogni cosa. Alessandro D’Avenia riesce, in parte, a scalfire l’idea che l’immaginario collettivo e la Letteratura tutta hanno costruito attorno alla figura di Leopardi rendendolo agli occhi del lettore come un esempio da seguire per avere successo nella vita. Per dirla in parole povere, ho trovato questa conversazione come una bella pagina di Letteratura che, sicuramente, arricchisce tutti. Leggetelo! di Luca Bianchini Con la lettura del precedente libro, Luca Bianchini l’Autore di questo, mi aveva offerto vari spunti di riflessione, anche se la storia era stata un po’ inconsistente. In questo libro la storia è ancora più leggera e alla fine mi ha lasciato con la sensazione di aver sbagliato libro o di essere troppo anziano per stargli dietro. In questo romanzo, l'Autore ha scelto di ambientare il racconto negli anni Ottanta, un'epoca ormai sconosciuta alle nuove generazioni, e nella sua scuola, il liceo scientifico Ettore Majorana di Moncalieri. Ho portato avanti la lettura ma sono rimasto disorientato non sapevo se abbandonarla lettura o andare avanti. Cosa m’interessa, mi son detto, delle amicizie e degli amori giovanili di questi ragazzi, o delle prime avversità che la vita pone davanti e delle piccole gelosie o dei primi tradimenti, o peggio ancora dell'eccitazione del viaggio d'istruzione e così via. Testardo sono andato avanti, anche perché io amo i libri e qualcosa d’interessante l’avrei trovato. Invece ho recuperato un mondo che non esiste più, nel quale per telefonare al proprio fidanzato bisognava aspettare che il telefono di casa fosse libero, per poi litigare con i propri genitori perché l'importo della bolletta era troppo elevato, cose che già erano sorpassate quando avevo io i diciotto anni. Altro che facebook e whatsapp qui siamo ancora ai chiarimenti faccia a faccia o alle lettere per avere delucidazioni su una presa di posizione o un comportamento scorretto di un compagno di scuola. Un mondo in cui solo i quarantenni si potrebbero ritrovare. Ho portato la lettura fino al termine e mi sento di asserire che è un vero e proprio romanzo di formazione perché, in conclusione, tutti i protagonisti compiono un cammino di crescita. Deludente. di Sandro Campani In questo libro c’è una storia congegnata sull’acquisire la consapevolezza dell’errore e dell’inevitabile fine, di alcune cose, causata da troppi passi falsi. Due uomini a confronto Davide, una persona semplice, che consegna il miele a domicilio nel paese dell'Appennino dove è nato e cresciuto e Giampiero, la voce narrante, che è stato l'aiutante alla falegnameria del padre di Davide. Ha una mano bruciata in seguito all'incendio della falegnameria, ha visto crescere Davide, e lo accoglie ora, a tarda notte, quando viene a bussare alla sua porta. I due, seduti attorno ad un tavolo, si confrontano sulle loro vite sorseggiando bicchieri di grappa, diluendo il ricordo tra gioie e dolori. Fuori, intanto, il vento spazza via il tempo e mentre le imposte li riparano dalle insidie, le ombre del focolare si muovono e sui muri, la storia di due famiglie creata da numerosi flashback, gradualmente si manifesta, al lettore, in tutti i suoi particolari. Così un bicchiere dopo l’altro, davanti al fuoco vivo del camino, tutti i fantasmi del passato troveranno una spiegazione. A far da sfondo c'è una notte sempre più scura, il vento che continua a soffiare, il ronzio delle api e una lince nascosta, da cui proviene il titolo al libro, pronta a guidare i due in territori sconosciuti nella costruzione di un qualcosa e per un futuro migliore. La scrittura è precisa e meticolosa, ma spesso ripetitiva, e conduce chi legge verso un finale brillante e a tratti commovente che invita a tenere duro anche nelle peggiori avversità ma, sinceramente, mi ha lasciato insoddisfatto. Leggetelo e ci confronteremo sulla valutazione. di Carlo Lucarelli E’ il primo romanzo che leggo di Carlo Lucarelli e la prima volta che incontro il commissario De Luca. In questo intrigo c’è un po’ di tutto, siamo a Bologna nel periodo Natalizio del 1953 quando il corpo di Mantovani Stefania in Cresca, una bella trentenne, viene scoperto privo di vita nell’appartamento usato dal marito, per le serate da scorribande con amici e “amiche” e morto due mesi prima a causa di un incidente. De Luca viene spedito, da Roma, per indagare su questa misteriosa morte che vede implicate spie, ex nazisti e servizi segreti. E’ partito senza capire nemmeno il nome dell’ufficio per il quale dovrà investigare sotto copertura, in incognito e senza credenziali ufficiali e sotto copertura, per lui era più importante rientrare in servizio dopo un periodo di attesa inoperoso. L’Autore, unendo le componenti storiche con quelle del caso dà vita ad un giallo sottile, lineare privo di particolari colpi di scena e dall’epilogo intuibile, ma al tempo stesso affascinante e scorrevole. Complimenti! di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso In questo libro gli Autori, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, raccontano come la 'ndrangheta sia diventata classe dirigente, grazie ai contatti con le forze governative e le logge massoniche. Già nel prologo, infatti, mettono subito le cose in chiaro dichiarando che non fanno sconti e non assolvono nessuno. All’interno ci sono un’infinità di nomi, storie e aneddoti raccontati con la solita semplicità di chi ha grande conoscenza di quello che scrive, senza risparmiare critiche e verità che fanno male. L storia prende il via dal terremoto del 1908 che distrusse Messina e Reggio Calabria quando "boss e picciotti, molti dei quali tornati dall'America per l'occasione, sottraggono risorse preziose, trasformando le due città in enormi baraccopoli e dando vita a un malcostume ormai diventato abituale". La storia continia e si è ripetuta con il terremoto dell'Abruzzo un secolo dopo ed anche nel 2012 in Emilia dove la mafia anticipa i soccorsi. Insomma dove c'è economia o c'è business, la 'ndrangheta si presenta e il tessuto economico e sociale entro il quale riesce a infiltrarsi è ben spiegato nel libro. A dimostrazione che poco è cambiato, ma soprattutto che dalle esperienze passate, non si è tratto nessun insegnamento. Oggi, per di più, la corruzione influenza le regole del mercato e le mafie, è inutile negarlo, rappresentano una componente strutturale del capitalismo finanziario. Dove c’è business, la ‘ndrangheta si presenta, ed è presente addirittura una seria correlazione tra criminalità, corruzione e distorsione dei processi democratici. Nonostante tutto questo le mafie continuano a non essere una priorità per nessuno dei Governi che negli anni si stanno succedendo. Quello che mi ha lasciato perplesso è lo scetticismo con cui, gli Autori, chiudono questo saggio pieno di nomi e di fatti, ma senza una risoluzione, infatti, chiosano chiedendosi: “Fino a quando si continuerà a fingere di non vedere? E cosa deve succedere che non sia già successo per scuotere i Palazzi e mettere fine a questa lunga e pericolosa convivenza, che nel caso della ’ndrangheta risale al periodo compreso tra la fine del regime borbonico e l’inizio dello Stato liberale?”. Nel complesso, lo considero, un ottimo saggio per chi vuole capire e conoscere i movimenti malavitosi del nostro Paese. di Emiliano Fittipaldi Dopo “Avarizia” in cui ci ha narrato le ricchezze della Chiesa con scandali e segreti che l’hanno portato dinanzi al tribunale del Vaticano, Emiliano Fittipaldi con questo libro indaga su peccati, scandali e tradimenti di una Chiesa fatta di uomini. Il libro, composto di quattro capitoli, si occupa, nei primi tre, quasi esclusivamente degli abusi sui minori da parte di esponenti del clero e di chi li ha coperti, nel quarto ci narra di una “La lobby gay” una cordata di monsignori laici con la passione per gli affari e con il medesimo orientamento sessuale. L’elenco dei preti pedofili è lungo e anche se molti casi raccontati non sono novità sono scandali esistiti. La Chiesa si difende dichiarando i progressi enormi negli ultimi dieci anni e mezzo e le ampie risorse investite nello sviluppo di programmi di prevenzione per gli abusi. Espone le cifre degli abusatori che sono stati estromessi dal sacerdozio, più di 400 nel corso dell’ultimo anno del solo pontificato di Benedetto XVI. Numeri che tra il 2013 e il 2015, secondo fonti interne alla Congregazione per la dottrina per la fede, si sono triplicate evidenziando con ciò una problematica sproporzionata. Secondo Emiliano Fittipaldi, il Vaticano non sta facendo “quasi nulla” per fermare gli abusi sessuali del clero e continua a rifiutarsi di fornire ai giudici italiani informazioni sui sacerdoti che hanno commesso abusi a causa di segreti pontifici. Nel libro non si è parlato degli scandali concernenti i sacerdoti eterosessuali non volendo con ciò fare di tutta l’erba, un fascio, ma sappiamo tutti che esistono anche quelli, così come esistono milioni di preti bravissimi e corretti. Io sostengo che gli abusi e le violenze sessuali sono un tema importante e dobbiamo ringraziare quei giornalisti d’inchiesta che hanno il coraggio di denunciare. Perciò Vi esorto a leggerlo, anche se non è una lettura molto edificante, ogni tanto dobbiamo scendere nelle bassezze della realtà. Un viaggio negli anni della Repubblica di Ernesto Galli della Loggia Leggendo questo libro mi sono lasciato prendere per mano da Ernesto Galli Della Loggia, l’Autore, per fare “Un viaggio negli anni della Repubblica” come lui stesso annuncia nel sottotitolo. L’approfondimento sviluppato tocca molti momenti importanti della nostra storia recente che è esaminata attraverso le esperienze reali della sua vita e, raccontando se stesso, espone l’Italia e i mali italiani. Il libro, perciò, oltre a diventare un’autobiografia mostra tutte le cose non fatte affinché avvenisse il cambiamento italiano utile al futuro del nostro paese dove, chi doveva agire per il bene dell’Italia, non l’ha fatto, venendo meno a quell’impegno preso per servire al Paese. Errori di un recente passato che hanno avuto, tra l’altro, complici gli intellettuali sempre pronti a schierarsi e a sostenere il potere sovrano generando, nel sistema Italia, una straordinaria confusione tra politica e morale che continuamente ci ritroviamo. Il viaggio dell’Autore è un cammino coinvolgente che mi ha trasportato perché anch’io ho vissuto, come lui, gran parte degli avvenimenti citati, anche se non ho condiviso il suo trasformismo, però, negli stessi anni, mi sono posto le sue stesse domande. Infatti, si potrebbero dibattere molte cose io, personalmente, ho avuto la percezione che, l’Autore, sia stato spesso tormentato da insufficiente obiettività e talvolta da un evidente risentimento. Il risultato del libro, comunque, è un ritratto preciso delle vicende italiane dagli anni Sessanta in poi, le note a margine sono una miniera di citazioni e la lettura obbliga a prestare molta attenzione quantomeno per capire la posizione che ognuno di noi ha avuto in questi anni. Buona lettura. di Francesca La Malfa Dopo aver letto e recensito Silenzio di Shusaku Endo alcuni amici mi hanno suggerito questo libro di Francesca La Malfa in cui rende omaggio a Padre Giovanni Matteo Adami missionario della Societatis Jesu nato a Mazara del Vallo il 17 maggio 1576 e martirizzato a Nagasaki il 22 ottobre 1633. L’amico Luigi prontamente me ne ha inviata una copia e gliene sono particolarmente grato perché mi ha fatto conoscere una personalità molto apprezzata nella storia della Chiesa del suo tempo. Nel libro l’Autrice ripercorre le tappe più significative del figlio di Francesco Adami, appartenente ad una nobile famiglia della città. Nel 1591 si era trasferito a Roma al seguito dello zio, Cosimo Adami che auspica al nipote un futuro di nobiltà di spada, nella corte romana, ma a 16 anni Giovanni Matteo dichiara di volere entrare nella Compagnia di Gesù di San Ignazio di Loyola. Studia nel Seminario Romano, viene ordinato sacerdote, riceve incarichi come predicatore in Italia e infine riceve la missione per il Giappone, per seguire le orme di San Francesco Saverio. Nel 1614 però viene bandito dal Giappone e si reca in esilio a Macao ma, clandestinamente, torna a Nagasaki, luogo del suo apostolato. Qui sono, nel frattempo, riprese le persecuzioni contro i Gesuiti, accusati di volere favorire l’ingresso degli spagnoli. Costretto a nascondersi e a vivere di stenti nella zona di Aizu nel mese di ottobre del 1633 è catturato e ricondotto a Nagasaki dove viene condannato al supplizio dell’anatsurushi, impiccagione a testa in giù, con il corpo calato fino a metà nella fossa, dove morì di inedia dopo cinque giorni di atroci sofferenze il 22 Ottobre 1633 all’età di 57 anni “adornando, a prezzo del suo sangue, la sua nobilissima nascita ed illustrando, con la fama del suo martirio, Mazara sua inclita patria”. Le falsificazioni della storia di Paolo Mieli In questo libro Paolo Mieli, l’Autore, prendendo per mano il lettore lo conduce a prendere atto che la storia, in molti eventi, fatti e personaggi, è differente da come ci è stata descritta. Senza paura di affrontare la complessità e riordinando a uso e consumo del lettore, fatti e documenti, infatti, compie un lungo e affascinante viaggio nei secoli, con l'obiettivo di demolire menzogne e falsificazioni legate ad alcuni fatti storici noti e comunemente accettati. Per esempio: la trattativa Stato-Mafia è un fenomeno nato nei nostri tempi oppure una consuetudine della Destra e della Sinistra storiche, presente fin dalla fondazione dell'Italia unita? Il Presidente Lincoln fu spinto a fare la guerra per abolire la schiavitù, perché in realtà non riteneva che i neri avessero gli stessi diritti dei bianchi o solo per salvare l'Unione? Il Vate degli Italiani, Gabriele D'Annunzio, perché fu tenuto prigioniero da Mussolini al Vittoriale, con ventuno persone al suo servizio, tra cui alcuni membri della polizia fascista? Sono solo alcune delle falsificazioni della storia che l’Autore evidenzia e reinterpreta grazie alla ricerca storica e archeologica dimostrando che, in molti casi, le versioni tradizionali della storia, sono alimentate dalla propaganda e dagli interessi dei governi pro-tempore. Il libro è un insieme di saggi densi e brevi, che traggono spunto dalla recente pubblicazione di opere storiografiche di pregio su alcuni momenti cruciali della storia occidentale, antica, medievale e moderna. Il lettore non può fare altro che prenderne atto. Veramente interessante e spesso illuminante. di Roberto Alajmo La protagonista di questa storia che Roberto Alajmo ha ambientato a Borgo Vecchio, paesello ritagliato in pieno centro urbano a Palermo, è la famiglia Montana, che campa grazie a una bancarella abusiva di frutta e verdura avviata dal padre e che dopo scompare non tornando più a casa e di lui non si hanno più notizie. L’attività, allora, è portata avanti con sacrificio dalla moglie e da due figli Franco ed Enzo. Proprio i due sono il perno del libro. Enzo è il primogenito, con poca voglia di lavorare e che diventa ancora più inaffidabile quando s'innamora di una ragazza, Ivana, che è peggiore di lui, Franco, invece, è il suo totale opposto cioè, un gran lavoratore. Enzo si metterà subito nei guai avrà, da Ivana, un figlio cui è assegnato il nome del nonno e chiamato con il vezzeggiativo di Calò, ma che è come fosse nato orfano, o peggio. Una situazione che metterà nei guai tutta la famiglia, trascinandola in un incubo orribile, da cui si può solo cercar di salvarsi scappando. Franco si fa carico di tutto e risolve la questione con il fratello a modo suo. Con la mamma Mela e il piccolissimo Calò organizza una fuga per raggiungere in Spagna, a Murcia, Angelo, un compaesano che là ha fatto fortuna proprio occupandosi all'ingrosso di frutta. E lì sembra che tutto possa riprendere in modo diverso e sereno con Franco che è bravo nel lavoro, fa da padre a Calò, s’innamora dell'ungherese Helena con cui fa un altro bambino, Kevin. L’abilità di Roberto Alajmo sta tutta nella realizzazione a ritmo pressante delle sequenze e con una vivace narrazione e, anche se con una scrittura molto concreta, riesce ad ottenere ottime capacità analitiche. Il valore, dell’Autore, è proprio quello di farci vivere il clima in cui matura un atroce doppio omicidio e sistemare storture e colpe gravi come un fatto di ordinaria necessità, un atto di giustizia dimostrando, a chi abita altrove, la condizione sociale del Borgo. Ve lo consiglio. di Shusaku Endo Questo libro, scritto da Shusaku Endo nel 1966, che ha ispirato il film di Martin Scorsese, non è un inedito ma l'ultima edizione risale al 1982 e risulta introvabile in Italia. Oggi i tipi della Corbaccio, sulla scia del film, ce ne offrono una nuova versione. Lo scrittore, ricostruisce in chiave di romanzo, gli eventi storici del periodo in cui in Giappone era stato bandito il cristianesimo e che, nonostante tutto, i missionari s’introducevano clandestinamente nel territorio. In questo caso i protagonisti sono i gesuiti Rodrigues e Garrpe (Garrupe), supportati dalla Compagnia di Gesù, che partono per Nagasaki, nel 1633, con l’intento di incontrare il loro confratello, padre Cristovao Ferreira, che da anni si batte in Giappone per diffondere il cristianesimo. I due gesuiti, sconvolti dalla notizia giunta a Roma, che il loro maestro abbia rinnegato la vera fede divenendo un apostata, partono pieni di ideali e di entusiasmo e, ben presto, si scontrano con la dura realtà del Giappone dello Shogun Tokugawa e delle persecuzioni. Le persone reputate di essere cristiani sono costrette dalle autorità giapponesi a calpestare le immagini sacre e mentre chi si rifiuta, è torturato e ucciso, chi accetta è deriso e costretto a vivere ai margini della società, rifiutati tanto dalla comunità cristiana quanto dai giapponesi. Padre Rodrigues, si ritrova subito a conoscere la paura, lo smarrimento, l’isolamento, la fame, la persecuzione ma soprattutto il terribile peso del silenzio di Dio. In compenso, dalla misera prigione in cui langue da mesi, sente o i rumori della vita altrui con le immagini della morte del suo confratello Garrpe e dei poveri contadini diventati cristiani e uccisi dalle autorità perché non avevano voluto abiurare la loro nuova fede. Un racconto forte e duro, non di facile lettura, che racconta i tormenti della persecuzione e soprattutto quelli dell’anima, sottoposta al dubbio, all’angoscia, al pensiero, peggiore della morte, che tutto sia inutile e che la vita sia vana, poiché Dio non risponde. Silenzio. di Gianrico Carofiglio Con questo libro Gianrico Carofiglio ricorda ai suoi lettori “L’estate fredda” del 1992, l’anno in cui lo Stato italiano sembrava vinto per davvero, con la morte prima di Falcone, con la moglie e gli uomini della scorta, a maggio e, poi, di Paolo Borsellino con i membri la sua scorta, a luglio. In quest’arco di tempo ci costruisce sopra una storia in cui la fa da protagonista la criminalità organizzata barese, una criminalità da due soldi ma aggressiva e assetata di sangue. Questa vicenda parla del rapimento del figlio di un capobanda e in seguito avviene il ritrovamento del cadavere del bambino. Tutto lascia pensare ad un feroce episodio della guerra tra bande che contrappone il capo ad altri gruppi criminali emergenti. Fenoglio, il maresciallo dei carabinieri incaricato all’indagine, non è convinto perché troppo crudele e fuori dalle regole della criminalità organizzata. Coadiuvato dall'appuntato Pellecchia, esplora ipotesi, procede a interrogatori e riscontri, esercita la sua arte del dubbio e si muove con molta cautela. Alla fine Fenoglio riuscirà a risolvere il caso in modo egregio e senza tanto spargimento di sangue come si prevedeva inizialmente. Carofiglio, ancora una volta, tra letteratura e cronaca giudiziaria riesce a costruire una bella storia evitando l’esagerazione. di Antonio Manzini In questo libro Antonio Manzini affronta un tema forte e lo fa con disinvoltura e un pizzico di temerarietà che, alla fine, lascia una melanconia profonda con l'auspicio che tali fatti capitino solo nella fantasia. La protagonista del romanzo è Mirta Mitea, una donna di trentaquattro anni, di origine Moldava, che come tante altre, ha dovuto abbandonare la propria famiglia e la propria terra natia, per dare un futuro a Ilie il suo figlio adorato. Le circostanze della vita non solo le hanno prematuramente sottratto la madre, venuta a mancare a causa di un incendio determinato da una vecchia e malridotta stufa, ma l’hanno anche obbligata a chiudere il bambino in un “internat” ovvero un orfanotrofio. Il ragazzo, dunque, si ritrova ad arricchire le file degli “orfani bianchi”, in altre parole quei ragazzi che benché abbiano i genitori in vita sono costretti a crescere distanti da loro perché i genitori hanno deciso di dargli un futuro migliore del loro. Mirta, dopo vari lavori faticosi e sottopagati, riesce a trovare una sistemazione come badante di una vecchia signora inabile, molto benestante, della cui cura il figlio e la nuora non hanno alcuna intenzione di occuparsi. Manzini attraversa un mondo che è sotto gli occhi di tutti affrontando temi sociali come la migrazione, la fame, la miseria, l’impossibilità di mantenersi in patria, l’abbandono dei propri affetti, l’inospitalità, la disuguaglianza sociale, il razzismo, la diffidenza, l’insensibilità, la solitudine, il disagio della malattia, la dignità del vivere e del morire. Un pot-pourri di problematiche della società attuale che tutti conosciamo e che a volte facciamo finta di non conoscere. Forse ogni tanto sarebbe utile per tutti fermarsi un attimo a riflettere. La storia è un pugno allo stomaco capace di commuovere anche le persone più forti ed io non sono fra questi. Leggetelo! di Andrea Vitali Quando l’Autore è Andrea Vitali, naturalmente siamo a Bellano e come gli altri suoi libri ci ritroviamo, tra le mani, una nuova vicenda con protagonisti del posto. Il principale, questa volta, si chiama Ernesto Livera detto Dubbio che parla da solo. Ha una sola certezza, cioè, evitare i carabinieri perché, facendo egli il contrabbandiere e campando con il traghettare stecche di sigarette dalla Svizzera, la notte, con la sua barchetta a motore, può essere sconsigliabile trovarseli davanti. Stanotte, però, col fianco della barchetta, ha urtato il cadavere di una donna. Tirato a riva il cadavere e, senza dimenticare di far sparire il carico illegale, è andato a chiamare un suo cliente fidato, il medico di Bellano, ma quando ritorna sul posto, il cadavere non c'è più. Eppure l'ha visto bene, non può esserselo inventato, anche se qualche bicchiere l'ha bevuto, su al crotto del Buco dell'Orso, prima della traversata. Allora, che fare? E’ l’inizio della storia che l’Autore ci racconta con una marea di personaggi solo che questa volta intreccia troppe storie e alla fine un po’ si perde e fa smarrire anche il lettore anche se alla fine rivelerà l’intoppo in modo del tutto imprevisto. La trama è gradevole, come al solito, ma eccessivamente spezzettata. di Camilla Läckberg Eccoci di nuovo a Fjällbacka con i protagonisti dei libri precedenti di Camilla Läckberg e, devo ripetermi, dicendo che non è facile recensire, anche, questo libro. Il thriller che, ancora una volta, ha per protagonisti Patrik Hedstrom ed Erica Falk narra di due avvenimenti che si frappongono in ambienti e periodi temporali diversi. La storia recente, con protagonista Patrick, è sorta in seguito alla scomparsa di alcune ragazze e ci fa imbattere in Victoria un’adolescente, ferita, malconcia e a piedi nudi che avanza nel bosco carico di neve, il volto spento e una grande confusione che sembra spingerla a vagare senza meta e quando la ragazza raggiunge, finalmente, una strada, un’automobile la travolge, uccidendola sul colpo. Erica, invece, è impegnata nella stesura di un nuovo libro, che la porta a compiere ricerche su un fatto accaduto parecchio tempo fa, la morte di un uomo, una misteriosa tragedia familiare che è iniziata con una occasione festosa, l’arrivo di un circo, e con il trascorrere degli anni si è tramutata in una oscura leggenda priva di risposte. Così mentre Patrick è impegnato dalla scomparsa di alcune ragazze e la morte di Victoria, Erica deve scoprire cosa si cela dietro la vita di Vladek, il domatore di leoni. Il romanzo si legge bene e ti tiene incollato alle pagine ma, soprattutto nella prima parte, la narrazione è un po’ lenta. La seconda metà, invece, è più avvincente perché viene dato più spazio alle indagini e al mistero. Un libro non di altissimo livello ma che si fa leggere. La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta di Andrea Camilleri In questo libro, Andrea Camilleri, ci propone una raccolta di otto racconti, più o meno lunghi, nel quale emerge una Vigàta intricata in una serie di passioni, soprusi e debolezze umane in una Sicilia arcaica, legata al folklore del passato, ma sempre contraddistinta da misteri, leggende e fattacci casuali o architettati allo scopo. “La cappella di famiglia” è uno degli otto racconti presenti nel libro In esso si parla di uomini arroganti e pieni di sé, di vedove inconsolabili, di autoritari capifamiglia o padri padrone, di rituali magici, usanze storiche cadute in disuso, antiche credenze popolari, ma anche sentimenti e comportamenti che con il tempo si sono trasformati o scomparsi. L’Autore, pescando dalla sua memoria sterminata, di letture e di teatro, ma soprattutto da incontri con fatti e personaggi della sua Sicilia, sa essere sempre coinvolgente così, ci fa ridere e piangere, commuovere ed emozionare riuscendo anche a insegnare qualcosa alla generazione attuale. Storielle, quisquilie e pinzillacchere (avrebbe detto il grande Totò) soltanto per trascorrere qualche oretta spensieratamente. di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta Con questo libro, Pietro Bartolo, medico di Lampedusa che dal 1991 è il responsabile del poliambulatorio pone l'attenzione sui sentimenti di chi è sui barconi, sul dispiacere di dover lasciare la propria terra natia ormai inospitale alla vita dell'uomo, presentandoci quel lungo viaggio, sui barconi fatiscenti, verso la salvezza che per molti, quasi tutti, diventa una vera traversata di terrore con gli occhi consapevoli di chi sa che potrebbe non farcela. Raccontando la sua vita di ragazzo cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola affrontando varie difficoltà e che maturato, da uomo responsabile, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo. Il libro è un pugno nello stomaco, che blocca il lettore alla propria coscienza perché l’Autore racconta cose che nessun articolo di giornale e immagine televisiva potranno mai descrivere con le sue sofferenze, il suo senso d’impotenza, la sua rabbia, il suo smarrimento così come la sua gioia e il suo stupore di fronte all’invincibile forza della vita. Perciò l’impotenza, la rabbia e le paure di Pietro divengono proprietà del lettore che viene catapultato lì, in quella terra simbolo di accoglienza e di incontri con gli altri. La conseguenza è una bella storia di coraggio, d’impegno civile, narrata con grande dignità e immenso amore. Veramente una grande lezione di vita. di Roberto Saviano Con questo libro, ispirato a fatti veri, Roberto Saviano ci racconta un destino comune a tanti quindicenni in diversi angoli di mondo, tra cui Napoli, dove la vera risorsa è non temere la morte e avere a disposizione molti anni per farsi la galera. La storia è quella di un gruppo di ragazzi dai soprannomi strani che non hanno ancora quindici anni, ma che vogliono prendersi tutto e prima possibile. Il romanzo si apre con una scena incredibile, lo smerdamento, che ci introduce in modo violento sia alla caratterizzazione dei protagonisti sia a quella dell’ambientazione stessa. In esso si narra la discutibile ascesa di una paranza di ragazzini guidati dal loro capo, il giovane Nicolas Fiorillo, figlio di genitori “normali”, una sarta e un insegnante di educazione fisica. Sui tetti della città, imparano a sparare con pistole semiautomatiche mirando alle parabole e alle antenne, poi scendono per le strade a seminare il terrore in sella ai loro scooter. A poco a poco ottengono il controllo dei quartieri, sottraendoli alle paranze avversarie e stringendo alleanze con vecchi boss in declino. La lettura è scorrevole e coinvolgente, ma soprattutto presenta una realtà che non vediamo ma che è vicinissima a noi dove la malvagità, la volontà di trovare scorciatoie verso la fortuna, la facilità con cui si passa da amici a nemici, da fratelli a crudeli avversari. Il loro unico obiettivo sono i soldi facili e sicuri barattati al posto della vita, della spensieratezza che la loro giovane età offre. Crudo, violento, senza scampo. Leggetelo. Lo stupore di una notte di luce di Clara Sànchez Con Lo stupore di una notte di luce, Clara Sànchez, mette in scena l'attesissima prosecuzione di Il profumo delle foglie di limone, questa volta la vicenda si sposta da Madrid, dove Sandra, dopo la nascita di Janín, si è ricostruita una nuova vita, a Dianium, il luogo di villeggiatura dove tutto è cominciato e che è stato sicuro e tranquillo rifugio della Confraternita di ex nazisti per molti anni, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Anche qui ritroviamo Julian, l’ex-prigioniero di Mauthausen ma anche l’uomo che, negli anni successivi, aveva sottratto Sandra alla pericolosa stretta di Karin e Fredrik Christensen, demoniaca coppia di anziani che dietro un’apparenza di affetti, nascondevano la ferocia latente del nazismo. Un giorno Sandra trova un messaggio nascosto nello zainetto del figlio, qualcuno ha saputo eludere la sorveglianza di un luogo protetto come un asilo, questo qualcuno quindi sa dove abita e conosce le sue abitudini. Sandra capisce che questa persona vuole, tramite lei, ritrovare Julián e soltanto lui può sapere chi è l’autore del biglietto. Sandra, che nel frattempo era tornata sulla Costa Blanca per avvertire l’amico del pericolo che sta correndo, e per sapere che cosa quella gente voglia da loro. La situazione, però, precipita quando il bimbo scompare. E’ pericoloso, a questo punto, raccontare la verità alla polizia e lo scambio con Julián è impossibile senza sapere quali sono le informazioni che quegli individui stanno cercando di ottenere con ogni mezzo. Lo stile narrativo è lo stesso del libro precedente, con l’alternarsi delle voci narranti in più, l’Autrice, per rendere la lettura più agevole ripercorre man mano e sinteticamente gli avvenimenti che hanno disegnato le scorse vicende. La lettura, però, non ha la scorrevolezza e la freschezza del precedente e in certi momenti l’ho trovato noioso e ripetitivo. di Fiona Barton In questo libro, l’Autrice, affronta una tematica importante come la pedofilia e il pericolo della rete internet e chat-rooms visti con gli occhi dei vari protagonisti, che interagiscono fra loro e correggono progressivamente i loro punti di vista. Quella che inizialmente colpisce di più è “la vedova” che non si capisce se sia stupida o furba, se saggia o scellerata, se fa finta di non sapere o sa e non vuole sapere. Il marito è Glen Taylor, un uomo accusato di una colpa terribile e della sparizione di una bambina di tre anni. L’hanno visto tutti, il mostro, sbattuto sulle pagine dei giornali e accusato di un reato raccapricciante. La moglie gli dà sostegno in tribunale, sempre al suo fianco per tutta la vita, appare mite, insignificante e non lo abbandona mai, anche se conosce o sospetta le atrocità commesse. Dopo che Glen Taylor è morto, e il caso di cui è stato protagonista, rimane senza soluzione rimane Jean, la moglie, la vedova, che è viva ed è la sola persona che può aiutare tutti a risolvere il caso. Per questo motivo non solo la polizia non gli darà un momento di pace, ma anche i giornalisti e le televisioni di tutto il Paese vogliono parlare con lei. L’unica che riesce a raggiungere questo traguardo è l’imperterrita giornalista Kate Waters che riuscirà a introdursi in casa sua e a conquistarne la fiducia, diventando quasi un’amica e carpendone i segreti più recessi. Alla fine la verità verrà a galla e sarà un momento ad alta intensità emotiva. Un finale perfetto per un romanzo che cambia continuamente pelle cercando di confondere il lettore ma che finisce per conquistarlo completamente. di Wednesday Martin Dopo aver letto le prime pagine, avevo pensato di abbandonarne la lettura perché trovavo il libro scarso e superficiale e non accettavo che l’Autrice, laureata in antropologia, si limitasse a descrivere in modo sterile i comportamenti dei ricconi residenti nell’Upper East Side di Manhattan. Poi, procedendo nella lettura, scoprivo che la Martin stava applicando i suoi studi e che la sua ricerca era una trovata geniale. Quando la protagonista e il marito decidono di trasferirsi da un altro quartiere di Manhattan, da Greenwich Village a Upper East Side, non immaginavano di andare incontro a un’avventura destinata a cambiarle la vita. Oltre le facciate pulite dei palazzi sorvegliati da portieri in livrea, troveranno l’ambiente più ostile e competitivo al mondo, governato da un sistema di regole, rituali, totem e tabù da fare invidia agli aborigeni australiani. L’Autrice, a quel punto, incomincia a esercitare la sua professione e indirizzarsi all’allestimento di un libro. Ne viene fuori qualcosa d’ironico ed esilarante. Infatti, sono irresistibili le pagine in cui racconta della sfida lanciatale per strada o quella di queste donne importanti che vivono della paghetta elargita dai ricchi mariti per indossare i vestiti delle migliori maison. Anche se lei stessa copierà gli stessi comportamenti e il lusso esagerato, negli ultimi capitoli il racconto si fa più intimo e personale e il tutto prenderà un aspetto diverso. Rimane, comunque, una lettura leggera ma simpatica. di Isidoro Meli La voce narrante di questo libro è quella di Vittorio che ci racconta la storia di Tommaso, un giovane muto, figlio di un mafioso ucciso che, per una legge di compensazione, l’organizzazione mafiosa l’ha assunto per fare il portapizzini. Vittorio, in una specie d’intervista a Tommaso, sbroglia una storia dell’assurdo, popolata da personaggi improbabili e caratterizzati da un linguaggio forte, ironico, a tratti tagliente. L’Autore, insomma, ci racconta la mafia per demonizzarla, per esorcizzarla e demolirla arrivando nel finale a far dire a Tommaso, incalzato da Vittorio che chiede chiarimenti sulla verità o meno della storia: “Ma a te che minchia te ne fotte? Sono tutte minchiate. Tutto è una minchiata. Dovresti saperlo, sei palermitano”. Arrivando a un certo punto, della lettura, mi era venuta voglia di abbandonarla poiché mi sembrava proprio una minchiata, come dice Meli, poi ho voluto terminarla e alla fine devo dire che questo modo di raccontare il fenomeno mafioso mi ha ricordato molto la “montagna di merda” urlata da radio Aut da Peppino Impastato. Meli, infatti, protende a mostrarci una parodia della mafia che appare, ormai, come un’organizzazione in disuso, piena di magagne, quasi sgradevole e ridicola. Provate a leggere il libro e poi mi farete sapere le vostre impressioni. di Antonio Calabrò Sono passati trent’anni dall’inizio del maxi-processo contro la mafia e Antonio Calabrò ci racconta il clima di terrore che si era diffuso a Palermo dal 1979 al 1986. L’Autore, in quel periodo, cronista a “L’Ora” quotidiano pomeridiano di Palermo, ci fornisce l’elenco delle mille morti, di cui cinquecento solo in strada oltre ai rapiti e agli scomparsi, vittime dei sanguinosi scontri tra i vari clan mafiosi. Una guerra sanguinaria e senza quartiere che ha cambiato non solo il volto della Città ma anche il Paese. Con competenza ci permette di comprendere l’essere della mafia e il grande pericolo che essa ha rappresentato e rappresenta ancora adesso. In modo esperto ci ricorda tutta la problematica riprodotta dal fenomeno mafioso, illustra il pentitismo e il ruolo dei colletti bianchi, gli omicidi eccellenti e il sacrificio dei tanti onesti ed eccellenti Servitori dello Stato. Insomma con una scrittura diretta e scorrevole, Antonio Calabrò, ci regala non solo la cronaca di un decennio di guerra civile ma anche una testimonianza e un ricordo del ruolo dei tanti caduti nello svolgimento del loro compito a servizio delle istituzioni non dimenticando uno sguardo attento sul presente e sul possibile prossimo futuro di “cosa nostra”. Un libro da leggere a imperitura memoria. di Antonio Manzini Fino adesso abbiamo conosciuto il solito Rocco Schiavone scorbutico, maleducato, dei precedenti romanzi che raccontano le sue indagini. In questo romanzo, invece, lo conosciamo com’era alcuni anni prima, quando la moglie Marina non era ancora diventata, il fantasma del rimorso di Rocco. Qui Marina è viva, impegnata nel lavoro e con gli amici, e capace di coinvolgerlo in tutti gli aspetti dell’esistenza. Si racconta, infatti, la vicenda che, nel luglio 2007, a Roma, in una caldissima estate, aveva visto il vicequestore Rocco Schiavone incaricato dell’indagine per la morte di due ventenni, Giovanni e Matteo, compagni di scuola, uccisi in modo barbaro, con una stilettata alla base del cranio, a poche ore di distanza in quartieri romani pochi distanti. Schiavone con i suoi uomini si mobilita per l’indagine che si presenta molto complessa, nelle stesse ore sta vivendo una vicenda personale altrettanta difficile. Marina, l’ha lasciato, avendo scoperto che Rocco, con i suoi amici di sempre Sebastiano e Brizio, ha commesso qualche scorrettezza amministrativa che lei non sembra in grado di perdonargli. Siamo, insomma, nel momento in cui tutto è cominciato e lui, trasferito ad Aosta per gravi motivi disciplinari nell’estate del 2013, incalzato dal questore Costa e dal sostituto Baldi, è costretto ad aprire il vaso dei ricordi che stanno al nono livello nella sua personale graduatoria delle rotture di scatole. Questo romanzo è un canto all’amore coniugale, è un canto di lode all’amicizia, con Sebastiano, Brizio e Furio che fanno squadra con Rocco fin dall’infanzia nella Roma di Monteverde vecchio, di Trastevere, del Pineto, ed è il rilassante predisposto per attenuare i rapporti di Rocco, scorbutici e irrispettosi, con i colleghi e i superiori, in breve una simulazione che chiarisce vari attimi della vita di Rocco Schiavone e che da sola vale la lettura del libro. Buona lettura. di Fabiola Paterniti In questo libro Fabiola Paterniti racconta, per la prima volta, la lotta al terrorismo attraverso la voce dei protagonisti che sostennero il peso di un impegno senza limiti. Viene fuori una storia sincera, per molti aspetti nuova, con testimonianze orali raccolte in tante regioni d’Italia. Carabinieri semplici, marescialli, ufficiali, restituiscono, al lettore, la verità su quella stagione. Ci sono le indagini, gli infiltrati, i successi, i caduti, le vite clandestine con i vari soprannomi, i momenti di allegria e la fedeltà al loro comandante da tutti chiamato ancora adesso “il Signor Generale”. Il Signor Generale è Carlo Alberto dalla Chiesa. Erano gli anni settanta e gli uomini speciali, di cui si parla, erano i suoi uomini che hanno combattuto e vinto la guerra contro le Brigate Rosse. Fabiola Paterniti ha confezionato, con le sue interviste, un ottimo lavoro raccogliendo un pezzo di storia inedita della lotta al terrorismo che brucia tutte le falsità finora raccontate da pennivendoli senza scrupolo alcuno. Un libro interessante che va di là delle mie attese e che suggerisco, a tutti, di leggerlo. di Massimo Carlotto In questo libro, Massimo Carlotto, giocando con i generi thriller e noir, gironzola per Venezia. Il protagonista della vicenda è "il turista" un serial killer psicopatico cui piace strangolare delle belle donne, con delle belle borse, che poi analizzando i ricordi che riesce a scovare tra i loro effetti personali cerca il piacere carnale. Un giorno, però proprio a Venezia, sceglie la vittima sbagliata, una donna che è in realtà un’agente di un’organizzazione di mercenari e quando l’assassino torna sul luogo del delitto, perché nei telegiornali non compare alcuna traccia dell’accaduto, scoprirà che il cadavere è sparito, il tutto mentre una telecamera nascosta segue le sue azioni. Si ritroverà, perciò, privato della sua libertà e reclutato come killer a pagamento contro la propria volontà. In contrapposizione a quest’organizzazione criminale, i servizi segreti ingaggeranno Pietro Sambo, ex commissario di polizia roso dai rimorsi per aver accettato in passato una tangente ed essere stato espulso dal corpo, per dare la caccia al turista e di conseguenza alla sua banda. Pietro, si troverà, così, invischiato in una faccenda molto più grande di lui e che non è in grado di gestire. Il caso, obiettivamente, è ben costruito, si legge piacevolmente e la tensione narrativa è sempre alta anche se alcune situazioni e alcuni aspetti dei personaggi sono un po' inattendibili. Quello che poi non mi è piaciuto è stata la scelta finale dell'Autore di dare all’avvenimento, come in “ L'Amore del Bandito”, la possibilità di una continuazione. Non ne vale la pena. di Simonetta Agnello Hornby La protagonista indiscussa di questo romanzo di Simonetta Agnello Hornby è Maria Marra. La vicenda si svolge in Sicilia, una Sicilia afflitta da miseria, mafia e una classe dominante inetta e corrotta dove pochi, fra questi il padre di Maria, avvocato socialista osavano marciare in direzione caparbia e contraria, nascere donne significava, anche nelle famiglie più acculturate e benestanti, avere un solo scopo nella vita: trovare un marito, accudirlo, dotarlo di prole e vivere nell’obbedienza. Questo sembra anche il destino di Maria quando, bellissima e appena quindicenne, è adocchiata da Pietro, possidente provincialotto benestante, che se ne innamora a prima vista e la chiede, la pretende in moglie, anche senza dote. La storia si svolge parallelamente a mezzo secolo di storia d’Italia che va dalla fine dell'800 alla prima metà' del '900. Lungo gli anni in cui si dipana questa storia, parteciperemo alla piena e profonda evoluzione di questa donna, che assaggerà grandi passioni e anche grandi sofferenze. E' una storia che travolge e che fa vivere al lettore, quasi in prima persona, le vicende storiche, personali e sentimentali raccontate. Anche le descrizioni dei paesaggi e dei personaggi sono così approfondite e curate da essere percepite come veri e ben intrecciati. A tutto ciò si aggiunge un linguaggio arcaico e ben curato che fa gradire la lettura fino alla fine. di Nicolai Lilin In questo libro, Nicolai Lilin, narra la storia di un killer che non ha paura di niente, tranne che della propria umanità. Alëša, il protagonista, è un killer di consumata esperienza al servizio di Rakov, uno spietato boss della criminalità organizzata russa che, dopo aver ripulito in qualche modo il suo passato, si dedica ora alla politica, passando per un democratico in opposizione all’attuale presidente. Rakov, però, ha ancora bisogno di Alëša che invece mostra segni di stanchezza, soffre di un disturbo ad un occhio che non prelude a niente di buono e vorrebbe andarsene dall’organizzazione. Rakov, allora, propone ad Alëša un’ultima facile missione, deve uccidere una donna e poi lo lascerà andare libero. Alëša, però, non può uccidere una donna, è contro il suo codice morale, anche se la vittima predestinata è la figlia di un avvocato con cui il politico smaltiva in Europa flussi di denaro scomodi in madrepatria. Tutta la vicenda, quindi, gira “sulla libertà di scegliere, sulle tenebre e la luce che abitano negli uomini. Perché anche quando il destino sembra scritto, si può decidere da che parte stare”. Nel racconto ritroviamo ancora le problematiche di sempre con le guerre civili e militari ma, Lilin, nell’occasione non mi ha, pienamente, convinto forse perché non possiede la stessa potenza narrativa che aveva dimostrato in “Educazione Siberiana”. Giorni Selvaggi - Una vita sulle onde di William Finnegan In questo libro, William Finnegan premio Pulitzer 2016, racconta se stesso e la sua ricerca ossessiva dell'onda perfetta e di un senso da dare alla vita. C’è in queste pagine, infatti, il diario di un’ossessione, il romanzo d’avventure, il surf come modo di stare al mondo e infine il surf come fuga, libertà e trasgressione ma nello stesso tempo il suo avversario, il suo nemico mortale, la sua riscossa. In questo pregevole racconto, insomma, troviamo tutti i viaggi e le onde che portano, l’Autore, alla vicinanza con le realtà locali e lontane su cui s’interroga e schiera e che, contemporaneamente, lo portano inevitabilmente verso la sua carriera di corrispondente innovatore. Finnegan mostra, ai lettori, il mondo del surf con le sue attese snervanti, i suoi contrattempi, con le sue ferite virtuali e fisiche ripagate, ogni tanto, da una planata eccezionale. Lui vagabondando dagli Stati Uniti alle Hawaii, al sud Pacifico, all'Australia, all'Indonesia, al Sud Africa, a Madeira ha inseguito per tutta la vita, in modo spesso ossessivo il luogo ideale per fare surf e inseguire l'onda perfetta che non esiste. Il tutto è caratterizzato dalla consapevolezza e la mancanza di vanto e completato dalla descrizione dei suoi affetti come amici, fidanzate, genitori e fratelli che occupano e ritmano i passaggi narrativi. Un bel libro anche per me, che non ho mai dedicato un solo momento della mia vita al surf, e che consiglio a tutti. di Erri De Luca In questo libro Erri De Luca racconta la storia, ricca di simboli e misteri, del restauro di un crocefisso ma non è la semplice narrazione del restauro di una statua, anzi è il racconto del percorso spirituale compiuto dal protagonista. Lo scultore vive in montagna in un luogo impervio di frontiera, inadatta al reticolato, alla barriera fisica ma ricca, invece, di passaggi naturali che nessun confine politico può cancellare e perciò s’impegna ad aiutare i profughi, che giungono al suo villaggio. Nell’attraversamento clandestino dello stesso confine, a differenza dei suoi due amici che si dedicano a quest’attività per lucro, Lui, restituisce loro, a impresa riuscita, la somma prima richiesta. Tra i suoi “viaggiatori”, in un attraversamento, è presente uno scrittore che fa conoscere al mondo la storia del buon traghettatore. Il clamore suscitato dalla stampa sottrae agli amici la possibilità di proseguire nei loro traffici per cui essi costringono l'amico ad allontanarsi dal borgo. In cerca di un lavoro per sbarcare il lunario accetta, da un parroco sudamericano, l’incarico del restauro che consiste nel togliere al crocefisso la parte di panneggio che copre la nudità esponendo la natura maschile senza però offendere la chiesa e i fedeli. L’Autore nel rappresentare lo scultore attraverso la sua storia, le ricerche che conduce per riparare l’opera nel pieno rispetto dell’originale e i rapporti personali che stringe, affronta anche temi molto delicati e attuali come l’amore e l’amicizia. Bello! È da leggere. di Andrea Camilleri In questo libro, il numero cento di Andrea Camilleri, il commissario Montalbano è impegnato in prima persona, insieme ai colleghi di sempre, a dare aiuto ai sopravvissuti dell'ennesimo naufragio di migranti. Il libro si apre perciò su un tema di stretta attualità per poi spostarsi da una tragedia del mare a una più ordinaria per un poliziotto. La sarta più amata del paese è stata, infatti, ritrovata, nel suo negozio, trucidata da innumerevoli, colpi forbici da lavoro. Per Montalbano mettersi sulle tracce di un omicida passionale in un momento come quello, è una cosa che non gli riesce del tutto bene. Infatti, in questi ultimi tempi il Commissario preferisce osservare meglio, riflettere, cogliere anche i più piccoli particolari. Il caso non è facile e si deve scavare a fondo nella vita della donna, nella cerchia dei suoi amici, negli eventuali amori in corso, tra i lavoranti della sartoria e perfino tra i mediatori culturali o i medici di origine mediorientale ma, alla fine, sarà Rinaldo, il gatto persiano di Elena, a portarlo all’altro capo del filo. Ancora una volta Camilleri, seppur aiutato da qualche volo pindarico, riesce a generare riflessioni molto profonde che sembrano ripercuotersi non solo nei pensieri ma anche nei gesti di tutti i personaggi, vecchi e nuovi, implicati nella vicenda. Auguri al Maestro per le cento candeline. di Carlo Petrini Con questo libro, Carlo Petrini, dopo dieci anni dalla prima versione di «Buono, pulito e giusto» e dopo trenta anni dalla nascita di Slow Food è ritornato in libreria con una nuova edizione del libro. Che dire? Il suo pensiero, ormai diventato uno slogan ma principalmente un programma, è chiaro e forte e ripetuto a lungo. Per chi, come me, non avesse letto la precedente versione, è un invito a diventare eco-gastronomo, a essere cittadino del mondo e protagonista di una grande rete internazionale che sorvegli il pianeta mettendo il cibo al centro di un nuovo progetto di vita. Petrini ci introduce a questa nobile scienza e ci racconta origini, storia e filosofia di Slow Food e lo fa tramite interessanti aneddoti, esperienze e riflessioni porgendoci una visione del mondo che ha rovesciato gli stereotipi sul cibo, l'ambiente, la natura, l'agricoltura e che, sicuramente, cambierà il modo in cui sceglierete, valuterete e assaggerete il cibo, in cucina come al ristorante o al supermercato. Un libro veramente interessante, affascinante e che vale la pena leggere. di Alessandro D'Avenia Ormai ho scoperto Alessandro D’Avenia e quando ho visto sul tavolo della Biblioteca il libro, l’ho preso con piena sicurezza perché, a questo punto, di lui mi fido. In questo libro, l’Autore, affronta con delicatezza il tema della rottura dell’unità familiare. La protagonista è Margherita una ragazzina di quattordici anni che si prepara per andare al liceo, convinta che nulla potrà cambiare la sua vita, apre un messaggio, nella segreteria telefonica, in cui suo padre annuncia che non tornerà più a casa. Margherita, stupita dall’annuncio, non sa come attraversare questo doloroso smarrimento, ma poco a poco diventerà una donna e sarà proprio il suo cambiamento e la sua caparbietà a donare a tutta la famiglia, il coraggio di riprendere a vivere unita. Qualcuno l’ha definito libro per adolescenti ma non è così, Alessandro D’Avenia vuole raccontarci con i suoi tormenti, i suoi enigmi e insieme la sua spensieratezza e vitalità l’adolescenza perché la scuola e i giova sono il suo mondo. Infatti, nei suoi libri ci sono gli adolescenti e gli educatori e dimostra che anche gli adulti si portano dentro fragilità e desideri che non sono solo di proprietà dei ragazzi. Il libro appassiona e offre tanti spunti di riflessione a tutti. Leggetelo. di Abraham B. Yehoshua In questo romanzo, Abraham Yehoshua, ci fa incappare in Yehudà Kaminka un uomo che torna, in tarda età, dagli Stati Uniti in Israele per divorziare dalla moglie e la sua figura è vista dagli altri personaggi secondo il ruolo che hanno nei suoi confronti, e cioè come padre, marito, nonno e suocero. Ogni capitolo del romanzo, infatti, è raccontato da un personaggio diverso con stile e modi tali da permettere di incastrare, il riservato di ognuno di loro, con pensieri, gesti, racconti e momenti di vita la propria storia ed il proprio vissuto e offrirci un riassunto narrativo che sembra voglia essere un sommario della vita umana per carpirne ogni sfumatura. Yehoshua, in questo romanzo, si muove dentro e fuori l'essere umano, in lungo e in largo per il suo Paese, insomma ci fa conoscere Israele con la sua variegata umanità primeggiando nell’eleganza dell'introspezione psicologica, incastrata nell’ambientazione complessa della realtà israeliana. Yehoshua scrive romanzi profondi e introspettivi che suscitano spesso varie riflessioni ed emozioni nel lettore, difficili da descrivere e in questo caso si è, addirittura, superato. Un capolavoro. di Andrea Vitali In questo libro Andrea Vitali ci riporta ancora a Bellano, verso la fine degli anni cinquanta, e con un titolo particolare che propone riferimenti letterari a Franz Kafka, non solo per le “mele“, sempre esposte in bella vista nella hall di un albergo di Lucerna, in memoria del soggiorno dello scrittore, che si era lamentato, alla partenza, dello scarso assortimento di frutta, ma anche per il ricordo del suo famoso romanzo “La metamorfosi”. I due personaggi principali, Abramo Ferrascini e la moglie Rosalba, dovranno affrontare un inatteso e frettoloso viaggio a Lucerna a bordo di una vecchia 1100 a causa dell’improvvisa morte di un parente e della quasi contemporanea necessità di partecipare ad un importante torneo di bocce. Infatti, mancavano solo sette giorni per la semifinale di campionato provinciale di bocce, e Abramo non avrebbe potuto mancare, senza mettere in conto le grane che gli avrebbe piantato Mario Stimolo, gestore del Circolo dei Lavoratori e allenatore dello stesso. La trama narrativa è apprezzabile, i protagonisti e i numerosi comprimari si sforzano in tutti i modi per tentare di convogliare le cose sui giusti binari, gli imprevisti sono sempre in agguato e sembrano rilevare che fanno parte della vita quotidiana, anche in un piccolo paese in cui tutto sembra trascorrere placidamente ma, questa volta, non ho trovato la solita abilità di Vitali che, alla fine, con quel finale in sospeso mi è risultato un po’ deludente. di Camilleri, Costa, Gimenéz-Bartlett, Malvaldi, Manzini, Recami Con questo libro la casa editrice Sellerio incita alcuni dei suoi migliori autori di gialli su un tema comune: il Ferragosto. In quel giorno, considerato da tutti il giorno estivo per eccellenza, i protagonisti dei romanzi di Andrea Camilleri, Gian Mauro Costa, Alicia Giménez-Bartlett, Marco Malvaldi, Antonio Manzini e Francesco Recami si troveranno alle prese con piccoli e grandi rompicapi. Così ritroviamo il commissario Montalbano che dovrà risolvere una faccenda che ha per base, un’overdose molto sospetta e che non lo convince. I terribili vecchietti del BarLume, venuti fuori dai romanzi di Antonio Manzini, avranno a che fare con la morte di un irritantissimo miliardario russo. Rocco Schiavone, il complesso vicequestore inventato da Marco Malvaldi, si troverà tra le mani una rapina non andata secondo i canoni stabiliti. Petra Delicado e Fermín Garzón, indimenticabili protagonisti dei gialli di Alicia Giménez-Bartlett, sono alle prese con l’omicidio della moglie di un collega poliziotto. Enzo Baiamonte, il detective privato nato dalla penna di Gian Mauro Costa, si ritroverà a seguire il barboncino di una baronessa, recuperare il canotto a forma di ochetta portato via dalla corrente, una strana Lupa, una mina, cani dilaniati, ambaradan di botti, mareggiate e qualche strano villeggiante. E se, come me, non siete mai stati nella casa di ringhiera milanese di Recami, ci entreremo insieme per capire subito gli equilibri di questo stretto vicinato, anche se in questo caso, i protagonisti sono per lo più in vacanza e a casa è rimasto solo l’ex tassista Luis De Angelis costretto, casualmente, ad aiutare Elenoire Casalegno. Insomma, in questa collezione di racconti, gli investigatori della Sellerio, avventurandosi in indagini ferragostane, mostrano i loro stili di vita e le loro opinioni. Un libro che definirei: simpatico passatempo estivo. di Paul Démann Questo libro è una sintesi breve ma ben definita sul dilemma dell’Ebraismo e su chi sono gli Ebrei ed offre ai Cristiani la vera spiegazione della materia giudaica mostrandola nella sua interezza. L’Autore, specialista in materia, non cavalca astrattismi e giudizi avventati o stereotipati ma fa una sintesi della storia ebraica fin dalle origini, rivelandoci gli aspetti principali della sua dottrina, il suo culto, le sue preghiere e perfino le varie correnti mistiche. Paul Démann asserisce che “per riconoscere il vero volto di un fratello bisogna avere occhi da fratello” lui lo fa e devo dire che ci riesce molto bene presentandoci l’argomento con vera obiettività. Un bel libro che consiglio a tutti quelli che abbiano motivo per approfondire le peripezia del Popolo Ebreo . di Pietro Fiorentino In questo dettagliato diario Pietro Fiorentino, l’Autore, si mette a nudo raccontando la sua vita di bambino, di adolescente intraprendente, di pescatore, di militare, di fidanzato e sposo, per arrivare a presentarsi come padre zelante, imprenditore, politico accorto, e infine come uomo trasformato e impegnato nella comunità cristiana come ministro straordinario della santa Comunione, annunciato dalla Chiesa con l’Istruzione Immensae caritatis del 29 gennaio 1973, e per il bene delle persone più sfortunate. Pietro si è raccontato, con audacia, in tutto e per tutto nel bene e nel male. Il libro ci mostra un percorso impegnativo e la maturazione umana e sociale di una persona semplice e molto disponibile. L’unica pecca è che Pietro, che scrittore non è, ha commesso l’errore di affidarsi ad un editor e ad un correttore di bozze poco accorti. Il suo affascinante racconto meritava qualcosa di meglio. di Sebastiano Vassalli Sebastiano Vassalli affronta in questo libro, uscito per i tipi di Einaudi nel 2005, l'affascinante viaggio della parola “attraverso” i secoli. Questa edizione, pubblicata dalla Bur Rizzoli a marzo 2016, mi dà la possibilità di apprezzare questo libro, a metà strada tra un saggio ed un romanzo, in cui l’Autore traccia il profilo di Omero, Qohelet, Virgilio, Rudel, Villon, Leopardi e Rimbaud, sette storie di uomini del passato, accomunati dalla Poesia e che più, di ogni altro, hanno colpito la sua fantasia ed il suo cuore con l'uso magico della parola. Così Vassalli parte, in questo viaggio, con il leggendario Omero, il più antico poeta cui l’umanità assegna un nome. Poi, prosegue, con il misterioso “Predicatore” ebraico, Qohélet, colui che cercò l’eccellenza nell’uso della parola. Dopo di loro giunge inaspettatamente a Virgilio, il cantore forzato, che ci ha tramandato “l’uomo di Roma”. Passa, dopo, al trovatore Jaufré Rudel che con la sua tribolata partecipazione alla seconda inutilissima crociata, è il padre dell’artificio poetico dell’amor lontano e impossibile. Traghetta, successivamente, François Villon con la sua doppia vita di scapestrato prima e bacchettone in seguito per arrivare al mite Giacomo Leopardi e al suo mai corrisposto amor per la frivola Fanny Targioni Tozzetti e al sodalizio con l’amico Antonio Ranieri. Per completare, infine, con Arthur Rimbaud il “divino monello che ha trasformato l’adolescenza in poesia e ci ha dato di entrambe un’immagine terribile e superba”. Vassalli fa scendere dal piedistallo questi grandi personaggi della tradizione presentandoli come persone normali con i loro difetti, gli egoismi e le nevrosi di tutti e inconsapevoli del ruolo che avrebbero esercitato sui posteri. Vassalli finisce con un omaggio alla parola, dove la poesia, assume una valenza sublime. Lettura consigliata anche a chi non s’interessa abitualmente di poesia. di Marco Malvaldi Con questo libro incappiamo in un’altra simpatica indagine che coinvolge i vecchietti del BarLume. A Pineta, è iniziata l’estate e fa molto caldo, la gente si è precipitata sulle spiagge gremite ma improvvisamente tutto si ferma perché sul bagnasciuga viene ritrovato il cadavere di una ragazza. Il corpo è danneggiato dal mare, evidentemente è rimasto in acqua per diversi giorni, e nessuno è in grado di riconoscerlo fino a quando Mariano Marino, un malavitoso locale, riconosce nella giovane morta Olga, la badante ucraina di sua madre. I vecchietti del BarLume a ogni buon conto, anche in questo caso, sono pronti a collaborare alle indagini e condurre un'inchiesta parallela all'oscuro dalle fonti ufficiali. Incontrano la mamma del Marino, s’intrufolano nel mondo delle badanti straniere e sulle dinamiche che lo governano e arrivano al punto di arruolare il compagno Mastrapasqua che, avendo lavorato in Ucraina per conto dell’Eni, è in grado di comprendere le parole che si scambiano ai giardinetti le colleghe di Olga che dalle analisi è risultata abituale consumatrice di cocaina. La lettura, come il solito, è piacevole e l’Autore riesce a farci accettare il linguaggio un po' osé, che in qualsiasi altro dialetto sarebbe volgare, in espressione poetica e fa gradire un semplice thriller come allentante divertimento. Consigliato, come puro relax, anche a chi ancora non conosce Malvaldi. Il rumore delle cose che iniziano di Evita Greco In questo libro conosciamo una scrittrice al suo esordio Evita Greco e devo dire che immediatamente mi ha colpito l’attenzione che Ella presta alle piccole cose di ogni giorno dichiarando di non dare sempre tutto per scontato. La storia che racconta parla di Ada. Una bambina lasciata dalla sua mamma, poiché non era capace a svolgere questa funzione, alle cure di nonna Teresa. L'infanzia di Ada, a causa di tale disagio emotivo, manifesta tutti i sintomi e i sentimenti tipici della sindrome dell'abbandonamento. Così i gesti naturali e quotidiani, come mettersi a dormire o andare a scuola, le creano un forte disagio emotivo e, proprio per alleviare questa sofferenza, nonna Teresa escogita una tattica per distogliere l'attenzione della bambina dai cattivi pensieri e per permetterle di affrontare la vita con positività, aprendosi alle novità. Quando nonna Teresa si ammala ed è ricoverata in ospedale, Ada ci pensa spesso e ha paura a rimanere sola ma ad alleviarli questi pensieri ci pensano Giulia, un'infermiera, e Matteo, che le regala margherite e la sorprende con una passione inimmaginabile. Le cose però si complicano, alla morte della nonna, e tutt’e tre restano coinvolti in qualcosa d’imprevisto, Ada, nel momento giusto, troverà la forza per sentire e ascoltare il rumore delle cose che iniziano. La vicenda in principio stenta un po’ a decollare, anche se commuove per l’amore che la nonna riversa sulla nipotina poi improvvisamente, il lettore, è coinvolto dallo stravolgimento della storia che diventa ben disegnata e bisogna riconoscere all’Autrice capacità e mestiere da vera Scrittrice. Pollice su per Evita Greco. La meraviglia degli anni imperfetti di Clara Sànchez Il protagonista della vicenda narrata in questo libro è Fran un ragazzo che vive a Madrid una vita non facile, con una madre tossicodipendente che non si prende cura di lui e che pensa esclusivamente al suo bene e alla sua soddisfazione personale, passando da un amante a un altro. Il padre che si vede a spizzichi non è una figura cui fare riferimento così Fran cresce senza provare il dolce e comprensivo affetto dei genitori, conduce una vita tranquilla e solitaria, non ama la compagnia degli altri ragazzi e sopperisce all’assenza dei suoi genitori, indaffarati in ben altre faccende, con un atteggiamento distante nei confronti di tutti. Insomma è semplicemente solo. Un pò di conforto lo trova in Eduardo, il suo unico amico, un tipo nello stesso modo strano come lui che però vive in una famiglia formalmente perfetta. Eduardo è di salute cagionevole ed è iperprotetto dalla madre, una persona alquanto eccentrica, e dalla sua bellissima sorella maggiore, Tania, che attira l’attenzione di Fran che comincia a esplorare ogni suo movimento. Quando Tania si sposa, convince il fratello a lavorare per la prestigiosa azienda del marito. Qualcosa però non persuade Fran e quando il suo amico sparisce nel nulla, dopo avergli lasciato in custodia una misteriosa chiave, inizia a cercarlo per scoprire finalmente la verità. Clara Sànchez, ancora una volta, con la sua scrittura nitida riesce a far essere interessante la lettura, anche se nella parte iniziale il ritmo è lento e il protagonista fatica a decollare così com’è noiosa l’intera storia incentrata tutta nelle sue riflessioni, nei suoi pensieri e nei suoi dubbi senza lasciarsi trasportare dagli eventi. E, il colpo di scena conclusivo, non ottiene l’effetto di migliorare questa deludente storia. L'Italia dalla Liberazione ad oggi di Guido Crainz In questo libro Guido Crainz, l’Autore, compie una vera panoramica che dall'Italia devastata dalla guerra arriva ai nostri giorni e che non è soltanto un libro dedicato agli addetti ai lavori, ma è un volume destinato anche a chi di storia ne mastica poco e vuole approfondire la conoscenza degli ultimi settant’anni del nostro paese. Un percorso tumultuoso e contraddittorio affrontato con la consapevolezza dello storico di razza che, attingendo a un vastissimo repertorio di fonti, ci mostra le trasformazioni profonde del nostro paese partendo dalla caduta del fascismo, passando per il miracolo economico e tangentopoli fino a spiegarci i tratti più importanti della nostra storia politica odierna. Nel libro non si nega certo che siano stati conseguiti risultati di portata storica, ma tutte le grandi riforme appaiono come inquinate dalla politica, che le trasforma in fattore di spreco e clientelismo anziché elemento di progresso democratico e civile. Oltre alla politica troviamo in questo lucido excursus di Crainz, anche i film, le canzoni, i romanzi, c’è tutto il vissuto degli italiani. Insomma è un continuo rimbalzare dalla dimensione politico-istituzionale a quella dell’economia, della cultura, della società, mostrando quando fitte siano queste interrelazioni, di come sia pigramente consolatorio ogni tentativo di guardare al sistema politico e alla società civile come a due entità rigidamente separate. E la domanda che spunta è solo una. Com’è stato possibile passare da una politica onnipresente con un tasso altissimo di partecipazione al voto, al trionfo del suo esatto contrario, tra astensionismo e trionfo dell'antipolitica? E' sicuramente un libro impegnativo per la mole di informazioni che scandiscono il passare del tempo, ma mai noioso anche se alla fine rimane solo tanta rabbia. Perché? Perché è sempre più acuta, come osserva l’Autore, la sensazione che nel ceto politico e nella stessa “società civile” prevalgano le derive, poco contrastate da energie collettive pur presenti ma sempre sfiduciate e prive di riferimento. C’è solo da augurarsi che possa affiorare per intero la consapevolezza del dramma e prenda avvio una rifondazione profonda del modo di essere, di pensare e di vivere della nazione. Riusciremo nell’intento? Ai posteri l’ardua sentenza. di Umberto Eco In questo libro, che riproduce l’ultima opera allestita da Umberto Eco, sono raccolte una buona parte delle Bustine di Minerva, la sua rubrica sull’Espresso, degli ultimi quindici anni. L’opera ha come sottotitolo “Cronache di una società liquida”, così come l’Autore definiva la società in cui viviamo, dove tutto è inconsistente e liquido, senza sostanza, senza significati perché le ideologie sono inevitabilmente cadute, non c’è più una sinistra o una destra o dei valori per i quali sacrificarsi, per non parlare, poi, di una comunità o di una nazione in cui identificarsi e di cui essere orgogliosi. Umberto Eco con la scelta di questo titolo vuole rilevare la confusione imperante dei tempi che viviamo e la decadenza del valore del ricordo, della memoria individuale e quindi, a sua volta, di quella collettiva. Bisogna essere consapevole “che si vive in una società liquida che richiede, per essere capita e forse superata, nuovi strumenti”. È l'unico modo che abbiamo per sopravvivere, nell'interregno in cui ci troviamo, alla liquefazione. La raccolta, di cui ricordavo tante bustine essendo stato in questi anni abbonato a “l’Espresso”, vuole essere un viaggio che intende, mostraci chi siamo e in che ambito ci muoviamo, una realtà, dove la massima protagonista è l'invasione della tecnologia. “I giornali sono spesso succubi della rete” dovrebbero invece, dice Eco nella Bustina di chiusura, “dedicare almeno due pagine ogni giorno all'analisi di siti Web (così come si fanno recensioni di libri o di film) indicando quelli virtuosi e segnalando quelli che veicolano bufale o imprecisioni”. Ho ritrovato, in questa raccolta, non solo l’Eco ironico e sagace delle Bustine ma anche lo Scrittore istintivo e intelligente dei libri che mi hanno appassionato, alcuni della quale ho commentato in questa mia rubrica, e il Professore elegante e di cultura illimitata che avevo apprezzato nei libri su cui avevo studiato nel periodo universitario. V’invito a leggere quest’acuta e appassionata analisi dei nostri tempi realizzata da un così Grande Intellettuale. Buon pro Vi faccia! di Gianrico Carofiglio Questo piccolo libro, poco più di novanta pagine, di Gianrico Carofiglio contiene trenta racconti brevi di tre pagine ciascuno e si legge in un paio d’ore. Ognuno, di questi brevi episodi, ha una propria natura distinta con personaggi e aneddoti diversi e con situazioni divertenti tra realtà e finzione, non sono storielle banali ma fatti che invitano a riflettere e meditare. Voglio citare, come esempio, ciò che dice in “Rane”: “La capacità di adattarsi a persone e ambienti è una qualità importante. Consente di fare nuove esperienze, di apprendere cose nuove e nuove abilità, di instaurare relazioni equilibrate, tolleranti e creative. Altrettanto importante è però la capacità di comprendere quando l’adattamento diventa sopportazione inutile e pericolosa. Altrettanto importante è sapere quando reagire all’abuso e quando sottrarsi alla persecuzione”. Come si fa a non essere portato a riflettere? Il filo conduttore che lega le varie storie è tuttavia solo immaginario e chi legge, è costretto a barcamenarsi tra la verità della vicenda e la fantasia che l’Autore, ancora una volta, riesce a trasmettere ai suoi più affezionati lettori. Splendido! di Giuseppina Torregrossa In questo romanzo, dove si respira l’odore dei libri e della Sicilia, l’Autrice narra la nascita e il progresso delle librerie e editori Cavallotti. Ad iniziare tale realtà, ancora esistente, era stato il figlio maschio di Concetta Russo e Turiddu Ciuni, Filippo che vendendo libri su una bancarella a Palermo, era riuscito ad aprire la prima libreria per poi arrivare all’editoria. Filippo, però, muore durante la guerra consacrato alla resistenza italiana al fascismo. Nel libro, che narra una saga familiare, si parla di una Sicilia di altri tempi, dove si aspetta che almeno un figlio maschio erediti le sorti della famiglia ma la realtà sarà diversa. Infatti, sarà la figlia Concettina, attraverso suo figlio Vito Cavallotti, che si prenderà la rivincita per una vita e un matrimonio non voluto, imposto dalla famiglia, come a quei tempi spesso succedeva. Alla morte di Vito la tradizione tuttavia è stata proseguita dalle figlie di Vito, perché anche lui ha avuto solo figlie femmine. E’ il primo libro, che mi capita tra le mani, della Torregrossa e posso dire che è riuscita nel suo intento di far conoscere, al lettore, una storia in cui la passione per i libri diventa il filo conduttore di tutta la narrazione che si sviluppa in un lungo percorso diretto ad apprendere le vicissitudini di una bella realtà Siciliana. di Siegmund Ginzberg In questo libro, definito da tutti, un diario genealogico, lo scrittore e giornalista Siegmund Ginzeberg traccia un quadro della vita dei suoi avi, attraverso viaggi, intrighi, avventure e personaggi molto particolari. L’Autore, racconta del nonno paterno che nel corso di uno degli esodi cui furono costretti gli ebrei dell’Europa orientale, raggiunse Costantinopoli. Tra i suoi cinque figli il secondogenito Paul sarebbe divenuto il padre di Siegmund che prendendo spunto dalle cronache dell’epoca e attraverso la ricostruzione di vicende familiari è pervenuto a raccontare gli avvenimenti più importanti del XX secolo. Il racconto, infatti, prendendo spunto da una vecchia foto arriva a parlarci di guerre, menzogne, rancori, rivendicazioni, di conflitti di etnie e perfino delle purghe staliniane. E’ un bel libro, che non ha una trama particolare, ma è piacevole a leggersi ed è molto colto. di Michail Bulgakov Quasi tutti conosciamo Michail Bulgakov per la sua opera principale, “Il Maestro e Margherita”, peraltro pubblicata solo decenni dopo a causa della censura del regime stalinista. In questo libro, invece, troviamo una raccolta di piccoli racconti poco conosciuti che parlano della vita di Mosca negli anni Venti che descrivono, con lo stile inconfondibile dell'Autore, la nazione in un momento di profondo cambiamento dopo la Rivoluzione d'Ottobre con i nuovi ricchi, i poveri intellettuali, la fame del popolo e le sbronze di vodka. Il tutto è guarnito dall'irragionevole burocrazia sovietica del periodo. Indubbiamente sono sempre scritti di Bulgakov ma l’ho interpretato come un quaderno pieno di appunti, immagini, situazioni, frasi, descrizioni, che senz’altro l’Autore aveva raccolto per poterli inserire in qualche sua opera più completa e, anche se, mostrano benissimo una realtà precaria e crudele che invitano a una seria riflessione, non li ho trovati eccezionali. di Enza Maria Festa C’è in questo romanzo uno spaccato della vita difficile in certi quartieri del napoletano, il senso di rispetto e di paura, il concetto di onestà e di malavita ma anche l’ambizione e persino l’amore visto come miglioramento del proprio status sociale. Imma, la protagonista, vive in uno di questi quartieri, dove la camorra non fa solo paura, ma è anche un'aspirazione sociale. Ha solo quattordici anni ed è notata dal figlio maggiore del boss della zona e diviene, in poco tempo, sua fidanzata. Imma è arrivata finalmente ai piani alti della merda in cui vive, si sente realizzata, ha coronato il suo sogno e quando suo padre è catturato durante una retata e comincia a collaborare con le istituzioni rinnega la famiglia di origine e si rifugia a casa del boss. Enza Maria Festa, l’Autrice, è riuscita a mettere su una storia coinvolgente, ha mostrato come la camorra sia profondamente intrecciata nel tessuto sociale e non un'entità separata, ma, secondo me, ha mostrato troppo la protagonista negativa trascurando il vero protagonista, il fratello di Imma, Gennaro. Gennaro rappresenta l’altra faccia di questa storia, lui rifiuta quel sistema tanto idolatrato che permette alla gente di sopravvivere, nella merda, dove ìmpera il bullismo, la disonestà, la droga, la prostituzione, la delinquenza e non vede l’ora di fuggire da questa realtà che gli toglie il respiro. Temi appena, appena accennati. Per carità! L’Autrice conosce molto bene questa realtà, è nata a San Gennaro Vesuviano, e forse ha pensato che evidenziare sempre le stesse cose non stupisce più nessuno, è certa che storie come questa si ripeteranno ancora, che queste vicende sono sempre esistite e sempre esisteranno in quel contesto. E’ una scelta dell’Autrice e la rispetto. di Giacomo Di Girolamo In questo libro Giacomo Di Girolamo fa l’analisi dei perché l’antimafia in Italia ha perso, e del perché ha vinto Matteo Messina Denaro. Nel libro, infatti, l’Autore parla direttamente così come fa ogni giorno su RMC 101, dove conduce la rubrica "Dove sei, Matteo?", costruendo un’analisi spietata e dura che mi ha disorientato e confuso. Perché la critica all’antimafia arriva da un giornalista nato e cresciuto all’interno del movimento, come lui stesso ci dice, di cui ho letto i libri precedenti che ho molto apprezzato. C’è in queste pagine uno sfogo personale molto amaro e terribile che finisce con la convinzione di aver perso perché “Tu hai vinto, Matteo, perché hai reso la mafia invisibile come te” mentre noi “tutti abbiamo perso“. L’antimafia, dice l’Autore, ha avuto grandi meriti, ma a un certo punto, si è trasformata ripetendo fino alla noia gli stessi gesti, gli stessi riti e simboli svuotati di significato. Di Girolamo ci offre una serie di scandali e sconcezze a comprova come, per esempio, gli affari di chi gestisce i terreni confiscati elencando professionisti vari impegnati giornalmente a “fare soldi” e a “sistemare” parentela varia che se ne frega della buona gestione e che affama intere famiglie di onesti lavoratori. Quello che più mi ha turbato è l’elenco di queste cooperative antimafia, associazioni antimafia e di comitati antimafia che, utilizzando l’etichetta dell’antimafia, portano avanti operazioni poco pulite senza alcun controllo e che hanno trasformato il loro esistere nella insistita costituzione di parte civile in ogni occasione. Insomma furbi di vario spessore che vanno dall’accattonaggio, alla delinquenza passando dall’approfittamento per arrivare fino allo sciacallaggio. La conferma che quanto sostenuto dall’Autore corrisponde al vero è arrivata lunedì undici aprile 2016 nella trasmissione Rai “Petrolio” direttamente dal Giudice Nino Di Matteo che a precisa domanda, dopo l’intervento di Giacomo Di Girolamo, ha specificato che quanto detto dal giornalista compare negli atti ufficiali. Sconfortante! L’Autore, nell’epilogo, finisce affermando che se prima non aveva paura adesso l’ha perché non sa più cos’è l’antimafia. Sono parole che lasciano il segno. Leggetelo! di Andrea Camilleri In questo romanzo Camilleri abbandona il suo linguaggio italo-siciliano e scrive in un italiano perfetto. La vicenda narra di Laura, una donna bella e piena di talento e di relazioni, che ha sposato uno scrittore molto più grande di lei mantenendo in piedi alcune delle sue storie. Il marito, Mattia Todini, accetta di buon grado le stranezze della moglie e le sue insofferenze. All’improvviso Laura scompare, e spetterà al commissario Maurizi indagare sul suo caso. Presto il colto commissario si renderà conto di quanto siano eterogenee le visioni di Laura secondo le persone che l’hanno conosciuta, e dovrà riflettere sulle tensioni nascoste in ogni suo gesto, che ricordano quelle dei corpi dell’affresco del Beato Angelico che Laura, la storica dell’arte, aveva interpretato tramite le parole “noli me tangere” e che Gesù pronunciò a Maria Maddalena dopo la resurrezione. “Noli me tangere” è un giallo senza vittime e d’ambientazione borghese che mi ha spinto a considerarlo un canovaccio per una piacevole sceneggiatura cinematografica. Il giro del mondo in 80 pensieri di Piergiorgio Odifreddi In questo libro Piergiorgio Odifreddi parodiando il titolo del viaggio più celebre in ottanta giorni di Jules Verne ci accompagna in ottanta pensieri nella biblioteca e nelle idee del matematico impenitente. Il libro approfondisce otto parti del sapere, Politica, Religione, Storia, Scienza, Matematica, Filosofia, Letteratura e Arte. Nei dieci distinti capitoli, l’Autore stimola la curiosità del lettore preparandoli a usare la logica della propria mente per meglio comprendere il mondo. A tal proposito presenta una bella collezione di altri libri da leggere oppure da evitare predisponendo l'incontro fra la cultura scientifica e quella umanistica due universi, di certo non divisi ma complementari, che aiutano ad affrontare le realtà del mondo. La lettura non è molto facile e il libro è consigliato leggerlo con distensione alternandolo, possibilmente con il rinfresco di qualche altro testo che Odiffreddi suggerisce per avvalorare i punti-chiave del suo pensiero che pone la scienza come criterio insuperabile per capire la realtà e vivere felici. Lo suggerisco a chi ha voglia di appagare la propria curiosità. di Anna Erelle In questo libro la giornalista francese Anna Erelle, specializzata in terrorismo, è spinta dal desiderio di comprendere il fenomeno dei giovani occidentali che si arruolano nelle file dell’ISIS. Prima ha indagato sulle ragazze e ragazzi europei che si convertono all’Islam radicale e raggiungono la Siria per combattere la guerra santa contro i kafir, gli infedeli, poi ha cercato di capire i metodi di reclutamento e di entrare in contatto con i propagandisti. Quindi si è creata un’identità fittizia di neoconvertita inventando una storia personale, mescolando pezzi delle vicende dei ragazzi fuggiti, apprese dalle famiglie disperate. Come Mélodie Nin, venti anni, è stata agganciata online da un importante reclutatore di candidati all’Egira, cioè l’abbandono della terra dei kafir per andare a seguire la vera religione, si tratta, infatti, di Abu Bilel uno dei comandanti dell'Isis a Raqqa. La situazione, però, le sfugge di mano perché l'uomo s’innamora della ragazza e inizia a pressarla per incontrarla. Anna/Mélodie finge di accettare la richiesta di Bilel e parte per Amsterdam insieme a un collega fotografo. Dovrà poi andare a Istanbul e quindi in Siria. In realtà vuole arrivare ad Amsterdam per intervistare Lola, una giovane belga veramente convertita e in partenza per la Siria, poi andare al confine con la Siria per raccogliere informazioni sul luogo, e infine tornare in Francia per finire il reportage. Le cose, però, si complicano e Anna/Mélodie è costretta a tornare a Parigi, cancella il suo account Facebook e getta i telefoni cellulari con cui si metteva in contatto Bilel. Eppure riceve non solo minacce sul suo account Skype ma anche una telefonata in ufficio da Bilel, segno che è comunque riuscito a rintracciarla. Da quel momento parte una vera e propria fatwa contro di lei che la costringe oggi a vivere in totale anonimato, ha dovuto cambiare casa, telefono e vive costantemente sotto scorta. Senza dubbio è una testimonianza da brivido che ci aiuta a capire ciò che spinge i giovani occidentali, non sempre consapevoli di ciò cui vanno incontro, per avvicinarsi all'ISIS. Molto interessante. di Andrea Vitali In questo Andrea Vitali ci offre un quadro perfetto della vita del suo paese, Bellano, fatta d’intrighi, pettegolezzi, segreti. Ormai chi lo legge sa che l’ambientazione del lago è tipica delle sue opere e sa pure che l’Autore è affezionato a questi luoghi essendone anche un profondo conoscitore. Protagonista di questa vicenda è Amleto Selva, un giovanotto corpulento e sanguigno che ha fatto vita da cane randagio finché non arriva l'occasione della vita che gli permette di accasarsi sposando Cirene Crippa, la figlia di Idreno, il macellaio che, dopo la morte della moglie, si trova incapace di prendere in mano la situazione. La figlia Cirene non è in grado di badare al padre e alla bottega da sola e soltanto sposando il giovane e ambizioso Amleto potrebbe ridare supporto tanto all'attività quanto alla casa. Amleto però non è particolarmente dedito al lavoro, ma si distrae facilmente con giovani signorine relegando in casa la moglie completamente occupata a prendersi cura della piccola Ortelia. Amleto, così, finisce per circondarsi di amici di un certo rango, dottori, notai, ingegneri dediti alla gozzoviglia che lo introducono in nuove e più appassionanti esperienze di vita spensierata. Le cose si complicano, però, quando Amleto, complici gli stravizi di tutta una vita, è colpito da un ictus. Ortelia, che la madre era riuscita a tenere in tutti i modi lontana dal padre e dalla macelleria, si ritrova invece a gestire la macelleria. Anche in questo romanzo, nel quale spiccano le figure femminili, Vitali, tra burle e segreti familiari, fa trascorrere al lettore un paio d’ore di piacevole lettura. Tempesta di neve e profumo di mandorle di Camilla Läckberg Ogni tanto le Case Editrici, specialmente nel periodo natalizio, tirano fuori questi libercoli per "fare cassetta". Spesso ne viene fuori qualcosa che stravolge l’opinione del lettore sugli Autori cui si è affezionato. Fatto questo breve preambolo, chiarisco che il libro è composto di cinque brevi racconti indipendenti fra loro, di cui i primi quattro occupano una cinquantina di pagine e il quinto, da cui nasce il titolo, un centinaio. Come ormai ci ha abituato Camilla Läckberg a fare da sfondo a questi racconti ritroviamo il chiuso microcosmo di Fjällbacka, piccola provincia svedese immobilizzata dal freddo, antico borgo di pescatori di aringhe, affacciato sul mar Baltico. Lo stile è sempre quello della Lackberg, sobrio, asciutto ed efficace, con pochi fronzoli, dove le storie scorrono veloci, avvincenti e non scontate. Sono storie spesso familiari come quella di un’ossessione coniugale risolta in alto mare, la ribellione di donne che per troppi anni hanno subito silenziosamente violenze domestiche, il dolore e l’umiliazione di un adolescente vittima di bullismo che incrocia la sua strada con un uomo tradito dalla propria moglie, un delitto domestico compiuto per una brutale avarizia. E infine l’ultimo in cui ritroviamo Martin Molin, all'inizio della carriera. La vicenda si svolge su un’isola sulla quale il Martin ha raggiunto la fidanzata Lisette per le festività natalizie, ma durante la riunione di famiglia i conflitti familiari esplodono in scenate e rancori e soprattutto muore avvelenato il personaggio più odioso, che tutti avevano interesse a eliminare. I sospettati non possono allontanarsi dal luogo del delitto perché sono isolati da una terribile tempesta di neve. Martin, solo e privo di qualsiasi mezzo scientifico, indagherà e porterà alla luce una soluzione piuttosto incredibile. Spero vivamente che nei prossimi libri possiamo ritrovare la scrittrice di alto livello alla quale eravamo abituati. di Giuseppe Tornatore In questo libro Tornatore ha raccontato «una storia d’amore ai tempi di Internet. Emozioni e sentimenti a confronto con le tentazioni e le insidie del virtuale. E le storie d’amore, anche quando si concludono male, hanno sempre un lieto fine. Per il solo fatto di essere esistite». I protagonisti della vicenda sono Amy Ryan e Ed Phoerum. Amy è una studentessa universitaria di fisica che, nel tempo libero, per mantenersi fa la controfigura per la televisione e il cinema come stuntwoman. La sua specialità sono le scene d’azione ed è abilissima nelle situazioni pericolose che, sullo schermo, finiscono di solito fatalmente con la morte del suo doppio. Dietro questa passione si nasconde una ferita ancora aperta cioè la tragica scomparsa del padre di cui si ritiene responsabile. Ed, il maturo professore universitario di Astrofisica, cerca di aiutarla nel ritrovare l’equilibrio esistenziale perduto anche se i suoi doveri pubblici e privati, sposato con due figli, gli impediscono di vivere alla luce del sole la relazione con la giovane amante perciò la loro quotidianità è regolata da rapporti virtuali. I loro incontri sono rari e clandestini, vissuti soprattutto nell’intima magia di una casa su un’isola. La vicenda ci mostra come un rapporto condotto dalla rete, fatto di messaggi e posta elettronica, renda molto labile i confini tra virtuale e reale. Il libro molto interessante e che ne consiglio la lettura, ha preso forma parallelamente all’elaborazione del film, uscito contemporaneamente, con soggetto, sceneggiatura e regia dello stesso Tornatore. di Dario Fo In questo libro Dario Fo, l’Autore, ci racconta la storia di Johann Trollmann che a soli otto anni incontra per la prima volta il fascino della boxe. Siamo nella Germania del Nord e per il piccolo Johann non si tratta soltanto di osservare uno scontro tra uomini ben allenati, ma anche respirare quell’insieme di regole, competizione, energia, eccitazione che lo elettrizzeranno al punto da restare in lui per sempre. I guantoni, i ragazzi, il maestro, il ring, il sudore, suoni e odori divengono ben presto parte di lui, che si rivela subito un fuoriclasse, un talento naturale, fin da giovanissimo che diventerà un vero campione. Un sinti, però, non può rappresentare il Paese alle Olimpiadi del 1928 come gli altri tedeschi e non può neppure stare con sua moglie e sua figlia tanto che per salvarle deve divorziare. In compenso per andare in guerra a difendere la Germania, uno zingaro va benissimo. Infatti, nel 1939 è richiamato alle armi, nelle file dell’esercito tedesco, fino a essere di nuovo perseguitato e deportato. Questa terribile storia dimenticata è ricostruita da Dario Fo con il suo solito tono da cantastorie in uno stile narrativo semplice e crudo. Di recente, nel 2003, la Germania ha riconosciuto il valore e l'autenticità di questa storia e settant'anni dopo ha consegnato alla famiglia Trollmann la corona di campione dei pesi mediomassimi negata a Johann. Una bella storia e un bel libro da leggere tutto d’un fiato. di Groucho Marx Questo libro, pubblicato nel 1959, è l'autobiografia di Groucho Marx e come dice lo stesso autore, non vuole essere il ritratto fedele di un personaggio o del suo percorso di formazione e nemmeno un libro di memorie nostalgico o di lodi gratuite. Con uno stile narrativo brillante, con profonda autoironia e con la capacità di non prendersi mai sul serio, tutta racchiusa in una delle sue battute più celebri, Groucho rievoca la propria infanzia tra povertà e spensieratezza, gli anni giovanili trascorsi con i fratelli nei teatri degli Stati Uniti, la lunga gavetta alla ricerca del successo, il periodo dei trionfi cinematografici e altri divertenti episodi autobiografici, esposti attraverso gustosi aneddoti e nostalgici ricordi. Oltre alla sua storia familiare ritroviamo, anche, un'America oramai dimenticata e raccontata con vivace sarcasmo. La potenza del libro consiste, però, nell’essere un brillante saggio di capacità espressiva e pagina dopo pagina ci si lascia trascinare dal racconto e dagli episodi narrati. L’ho letto con curiosità, sicuro di trovare la storia di una vita impregnata di umorismo e alla fine posso onestamente ammettere che è stato veramente divertente leggerlo, ci sono delle pagine veramente esilaranti. Consigliato a tutti. di Giulio Stocchi In questo libro Giulio Stocchi, l’Autore, con il suo diario riesce a rendere concreto un tuffo indietro a Milano e alla generazione del sessantotto. Giulio, ormai conosciuto da tutti come il “Compagno Poeta” in quegli anni era sempre presente nelle fabbriche, dove si svolgevano assemblee degli operai, in tutte le manifestazioni di piazza dove ci si batteva per i diritti dei lavoratori intervenendo, in mezzo a quel pubblico, come cantore dell’imminente rivoluzione. Nel libro racconta la cronaca di un’infinità di avvenimenti realmente accaduti tra il ’68 e il ’75 quando a Milano “era caldo Ma che caldo che caldo faceva” e dove Giulio, consapevole di trovarsi davanti a persone disinteressati ai suoi travagli interiori, recitava versi. Giulio lo trovavi sempre presente nelle strade, accanto ai compagni, durante la lotta, perché ogni parola, nell'infinita varietà dei volti, dei gesti, dei sogni, delle speranze di quegli uomini “Egli” ritrovava le sue radici e la sua ragione, la pienezza riconquistata del proprio destino. Leggendo il libro sono ritornato a ricordare le ballate e le testimonianze della generazione in cui mi sono tuffato istintivamente nel 1970. Ho ritrovato non solo le manifestazioni di massa e le interminabili assemblee nelle università ma anche il mio percorso per partecipare alla vita quotidiana di una città a me anonima. Pensando a quegli anni il sorriso che nasce sulle mie labbra, è amaro sia per il fallimento dei progetti sia per le delusioni affrontate. Ma “c’est la vie”. di Mauro Corona Ho finito di leggere questo libro e la prima cosa cui ho pensato è l’Amore, quello vero, l’Amore che Mauro Corona ha per la Montagna. Intanto non è un romanzo, come indicato in copertina, e l’Autore stesso dice: “Con questo libro mi diverto giacché non devo attenermi a trame, tempi, toni o personaggi. Vado un po’ alla Čecov, “senza trame e senza finale”, ma con risultati tredici anni luce distanti dai suo”. C’è una storia d’amore tra l’uomo e la montagna, tra un uomo che non cede alla tentazione del mondo moderno e la natura. C’è il Cercatore, come lui stesso si definisce, che vuole penetrare i misteri della montagna, ma anche addentrarsi nella vasta zona d’ombra degli uomini duri che l’hanno abitata per secoli, lasciandosi dietro una scia di fatica, di dolore, e spesso di sangue. Con gli occhi curiosi di un bambino e il cuore pieno d’amore di un innamorato, ci parla dell’eco che si prende sempre l’ultima parola, di valli impervie da perlustrare per trovare le proprie radici, di baite, di rocce che possono sorprenderti e regalarti un segreto. Ci porta a conquistare le cime inaccessibili e lontane e dietro la sua perlustrazione delle valli più impervie sulle tracce degli antenati che vi hanno lavorato, cacciato, vissuto e perso la vita, di venti circolari che alzano le foglie di ruscelli e sentieri che conducono ad alberi secolari su cui adagiando l’orecchio al tronco, senti il cuore battere. Il libro è interessante e a volte affascinante anche se a tratti è pervaso da un'atmosfera malinconica connessa ai ricordi personali e alle esperienze di vita, ma devo dire che, dopo un inizio stentato e quasi forzato, mi si è aperto un mondo di sensazioni bellissime che l’Autore ha saputo trasmettermi, anche se non sono un amante della montagna. Complimenti! di Marco Malvaldi Con questo libro, Marco Malvaldi, ci porta nella città di Pisa a inizio del ‘900, dove sta per andare in scena la Tosca di Giacomo Puccini, alla presenza del re Vittorio Emanuele III. Da poco è stato ucciso re Umberto I e si temono altri attentati ma nessuno avrebbe potuto pensare che ad essere ucciso concretamente sarebbe stato qualcuno sul palco. Ad indagare sull'omicidio ci sono il tenente dei carabinieri Pellerey e il suo diretto superiore capitano Dalmasso. Ad aiutarli a districare l’insolita matassa sarà Ernesto Ragazzoni, una pittoresca figura di giornalista e poeta bohémien, chiamato a conferire attendibilità a una schiera di personaggi bizzarri. Chi ha permesso a Ernesto Ragazzoni giornalista della Stampa realmente esistito, conosciuto non soltanto come poeta di rime surreali e pagine invisibili ma soprattutto come grande etilista, di prendere parte alle indagini? L’Autore unendo al solito umorismo e all'arguzia la scrupolosità con cui ricostruisce il momento storico, l'ambientazione e la descrizione dei personaggi ci svelerà l’arcano. Confermandosi, in questo modo come uno degli scrittori italiani più divertenti del momento che nutre grande rispetto del lettore invitato a divertirsi senza sacrificare la propria l'intelligenza e che afferra l’omaggio all’opera lirica con una satira impegnata e una fedele ricostruzione storica. Ho trovato il libro piacevole e divertente. di Claudio Magris In questo romanzo di Claudio Magris il protagonista è impegnato a fondare un museo della guerra per costruire la pace. Siamo a Trieste, dove un eccentrico Professore triestino, Carlo, che nella realtà come ci dice nella nota finale l’Autore, era Diego de Henriquez collezionista di materiale bellico e che nel 1974 morirà in un misterioso incendio nel capannone dove erano custodite le carabattole raccolte mentre Luisa, l’altra coprotagonista, è chiamata a dover riordinare il materiale recuperato. Nel mezzo del racconto, Magris, inserisce l’amore fra i due con frammenti della storia personale di Luisa e di quella di Carlo ma ciò che assurge ad avere un valore dominante è quanto accaduto alla Risiera di San Sabba, l’unico lager nazista in Italia, dove furono eliminati numerosi prigionieri politici ed ebrei. Il libro, poi, vaga in spazi e tempi lontani, trasformandosi in denuncia affilata e potente contro tutte le ipocrisie, da quella degli inquisitori che interrogano una nera rapita in sud America per sapere se ha giaciuto col Demonio, ma anche e soprattutto dove giacciono tesori perduti. Stringendo si arriva alla Trieste “bene” borghese e pulita, che divideva cene a base di prelibatezze con gli ufficiali nazisti, fino a chi non capisce che il vero eroismo, in guerra, è anche quello di Otto Schimek che avrebbe gradito di non prendervi parte. Il libro, che non è di facile lettura, è un concentrato di urla contro tutte le guerre e deve essere letto in modo attento per cogliere in toto le situazioni predisposte da così importante Autore. bianca come il latte, rossa come il sangue di Alessandro D'Avenia Ho scoperto Alessandro D’Avenia quando ho letto “Ciò che inferno non è” dove avevo evidenziato l'amore, dell’Autore, per la sua terra e il suo dolore per la violenza ed il degrado che ha distrutto, in alcune zone di Palermo, bellezza e cultura millenaria. Ho voluto, poi, cercare la sua prima pubblicazione e così mi sono imbattuto in ”bianca come il latte rossa come il sangue” un libro che commuove e fa riflettere. Dove predomina l’Amore, quell’amore che non è soltanto qualcosa che riguarda l’età giovanile ma quell’amore che colpisce le persone di qualsiasi età capaci ancora di emozionarsi. Il libro racconta di Leo un ragazzo di sedici anni con un sogno che di nome fa Beatrice, una bella ragazza dai capelli rossi. Beatrice però è malata e questo Leo non lo sa. La loro è una storia d’amore dolce e fresca come la loro giovinezza, ma sicuramente dolorosa. Leo quest’amore lo fa crescere riuscendo a trovare rispetto dagli adulti ed insegnerà, a tutti, tante cose riuscendo ad entrare nei cuori di chi legge questa sua toccante vicenda, molto sincera e terribilmente possibile. Anche questo libro, secondo me, è scritto bene con un linguaggio moderno e certamente non banale come ho letto in qualche recensione. A lettura ultimata ho scoperto, tramite mia figlia, che su questo libro è stato realizzato un film e che sarebbe andato in onda in televisione venerdì (04/03/16). Ho aspettato allora ad ultimare la recensione e ieri sera ho visto il film. Nella versione cinematografica il regista ha messo molto di suo stravolgendo un po’ la storia che è stata rappresentata in modo troppo giovanilista e americanizzato. Senza nulla togliere al regista e agli attori, è meglio il libro. di Emiliano Fittipaldi Il libro è il risultato di quello che le spie del Vaticano hanno raccontato e documentato al giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi. C’è di tutto dalle ricchezze sterminate, proprietà immobiliari per quattro miliardi di euro, alle offerte per la beneficenza che non sono spese per i più poveri ma ammucchiate in conti e investimenti, o per esigenze dei monsignori di curia e giù sempre più in basso fino ai guadagni esorbitanti derivanti dai ricavi che pervengono grazie ai suoi negozi collocati dentro le sacre mura. Naturalmente il tutto è infiocchettato da decine di scandali finanziari vaticani, grazie proprio allo studio della documentazione riservatissima che gli spioni hanno consegnato all’Autore e ad un lungo lavoro d’inchiesta giornalistica. Non sto qui a enumerarvi gli sprechi e le malefatte di cardinali e addetti vari né a fidarvi l’elenco dei beni immobili delle proprietà vaticane perché tutti abbiamo letto i giornali o siamo stati informati dai media. La cosa, però, che più mi ha disgustato è stata quella di assodare che la carità dei fedeli ha gonfiato, anche se tutti noi abbiamo sempre immaginato senza averne certezza, un fondo che non compare nel bilancio della Santa Sede e che nel 2013 ha toccato i 378 milioni di euro rafforzando gli attivi esclusi dal bilancio che ammontano a 471 milioni di euro. La reale destinazione di questi fondi, come si appura dal rapporto dell’agenzia di revisione dei conti Moneyval, non sono indirizzati a opere di povertà ma a spese ordinarie e straordinarie dei dicasteri e delle istituzioni della curia romana e lo stesso discorso vale per la gestione dell’8 per mille. Ricordiamocene tutti nel momento in cui, con la dichiarazione dei redditi, ordiniamo a chi mandare questi fondi. Che cosa devo dire? Come minimo sperare che Papa Francesco spinga il Vaticano verso lidi più consoni alle sue fondamenta e ci allontani dalla Roma papalina, di antica memoria, dei Borgia. V’invito, perciò, a leggere questo libro che, fino ad ora, non ha ricevuto alcuna querela perché ciò che in esso è riportato, a quanto pare, corrisponde al vero. Buona lettura. di Andrea Vitali e Massimo Picozzi Questo libro di Andrea Vitali è un romanzo giallo ambientato a fine ‘800 sempre a Bellano, come tutti i suoi libri, ma con continue trasferte a Torino. I fatti sono inventati ma compaiono diversi personaggi storici davvero esistiti, come lo psichiatra Lombroso. C’è una particolarità, infatti, non a caso, il libro è stato scritto a quattro mani insieme a un grande nome del “crimine” quale Massimo Picozzi, famoso psichiatra e criminologo. Al classico romanzo di Vitali, con i suoi personaggi ruspanti, ingenui, osservati con i loro pettegolezzi, intrighi e maldicenze, si aggiunge la collaborazione del Picozzi ottenendo così questo giallo intrigante pieno di umorismo. Ancora una volta, perciò, siamo a Bellano dove Birce, una ragazza nata storta, è destinata a un futuro molto incerto. Contemporaneamente a Torino un medico, il cui comportamento è molto criticato, perché sta iniziando a fare degli studi sulla psichiatria, è Cesare Lombroso. Dopo un inizio un po’ ingarbugliato si scoprirà il motivo per cui i due s’incontreranno. A Torino è stato ritrovato il cadavere di una ragazza che puzza di cloroformio e stringe tra le mani un pezzo di carta contenente dei segni che sembrano una parte di un’equazione. Poche settimane prima un pezzo di carta simile era stato ritrovato nelle mani di un’altra ragazza, anche lei uccisa con le stesse modalità e anche Cesare Lombroso, prima del ritrovamento dei cadaveri, aveva trovato nella sua buca delle lettere un altro pezzetto di questo gioco macabro senza, peraltro, dargli la giusta importanza. A Bellano, Birce ha incredibilmente trovato lavoro come cameriera nella villa di una signora forestiera, amica della reale famosa medium Eusapia Palladino. Questa donna e Cesare Lombroso ci aiuteranno a capire chi è l’assassino e perché la sventurata Birce ha un ruolo centrale in tutta questa storia. Come dicevo prima, dopo un inizio ingarbugliato con eccessivi passaggi da un luogo all’altro e i numerosi personaggi ci offrono un finale, forse un po’ scontato e non da vero thriller ma piacevole e molto ironico. di Giuseppe Tornatore Giuseppe Tornatore prima di scrivere la sceneggiatura del film “La migliore offerta” ha deciso, sollecitato anche dall’Editore, di scrivere in forma di racconto la storia che subito dopo è divenuta il film omonimo. Nel breve racconto che ne viene fuori l’Autore amalgama, in modo egregio, una storia d’amore con un’atmosfera da thriller e con una narrazione impeccabile per ritmo, equilibrio, atmosfera. La vicenda, per chi come me non ha visto il film, parla di Virgil Oldam un sessantatreenne esperto d’arte, di antiquariato e anche noto battitore d’aste. Vive solo ha la mania dei guanti, che ne ha di tutti i tipi, perché odia sentire la pelle umidiccia della gente. Considerato un uomo dal cuore arido, ha un’altra mania, nella villa, dove abita, ha un caveau con una collezione privata di 279 quadri tutti ritratti di donne di valore inestimabile. Un giorno è contattato dalla ventottenne Claire Ibbetson sofferente di agorafobia per fare una stima e un catalogo per la vendita della villa dove abita. Il rapporto fra il sessantenne scapolo e solitario Virgil e l’inquietante Claire è al centro della storia che diventa intrigante e misteriosa fino ad un finale imprevedibile e drammatico. Il risultato è un racconto breve e inconsueto ma di grande effetto narrativo ed emozionale. Vale la pena dedicarle un paio d’ore di piacevole lettura. di Ben Pastor In questo libro l’Autrice, mescolando personaggi immaginari con altri storicamente reali, narra alcune inchieste per omicidio sullo sfondo degli ultimi cinque mesi di occupazione tedesca di Roma. Ho scoperto, dato che non conoscevo altri libri di Ben Pastor, un nuovo protagonista: l’ufficiale dell’esercito tedesco Martin Bora, anti nazista, cattolico osservante, uomo inquieto e tormentato. Siamo a Roma mentre le truppe alleate stanno risalendo la penisola e la capitale soggetta a coprifuoco, fame, retate e Fosse Ardeatine, vive i giorni più drammatici dell’occupazione nazi-fascista. Martin Bora sta vivendo un momento molto particolare della sua vita, l’addio inatteso della moglie Dikta, mentre Roma in quei giorni sanguinosi e confusi è teatro di vendette e cospirazioni con gli alleati che si fanno strada nel percorso di liberazione. Si prospetta la fine non solo dell’occupazione ma anche del Reich e nonostante ciò Bora s’impegna ad indagare sulla morte di una ragazza tedesca, Magda Reiner, impiegata all'ambasciata, trovata morta dopo un volo dalla finestra del suo appartamento a fine dicembre. La polizia italiana, ufficialmente titolare delle indagini, ha individuato come colpevole ras Merlo, un alto gerarca del partito amante della vittima, che in realtà coltivava anche altre amicizie tra tedeschi. La soluzione, sebbene piaccia molto al questore, non convince né Bora né Sandro Guidi, l’ispettore della polizia italiana incaricato a risolvere il caso. Nella vicenda s’inseriranno altri accidenti come la morte di una nobildonna e di un cardinale della Santa Sede e una serie di oscuri attentati che sembrano indirizzare verso una spia italiana in grado di vendere al nemico i cittadini ebrei di Roma. Nel romanzo la Storia reale s’intreccia con spontaneità con le storie private, come quella struggente e imprevedibile tra Guidi e la commessa Francesca, figura d’importanza assoluta nella situazione evidenziata. Insomma, l'indagine su una morte sospetta è solo un pretesto per parlare degli uomini e delle donne in quel contesto storico di rilevanza mondiale in cui, Ben Pastor, sa collocare con meticolosità anche le figure minori riprodotte, come dicevo all’inizio, su personaggi realmente esistiti. Ve lo consiglio. di Eric Lamet Ho scoperto questo libro quando l’Istituto Euroarabo di Mazara ha pubblicato la locandina con cui comunicava la presentazione, al Teatro Garibaldi, del libro di Eric Lamet "Il bambino nell'isola del sole" subito ho cercato il libro in biblioteca. Nel giro di una settimana ho potuto leggere questo bel racconto autobiografico che narra la storia vera di un ragazzino ebreo in fuga, nel marzo del 1939, quando i nazisti invadono l’Austria e lui con la sua famiglia lascia Vienna per l’Italia. Scelta sarà errata perché la promulgazione delle leggi razziali, anche in Italia, e lo scoppio della guerra costringono la famiglia a separarsi. Eric e la mamma sono inviati al confino a Ospedaletto d’Alpinolo (Avellino), un paese in cui la vita sembra essersi fermata al secolo precedente. Il luogo affascina il ragazzino e la mamma, Lotte, cerca di far vivere al figlio la difficile esistenza di odio e privazioni, nel migliore dei modi. A Ospedaletto sono esiliati anche alcuni antifascisti e arriverà anche la violenza della guerra. Eric, oltre all’odio e alle privazioni, scoprirà l’umanità di un popolo e di un Paese di cui s’innamorerà per sempre. Mi ha molto entusiasmato l’amore sia di Lotte sia di Eric verso Pietro Russo il mazarese antifascista conosciuto durante il confino. Quel Pietro che diventerà, nel 1951, marito di Lotte e patrigno di Eric e con cui scelsero la loro avventura Americana e dove ancora oggi risiede, in Florida, l’ottantaseienne Eric. Un libro avvincente che mi ha molto commosso per la sua straordinaria storia umana. Da leggere. di Luca Bianchini Ho preso questo libro perché ho identificato l’Autore, Luca Bianchini, che con il precedente libro aveva ottenuto un successone coronato anche da un film con la regia di Marco Ponti. Non conosco Bianchini e questo è il primo libro che leggo e devo subito ammettere che non mi è dispiaciuto ma neanche entusiasmato. La storia pone al centro Ornella, un’italiana oramai da anni trasferitasi a Londra, che cerca in tutti i modi di salvare dalla chiusura la libreria nella quale lavora. Per farlo chiede aiuto all’amica di sempre, Patti, che le suggerisce di assumere Diego, un napoletano giunto nella capitale britannica in seguito ad una burrascosa relazione con Carmine. Non è solo Diego però che è lì per dimenticare un brutto momento ma anche tutti gli altri protagonisti, infatti, Ornella deve vedersela con un passato burrascoso di ex tossicodipendente, Clara che da quando vive a Londra detesta tutto ciò che è italiano, Bernard deve dimenticare un matrimonio fallito, MrGeorge la moglie defunta, Patti ha molti fantasmi sia nel passato sia nel presente e via via di seguito anche per gli altri personaggi che s’incontrano proseguendo nella lettura. Le problematiche personali di tutti questi personaggi s'intersecano alla perfezione e "Il cielo di Londra sembra fatto per raccontare l'amore. Cambia continuamente, anche quando ti illude con una giornata piena di azzurro, ecco che qualche nuvola compare all'orizzonte, si mette a correre veloce, e di colpo la luce è buio, e la pioggia si mischia alle tue lacrime. Poi per fortuna passa, passa tutto, ma nel momento in cui ti trovi in mezzo alla tempesta ti dimentichi com'era prima e di come sarà". Non è forse una storia sensazionale ma la sua lettura offre vari punti di riflessione o messaggi e per chi volesse, trascorrere qualche ora leggendo, piacevolmente, un libro lo consiglio, proprio perché la leggerezza della storia fa risultare, la lettura, molto scorrevole. di Isabel Allende In questo bel libro di Isabel Allende c’è una storia d’amore ricca di particolari e di personaggi. Una su tutti Alma Belasco che s’innamora perdutamente del giardiniere giapponese Ichimei. La loro storia attraversa i secoli e le guerre e continua nel tempo e nello spazio. Dalla Polonia della Seconda guerra mondiale sino alla San Francisco dei nostri giorni Alma e Ichimei lotteranno contro le convenzioni sociali, contro un conflitto che li vuole nemici, sino ad arrendersi alla separazione. Nulla, però, può soffocare una vera passione. Raggiunta la soglia degli ottant’anni e mentre è ospite a Lark House, una residenza per la terza età un po’ atipica, Alma, ripercorre la sua vita con un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso lettere, ricordi e amici. Destinatari dei suoi racconti sono Irina, una giovane infermiera moldava, e suo nipote Seth Belasco che presto s’innamorerà della giovane infermiera della nonna. Alma racconta, ai due, la sua vita costellata dalla sua grande storia d'amore clandestina, quella con il giapponese Ichimei, figlio del giardiniere dell'aristocratica dimora in cui ha vissuto, e compagno di giochi sin dalla più tenera infanzia. Sullo sfondo, troviamo un paese attraversato dalla seconda guerra mondiale e l’internamento negli Stati uniti, in campi di concentramento, dei giapponesi lì emigrati. L’amore tra Alma e Ichimei supera ogni difficoltà e vive in eterno nel cuore e nei ricordi degli amanti. L’Autrice, nel percorso dell’intera vita di Alma, è riuscita, inoltre, a inserire nel contesto argomentazioni sempre attuali come lo sfruttamento sessuale minorile, l’eutanasia, l’ostentazione della ricchezza in barba a chi non ha niente, l’amore e la sessualità in età senile, la droga, i gay e il periodo del disinteresse dell’AIDS, considerata la malattia di chi si era macchiato di peccati moralmente illeciti. D’altronde ha ripercorso ottant’anni di storia in un periodo di forti cambiamenti sociali che hanno segnato per sempre l’intera umanità. A me è piaciuto. Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta di Andrea Camilleri In questo libro ci troviamo davanti a una raccolta di novelle, ambientate a Vigàta negli anni tra il primo novecento e il primo dopoguerra, dove si parla d'amore. Camilleri si conferma grande cantastorie, poiché nessuno forse solo Ciccio Busacca è stato al suo livello, e riesce ad ammaliare i lettori con i suoi racconti. In esso troviamo l'amore in tutte le sue sfumature e Vigàta sembra essere diventata un casino incomparabile. Infatti, in questi otto racconti che parlano d’intrighi, passioni, dolori, tradimenti, segreti, tutti svolti sullo sfondo di vicende ironiche che non possono non far sorridere. I personaggi, in particolare le donne, sembrano diventate tutte splendide, calde, passionali e amanti della bella vita. Gli uomini, più prevedibili, sono rappresentanti senza scrupoli ma avidi che pensano di trarre profitto da qualsiasi cosa con federali in camicia nera, cacciatori sfortunati e sacerdoti sconvolti dalle loro tentazioni. Insomma c’è di tutto si ride e si piange, lo scherzo è spesso dietro il sipario, così come il dolore del tradimento, le dubbie paternità, le vendette e le beffe e non potevano mancare le bellezze «nordiche» quattro svedesi che si esibiscono in un numero acrobatico e la meglio borghesia, i più “lupi”, che non vuole perdere l’occasione di conquistarle e Camilleri “si sciala” sguazzandoci dentro. In ogni racconto penetra con la sua fantasia appassionata e vivacissima comprendente mariti cornuti, mogli gelosissime, masculi e fimmini giovanissimi e di rara bellezza, sempre pronti ad occupare letti e giacigli altrui in una gazzarra divertente di passioni e sconvolgimenti. La lettura è piacevole e regala momenti di spensierato rilassamento costantemente con il sorriso sulle labbra. di Sebastiano Vassalli L’ultimo romanzo di Sebastiano Vassalli, termina così “Ho raccontato l’Italia” e con questa breve frase si è congedato salutando i suoi lettori. Io, Partenope, chiude degnamente un ciclo indirizzato agli italiani per chiarire chi siamo e da dove veniamo. Questo romanzo è uno scorcio sull’oscurantismo, della Chiesa cattolica, che con il comportamento dell’Inquisizione e attraverso il Santo Uffizio evidenzia le menzogne che l’hanno fatta esistere e che, fortunatamente, abbiamo perso. La storia, che ha voluto narrarci Vassalli, ricostruisce la vicenda umana di Giulia Di Marco, etichettata come eretica dai testi redatti dall'Inquisizione, e lo fa fondendo la sua voce con quella della protagonista che, comunicando in prima persona, espone la verità sulla propria vita, una religiosa che ha dedicato la vita ad aiutare gli altri e nota a tutti col nome di suor Partenope. Suor Giulia, terziaria dell’Ordine delle Francescane di strada, emerge con la sua nuova spiritualità dall’immoralità in cui affonda la Chiesa in quegli anni, siamo a Napoli nel famoso seicento, e si fa portavoce con il suo esempio di un nuovo modo di pregare, di entrare in comunione con Dio con tutta se stessa, anima e corpo, fino a giungere all’estasi. In modo rapido conquista molti proseliti e apre prima una e poi una seconda Casa di Preghiera, dove accorre gente del popolo ma anche della nobiltà. Suor Partenope è ricevuta nelle case dei potenti del Regno di Napoli, parla con loro alla pari, insegna a pregare. Questo modo originale di interpretare la religione, però, confligge con il potere maschilista del Papato così è deportata a Roma e incarcerata. Condannata, le sarà estorta con la tortura una pubblica abiura, poi per interesse dell'arcivescovo di Napoli Carafa, sarà accolta nella sua casa romana dove incontrerà Gian Lorenzo Bernini, cui la legherà una profonda amicizia e che la renderà immortale effigiandola nel celebre gruppo scultoreo dell’Estasi di Santa Teresa , nella cappella Carraro in Santa Maria della Vittoria a Roma, un’opera meravigliosa ma a quei tempi giudicata peccaminosa. Bello! Si commette un crimine a non leggerlo. di Mauro Corona Due anni fa Mauro Corona con il libro “Una lacrima color turchese” aveva fatto sparire il bambino Gesù dai presepi di tutto il mondo, nel 2015 con questo libro invece ne fa apparire due uno bianco e l’altro nero. L’accadimento avviene in tutti i presepi del mondo provocando scompiglio tra le persone, nelle case, nelle chiese, nelle città e nelle nazioni intere. Tutti si danno da fare per eliminare l’intruso persino chi s’incensava come persona di visione progredita togliendo l’intruso scuro dal presepe solo che il bambinello nero appena rimosso subito dopo riappariva incredibilmente accanto al Gesù Bambino bianco tenendolo per mano. Con questa favola lo scrittore denuncia, la mentalità razzista e xenofoba nascosta dietro una falsa apertura e capacità di accoglienza, sostenendo che abbiamo dimenticato cosa voglia dire esser buoni, che non sappiamo amare e ancor meno perdonare. Senza mezzi termini o ipocrisia la favola ci rimanda prima di ogni altra cosa al fenomeno dell’immigrazione intrappolandoci alle nostre responsabilità. Il libercolo, che si legge in un paio d’ore, offre a tutti un momento di riflessione con il quale rivedere se stessi. di Mauro Biglino “Facciamo finta che” la Bibbia che leggiamo noi sia quella scritta in origine; “facciamo finta che” quando gli autori biblici scrivevano una cosa volessero dirci proprio quella; “facciamo finta che” gli autori antichi appartenenti alle varie culture abbiano lasciato nei loro scritti la memoria di fatti realmente avvenuti. Sul “facciamo finta che” si basa la ricerca di Mauro Biglino in questo libro in cui afferma che la Bibbia (l’Antico Testamento) deve essere considerato come un libro di storia, contenente in parte invenzioni e fantasie rielaborate dall’uomo, in parte verità storica. Non ho avuto la fortuna di leggere, in precedenza, né saggi né libri dell’Autore così come non ho mai letto, integralmente, la bibbia, posso, però, affermare che quanto esposto in questo libro è ben presentato e si capisce bene quanto egli voglia sostenere, anche se la lettura ha richiesto molta concentrazione. Attraverso una disamina dettagliata delle scritture ebraiche e i testi omerici, Biglino, raccogliendo gli elementi salienti del lavoro precedente, ha voluto evidenziare le analogie che si possono riscontrare tra (gli) Elohìm della cultura ebraica e i theoi della cultura greca, prendendo spunto dai testi omerici: Iliade e Odissea. Il titolo è sicuramente irritante, Biglino riporta in modo particolareggiato la sua tesi su religione, evoluzione, testi sacri e non solo come gli ultimi capitoli, per esempio, che ho trovato veramente interessanti. Onestamente penso che l’Autore non voglia convincere nessuno di nulla, ma solo dare un’interpretazione letterale della Bibbia, manipolata sicuramente da diversi gruppi religiosi e in ogni epoca, poi ognuno rimanga pure nella propria posizione “facendo finta che” Biglino si è tanto impegnato nel tentare di dimostrare che la Bibbia non parla di Dio e noi abbiamo letto un bel libro di un libero pensatore che sta suscitando polemiche scuotendo tante coscienze. Lo consiglio a tutti. di Andrea Vitali Eccoci qua a Bellano d’altronde è un libro di Andrea Vitali che con il solito garbo descrive situazioni e all'ultima pagina con una storia che appare semplice, come sempre, ma altrettanto ricca di colpi di scena. Questa storia ha inizio con un breve viaggio in taxi di una donna sconosciuta che, giunta in paese in treno, si fa trasportare al cimitero locale, dove arriva morta stecchita. Partono da qui affannose ricerche che movimentano la solita quotidianità, scomodando carabinieri, parroco, frequentatori del bar e l’unico tassista del posto, personaggio di spicco di tutta la vicenda, che coinvolgerà anche il locale ospedale dove una suora “storta” costituirà il bandolo dell’intricato caso. Anche questa volta, l’Autore, si diverte a far viaggiare avanti e indietro nel tempo, i suoi abituali lettori percorrendo la storia recente del suo Paese che vivono ogni volta una forma di dissociazione dalla realtà. La vicenda, come il solito, è piacevole e divertente e, per chi lo ama, non può essere una delusione ma lo scorrere di qualche ora in modo leggero ma certamente non banale. di Alessandro D'Avenia Non ho avuto l’onore di conoscere Don Pino Puglisi ma questo romanzo, che non sarà un capolavoro o non sarà perfetto, costruisce la figura di Don Pino alla perfezione ed entra nel cuore così come la mentalità mafiosa e i dialoghi tra mafiosi diventano comprensibili a chi non vive a Palermo. La vicenda è ambientata a Palermo nel quartiere Brancaccio, dove la legge è dettata da Cosa Nostra ed è proprio in questo territorio che Don Pino, con tutte le sue forze, vuole cambiare la vita della gente che vi abita. A raccontarne l’ultima estate è un adolescente, Federico, un alunno di Don Pino al liceo classico, che prima di accettare l’invito del professore non aveva mai messo piede a Brancaccio. Federico, dopo la prima volta anche se gli era costata un pugno e la perdita della bici, ha capito che doveva restare per aiutare Don Pino perché capisce che in quel luogo non c’è solo cattiveria e acchiappa subito spesso ciò che sembra cattivo non rispecchia la realtà In quel luogo, inoltre, conoscerà Lucia una ragazza piena di sogni che gli farà scoprire a Federico un mondo diverso diviso, dal resto della città, solamente da un passaggio a livello. L’estate vissuta al Brancaccio dove i ragazzini sono costretti a vivere in strada mentre le madri sono impiegate a prostituirsi per dargli da mangiare, dove si paga il pizzo per continuare a vivere e dove i sogni fanno fatica a diventare realtà, offre a Federico il ritratto dell’adolescenza difficile, della maturazione su una linea di confine, tra educazione all'omertà e alle piccole violenze. Federico si butta animo e corpo ad aiutare Don Pino nel suo impegno per sottrarre quei miseri ragazzini dimenticati all’inferno dell’abuso e della violenza del passato e del presente affinché possano essere spostati verso un futuro di dignità e di rispetto “che inferno non è”. Alessandro D’Avenia è bravo a trasmettere, al lettore, l'amore per la sua terra e il suo dolore per la violenza ed il degrado che ha distrutto, in alcune zone di Palermo, bellezza e cultura millenaria. Un libro che merita veramente di essere letto. di Niccolò Ammaniti Questo libro si apre in una Sicilia tragica, devastata da un’epidemia, ormai spenta, vuota, silenziosa e pericolosa coperta di cenere senza cibo né acqua. I protagonisti sono due bambini, Anna e Astor, concentrati nella lotta per la sopravvivenza. Mentre Astor, essendo molto piccolo, è ancora inconsapevole e trova la realtà allegra e divertente. Anna, aiutata dalla guida delle Cose Importanti che la loro mamma le ha lasciato, è tutta dedita a proteggere il fratellino dimostrando una forza ed un carattere sorprendente. Siamo nell’anno 2020, il mondo è stato raso al suolo dalla “rossa”, un virus letale cui solo i bambini sono immuni mentre gli adulti che ne sono colpiti non hanno possibilità di salvezza, il loro destino di morte è inequivocabile. Quando anche i genitori dei due ragazzi muoiono, Anna ha nove anni e Astor il piccolo soltanto quattro. Le sorti dei protagonisti sono imposte dalla pandemia, infatti, anche loro, allo sviluppo fisico e alla conseguente maturazione, inevitabilmente sono destinati al decesso. Così dischiudendosi un barlume di speranza, che invita ad abbandonare l’isola, Anna decidere di intraprendere un viaggio verso la Calabria tra cadaveri in putrefazione, mucchi d’immondizie, negozi saccheggiati e automobili abbandonate. Anna, consapevole che la sua vita terminerà nel momento in cui diventerà donna, di fronte a tutti gli ostacoli che incontra reagisce con forza e coraggio. La storia è interessante ed il libro si legge tutto in un fiato ma anche questa volta, pur riconoscendo la genialità dell’Autore, non sono rimasto particolarmente entusiasta. di Velia Sacchi In questo libro recuperiamo le memorie di una partigiana femminista Velia Sacchi una giovane, aveva appena 22 anni, bergamasca entrata nella resistenza nel 1943 impegnata nella propaganda antifascista e nel trasferimento dei perseguitati in Svizzera. Il racconto è un’autobiografia e si compie in prima persona perché la curatrice, Rosangela Pesenti, ha badato a riordinare gli scritti della protagonista dopo la sua morte, avvenuta a Roma il 20 febbraio 2015, recuperando i diari personali, documenti e foto, con cura e precisone, scrivendo anche un’ampia introduzione. Così, il lettore, afferra gli atteggiamenti, le emozioni, i sentimenti, le emarginazioni, le amarezze e le delusioni direttamente dalla protagonista che parla di una “Resistenza taciuta” e del ruolo trascurato e rimosso delle donne nella società italiana, dalla lotta di Liberazione e fino ai nostri giorni. Un bel libro scritto con semplicità che ho letto tutto di un fiato e che mi ha fatto conoscere una Grande Donna. Lo suggerisco a tutti. di Michele Serra In questo libro Michele Serra, con il suo stile sarcastico e surreale, descrive una carrellata di personaggi, situazioni e non-luoghi dell’odierna società, in un viaggio senza partenza né arrivo. Il protagonista è Giulio Maria, un giovane trentaseienne, alle prese con un lavoro poco gratificante e la gestione di un’eredità paterna ingombrante. Infatti, il capannone ereditato che si trova a Capannonia, un posto come tanti altri nella pianura padana dove ci sono case, persone e industrie, con i monti in lontananza, è pieno di legname e, anche se di valore, è difficile da smerciare. Attorno a lui e i suoi problemi c’è la sua compagna Agnese, la madre, il collega Ricky, il bravo artigiano con un capannone contiguo a quello del padre e con la stessa problematica. Insomma è un affresco arguto, feroce e sarcastico dei nostri tempi e di un’Italia composta di gente che si è persa “a pochi chilometri da casa, lungo le strade che percorro da una vita”, proprio come accade a Giulio Maria. In verità il libro non ha una vera e propria trama, Giulio Maria che si fa mantenere dalla madre vedova e che impiega il suo tempo in un progetto inutile: lo studio delle esultanze dei calciatori. Trascorre la maggior parte del suo tempo a meditare sul modo che la gente ha di concepire il mondo in cui vive e riflettere sull’egoismo della società, sul desiderio di mettersi in mostra e sulla dipendenza patologica che le persone hanno per la tecnologia, dove spesso si rifugiano, al posto di vivere i propri rapporti in modo realistico. Insomma Giulio Maria con il suo rimuginare sconsolato ed esilarante è un vero e proprio eroe dell’insofferenza. Un libro breve che si legge velocemente ma che tranne qualche piacevole trovata ti lascia poco. di Eschilo Claudio e Marta il giorno del loro matrimonio non hanno pensato alle bomboniere, anche se confetti ce n’erano a iosa, hanno avuto la felice idea di regalare agli invitati un libro a scelta. Tra essi, io, ho scelto “Tutte le tragedie di Eschilo” edizione “I MiniMammut “ della Newton Compton. Nel libro ci sono tutte le tragedie pervenute di Eschilo in edizioni integrali tradotte da Enzo Mandruzzato, Leone Traverso e Manara Valgimigli. All’Autore, sono stati attribuiti i titoli di settantatré opere ma di queste solo sette tragedie sono giunte fino a noi e cioè: I Persiani, I Sette a Tebe, Le supplici, Prometeo incatenato, Agamennone, Le Coefore, Le Eumenidi. Eschilo è il primo dei grandi tragediografi greci, vissuto tra il 525 e il 455 a.C. periodo in cui la cultura ellenica stava passando da una visione arcaica dell'universo a una concezione più razionale. L'idea di un destino dominato da forze cieche e oscure stava lasciando il posto a un'organizzazione della vita sociale secondo forme di partecipazione collettiva al potere, basata su regole imparziali e democratiche. I protagonisti delle sue tragedie, perciò, non sono più semplici mortali in balia di forze estranee, ma sono uomini coscienti, certo sottoposti alle dure leggi della necessità, ma anche responsabili delle proprie scelte e raffigurate da Eschilo nella loro profondità emotiva. Ho apprezzato la libertà espressiva, il riuscire a rendere concreto concetti essenziali come la vita, la morte, la giustizia, tanto da essere quasi naturali perché sembra di entrare in un altro mondo, dove i valori e le attese erano senz'altro diversi nelle forme, ma sono sempre attuali. Mi è piaciuto l’ho trovato, bello, emozionante, profondo e affascinante. di Ryszard Kapuściński Questo saggio raccoglie il risultato di sei conferenze in cui Ryszard Kapuściński fa un’analisi storica del rapporto con l’altro e offre l’occasione per riflettere sulla diversità fra gli uomini. Nelle sue riflessioni, infatti, Kapuściński riesce ad infilarci contenuti di natura antropologica, sociologica, politica e storica. Per l’Autore gli altri, di cui parla, sono “gli extraeuropei non bianchi”, nella consapevolezza che “noi occidentali bianchi” siamo gli altri per loro. Così fornendo il suo punto di vista sulla percezione culturale delle persone, ravvisa e denuncia che l'avvicinamento agli “altri”, dal punto di vista “occidentale”, ha avuto spesso ragioni commerciali prima che espansionistiche. Poi, facendo proprio l’insegnamento di Erodoto, secondo il quale “per capire meglio se stessi bisogna capire meglio gli altri, confrontarsi e misurarsi con essi”, Kapuscinski afferma che solo attraverso l’incontro con la diversità è possibile scoprire alcuni tratti di noi stessi che non vediamo più, perché diamo per scontati. La visione che, nel corso dei secoli, gli europei hanno avuto degli altri si è trasformata costantemente. All'ultimo stadio di questo processo di conoscenza c'è la fase illuministica che ha portato alla nascita dell'antropologia, agli studi rivoluzionari di Emmanuel Lévinas che elogia la superiorità dell’altro e il nostro dovere di assumercene la responsabilità, per cui la relazione con l’altro diventa un movimento in direzione del bene. Insomma, dalle pagine di questo libro, la lezione arriva, ai giorni nostri, ancora più forte e convinta, e ci spinge a combattere contro la tendenza naturale di ogni civiltà verso il narcisismo e il dominio, per affrontare quella che è la nuova sfida del XXI secolo: l’incontro e la convivenza con l’altro. Da leggere. di Nino Di Matteo con Salvo Palazzolo In questo libro, Salvo Palazzolo incontra Nino Di Matteo, uno dei magistrati di Palermo più esposti nella lotta alla mafia e da questo incontro si sviluppa una narrazione ragionata ed efficace su uno dei fenomeni criminali che sopravvive meglio al tempo e alle retate delle forze dell'ordine. C’è qui la mafia, quella che avvicina i giudici nei processi, che minaccia e che è capace di impostare utili rapporti con la politica. Nino Di Matteo, come svela questo libro, non solo è temuto dai clan, ma anche da importanti apparati dello Stato e da parecchi suoi stessi collaboratori. Dalle registrazioni ambientali messe in atto dalla DIA, nell’atrio del carcere di Opera, si possono ascoltare le conversazioni di Riina con il compagno dell’ora d’aria, che lo vuole morto. E non è solo Riina, il capo dei capi, che è contro il magistrato ma anche una grossa parte delle istituzioni. Infatti, verso le inchieste messe in atto dal Tribunale di Palermo si registra “una sorta di stanchezza e di fastidio nei confronti di quelle indagini che miravano a scoprire in che modo la mafia sia ancora ben presente dentro le stanze del potere”. Come dice Nino Di Matteo le indagini di mafia vanno bene solo quando contrastano i pesci piccoli delle organizzazioni, l'ala militare. I problemi, invece, spuntano quando si cerca di alzare il livello dell'azione penale nei confronti delle stanze del potere, dentro la finanza, dentro la politica, dentro l'imprenditoria e dimostra che ci sono voluti anni, inchieste, cadaveri eccellenti per imbastire il maxi processo, e rivelare oltre all'unicità della mafia e delle sue decisioni, anche i rapporti con la politica, con la finanza, con l'imprenditoria. Un giorno il pentito Cancemi ebbe a dirgli: “Dottore, lo sa cosa mi ripeteva Riina?” “Senza i rapporti con il potere, Cosa nostra sarebbe solo una banda di sciacalli”. Se non lo capite, non potrete mai contrastarla”. Di Matteo parla di tutto, della connivenza tra chiesa e mafia, dei rapporti tra mafia e magistratura, mafia e forze dell'ordine. Rende evidente l’assenza di una legge adeguata e l’incapacità di mettere assieme tutti gli episodi per inquadrarli in un unico contesto. In ogni caso “Non può essere solo la magistratura a cercare di sollevare definitivamente i veli che sono stati scesi con sapienza a copertura di alcune delicate verità. L'azione deve essere molto più ampia. Tutti i cittadini devono continuare a pretendere giustizia, a controllare che magistrati e forze dell'ordine facciano di tutto per accertare la verità, qualunque essa sia”. Parole importanti che richiedono essere impiantate alla base della scuola dell’obbligo. Da leggere. Un matrimonio, un funerale, per non parlar del gatto di Francesco Guccini Francesco Guccini? Preso al volo! Cos’è? Niente di particolare è Guccini che racconta, come le sue canzoni, storie di personaggi strani, eventi e rituali tipici che hanno segnato la sua infanzia nello scenario dell’appenino tosco-emiliano. Una galleria di ritratti, di personaggi e di aneddoti curiosi sulla provincia emiliana degli anni quaranta che svelano, tra ironia e nostalgia, un pezzo della sua vita riuscendo, ancora una volta, a celebrare la nostra provincia e le sue gesta perdute, con la sapienza e l'infinita pazienza di chi sa esercitare ogni giorno e analizzare la propria memoria facendo riemergere dettagli, immagini ed emozioni. Infatti, questi momenti sono narrati in tutta la loro bellezza, in quella loro particolarità che li rende così lontani dalla realtà moderna e nella consapevolezza che appartengano ormai ad un tempo che non esiste più e che diventa quasi fantastico o irreale. Un libro, che ho letto tutto di un fiato, e anche se non sono emiliano mi ha messo in scena i ricordi del mio tempo passato, nei luoghi della mia fanciullezza, e rivivere momenti importanti della mia vita. Si legge piacevolmente in un’oretta. di Simona Lo Iacono In questo romanzo i protagonisti sono quattro personaggi e ognuno di loro, parlando di sé, comunica alcune cose degli altri trasmettendo nuovi punti di vista per la costruzione di un puzzle senza fine. Una è Anna che abbandona la Sicilia per sposare Carlo, il secondo protagonista, giovane e brillante avvocato in carriera di stanza a Roma. Gli altri due sono Elisa, collega di Carlo, con cui lui intrattiene una relazione e Giovanni il cugino che Anna ha amato nell’adolescenza ma che abbandona proprio per sposare Carlo. Infatti, proprio la comparsa di Carlo ha provocato oltre al rifiuto dei sentimenti che la legano al cugino anche uno strappo con i suoi genitori, soprattutto da quel padre che non ammette che la figlia frequenti l’università cercando per lei un buon matrimonio. E mentre Carlo l’ha scelta in moglie attratto dalla sua bellezza e dal suo fascino Anna, con lui, gusta il piacere della libertà accingendosi a vivere la sua esistenza con slancio e passione. Pertanto scopriamo, in questo incastro, quattro agende di storie d’amore consumate, quattro voci disperate d’intrighi e passioni che si rincorrono per raccontare scampoli di quella verità cui tutti aspirano. Ognuno con la sua verità cui, il severo tribunale dell’Autrice, che nella vita esercita la professione di magistrato, nel suo romanzo non dispensa condanne e assoluzioni riconoscendo ad ognuno di loro la propria dignità. Una vicenda raccontata con naturalezza e profondità e con una cadenza ritmica che lascia, il lettore senza fiato. di Angelo Maria Ripellino Non è libro di facile lettura questo saggio che Ripellino pubblicò nel 1973 e che subito fu considerato un capolavoro. L’ho letto ad assaggi, non proprio come ha fatto l’Autore che ha impiegato sei anni per finirlo, ma con calma ho voluto cogliere la sua passione e la sua grande conoscenza per la storia e la letteratura praghese e per quella città piena di fascino, Praga. Ripellino, ci conduce per mano nell'età di Rodolfo II, con gli alchimisti truffaldini, il quartiere ebraico, il Golem, le strambe taverne con le strampalate figure di beoni e spacconi che le frequentarono, ci spiega l'indole funeraria e maligna di certe fabbriche e strade, ci narra di Hagek e di Kafka, maestri di cerimonia dell'intero libro, di Holan, di Meyrink, dei dadaisti boemi, degli infernali pagliacci della pittura di Tichy, insomma tutto ciò che esprime a meraviglia il carattere di Praga. Sì perché il viaggio nella storia di Praga e dei suoi figli più illustri che troviamo in questo libro parte dai fasti della Praga Rodolfina, capitale dell’Impero Asburgico, procede nel suo lento e continuo declino causato dalla sconfitta boema nella battaglia della Montagna Bianca per giungere fino al modellarsi periferia dell’Impero Sovietico. Un viaggio magico nella Città che ha assistito al calvario boemo prima calpestato dalla Controriforma e poi da Hitler, Stalin e dei suoi successori. Sono pagine piene della storia di una delle più belle città europee che inizialmente, forse anche a causa del linguaggio barocco ed erudito scelto dall’Autore, ti fa pensare a qualcosa di noioso ma che una volta entrati in questa città unica, ricca di mistero e suggestioni t’invoglia e ti affascina e non vuoi più uscirne perché Ripellino, con la sua la prosa, riesce a far percepire al lettore una musicalità unica e irripetibile. E' sicuramente un libro adatto a persone colte e che amano una scrittura elegante. di Paula Hawkins In questo libro Paula Hawkins, l’Autrice, ritma la trama del romanzo con lo sferragliare dei treni così come lo stesso rumore che ha accompagnato il battage di questo thriller a tre voci. La vicenda, infatti, racconta le vite di Rachel, Megan e Anna, tre giovani donne legate da un uomo e da un filo conduttore, che si sbroglia progressivamente nel corso del racconto alternato da loro stesse e che mostra lati oscuri e colpi di scena inaspettati. Sono tre donne apparentemente molte diverse l’una dall’altra, con tre vite agli antipodi costrette per forza di cose a incontrarsi e a scoprire di essere, in realtà, speculari. Rachel è una donna debole, fragile, vinta dalla vita che si rifugia nell’alcol e nella fantasia offertagli dai viaggi quotidiani in treno. Anche se il suo atteggiamento sorprende, quando tutto precipita, manifestandosi risoluta nel difendere la sua posizione non certo molto solida, una figura di cristallo capace d’imprimere un segno indelebile ai fini narrativi. Megan è la donna perfetta, l’esemplare di amore autentico che sorprenderà, il lettore, con continue sorprese, anche se ha modo di conoscerla solo attraverso il filtro del vetro del finestrino e attraverso i salti temporali nel passato. Anna è un personaggio che, almeno in un primo momento, non suscita le simpatie nel lettore. Altezzosa, furbetta e mamma a tempo pieno, sembra voler ostentare a tutti i costi, una perfezione, che purtroppo, non riuscirà mai a conquistare, poiché anche lei è assai fragile. Un passo dopo l’altro, le loro storie appariranno sempre più simili, intrise come sono di paure e fragilità, di perdite e di desideri. Il senso di colpa, del loro vissuto, le rende alla fine tutte vittime di un unico carnefice e della menzogna, ultimo appiglio in una realtà che sembra sgretolarsi e che le conduce a pochi passi dalla morte. Molto lento in partenza, alla fine è stato abbastanza piacevole ma non un capolavoro. di David Abulafia A differenza di Pedrag Matvejevic, che ci ha spiegato la storia della parola "Mediterraneo", e di Fernand Braudel che costruisce un ritratto della civiltà mediterranea dalle origini al Novecento, David Abulafia, in questo libro, ci offre la storia del Mediterraneo con i suoi profili geografici, le vicende dei popoli stanziali e le storie nazionali. Lo fa presentandoci tutti quei viaggiatori che, per scelta o per necessità, hanno percorso in lungo e il largo, le sue acque ripercorrendo la storia del Mediterraneo per un tempo amplissimo che va da 22mila anni a.C. fino ad oggi. Infatti, nel libro troviamo la storia globale del Mediterraneo che Abulafia, utilizzando numerose fonti, scritte e cartografiche, ma anche, archeologiche ripercorre mostrando una grande conoscenza degli studi che si sono occupati di tutti i periodi, dalle origini epiche delle civiltà sino all’ultimo Mediterraneo, quello delle grandi migrazioni dal sud del mondo verso l’Occidente. Vi sono raccontate tutte le storie dei Popoli del mare, degli eroi omerici, con le imprese dei Romani e Cartaginesi, dei Catalani, Veneziani e Turchi. Interessante è il racconto delle vicende che riguardano il Grande Mare nei secoli centrali del Medioevo, un periodo nel quale dimostra una profonda conoscenza e dimestichezza. Così come avvincente è l’analisi delle tecnologie delle costruzioni navali e i sistemi di stoccaggio a bordo attraverso la scomposizione dei relitti. Piacevole, per me, le informazioni sul periodo più splendido di Mazara con il famoso mercato per lo smercio del lino egiziano e l’importanza in cui era pervenuta la città tra il IX e il XII secolo. La storia del mediterraneo è una storia che unisce il Nord Africa all’Europa, soprattutto delle terre che lo circondano, ma soprattutto dei viaggiatori che hanno percorso in lungo e in largo le sue acque, creando una storia umana rilevante, quanto gli avvenimenti della sua civiltà e dei suoi spazi geografici. Infatti, secondo l’Autore, i popoli che non si chiusero in se stessi e seppero utilizzare i loro viaggi per elaborare una propria arte e cultura, furono capaci di andare alla ricerca del nuovo prima che tanti altri. Sposando l'idea che ciò che ha unito i popoli, da Nord a Sud da Ponente a Levante, il Mediterraneo siano stati "i mercanti", che ignorando le divisioni etniche, politiche e religiose dei popoli che si sono avvicendati lungo le sue coste, ha normalizzato la trasformazione consentendo l’attuale evoluzione di tutto l’occidente. In conclusione Abulafia, ribaltando il punto di vista di Fernand Braudel secondo cui l’elemento fondamentale dell’identità mediterranea è costituito dal carattere fisico e dall’ambiente, sostiene invece, che il comun denominatore è disegnato dall’incontro delle diversità, sia dal punto di vista degli scambi commerciali, sia da quello religioso. Non si può non leggerlo. di Fernand Braudel Se Pedrag Matvejevic, nel libro precedente, ci ha spiegato la storia della parola "Mediterraneo", in questo libro Fernand Braudel costruisce un ritratto della civiltà mediterranea dalle origini al Novecento. L’Autore affronta insieme con esperti di altre discipline come, Filippo Coarelli, Maurice Aymard, Roger Arnandez, Jean Gaudemet Piergiorgio Solinas e Georges Duby, la storia e i confini del Mediterraneo. Infatti, ognuno di loro, con propri saggi porge un contributo per costruire un’ampia panoramica che, non avendo mai l’ambizione di essere esaustiva, pone in luce quelli che sono stati i punti focali che hanno portato il Mediterraneo, e i paesi che vi si affacciano, a diventare culla della civiltà occidentale. Il percorso comprende, un’area molto vasta che ha influenzato i vari paesi e civiltà per numerosi secoli. Braudel è arrivato a comprendere anche luoghi esterni al Mediterraneo, che però ne hanno subita l’influenza, descrivendo in maniera eccelsa l’antichissimo crocevia culturale che il Mediterraneo rappresenta ancora oggi dove le numerose culture che si sono sviluppate, incontrate e mischiate hanno contribuito al suo arricchimento e all’internazionalizzazione. Si viaggia, insomma dall’una all’altra sponda dei continenti bagnati dal grande mare ripercorrendo la storia delle popolazioni mediterranee, le grandi migrazioni, gli spazi e altri interessanti aspetti. E’ una corsa nel tempo trascinante, che restituisce al lettore quella storia che ha dentro di sé ma che spesso qualcuno vuole dimenticare. Alcuni capitoli lasciano il lettore incantato di fronte alla magnifica descrizione del divenire storico, dall’alba delle civiltà fino ai giorni nostri. Sarò di parte ma i capitoli incentrati su Roma e Venezia, due tra le più importanti città storiche sviluppatesi sulle sponde del Mediterraneo, sono quelli che risaltano maggiormente per esattezza ed efficacia narrativa mentre qualche saggio non è allo stesso livello. Comunque è un bel libro e leggerlo, senz’altro, aiuta ad essere più consapevoli delle nostre origini e a portare rispetto per le altre culture che non sono per niente morte. di Predag Matvejevic In questo libro che Pedrag Matvejevic, l’Autore, ha chiamato breviario c’è la storia della parola "Mediterraneo" e degli infiniti significati che essa include e come ci anticipa Claudio Magris nella prefazione “Leggendo questo breviario, si ha talora l’impressione che a parlare sia uno di quegli uomini ricordati nel libro stesso, vissuti davanti al mare, guardando i fari e contemplando dizionari nautici.” Ho accolto, con piacere, il suggerimento di un amico per la lettura di questo e altri due libri sull’argomento “Mediterraneo” e istintivamente ho iniziato con “Breviario Mediterraneo” e devo subito dire che Matvejevic con la sua profonda ed erudita cultura, le sue curiosità sociali oltre che letterarie, ci racconta una storia dove tutti possiamo riconoscerci. Intanto non è un romanzo, come erroneamente cita la copertina, non è un saggio e neanche un’autobiografia. Piuttosto io la spiegherei come una raccolta di appunti e narrazioni del mare e delle sue storie, dei suoi porti con le rotte delle sue navi e del suo linguaggio. Infatti, l’Autore, con perspicacia e persistenza compone e unisce persone, luoghi e usanze tutto lo scibile della cultura mediterranea utilizzando, come filo conduttore e collante, se stesso. Insomma costruisce un diario di bordo che guida il lettore verso mille piccole scoperte: lo stile dei porti e delle capitanerie, l'addolcirsi dell'architettura sul profilo della costa, le tracce permanenti della civiltà araba ed ebraica, i destini e le storie nascosti nei dizionari nautici e nelle lingue scomparse, i gerghi e le parlate che cambiano lentamente nel tempo e nello spazio. Lo realizza con bravura e con abilità. Bello! Da leggere. di Concita De Gregorio Una domenica mattina Mathias, ingegnere svizzero-tedesco ed ex marito di Irina Lucidi, rapisce le loro due gemelle Alessia e Livia e scompare; cinque giorni dopo muore suicida travolto da un treno in Puglia, e lascia all’ex moglie solo un biglietto: «Le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più». E, infatti, Irina non avrà più notizie delle figliolette, nonostante le ricerche e le indagini e l'ampia attenzione dei media. In questo libro Concita De Gregorio, sollecitata da Irina, racconta la sua storia, poiché la parola scritta era l'unica terapia che questa mamma non aveva ancora provato. E’ il vero tema del libro cioè la parola “come” unica forza capace di ricostruire, rigenerare e ridare valore alle cose. La mamma Irina si scopre, con grande coraggio e lucidità ripercorre tappe, estrapola emozioni, analizza fatti, elogia, critica, riflette. Le indagini sono ad un punto morto, l’unica certezza è la morte suicida del marito, il padre che ha fatto sparire Alessia e Livia alla tenera età di sei anni, probabilmente un atto vendicativo nei confronti dell’ex moglie. Il libro, caratterizzato da una struttura molto particolare ma azzeccata, mette in scena il percorso di ricostruzione della vita di Irina. Il potere curativo della parola con alcune pensate particolari come, per esempio, gli elenchi delle cose che rendono felice Irina o come i piccoli ritratti che permettono alla protagonista di affrontare sentimenti che mai potrebbe esprimere direttamente in una lettera è indovinato. Il racconto, in questo modo, infatti, diventa il pretesto per un’occasione di accoglienza e di alleanza fra Irina e Concita. Questo libro lascia il segno, da leggere. di Marcello Simoni Di Marcello Simoni avevo letto, e qui recensito, “L'isola dei monaci senza nome” e ne ero rimasto positivamente impressionato perciò quando sono incappato in questo libro, l’ho preso senza chiedermi se fosse una saga o meno anzi che appartenesse ad una trilogia l’ho scoperto dopo leggendo qualche recensione perciò il libro si legge abbastanza bene, anche se non si è letto il precedente. In “L’Abbazia dei cento delitti” il cavaliere francese Maynard di Rocheblanche scopre, in una locanda, il cadavere del monaco Facio di Malaspina da lui ricercato da mesi e detentore del segreto del Codex Millenarius collegato alla ricerca del Lapis exilii. Per tentare di scoprirne di più e far luce sul delitto, allora, decide di guadagnarsi un posto di livello nella corte Estense e si fa arruolare come maestro d’armi di Aldobrandino, figlio del marchese Obizzo III, signore di Ferrara. Contemporaneamente è impegnato ad occuparsi del giovane pittore Gualtiero de’ Bruni che, dopo aver assistito impotente all’esecuzione dell’uomo che credeva suo padre, vorrebbe partire sulle tracce della madre rapita e della sua giovanissima protetta, Isabeau, una vivace fanciulla che l’ha seguito dalla Francia e di cui ha fatto credere che fosse sua sorella minore. L'inaspettato dilagare della peste nera sovverte i piani di tutti, in particolare quelli di Maynard, che si vede costretto ad affidare i segreti della sua indagine proprio al suo protetto Gualtiero che sarà costretto, a salvaguardare il mistero del Lapis exilii proteggendolo dalle brame di chi vuole scoprire ciò che deve rimanere nascosto. Il racconto è pieno di intrecci e personaggi che andando avanti nella lettura si perfezionano diventando più reali e ben definiti ricostruendo in modo encomiabile il mondo medievale fatto di potenti e di umili, di usi e costumi di campagna e città, di credenze religiose esasperate, di spie, delatori e peccatori. Così anche se mi sono ritrovato immerso, nella lettura di questo libro, senza aver prima letto il precedente sono riuscito a seguirne molto bene la vicenda grazie alla bravura e a tutti i ragguagli che l’Autore ha inserito nel racconto con grande maestria. La storia, poi, tiene sempre il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina perciò Ve lo consiglio. di Camilla Läckberg Con questo romanzo, avvincente e scorrevole, Camilla Läckberg trasportando, ancora una volta, il lettore nella sua pittoresca cittadina di Fjallbacka si conferma autrice di grande valore. I fatti narrati si svolgono nei nostri giorni, ma hanno un inizio nel passato e precisamente nella Pasqua del 1974, quando nell’isola di Valö scompare tutta la famiglia Elvander. Ritroviamo la scrittrice Erica Falk e il detective Patrick Hedstrom, già conosciuti nel libro precedente “Il guardiano del faro”, ma la vera protagonista di questa storia è Ebba, l’unica superstite. Nessuno, infatti, allora fu in grado di stabilire cosa fosse realmente accaduto e cosa ne fosse stato di quella famiglia, apparentemente normale, come tante altre. Dopo più di vent’anni Ebba, che si è sposata ed ha perso il figlioletto che la fa cadere in depressione, decide con Martin suo marito di tornare sull’isola, ristrutturare quella casa ora conosciuta come “la colonia” e farne un bed & breakfast. I due coniugi, però, entrano subito nel mirino di un misterioso assassino che prima tenta di ucciderli appiccando fuoco alla casa e poi spara contro di loro alcuni colpi di fucile. Le indagini porteranno alla luce molti misteri e segreti anche sui cinque studenti che, a suo tempo, affermarono di non sapere nulla e di essere andati a pescare quel tragico giorno di Pasqua. La Scrittrice intreccia la storia in modo magistrale, aggiungendovi particolari efficaci e stuzzicando l’attenzione del lettore. Il libro, che si divora, riesce ad incuriosire e ad accompagnare il lettore fino in fondo regalandole un finale interessante e per niente scontato. Ve lo consiglio. di Nicola Lagioia In questo libro Nicola Lagioia ci parla di una famiglia di palazzinari baresi in cui il capostipite, venuto dal nulla, tra mazzette e raccomandazioni ha creato un impero. Il romanzo si apre con la morte di una donna che, durante la notte, si trascina per la strada provinciale. Il suo corpo nudo è sporco di sangue e un camionista, per non investirla, si trova a compiere una manovra istintiva che provoca un incidente. Dopo alcune ore la donna sarà trovata morta e sarà svelata la sua identità, si tratta di Clara, la figlia di Vittorio Salvemini capostipite di una famiglia nota nell’edilizia e negli altri ambienti per la sua smisurata influenza. Lentamente, l’Autore, ci fa entrare sempre di più nella vita della famiglia svelandoci i rapporti che intercorrono tra i suoi membri, il carattere e la determinazione di Vittorio e il suo ruolo in società. Tutto il marciume del suo mondo fatto di piccoli e grandi intrallazzatori è penetrato, però, anche all’interno delle mura domestiche. I suoi figli, infatti, o sono contrassegnati da gravi problemi relazionali con il mondo, come Michele e Clara, o indicati, come Ruggero, verso la corsa alla carriera senza allontanarsi dagli sporchi giochi del padre, e una figlia, Gioia, descritta come il classico esemplare dei figli di papà. Non è stato facile immedesimarsi con il racconto, specialmente se prima non si superano le prime cento pagine, poiché la lettura è pesante e stancante principalmente per il mosaico creato dall'autore teso più a cercare parole e idee stilistiche piuttosto che a raccontare la vicenda. Il libro in effetti, che non è di facile lettura, vuole essere un romanzo di denuncia e aspira a raccontare un mondo feroce e spietato, dove la ferocia è capace di travolgere tutto, la terra così come i rapporti tra le persone. L'Autore è bravo nel rappresentare la vicenda e il mondo che la contorna però, devo dire, che il finale lascia sul Lettore un senso d’incompletezza e insoddisfazione. di Antonio Manzini Questo episodio è un sequel del precedente “ Non è stagione” e anche questo, come l’ultimo, finisce in modo non definitivo rimandando il lettore al libro successivo. Per carità il vicequestore Rocco Schiavone con il suo caratteraccio e i suoi comportamenti burberi, ma anche con i suoi momenti di abbandono quasi poetici è diventato, sempre di più, l'amico di chi segue le sue vicende e uno può anche perdonare, all’Autore, il rimando ad un’altra storia. In “Era di maggio” il vicequestore è dunque alle prese con due indagini parallele, infatti, dovrà scoprire chi voleva fargli la pelle e impedire alla criminalità organizzata di espandersi ad Aosta, e farà di tutto per chiudere il cerchio per sempre. Per esplorare e riprendere le fila di un’indagine che sembrava chiusa ma che presenta ancora troppe incongruenze Rocco è forzato ad introdursi nella vita del carcere di Varallo, in Piemonte, dove lo 'ndranghetista Mimmo Cuntrera era stato ammazzato pochi giorni dopo l’arresto. La storia è molto comune e attuale ma la descrizione della personalità del protagonista, che spicca su tutti gli altri personaggi, è molto bella, mette in risalto la particolarità del personaggio e cattura, specialmente, il lettore attratto dai polizieschi. Il libro è piacevole, si legge bene mi rimane la delusione del finale a puntate, l’Autore potrebbe chiudere ogni vicenda in modo definitivo ne guadagnerebbe, secondo me, anche il personaggio. di Andrea Vitali Siamo ancora a Bellano nell’anno 1936 in pieno regime fascista e Andrea Vitali, con la solita ironia, ci intrattiene per qualche ora con una storia semplice e divertente ma anche interessante e con personaggi che più azzeccati non si può. È appena finita la campagna in Etiopia e Fulvio Semola, segretario del partito fascista, si appresta a realizzare un grande evento sonoro, addirittura un concerto di campane, per festeggiare la nascita dell'impero. A sconvolgere i festeggiamenti ci pensa un episodio misterioso quanto imbarazzante, che coinvolge il Malversati, l’impopolare ispettore di produzione del cotonificio. Improvvisamente, di fatto, le mutande cifrate di sua moglie Verzetta iniziano a viaggiare di qua e di là. Cieco di rabbia, il Malversati, vuole scoprire chi si nasconde dietro questo gesto tanto ignobile e, per evitare propaganda, incarica proprio il Semola affinché possa risolvere l’evento inspiegabile. Quando, però, il gioco gli sfugge di mano e lo scandalo minaccia di esplodere, il povero segretario del partito ritiene opportuno rivolgersi al Maresciallo Maccadò che, in questo caso, dovrà trasformarsi in un vero e proprio detective. Durante un lungo interrogatorio multiplo verranno fuori mille intrecci di bugie e, probabilmente, non la sacrosanta verità perché quando c’è di mezzo, il sesso conviene tenerla, come si deve, occultata specialmente ai mariti. Il solito Vitali divertente e popolano. di Pedro Chagas Freitas Prometto di dirvi la verità, tutta la verità. Il libro “è una boiata pazzesca!” come avrebbe detto il miglior Fantozzi. Ogni tanto l’Editrice Garzanti fa arrivare in Italia fenomeni editoriali che hanno venduto un cospicuo numero di copie in tutta Europa ed è con grande interesse che abbiamo atteso la pubblicazione del libro “Prometto di sbagliare” di Pedro Chagas Freitas. Un lettore onnivoro, come me, lo acchiappa al volo si trova in mano questo non-romanzo, poiché la narrazione manca di un corpo centrale cui fare riferimento per personaggi ed eventi, e da subito è preso dalla fluidità delle parole d’amore, del conflitto continuo vissuto dai protagonisti che al tempo stesso sono dilaniati e ricompensati dai loro sentimenti. Ma è una valanga di luoghi comuni e di ripetizioni e solo pochi riescono a leggerlo fino alla fine perché è di una noia tremenda. Fidatevi di me che l’ho letto tutto con grande sofferenza. Non leggetelo, poi se qualcuno proprio lo vuole leggere, forse farebbe meglio a comprarsi una scatola di baci perugina che almeno lì le frasi sono estratte da libri importanti. Buon divertimento in un caso o nell’altro! Falene per il commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni Questo è il primo libro che leggo di Maurizio De Giovanni un nome già sentito citare ma a me ignoto e devo dire che è stata una scoperta curiosa prima perché mi ha introdotto nel suo mondo con un prologo quasi scollegato dalla storia poi narrata e dopo, mi fa incappare in un commissario particolare e atipico. E mentre il prologo sarà seguito da due interludi e un epilogo usati per completare la metafora di una relazione d’amore pericolosa, il commissario si dimostrerà un bravo sbirro con una lucida capacità di giudizio e un intuito fuori dal comune. La vicenda si svolge in una Napoli degli anni Trenta, dove il commissario Ricciardi incontra una donna bellissima: Bianca, una misteriosa e aristocratica donna che si rivolge a lui affinché faccia di tutto per scagionare suo marito, accusato dell’omicidio dell’avvocato Piro, un usuraio che gli prestava soldi. Il marito della donna, il conte Romualdo, dopo aver sperperato una fortuna nel gioco ed essere diventato vittima dell’usuraio, si autoaccuserà dell’omicidio dell’avvocato. Caso chiuso. La dignità e la caparbietà della contessa convinceranno il commissario a riaprire l’indagine. Ricciardi si getta con tutte le forze dentro questo caso, senza nemmeno sapere se sta agendo per senso del dovere o per colpo di fulmine nei confronti di Bianca che non sarà l’unica femmina presente in questo romanzo, altre donne, come le falene, sono le vere protagoniste. Questa specifica indagine, infatti, sembra più condotta per scoprire i segreti del cuore e dell’amore che per ingabbiare qualche criminale al punto che il commissario ha evitato di consegnare alla Legge il colpevole per non rovinare la vita a persone deboli e indifese. Si può leggere. GAZA e l'industria israeliana della violenza di Enrico Bartolomei, Diana Carminati e Alfredo Tradardi Non è cosa facile fare una recensione di questo libro per un lettore medio perché i mass-media non ci riferiscono tutto ciò e neanche pezzi fondamentali per capire veramente quello che succede in Israele e particolarmente a Gaza. In questo importante saggio, scritto da Enrico Bartolomei, Diana Carminati e Alfredo Tradardi con postfazione di Anna Delfino Arcostanzo, gli Autori non vogliono solo ricordare le tragiche giornate dell’offensiva militare “Margine Protettivo” contro la striscia di Gaza, ma soprattutto vogliono dimostrare come la Striscia di Gaza sia costantemente fatta oggetto di rappresaglia dall’esercito israeliano. Questa violenza quotidiana contro il popolo palestinese raggiunge picchi di non sopravvivenza con veri e propri massacri com’è successo, appunto, con le operazioni militari “Margine Protettivo” o in precedenza “Piombo Fuso”. Secondo gli Autori “Gaza è diventata la vetrina dell’industria bellica israeliana. I gazawi si sono trasformati da obiettivi militari a cavie da laboratorio per testare tecnologie militari d’avanguardia che garantiscono massicci profitti all’industria israeliana della violenza. Ma nell’inversione di termini dominante guerra è pace. E Palestina diventa Israele”. E’ un libro indispensabile per capire il vero significato dell’occupazione sionista che offre, al lettore comune, attraverso un percorso storico e un’analisi politica sociale, una visione meticolosa dell’industria della violenza che, nella Striscia di Gaza, rappresenta il paradigma cioè il termine di paragone assoluto perché la violenza lì raggiunge il top in tutte le sue sfaccettature. Non si può non leggere questo libro perché, oltre ad offrirci vari spunti di riflessione, ci permette di capire tutto ciò che i media non ci fanno conoscere e che, anzi, ci nascondono. Da leggere assolutamente. di Andrea Camilleri In questo libro troviamo un “cuntu nicu nicu” e Camilleri riesce a stupirci anche con queste poche pagine, dove ci narra quale groviglio, può nascondersi dietro l’intitolazione di una strada. Naturalmente siamo a Vigata ed è l’undici giugno del 1940, l’Italia è entrata in guerra da un giorno e sono in molti a festeggiare e festeggiano anche al circolo “Fascio & Famiglia” dove regna un’atmosfera trionfante e gioiosa, guastata però dalla comparsa di un noto agitatore antifascista, tale Michele Ragusano che, per aver espresso le sue idee politiche, si è già fatto cinque anni di confino a Lipari. La giornata al Circolo però si guasta subito dopo a causa della morte di Emanuele Persico, un vecchietto e fervente fascista, avvenuta qualche minuto dopo. La sua morte inconsueta lo metterà in buona luce, tanto da fargli meritare una targa: al suo nome sarà intitolata una strada della città di Vigata. Da morto, Persico passa dalla gloria all'infamia, dall'infamia alla gloria con una facilità disarmante, il tutto a dimostrare la suscettibilità e la volubilità mentale del popolo italiano sotto il governo fascista. Camilleri, con grande brillantezza, in questo piccolo racconto e con il suo siculo-italiano del momento, raggiunge vette di umorismo difficilmente eguagliabili. di Hans Tuzzi C’è sempre una prima volta e con questo libro incontro per la prima volta Hans Tuzzi (pseudonimo di Adriano Bon) e la vicenda di cui ci parla in questo libro è un caso di omicidio avvenuto nelle campagne di Abbiategrasso: una ragazza trovata morta con la testa dentro l'acqua della roggia. Non un incidente mortale, perché l'assassino le ha tenuto la testa sott'acqua. Uno di quei casi che per qualche giorno occupano le prime pagine dei giornali, “la ragazza affogata nella roggia”, per poi sparire nel nulla se non si riesce ad arrivare subito al colpevole. Siamo alle porte di Milano, in pratica però, in un altro mondo per non dire in un altro secolo. La ragazza è Giovanna Bertagna, figlia di onesti contadini e per sbrogliare il caso è stato distaccato da Milano il vicequestore Norberto Melis, creatura letteraria dell’Autore. Le ricerche del colpevole procedono a in modo disordinato, vi si aggiunge pure qualche lettera anonima che getta sulla ragazza ombre ambigue, ma il commissario Melis, spesso consultandosi con la colta moglie, comincia a maturare la convinzione che alla fine non sia necessario andare molto lontano e cercare la soluzione nell’ambiente vicino alla famiglia. Il libro è scritto abbastanza bene, anzi, l'Autore approfitta per fare sfoggio di erudizione, ma la trama è fragile e la lettura è resa ancor più difficoltosa a causa dei continui e improvvisi cambi d'argomento. Nel complesso il romanzo non mi è dispiaciuto ma spero di essere più fortunato al prossimo incontro. di Peter James In questo romanzo l’Autore, Peter James, tratta un argomento di grande attualità e descrive magistralmente la figura dello “stalker” una persona affetta da un disturbo della personalità, caratterizzato dal disprezzo patologico per le regole e le leggi della società, dal comportamento impulsivo, dall’incapacità di assumersi responsabilità e dall’indifferenza nei confronti dei sentimenti altrui. Questo è Bryce Laurent ex fidanzato e incubo di Red Westwood, giovane donna di Brighton in fuga dal passato. Red è una bella donna dai capelli rossi, ha poco più di trent’anni, che tramite un sito di “cuori solitari” conosce Bryce, un uomo bello e affascinante di trentacinque anni, e subito ne è attratta. Dopo un po’ di tempo, per effetto di complicazioni relazionali, lei scopre che tutto quello che Bryce le ha raccontato è un cumulo di menzogne per di più da lui emerge un lato oscuro, che aveva tenuto nascosto, così per Red l’infatuazione si trasforma in un vero terrore. Nel giro di un anno e con l’aiuto di amici e della polizia riesce a cacciare l’uomo dal suo appartamento e dalla sua vita. Red è convinta di essersene liberata definitivamente ma non immagina che lui non l'ha mai persa di vista. È il suo stalker nascosto nell'ombra, sta pianificando il modo peggiore per ucciderla e passare dall’amore all’odio purtroppo è facile. Tutto, infatti, cambia e quando Red Westwood si sente finalmente libera dal suo persecutore, anche se le ha fatto ben capire che o lei sta con lui o con nessuno. Nel frattempo conosce e s’infatua di Karl Murphy, che lì per lì reputa, essere l’uomo che aspettava da qualche tempo, l’uomo dei suoi sogni che le farà dimenticare l’incubo che ha vissuto. Purtroppo la sera che dovrà decidere il loro fidanzamento accade qualcosa di orribile. Un uomo è stato ucciso e per l’investigatore Roy Grace inizia uno dei casi più difficili della sua carriera. Bryce è indicato come il potenziale assassino mentre Red viene sottoposta a protezione. Il romanzo è bello, scorrevole e scritto bene anche se qualche morte, in più, si sarebbe potuta evitare. di Jonathan Galassi In questo romanzo Jonathan Galassi già presidente della Farrar, Straus&Giroux, ex regina dell’editoria americana, passato dall’altra parte della barricata, racconta amori tenuti nascosti, rivalità, follie e pettegolezzi mescolando personaggi immaginari ad altri realmente esistiti. Galassi per ricordare il mitico passato dell’editoria indipendente americana, con i suoi editori eccentrici e i suoi autori-eroi incontenibili e rivoluzionari, si affida a Paul Dukach, il protagonista, che cerca rifugio nella letteratura per sottrarsi alla pochezza del suo ambiente familiare sviluppando un’ossessiva devozione per l’opera della grandissima Ida Perkins, la poetessa americana vincitrice di tutti i premi più importanti. Ida è inseguita dai principali editori, in special modo da quelli indipendenti, come Sterling Wainwright e Homer Stern. Il primo è il fondatore della Impetus Editions, pallido e aristocratico amante della Letteratura, della poesia e delle belle donne; il secondo è il responsabile della Purcell & Stern, un personaggio spregiudicato e appariscente e dal comportamento volgare e imprevedibile. Entrambi si contendono da sempre la Musa, Ida Perkins, mentre Paul, editor presso la P&S di Homer, impegnato a mediare tra i due contendenti è destinato a diventare il depositario dell’ultimo e più grande segreto dell’enigmatica poetessa. Il libro è ben scritto, si legge con piacere ma da uno fra i più importanti e influenti uomini di letteratura mi aspettavo qualche rivelazione sul mondo editoriale e sulle sue dinamiche e invece tutto è rimasto molto vago, appena abbozzato e non rispettoso delle attese del lettore.
di Stefano Benni In questo libro Stefano Benni ci presenta una serie di racconti con cui ci accompagna, in un viaggio dell’orrore, alla scoperta di strane creature e di misteriosi fenomeni. Quello che ci porge sono una carrellata di personaggi o mostri fra i più svariati: angeli, demoni, ragazzini, fantasmi, vampiri, preti, manager. Questi mostri non sono altro che le paure, le debolezze e le ossessioni che ci fanno compagnia nella nostra quotidianità permettendoci quindi di riconoscerci e in un certo modo tentare di capire la realtà che ci circonda. L’Autore con il suo stile tipico, tra il serio e il faceto, quindi ci mette di fronte alla verità spingendoci alla riflessione. Certo che, in questi piacevoli racconti, non mancano la fantasia, l'originalità e la capacità di descrivere i mali della società contemporanea ma da uno scrittore di talento, quale egli è, sinceramente mi aspettavo di meglio, non che sia un cattivo libro ma non è uno dei migliori di Benni. di Marcello Fois Con questo libro Marcello Fois chiude la saga familiare dei Chironi iniziata con “Stirpe” e proseguita con “Nel tempo di mezzo” e che ripercorre oltre un secolo di storia d'Italia vista da Nuoro in Sardegna. Non ho letto il primo ma non è un problema giacché l’Autore riprende spesso le vicende familiari. In Luce Perfetta i protagonisti sono due, almeno in principio: Cristian, l'ultimo dei Chironi, e Domenico, un amico fratello con cui è cresciuto insieme perché i padri erano i migliori amici come ci ha raccontato Fois nel libro precedente. Nella quarta di copertina leggiamo "Cristian e Maddalena si conoscono da sempre e se il destino non si fosse messo di traverso, sarebbero già l'uno dell'altra" ma in verità la vera storia d'amore è quella tra Domenico e Cristian Chironi. I due ragazzi s’innamorano della stessa donna, Maddalena, la quale non avrebbe dubbi a scegliere Cristian, se questi non fosse stato impegnato a inseguire la malasorte, ma finisce per sposare, incinta, Domenico. A Cristian non resta che farsi da parte e ad un certo punto, tradito in certi suoi pericolosi traffici politici negli anni di piombo, scompare e gli toccherà farlo in una maniera imprevedibile e tragica tanto che è dato per morto, anche se, non si può mai dire, che sia stata pronunciata l'ultima parola. Senz'altro è una bella storia carica di passioni, colpi di scena, tradimenti e riconciliazioni e anche se, ho trovato, un po’ troppo fantastico il ritorno di Cristian, Ve lo consiglio. di Murakami Haruki Gli uomini senza donne narrati da Murakami Haruki in questo libro sono sette, come i brevi racconti di cui sono protagonisti. Chi sono gli uomini senza donne? L’Autore lo dice nell’ultimo racconto in cui un uomo è svegliato nel bel mezzo della notte con l’orribile notizia del suicidio di una sua vecchia fidanzata. “Un giorno all’improvviso diventi uno dei tanti uomini che non hanno una donna. Quel giorno viene di colpo a farti visita senza che tu ne abbia il minimo presentimento, senza il minimo preavviso, senza annunciarsi bussando o schiarendosi la gola. Svolti l’angolo, e ti accorgi che ormai sei arrivato lì. Ma non puoi più tornare indietro. Una volta girato l’angolo, quello diventa il tuo solo, unico mondo. E quel mondo lo chiami «uomini senza donne». Sì, con un plurale di gelo infinito”. Gli uomini protagonisti di questi racconti narrano una propria storia con una specifica caratteristica, infatti, rievocano gli abbandoni, i tradimenti ed i lutti di cui sono stati vittime e, scoprendosi, rivelano chi erano e cosa sono diventati senza le loro donne. Questi brevi ma intensi racconti di Murakami Haruki sono sicuramente coinvolgenti e mancando, in ognuno di essi, una compiutezza finale riescono ad intrappolare il lettore e ben predisporlo alla vicenda successiva consentendogli, in tal modo, di terminarli, anche, con le proprie fantasie. Un libro da leggere. di Andrea Camilleri La giostra degli scambi di Andrea Camilleri vede il più amato degli investigatori italiani alle prese con un nuovo caso. Dopo una giornata iniziata male il commissario Montalbano, giunto in ufficio, viene informato di un sequestro inconsueto: una giovane donna è stata aggredita in una strada solitaria, narcotizzata e rilasciata dopo qualche ora illesa. Il fatto si ripete dopo qualche giorno e, questa volta, la vittima del sequestro lampo è la nipote di Enzo, il proprietario della trattoria bazzicata da Montalbano. L’unico filo che lega i due sequestri è l’età delle due donne, trent’anni, e il lavoro in banca. Contemporaneamente gli si accosta un’altra indagine che riguarda un incendio doloso di un negozio di elettrodomestici il cui proprietario, Marcello Di Carlo, pare essersi volatilizzato. Entrambi i casi appaiono di ordinaria amministrazione ma un terzo sequestro lampo e il ritrovamento di un cadavere aprono nuovi scenari e le due indagini cominciano a collegarsi. Tocca a Montalbano tessere le fila delle due vicende e ricomporre il puzzle. Nonostante Camilleri lo voglia invecchiato, ritroviamo un Montalbano in forma smagliante che con le sue straordinarie capacità riesce ad offrirci una lettura piacevole e appagante. di Maria Pia Ammirati Dopo la pausa estiva riprendendo uno dei piaceri che amo di più, la lettura di libri, mi ha fatto incappare in questo libro un po’ strano. Per carità il libro si legge velocemente ma la storia, pur bastantemente interessante, non decolla mai. La protagonista de “La danza del mondo” è Linda che lascia il marito, considerato privo di attrattiva e l’amante, più grande di lei, che sembra irrequieto e non vive fino in fondo la loro storia. Così, dopo un aborto spontaneo, decide di fuggire da un’esistenza insignificante e intraprende un viaggio che la porterà a conoscere la semplicità, la bontà ma principalmente il male, la cattiveria e l'odio ma anzitutto apre il suo cuore e allora scopre in se stessa una donna sconosciuta. Ciò che colpisce il lettore, infatti, sono i sentimenti profondi e contrastanti della protagonista ma gli argomenti sono poco approfonditi e non si arriva mai all’eccezionalità tanto da lasciarmi parecchio perplesso. di Clara Sánchez Questo libro, in perfetto stile Sánchez, ci guida in una storia in cui niente è come sembra. Questa volta, la vicenda ha per protagonista Emma, da poco assunta a lavorare nella Torre, un immenso edificio di vetro pieno di uffici e di gente occupatissima con relazioni umane inesistenti o fasulle. Emma, che vive un momento particolare a causa dell’abbandono da parte del suo fidanzato, si trova a svolgere un impiego lontano dalle proprie aspirazioni, il sogno di diventare una scrittrice, e un lavoro con una realtà quotidiana fondata su gelosie, arrivismi, mobbing e prepotenze. L’opposto di tutte le sue aspettative. Tutto cambia con l'improvvisa scoperta e la morte del proprio capo in circostanze molto misteriose che proiettano Emma nello sconforto tanto da temere per la sua stessa incolumità. Affronta, perciò, la circostanza di petto e con coraggio arrivando a scoprire che, dietro l’austera e lussuosa apparenza degli uffici dove lavora, si celano segreti inconfessabili e complicate verità. Ciò le sarà utile per cambiare il suo destino all’interno della Torre. Verità e realtà che non sono mai nette e definitive e che ottengono l’effetto di tenere il lettore sempre attento perché, l’Autrice, esponendo una storia mai scontata lo sorprenderanno fino all’ultima riga. Le vicende narrate, infatti, oltre a mettere in dubbio tutto e tutti esplorano l'animo umano, le sue manie, i suoi vizi e ciò che ognuno è disposto a sacrificare in nome dell'ambizione. di Giovanni Tizian “La testa mozzata di Sebastiano Corrello fluttuava nell’aria. «Passa, cornutu», Demetrio la reclamava mentre mimava una sforbiciata della migliore tradizione calcistica sudamericana”. Comincia così questo libro, e subito ho come un flashback, un avvenimento che ritrovo tramite il web: è il 1991 e il 3 maggio era stato ucciso un salumiere. Uno dei killer con uno dei suoi coltelli gli taglia la testa, poi, la lancia per aria, in mezzo alla strada e gli altri si divertono a fare il tiro a segno. Siamo a San Luca (nel romanzo diventato San Michele) sul versante jonico dell’Aspromonte. Nell’adattamento del romanzo la storia ha, per protagonisti, sei ragazzi predestinati a ereditare il potere della cosca De Pasquale, una delle ‘ndrine calabresi più potenti e traghettarla dall’Aspromonte ai mercati finanziari mondiali ripulendo i proventi delle attività illecite. La storia, dalla Calabria si sposta a Bologna, dove due giornalisti scoprono l’impero del Clan De Pasquale e con le loro inchieste, scavano sempre più a fondo nel malaffare. L’oltraggio arrecato alla ’ndrangheta costringe i loro sgherri a valersi, ancora una volta, della violenza uccidendone uno, ma rafforzando in questo modo la volontà di verità nel superstite. In una delle prime pagine del seguito di copertina l’Autore dichiara “Le vicende narrate in questo romanzo si ispirano a fatti di cronaca e a inchieste giudiziarie che hanno fatto molto discutere per la rilevanza delle persone coinvolte. I nomi dei personaggi sono di fantasia, ma le dinamiche, le logiche criminali, la spregiudicatezza, la ferocia sono purtroppo terribilmente reali”. Nella fantasia/reale, dell’Autore, c’è di tutto: i rapporti tra la criminalità organizzata e la massoneria, i servizi deviati e la finanza illegale. Il romanzo è di un’attualità sconcertante e Giovanni Tizian dimostra di essere un buon conoscitore del sistema delle ‘ndrine e dei giochi di potere, a ciò ha aggiunto un equilibrato uso di colpi di scena, rendendo la lettura appassionante e coinvolgente. Consigliato non solo a chi non conosce il volto nuovo della ‘ndrangheta ma a tutti. Confessioni e consigli delle ragazze di successo di Maria Latella In questo libro, scritto con una semplicità disarmante, una donna Maria Latella, parla di donne. Donne con incarichi di responsabilità e ruoli di potere nella società, nell'impresa, nella vita pubblica che sono riuscite a concretare, insieme, femminilità e carriera. Tra le intervistate ci sono: Laura Boldrini presidente della Camera dei deputati, la presidente della Rai Anna Maria Tarantola, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, Barbara Berlusconi, la stilista Frida Giannini, Marine Le Pen, Rachida Dati, l’avvocato dei potenti d’Italia Paola Severino, la magistrata Lucia Aielli minacciata dalla camorra, la scienziata Sandra Savaglio, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, Luisa Todini, Fernanda Contri, famosa avvocato e giudice della Corte Costituzionale, la ministra Marianna Madia e Paola Cortellessi. Donne Alfa, come si dice oggi, che si confessano e svelano i loro consigli di vita. Nel nostro Paese, purtroppo, sono ancora pochi gli esempi di donne di successo, le qualità, i pregi, le capacità delle donne non sono, spesso, abbastanza apprezzate e c’è sempre il rischio latente che quella conquista sia imputata ad altri meriti e non alla semplice bravura. L’Autrice, che parte dalla propria esperienza e dalla propria storia di giornalista di successo, con le sue informazioni, ci presenta le storie di queste donne che hanno vinto e che smentiscono il ritornello per cui il nostro “non è un paese per donne”. Sono donne legate tra loro da un’infanzia normale con genitori molto presenti, di stampo diverso, ma con ruoli ben definiti anche se di ceto sociale molto semplice. La lettura richiede un’attenzione accorta, perché il percorso è strutturato secondo le diverse fasce di età delle protagoniste, ma è scorrevole e interessante. Lo consiglio a tutti, non solo alle donne. di Osvaldo Guerrieri In questo libro, Osvaldo Guerrieri, narra il romanzo della vita di Curzio Malaparte, un grande giornalista, avventuriero, rinnegato, un trasformista di talento in cui si sono riflessi le contraddizioni, i drammi e le farse di un’avventura umana che non ha avuto uguali nella prima metà del Novecento. Uomo di grande personalità, colto, arguto ma primariamente narcisista ha dedicato la sua vita, principalmente, a se stesso. Possiamo dire, con certezza, che Curzio Malaparte, il cui nome vero era Kurt Erich Suckert, l’intellettuale dandy di un fascismo che andava ora deridendo ora ossequiando, è stato l’ultimo dannunziano del secolo scorso. L’Autore ci racconta la sua vita dal confino di Lipari, un’isola battuta dallo scirocco, dove lo aveva mandato il Duce su pressione di Italo Balbo, impermalitosi dopo un litigio verbale. Così il fascista Malaparte, accusato di antifascismo, prima era stato rinchiuso a Regina Coeli per cinquantacinque notti, poi inviato al confino per cinque anni. Nel libro conosciamo il grande giornalista, a trenta anni aveva diretto il quotidiano La Stampa, che fu licenziato, con una paccata di soldi, dopo uno scontro con il senatore Giovanni Agnelli suo nemico di una vita. Poi, acquisiamo tutti i suoi amori impetuosi ma mai veramente profondi, mai passionali, spesso strumentali e decorativi come quello con la misteriosa e sensuale Flaminia, che ottiene da Mussolini in persona il permesso di andare a trovare l'amante a Lipari, oppure quello con Virginia Agnelli, considerata uno strumento per abbattere la potenza del Senatore e impadronirsi della Fiat. Nello sfondo ci sono le due guerre mondiali, la macchina stragista del nazismo, la nascita del comunismo sovietico e di quello cinese, la conquista coloniale e naturalmente i suoi libri di enorme successo che hanno ferito la sensibilità comune, da Tecnica del colpo di Stato a Kaputt a La pelle. Una vita talmente avventurosa che in un periodo di salute cagionevole, nel 1957, lo porta prima in Urss e poi in Cina per esplorare di dentro le rivoluzioni diverse dal fascismo, ma che poi lo costringe a tornare velocemente in patria dove muore, di cancro, a Roma. Insomma il libro, piacevole da leggere, è il ritratto di un geniale vanitoso. CREARE LAVORO COME SPRIGIONARE IL POTENZIALE PRODUTTIVO ITALIANO di Luca Meldolesi In questo libro Luca Meldolesi, economista, storico del pensiero, esperto dello sviluppo del Mezzogiorno e del funzionamento dello Stato sostiene che per creare occupazione, lavoro, bisogna sprigionare il potenziale produttivo italiano e sintetizza, con poche ed efficaci parole, il dovere di una P.A. che s’ispiri ai valori e ai principi della buona amministrazione “Fare meglio e di più con meno”. Per far ciò, però, non bastano le politiche pubbliche, serve un nuovo e diverso approccio culturale da parte di tutti. Di conseguenza, se la crescita resta un miraggio, non è solo colpa dei politici cattivi o incapaci, ma anche dei cittadini e perciò bisogna affrontare il problema alla sua radicalità intervenendo sui diversi livelli, in modo strutturale e ampliando il numero di soluzioni possibili, per superare i limiti oggettivi dei modelli economici tradizionali. Il ragionamento suggerito dall’Autore va al di là dall’ordinario e, muovendosi tra l’osservazione della quotidianità e del territorio, riesce a mostrare che bisogna estrarre “il meglio” che si possa ricavare da tutte le idee economiche. Altro merito del libro è il concetto concernente, l’efficienza della gestione della cosa pubblica che, malgrado tutte le contraddizioni, stabilisce di percepire il “politico” al servizio del pubblico. La lettura e la comprensione dei concetti espressi richiedono molta attenzione ma, alla fine, ripagano dell’impegno assunto. La biblioteca dei libri proibiti di John Harding Se vi va di leggere un romanzo particolare, un thriller-psicologico ben costruito, per un viaggio al centro di una mente solitaria e paranoica vi dico accomodatevi ma per il resto non ve lo raccomando. Nel libro si racconta la storia di Florence e del fratellino Giles che, rimasti orfani da piccoli, vivono nella vecchia dimora dello zio eternamente assente e lontano dalla vita dei due, tanto da far sorgere il dubbio se effettivamente sia ancora vivo. Siamo nel New England nel 1891 nell'antica dimora di Blithe House. Le giornate dei due piccoli, attorniati dalla governante Grouse e dai vari domestici, procedono tra giochi e corse in questo enorme palazzo antico che è la loro dimora, ma un giorno, giocando a nascondino, Florence entra per caso nella biblioteca e rimane stupita da quanti libri ci siano lì e decide di incominciare a leggerli. Florence ha dodici anni e ogni giorno aspetta con ansia, attenta a non far rumore, di entrare nella vecchia biblioteca albergata dalla polvere e dall'abbandono dove ci sono, ormai, gli unici amici che le tengono realmente compagnia, i libri. Libri proibiti per Florence così come imposto dallo zio che l'ha condannata a vivere confinata in casa insieme alla servitù. La situazione cambia bruscamente quando Giles è mandato via dal collegio in città, e torna definitivamente a Blithe House, per essere formato da un’istitutrice. Dopo la morte misteriosa e accidentale della prima, ne arriva una nuova, la signorina Taylor, le cui numerose stranezze non tardano a insospettire Florence, disposta a tutto per salvare il suo fratellino dall’influenza che la donna giorno dopo giorno ottiene su di lui. Le cose misteriose che incominciano ad accadere nella casa predispongono Florence a stare sempre all’erta ed il lettore, man mano che prosegue con la lettura, è posto davanti a tanti enigmi, nessuno dei quali sarà risolto ed il mistero assoluto di questo libro è la mancanza totale di un finale che abbia un senso compiuto. Peccato! Perché lo stile di scrittura è molto fantasioso e la storia intrigante. di Salvo Vitali Questo piccolo grande libro non è l’ennesimo su Peppino Impastato ma parla dei suoi amici, ragazze e ragazzi che all’indomani dell’assassinio si attivarono affinché fosse riconosciuto per quello che era stato e non rimanesse impunito. L’Autore è uno di loro e ne ricostruisce la storia durata ventiquattro anni in cui la vicenda di Peppino Impastato è ricomposta attraverso il racconto dei compagni e l'irriducibilità di una madre che chiede giustizia per l'uccisione del figlio. Il lavoro di raccogliere dati, prove e testimonianze che smentissero l’idea insensata del suicidio che inseguivano gli investigatori è accurato e Salvo Vitale elabora con precisione il suo percorso umano e politico e quello del gruppo di ragazzi che una mattina, svegliandosi, aveva appreso la brutta notizia dell’omicidio di uno di loro. Chi lo indicò suicida, chi terrorista, chi entrambe le cose. Le cose più gravi furono, però, gli intrighi e le prove false per nascondere una verità che tutti loro conoscevano cioè l’uccisione da parte degli sgherri inviati da Tano Badalamenti e dai suoi soci cui Peppino aveva indirizzato lazzi e contumelie dalle frequenze di Radio Aut. Sono passati molti anni ma alla fine la verità è venuta a galla così com’è stato dimostrato che i depistaggi sono stati il tentativo spesso riuscito di occultare verità scomode. La storia ha dimostrato che Cosa Nostra non è stata soltanto un’attività criminale legata al territorio, al pizzo, alle estorsioni o qualche altro fenomeno di aggressione al patrimonio, ma ha provato che il controllo sul territorio è avvenuto attraverso un dialogo continuo con i poteri dello Stato e la sentenza e le indagini l’hanno documentato. Da leggere ad ogni costo. L'ARTE DI RACCONTARE LA NATURA a cura di Matteo Sturani In questo libro Matteo Sturani, naturalista di terza generazione, ha raccolto alcune tra le più belle pagine della letteratura mondiale in cui scienza e poesia parlano la stessa lingua. In sostanza ci sono, nel libro, una serie di racconti concernenti il rapporto con la natura e l'arte di saperla raccontare. Infatti ci troviamo, in esso, ritagli di famose opere di grandi scrittori e poeti come Nabokov, Neruda, Levi, Calvino, Jünger, Thoreau, Wilson, Heminghway solo per citarne alcuni, e senza voler fare torto agli altri, uomini che hanno in comune la passione per l'osservazione delle bellezze naturalistiche che ci circondano e che hanno conservato, per tutta la loro vita, lo stupore infantile di fronte alle innumerevoli forme che la vita può assumere nello spazio e nel tempo. Sono seducenti pagine di scritti da cui emerge, oltre alla grande abilità degli autori nel comunicare le loro sensazioni ed emozioni provate, la loro maestria nel raccontare la natura come una vera e propria arte da coltivare e curare. Ogni racconto è un quadro, un paesaggio nel quale anche il lettore più distratto arriva a farsi trasportare e immedesimare. Un bel libro che affascina e che accende il desiderio di osservare, la natura che ci circonda, con occhi diversi. di Antonio Manzini C’è sempre una prima volta e in questo caso tocca ad Antonio Manzini con questo intenso giallo d'azione, un noir con parecchie spavalderie divertenti di un personaggio a me nuovo, Rocco Schiavone, vicequestore sui generis, romano, pungente, sboccato, geniale, appassionato di donne, ironico, testardo, in servizio ad Aosta. Dove il vicequestore sempre con il loden e le Clarks sta sfidando un mese di maggio nevoso che lo porta a essere di umore sempre più cupo e che per giunta incappa in qualcosa più grande di lui, infiltrazioni della criminalità organizzata nella scomparsa di Chiara Berguet, figlia unica, di una famiglia appartenente alla ricca borghesia del posto, e in cui Schiavone s’imbatte per caso. Frattanto due uomini con un furgone rubato si vanno a schiantare contro un albero. Si sa poco o nulla delle due vittime, sono due disperati, anelli deboli di un sistema più crudele di loro. Contemporaneamente anche il passato del vicequestore bussa alla sua porta, a ricordargli che per lui non esiste primavera alcuna. La trama e gli sviluppi della vicenda sono un po’ ingarbugliati ma servono a coinvolgere il lettore e permettono, all’Autore, di esporre l’Italia contemporanea con particolare efficienza e che s’inseriscono molto bene con le azioni e i pensieri del vicequestore anche se mi ha lasciato un po’ perplesso il finale che anticipa una sequenza. Da New York all'Italia: storia del mio ritorno a casa di Joe Bastianich Giuseppino di cui si parla, in questo libro, è Joe Bastianich, l’Autore e questo è il vezzeggiativo con cui l’ha sempre chiamato la nonna Erminia. Bastianich è un importante e noto restaurant man negli Stati Uniti, diventato famoso anche in Italia come giudice di Masterchef. Il libro è una forma di autobiografia, scritta con la collaborazione di Sara Porro, che racconta il suo rapporto con l’Italia e in particolare con la cucina italiana e con il vino. La storia di Joe, nato nel Queens, è la storia di una famiglia di emigrati che gliel’han fatto a realizzare il sogno americano. Infatti, la sua famiglia, di origini istriane, era fuggita dalla propria terra dopo la Seconda Guerra Mondiale. La mamma Lidia Bastianich, partita dal nulla, nel corso di una vita piena di sacrifici, ma anche di entusiasmo, è diventata una delle più grandi chef/ristoratrici degli Stati Uniti, ed è da sempre ambasciatrice della cucina italiana. Joe, dopo un breve periodo di lavoro a Wall Street, lascia tutto e parte per un lungo viaggio in Italia che lo porta a scoprire straordinarie realtà del mondo dell’enologia e della cucina. Perciò ritornato negli States decide che è il momento di assecondare la sua vera passione cioè la ristorazione. Nel libro, dunque, ci racconta il primo passo verso una carriera di grande successo con il socio, Mario Batali, culminata con la recente apertura di un ristorante in Italia, Orsone a Cividale del Friuli e fino all’avventura a Masterchef. Il libro, la storia di un ritorno a casa, è di facile lettura e molto piacevole. di Giuseppe Marotta Solo un ufficiale giudiziario poteva scrivere una realtà così dura e con una narrazione struggente e intensamente umana del nostro paese oggi e Giuseppe Marotta, l’Autore di questo libro, è un ufficiale giudiziario e ci offre la problematica degli sfratti visto da una prospettiva sconosciuta e inaspettatamente umana e compassionevole mettendosi in gioco in prima persona. Lui che ha l'onere di portare in giro cattive notizie, recapitare grane non da poco, raccogliere gli sfoghi altrui e rincorrere debitori incalliti o incolpevoli. Lui che è una figura odiata e temuta e allo stesso tempo garante di giustizia e artefice di mediazione. Sono cose davvero spiacevoli quelle che Marotta racconta addentrandosi nella vita delle persone per farle uscire da casa. Ci fa rivivere le numerose contrattazioni tra proprietari affranti e disperati e inquilini che non sanno dove andare una volta che saranno sbattuti fuori e con fabbri pronti a cambiare serrature. Il pregio del libro consiste proprio nel mostrarci come, effettivamente, vadano le cose in questo sistema che oltre a non garantire il creditore non dà nessuna garanzia al debitore. Nonostante la drammaticità dell’argomento, comunque, il libro è gradevole e ve lo consiglio. di Agnès Bénassy-Quéré e Benoît Cœuré In questo libro Agnès Bénassy-Quéré e Benoît Cœré, economisti francesi, cercano di spiegare come funziona e come, qualche volta, non funziona la Zona euro lasciando, poi, al lettore il compito di esercitare il proprio giudizio rispondendo alla domanda: che cosa ci ha portato l’euro? I due economisti spiegano, comprensibilmente, i tre pilastri alla base dell’Unione monetaria che sono: la BCE che non può monetizzare i deficit dei paesi appartenenti all’euro; uno stato in crisi che non può essere salvato dagli altri e che uno stato sovrano non può fallire. Chiariscono, altresì, i tre peccati originali nella costruzione europea che sono: l’unione monetaria che non prevedeva l’unificazione della sorveglianza bancaria; il controllo reciproco tra stati basato su meccanismi limitati alle politiche fiscali; la mancanza di meccanismi d’intervento nel caso in cui uno stato membro si trovi in difficoltà a onorare il proprio debito pubblico. In questa edizione italiana, ulteriormente, il lettore è facilitato nel superamento delle difficoltà d’intendimento dal saggio introduttivo di Francesco Giavazzi e Caterina Rho i quali sostengono che il principale problema, della discordia, non è il completamento dell’unione monetaria ma la cancellazione degli squilibri creatisi in questi quindici anni. Il libro richiede una lettura impegnativa ma è molto interessante. la criminalità straniera alla conquista dell'Italia di Giovanni Conzo e Giuseppe Crimaldi In questo libro, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli Giovanni Conzo con la collaborazione del giornalista del “Mattino” Giuseppe Crimaldi, denuncia la necessità di più mezzi per contrastare la diffusione nel nostro paese della criminalità organizzata immigrata. Le mafie straniere presenti oggi, in Italia, sono di varie specie e colori, si va da quelle africane a quelle dell’est europeo a quel sud americano per arrivare a quelle russe e cinese che non sono fenomeni di poco conto, ma rappresentano le “mafie” più agguerrite d’importazione, a cominciare da quella delle Triadi cinesi o dei Black Axes, le “Asce nere” dei nigeriani, particolarmente attivi al Nord come nel sud dell’Italia. A spartirsi, dunque, i circa 200 miliardi di euro l’anno (secondo dati Eurispes) dei proventi illeciti partecipano anche queste grandi organizzazioni mafiose d’importazione così come le piccole organizzazioni di albanesi, romeni, bulgari e macedoni anche quest’ultime presenti in quasi tutto il territorio della nostra penisola. Infatti, il libro è un excursus nell’Italia criminale, affetta dalle mafie nostrane, come da quelle straniere, spesso attrici di una pericolosa attività sinergica che opera in tutti i settori dell’economia e gli Autori ci presentano dati estratti sia da fascicoli d’indagine della Dia o della polizia che dai rapporti dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna e dalle relazioni della Commissione parlamentare antimafia. Gli interessanti apporti di indagini giornalistiche completano il quadro della loro ricerca. Che dire? È un libro di denuncia da leggere che segnalo ai visitatori del mio sito web che vogliano approfondire la conoscenza sui fenomeni criminali d’importazione. di Nadia Terranova In questo libro la giovane autrice, Nadia Terranova, presenta una storia d'amore con scrupolosità senza tralasciare il contesto storico, ideologico e politico di quel periodo. Siamo a Messina negli anni ‘70, dove Aurora Silini, secondogenita di sei figli, del direttore del carcere, fascistissimo, era lodata dalle suore come alunna modello e Giovanni Santatorre, terzogenito di un avvocato comunista, ragazzo ribelle e svogliato, si conoscono tramite un casuale incontro e il comune infervoramento politico, all’università nel 1977, e nasce l’amore. Aurora e Giovanni sono la classica coppia in cui lei resta subito incinta e allora ci si sposa, ci s’illude e poi si delude. E, mentre Aurora si assume tutte le responsabilità della vita quotidiana, lui insegue il sogno dell’eroe negativo che vuole realizzarsi nel compiere clamorosi gesti rivoluzionari. La fragilità che lo caratterizza lo condannerà a ruoli secondari senza alcun significato e di cui egli stesso avrà disprezzo e presto si troverà prigioniero della sua debolezza che solo il rapporto tenero e disinteressato con la figlia Mara riuscirà a restituirgli, in parte, quella dignità perduta. Una storia, amara ed intensa che riporta al fallimento di una generazione e che evoca con precisione e grande suggestione il fascino maledetto e coraggioso di quegli anni. Un libro molto amaro che non fa sconti a nessuno, ma che si snoda con obiettività ed equilibrio. di Andrea Camilleri In questo nuovo giallo coinvolgente, Andrea Camilleri, ci fa conoscere un uomo di spicco dell’authority per il controllo delle banche, Mauro Assante, che ha sempre anteposto lavoro e serietà in cima alla lista delle sue priorità, sacrificando altri aspetti della sua vita personale, si è sposato molto tardi e ancora adesso poche emozioni, sembrano riuscire a far breccia nel suo temperamento. Mauro è sposato con Mutti e ha un figlio, Stefano. Non ha vizi né ne ha mai avuti, porterebbe avanti una vita noiosa e pedante, com’è lui in fondo, se non ci fosse una moglie esuberante ed estroversa che riesce a fargli vivere anche un po’ di vita sociale. Mutti è in montagna con il bambino, Mauro è a casa da solo, impegnato nella stesura di una relazione dopo un’ispezione in una banca. In questa solitudine temporanea accompagnata di un lavoro snervante improvvisamente si materializza Carla una ragazza giovane e molto bella che riesce a mettere in pericolo le sue solide barriere morali. Le oscure vicende bancarie e le altrettanto indistinte vicende sentimentali completano questo romanzo più che mai attuale, ma che è al tempo stesso la parabola di un uomo solo di fronte a un compito più grande di lui, forse onesto, ma circondato dall’invisibile ragnatela della corruzione. Camilleri ci offre una bella storia, che si legge tutta d’un fiato, che coincide con il dramma di un onesto bancario e che suggerisce, soprattutto a chi lavora in certi ambienti ed a certi livelli, di tenere sempre occhi ben aperti, anche al cospetto di invitanti bellezze fatali. Il colpo di stato di banche e governi di Luciano Gallino In questo libro, il prof. Luciano Gallino, definisce la crisi cominciata nel 2007 e che nel 2015 ancora sconvolge il mondo "Il più grande fenomeno d’irresponsabilità sociale di istituzioni politiche ed economiche che si sia mai verificato nella storia"e le politiche di austerità dei governi UE non segnano semplicemente un cedimento della politica al potere della finanza. E’ stato, sostiene l’Autore, un vero di un colpo di stato che ha portato all’espropriazione subitanea e categorica delle prerogative dei cittadini e dei parlamenti da parte delle banche e dei governi con l’appoggio della troika di Bruxelles. L’analisi, ben argomenta, demolisce tutte le verità indiscusse del neoliberalismo e comprensibile a tutti anche ai non addetti ai lavori. Insomma, la crisi, non è stata un incidente di percorso ma è il prodotto di distorsioni profonde dell'intero sistema finanziario e monetario. E non è stata concepita soltanto dalle Banche Centrali (Bce, Fed americana, Banca d'Inghilterra) e il Fondo monetario internazionale ma anche altri enti come le banche universali sia private (Bnp-Paribas o Unicredit) che pubbliche come le banche regionali tedesche. E non si limita a denunciare la fine dell’autonomia degli stati sovrani contestando le ricette di austerity sul welfare state da parte di governi tiranneggiati dal sistema economico e che sono intervenuti in aiuto dei gruppi finanziari con iniezioni di immense somme di denaro, il cui prezzo è stato addossato ai salariati, legittimando il privilegio di dettare, d’accordo con il Consiglio europeo, "i rimedi per uscire dalla crisi, come se questa fosse stata causata da un eccesso di spesa sociale". Gallino mette in risalto gli attacchi portati alla democrazia Europa e rivendica il primato della piena occupazione e riconduca la finanza al servizio dell'economia reale. Consiglio questo libro, imperdibile, ai giovani, in modo che smettano di inseguire le idiozie di opinionisti prezzolati e politici da quattro soldi, e a tutti quelli che vogliono capire il momento attuale. di Umberto Eco Con “Numero zero” Umberto Eco ci presenta un particolare quotidiano, Domani, destinato a diventare uno strumento di ricatto per procacciare affari e potere al suo fantomatico editore. Il commendatore Vimercate, un parvenu possessore, tra l’altro, di emittenti televisive commerciali che affida a uno spregiudicato giornalista di sua fiducia, ma che gli serve per entrare “nel salotto buono della finanza”, esibendo un giornale predisposto per sostenere la verità su tutto, con dodici numeri zero che non andranno mai in edicola. Le riunioni di redazione diventano perciò un laboratorio per produrre complotti, per ordire una “macchina del fango” operando come se si facesse seriamente. Già dalle prime pagine, l’Autore, fa emergere i rapporti ambigui e compromettenti tra l’editore e il direttore, e comprendere come la libertà di stampa possa essere spesso condizionata, se non tradita, da valutazioni d’interesse e opportunismo. Siamo a Milano nella primavera del 1992, l’anno di Tangentopoli ma si va all'indietro, a sfogliare tristi pagine della storia italiana ed europea dalla fine della seconda guerra mondiale fino ad oggi. Pertanto non aspettatevi l’Eco del Nome della rosa o del Cimitero di Praga, qui troverete uno sberleffo alla stampa e ai giornalisti asserviti ad editori senza scrupoli ed arrivisti facendo nascere nel lettore il sospetto su tutto ciò che, gli è stato raccontato da certa stampa e da certi organi d’informazione, possa nascondere sempre in sé un’altra verità. Braggadocio uno dei redattori, del fantomatico giornale, che indaga sul golpe Borghese ed è convinto che Mussolini sia stato ucciso ma sia stato riparato in Argentina, non riesce a portare a termine lo scoop di una vita. Convalidando la tesi sostenuta da egli stesso cioè che “I giornali non sono fatti per diffondere, ma per coprire le notizie”. Banale? A me non è dispiaciuto, anche se rappresenta un genere completamente diverso dagli altri libri di Eco. di Pietro Di Donato Questo bellissimo libro parla di emigrazione di quando gli emigrati italiani partivano, ai primi del novecento, per andare a vivere e morire nel Nuovo Mondo. Il libro, autobiografico, che si innesta a pieno titolo nella grande tradizione letteraria italo-americana del Novecento fu pubblicato in America nel 1939 e fu definito, allora, libro-evento dell’anno. La vicenda narra di uno di loro, Geremia, un immigrato abruzzese capomastro di un cantiere edile che il giorno di venerdì santo del 1923 precipita da un’impalcatura e annega in una colata di calcestruzzo. Con lui svanisce anche il sogno di una nuova casa, condiviso per anni con la moglie Annunziata. Luigi, fratello di Annunziata e anche lui muratore, ritiene opportuno assumersi il peso e la responsabilità dell’intera famiglia, la sorella e gli otto nipoti, ma un altro incidente sul lavoro lo renderà per sempre invalido. Protagonista della storia e del romanzo, invece, è Paolo il figlio dodicenne di Geremia e Annunziata. Il ragazzo diventerà muratore, a dispetto della sua giovane età, si conquista la comprensione dei compagni di lavoro e inizierà a costruire palazzi con la consapevolezza di saper distinguere l'umiliazione dello sfruttamento con la disperata ricerca di un Cristo che non sa fornire una prova della sua esistenza. Nel libro ritroviamo tutta la condizione degli immigrati, costretti prima alla fatica di trovare il lavoro e poi a quella di mantenerlo, dove emerge la fame, la fatica, la sofferenza, la solidarietà e gli affetti dei primi emigranti, a l’America, dove la speranza è affidata, anche, alle parole delle fattucchiere e alle preghiere. Dieci anni dopo la prima edizione del romanzo, Edward Dmytryk, ne concepisce un film con il titolo di “Give us this day” con Lea Padovani nei panni di Annunziata e premiato a Venezia. Il libro colpisce oltre che per il tema anche per il linguaggio degli immigrati, è una terza lingua, che mescola i dialetti italiani all’inglese imparato nei quartieri popolari che ospitano immigrati di tutto il mondo sbarcati negli Stati Uniti alla ricerca del sogno Americano. Ve lo Consiglio. di Alberto Angela Questo non è solo un libro, così come non è solo un romanzo e nemmeno un saggio bensì è un viaggio nel scienza, la diffusione e il saggio calandosi nei panni di alcuni abitanti ed accompagnando, il lettore, per le strade della città nelle ore precedenti la tragedia. L'Autore, precisamente, costruisce passo dopo passo le ultime ore di Pompei rispondendo alle domande che, tutti i visitatori, si sono posti e continuano a porsi cioè: perché nessuno si era accorto di vivere alle pendici di un vulcano pericolosissimo? Perché i residenti in quell’area ignorarono per anni gli avvertimenti che il vulcano inviava loro attraverso i terremoti sempre più frequenti e distruttivi sino a giungere a segnali molto più evidenti nelle ore precedenti l’eruzione? Alberto Angela, raccontandoci la storia come un romanzo ci fa vivere le vicende che segnarono gli ultimi giorni di Pompei e di tutta la zona circostante, infatti, ci disegna, i personaggi e i ruoli che animeranno queste pagine, aggiungendo chi sopravvivrà e chi no. Una delle protagoniste di questa interessante parte dell’autunno del ’79 d.C., è la nobildonna Rectina, con un nome insolito e una delle prime imprenditrici della storia. Ciò che comunque conquista il lettore è la capacità dell’Autore di raccontare la storia con ricostruzioni verosimili accadute nelle ore precedenti la tragedia e durante la catastrofe stessa non tralasciando la vera storia e collocandola nella più grande parte della storia romana senza scarseggiare di dati scientifici. L’inserimento, poi, di illustrazioni è veramente chiarificatore. Che altro dire? E’ un libro veramente bello e interessante e una promozione del sito tanto da spingerti ad andare a visitare Pompei e l’intera area.
di Andrew Borowiec Andrew Borowiec è “il ragazzo di Varsavia” il bambino soldato che, quando nel 1944 prese parte alla rivolta di Varsavia, non aveva compiuto ancora sedici anni. Proprio di recente, resosi conto, di essere uno degli ultimi sopravvissuti, ha voluto raccontarci l'orrore, cui aveva assistito, in questo libro che ha dedicato a tutti i ragazzi di Varsavia, specialmente a quelli che non sono mai diventati adulti. In esso narra i cinque anni di vita trascorsi in mezzo ai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale con particolare riferimento alla rivolta della città di Varsavia, durante la dominazione nazista, uno degli episodi di guerriglia urbana più cruenti e sanguinosi della storia. Una storia vera, autobiografica, piena di passione, lotta sangue, morte, speranza, delusione che inizia quando, l’Autore, compartecipa alla rivolta con il nome di battaglia “Zych” che non perderà quasi mai il suo entusiasmo fanciullesco, nelle prime pagine è proprio un bambino di undici anni, riguardo alla guerra. Un entusiasmo che traspare ancora nonostante abbia cominciato a scrivere, queste memorie, dopo il cinquantesimo anno di vita, anche se le prime impressioni le avesse scritte sulla carta igienica dell’ospedale da campo per prigionieri di guerra dov’era alla fine della rivolta. Borowiec, in seguito diventato giornalista specializzandosi come corrispondente di guerra, ha trattato le sue memorie giornalisticamente facendo perdere, nel finale, quella purezza dei sedici anni e il tragico disincanto di chi ha conosciuto sulla propria pelle la brutalità della guerra, anche se rimane un testimonianza straordinaria. di Perry Anderson In questo libro Perry Anderson, storico e saggista inglese, racconta gli ultimi venticinque anni del nostro Paese con un occhio verso il futuro prossimo. L’Autore in questo saggio, che in lingua originale s’intitola “The Italian Disaster”, parla appunto del disastro italiano, raccontando con la concretezza degli storici inglesi, una sequenza di fatti, date, pochi commenti e molti argomenti. Infatti, la veloce panoramica si sposta da Tangentopoli alla fine della Dc, dalla scomparsa del Psi alla disgregazione del Pci per arrivare alla discesa in campo del Cavaliere, che ama l’Italia, ma che dopo vent'anni telefona in questura per fare in mondo che una ragazza di sua conoscenza non abbia guai con la giustizia, spacciandola, pare, per la nipote di Mubarak mentre nel Paese dilaga la corruzione e cresce la crisi ideologica, politica, sociale, culturale e morale. Insomma, quella di Perry Anderson è un’analisi completa e attenta, che racconta le vicende politiche italiane, e i personaggi degli ultimi decenni inserendoli nel contesto Europeo. Fino all’arrivo di Matteo Renzi, il giovane premier italiano che, come rileva Anderson, ha un'ambizione forse esagerata e sta giocando una partita azzardata nel momento in cui sul suo capo grava la crisi economica che persiste e l’esuberanza ambiziosa del giocatore coraggioso, che rischia di farsi molto male. Un’analisi interessante e molto schietta. Solidarietà un'utopia necessaria di Stefano Rodotà Appena hai terminato di leggere questo libro non puoi rimanere indifferente perché Rodotà, con la solita competenza e la straordinaria passione civile, ti ha condotto per mano in un viaggio di storia delle idee, dei principi e delle leggi intorno a una parola “Solidarietà”. Dopo l’excursus storico degli ultimi secoli in cui descrive i movimenti e la sostanza ci presenta la situazione in Italia. Nella costituzione italiana il principio di solidarietà, menzionato nel secondo articolo, acquista consistenza nel rapporto con il doppio criterio del carattere fondante del lavoro e della dignità del lavoratore. Collocato nel punto d’incrocio, e di tensione, tra i piani dell'etica, del diritto e della politica, il criterio di solidarietà deve continuamente allargare i propri confini per riempire le forme sempre nuove che assume la politica e se fino agli anni Settanta essa riguarda essenzialmente la sfera dello Stato "d’assistenza" oggi, deve misurarsi con i processi di globalizzazione. La solidarietà è un principio che è sempre vivo e si trasforma in continuazione e al tempo stesso continua ad avere virtù trasformative. Infatti, l’Autore, finisce la sua disamina, sostenendo che la solidarietà diventa aiuto doveroso che uno stato democratico sia tenuto a garantire ai cittadini più svantaggiati e a quanti bussino alle sue frontiere affinché possano avere uguale accesso ai diritti fondamentali di salute, lavoro e decoro di vita. Bisogna, sostiene, percepire la solidarietà come utopia necessaria, desiderio forse irrealizzabile, ma, in ogni modo, speranza fondata sulla consapevolezza che spesso grandi svolte dell'umanità siano iniziate da visioni utopiche nate in un mondo intellettuale rispettato e autorevole. Ti senti incoraggiato, più forte, ma poi accendi il televisore e sei costretto a sorbirti gli sputi xenofobi e razzisti, di quattro politici da strapazzo, dettate da egoismo e utilizzate come fonte di consenso e allora ritorni nella realtà. Anche questo bel libro, come gli altri dell’Autore, si legge con interesse e gradevolezza. di Davide Mazzocco Se dovessi suggerire ad un giovane giornalista o ad un blogger, un libro per orientarsi sul web, sicuramente suggerirei questo libro di Davide Mazzocco che raccoglie tutto quello che c’è da sapere sul giornalismo online. Un manuale vero e proprio di istruzioni utile per imparare moltissime pratiche di lavoro sia la terminologia che gli strumenti principali per la gestione di un sito d’informazione. Insomma è uno strumento indispensabile sia agli addetti ai lavori sia a chi è interessato al giornalismo online, infatti, il manuale oltre ad aiutare a conoscere il mondo del web invita ad evolversi cercando nuove soluzioni che i più giovani, non arroccati al vecchio giornalismo, possono e devono trovare. L’Autore rende evidente quello che c’è da sapere sull’informazione condotta sul web che con le trasformazioni avvenute nel mondo dell’informazione e del giornalismo negli ultimi vent’anni, dalle prime testate digitali alla maturazione del giornalismo online e, di recente, radicalmente trasformato con l’avvento dei social media, in conclusione c’é di tutto dagli strumenti necessari, per produrre informazione, alle competenze indispensabili per interpretarla. Molto interessante. di Gianrico Carofiglio Con questo libro ritorna l’avvocato Guido Guerrieri molto cambiato, come dice lo stesso Autore, anche se la sua caratteristica principale, rimane quella di “essere poco incline all’auto giustificazione”. Questa volta l’avvocato sarà chiamato a difendere un magistrato illustre, suo amico di gioventù accusato di corruzione, un giudice in carriera, Presidente del Tribunale del riesame, ex compagno di università, sempre primo negli studi e nei concorsi. Un collaboratore di giustizia lo sta accusando di aver preso 50.000 euro da un criminale, per "aggiustare" a suo favore il processo. Il giudice prega l'amico di approfondire, anche con mezzi illeciti, la situazione in cui si trova l'inchiesta. Fra mille dubbi e perplessità, Guerrieri, accetta di difendere l’amico magistrato e proprio per indagare sulla situazione, chiama a partecipare, nelle ricerche non proprio lecite Annapaola, ex cronista d'assalto, ora nel ruolo d’investigatrice. L'indagine mette in moto un meccanismo di ricordi, ma nel suo imprevedibile sviluppo pone Guerrieri di fronte a dolorosi dilemmi. Per Guerrieri, che con quest’uomo ha condiviso molte avventure ed episodi divertenti e importanti della sua vita, l’etica della professione viene prima di qualsiasi cosa perché tutti possiamo sbagliare, ma giustificare i propri errori davanti a se stessi significa rompere con la verità e perdere l'equilibrio. La trama è semplice e chiara con un finale non particolarmente sorprendente ma ben costruito. Una lettura che consiglio. di Andrea Vitali Ormai, Andrea Vitali, ha preparato i suoi lettori a legarsi a quella parte di provincia italiana che si affaccia sul lago di Como con particolare riguardo a Bellano e paesi limitrofi. In questa nuova storia parla di una bella ragazza che arriva a Bellano, nell’immediato dopoguerra, e riesce a sconvolgere gli equilibri del paese. Parla un italiano incerto ma ha le idee chiare mettendo in difficoltà l’avido e ambizioso vicesindaco, Amedeo Torelli, che sa bene cosa voglia la bella e procace ragazzotta che si chiama Marta Bisovich e a Bellano è arrivata per cercare quel “dottor Nonimporta”, con una bella villa e che ovviamente è un perfetto millantatore che ha un nome differente, non possiede alcuna villa e, però, ha una moglie che lo tiene in soggezione. Ciò nonostante il premuroso vicesindaco prende la giovane profuga sotto la sua ala protettrice avviandola a diventare una perfetta collaboratrice domestica. Anche in questa vicenda, così come negli altri dello stesso Autore, ci ritroveremo coinvolti in una serie di pettegolezzi ed intrighi bellanesi, tra fraintendimenti, segreti e piccole astuzie che ci condurranno ad un finale pieno di sorprese. Sì, perché Vitali riesce sempre a coinvolgere il lettore consegnandogli, questa volta, un finale da commedia dell’arte. di Sandra Bonsanti Sandra Bonsanti prendendo in prestito la definizione di Giovanni Falcone che aveva definito gli intrecci tra mafia e politica, tra Stato e Antistato "Il gioco grande del potere" e ripigliando in mano i suoi taccuini, le pagine pubblicate e quelle inedite ripercorre insieme con noi, che l’abbiamo vissuta, la recente storia italiana. Un percorso che va da Piazza Fontana a Sindona, dalla P2 a Calvi sotto il ponte di Londra, dai cinquantacinque giorni di Moro alle stragi di Peteano, Bologna e Via D'Amelio per finire con le stragi del 1993. E’ un libro che può consentire, ai giovani di oggi e futura classe dirigente domani, di essere più vigili di noi, contemporanei delle vicende in esso raccontate, e non commettere i nostri stessi errori. L’Autrice poi, intreccia la trama della grande storia con la sua personale tenendo però sempre in evidenza l’Italia dello Stato e dell’Antistato che l’ha sempre insidiato, come il filone piduista che tuttora sopravvive, insediato com’è nei punti strategici della nostra società tenendo conto che molti iscritti alla P2 di ieri sono al potere ancora oggi. Un lungo racconto con la feccia, già presente nel momento in cui il 27 dicembre 1947 Enrico De Nicola firma la Costituzione, lì rappresentata da un giovane Francesco Cosentino, il suo segretario, che sotto la presidenza Pertini dovette dimettersi per lo scandalo Lockheed (1976) ma, ci racconta la Bonsanti, che fu l’estensore, insieme a Gelli del Piano di rinascita democratica, il grande progetto politico della P2. Si prosegue, quindi, con la massoneria deviata e il neofascismo e poi con mafie di tutti i tipi e poteri finanziari, servizi segreti e criminali comuni, insomma tutta la melma che nel dopoguerra trovò una ragione sociale nella bandiera dell'anticomunismo avvallata dagli americani. Fango su fango c’è da annegare! Illuminante, infine, è la postfazione di Gustavo Zagrebelsky che ci introduce nella zona grigia fatta di “cointeressenze, compromissioni, condivisioni, inquinamenti, trattative e accordi di potere, compiacenze e favoreggiamenti nei confronti di comportamenti illeciti alla ricerca di denaro per comperare la politica e i politici “. Grazie Sandra! di Donato Carrisi In questo libro, Donato Carrisi, ci fa apprezzare l’operato di Marcus un prete senza più memoria. Ha come unico segno del passato una cicatrice sulla tempia risalente ad un colpo di pistola. Suo unico e solo amico è padre Clemente che è anche il suo mentore, la sua guida, chi lo inizia, lo indirizza nel buio, gli procura denaro, appartamenti sicuri e conforto, insomma è il riferimento alla vita attuale. Entrambi appartengono alla Paenitentiaria Apostolica. Sono i profiler della Santa Sede, i detective delle tenebre, i detentori del più grande archivio criminale del mondo. Marcus, quindi, è un penitenziere speciale perché, fornito di un talento innato, riconosce le anomalie e vede il Male dove gli altri non possono neanche immaginarlo. La natura umana, nelle storie che si avvicendano, è studiata a fondo e Marcus è la coincidenza speciale per questo nuovo thriller che si avvale anche di un’altra protagonista, Sandra Vega, una foto rilevatrice della polizia chiamata a registrare i momenti drammatici dei delitti. Marcus e Sandra sono coinvolti in una serie di omicidi per opera di un serial killer le cui vittime sono coppie, ma non solo fidanzati, nel senso di uomo e donna insieme. Nei vari casi si nascondono fatti di cronaca italiana che riescono a creare un’atmosfera di realtà e in cui la caccia all’uomo è una continua lotta contro il tempo e i delitti, diventano sempre più efferati. Sicuramente è un bel thriller e anche se, per me, c’è troppa carne sul fuoco ve lo consiglio. D’altronde non è facile scrivere una recensione su un autore indiscusso e di successo. Il passato è una terra straniera di Gianrico Carofiglio Con questo romanzo, narrato in prima persona, Carofiglio ha vinto il Premio Bancarella 2005. In esso racconta una storia verosimile con personaggi credibili e che purtroppo è comune a molte realtà odierne, infatti, tutta la vicenda è costruita sull'ambigua amicizia tra Giorgio, giovane di belle speranze della Bari bene, studente di Giurisprudenza, e Francesco un coetaneo che fa parte di giri particolari e che porta piano piano Giorgio a una discesa agli inferi da lui affrontata in parte inconsapevolmente in parte, al contrario, volontariamente. In contemporanea un altro Giorgio, Chiti, tenente dei carabinieri che viene dal Nord, anche lui segnato dalla vita e da un passato con cui sta ancora facendo i conti, indaga su una serie di stupri che sembra apparentemente non aprire alcuna pista alle indagini. L’Autore, quindi, ci presenta i tre protagonisti come facce diverse e uguali della stessa società, dove la fanno da padrona le insicurezze adolescenziali, la strada verso il successo da raggiungere, pur seguendo percorsi immorali, e le storie familiari con genitori poco presenti. Carofiglio è bravo, scrive bene ma, qui, i suoi personaggi non sono ben rilevati nei loro processi mentali né nei propri conflitti interiori supponendo che, forse, è stata una sua scelta per palesare la decadenza della nostra sociètà. A lettura ultimata ho saputo che dal libro è stata tratta la sceneggiatura di un film diretto da Daniele Vicari. Leggetelo. di Sandro Veronesi In questo nuovo romanzo di Sandro Veronesi ritroviamo Pietro Paladini, il protagonista di Caos Calmo, che dopo le note vicissitudini che lo avevano lasciato vedovo era ritornato a Roma dedicandosi alla figlia Claudia allora decenne. Lo ritroviamo diverso, socialmente ridimensionato, non si occupa più di televisione ma è socio della Super Car, un’azienda di compravendita auto usate, ha una nuova compagna, Diana, madre di due figli, giovane, bella, separata e coatta. E mentre nel precedente romanzo abbiamo un Paladini fermo, letteralmente statico, in macchina o su una panchina davanti alla scuola della figlia, qui non si ferma mai, travolto da ventiquattro ore in cui per lui tutto crolla. Prende 5.000 euro di multa, gli ritirano la patente, perde il cellulare, sua figlia scappa da casa, rompe con la nuova compagna, si ritrova l’ufficio con i sigilli della Finanza è dentro fino al collo in un giro molto pericoloso. Il socio, nel frattempo, è fuggito e adesso tocca anche a Pietro fuggire su suggerimento dello stesso collega che gli lascia misteriosissimi messaggi attraverso un contatto clandestino via Internet. Una fuga, piena di significati metaforici, che ci mostrerà il vero Paladini figlio di un Paese intero aggrovigliato tra corruzione, illusione, consumismo ed eccessi. Ho trovato la vicenda molto interessante con continui colpi di scena e sana ironia. Veronesi è preciso, anche se, in alcuni momenti, sembra lasciarsi andare a digressioni e virtuosismi stilistici che rendono il racconto poco scorrevole. Lo consiglio. di Martino Gozzi Quando ho finito di leggere questo libro, mi sono fatto questa domanda: ma cosa voleva dire l’Autore? Non c’è nulla di ben definito né la storia, né l'amicizia, né il tradimento, né la dissoluzione delle famiglie, né il viaggio negli USA, né il ritorno. Tutto ciò è solo abbozzato e la storia in sé non decolla mai, potrebbe essere un romanzo di sport o di formazione cosi come un romanzo di viaggio ma ripeto niente è ben disegnato. E’, comunque, la storia di Emiliano un giovane diciassettenne talento del tennis che vince una borsa di studio per frequentare un'accademia sportiva nei dintorni di New York. Gozzi, perciò, ci racconta un'esperienza autentica, quella dell'adolescenza, vista attraverso il tema del rapporto con i coetanei anche perché il tennista si batte, prima che contro gli avversari, con i propri limiti e le proprie debolezze. In Italia ha lasciato, Bianca, la fidanzatina, una ragazza gracile e misteriosa mentre nel campus incontra Nuke, tennista e dongiovanni in erba che lo inizia a una vita più disinvolta, e tramite lui conosce, specialmente, Camilla che lo seduce provocando la suscettibilità dello stesso Nuke che gli dà una testata provocandogli un infortunio che gli compromette l’uso del braccio e ne segna forse il suo destino. Niente però è svelato dall’Autore che lascia tutto in sospeso, piantando il lettore, a bocca aperta, libero di scegliersi il suo finale. di Andrea Vitali Millenovecentoventinove siamo ancora a Bellano con Andrea Vitali. Sta per nascere un bambino, figlio del maresciallo Maccadò che, insieme alla moglie, ha deciso di avere una famiglia numerosa ma preferirebbe che il primo fosse maschio perdi più è molto turbato da un eventuale trasferimento chiesto, prima, con troppa leggerezza. Decide, allora, di prendersi un periodo di congedo lasciando l’ordine pubblico nelle mani del brigadiere Mannu e dell’appuntato Misfatti. Nel frattempo iniziano ad arrivare in caserma le prime sberle simboliche e sleali in forma di strane lettere anonime in rima e riferite, ambiguamente, ad un unico personaggio: Sisto Secchia, un giovane aiutante del prete da poco arrivato a Bellano e che spesso si reca a Lecco per visitare spesso la locale casa di tolleranza. Il brigadiere Mannu e l’appuntato Misfatti danno il via a una lotta senza esclusione di colpi per dimostrare chi indaga migliore controllandosi a vicenda con il Mannu, che dirige il gioco e il Misfatti che lo rincorre a fatica. Il finale è un po’ inaspettato ed anche commovente ma che lascia il sorriso sulle labbra. Andrea Vitali è sempre bravo a raffigurare i suoi personaggi, anche se, questa volta, specialmente all’inizio l’ho trovato poco brillante e un po’ pasticcione. di Thomas Piketty In questo corposo saggio, di novecento e più pagine, Thomas Piketty analizza una raccolta unica di dati, ritornando indietro fino al XVIII secolo, per scoprire i percorsi che hanno condotto alla realtà socioeconomica di oggi. Il libro è pregevole perché utilizza metodi di analisi innovativi e rigorosi che vanno dai mezzi di produzione fisici delle teorie di Ricardo alla critica dell'economia politica di Karl Marx con una capatina nella letteratura. Infatti, Piketty, basandosi su una considerevole massa di dati statistici (soprattutto di Francia, Gran Bretagna e Usa) studia la questione della ripartizione delle ricchezze e dell’ineguaglianza, provando a comunicarci la storia della ricchezza e della sua distribuzione. E non è solo una questione di soldi ma riguarda anche gli effetti sulle vite delle persone e per contribuire alla democratizzazione della ricchezza. I suoi suggerimenti sono basati su diverse misure politiche per limitare l'aumento della disuguaglianza, in particolare, la creazione di una tassa globale sul capitale fortemente progressiva, accompagnata da una maggiore trasparenza finanziaria mondiale. L’Autore, infatti, sostiene la tesi secondo cui il sistema, del libero mercato, abbia una tendenza naturale all’incremento della concentrazione della ricchezza e come, nei Paesi sviluppati, il tasso di rendimento del capitale sia stato costantemente più alto rispetto al tasso di crescita del Pil insomma, automaticamente, chi ha patrimoni accumulati, diventa sempre più ricco e distanzia sempre di più gli altri creando, nel lungo periodo, un inasprimento delle ineguaglianze. Un’altra causa delle diseguaglianze odierne sta nel fatto che un’élite di top manager ha creato una spaccatura dal resto della società, conquistandosi la facoltà di fissare i propri stipendi in modo autonomo, senza alcun collegamento con la propria produttività. Ecco perché, Piketty, suggerisce una maggiore trasparenza sui redditi e una ridistribuzione diversa della ricchezza suggerendo di tassare i ricchi molto di più dei meno ricchi. Ho trovato il libro molto interessante, da tutti i punti di vista, e molto attuale, forse un po' prolisso in alcune parti, ma si legge bene. di Lilli Gruber Lilli Gruber continua a indagare sulla storia della sua famiglia grazie alla figura di Hella la sua prozia, infatti, dove finisce Eredità comincia Tempesta. Siamo nel 1941 e Hella, la cui vita è alimentata da grandi ideali politici e personali, si trova a Berlino e assiste alla partenza del suo fidanzato Wastl, dopo una settimana d’amore, per il fronte Russo. Ritornando a casa, sul treno, incontra Karl, un giovane, in fuga dalla Germania e diretto in Sud Tirolo, la piccola regione collocata tra l’Italia e la Germania che, fino alla fine della prima guerra mondiale, ricadeva nel territorio austro-ungarico. Nel suo progetto Hitler ha deciso di annetterla alla Germania e per i sudtirolesi quest’annessione è vista come una specie di liberazione. In modo parallelo, il lettore, si trova coinvolto nelle due storie, quella di Hella che partecipa attivamente al vasto progetto di trasferimento della sua gente dal Sud Tirolo alla Germania e quella di Karl, comunista di origini polacche, un po’ artista e un po’ falsario, che a Bolzano cerca rifugio dalle persecuzioni del Fuhrer. Due vite e due storie che ci mostrano uno scampolo di quel periodo bellico osservato da due prospettive diverse ed in cui molti giovani e meno giovani si trovano davanti alla prospettiva di andarsene altrove e decidere se per loro sia più importante rimanere nella propria patria oppure emigrare. Il libro, come ha rilevato la stessa Autrice, è un appello a trovare il coraggio di ammettere che in ogni tragedia collettiva esiste una responsabilità individuale. Una bella opera che v’invito a leggere. di Camilla Läckemberg E’ la prima volta che incappo in un libro di questa scrittrice e devo dire che, inizialmente, ho avuto un po’ di difficoltà a collegare le varie vicende familiari poi proseguendo nella lettura, sono stato attirato dagli argomenti e non vedevo l’ora di finirlo per scoprire i vari intrighi ma sinceramente, a fine lettura, non mi sono considerato completamente coinvolto. E sì che la storia comincia in modo abbastanza promettente con una donna, con le mani sporche di sangue, alla guida di un’auto lanciata, in una notte d’estate, a tutta velocità lungo la strada che da Stoccolma porta alla costa occidentale della Svezia. Annie, questo è il suo nome, sta scappando assieme al figlio di cinque anni in direzione dell’isola di Gråskär nell’arcipelago di Fjällbacka, un posto tranquillo, ma certamente solitario che la gente del luogo preferisce indicare come Gastholmen, per una vecchia storia di fantasmi che la abiterebbero. Le indagini porteranno a galla segreti inimmaginabili che condurranno l’ispettore Patrik Hedstrom e i suoi colleghi a imbattersi in più di un omicidio con un risultato finale tragico e folle. A ogni inizio di capitolo è raccontata, parallelamente, la vicenda di Emelie arrivata nell’isola nel 1870 dopo aver sposato il figlio del padrone del podere dove lavorava. Karl, il suo nome, è il nuovo guardiano del faro, con l’aiutante Julian. Diventeranno quattro, alla nascita di Gustav, ma la vita è tutt’altro che spensierata in quell’angolo isolato dell’arcipelago, popolato di rumori, di voci, di presenze. Non è eccezionale ma si può leggere. Il mio nome è Nessuno - 3 L'Oracolo di Valerio Massimo Manfredii L’Autore con “Il mio nome è Nessuno” ha scritto due libri “Il giuramento” (nel 2012) e “Il ritorno” (nel 2013) dove si narrano le imprese di Ulisse, a prosecuzione dei classici omerici “Iliade” e “Odissea”. Invece il libro che stiamo esaminando adesso intitolato “L’oracolo” è stato pubblicato nel 1990 e ristampato quest’anno (2014) con una nuova veste grafica e dovrebbe chiudere, ipoteticamente, il ciclo del re di Itaca. La vicenda, di fatto, è ambientata partendo dagli anni Settanta per arrivare ai primi anni Novanta, con protagonisti dei giovani amici che si trovano coinvolti in un’avventura dietro la quale si cela un mito piuttosto reale. Il personaggio principale è Claudio Setti, un ragazzo italiano, che studia archeologia ad Atene nel periodo della dittatura dei Colonnelli e relativa contestazione studentesca. Alla rivolta studentesca partecipa, anche, Heleni Kaloudis, la fidanzata di Claudio, che la notte del 17 novembre del 1973 viene ferita durante la battaglia al Politecnico. Claudio, con altri due studenti in Archeologia, Michel Charrier e Norman Shields, la aiutano a nascondersi nei sotterranei del Museo Nazionale. Quel giorno il loro professor Harvatis, aveva riportato alla luce, coronando il sogno di una vita e aiutato dal suo aiutante, Aristotelis Malidis custode del Museo, un vaso aureo d’inquietante bellezza, raffigurante la profezia dell’indovino Tiresia fornendo così la prova indiscutibile della seconda Odissea terrestre di Ulisse durante il quale aveva interrogato “l’oracolo dei morti”, consegnando al suo aiutante una lettera all’indirizzo di una tipografia di Atene, muore. La notte che i ragazzi conducono Heleni nei sotterranei del Museo scoprono l’antico vaso. Per provvedere alle prime cure della ragazza Michel ritorna indietro a cercare una farmacia ma viene arrestato dalla polizia e, sottoposto a tortura, è costretto a denunciare al capitano Karamanlis gli amici. Heleni viene stuprata e uccisa da Vlassos sotto gli occhi impotenti di Claudio, a sua volta ridotto in fin di vita. In contemporanea appare un misterioso personaggio che si presenta come l’ammiraglio Bogdanos e prende in consegna il ragazzo, dato per morto, e lo aiuta a rifarsi una nuova vita. Dieci anni dopo Michel e Norman ritornano in Grecia per scoprire la verità sulla morte degli amici e fare luce sull’assassinio del padre di Norman. Non racconto il finale per non togliere il diletto di scoprirlo a chi segue le mie recensioni, posso dirvi che io l’ho letto come se fosse un giallo e, non conoscendo i precedenti libri, l’ho trovato interessante e gradevole. di Giorgio Fontana La vicenda che ci racconta Giorgio Fontana, in questo libro, è ambientata a Milano nel 1981. Siamo nella fase più tarda e più feroce, della stagione terroristica in Italia e il protagonista della storia è Giacomo Colnaghi, magistrato che indaga sull’attività di una nuova banda armata, responsabile dell’omicidio di un politico democristiano. Colnaghi, nel suo indagare sul delitto, non cerca soltanto di individuare torti e ragioni, né si accontenta di assicurare i delinquenti alla giustizia ma gli interessa, anche, sapere il perché di certe propensioni e se dietro quelle scelte possa esserci una tensione ideale simile a quella che, quarant'anni prima, ha mosso mani e piedi della Resistenza, nelle cui fila era impegnato il padre Ernesto. A prima vista è un uomo felice ma, nella realtà, è tormentato da dubbi e incertezze che cerca di risolvere con la sua grande fede cristiana cercando di far armonizzare il concetto di pietà e misericordia con il dovere di amministrare la giustizia degli uomini in modo retto e senza dubbi. Il suo motto “Eccezioni sempre, errori mai” generato da un dialogo avvenuto tra Colnaghi e la Prof.ssa Borghi, docente di teologia all’università di Genova, lo accompagnerà sempre. L’efficacia di questo libro sta proprio nel modo in cui l’Autore è riuscito a rappresentare le inquietudini e i pensieri dell’uomo ponendo in secondo piano gli accadimenti anche se il finale scontato mi ha un po’ deluso. di Marco Malvaldi Quante volte da bambini si è giocato a “il telefono senza fili” dove le frasi passando di bocca in bocca a volte terminavano con un finale illogico? Marco Malvaldi con questo titolo porta all’attenzione dei lettori una nuova avventura dei vecchietti del BarLume di Pineta, località toscana del tutto immaginaria, animati di spirito investigativo, anche se per me è la prima e, oltre a tutto, scopro che c’è stata anche una serie televisiva. Comunque sia, in questa vicenda al centro degli interessi dei vecchietti, ci sono due ex coniugi umbri che hanno divorziato per motivi fiscali e si sono trasferiti nella cittadina balneare di Pineta per aprire un agriturismo. La moglie, Vanessa Benedetti, dopo aver ordinato chili e chili di carne per gli ospiti tedeschi del suo locale, scompare nel nulla. Il telefono senza fili del BarLume è pronto a scommettere che la donna è stata uccisa dal marito. A confermare questa tesi ci specula anche il mago Atlante il luminoso, fanfarone di turno di una tv locale, che dopo qualche giorno viene trovato ucciso. Omicidio o suicidio? Nel frattempo la Benedetti è ritornata a casa ma un morto c’è davvero e, nonostante tutto, la storia si risolve tra vari colpi di scena mentre diventano protagonisti Massimo, la commissaria di polizia Alice e la moglie del veggente. Se con “Milioni di milioni” avevo avuto una piacevole sorpresa nello scoprire Marco Malvaldi con questo libro ho scoperto gli amici del BarLume che confermano l’opinione positiva che ho avuto dello scrittore. Il libro l’ho trovato gradevole, così come, la scrittura ironica e divertente dei suoi personaggi. Ve lo consiglio. di Andrea Camilleri In questo libro Andrea Camilleri ci racconta l’incontro con l’universo femminile. Trentanove donne delle quali alcune realmente esistite o inventate dalla letteratura, altre conosciute personalmente e altre ancora, rimastegli nella memoria, a seguito di racconti ascoltati. L’Autore da grande affabulatore qual è intreccia realtà e immaginazione, elaborando ipotesi affascinanti e coinvolgenti ed offrendo al lettore, che rimane trasportato dalle indagini e dalle testimonianze di un Camilleri molto brillante e dalle circostanze, qualche ora di sana ironia. Ho trovato molto interessanti le storie di Antigone e Teodora così come la vicenda di Dante e Beatrice. Non è il libro dell’anno né il migliore, dell’Autore, ma a me è piaciuto e lo consiglio ai miei amici. di Philip Roth Questo libro, il quarto di Philip Roth pubblicato in America nel 1969, contiene in embrione gli aspetti che in futuro caratterizzeranno lo scrittore americano. Qui, ci offre un monologo liberatorio rappresentato da un grido di accusa verso quegli elementi conservatori e maniacali del vecchio ebraismo. Sul lettino dello psicanalista Alexander Portnoy, figlio ribelle di una coppia di osservanti ebrei piccolo-borghesi, analizza tutta la sua vita. Il racconto è caratterizzato da un’infanzia e una giovinezza oppressi da una madre asfissiante di cui è succube come succube è il marito, gran lavoratore ma uomo insoddisfatto che somatizza lo stress in una grave stitichezza. E’ la classica famiglia ebrea piccolo-borghese smontata da un linguaggio scomposto e brillante cui il ragazzo si ribella accostando al fascino per le idee socialiste quello per l’autoerotismo e successivamente la sfrenata passione per i genitali femminili, destinata a scatenare in lui un’interminabile serie di sensi di colpa e complessi edipici in grado di rendere molto conflittuali i suoi rapporti con l'altro sesso. Dallo psicanalista c’era finito quando aveva fatto cilecca nella terra degli avi e che lo avevano fatto riflettere molto sulle sue limitatezze sfociate dalla sua educazione ebreo-americana. Il contenuto, narrato in prima persona dal protagonista, evidenzia il lavoro del grande scrittore che ci offre, altresì, un finale esilarante. Da leggere. di Andrea De Carlo In questo romanzo, Andrea de Carlo, utilizzando la tecnica di spostamento della prospettiva, in capitoli alterni, racconta le ragioni e i pensieri dei diversi protagonisti, dando voce ad ognuno di loro grazie ad un’approfondita indagine psicologica e calandosi nei panni di ciascuno dei protagonisti. La vicenda è ambientata a Canciale, un paesino immaginario posto tra il mare e l’Appennino ligure, dove Mara Abbiati, scultrice di grandi gatti in pietra e suo marito Craig Nolan, famoso antropologo inglese stanno trascorrendo, come ormai succede da sette anni, le loro vacanze estive. Craig sta lavorando al progetto di un libro sui sentimenti più reconditi dell’uomo, Cuore primitivo, dopo anni di viaggi tra le tribù più oscure del pianeta. Mara scolpisce i gattoni di tufo che l’hanno resa famosa, ora che a Cambridge è la moglie ammirata del grande antropologo, che ormai si divide tra libri e tv più che tra viaggi e ricerche. Le giornate scorrono tranquille eppure, improvvisamente, si complicano quando Craig, una mattina, sale sul tetto per controllare da dove sia entrata la pioggia della notte prima, perde l’equilibrio e precipita di sotto, spezzandosi quasi una gamba. La casa è da riparare, insieme alla povera gamba di Craig, e nella disperata ricerca di qualcuno che possa occuparsene entrano in contatto con Ivo Zanovelli, un misterioso costruttore dal fascino indiscutibile, che si offre di riparare il tetto in tempi brevi, a prezzo stracciato ma con dettagli di pagamento un po’ fuori dalla regolarità. Il tetto è riparato in breve tempo ma, nel frattempo, le vicende dei tre protagonisti s’intrecciano palesando il loro lato primitivo e offrendoci un finale con qualche colpo di scena, fuori dagli schemi e dalla legge, ma scontato, considerando l’argomento trattato, per cui il cuore primitivo prevarica sulla ragione. Si legge bene, anche se, qualche volta, mi è sembrato un po’ ripetitivo. di Martin Sixsmith In questo libro c’è la storia vera del figlio del “peccato” messo al mondo da Philomena Lee, fuori dal matrimonio, anche se l'immagine e il titolo di copertina possono trarre in inganno, infatti, il titolo originale in inglese, è “The lost child”. Il piccolo era nato, nei primi anni cinquanta, nel convento irlandese di Roscrea, luogo nel quale le suore, che ospitavano ragazze madri, erano impegnate in modo efficace e redditizio ad affidare i piccoli a famiglie più degne. La vicenda è stata raccolta dal giornalista e Autore Martin Sixsmit dalla figlia di Philomena alla quale la madre, ormai anziana, ha confessato la tragedia che l’ha tormentata, in segreto, per cinquanta anni. Il figlio, di nome Antony, a tre anni, era stato sottratto alle sue cure e inviato in America insieme alla piccola Mary, anche lei ospite del convento con la sua madre naturale, molto legata ad Anthony. Anthony, ribattezzato Michael, ragazzo molto intelligente, in costante conflitto col padre, cresce, si afferma professionalmente e vive una storia di amore omosessuale, non dimenticando mai la madre, sulle cui tracce costruisce la sua esistenza. Il libro, pertanto, parla principalmente della sua vita, dei periodi vissuti da pervertito, dei successi nel lavoro, nel dubbio costante sul motivo dell'abbandono e alla ricerca continua della vera madre. Libro appassionante con prosa giornalistica. di Giacomo Di Girolamo Questo libro racconta la storia d'Italia degli ultimi quarant'anni, direttamente, rievocati dalla viva voce di chi li ha vissuti. L’Autore, infatti, affida la cronaca degli eventi a tutti quei personaggi che sono morti dal 1969 a oggi dandosi il cambio per raccontarci la loro versione dei fatti. Il 1969 e precisamente la data 12/12/1969, giorno dell’attentato di Piazza Fontana, è indicato, da Di Girolamo, come l’anno zero della storia, decretata dalla morte della verità e precisamente i morti parlanti, non ci raccontano solo il loro tempo ma anche il nostro, o in alcuni casi ci parlano d’altro, questo perché la storia non esiste più e perciò non resta altro che ascoltare le voci dei protagonisti. Chi parla, non sono solo politici, intellettuali, giornalisti, sacerdoti, imprenditori o altri personaggi minori o le molte vittime che ancora oggi aspettano giustizia ma ci sono anche gli oggetti, le date e le situazioni e ambiti particolari che hanno caratterizzato il quarantennio in questione, tutto ciò che dorme sulla collina, insomma, ci fa sentire la sua voce. E’, come riportato nel risvolto della copertina, un omaggio dichiarato all’Antologia di Spoon River e a Fabrizio De Andrè, che dopo aver letto il capolavoro di Edgar Lee Masters scrisse le canzoni di “Non al denaro non all’amore né al cielo” che conteneva, appunto, “Dormono sulla collina”. La differenza sta nel fatto che mentre l’Antologia di Spoon River è una raccolta di epitaffi di un cimitero sulla collina che si riversa sul fiume Spoon, in cui i morti si raccontano nel loro fallimento con un’ottica tutta americana quelle messe in scena da Giacomo Di Girolamo sono storie piene di sarcasmo e sano cinismo. Bello e interessante, l’unica cosa che rimprovero all’Autore e all’Editore è la pesantezza del tomo, ho le mani anchilosate. di Andrea Camilleri Dopo vent’anni di distanza, dalla prima avventura del commissario Montalbano, Andrea Camilleri viene fuori con la ventinovesima e se c’è Montalbano, naturalmente c’è Vigàta in un momento in cui non vi sono le bellissime immagini del mare ma forti piogge, con i loro corsi d'acqua che travolgono tutto quello che incontrano, lasciando dietro distruzioni, detriti e tanto fango. In una di queste giornate un uomo, Giugiù Nicotra, è trovato morto in un cantiere, mezzo nudo, colpito da un proiettile alle spalle. Aveva cercato scampo in una specie di galleria formata da grossi tubi per la costruzione di condotte d’acqua. L’indagine parte lenta e sfuggente, ma ben presto ogni indizio, ogni personaggio, conduce al mondo dei cantieri e degli appalti pubblici. Un mondo non meno viscido e fangoso della melma di cui ogni cantiere è ricoperto. Dalle tracce si comprende che l'uomo in maniera disperata, per sfuggire all'agguato, aveva cercato un rifugio in una sorta di galleria strutturata da tubi di notevole dimensione necessari alla realizzazione di una condotta d'acqua. Ci sono numerosi depistaggi, macchinazioni e false confessioni ma Montalbano capisce subito di trovarsi di fronte ad un caso più complesso e delicato di quanto appaia, solamente la punta di un iceberg. I vari indizi, piano piano, portano il Commissario e i suoi collaboratori a imprenditori collusi, funzionari corrotti e società di comodo. Ancora una volta, però, l’istinto del commissario riesce ad afferrare la chiave che gli aprirà la porta del mistero. Lì dove la fanno da padrone la corruzione, le mazzette, i finti rimborsi, l'evasione delle tasse, i falsi in bilancio, i fondi neri e i paradisi fiscali e dove la piramide di fango appare come la metafora di ciò che è diventata la società in cui viviamo. di Vercors Questo racconto, scritto nel 1942 dal disegnatore satirico Jean Bruller che si nascose sotto lo pseudonimo di Vercors, fu fatto paracadutare, da De Gaulle, in Inghilterra per rilevare il patriottismo di cui erano capaci i suoi connazionali. In seguito fu diffuso in tutto il mondo e in Italia fu tradotto da Natalia Ginzburg. In esso si narra di un ufficiale tedesco, Werner von Ebrennac, che s’insedia, durante l’occupazione della Francia, nella casa di un uomo che vive con la nipote. Bello, sensibile e gentile, il giovane militare passa sei mesi nell’appartamento dei due tentando in tutti i modi di conquistarsene la simpatia. Il suo atteggiamento amichevole, i suoi discorsi da artista innamorato della Francia non smuovono lo zio e la nipote. L’Autore rende evidente la muta resistenza di nonno e nipote, che fu la prima forma di opposizione francese all'invasore tedesco, lasciato solo con i suoi monologhi senza mai rivolgergli la parola. Dal canto suo l’ufficiale, un uomo garbato e gentile che indossa quella divisa quasi per caso, che ama la Francia, la sua cultura, i suoi Moliere, Racine, Hugo, Voltaire e, soprattutto, ama quei sentimenti umani che avrebbero potuto aiutare la Germania a diventare un paese grande e puro non tenta con la forza di strappare loro le parole dalla bocca e non pretende mai risposte ai suoi discorsi. L’ufficiale, che nella vita di tutti i giorni afferma di essere un musicista, tenta invece di sedurli con la sua dolcezza e le buone maniere, al punto che quando il racconto uscì in Germania, nel 1948, i tedeschi contestarono il suo carattere eccessivamente delicato per essere credibile. Un piccolo grande capolavoro che vale la pena di essere letto. di Andrea Vitali La lettura di questo romanzo, che ha portato Andrea Vitali al grande pubblico e ha fatto conoscere il microcosmo di Bellano al mondo intero, mi mancava sebbene la prima edizione fosse uscita nell’agosto del 2003 e devo dire subito che non mi ha deluso. La storia ha origine decenni prima ma il racconto si snoda dagli anni Cinquanta ai Settanta e ad esso si affiancano vicende minori, quelle di un’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale, dello scontro DC–PCI e della nascita di nuovi gruppi di partiti come il PSIUP, cui appartiene Eraldo Bonomi, uno dei protagonisti del romanzo, operaio tessile nel locale cotonificio. Eraldo, con una rimpatriata in Polesine, s’innamora della bellissima Elena, ambigua e scaltra quanto basta per farsi sposare già incinta, dallo sprovveduto ragazzo di paese. Elena, arrivata a Bellano, riesce a farsi assumere come cameriera e badante dalla ricca Maria Grazia Perdicane, figlia di un imprenditore e moglie di quel Giuseppe Arrigoni che, nel 1951, in occasione dell’alluvione era arrivato in Polesine, per dare una mano, con altri comunisti della federazione di Lecco e aveva avuto un’avventura amorosa con la sua mamma Leacle. Nella storia entrano anche alcuni personaggi che, in quegli anni, avevano grande importanza nella vita di paese come il dottor Tornabuoni, medico condotto e segretario locale del PCI, il parroco, Benito Vitali che, causa il nome, non potrà mai diventare segretario della sede locale del PCI, la “Stopina” che è fatta, morire più volte, il “Biglia”, l’edicolante così chiamato per il suo occhio di vetro e tanti altri ancora. Non può mancare un foresto come, Curzio Castronni, che di passaggio a Bellano lascerà il segno nella vicenda raccontata, così come non scarseggiano i doppi sensi, la pesca di frodo e il contrabbando. Tutte cose che rendono la vicenda viva e interessante. Anche se la storia è un po’ ingarbugliata, è sempre piacevole leggere gli scritti dell’Autore. di Giuseppe Genna Romanzo particolare, un po’ astruso, è il primo libro che leggo dell’Autore e, sinceramente, dopo la lettura delle prime quaranta pagine mi era venuta la voglia di scagliare il libro dalla finestra ed evitare così di dare in escandescenze, poi, piano piano la curiosità vince e ho ripreso a leggerlo riuscendo, alla fine, anche a ultimarlo. Il protagonista del romanzo è uno scrittore fallimentare e fallito che vive un insanabile dispiacere: la morte, a dieci mesi, della sua bambina. Dopo aver lasciato, freddamente, la madre della bimba e per far svanire l’accaduto si lascia trascinare dal mondo luccicante dello show business dove incontra uno strano personaggio, da tutti conosciuto come Zio Bubba (è riconoscibilissimo il noto Lele Mora) agente di ragazze e ragazzi pronti a tutto pur di arrivare alla celebrità. Partecipa a feste notturne a base di sesso e droga accanto a Zio Bubba e in una delle tante feste, nella villa del Proprietario, lo scrittore incontra una donna dai capelli biondo cenere. Il suo ingresso in scena crea una fusione tra il momento della vicenda e la narrazione, insomma il periodo diventa unico e continuo ridando, così, un significato completamento diverso al romanzo che diviene più logico. Nella narrazione Milano e la Brianza rappresentano tutta l’indecenza morale e culturale del Paese con evidente riferimento al ventennio berlusconiano con la TV spazzatura, le telepromozioni, i programmi di wrestling, la statuetta del Duomo gettata sul volto del premier, i festini, le orge, la prostituzione minorile e perfino la morte di Stefano Cucchi. L’Autore utilizzando uno stile esagerato, paranoico, articolato e una forma linguistica che aderisce perfettamente alla situazione del fine impero milanese porge, al lettore, l’orlo di un precipizio catastrofico già manifestato. di Michele Serra In questo libro Michele Serra, con il suo ironico incedere, espone le sensazioni che un genitore ha nei confronti del figlio diciannovenne che come tutti gli adolescenti di oggi (a diciannove anni sono ancora adolescenti?) dormono quando gli altri sono svegli, si riposano mentre gli adulti lavorano, lasciano tutto acceso, tutto aperto, tutto iniziato, niente finito. Gli sdraiati, appunto, che si connettono col mondo solo se sdraiati, con le dita impegnate su una tastiera alla ricerca di domande e risposte nel web, mentre altre dita contemporaneamente sfogliano un testo scolastico e altre ancora fanno zapping e frattanto sono connessi con le cuffie di un iPod ma disconnessi con la realtà. Non è facile fare i genitori con siffatti giovani anzi la relazione tra genitori e figli diventa sempre più difficile sfugge giorno dopo giorno dalle nostre mani. Leggendo il libro ho ritrovato il Serra de “L’Amaca” intelligente e a tratti molto divertente e che tra il serio e il faceto invita a riflettere non poco. di Anne Holt Ancora una volta Anne Holt fa scendere in campo la capitana della sua squadra di poliziotti di Oslo, Hanne Wilhelmsen, e lo fa con una storia che, come sempre, ha qualcosa di diverso e coinvolgente sul piano sociologico. L’ispettrice, in questa vicenda, dovrà scoprire chi ha ucciso quattro persone in un quartiere esclusivo della città nei pochi giorni prima e dopo Natale, una festività che in Norvegia porta con sé le proprie tradizioni e tratta una faida familiare, dove i legami di sangue troppo complicati e troppo scomodi, sono al centro di questo noir. Hanne non solo ci farà conoscere la società scandinava piena di gente ricca e corrotta, con famiglie distrutte da interessi economici capaci di dividere e uccidere, con poliziotti incapaci di resistere alle “mazzette”, con tossici ridotti allo stremo e disposti a collaborare pur di non finire nelle gelide celle del carcere ma ci condurrà per mano fino alla soluzione finale inattesa. Inoltre ci farà conoscere, anche, i segreti più reconditi e le angosce che fin da bambina hanno intralciato la sua vita familiare e quella delle sue relazioni con gli altri, mostrandoci il percorso formativo che la protagonista compie lungo tutto l’arco della sua vita. La trama forse è un po’ ingarbugliata ma il risultato finale ci regalerà una bella storia e un bel libro come da qualche tempo l’Autrice sa regalare. di Andrea Molesini Il filo conduttore della vicenda di questo romanzo è un sogno ricorrente, che nel corso del romanzo subisce una serie di variazioni. Il commendatore Niccolò Spada aspira a capire come il cacciatore, dei suoi sogni, possa vincere un pericoloso leone e dare anche ad un pittore una descrizione veritiera delle caratteristiche fisiche dell’animale. Siamo a Venezia nei giorni immediatamente precedenti e, successivi, allo scoppio della Grande Guerra e il commendatore è coinvolto nell’intimo della vicenda dalla nobildonna Margarete von Hayek, la cui sensualità, dominata in apparenza con incantevole protervia, è però intimamente sfigurata da uno scabroso, indicibile segreto. Lo stesso segreto trasporta il lettore trasmettendogli le stesse pulsazioni dei protagonisti. Peccato che alla fine, il commendator Spada chiarendo i suoi incubi notturni, offrirà al lettore un finale un po’ amaro. di Colombe Schneck In questo breve e intenso racconto Colombe Schneck, l’autrice, ci fa conoscere la storia di una sua cuginetta, Salomé. Quando la Colombe decide che chiamerà Salomé la figlia che ha in grembo, inizia ad indagare il motivo per cui sua madre, scomparsa da alcuni anni, le aveva chiesto di assegnare quel nome a una sua bambina. Ripercorrendo le vicende della famiglia materna proveniente da una comunità di ebrei lituani narra che la bisnonna Mary aveva quattro figli: Ginda, Raya, Maša e Nahum. Ginda, la nonna di Colombe emigra in Francia negli anni Venti e si salva. Mentre Mary con tre dei suoi figli viene deportata nel 1943 nel ghetto di Kaunas. E assieme a loro sono deportati Salomé, la figlia di Raya di sette anni, e Kalman, il bimbo di soli tre anni di Maša. Raya e Maša tornano vive, ma i loro due figli no. Muoiono con la nonna. Come è possibile, si chiede Colombe Schneck? La storia della Shoah ci ha insegnato che le madri con figli piccoli venivano eliminate subito insieme ai loro figli perché considerate inadatte al lavoro. L’Autrice assillata dal dubbio vuole scoprire la ragione per cui le madri erano sopravvissute ai due piccoli e questo interrogativo riceverà molte risposte attraverso le testimonianze dei vari sopravvissuti della famiglia, sparsi tra gli Stati Uniti e Israele, fino a che arriva a scoprire la verità. Non si può non leggere questo libro che, nella sua straordinarietà e semplicità, mi ha sconvolto. Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti di Andrea Vitali Ancora una volta, Andrea Vitali, ci racconta la sua Bellano con i suoi personaggi che si muovono in questa storia. Sono arrivate in paese, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, a sconvolgere animi e pensieri le due sorelle Ficcadenti: una Giovenca, bellissima, sensuale e procace, l’altra, Zemia, “un mucchietto d’ossa” che neanche un uomo al buio potrebbe volere. Aprono una nuova merceria la cui insegna recita “Premiata Ditta Sorelle Ficcadenti”e subito si scatenano curiosità e pettegolezzi. I primi ad agitarsi sono i titolari delle altre due mercerie, preoccupati di vedersi portar via clienti e poi, intorno a loro e alla loro merceria, graviteranno le fantasie, le indiscrezioni, le passioni, l’invidia o l’ammirazione di buona parte del paese. Da dove arrivino le due sorelle e perché siano capitate proprio a Bellano, diventa il busillis di tutto il paese, se poi, a queste curiosità si aggiungono le uscite settimanali della bella Giovenca tutti, si sentono in diritto di fare supposizioni. Lo scrittore, capitolo dopo capitolo, ci mostra la vita precedente di Giovenca seguita da quella attuale fino al ricongiungimento tra esse alla fine del romanzo. L’Autore sa ben narrare ma, questa volta, la storia in alcuni momenti diventa un po’ noiosa e l’insolita accelerazione finale avvalora la mia tesi che anche lui stesso si fosse lasciato prendere dalla voglia di voler finire. Non è il miglior Vitali, anche se è sempre piacevole leggerlo. di Isabel Allende Questo libro, nato quasi per caso su iniziativa dell’agente di Isabel Allende, doveva essere scritto a quattro mani insieme al marito, il giallista William C. Gordon. La stessa Allende dice però: «Ci provammo, ma dopo ventiquattro ore fu evidente che il progetto si sarebbe concluso in un divorzio e pertanto lui continuò a dedicarsi alle sue cose ed io mi rinchiusi a scrivere da sola, come sempre.». L’Autrice, perciò, si mette alla prova in qualcosa di più tecnico che non rientra nel suo modo di percepire le situazioni. La vicenda è ambientata a San Francisco, dove, un’astrologa ha annunciato, durante un programma televisivo, un bagno di sangue senza precedenti. Quelle che sembravano parole dette solo per creare curiosità e incrementare gli ascolti diventano presto realtà con la scoperta del primo omicidio, cui ne seguono altri. Amanda, ragazza perspicace e con una spiccata intelligenza, decide di risolvere i casi aiutata dai suoi amici, impegnati come lei in Ripper, un gioco che si svolge on line, in cui ogni giocatore sceglie il personaggio da interpretare. Amanda è molto legata alla madre, Indiana, pur essendo una l’opposto dell’altra. Indiana, che esercita come medico olistico, è una donna libera e fiera della propria vita anticonformista. Rimasta incinta a sedici anni sposa il padre di Amanda, ora capo della Sezione Omicidi della polizia di San Francisco che dopo tre anni divorziano, in questa storia è molto restia a lasciarsi coinvolgere sentimentalmente, sia con Alan, ricco erede di una delle famiglie dell’élite di San Francisco, sia con Ryan, enigmatico e affascinante ex navy seal, militare addestrato per missioni speciali della Marina Americana, ferito durante una delle sue ultime missioni. Il caso diventa fin troppo personale quando scompare Indiana e ora, con la madre in pericolo, Amanda si ritrova ad affrontare l’imprevisto più difficile che le sia mai capitato e risolverlo prima che sia troppo tardi. Certo non ritroviamo il solito stile della Allende, generalmente perfetto per i suoi romanzi, che in questa storia vacilla e spesso è ripetitivo, ciononostante dimostra grande capacità nel dipingere personaggi, costruire emozioni e ambientazioni, e manifestare una buona quantità immaginativa e tanta fantasia. di Viviane Forrester Questo saggio, edito in Francia nel 1996 e in Italia nel 1997, a leggerlo oggi, 2014, si può dire di essere stato profetico, poiché nessuno può mettere più in dubbio la perdita di valore della stragrande maggioranza dell’umanità nei confronti di un’elite sempre più ristretta fatta di superburocrati, banchieri, manager e politici. Viviane Forrester, l'autrice, c’invita a prendere coscienza degli avvenimenti mondiali legati ai concetti di lavoro ed economia, nell'ottica attuale del mercato unico e della disoccupazione. Infatti, ai trionfalismi degli economisti, la Forrester oppone la desolazione del lavoratore che oppresso dalla disoccupazione o dal timore della stessa ne esce umiliato, sottopagato, disprezzato e costretto a cambiare continuamente lavoro se vuole sopravvivere. Ormai non sono più la bellezza, il tempo libero o l'arte che guidano la nostra esistenza, ma è l'economia che predomina. L’Autrice sostiene, nella sua tesi, che per la prima volta l’universo umano è costretto ad essere dominato da un piccolo numero di persone che detiene i poteri mentre gli altri, oltre la loro ristretta cerchia, non hanno alcun valore e sono minacciati, addirittura, della loro stessa sopravvivenza. Oggi i gruppi economici privati, multinazionali, dominano sempre più i poteri dello Stato e i loro manager si riempiono la bocca con “il mercato”, questa parolaccia che io toglierei dal vocabolario, e spesso le economie private controllano il debito degli stati che di conseguenza, ne dipendono e perciò loro tengono asserviti. L’analisi è spietata così come il giudizio della Forrester, anche se a volte, è ripetitiva, ma la lettura è molto interessante soprattutto perché evidenzia il tradimento delle promesse che l'era tecnologica portava con sé. V’invito a leggerlo. di Yoram Gutgeld Quando ho iniziato a leggere questo libro, non sapevo chi fosse l’Autore, poi, man mano che mi addentravo nella lettura, ho incominciato ad interrogarmi su chi fosse questo esperto di politica economica che, proponendo solide raccomandazioni per risollevare le sorti del paese, avanza proposte concrete e all'apparenza persino semplici. Quando ho scoperto che Yoram Gutgeld non è altro che il consigliere economico di Matteo Renzi , allora, sono stato obbligato a certe riflessioni tipo “ma questo da dove arriva? Ha idea di quante votazioni necessiteranno le sue proposte in Parlamento? È consapevole che bisogna revisionare in maniera profonda il bilancio pubblico? Conosce gli interessi lobbistici e i veti incrociati che rendono qualsiasi scelta difficile?” Per carità! Il libro è efficace, di agile lettura e ricco di suggerimenti concreti che spaziano dalla sanità al turismo, dalla regolamentazione del mercato del lavoro alla bolletta energetica, dalle grandi opere al credito alle imprese. Occorre ripartire da zero cambiando il modo di investire abbandonando le grandi opere a favore di quelle utili coinvolgendo, nei processi decisionali, i cittadini, i gruppi d’interesse e gli amministratori locali in modo da combattere la lievitazione dei costi e ripensare ad una diversa distribuzione dei fondi europei. La scommessa del renzismo è proprio quel «Basta con gli alibi» con cui Gutgeld chiude il libro sintetizzando le sue proposte con la formula 30x4 per : far emergere dal sommerso 30 miliardi di euro di imposte oggi evase; ridurre di 30 miliardi la spesa per la macchina pubblica; spostare 30 miliardi di investimenti pubblici e trasferimenti alle imprese; spostare 30 miliardi di spese sociale dalle pensioni più generose a favore di prestazioni sociali migliorando il livello e la qualità dei servizi sociali soprattutto a favore delle donne e creando nuova occupazione qualificata. Mi auguro che voi lo leggiate e che loro si mettano all’opera per regalarci un'Italia più equa e più ricca. di Andrea Camilleri La storia che Andrea Camilleri racconta in questo libro non si svolge a Vigata o Sfiacca o Montelusa, solo per citare alcuni luoghi della sua fantasia, ma ha origine a Caltabellotta un paese storico nella Sicilia del quattrocento in cui il 31 agosto 1302 fu firmata la pace fra Carlo di Valois, capitano generale di Carlo II d'Angiò, e Federico III d'Aragona. La firma concluse, di fatto, la prima fase dei Vespri siciliani e delle guerre tra Aragonesi ed Angioini per il possesso dell'Italia meridionale. Protagonista di questa vicenda reale e fantastica ambientata nel quindicesimo secolo è l’ombra, di un uomo inafferrabile che nella vita è stato infinite cose, infinite persone, e poi scomparso svanendo senza alcuna traccia, lasciando aperte infinite possibilità d’interpretazione e d’invenzione. Nel 1465 Samuel Ben Nissim, il protagonista, ha quindici anni, è membro di quella comunità ebraica e il padre, Rabbi Nissim, nutre grandi ambizioni per quel figlio che istruisce anche nella cabala. Il destino, purtroppo, decide diversamente e le circostanze costringono il ragazzo a trovare rifugio in un convento di frati. La giovane promessa diventa un ebreo convertito, disprezzato dalla sua comunità e maledetto dalla sua famiglia, si ritrova con una nuova identità di cristiano. Raggiunge Roma, dove predicherà di fronte al Papa ottenendo enorme fama grazie alla forza della sua parola e della sua scienza ma il destino gli prepara una nuova ed imprevista sciagura. Cambia ancora nome e diventa quel Flavio Mitridate che insegna a Pico della Mirandola i segreti della cabala e le lingue orientali. All’interno dello stesso libro Camilleri ci racconta come casualmente si sia imbattuto in questa storia, di essersi incuriosito e come, agguantato il desiderio di sapere, incomincia ad inseguire quell’ombra inventandosi questo romanzo. L’Autore servendosi di fantastiche ricostruzioni ci spiattella questa bella storia attraverso la sua affabulazione e ci tiene agganciati, piacevolmente, per qualche ora a questo personaggio realmente vissuto. di Daniel Pennac In questo libro l’Autore, ex cattivo alunno, racconta la sua metamorfosi da somaro a insegnante offrendoci una sua analisi ricca di intelligenti e partecipate riflessioni sulla scuola, vista dalla parte di chi avanza con fatica e senza eccessive pretese da grande educatore. Pennac si muove tra la paura dei ragazzi con scarsa volontà e bassa resa, attraversando il terrore che li attanaglia quando, davanti agli insegnanti, presentano la loro sconfitta che potrebbe diventare definitiva nella loro vita collocando in primo piano la sua esperienza personale. Divenuto insegnante, infatti, ha saputo affrontare il terrore e comprendere ogni alunno in difficoltà e di conseguenza è riuscito ad aiutarlo a guarire dalla paura. Lo fa con ironia e chiarezza e ci obbliga a riflettere sulle sofferenze che la scuola può infliggere ai ragazzi in una società così precaria e deprimente come la nostra, sempre più guidata dalle regole di un mercato globale incontrollabile in cui prevale il rischio della disoccupazione. Secondo me ogni insegnante dovrebbe leggere questo libro che non ha pretese di trattato pedagogico, ma piuttosto è un pamphlet necessario per capire il perché il somaro è somaro, starà poi all’insegnante trovare il metodo per cercare di recuperare i devianti. L’Autore, nel finale, asserisce che il metodo non basta perché manca qualcosa che non si può pronunciare in una scuola, in un liceo, in un’università, o in tutto ciò che le assomiglia, "una parolaccia" sconveniente nella pedagogia contemporanea: l'amore. Io posso solo invitarvi a leggerlo non da esperto, la mia carriera d’insegnante è stata breve, ma da ex operatore del settore posso dire che non giova a nessuno abbandonare chi ha difficoltà di apprendimento. di Philip Roth In questo libro, Philip Roth, prendendo spunto da un discorso tenuto, da Richard Nixon, nell’aprile del 1971 a San Clemente scrive un romanzo satirico uscito più di un anno prima dello scandalo Watergate e appena ripubblicato da Einaudi. Il Presidente statunitense, in quell’occasione, dichiarava «L'aborto è una forma inaccettabile di controllo della popolazione» Roth ne approfitta per smontarne tutti i procedimenti retorici fino a raffigurarlo come un personaggio sui generis nocivo che finisce, addirittura, per sfidare Satana in una contesa elettorale per la guida dell’Inferno. Non so cosa abbia spinto l’Autore ad evidenziare il falso linguaggio di Nixon, il suo populismo, i suoi tic e la sua corruzione morale. Roth ci presenta, infatti, un Presidente razzista e anti-democratico, sempre pronto a dissimulare la menzogna adoperando una satira spietata, grottesca e perfino volgare. Un libro che non sembra scritto da Philip Roth che emana odio e irriverenza in ogni capitolo e perfino nel titolo, per carità è un romanzo brillante e divertente ma sicuramente non all’altezza di altri libri dello stesso Autore. di David Foster Wallace In questo libro scopriamo una raccolta di dieci saggi di David Foster Wallace, scritti tra il 1994 e il 2005, e di cui uno di essi “Considera l'aragosta”, dà il titolo all’intera raccolta. Chi ha dimestichezza con l'aragosta mediterranea (palinurus elephas), può trovarsi in inganno con la foto della copertina ma l’aragosta di cui si parla è l’homarus americanus, un crostaceo strettamente imparentato con l'astice europeo l’homarus gammarus. I dieci saggi trattano gli argomenti più svariati che uno possa immaginarsi come gli oscar del cinema porno, la comicità di Kafka, la biografia della tennista Tracy Austin, il viaggio a fianco di un candidato alle primarie repubblicane, il festival dell'aragosta del Maine, la recensione di un dizionario sull’uso della lingua inglese, un punto di vista sull’11 settembre, un commentatore radiotelevisivo e perfino Dostoevskij. Quello che stupisce il lettore non è la varietà degli argomenti e il modo con cui, l’Autore, riesca a parlarne spigliatamente ma la sua capacità di farlo appassionare alle diverse circostanze. Con la sua scrittura, per me che lo leggo per la prima volta, inedita e originale, infarcita da lunghissime note e richiami vari, DFW mescola arguzia giornalistica, pazienza da narratore instancabile e accortezza da saggista spregiudicato, offrendo una prosa non solo particolare ma principalmente ironica e accattivante anche se la lettura, in alcuni casi diventa impegnativa. Alla fine, posso dire, che non c’è un argomento inutile e ve lo consiglio. di Evgenija Ginzburg Questo libro, definito uno dei testi più importanti del Novecento, narra le disgrazie patite da Evgenija Ginzburg deportata politica all’epoca di Stalin. Il racconto autobiografico fa rivivere i suoi lunghi anni di peregrinazioni per le prigioni moscovite, infatti, trascorse prima due anni nella prigione di Jaroslavl’ in condizioni di vita estreme, soffrendo la fame e il freddo, poi fu deportata nella Kolyma, Siberia orientale, iniziando un vero e proprio calvario, che la ridussero più di una volta in fin di vita. Evgenija, però, riesce a sopravvivere e sconta per intero la sua pena, dieci anni, al termine della quale le viene imposto l’obbligo di soggiorno a vita nei territori della Kolyma. Solamente dopo la morte di Stalin cominciò un percorso differente e gradatamente fu riconosciuta innocente e riabilitata, dopo oltre vent’anni di sofferenze. Evgenija, pur perseguitata nella fede politica quanto negli affetti familiari, ha saputo conservare la propria dignità e non smarrire mai le proprie convinzioni lasciandoci questa testimonianza drammatica degli orrori dello stalinismo. Chi desidera conoscere la tragedia delle purghe staliniane e del Gulag non può fare a meno di leggere questo capolavoro letterario che raccoglie le terribili esperienze biografiche e psicologiche dell’autrice in tutta la loro cruda autenticità e immediatezza e scritto con un linguaggio molto emozionante e ben marcato. Veramente un bel libro che merita il successo internazionale raggiunto. di Stefano Laffi Stefano Laffi, in questo libro, fa un'analisi della situazione dei ragazzi di oggi che i nostri governanti da strapazzo hanno definito, approssimativamente, come choosy, bamboccioni, fannulloni e senza valori, cercando di spiegarne i motivi. Questi ragazzi sono davvero così? L’Autore si chiede quali politiche abbia messo in atto la gerontocrazia al potere e usa il termine “Congiura” per svelare il mondo che gli adulti hanno creato per i loro figli, la scuola cui li mandiamo, quello che gli abbiamo comprato, quello che ci aspettiamo da loro e quello che gli chiediamo non è adatto ai giovani. Gli adulti si dicono preoccupati per i giovani, ma contemporaneamente li lascia fuori dalle decisioni e dal mondo del lavoro, li protegge ma non concede nulla spingendoli verso l’indifferenza e la solitudine. I giovani vivono la condizione più drammatica, quella del "futuro negato" e chiedono più spazio mentre l’adulto non vuole cedere nessuna posizione perciò la responsabilità è di questi ultimi che non accettano il cambiamento. Ecco nel libro, l’Autore, parla di tutto ciò avendo sperimentato, come ricercatore, il mondo dei ragazzi e sostiene che sia arrivato il momento di rimettere in circolazione i diversi saperi, ricollegare le generazioni e tutti insieme affrontare il presente per costruire un futuro migliore e superare l’impasse in cui si trova la nostra società. Molto interessante, bisogna leggerlo! di Jonathan Safran Foer Quando finisci di leggere, questo libro, tiri un sospiro di sollievo e dici: nonostante tutto mi è piaciuto. Se mi chiederete il motivo, dirò subito che è un libro particolare che in certi momenti rasenta l’incomprensibilità dovuta per l’ostinazione nel ricercare l'innovazione linguistica o per puro esercizio stilistico. Il lavoro del traduttore, la giovane guida Alex, che fatica a parlare inglese usando una lingua distorta e scolastica, invece che far sorridere è in certi momenti veramente incomprensibile. La vicenda in sé è interessante, narra di un giovane Ebreo statunitense, Jonathan, che si reca in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che salvò la vita a suo nonno durante le deportazioni naziste. Ha con sé una fotografia che ritrae Augustine con suo nonno. Nel suo viaggio è accompagnato da una guida locale, appunto Alex, con il quale stringerà presto amicizia, dal bizzarro nonno dello stesso Alex, che sostiene, di essere cieco ma che in realtà ci vede benissimo e dall’altrettanto particolare cane Sammy Davis Junior Junior. Nel villaggio fantasma, raso al suolo, di Trachimbrod incontreranno Lista una delle amanti di Safran, il nonno di Jonathan, che è l’unica sopravvissuta alla devastazione perpetrata dai nazisti, la quale racconterà loro la morte di sua sorella Augustine. Il libro, lontano dagli schemi classici della letteratura, nasconde una realtà ben più grande e intima. Tutti conservano un loro segreto, una lacrima trattenuta, un dolore che non è riuscito a superare o affrontare. La vicenda, poi, è avviluppata con la storia di Brod, antenata di Jonathan, nata in modo incredibile mentre i suoi genitori morivano cadendo con tutto il loro carro nel fiume. Brod è adottata da un usuraio, poi, alla morte di questi, sposa un uomo che, a causa di un incidente in segheria finisce per diventare violento. E’ un peccato non leggerlo ma ci vuole tanta pazienza e onestà intellettuale. di Andrea Camilleri Diciamolo subito: Camilleri è bravo! Ormai tutti lo conosciamo sia che racconti le gesta del “suo” Montalbano sia le storie allocate in Sicilia sia altre storie come quella raccontata in questo libro. Questo racconto ha come base una reale passione amorosa, spinta fino all'ossessione e alla follia. Il protagonista è uno tra i più celebri pittori della Vienna d’inizio Novecento, Oskar Kokoschka, mentre lei Alma Mahler, è la bellissima vedova di uno dei maggiori compositori della modernità. Una relazione scomoda, intensa e scandalosa che come tutti gli amori di questo tipo non avrà altro destino che la fine e una volta terminato il pittore deciderà di andare in guerra come se la scelta dovesse essere la sua sentenza di morte. Camilleri, da abile e raffinatissimo narratore qual è, e per farci apprezzare meglio la vicenda s’inventa un salto indietro di molti secoli fino ad arrivare all’Euripidea Elena che non era un doppio, ma una copia perfetta, parlante e ragionante come l'originale e che nemmeno suo marito Menelao, quando va a riprendersela a Troia, si accorge di avere a che fare con una copia, un simulacro. Pertanto nel momento in cui Kokoschka, consapevole di aver perso definitivamente Alma, decide di farsi costruire e modellare, a sua immagine e somiglianza, una bambola si troverà davanti ad un simulacro. E' follia. Pura follia. Alma rivive al suo fianco fino al sorprendente gesto catartico finale. Una storia reale di cui si può far fatica a credere ma che Camilleri ci riporta con grande partecipazione e con l’abituale efficacia. La Paura e altri racconti della grande guerra di Federico De Roberto In questa raccolta curata da Antonio Di Grado, a cent’anni dall’inizio della grande guerra, troviamo una serie di racconti, sull’argomento, di Federico De Roberto. Il primo in cui c’imbattiamo è La paura, secca e angosciante e quasi teatrale sintesi dell’orrore della guerra di trincea, in unità di tempo, di luogo, d’azione e la cui morale è che l’interesse collettivo abbia la preminenza su quello individuale, e che rifiutando questa gerarchia l’individuo si condanni all’autodistruzione. Il tenente Alfani, incapace di un gesto totale di ribellione, fa così sfilare e morire uno ad uno i suoi uomini e di cui il lettore è informato del proprio terrore dal racconto che ognuno di loro ci porge nel proprio dialetto. Nel Rifugio troviamo la storia di un disertore e della sua fucilazione raccontata da un ufficiale che casualmente viene ospitato e rifocillato dai genitori del soldato fucilato. La retata è, invece, una divertente burla in cui un soldato racconta in romanesco di come, caduto nelle mani del nemico, riuscì a sua volta a catturare un intero plotone austriaco inventando decine di manicaretti che avrebbero costituito, secondo lui, il “rancio” delle truppe italiane. Gli austriaci, increduli all’inizio, si fanno via via sedurre dal racconto straordinario dell’italiano, fino a decidere di disertare e di seguirlo. Infine nell’Ultimo voto il capitano Tancredi ha per missione di informare una bella contessa del decesso del suo eroico marito. Dopo solo poche settimane apprenderà con amarezza del matrimonio tra la vedova allegra e un imboscato. Un’interessante lettura. di Anthony Bourdain Questo libro, scritto da Anthony Bourdain, racconta la vera storia della carriera dell'autore che rompendo quella che era una delle regole non scritte dell'ambiente delle cucine professionali parla del lavoro del cuoco, duro e sporco, e di tutto quello che accade dentro le cucine con episodi estremi e totalmente sproporzionati se paragonati alle consuetudini della vita normale. Bourdain partendo dal primo contatto con i sapori veri racconta la sua vita "culinaria" che l’ha portato a vagare per le cucine di diversissimi ristoranti in America ma perfino in Giappone. Perciò le protagoniste del libro sono le cucine dei ristoranti con i loro odori, i loro ritmi, le relazioni, il gergo dei cuochi, i sacrifici, rivelando tutti i segreti e le sconcezze del mondo della ristorazione. Sono racconti autobiografici di lui chef che inizia la sua gavetta in un ristorante sulla spiaggia dove per la prima volta si rende conto che nella ristorazione ci vuole soprattutto disciplina, puntualità senza assenteismo e facendo tutto alla perfezione e velocemente. Il libro diviso in sei parti viene presentato come un menù, partendo subito con l’antipasto passando poi per i primi piatti, i secondi e terzi, i dessert e l’immancabile caffè e sigaretta. Dire che il libro è divertente e accattivante significa svalutarne la scrittura che è chiara e molto spigliata tanto da non annoiare mai . Ve lo consiglio. Il quaderno perduto di Pirandello di Giovanni Parlato In questo romanzo, Giovanni Parlato, ci narra una vicenda insolita che inizia con il ritrovamento, a Bonn, di un vecchio quaderno con una novella inedita del dodicenne Luigi Pirandello. Il vecchio quaderno finisce nelle mani di un editor, il protagonista, esperto sull’argomento, perché aveva preparato la propria tesi di laurea sul grande drammaturgo, che vi riconosce la calligrafia di Pirandello giovane. L’editor, che è anche l'Autore, sostiene di essersi imbattuto, in questa novella, in sua nonna Fofò, che inspiegabilmente, è la protagonista dello scritto pirandelliano. La novella, datata 1879, è la prima ed è anche incompiuta. Perciò il romanzo non è altro che il racconto della sua continuazione e ci offre un elegante gioco e scambio di ruoli tra finzione e realtà dell’editor, che medita una truffa letteraria, e lo spirito del giovane drammaturgo che vuole rendere concreto i personaggi rimasti appena tratteggiati della sua prima opera. Il lettore si trova, involontariamente, dentro un’atmosfera pirandelliana e un finale degno di tale nome. Bello! Sia per lo stile colloquiale che per la struttura. di Anna Marchesini In questo libro, Anna Marchesini, ci presenta nove racconti che hanno per protagonisti dei “non vincenti” ed in cui padroneggiano la fragilità e l’imprevedibile. Nove racconti, comici e divertenti, ognuno con il suo personaggio, o meglio, dove ogni personaggio ha la sua storia. L’attrice/scrittrice osserva e racconta questi soggetti quasi invisibili con il linguaggio del teatro, dove la letteratura diventa, essa stessa istrionismo a volte umoristico altre volte drammatico o surreale insomma scrive come mangia cercando di rendere grandi le cose piccole. La difficoltà del lettore nasce proprio nel non avere le capacità teatrali della Marchesini perciò si perde tra gli intrecci di questo linguaggio e per cui i racconti non decollano mai e il senso della descrizione si esaurisce troppo spesso nella ricerca dell'ordine delle parole, nei facili contrasti e nello stupore che dovrebbe provare nel suo gioco pirotecnico di parole e spiritosaggini. Sicuramente sentiti dalla viva voce dell’Autrice, i racconti risulterebbero di tutt’altro tono ed efficacia. Lo suggerisco a chi conosce la verve e l’ingegno di Anna Marchesini al quale è difficile resistere. di Mauro Corona Questo libro, di Mauro Corona, pubblicato nel 2005 ha un prologo, non si sa se realmente o per esigenze della storia, in cui uno sconosciuto ha consegnato all’Autore in dono un vecchio quaderno contenente il manoscritto e ritrovato fortuitamente. L’Autore si limita a riportarlo così com'è, correggendo qualche frase qua e là, intervenendo per tradurre in lingua italiana quelle forme dialettali incomprensibili a chi non è friulano e integrandolo con il prologo e l’epilogo. Il protagonista è Severino Corona detto “Zino”, di professione contadino che professa anche la zootecnia con capre, pecore e mucche con relative attività casearie e, tutta la vicenda, si svolge nei primi del novecento tra le montagne di Erto, paese d’origine della famiglia dello scrittore. Suo socio nell’attività casearia è Benvenuto Martinelli detto “Raggio” divenuti amici per la pelle ma che una donna riuscirà a metterli in conflitto. Sullo sfondo c’è, la mitologia montanara, alimentata da eroi come Nacio Baldo, capace di uccidere un asino con un pugno o streghe come Melissa, l’ignoranza e la miseria dei montanari e il vizio del bere. La storia è avvincente e attira, subito, il lettore conquistandolo. Si legge con piacere. Storie di un'Italia che non si lamentava di Aldo Cazzullo Quello che dice Cazzullo, in questo libro, è un'esortazione a scuotersi dal vittimismo predominante in questi ultimi tempi ed è rivolta ai giovani nati negli anni 80-90. Infatti, l’Autore dice “Un adolescente dell’Italia di oggi è l’uomo più fortunato della storia. Anche se nato in una famiglia impoverita dalla crisi, ha infinitamente più cose e più opportunità di un ragazzo di qualsiasi generazione cresciuta nel Novecento”. Poi sciorina un lungo elenco di cose che i nostri nonni hanno desiderato come le case riscaldate, illuminate, con il bagno e l’acqua corrente o che la generazione precedente non si poteva permettere o non conoscevano come andare al mare, in campeggio, in discoteca, all’estero su voli low cost, ai fast food o nei ristoranti etnici dove mangia piatti esotici. Un po’ come aveva fatto, con altro piglio, Francesco Guccini nel suo “Dizionario delle cose perdute”. Continua, poi, dicendo che la gioventù di oggi ha la tv a colori con decine di programmi a qualsiasi ora del giorno e della notte, un computer connesso con il mondo intero, il telefonino con cui scaricare qualsiasi canzone o film immaginabile, una varietà di social network per ritrovare i vecchi amici o entrare in contatto con gli sconosciuti. Non c'è dubbio che i nostri figli hanno accesso a cose che prima, naturalmente, non c'erano cioè computer, play station, cellulari. Io che sono un po’ più vecchio di Cazzullo posso dire che sì è vero che noi abbiamo avuto meno cose rispetto ai nostri figli, ma non è vero, come invece dice lui, che loro abbiano anche più opportunità, la cosa mi ricorda Berlusconi che negava la crisi economica dicendo che i ristoranti erano pieni. Non bisogna confondere il progresso con l’opportunità perché l’ultima generazione sta patendo la mancanza di futuro, è la mancanza di settori nuovi, i giovani si scoprono delusi per non riuscire a fare il lavoro per cui hanno studiato. Secondo me, sessantottino com’è stata definita la mia generazione, i giovani non solo si devono lamentare ma devono lottare per non farsi togliere quello che, faticosamente, i loro padri hanno conquistato e solo una decina di anni fa si stava tutti meglio. Aggiungo che chi oggi ha il culo nella panna certe cose non li potrà mai capire, oppure fa finta di non capire, anche se i loro nonni hanno fatto la guerra e a loro è stata raccontata. Massimo Gardella Ambientato nella campagna pavese questo giallo di Massimo Gardella racconta una serie di suicidi di studenti dello stesso istituto scolastico trovati impiccati nel giro di pochi giorni e senza una motivazione apparente, diventando in breve tempo un caso mediatico. Ad indagare su queste morti troviamo l’ispettore Remo Jacobi, costantemente afflitto dal senso di colpa per la prematura morte della figlia e il conseguente divorzio dalla moglie. Si sente uno sconfitto, non ha nessun hobby e dopo il lavoro trascorre il tempo libero a casa in compagnia del silenzio di suo padre. Invece il suo vice, Antonio Borghesi, è animato da entusiasmo ed energia che solo l’inizio di una promettente carriera può conferire e che in realtà conduce l’indagine in modo parallelo se non addirittura in concorrenza con il suo capo ormai arrivato al massimo della sua carriera e che non vede l’ora di andare in pensione. I due poliziotti interrogano sia il personale della scuola frequentata dai ragazzi sia le loro famiglie, alcune affrante, altre arrabbiate e anche indifferenti, evidenziando anche l’abisso esistente tra i ragazzi e i loro parenti più stretti. Il racconto non si limita a un’incalzante narrazione che insegue il tanto atteso finale, ma si sofferma su una delicata analisi di ciò che si nasconde dietro i personaggi, in particolare l’ispettore Jacobi tanto che il romanzo è più d’introspezione alla Svevo che un vero e proprio giallo tale da non avere una vera e propria soluzione. La prosa di Gardella appare abbastanza lineare, asciutta e a tratti anche piacevole ma non mi ha, completamente, coinvolto forse anche perché è il primo romanzo che leggo dell’Autore. di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo Con questo libro Stella e Rizzo hanno voluto indagare sulle responsabilità di quello che realmente è l’Italia meridionale con un’analisi appassionata e senza peli sulla lingua. Riportano fatti, numeri, storie e aneddoti e senza fare sconti ai filibustieri politici e imprenditoriali del Nord e inchiodando alla loro responsabilità tutta la classe politica ingorda e inconcludente che pare quasi non accorgersi della catastrofe che trainerebbe nel baratro non solo il sud ma l’intero paese. Quello che emerge è che il Sud sta morendo la mia amata regione, la Sicilia, nelle classifiche delle regioni Europee è ultima per infrastrutture e per competitività, penultima per occupazione femminile (appena il 34%), terzultima per occupazione (42,6%). In Italia, la Sicilia, è agli ultimi posti in tutte le classifiche, tranne che in quella degli stipendi dei politici dell’Ars, e anche per la qualità della vita le città siciliane occupano sempre gli ultimi posti delle classifiche. Gli Autori basano la loro inchiesta su dati di cronaca, di costume, statistici. Rilevando che nonostante i fiumi di denaro che sono stati dislocati, il Sud invece di crescere è arretrato e molti di quei denari sono stati gettati al vento, spesi per arricchire cricche politiche e il malaffare. Ancora adesso la società meridionale non è costruita per favorire la crescita, non investe e non pensa alle nuove generazioni, anche se c’è una parte di Sud, che funziona come l’imprenditore che ha consegnato i lavori finiti, con un anno e mezzo di anticipo, del tratto di autostrada Salerno - Reggio Calabria, i fratelli Finocchiaro di Harmont & Blain, i Polaretti che hanno invaso il mondo e solo in Corea ne vendono 18 milioni. Bella la storia dei due trentenni pugliesi che con i soldi di un progetto aggiudicato alla Regione Puglia, anche se 42 banche gli hanno sbattuto le porte in faccia, con la loro caparbietà hanno trovato chi ha finanziato il loro sogno dell’aereo ultraleggero, il primo al mondo, così come nella stessa regione si costruisce il nuovo Boeing 787. Bisogna avere fiducia "i ragazzi e le ragazze del mezzogiorno devono avere la possibilità di uscire allo scoperto, perché abbiamo costruito una società che non va bene per i giovani, invece noi dobbiamo offrire la possibilità ai migliori di venir fuori e giocarsela". Certo, i due giornalisti, non danno soluzioni né hanno la bacchetta magica, ma il loro è un appello accorato rivolto alla nostra classe dirigente, che dovrà farsene carico, perché se affonda il Sud, affonda anche l’Italia. di Luca Ciarrocca Questo saggio di Luca Ciarrocca, ci introduce nel mondo della finanza e ci fa conoscere gli innominati protagonisti indiscussi che lui ha classificato come banksters (banchieri gangster) e che si elevano a capo degli organismi finanziari più potenti e più ricchi del mondo. Non nomina mai il solito pubblicizzato Club Bilderberg né l’utilità o meno dell’euro né le scelte governative ad esso collegate. Evita, in parole povere, di schierarsi tra gli anti-europeisti ed anti-euro che di recente ispirano tante forze politiche che ritengono ciò il toccasana universale, al contrario, Ciarrocca punta decisamente su quei ventinove organismi definiti, Too Big To Fail (troppo grandi perché possano fallire), che si sono impossessati dei profitti prodotti dal sudore e dal lavoro di decine di milioni di lavoratori, ma anche degli aiuti di stati, di cui finiscono, automaticamente, col dettarne la politica. La quantità di dati che l’Autore cita è impressionante e non ci fa conoscere soltanto gli investimenti e le speculazioni sui diversi tipi di raggiri finanziari come derivati, subprime e tutte le bolle speculative che animano i mercati azionari ma anche i fenomeni di riciclaggio di denaro sporco. Insomma una marea di monnezza che ha trascinato con sé l’intero sistema economico e finanziario e da cui non si sa come uscirne. L’Autore, nel finale, propone alcune soluzioni che possano riequilibrare la disastrosa situazione e ridimensionare molto il potere dei banksters. Si tratta del sistema “Positive Money” elaborato dagli economisti Andrew Jackson e Ben Dyson e ce ne fa conoscere i principi fondamentali. Una rivoluzione che sta dalla parte della gente che lavora e dell’economia reale, un’utopia. Un libro bello, interessante e che riesce benissimo a far capire i motivi della crisi del sistema capitalistico e le eventuali strategie per uscirne. Molto interessante. di Judith Schalansky In questo insolito atlante, Judith Schalansky, inserisce una cinquantina di piccole isole sparse nel mondo, molte inospitali, quasi irraggiungibili o disabitate, alcune con un fascino paradisiaco, altre sedi di spietate prigioni o di basi militari inquietanti e ce li racconta in maniera virtuale. Sono quelle isole che, essendo parecchio lontane dalla terraferma, sono purtroppo escluse dalle carte geografiche ufficiali, quasi come se non esistessero. O se gli va bene, sono accatastate una sull’altra ad un’estremità della mappa, tralasciando dettagli a quanto pare poco fondamentali come le reali coordinate geografiche. Fra di esse ne troviamo qualcuna più nota, per esempio Sant’Elena o Rapa Nui/Isola di Pasqua altre associate ai nomi degli scopritori come Magellano e Cook altre ancora sono completamente sconosciute. Judith Schalansky, dichiarando da subito che si tratta di isole «dove non sono mai stata né mai andrò», ci fa visitare questi luoghi remoti sperduti negli oceani senza farci muovere da casa e di ognuna di esse ci fa conoscere la posizione e qualche particolarità. Infatti, di ognuna delle isole esaminate ci racconta una propria storia che ne svela l’anima e l’angosciante solitudine di un punto imprigionato dalla vastità degli oceani. E’ il libro ideale per chi ama i libri ma più di tutto per le fantasie che essi sprigionano. di Mario Calabresi Un po’ in ritardo sulla data di pubblicazione ho letto questo libro primo perché racconta storie di Italiani “che non hanno mai smesso di credere nel futuro” e poi perché ero rimasto un po’ deluso della tesi sostenuta da Andrea Scanzi nel libro “Non è tempo per noi- Quarantenni: una generazione in panchina” era desideroso di sentire un altro quarantenne. Mario Calabresi è un quarantenne che per di più non ha avuto una fanciullezza facile, che dice di aver scritto il libro per «capire se il declino e il pessimismo siano una condizione cui noi italiani non possiamo più sottrarci, per scoprire se sotto la superficie della paura e del cinismo esistano ancora energie fresche, speranze di cambiamento e passioni da far emergere». Gli Italiani illustri di cui ci racconta non sono solo anziani come Umberto Veronesi o Giuseppe Masera ma ci fa conoscere anche il cuneese di montagna, Loris Degioanni, che le grandi società informatiche in California si contendono. Certo nessuno può negare che la prospettiva che l’oggi delinea alle giovani generazioni con la disoccupazione che ha raggiunto vette impensabili, ma neanche si può correre dietro alle illusioni e chiacchiere che ci offre la televisione. L’Autore, nel libro, si mette in gioco, offrendo la sua autobiografia professionale e indica il sentiero che porta verso l’ottimismo e la fiducia perché c’è posto per tutti, bisogna abbandonare il pessimismo del “non si può fare” e, anche se non si diventerà famosi, possono farcela tutti. La volontà deve far tornare, i giovani, a coltivare le proprie passioni, per ritrovare la forza di lottare per ottenere più libertà e benessere. Ecco cosa tiene accese le stelle per Mario Calabresi. Lo consiglio a tutti i giovani che hanno ancora voglia di sperare e credere nei propri sogni in un momento così difficile per il nostro paese. di Luca Crippa e Maurizio Onnis Luca Crippa e Maurizio Onnis ci raccontano la vera storia di Wilhelm Brasse che a 23 anni, nel 1940, era finito nel lager di Auschwitz. La sua colpa era che pur essendo di origine austriaca da parte di padre, ariano biondo come piaceva agli invasori nazisti della Polonia, non aveva voluto unirsi a loro. La sua patria era la Polonia e non intendeva diventare complice dei persecutori dei suoi connazionali. Brasse era un bravo fotografo, aveva imparato il mestiere da uno zio, e poiché alla burocrazia nazista occorreva certificare i numeri e i volti dello sterminio il prigioniero polacco gli risultò utile perciò fu incaricato di documentare tutti gli internati che arrivavano nel campo di sterminio. Così riesce a sopravvivere per cinque lunghi anni grazie al suo lavoro. Nel piccolo studio fotografico all'interno del lager sfilano oltre 50 mila persone. Ebrei, zingari, polacchi. uomini, donne e bambini. Esseri umani i cui sguardi raccontano il dolore, la rassegnazione, la ricerca di un perché a una mostruosità che è al di fuori da qualsiasi logica. I giorni procedono tutti uguali guardando e annusando la puzza di morte che regna nel lager. Brasse, il cui fine ultimo era uscirne vivo, si impegna nel suo lavoro tacendo, abbozzando e resistendo ai tentativi di “conversione” al nazismo. Verso la fine, partecipa alla resistenza contro i nazisti e riesce a salvare le sue foto, che dovevano essere distrutte per eliminare le prove dello sterminio, offrendo alla Storia il riconoscimento della sofferenza di milioni di persone. Una volta libero, all’età di 27 anni, non riuscirà mai più a fotografare nulla perché nell’obbiettivo vedrà sempre gli sguardi delle vittime di Auschwitz. Scritto in modo semplice ed in prima persona chi lo legge ha la sensazione di essere accanto a Brasse e ai suoi compagni di lavoro, di provare le stesse ansie e paure, di sentire la rabbia soffocata di fronte all’ingiustizia. Da leggere Quarantenni: una generazione in panchina di Andrea Scanzi Andrea Scanzi, in questo libro, erigendosi a portavoce dei quarantenni fa l’analisi del come e perché la sua generazione sia arrivata alla scarsità di ideali e coscienza, rimproverandola. Così egli stesso ammette: «La mia generazione non ha perso, ma solo perché non è scesa neanche in campo» insomma non assolve la propria generazione, la critica molto duramente e quantunque ne avesse le potenzialità, ha deciso di rifugiarsi nell’ozio più totale perché ci si trovava molto bene e che nei momenti decisivi ha sempre voluto pareggiare e stare in panchina, quando invece avrebbe dovuto giocare dando il meglio di sé e magari perdere, ma almeno provarci. Il libro si snoda tra gli eventi, le tendenze, le mode, i simboli e gli oggetti che hanno influenzato la formazione dei ragazzi cresciuti negli anni Ottanta. Ragazzi attratti da icone o miti che non hanno nulla di rivoluzionario ma posti più verso la rassegnazione che alla protesta. Quando accade che qualcuno se ne voglia assumere la responsabilità e rappresentarne gli interessi, come per esempio uno Jovanotti o un Renzi, per Scanzi, sono demagoghi, opportunisti e inadeguati. Non so cosa dire ma penso che la partita per questi panchinari sia incominciata e un esempio è proprio lo stesso Autore che avendo scelto come lavoro la critica e le chiacchiere guadagni molto di più di un ricercatore malpagato a mille euro al mese o di un insegnante o meglio ancora muratore, contadino insomma un lavoro vero no? Ha ragione lui, chi andrà avanti sarà il solito furbo, l’opportunista e lui ne è un degno rappresentante. di Milan Kundera Insignificanza! Che cos’è? Ce lo dice Milan Kundera “L’insignificanza, amico mio, è l’essenza della vita. E’ con noi ovunque e sempre. E’ presente anche dove nessuno la vuole vedere: negli orrori, nelle battaglie cruente, nelle peggiori sciagure. Occorre spesso coraggio per riconoscerla in condizioni tanto drammatiche e per chiamarla con il suo nome. Ma non basta riconoscerla, bisogna amarla, l’insignificanza, bisogna impara ad amarla. […]. Respiri questa insignificanza che ci circonda, è la chiave della saggezza, è la chiave del buonumore.” Nel libro si festeggia proprio l’insignificanza della vita vissuta dalle persone e delle loro scelte, sia essa di personaggi comuni e senza storia ma anche quella di grandi personaggi storici come Stalin e Chruščёv che Kundera fa comparire nel testo. L’Autore costruisce un’ironica presa in giro dei suoi personaggi, togliendo attendibilità alle convinzioni più inattaccabili e creando nuovi modelli come, per esempio, il fascino che provocano certe ragazze che esibiscono l'ombelico. Lo scrittore è convinto che ogni volta che s’imponga una moda, l'erotismo riscrive la sua vitalità adeguandosi. C’è in queste poche pagine la dimostrazione che l'insignificanza domini la società attuale e, citando Hegel, ricorda che "solo dall'alto dell'infinito buonumore, puoi osservare sotto di te l'eterna stupidità degli uomini e riderne". Ed è una festa amara e triste. Il desiderio di essere come TUTTI di Francesco Piccolo In questo libro, Francesco Piccolo, rivisita gli ultimi quarant'anni della sua storia personale in cui ha desiderato essere come tutti, cioè appartenere al gruppo di tutti quelli che lottavano per un mondo giusto, intrecciando gli anni della sua formazione con i fatti che hanno segnato la vita pubblica del paese. Insomma un esercizio di memoria conoscitiva in cui gli avvenimenti privati dell’Autore e quelli pubblici corrono paralleli e si fondono gli uni negli altri. Fondamentale è stata la scelta di essere comunista che, nel corso degli anni presi in considerazione, sono stati segnati da avvenimenti eccezionali come il rapimento di Moro, il craxismo, la morte e i funerali di Berlinguer, per arrivare al ventennio berlusconiano. L'evoluzione del Partito Comunista Italiano è vissuta, dall’Autore, prima come una colpa per poi riscattarla con l'impegno da militante. Con ironia, poi, alterna al suo travaglio politico, pagine di vita sociale con divagazioni letterarie e cinematografiche. Il risultato è un bel libro che però, qualche volta, sconfina nella prolissità. di Antonio Pennacchi Ero rimasto particolarmente affascinato da Canale Mussolini che quando ho visto la nuova opera di Antonio Pennacchi l’ho desiderata vivamente ma quando ho iniziato a leggerla, mi sono ritrovato davanti a una sterzata inattesa dell’Autore. La storia è ambientata nel 2099 e anche questa volta ci troviamo in una colonia, un pianeta, collocato agli estremi confini della galassia. Vista l’ambientazione dico subito che non è un libro di fantascienza perché già quando il lettore legge che il luogo si chiama Colonia capisce che anche qui c’è l’influenza dell'epopea della bonifica e delle città di fondazione. Colonia doveva rappresentare la testa di ponte per il grande balzo in avanti ma il progetto era fallito ed era stata abbandonata a se stessa, la Federazione smontò il Varco da cui sarebbero dovute sbucare dall'iperspazio le astronavi e rimpatriò nei pianeti d'origine le migliaia e migliaia di tecnici e coloni che aveva portato fino lì e se ne andò. Rimasero un manipolo d’irriducibili concentrati nel minuscolo centro urbano ai limiti del deserto, costretti a obbedire alle regole della Federazione e immersi in un’esistenza sempre piatta animata, di tanto in tanto, dal periodico arrivo di qualche circo da quattro soldi atteso con ansietà non solo dall'intellettuale Karel ma dall’intera comunità. La svolta inattesa arriva con un evento casuale che mette in moto l’inarrestabile macchina del progresso e per la Colonia le cose non saranno più come prima. Il futuro prospettato con brevi capitoli scritti in modo semplice, però, è più che altro un passato remoto prospettatoci nelle medesime modalità diventando così una riflessione sul passato dove il tutto è rappresentato, non con metafore, ma riprodotto con gli stessi nomi. Non sono rimasto deluso solo perché Pennacchi non si limita a descrivere il danno che l’uomo ha fatto alla madre terra e a rimpiangere il passato ma si colloca nella direzione progressista dando fiducia alle giovani generazioni. Storie del nuovo banditismo globale di Federico Rampini In questo libro, Federico Rampini, parlandoci della profonda crisi economica mondiale del 2008, addossa tutta la colpa ai banchieri definiti dallo stesso “i grandi banditi del nostro tempo”. A questo errore del sistema bancario avrebbe dovuto seguire un’inversione di tendenza da parte delle istituzioni di controllo e degli Stati, ma i loro servitori hanno, in realtà, ritenuto opportuno rimpinguare con generose iniezioni di liquidità le banche a rischio di tracollo permettendo così, ai grandi banditi banchieri, un profitto aggiuntivo. In sintesi è questo il fulcro del libro e Rampini non ha né peli sulla lingua né paura di affermare le sue idee. In Italia, il salvataggio delle banche, è avvenuto nel momento in cui monta la rivolta dei forconi, dei disoccupati, dei nuovi poveri, dei piccoli imprenditori falliti vittime della crisi e indebolita di subire vessazioni, tasse, imposte e cui le banche chiudono le porte in faccia. L’uso di capitoli brevi, da parte dell’Autore, rende la lettura fluida, comprensibile ed evidenzia molto bene reati e colpevoli tanto da far maturare nel lettore un ribrezzo permanente. Non ho certezza di quanto afferma Rampini ma, alla sua denuncia, egli fa seguire suggerimenti sulle iniziative da prendere per cercare di migliorare la situazione economica e politica. "Se rinasco - confessa l’autore - in un’altra vita vorrei insegnare l’economia ai bambini. Perché crescano armati degli utensili giusti, perché nessuno li possa ingannare con il linguaggio dei tecnocrati”. Io v’invito a leggerlo. Il bordo vertiginoso delle cose di Gianrico Carofiglio Gli esperti chiamano questo tipo di libri”romanzi di formazione” dove si assiste a un ritorno ai luoghi dell’adolescenza per comprendere chi si è diventati. Dietro la storia del protagonista, si nasconde il dramma di Enrico Vallesi autore di un solo libro e in perenne blocco creativo tanto da accettare, dal proprio editore, di scrivere autobiografie per conto terzi come personaggi famosi incapaci anche a scribacchiare. Una mattina mentre sorseggia un caffè al bar ha un flash improvviso apprendendo, dal quotidiano a disposizione dei clienti, l’uccisione di un ex compagno di scuola durante una rapina a mano armata. E’ il passato che ritorna, Enrico Vallesi prende il primo treno che lo riporta a casa, da Firenze, dove vive da anni, a Bari. Tornare a casa significa ritrovare gli anni più importanti della vita. La narrazione così procede alternando il passato da giovane studente al presente in cui il protagonista rivede quel passato con gli occhi da adulto con piacevoli, ma anche spiacevoli sorprese percorrendo quel “bordo vertiginoso delle cose”, da una citazione di Robert Browning, segnato da quei limiti che per alcuni rimangono invalicabili mentre altri li superano con facilità. Questa volta l’Autore usa un linguaggio essenziale, asciutto privo di fronzoli tanto che il lettore arriva alla fine senza accorgersene. Da leggere. di Davide Lava In questo libro Davide Lava, sociologo e scrittore, ci aiuta a comprendere aspetti e punti di vista particolari, tipici di due gruppi di tifosi, gli Hooligans e gli Ultras, che con le loro azioni violente, contro la legge, mettono a rischio la vita di chi va allo stadio. La prima parte è dedicata agli Hooligans rappresentati, da sempre, dalla classe operaia e che in occasione delle partite della loro nazionale si fondono in un unico raggruppamento con manifesta peculiarità che sfocia nel nazionalismo più becero. Il tifo dei supporters inglesi è spontaneo e solitamente non si serve di striscioni, come quello degli ultras, ma solo di canti. Gli Ultras Italiani, invece, si caratterizzano in sinistra e destra e coinvolge tutte le classi sociali in modo eterogeneo scimmiottando il mondo politico di attinenza. Ho trovato il libro interessante dal punto di vista storico e sociologico anche se è un po’ datato, forse per averlo letto solo adesso, mentre i dati si riferiscono a prima del 2000 e da allora sono cambiate molte cose di cui qualcuna, nel libro, era stata prevista. di Andrea Vitali Chi è abituato a leggere i racconti di Andrea Vitali troverà la solita quotidianità di Bellano. Questa volta l’incipit alla vicenda è dato da una carta d’identità trovata da un bambino di otto anni, Raffaele, vicino alle acque pericolose dell’Orrido il fiume dove l’acqua è fredda gelata. La carta d’identità misteriosamente è priva di foto, il padre di Raffaele, quando se la trova tra le mani, per evitare una cattiva figura, dovuta alla leggerezza della moglie che l’ha lasciato andare da solo in un luogo pericoloso, decide imbucarla nella cassetta delle lettere all’ufficio postale. Incomincia così il viaggio del documento che passa dalla sacca del postino alla scrivania del maresciallo, dal comune di Bellano a quello di Fino Mornasco, dove tale Ilde Ratti, nata nel 1938, è residente. Il marito Oscar, oppresso dalla situazione di cassaintegrato e con una moglie nervosa ed insoddisfatta, chiamato dall’anagrafe comunale per la restituzione della carta d’identità della moglie, rinvenuta a Bellano, diversi chilometri distanti dal paese dove vivono. Seguendo il filo della carta d’identità smarrita, Oscar, arriva al presunto compagno di gita a Bellano di Ilde. I due s’incontrano e davanti ad un brasatino, un litro di rosso mai esaurito, un grappino via l’altro, galeotte le gite e balle varie risolvono la questione con un lieto fine, nella calda estate Bellanese. Partendo da una piccola vicenda e con la solita ironia, Andrea Vitali, riesce ancora a farci trascorrere un paio di ore con il sorriso sulle labbra. Storia delle terre e dei luoghi leggendari di Umberto Eco A leggere un libro di Umberto Eco c’è sempre da imparare qualcosa e in questo corposo volume, riccamente illustrato con bellissime immagini, viaggiamo insieme all’Autore nei luoghi che, come scrive nella prefazione, «ora o nel passato, hanno creato chimere, utopie e illusioni perché molta gente ha veramente creduto che esistessero o fossero esistiti da qualche parte». Un percorso piacevole ed interessante attraverso testi antichi e moderni, fumetti e romanzi che hanno rappresentato la formazione alla lettura di tutti noi, plasmando in una certa misura la nostra sensibilità nei confronti del fantastico. Terre, quindi, che non esistono, ma che non è da escludere che siano esistite in qualche forma, come Atlantide o Shamballa o come il paradiso terrestre o quella del Prete Gianni. Un libro insomma che parla di illusioni e che nell’ultimo capitolo, con una veloce incursione negli infiniti luoghi romanzeschi che hanno affascinato scrittori e lettori di ogni epoca, ci fa riassaporare i classici dell’immaginazione come: Ventimila leghe sotto i mari o Alice nel paese delle meraviglie, i Viaggi di Gulliver o il Deserto dei Tartari e giù, giù fino alle terre di Tolkien. La lettura è impegnativa ma piacevole ed erudita e poi ha una guida eccezionale.
di Benedetta Tobagi Questo libro, dedicato alla strage di piazza della Loggia a Brescia, non è soltanto un resoconto storico ma è anche un viaggio letterario condiviso con alcune persone sopravvissute alla tragedia in special modo con Manlio Milani definito, affettuosamente, dall’Autrice “lo zio comunista” e che in quel tragico attentato ha perso la moglie Livia Bottardi. Il loro amore spezzato brutalmente fa da sfondo e ripercorre la storia di questa strage impunita. Un libro inchiesta che ricostruisce sia le articolate trame del terrorismo neofascista, con relativi depistaggi, sia le testimonianze e le emozioni delle persone ascoltate. Inoltre l’Autrice, non solo ha presenziato alle ultime fasi processuali ma, con un lavoro da certosino, ha riesaminato tutte le fasi precedenti che le hanno permesso di raccontare ciò che avvenne prima dell’attentato, durante e soprattutto tutto quello che, trentasei anni di indagini e processi, ha dato come risultato finale, il nulla. Nessun colpevole, nessun mandante, nessun complice. Tutti Assolti! Un libro da leggere, non solo, per il lavoro svolto da Benedetta Tobagi, ma anche per la sua capacità di ricostruire i tratti culturali e gli stili di vita di quell’oscuro periodo che ha visto spesso rappresentanti dello Stato ostacolare il corso della verità storica. Lo consiglio a tutti. di Marco Malvaldi Questo romanzo ha un inizio ironico e cinico contemporaneamente ma poi, a poco a poco, si trasforma in una storia articolata e complessa fino ad assumere le caratteristiche di un giallo coinvolgente. La vicenda si svolge a Montesodi Marittimo, un paesino nell’entroterra toscano, dove ci sono più galline che abitanti. Qui un giorno arrivano Piergiorgio e Margherita, uno genetista e l’altra filologa, inviati dall’università per scoprire una curiosa peculiarità degli abitanti del luogo, una forza anomala, tanto da essere definito “il paese più forte d’Europa”. Durante la loro permanenza, una fitta nevicata isola il paese e contemporaneamente viene ritrovata cadavere l’anziana maestra che ospita Piergiorgio. Quando il medico del paese sta per redigere il certificato di morte, proprio Piergiorgio gli fa notare alcune petecchie negli occhi della defunta, e si dice certo che siano state causate da soffocamento. La signora, quindi, non è deceduta per cause naturali. Tutti gli abitanti del paese hanno un alibi, tranne Piergiorgio, il quale, non ha un movente apparente. Trovatosi, così tra gli indiziati, per scagionarsi dalle accuse comincia a interrogarsi e interrogare e in poco tempo si troverà coinvolto in una faccenda complicatissima, tra faide centenarie, parentele di nome e di sangue. Il tutto è abbellito dal gergo toscano, dalla fantasia e da argomentazioni incredibili, tanto da risultare, alla fine, un libro piacevole e divertente. Come primo libro che leggo di Marco Malvaldi devo dire che è stato una piacevolissima sorpresa. di Pier Paolo Pasolini Questo libro, pubblicato nel 1976 dopo la morte di Pier Paolo Pasolini avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, raccoglie gli articoli pubblicati, dalle colonne del "Corriere della Sera" e del "Mondo" dal marzo all'ottobre 1975. La prima parte è composta di uno scritto pedagogico destinato a Gennariello, un immaginario ragazzo napoletano in cui analizza le "fonti educative" del ragazzo e ne evidenzia gli errori e gli orrori, le armonie e le disarmonie, passando in rassegna il linguaggio pedagogico delle cose, i compagni, i genitori, la scuola, la stampa e la televisione. Nella seconda parte, invece, Pasolini attacca con foga questo povero mondo in rovina e con fare provocatorio alterna a ragionamenti lucidi, veri scatti di sdegno. Il problema centrale che affronta è l’interpretazione complessiva dei fenomeni e propone un grande Processo alla classe politica italiana ed in particolare ai “gerarchi democristiani”. Li accusa come responsabili morali della «degradazione antropologica degli italiani», trasmigrati nel giro di una generazione dalla campagna alla città, provocando la crisi dei valori umanistici e popolari e abbagliandoli con il consumismo senza aver creato prima un’organizzazione sociale seria. In questi scritti abbiamo davanti un Pasolini in rivolta che si sente estraneo dal mondo in cui vive ma che non smette di guardarlo e di osservarlo per indicarne le sopraffazioni. Un Pasolini illuminante sulla realtà in cui viviamo e molto attuale. Da leggere. di Walter Siti Quando ho letto Cosa Grigia di Giacomo di Girolamo, avevo avuto molto chiara la visione di quella zona di contiguità, con imprenditori e politici che, in precedenza, si avvalevano della vicinanza a Cosa nostra per portare avanti i loro disegni criminali. In questo libro anche Walter Siti si cimenta nella spiegazione di questa, ormai, famosa “zona grigia” in cui il nostro Bel Paese appare ben inserito in quel mondo globale e senza regole della politica corrotta e dell’economia internazionale in cui prevalgono il dominare e la ricchezza. A differenza del Di Girolamo il Siti ci inserisce anche una storia d’amore sconclusionata tra Tommaso un ragazzo di borgata, ex obeso e oggi broker affermato, e Gabry, un´olgettina bella, spregiudicata, perversa e ricattatrice. Così Siti riesce a vincere il premio Strega alla faccia, anche, di Roberto Saviano che in ZeroZeroZero aveva documentato brillantemente e in modo avvincente gli intrallazzi della finanza mondiale e la loro violenza. La storia qui raccontata dall’Autore è stata impostata in modo abbastanza malizioso rappresentandoci il protagonista come uno spregiudicato e ricco uomo d'affari ma anche come uno sfigato e violentatore di bambine che non riesce mai a elevarsi. Operando in questo modo riesce a tenere incollato il lettore e resistere fino alla fine. Resistere, però, non serve a niente, come dice lo stesso Autore, perché questa lettura mi ha dato ben poco. di Johann Wolfgang Goethe In questo libro riviviamo una delle esperienze fondamentali della vita di Goethe e dell'intera cultura del suo tempo. Un'esperienza che coinvolse tutti i suoi sensi, proprio i monumenti dell'antichità, che aveva sempre studiato, e il paesaggio mediterraneo parlarono, infatti, al suo cuore, fino ad ispirargli una nuova concezione di bellezza. D’altronde si è parlato e scritto tanto su questo viaggio e non è la mia recensione a far propendere qualche amico verso la lettura di questo libro e niente di eccezionale posso trasmettere a chi sta leggendo. Posso dire che Goethe partito nel 1786 e dopo aver visitato alcune città dell'Italia settentrionale, la Sicilia e Napoli, si stabilì a Roma dove rimase fino al 1788 per dedicarsi allo studio dell'arte, dell’'architettura e la letteratura della Grecia, di Roma e del Rinascimento. Il libro non è altro che l'insieme degli appunti di viaggio che Goethe andava raccogliendo giorno per giorno ma sopratutto è frutto di una riflessione sul viaggio stesso, sul senso che doveva avere nelle intenzioni e che ebbe nella realtà. Del resto uno dei motivi principali che lo avevano indotto a fuggire da Weimar era stato il desiderio di trovare altri stimoli, di dare nuovi orizzonti alla sua vena poetica e di entrare in contatto con l'arte e la cultura italiana. Goethe non si limitò solo a dipingere, a scrivere ma studiò molto la botanica e si mescolò tra la gente come, per esempio, nel carnevale romano, descritto molto bene, ma di cui dice che: «Bisogna averlo visto per perdere del tutto la voglia di rivederlo. Descrivere questa baldoria è tempo sprecato!». Insomma Goethe, in questo viaggio, studiò i fenomeni geologici e mineralogici, stilò appunti sulla vita popolare, sul clima, sulle piante, eseguì più di mille disegni di paesaggio e ne è valsa la pena leggere questo mattone. Belli e interessanti infine ho trovato, in questa edizione, sia il saggio di H. von Einem che il Ringraziamento a Goethe di Hermann Hesse. di Andrea Camilleri In questo libro di Camilleri non troviamo il solito Montalbano ma una storia, quella vera e romanzata, della famiglia Sacco. Siamo a Raffadali, in provincia di Agrigento, e la vicenda inizia con la vita di Luigi Sacco che, dalla seconda metà dell’Ottocento, con la sua operosità e bravura nell’arte dell’innesto del pistacchio, da misero bracciante agricolo a giornata, e con l’aiuto dei figli, riesce ad accrescere il suo patrimonio familiare. Riscattati dalla schiavitù del bracciantato, e seguendo l’esempio del loro padre, i fratelli Sacco si presentano come persone oneste e laboriose, hanno raggiunto una certa agiatezza, lavorando con coscienza e, non dimentichi delle iniziali difficoltà, non negando aiuto ai più bisognosi. Come uomini liberi, d’idee socialiste, hanno il senso dello Stato ma la loro vita cambia quando una mattina il capofamiglia riceve una lettera anonima. Luigi Sacco non ha esitazioni e denunzia le richieste estorsive ai carabinieri, che però si trovano disorientati perché è la prima volta che qualcuno, in paese, ha il coraggio di denunziare la mafia, tutti preferiscono accettare e tacere. I Sacco, d quel momento, si trovano costretti a difendersi sia dalla mafia sia dalle forze dell’ordine. Viviamo nel primo ventennio del Novecento e il fascismo, in ascesa a livello locale, trova spesso appoggio in elementi della mafia. I Sacco, costretti a darsi alla macchia e a reagire con le armi agli attacchi mafiosi, sono presi di mira dal prefetto di ferro Mori, perché Mussolini aveva deciso di debellare la mafia per rafforzare il proprio prestigio, marchiati come la famigerata “banda Sacco” e sottoposti a un processo dall’esito ovviamente scontato. In carcere, però, conobbero Umberto Terracini e Antonio Gramsci e Terracini che, in particolare, s’interessò alla loro storia e, dopo la caduta del fascismo, si adoperò per la loro liberazione. Sono passati quarant’anni, siamo nel 1962. Troviamo in questo libro Andrea Camilleri arrabbiato che, consultato tutte le carte, scritti familiari, atti del processo, ci fa vedere come la mafia non solo ammazza, ma è pure capace di condizionare e di stravolgere, trascendendo da questa vicenda locale, la vita di intere famiglie nella Sicilia di ieri e di oggi. Forse, il libro, non è all'altezza degli ultimi romanzi storici ma fa passare un paio d’ore riflettendo sui soprusi ancora purtroppo presenti nella realtà siciliana. di Alice Munro Non avevo mai letto niente di Alice Munro e spinto dalla curiosità di leggere qualcosa sulla vincitrice del premio Nobel, per la Letteratura 2013 mi sono imbattuto in questa frase dello scrittore statunitense Jonathan Franzen «Leggete tutto di Alice Munro, ma per cominciare leggete Chi ti credi di essere? Sì, cominciate da quello». Di che cosa parla il libro posso riassumerlo dicendo che è composto di dieci brillanti racconti autonomi collegati, tra loro, seguendo la vita di un personaggio principale, Rose, dall’infanzia alla maturità e con andamento cronologico ma che si aprono anche a ritorni nel passato. La capacità di tutti i racconti vive nella dialettica di Rose che riesce a farci conoscere ogni personaggio con la semplicità con cui si presenta al lettore. Quello che scaturisce è l’immagine di una donna costantemente alla ricerca di se stessa, all’interno delle numerose esperienze di vita che attraversa, sia dal punto di vista professionale che affettivo in una provincia caratterizzata da operai abbruttiti dal lavoro, pettegolezzi e personaggi dalla mentalità ristretta. Alice Munro ne esplora in profondità i comportamenti umani e la vita. Così, il lettore, segue la fuga di Rose dal suo borgo e ci porta nei suoi mondi, nel grande territorio del Canada, e nelle sue tante metamorfosi esistenziali. La seguiamo di città in città, fino al ritorno a casa che la riconcilia con le proprie origini. di Marcello Simoni E’ il primo libro che leggo di questo giovane scrittore e devo subito ammettere che Marcello Simoni ha realizzato una bella storia affascinante in grado di suscitare la partecipazione del lettore. La vicenda, ambientata nel luglio del 1544, narra di quando l'armata del corsaro ottomano Khayr al-Dīn Barbarossa pone sotto assedio le coste dell'isola d'Elba volta a trovare il giovane Cristiano d'Hercole, cresciuto sotto la protezione del principe di Piombino Jacopo V Appiani, per convincere il padre del ragazzo, Sinan il Giudeo, a rivelare il nascondiglio del Rex Deus, una reliquia in grado di minare le basi della cristianità. Un oggetto che vuole lo stesso Jacopo V Appiani, in combutta con la Loggia dei Nascosti, di cui fa parte il temibile inquisitore Saverio Patrizi. Tutta la storia, perciò, ruota attorno a questo segreto e anche i lettori sono trasportati dagli sconvolgimenti che li accompagneranno fin dall’avvio. Sicuramente la lettura è piacevole e lo stile semplice e scorrevole, mantiene un bel ritmo che man mano trasporta fino alla fine con sempre maggior interesse. di Andrea Vitali L’Andrea Vitali di questo libro è inconsueto, primo perché si cimenta in un giallo, definito surreale da lui stesso, e poi perché si presenta in coppia con un altro Vitali il maestro Giancarlo che trasforma la sua opera “Vetrina del Tempo”, degli anni '70, nel paradigma del racconto. La vicenda ha come protagonista il medico Attilio Savonara, scapolo per scelta, che lasciato il soddisfacente lavoro in ospedale perché stufo della tirannia dei primari, decide di andare a lavorare in una condotta medica di un paesino sul lago di Como. Una storia semplice di una persona che vuole vivere in modo tranquillo e che invecchia senza rendersene conto. Settantenne e mandata via l’ultima amante, nel giro di poco tempo, si alimenterà solo del peso dei tempi andati. Un cambiamento importante, però, è dietro l’angolo ed è rappresentato dall'incontro con un uomo, Ippolito, un assistente di studio d'avvocatura, specializzato in cause civili dalla forte personalità, che ha bisogno di confidarsi e che riesce ad intrigarlo. Infatti, Attilio aveva confessato ad Ippolito il suo pensiero o, il mistero, che dir si voglia, dell'orologio della sua casa paterna fermo alle ore quattro meno dieci e di cui non si rende conto se l’ora si riferisse al mattino o di pomeriggio. Ippolito, a Ferragosto, lo convincerà e lo accompagnerà, come una specie di resa dei conti, ad un ritorno nella casa natale. Riusciranno i nostri eroi a sciogliere l’enigma?
di Roberto Saviano Non è facile recensire questo libro sia per il tema affrontato, sia per la mole di informazioni. Saviano ci parla di cocaina e ci introduce nell’argomento, di questo libro inchiesta, facendo l'elenco di tutti quelli che ne fanno uso gente di ogni ceto, razza, cultura e prosegue con la descrizione del narcotraffico internazionale soffermandosi in particolare su ciò che accadeva e avviene ancora oggi in Messico e in Colombia. L’oggetto è molto interessante per comprendere come funziona il mondo del narcotraffico. Dietro questa esposizione, c’è di sicuro un lungo e sostanzioso lavoro di ricerca pieno di nomi, regioni, cittadine, luoghi sconosciuti ai più in Messico, Colombia, Russia, Spagna, Francia, Africa, inoltre approfondisce almeno una ventina di storie in cui ogni dettaglio è legato al successivo, tanto da richiedere molta attenzione, perché altrimenti si rischia di perdere il filo del discorso. Alcune vicende ci fanno conoscere l’inferno sudamericano così come altre fanno luce su realtà locali di cui molti non sanno, non vogliono oppure fanno finta di non sapere, insomma il libro apre gli occhi anche agli indifferenti. Indiscutibilmente gli argomenti trattati sono forti e crudeli, si parla di corrotti e di connivenze, di torture atroci, di fosse comuni, di stupri di gruppo e di decine di migliaia di morti. C’è tutto quello che si vuole sapere sulla cocaina e sulle ricchezze che, gli ignari o competenti consumatori, producono ai narcotrafficanti. Va dato atto all’Autore di aver operato un notevole lavoro giornalistico così come bisogna darle il merito di averci fatto toccare con mano un mondo allucinante. Merita una lettura tenendo in considerazione che non è un romanzo. di Andrea Molesini Nell’aprile del 1945 Pietro, un orfano di dieci anni, ci racconta la sua fuga avventurosa da un convento, su un’isola veneziana, insieme a un gruppo di compagni singolari. Il racconto è a due voci, oltre a Pietro la voce primaria, c’è quella della giovane suor Elvira, che fa un po’ da mamma, brusca e severa, a Pietro e Dario un bambino ebreo nascosto anche lui nel convento. Il gruppo di fuggiaschi è completato dal frate Ernesto, da due sorelle farmaciste Maurizia e Ada, grasse e anzianotte, e anch’esse ebree cui si è aggiunto l’Irlandese, un mitico pescatore, che li trasporta sulla sua barca. Durante la loro fuga rocambolesca succede di tutto, suor Elvira decide di proseguire verso il confine trentino aiutata da un ufficiale tedesco costretto, anche lui, a fuggire. Nel tragitto ne passeranno di tutti i colori incontreranno la fame, la violenza e la morte, capiranno che a volte il nemico può essere amico e viceversa, conosceranno l’amore e l’odio che detta la vendetta. L’Autore ha il merito di riprodurre il modo di pensare, parlare, agire proprio dei bambini che, pur nella tragicità del caso, con le osservazioni e riflessione istintive consentono, al lettore, qualche amaro sorriso. di Giovanni Fasanella In questo libro, il giornalista Giovanni Fasanella ricostruisce l’intreccio tra Stato e mafia per riordinare le situazioni storiche, culturali e sociali, insomma tutto ciò che la sola indagine giudiziaria non può accertare. Perciò nel libro le testimonianze di Mario Mori, Francesco Cossiga, Luciano Violante e dell’ex ambasciatore americano a Roma Reginald Bartholomew sono raffrontate con innumerevoli informazioni provenienti da fonti archivistiche, bibliografiche e giudiziarie. L’Autore, nel raffigurare la mafia come difetto congenito dell’Italia unitaria inizia un excursus che parte dal 1860, per focalizzare il ruolo svolto dai picciotti siciliani a sostegno di Garibaldi. Passa in rassegna il tessuto economico finanziario del novecento, analizza poi sul patto di non belligeranza con il fascismo che si limitò a colpire con il pugno di ferro le frange mafiose e gli esecutori dei crimini, lasciando indenni i mandanti, per giungere all'accordo stipulato nel 1943 con gli angloamericani, che permise il loro sbarco in Italia. Nella seconda fase della guerra lo scenario cambiò e l’alleato comunista si trasformò nel nuovo pericolo. Gli anglo-americani iniziarono, allora, a intessere una rete di alleanze da sfruttare per una guerra clandestina al nuovo nemico alleandosi ancora con la mafia, con frange della massoneria e con apparati della vecchia classe dirigente fascista. Nel ’47 poi, l’equilibrio creato dagli anglo-americani in Sicilia fu consolidato attraverso il trattato di pace imposto dalle potenze vincitrici alla nazione sconfitta, l’Italia. Tra le clausole di questo trattato ce n’era uno che impegnava le autorità italiane a garantire l’impunità a chi aveva appoggiato la causa degli alleati. Documento, ancora oggi segreto, che conteneva una lista dei personaggi cui non si sarebbe dovuto torcere un capello. Sono gli anni dell’Autonomia alla regione Sicilia e della nascita di un apparato militare, Gladio, mentre in cambio, si lasciano ai boss mafiosi le chiavi del “potere” sull’isola. Con la caduta del muro di Berlino, gli anglo-americani ritennero che l’Italia avesse perso la sua funzione strategica e quindi le forze della guerra clandestina, al comunismo, si trovarono orfane mentre andava scomparendo gran parte della classe dirigente anticomunista della Prima Repubblica che aveva rappresentato il referente politico della mafia. Sentendosi abbandonata, reagì con le bombe e le stragi, segnali, rivolti ai loro interlocutori, perché tornassero a sedersi intorno a un tavolo e a ridefinire i patti. Il libro aiuta a riflettere e, a chi ne è all’oscuro, a capire.
di Glenn Cooper Quando trovi un libro che ti tiene incollato alle sue pagine fino alla fine, con continui colpi di scena, che unisce con sensatezza anche personaggi ed epoche storiche diverse, con un’invenzione romanzesca incredibile ma tollerabile viene spontaneo dire: che bel libro. Poi leggi le recensioni e quasi tutte sono del tipo “non ai livelli dei primi due romanzi dello stesso Autore”. Siccome è il primo libro che leggo di quest'autore, faccio un’altra riflessione “la storia è scorrevole, si legge bene, è scritta come si deve, mi è piaciuto, meno male che l’ho letto per primo”. Siamo a Périgord, una località della Francia situata nella regione dell’Aquitania, famosa in tutto il mondo per le moltissime tracce rupestri e per le incisioni ritrovate in grotte che risalgono, addirittura, al 30.000 a.C. Luc Simard, professore di archeologia ed esperto archeologo, è convocato dal suo amico Hugo Pineau per un mistero riguardante un antico manoscritto, del 1307, rinvenuto durante un incendio nell'abbazia di Ruac, piccolo paesino della zona. L’autore era un monaco di nome Barthomieu che, nell’unica incisione in latino decifrabile, affermava di avere 220 anni. Il manoscritto è redatto in codice e in esso si trova anche una mappa e dei misteriosi disegni. I due, mentre un amico di Hugo tenta di decifrare il manoscritto, trasportati dalla curiosità si recano in loco e, seguendo la misteriosa mappa, si ritrovano dentro una caverna con dieci camere colleganti e disegni preistorici straordinariamente elaborati, ma non sanno che un segreto tremendo si nasconde nell'ultima camera, la decima, occupata da disegni di piante e da un graffito raffigurante uno strano uomo-uccello. Da quel momento, la loro vita non sarà più la stessa. Cooper ci disegna sopra una bella storia che ci fa viaggiare nel passato preistorico, circa trenta mila anni fa, quando un gruppo di uomini, dopo aver scoperto una serie di caverne, le sceglie come rifugio, mentre uno strano intruglio, fatto di erbe combinate insieme, procuravano loro una forma di eccitazione e di straniamento, di voglia di volare ma anche d’insolita violenza in compenso vivono molto a lungo. Il segreto è tramandato per secoli e le caverne di Ruac divengono nel corso del tempo un luogo misterioso, dove avvengono stranissimi avvenimenti nel segreto, mantenuto dai suoi abitanti a costo di delitti, uccisioni, distruzioni. Luc, nominato direttore degli scavi, nel giro di una settimana e fornito dei mezzi d’indagine più raffinati, forma una troupe di esperti tra cui la sua ex fidanzata Sara, esperta in paleobotanica. La loro relazione farà da contrappunto alle catastrofi che si scateneranno sin dal primo momento in cui si comincia a lavorare nella caverna. Misteriosi incidenti, sparizioni, incendi, morti inspiegabili. Buona Lettura. di Andrea Camilleri In questo libro Camilleri torna con Montalbano con i suoi personaggi così ben caratterizzati dalla particolare lingua che usa e ormai diventata familiare a tutti i suoi lettori. Nella sua casa di Marinella Montalbano è stato svegliato dal fischiettare di un barbone un po’ particolare cui offre un caffè e che gli confessa di abitare in una grotta poco distante ma Montalbano, non può approfondire l’argomento, perché chiamato in commissariato per l’assassinio del ragioniere Cosimo Barletta. L’uomo è stato colpito alla nuca da un colpo di pistola mentre seduto nella cucina del suo villino sito lungo la strada che fiancheggia il mare, non c’è alcun segno di effrazione, né alcuna traccia di colluttazione. Nella sua vita si è sempre occupato di commercio, ma la sua vera passione sono gli investimenti, le speculazioni, i ricatti ai danni di ragazzine in cambio di prestazioni sessuali e il prestito di denaro a strozzo. A volerlo morto è metà Vigàta. Compresi i suoi due figli che parlano di lui come di una persona dal carattere scontroso sempre immerso in affari immobiliari ai limiti del lecito e di un testamento, che il padre prima di morire aveva intenzione di rivedere. Il documento, però, è introvabile. L’indagine sembra procedere in modo lineare quando l’autopsia evidenzia un particolare inquietante che costringe a cambiare marcia all’indagine. La verità lentamente si sposta su una soluzione che lo stesso commissario non vorrebbe. Infatti, l’argomento trattato in questa storia è così crudele e malvagio che neanche Camilleri, con la sua ironia, riesce a nobilitare. Come tutti i libri, con protagonista Montalbano, si legge piacevolmente ma questa volta è facile scoprire il colpevole. di Andrea Camilleri Questa volta Camilleri ci ha fregato tutti primo perché scrive in italiano, poi perché parla di se stesso e infine perché Nené è il vezzeggiativo di Andrea (questa è nuova anche per me che ho lo stesso nome) e i racconti sono quelli della sua vita. Nel 2006 Andrea Camilleri aveva registrato per la televisione una serie d’interviste autobiografiche in cui parlava della sua attività di regista e scrittore. E’ merito di Francesco Anzalone e di Giorgio Santelli l’avere raccolto e suddiviso in brevi racconti gli episodi qui narrati. Proseguendo nella lettura si afferra il variegato vissuto dell’intellettuale passato dal teatro al romanzo, dalla regia televisiva alla radio, senza tralasciare i lunghi anni passati a insegnare regia a molti studenti dell’Accademia d’arte drammatica Silvio D’Amico di Roma. Ricordi e aneddoti che vanno dai banchi di scuola, alle elementari e al liceo classico, fino all'avvento del fascismo e lo sbarco degli alleati, il separatismo e la mafia, le amicizie e la famiglia, la vita professionale, all'Accademia e in Rai. Poi ci fa conoscere il suo rapporto con la poesia, il teatro, la televisione e la scrittura. Infine ci illustra le sue passioni e gli incontri con i grandi maestri e, soprattutto, la sua amata Sicilia. Da leggere assolutamente. di Claude Quètel In quest’ottobre piovoso e freddo, al calduccio fra le quattro mura di casa mia, ho letto questo bel saggio di Claude Quètel che parla di muri, che non sono protettivi come quelli di casa ma che dividono, che separano, che racchiudono, che segregano e anche che commemorano. La storia umana ci insegna che dopo il passaggio dell’uomo da cacciatore ad agricoltore si diffuse, allo stesso modo, la difesa del territorio sia da animali sia da altri esseri umani. Partendo dalla Grande Muraglia cinese, iniziata nel III secolo a.C. e che rimane probabilmente la più ambiziosa fortificazione mai concepita, Quètel passa in rassegna tutti i muri dell'età antica come i limes romani, famoso quello di Adriano in Britannia, in Africa, o quello di Wall Street a New York costruito dagli Olandese. Il muro più tristemente famoso rimane quello di Berlino che con la sua caduta, nel 1989, sembrava avesse scritto fine all'epoca dei muri e invece no. Da allora sono anzi proliferate nuove barriere di separazione come in Cisgiordania, così come sorgono muri per contenere i flussi migratori, ad esempio tra Stati Uniti e Messico, per arginare traffici di droga oppure quelli dei quartieri esclusivi, veri luoghi barricati, diffusi soprattutto in Usa e in Sud America. Infine muri diventati tristemente famosi, sono il caso del muro di Padova, edificato qualche anno fa contro immigrati e tossici. Di tutti questi muri, il libro ne ripercorre le origini e talvolta la fine, ne ricostruisce minuziosamente le vicende, ne rileva puntualmente le conseguenze e talora le ferite dolorose e i danni insanabili. Un’originale e documentata carrellata di muri che invita a riflettere. Interessante! di Khaled Hosseini Questa nuova storia di Hosseini è fondata sui legami familiari con varie storie e personaggi che s’intrecciano tra loro, anche a distanza di generazioni. I protagonisti sono due bambini di un piccolo villaggio vicino a Kabul, Abdullah di dieci anni e Pari, la sua sorellina di tre anni. Orfani di madre, sono accuditi dal padre poverissimo e dalla una matrigna, i due bambini sono legati da un profondo amore. Purtroppo la miseria li separerà per sempre, Pari sarà adottata da una ricca famiglia a Kabul e Abdullah, rimasto nel villaggio, tenterà di trovarla vita natural durante. La vicenda si svolge attraverso tre generazioni, saltando da luoghi diversi e lontani, in cui subentrano vari personaggi che animano, con le loro vicende, questa bella storia di amore, d’amicizia, di sacrifici e rinunce intrecciandosi tra loro in un groviglio complicato da cui l’Autore riesce ad uscirne in modo egregio anche se non entusiasmante. Hosseini, in ogni caso, si eleva perché attraverso questa vicenda familiare aggiunge un nuovo tassello alla storia del suo popolo e ci fa affezionare, sempre più, all’Afghanistan che diventa il coprotagonista della vicenda. di Donato Carrisi Per chi come me si avvicina per la prima volta alla lettura di un romanzo, di quest’Autore, consiglio di leggere prima “Il Suggeritore” in cui la protagonista è lo stesso detective, Mila Vasquez, lo dico perché in certi punti mi mancavano le relazioni usate da Donato Carrisi nella stesura del thriller che vi apprestate a leggere. Se poi ci aggiungiamo che la storia si svolge in una città imprecisata è normale un po’ di smarrimento iniziale ma credo che il romanzo non deluderà gli appassionati del genere. Infatti, la vicenda è carica di suspense tanto da tenere il lettore in ansia fino alla fine. L’argomento principale è la scomparsa di persone, volontariamente o non, per rifarsi una nuova vita e la cui ricerca è ultimata dopo pochi giorni per poi essere abbandonati al loro destino dalla polizia perché senza vittime né mostri non c’è motivo di dannarsi l’anima ulteriormente. Mila Vazquez, agente della sezione “Scomparsi”, si ritrova davanti ad una serie di efferati omicidi che sembrano essere compiuti da persone scomparse che riappaiono, non per riprendere i rapporti con i propri cari, ma per compiere feroci vendette e spietate esecuzioni, guidati dalla mano invisibile del male. La protagonista si ritroverà assorbita totalmente dalle indagini tanto da rivelarci il suo lato più intimo, torbido, buio, una parte del mondo da cui lei è attratta. Un valido aiuto per risolvere le problematiche del caso le arriverà dal collega "reietto" dell’intero dipartimento di polizia che, rassegnato e sofferente a causa di un pesante passato, sorprendentemente si rivelerà, fondamentale. di Philip Roth In questo libro il lettore, come in quasi tutti i libri di Philip Roth, solo dopo poche pagine si trova partecipe di questa storia che ha per protagonista una ragazza di appena diciassette anni, Lucy Nelson, che vive con i genitori e con i nonni materni a Liberty Center, una cittadina americana del Midwest degli anni quaranta. Sembrerebbe un quadretto domestico ideale ma la sua vita è condizionata dalla famiglia particolare, dove la madre subisce le violenze del padre, ubriacone e fragile, ma che difende perché ne è innamorata, un nonno, che tenta di proteggerla e di allontanare il genero, che vive alle loro spalle, e una nonna emarginata nell’ambito familiare. Segnata da un’infanzia così travagliata, Lucy, crescendo diventa un'adolescente autoritaria, determinata e risoluta tanto da fare arrestare il padre dopo uno dei soliti episodi di violenza di cui è vittima la madre. L’immagine di questo padre fallito, alcolizzato e violento, farà da stimolo per correggere gli uomini che la circondano in una lotta impari che lentamente distruggerà la sua vita. Cominciando da Roy, cugino della sua migliore amica, che la desidera sessualmente e che dopo mesi di tentativi riesce a possederla con il risultato di un’indesiderata gravidanza. Lucy, dopo aver inutilmente tentato di abortire, obbligherà Roy a sposarla, pur non amandolo e anzi disprezzandolo a causa del suo carattere infantile. La nascita del piccolo Edward non migliorerà la condizione di coppia e, ad ogni difficoltà, il marito cercherà l’aiuto dei genitori ma soprattutto dello zio Julian, che detesta Lucy nella quale vede un’onestà che non gli appartiene e che teme. Quando, alla fine, i loro conflitti, diventano più forti, Lucy si ritrova da sola, dominata da una folle determinazione, a combattere la sua personale guerra di giustizia contro tutto e tutti. Ne uscirà tragicamente sconfitta ponendo anche il lettore davanti a una dura prova che supererà con la convinzione di aver letto un bel libro . di Anne Holt Il lettore che si accinge a leggere questo libro si ritrova davanti ad un puzzle da costruire con pezzi sparsi alla rinfusa, ma la lettura è abbastanza scorrevole e in certi punti anche gradevole. Il primo libro che ho letto di Anne Holt, definita la “regina del poliziesco norvegese”, aveva come protagonisti Johanne Vik e Yngvar Stubø e pensavo fossero i personaggi principali dei suoi libri invece in questa vicenda, non mi ritrovo loro ma Hanne Wilhelmsen l’investigatore dei libri meno recenti della scrittrice, infatti, questo è il quinto romanzo della sua serie. Ci troviamo a Oslo, dove Sigurd Halvorsud, un noto procuratore norvegese, scopre la moglie decapitata, con una scimitarra giapponese, a casa sua e ne diventa l’indiziato più facile perché anche lui quando avvenne l’omicidio si trovava in casa e prima di chiamare le autorità è rimasto seduto e sotto shock per parecchio tempo ma si dichiara innocente. Tutti gli indizi portano a lui ma manca il movente, e dalle prime ricerche iniziano ad emergere tante piccole violazioni commesse dallo stesso. L’indagine, per Hanne e tutto il distretto, si presenta difficile per di più in un periodo in cui deve combattere anche un'altra, battaglia: la sua compagna, Cecilie, è gravemente ammalata. L’Autrice costruisce una trama ben architettata che alla fine, riuscirà a far completare ad Hanne l’intricatissimo puzzle che viene risolto grazie ad un aiuto impensabile. di Alicia Giménez-Bartlett Anche questa volta ritroviamo Petra Delicado e il suo inseparabile vice Fermin Garzón alle prese con un caso particolare appena rispolverato, l’assassinio di un disonesto industriale, per merito di un balordo. Il caso è stato riaperto, dopo cinque anni, per l’insistenza della seconda, giovane moglie dell’ucciso che non si era mai convinta della colpevolezza del protettore di Julieta, la ragazza che intratteneva Adolfo Siguán la sera della sua morte, che poi era stato ucciso a sua volta pochi mesi dopo. Dopo, la riapertura, la vicenda riprende subito vitalità perché, appena Petra e Fermín riavviano i contatti con le persone coinvolte, qualcuno spara e uccide Julieta che dopo l’uscita dal carcere viveva in una località isolata, come se volesse nascondersi. Petra Delicado capisce che qualcuno l’ha seguita e associa il delitto all’intricato registro degli affari di Siguán, scoprendo la connessione con la criminalità italiana, e precisamente la camorra, allora a Petra e al suo aiutante non rimane che spostarsi a Roma per dare la caccia a Franco Catania l’italiano che, la giovane assassinata, temeva e di cui ne aveva parlato col suo nuovo compagno. La pista camorristica mette in secondo piano l’indagine dei due poliziotti spagnoli ma la collaborazione della polizia italiana permetterà comunque a Petra e Fermín di tornare a Barcellona con indizi sufficienti e risolvere il caso che si sposterà verso una squallida storia familiare. L’Autrice, nel raccontare la vicenda, non si limita soltanto all’indagine anzi, il viaggio a Roma, diventa anche un pretesto per parlare di moda e cultura Italiana che in Spagna sono molto apprezzate. Il racconto è, altresì, perfezionato dai dialoghi tra i due colleghi concernenti la crisi economica, i loro matrimoni, il rapporto di coppia e quelli tra figli e genitori senza escludere l’argomento della vera tragedia finale. Una lettura gradevole che consiglio agli amanti del genere poliziesco. di Andrea Camilleri Quando Andrea Camilleri ci presenta questi ritratti di storia della Sicilia, spiazza tutti e dà il meglio di se stesso. Siamo nella Palermo del 1677, quando il Viceré di Carlo III di Sicilia Anielo de Guzmán y Carafa, marchese di Castel Roderigo, sul punto di morire nomina come suo successore la moglie Eleonora de Moura, donna intelligente e dotata di capacità politiche che userà per risollevare le sorti della città afflitta da carestia e da miseria tali che la portavano a continue ribellioni contro il governo spagnolo. Camilleri, prendendo spunto da quest’avvenimento storico, ci costruisce la sua Sicilia del Seicento rassomigliante tanto a quella contemporanea e, dove la bellissima e misteriosa donna Eleonora ferma e decisa nella difesa delle leggi e della giustizia, con un coup de theatre, si presenta in consiglio con la lettera del marito che la nomina alla successione. In così breve periodo, governerà appena ventisette giorni il tempo di una rivoluzione lunare, decide che per risollevare la Sicilia dal malcostume in corso debba attuare una serie di riforme basate sull’equità. Infatti, abbassa le tasse alle famiglie povere, riduce il prezzo del pane, impone controlli al commercio e introduce una serie di riforme a sostegno delle donne. Questa volta, Andrea Camilleri, ci ha donato uno splendido romanzo in cui celebra la donna non solo per la sua bellezza ma soprattutto per la sua intelligenza e le sue doti politiche e amministrative. Il libro risulta, a lettura completata, non solo interessante dal punto di vista storico ma anche ben proiettato alla risoluzione dei problemi di oggi che non sono molto diversi da quelli narrati. Da leggere assolutamente. Lettere a un ragazzo che non vuole morire di mafia di Pietro Grasso In questo libro c’è il percorso autobiografico di un uomo, Pietro Grasso oggi Presidente del Senato ma fino a ieri magistrato e procuratore nazionale antimafia dal 2005, che ci parla di mafia di cui conosce le mille sfaccettature, l’odore, i segreti e “u baccagghiu” ovvero il gergo malavitoso con le sue regole. Siccome il sottotitolo è “Lettera a un ragazzo che non vuole morire di mafia” ritorna, nel titolo, a quando ragazzino giocava a nascondino, in Sicilia si chiama “trenta e trentuno” perché chi doveva cercare quelli che andavano a nascondersi contava fino a trentuno marcando gli ultimi due numeri per far sentire la fine della conta, mentre l’ultimo, che non era stato scoperto, se riusciva ad avvicinarsi, fare uno scatto e toccare il muro urlava “Liberi tutti!” così tutti gioivano per l’avvenuta liberazione, esultando. Al nipote, cui è dedicato, e a tutti i giovani, racconta le origini e gli sviluppi della mafia, i riti, le parole d'ordine e lo fa riportando quello che a lui stesso hanno spiegato sia i pentiti sia gli uomini simbolo come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vissuti sapendo che ogni giorno si sarebbero confrontati con la morte. In special modo invita, il lettore, a riflettere che i morti per mafia non sono solo quei corpi straziati, ma sono vittime tutti quelli che si adeguano a vivere nell'illegalità e nell'ingiustizia. L’Autore riconosce nella mafia non solo un fenomeno criminale, ma anche un sistema sociale e culturale ben radicato, che sembra offrire sicurezza e benessere ai suoi adepti, contemporaneamente spiega come la cultura della legalità sia l'unica via percorribile per rompere le catene della schiavitù della mafia per liberarsi dalle sue leggi e dalla violenza del suo dominio. Pietro Grasso fa un appello ai giovani affinché combattano attraverso la legalità che è “la forza dei deboli, è il baluardo che possiamo opporre ai soprusi, alla sopraffazione, alla prevaricazione, alla corruzione”. La sua richiesta Grasso a mobilitarsi per produrre un cambiamento forse è solo utopia ma ricorda agli scettici “che sono le utopie che fanno la storia”. Il libro, mai monotono, è scorrevole e di facile lettura, lo consiglio a tutti. di Daniel Glattauer Quando ho letto chi era l’Autore di questo libro l’ho preso al volo perché Daniel Glattauer racconta sempre delle storie particolari che mi fanno, non dico sbellicare ma sicuramente sorridere e anche questa volta c’è riuscito. La vicenda che ci racconta stavolta è una storia di ossessione più che d'amore dove i protagonisti Judith e Hannes s’incontrano casualmente in un supermercato e la sua entrata è proprio a “gamba tesa”. Hannes è un vulcano, infatti, dopo la sua comparsa nel raffinato negozietto di lampade che Judith gestisce insieme alla giovane Bianca, incomincia a ricoprire di attenzioni romantiche Judith, la corteggia con fiori, con cene romantiche tanto da iniziare, in breve tempo, a frequentarsi assiduamente. In realtà, però, Judith comincia a sentirsi sempre più oppressa dalle continue prove d'amore e sempre più soffocata dalle sue attenzioni. Non è l’uomo per lei e cerca di farlo uscire dalla sua vita in tutti i modi ma l’operazione sarà più difficile del previsto. Tutti i suoi tentativi falliscono e lui la perseguita sempre di più, persino nei sogni. La lettura è scorrevole e l’Autore ci lascia con il fiato sospeso fino alla fine quando, piacevolmente e con amara ironia, ci stupisce con un finale da sit-com. Lo consiglio a chi vuole passare qualche oretta in allegria, anche se l’argomento nella realtà è poco piacevole. di Marcello Fois Non ho letto nulla di quest’Autore e quando ho finito di leggere questo libro, me ne sono alquanto rammaricato perché, da ricerche eseguite, i precedenti non sono da meno di questo bel lavoro di scrittura e di riflessione. La storia ha inizio con l’arrivo a Olbia, nell’ottobre del 1943, di Vincenzo Chironi un giovane nato e cresciuto in Friuli ma che va a cercare le sue origini a Nuoro. In tasca porta la lettera di un notaio che certifica l’identità di suo padre, un soldato sardo che, prima di perire in guerra, ebbe una relazione con sua madre morta, subito dopo, quando Vincenzo era ancora in fasce e collocato in un istituto. A Nuoro troverà il nonno e la zia e comincerà una nuova vita che confermerà la sorte della famiglia Chironi. Scopre un mondo che gli appartiene per nascita ma non per esperienza. Capisce che la sua famiglia è stata colpita dalla malasorte e che con lui tutto potrebbe ricominciare in modo più consono. L’inizio sembra avviarsi bene ma poi le cose si complicano, la speranza si svuota e persino l’amore finisce. La sorte, però, stabilisce che c’è, per la famiglia Chironi, programmato un nuovo futuro. Marcello Fois è bravo e riesce molto bene a farci afferrare tutte le avversità che hanno colpito questa famiglia, nel tempo di mezzo, che include il periodo storico che va dal 1943 al 1978. Una bella storia che trasporta, il lettore, in un ambiente in cui si colgono con precisione i colori, i rumori e i silenzi di questa incantevole terra. Buccinasco - La 'ndrangheta al nord di Nando dalla Chiesa e Martina Panzarasa Buccinasco è un piccolo comune della provincia di Milano ed è stato scelto dalla 'ndrangheta come capitale dei propri traffici al Nord. Ultimamente di ‘ndrangheta al Nord si è scritto molto e spesso ma con il loro libro, Nando dalla Chiesa e Martina Panzarasa, indagano la rete di collusioni e di ricatti, gli accordi con il potere politico locale, i rapporti con la terra d'origine e l'inserimento del nuovo insediamento in una situazione criminale che è ancora più ampia e inquietante di quello che conosciamo. Gli Autori partono da lontano, i primi anni sessanta quando il paese contava tremila abitanti, per arrivare fino ai giorni nostri quando il paese, con i suoi trentamila abitanti che lavorano tra fabbriche, imprese edili e laghi artificiali, parchetti e villette a schiera è diventato famoso. Una bella cittadina che si presenta anche bene, ma dietro questa facciata di modesta vita di provincia c'è dell'altro, c’è un cancro malavitoso di nome ‘ndrangheta con i suoi protagonisti diventati, nel corso di questi anni, tristemente celebri e cioè i Papalia, i Flachi, i Sergi, i Barbaro solo per indicare alcuni nomi tra i più noti. A sette chilometri da Piazza Affari, dove gravitano i vertici della finanza del Paese, i capifamiglia si riunivano per pianificare i sequestri di persona mentre negli orti si ritrovavano d’estate per organizzare traffici di droga, discariche abusive e rifiuti tossici nascosti sotto le case e che probabilmente hanno intaccato anche la falda acquifera. Indubbiamente il saggio, frutto di lavoro scientifico, è molto interessante e non intende stigmatizzare gli abitanti di Buccinasco né i Calabresi in esso residenti, come si è preso atto con le reazioni scomposte degli amministratori locali, ma cerca di identificare una proposta per comprendere come la ‘ndrangheta sia penetrata così a fondo nella struttura produttiva della Lombardia, nelle imprese, nella pubblica amministrazione, nella società ma principalmente per combattere tutti i meccanismi criminali fin qui appurati e prevenirne altri. di Romualdas Granauskas In questo libro, del Lituano Romualdas Granauskas, c’è la memoria di quello che fu il suo paese fino a pochi anni prima, quando ancora non era arrivata la società moderna con la rapacità del genere umano. La protagonista, Monika Kairiene, è l’ultima persona fermata a vivere, in quello che è rimasto del suo villaggio, a custodire il ricordo del marito e del figlio sepolti nel vecchio cimitero. In quelle giornate fatte di solitudine, Monika ormai anziana, rivive le sofferenze arrecate dalla dittatura sovietica, con la spoliazione dei beni e delle terre durante la collettivizzazione forzata. I contadini, allora, ricevevano un dividendo soltanto dopo che erano stati inviati allo stato i beni che dovevano essere prodotti entro le quote stabilite dal kolkhoz. Gli uomini del villaggio alla sofferenza per avergli tolto la proprietà avevano iniziato a ubriacarsi, momenti tristi che Monika rinnova con molta malinconia. Le cose, però, dopo il crollo del regime comunista sono cambiate e a questa forma di vita contadina è subentrata la modernità con le automobili rombanti sulle strade asfaltate di fresco. Le famiglie, abbandonato il villaggio, si trasferiscono nel vicino centro abitato dove, a farla da padrone, sono l’avidità e l’incomunicabilità tra gli esseri umani. Dopo aver letto le prime pagine, ero perplesso nel proseguire nella lettura ma, man mano, ho incominciato ad apprezzarne la denuncia di disagio, verso la società contemporanea, che nelle pieghe del romanzo l’Autore voleva trasmettere e devo dire che è riuscito nel suo intento. Introduzione all'arte di inventare storie di Gianni Rodari Questo libro è un vero e proprio manuale di lavoro che tutti gli insegnanti dovrebbero tenere a portata di mano. Ho avuto la fortuna di partecipare a qualche incontro con Gianni Rodari e posso garantirvi che è stato maestro per i maestri che volevano combattere il conformismo e l’appiattimento della scuola offrendo spunti, suggerimenti e strumenti per chi crede nella pedagogia della creatività e attribuisce il giusto valore educativo e didattico all’immaginazione. Infatti, il filo conduttore che lega tutte i metodi, presenti nel libro, è l'importanza dello sviluppo della creatività e della fantasia per la formazione del bambino. Bambino che deve essere stimolato a impossessarsi del patrimonio culturale offerto attraverso linguaggi e codici diversi, affinché possa rielaborarli nell’attesa di aggiungervi il suo apporto personale. Attraverso immagini, indovinelli, modernizzazione di vecchie favole ci suggerisce quarantadue giochi tra cui quello delle “carte di Propp” o quello con l’uso di marionette. In sostanza ci sono tutti i suoi ricordi e il suo modo di inventare le storie e anche quello di farle inventare, ai bambini, o aggiungervi altri finali. Bello ed interessante, non solo, per i docenti. La scomparsa di Salvatore Giuliano Indagine su un fantasma eccellente di Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino Con le ricerche, durate una quindicina d’anni, gli Autori di questo libro hanno fatto riaprire le indagini alla Procura di Palermo che hanno portato alla riesumazione nel 2010 della salma del bandito e di cui fino ad oggi non se ne conoscono i risultati della prova del Dna effettuata. Il sospetto è che nella tomba di famiglia del cimitero di Montelepre non vi è sepolto Salvatore Giuliano ma un sosia perché il vero Giuliano fu messo in salvo dall’intelligence statunitense e in America ha vissuto fino al 1985, anno della morte, sotto copertura e lavorando addirittura per il Pentagono con il nome di Joseph Altamura. Per Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino la morte del bandito Salvatore Giuliano, avvenuta a Castelvetrano il 5 luglio 1950, è stata una “messa in scena”. Partendo da questo presupposto, gli Autori, ricostruiscono gli avvenimenti salienti del caso di cui nel 2016, da notizie apprese dalla stampa, dovrebbe cadere il segreto di Stato. Dopo lo sbarco degli americani in Sicilia, i gruppi armati nell’isola, erano una quarantina circa, ma l’unico che riuscì a sopravvivere fu quello di Giuliano che ne aveva il controllo. La sua figura fu spesso paragonata a quella di un moderno Robin Hood, che rubava ai ricchi per donare ai poveri, ma la realtà che ci presentano gli Autori è ben diversa. Giuliano era più un terrorista, che un bandito, assoldato dai servizi segreti americani e asservito alle organizzazioni nazifasciste, ai poteri occulti e, successiva mente, al nascente Anello della Repubblica in chiave anticomunista, la struttura segreta che avrebbe fatto capo a Giulio Andreotti al tempo sottosegretario di De Gasperi, secondo quanto riferito da Michele Ristuccia ex agente dei servizi segreti italiani. Dopo la strage di Portella della Ginestra, avvenuta il primo maggio 1947, cui seguirono l’anno dopo le elezioni politiche nazionali del 18 aprile 1948, con una lettera sgrammaticata, il bandito, cambia bandiera e diventa anticlericale e antiamericano, accetta le logiche di potere scaturite dalle elezioni del 1948, ma in cambio esige dai suoi mandanti la garanzia dell’immunità e l’espatrio per sé e per i suoi uomini. Da ciò viene fuori la faccenda del sosia di Giuliano, di Gaspare Pisciotta e i relativi depistaggi. Il libro è ben scritto e la tesi degli Autori è ben rappresentata e documentata, la parola adesso spetta ai Giudici. Da leggere di Francesco Vitale Due tragedie, due protagonisti, due ambiziosi, due capitani, uno, Francesco Schettino, a capo della Concordia, naufragata nel gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio che provocò la morte di trentadue persone, l’altro Richard Ashby, capitano dei Marines che nel febbraio del 1998 pilotando il suo “Prowler” tranciò di netto i cavi della funivia del Cermis causando la morte di venti sciatori. L’Autore, da bravo giornalista, racconta le due tragedie creando un legame tra i comportamenti dei due capitani al comando che per ambizione, spavalderia e sfida all’ultimo grado tecnico eseguirono due manovre coraggiose e azzardate con la voglia, di dimostrare di essere i più bravi. Francesco Vitale, con le testimonianze scelte, aggiunte alla sua capacità narrativa, rende comprensibile al lettore la personalità dei due protagonisti, in questo caso di superomismo nicciano, che attenti più alla loro spavalderia e alla sfrenata ambizione trascurino la vita degli altri. Si legge bene. di Simonetta Agnello Hornby Questa volta Simonetta Agnello Hornby ci porta in un’altra parte della Sicilia, il siracusano, la località naturalmente è inventata si chiama Pedrara ed è collocata nella zona dei Monti Iblei. Si sta celebrando un doppio funerale, un uomo e una donna saranno cremati e le loro ceneri si uniranno per sempre, trasportate dal vento. Bede e Mara sono i due narratori che ricostruiscono le personalità delle due morti offrendoci dei flashback sul passato. La vicenda si svolge in una grande tenuta isolata, nel paesaggio aspro e magnifico di Pantalica nei dintorni di Siracusa, in una cava dismessa e un fiume testimone della morte del protagonista, e dove la fanno da padroni passaggi segreti, storie di relazioni illecite, un tesoro nascosto e strani personaggi legati alla criminalità mafiosa. La Sicilia è piena di storie di famiglie borghesi, in decadenza, che hanno abbandonato l’isola e l’Autrice ci racconta una di queste saghe familiari. Una donna morente è accudita da Bede, il suo factotum, legato a lei da una devozione che sconfina nell’amore. All’arrivo dei figli, Mara, Giulia e Luigi si riaccendono rancori mai sopiti, e un desiderio di mettere le mani sulla roba di famiglia. I gioielli, ma anche le terre amministrate da Bede che sembra proteggere Anna ma che detiene troppi segreti sugli affari della casa e questa è l’occasione giusta per riprendere in mano gli averi e, finalmente, conoscere i misteri che hanno legato il loro padre a Bede in un ambiguo rapporto e quello indissolubile, fino alla fine, con Anna. C’è tanto di quel materiale da potere scrivere tre libri ma molti personaggi rimangono solo accennati e non si soddisfano le attese del lettore. Peccato! Ho letto quasi tutto di questa scrittrice, con piacere, ma questa volta sono rimasto un po’ deluso. di Russell Banks Questo romanzo, di Russell Banks, pubblicato negli Stati Uniti nel 1985 arriva in Italia nel dicembre 2012, diffuso da Einaudi, e parla d’immigrazione e miseria, di speranze e di sogni, dove gli uomini, come i continenti, si respingono e s’incontrano. Nell’America del 1981 l’Autore, leggendo un quotidiano, trova l’ispirazione da un fatto di cronaca, il naufragio di migranti haitiani al largo della Florida, per abbozzare questo romanzo che è pubblicato, poi nel 1985. Il protagonista è Bob Dubois, riparatore di bruciatori di nafta nel New Hampshire, che dopo aver resistito per tanto tempo al dubbio che la sua vita di onesto lavoratore, marito e padre responsabile, non fosse una gran vita, finisce per arrendersi e decide di cercare fortuna in Florida. Lì, però, la vita non sarà facile come quella immaginata e come gliela aveva prospettata suo fratello offrendogli un lavoro nel suo negozio di alcolici. Infatti, una sera due uomini neri cercheranno di rapinarlo dell'incasso Bob uccide uno dei due rapinatori e viene a sua volta ferito. In conseguenza di ciò abbandonerà il controllo delle tensioni, fin’adesso, evitate con il fratello e lascia il lavoro. Entro breve Bob si metterà in affari con un vecchio amico ritrovato quasi per caso in Florida, ma il bisogno di soldi lo spingerà a prendere in considerazione nuove strade pericolose. In parallelo, Banks, ci presenta la vicenda dell’altra protagonista Vanise Dorsinville, una giovane haitiana che scappa da Haiti con il figlioletto e un nipote adolescente per sfuggire alla miseria, alla schiavitù e all'oppressiva presenza del padre di suo figlio. Vanise lotta con tutte le sue forze, subendo violenze e soprusi di ogni genere, per riuscire a raggiungere l'America. Nel tragitto verso la Florida le strade, di Bob e Vanise, s’incontreranno. Sono due storie disperate e due mondi diversi che insieme scorrono, alla deriva, trasportati da false speranze, disperazione e sogni infranti dove popolazioni e culture diverse vengono a contatto, tramite immigrazione e globalizzazione, scontrandosi, spesso in maniera tragica, generando conflitti sociali brutali. Un romanzo che lascia nel lettore una crudele impressione in cui prevalgono il materialismo e l’egoismo che contrastano con il sogno di riscatto sociale che in America, purtroppo, non è riservato a tutti. Da leggere. di Manuel Vázquez Montalbán Questo libro è presentato come inedito a distanza di quasi dieci anni dalla morte di Manuel Vázquez Montalbán, di fatto in Italia è un romanzo inedito ma in Spagna era stato pubblicato nel 1997 e può essere considerato come introduzione al Quintetto di Buenos Aires pubblicato nello stesso anno. Pepe Carvalho e l’ormai socio Biscuter, cuoco e amico, indagano sull'omicidio di una barbona giunta a Barcellona anni prima per sfuggire alla dittatura militare di Buenos Aires e che all’epoca fu una reginetta di bellezza destinata a diventare l’Emmanuelle argentina e che, in Spagna, invece si ritrova a frequentare i bassifondi del Barrio Chino, il quartiere cinese di Barcellona. L’incarico era stato affidato a Carvalho da Dorotea Samuelson, ex moglie di Rocco, abbandonata proprio perché il marito si era invaghito proprio della bellissima alunna scappata in Spagna per non diventare uno dei tanti desaparecidos. L’investigatore capisce subito che è un crimine di stato e le indagini lo portano a confrontarsi, ancora una volta, con i suoi nemici del passato, che quando si minaccia di accusarli dei loro crimini, come si apprestava a fare Rocco, tornano a uccidere, come hanno sempre fatto. Manuel Vàsquez Montalbàn, anche in questo libro di tono minore, ti trascina nella sua fantasia, dove include molti dei temi presenti negli altri suoi libri e dove mette in risalto la malinconia per la sua Barcellona, con la sua calle de las Tapis, la zona più infame di un quartiere di prostituzione, che sta per essere spazzata via da centri civici, parchi, parcheggi, impianti sportivi, come La Dolce Vita, locale equivoco dove si ballava e si cantava il tango, ed a cui è già arrivato l’ordine di demolizione. di Cristina Comencini In questo libro, Cristina Comencini, racconta una storia familiare rievocata dal punto di vista dei personaggi coinvolti. Sara è un’antropologa che, nonostante ami i suoi figli e suo marito, per inseguire le sue aspirazioni lavorative ha perduto la famiglia. Ora vive in solitudine e, fruendo dell’anno sabbatico dall’università dove insegna, sta scrivendo dialogando con l’eventuale lettore, la storia di Lucy, la donna moderna, di milioni di anni fa, che insegnò un diverso camminare all’umanità. L’unico momento di distrazione lo trova andando in piscina dove un giorno, nell’agosto afoso di Roma, incontra Milo, un ragazzo giovane come suo figlio, che la aiuterà nella sua decisione finale di partire. Infatti, Sara, in seguito ad una scoperta che le cambia la vita e la visuale del futuro, fa trovare una lettera al suo ex marito Franco comunicandogli di ritirarsi a scrivere in un posto sconosciuto e segreto e di non voler essere cercata. All’inizio Franco non può che ripercorrere tutte le tappe del loro vincolo sentimentale, che nonostante la sua nuova vita con una compagna e un figlio, non si è del tutto troncato. Intanto i due figli, Matilde e Alex, riallacciano i rapporti, condividendo i ricordi del passato e la sofferenza della separazione dei genitori. L’autrice si dimostra molto abile quando entra nell’intimità dei rapporti tra i vari personaggi facendo emergere l’individualismo, tipico dei nostri tempi, ma anche l’amore e l’unione che possono avere forme diverse da quelle che man mano ci raccontano così come non è casuale o disordinato lo svolgimento della vicenda ma è una sua scelta per farci entrare nel clima reale di questa famiglia facendoci comprendere come sono effettivamente i protagonisti. Brava! di Andrea Camilleri Prima di raccontarvi qualcosa di questo romanzo voglio spiegarvi il significato del titolo perché anch’io di primo acchito mi sono posto la domanda. Che cos’è il tuttomio? E come si legge? Il tuttomio è una tana, un angolo domestico nascosto, che Arianna, la protagonista ha ricavato, dove va a rifugiarsi con tutte le sue cose che nasconde gelosamente e dove si sottopone a sedute di psicanalisi con le sue bambole. Chi è Arianna? E’ una giovane di trentatré anni, sposata ad un uomo più vecchio, dotata di una tragica bellezza, infatti, le precedenti esperienze amorose sono finite in tragedia ed hanno stritolato il suo essere esponendola più come una bambola che come donna. Arianna sprigiona seduzione, affascina e brama sesso compulsivo e selvaggio, misto a un’innocenza fanciullesca e l’uomo che le sta accanto è disposto a fare qualsiasi cosa pur di accontentarla. Giulio, l’ultimo marito, è invaghito fino al punto di proporle di comprare da altri uomini quello che lui fisicamente non può più offrirle perché evirato dopo un tragico incidente. Entrambi prendono l’impegno di rispettare le regole che s’impongono come la presenza del marito agli amplessi, non per voyeurismo, ma per protezione, e gli incontri con lo stesso uomo non devono essere più di due. Purtroppo il diavolo ci mette la coda quando Mario, un ragazzo diciassettenne conosciuto al mare, s’innamora di Arianna. Anche lei sente di provare qualcosa e, rifugiatasi nel "tuttomio", confida i suoi dubbi alla bambola Stefania. Il risultato? Lo scoprirete voi. Camilleri, nella nota finale, dà al lettore qualche indizio utile alle indagini. Il romanzo è il frutto di almeno due influenze, la prima è di natura letteraria mentre l’altra è un tragico fatto di cronaca, successo alla fine degli anni sessanta che coinvolse una coppia aristocratica e un giovane studente. Io ho collegato Giulio ad un altro vecchietto pieno di soldi che si è fidanzato con una giovane fanciulla e mi ha fatto divertire ma, francamente, devo ammettere l’ho trovato molto mediocre, anche se è scritto bene, è scorrevole e non è mai noioso. di Ted Dekker Questo è uno di quei romanzi che sconvolgono il lettore per la sua originalità “un’americanata” che ci offre una visione utopistica del sistema carcerario americano. Un thriller che, oltre a stupirci per l’imprevedibilità e la fantasia dell’Autore, non permette di abbandonarlo senza finirlo, insomma vi accompagnerà anche durante il sonno. Narra la storia di Denny Hansen un uomo che ha combattuto violentemente in Bosnia che, dopo aver visto distrutta la sua vita e massacrata la sua famiglia, ha cercato la redenzione nella fede, facendosi prete inutilmente. Rifugiatosi in America, s’imbatte, anche ora, nella malvivenza e nella crudeltà umana costringendolo a battersi un'altra volta contro il male a fianco degli innocenti. Denny, in un’altra storia dello stesso Autore, aveva conosciuto Renée di cui si era innamorato e ne è corrisposto stabilendo una passione così forte tanto da accollarsi anche gli omicidi commessi da lei, ora, infatti, si trova in carcere a Ironwood ma dopo un periodo è trasferito in un moderno istituto correttivo che all’apparenza sembra più umano ma che invece è ancora più spietato dei tradizionali carceri “il Santuario”. A Renée, contemporaneamente, viene recapitato un minaccioso e macabro messaggio, da Psyco, un nemico misterioso e terribile. Anche Danny constata di essere in pericolo in modo particolare perché viene a trovarsi davanti a fatti raccapriccianti compiuti su un ragazzo accusato di pedofilia che, in realtà, intendono provocare la sua reazione per costringerlo ancora ad uccidere. Anche Renée non se ne sta con le mani in mano per cui s’impegna a progettare un ardimentoso piano per salvare il suo amato riuscendo, con uno stratagemma e accompagnata da un amico, ad inoltrarsi dentro il carcere mettendo così in pericolo anche la sua vita. Il resto, com’è giusto che sia per un thriller, non ve lo posso scoprire ma ritengo utile aggiungere che la lettura, anche se non sono un appassionato del genere, alla fine è stata piacevole. di Stefano Polli In questo suo primo romanzo, il giornalista Stefano Polli, ha scelto di raccontare la storia avvincente di un giornalista in fuga dalla propria esistenza, a caccia di un criminale di guerra, attraverso gli affascinanti Paesi del Sud America. Infatti, Andrea Varzi, il protagonista, in questa storia attraversa in lungo e in largo l'America Latina tra continui colpi di scena, scontri, fughe e delicati incontri che toccano i sentimenti. L’inchiesta lo porta a Buenos Aires ma in realtà il motivo, vero e proprio, è una fuga dal quotidiano e da una vita privata complicata da una storia d'amore, oramai giunta alla fine. Quando Varzi si mette sulle tracce dell’ex nazista Zigler, criminale di guerra, e della vasta e spietata organizzazione cui fa capo, il suo viaggio avrà in Argentina solo il punto iniziale. Una lunga peregrinazione lo porterà in Cile, in Brasile e infine a Montevideo in un crescendo di avvenimenti alterni che finiranno, in modo sorprendente, ricalcando un sogno ricorrente che l’aveva tormentato fin dalla prima pennichella sull’aereo che lo stava portando a Buenos Aires. Non è solo un giallo ma è un bel libro, di stile giornalistico, pieno di azione con tante storie, tante sfumature e riflessioni. Ve lo consiglio. di Clara Sánchez Prendendo spunto da un fatto di cronaca, Clara Sánchez, inventa la vicenda di questo nuovo romanzo. Veronica, la protagonista, vive una vita tranquilla insieme ai genitori, al fratello in una casa piena di fiori. I fiori aiutavano la madre a guarire dal suo esaurimento, dice il medico, per questo la casa ne è completamente invasa. All’età di dieci anni scopre che il padre e la madre conservano tra i documenti importanti una foto di una bambina di nome è Laura come trova scritto sul retro della stessa. Finalmente aveva capito perché ogni tanto, i suoi genitori, pronunciassero quel nome. Allora inizia la sua ricerca senza troppi risultati ma, poi divenuta adulta Betty, la madre di Veronica, un giorno arriva a confidarle che due anni prima che lei nascesse aveva partorito Laura ma morta, come le avevano detto in ospedale, la madre, però non aveva mai creduto a queste parole non ed era convinta che fosse stata rubata. Veronica, così, turbata dalla malattia della madre, e dal distacco e dalla codardia del padre, incomincia a fare delle ricerche per scoprire la verità, anche se è ostacolata nelle indagini. La narrazione, come i due precedenti, procede a due voci in maniera alterna facendoci conoscere il punto di vista, di entrambe che si alterneranno nei vari capitoli. In questo modo sappiamo delle loro e il loro stato d’animo nel momento obbligatorio del primo incontro da cui dovrà essere ricostruita l’intera vita dell'una e dell'altra. Veronica, chiamata a una prova di coraggio, con la sua tenacia e la sua caparbietà sarebbe arrivata fino in fondo. L’argomento è molto interessante perché tratta fatti realmente accaduti quando negli anni ‘80 e ‘90, la Spagna fu coinvolta nel traffico di bambini dichiarati morti alle proprie madri, per essere poi venduti a famiglie ritenute più decorose e più adatte alla crescita di figli. Nello scandalo furono coinvolti preti, suore, infermieri e dottori ma l’Autrice lo completa in modo troppo approssimativo non facendoci capire come la madre fosse arrivata a scoprire la verità e il perché avesse sospeso le sue azioni. Ancora una volta devo dire: Peccato! Poteva essere un grande romanzo. Una storia della mia famiglia tra l'Impero e il fascismo di Lilli Gruber L’Autrice ha tenuto a far notare che “questo non è un libro di storia ma un libro di memoria familiare e di recupero culturale che mi appartiene” ma spesso libri, come questo, contribuiscono a farci conoscere la Storia più di molti trattati e libri che spesso, influenzati dalle realtà politiche e sociali, peccano di obiettività. Credo che siano pochi gli Italiani che conoscono la verità del Sud Tirolo e della relativa annessione all’Italia e questo libro contribuisce, in modo realistico e documentato, a farci conoscere la vera storia di questa piccola parte del nostro Paese. Infatti, con questo libro, la Gruber fa una ricostruzione accurata delle vicende riguardanti la propria famiglia di origine a cavallo tra l’Ottocento e i primi quaranta anni del Novecento. L’occasione gliela offre il ritrovamento di un diario, scritto in tedesco antico, appartenuto alla bisnonna Rosa Tiefenthaler testimone del dissolvimento dell’impero austro-ungarico, del passaggio della sua terra, il Sud Tirolo, all’Italia e all’affermazione del fascismo. Un periodo molto breve in cui il suo destino è stravolto dal corso degli eventi. Il racconto procede a due voci, quella di Rosa e quella della bisnipote Lilli, che ci fanno conoscere l’intera dinastia e la società del periodo considerato. L’altra figura che emerge è quella di Hella che, durante il periodo del regime fascista, è travolta dalla passione per l’ideologia di Hitler e ne subirà le conseguenze, affrontando con coraggio la condanna al confino in uno sperduto paesino della Basilicata. Insomma ne viene fuori un’imponente saga familiare cui fa da sfondo, il periodo storico compreso tra i due conflitti mondiali. Noi lettori scopriamo non solo la famiglia della giornalista ammirata Lilli Gruber ma soprattutto la travagliata storia della popolazione del Sud Tirolo dai primi anni del Novecento fino al 1939, anno della morte della bisnonna e della fine del suo diario. Tramite questo libro ho potuto conoscere le “Katakombenschulen” scuole clandestine che, operarono con l’incubo costante delle perquisizioni e di pene severe per gli insegnanti, ma erano l’unica opportunità per i bambini del Sud Tirolo di imparare il tedesco durante le repressioni fasciste. Ho conosciuto il lavacro dei nomi imposto nel 1926 da un regio decreto che ha approvato la cosiddetta re-italianizzazione dei cognomi tedeschi e le famigerate “opzioni” imposte nel 1939 da Hitler e Mussolini ai sudtirolesi tedeschi, costretti a scegliere se abbandonare le proprie terre per altre, ignote lande del Reich o sottoporsi a un’italianizzazione definitiva. Questi fatti sicuramente non si trovano nei libri di storia delle scuole italiane ed ecco perché mi è piaciuto il libro e invito i giovani a leggerlo per comprendere le difficoltà delle terre di confine. Perché non dobbiamo aver paura di Don Andrea Gallo Ho letto questo libro avendo sempre davanti a me l’immagine e l’entusiasmo di don Andrea Gallo quando a maggio del 2012 era venuto a Ciserano per presentare il libro “Sana e Robusta Costituzione” il cui obiettivo principale era stato il Bene Comune. Aveva tenuto per due ore tutti con il fiato sospeso spostandosi per il palazzetto dello sport, a destra e a manca, e parlando a ruota libera un po’ di tutto del suo passato da partigiano e dei concetti specifici dell’istituzione cui appartiene. In questo libro lo rivedo con lo stesso entusiasmo analizzare la crisi che sta attraversando il Paese con la paura per l’incalzante mancanza di lavoro e quindi per il futuro dei nostri giovani. Don Andrea, scrivendo della situazione socio-politica attuale, rispolvera temi e valori tipici della sinistra cui ha sempre creduto non risparmiando lagnanze verso la sua classe dirigente e verso gli altri schieramenti che si sono succeduti al governo del paese che non solo ha fallito tutti gli obiettivi ma che non riescono più a essere credibili perché ritenuti responsabili di questa situazione economica di stallo e che ha tolto il futuro ai giovani. “Eppure non dobbiamo farci prendere dal panico: la strada verso la soluzione c’è, ed è alla portata di tutti, anche se difficile da praticare”, sollecita don Andrea, consigliando di rivedere la scala di valori che riponga al centro non i soldi ma la società, quella eretta da persone poiché la crisi non si risolverà facilmente perché, oltre che economica e sociale, è soprattutto delle coscienze e potrà essere sconfitta dai giovani senza avere paura dell’altro o del diverso e mettendo, al centro dell’interesse pubblico, la solidarietà. In questi giorni l’abbiamo sentito chiedere al dirigente unico dell’ultimo movimento politico, su cui anche lui aveva scommesso, di “non fare il padre eterno” e di afferrare l’occasione per incontrare i dirigenti del centrosinistra “per un anno di tregua e per incominciare a vedere che succede”. C’è anche in questi gesti la Buona Novella e l’umiltà di don Andrea che spesso, purtroppo, non è ascoltato e intanto i giovani aspettano segnali per il loro futuro. di Francesco Guccini Quando ho intravisto la copertina di questo libro, subito, anche se non ero proprio un fumatore incallito, ho riconosciuto il logo del pacchetto delle “Nazionali Esportazione” senza filtro e automaticamente ho capito, oltre che dal titolo, che questo libro mi avrebbe fatto sorridere e ricordare con nostalgia la mia infanzia, la mia prima sigaretta e mi sono avvicinato alla lettura in modo positivo. D'altronde, il libro, è un viaggio nella vita di ieri, tra situazioni, oggetti, espressioni del passato, giochi per strada, piccole abitudini, balli, usanze, colori, marche antiche che come nello stile delle sue canzoni Guccini, uno dei miei cantanti preferiti, racconta con aneddoti e ricordi personali. Anche se io sono nato e cresciuto in un mondo diverso dal suo sia per ubicazione sia per età, ci separano nove anni, ho assaporato e visto le stesse cose e mentre leggevo, verificavo le cose rimaste e quelle perdute. Come non ricordare la ghiaccia o la cucina economica che nel breve inverno isolano era ricordo di zuppe varie che mia madre preparava sfruttando la piastra di ghisa a cerchi concentrici, la siringa di vetro della zia Titì, la Topolino familiare di zio Vito Salvo e i pantaloni corti. Quanti bei ricordi mi ha suscitato questo gradevolissimo libro che ho letto tutto di un fiato perché mi ci sono ritrovato dentro con gioia e con un pò di nostalgia. Ne consiglio la lettura non solo ai miei coetanei ma anche ai giovani che vogliono conoscere l'epoca dei genitori e confrontarla con il loro presente. di Stefano Benni In questo libro il tema principale sono tutte le ricchezze che l’amore riserva, ma non c’è solo quello, c’è un po’ di tutto, c’è la poesia, l’umorismo, la filosofia, l’ambiente e l’arte insomma c’è tutto il mondo di Stefano Benni. Il protagonista è Martin, uno scrittore ormai frustrato e stanco della vita che ha deciso di scappare dalla società per rifugiarsi in una piccola casetta sugli Appennini. Qui vive in solitudine assieme ad Ombra, il suo amato cane. Trascorre le sue giornate a contatto con la natura e con gli animali, con i quali discute e si sente più a suo agio di quanto non sia con gli esseri umani. Passa, questa parte della sua vita, immerso nella natura a studiare la vita e le opere di Domenico Rispoli, detto il Catena, un poeta divenuto pazzo e deceduto in un manicomio. La tranquillità dell’ambiente circostante gli offre molte occasioni per meditare su quello che è stata la sua vita e quello che avrebbe potuto essere. Improvvisamente questa quiete è sconvolta da un imprevisto arrivo, i nuovi vicini di casa, una giovane coppia. Lui, un po’ narciso, e mosso da una certa arroganza che lascia intuire fragilità. Lei, una bellezza bionda che ne evoca un’altra lontana nel tempo ed emozionante per Martin. Nel giro di poco tempo il cuore di Martin, che non si credeva più in grado di amare, ha un risveglio inaspettato e pieno di emozioni che culminerà in un travolgente valzer con la bella Michelle. Il finale, lo lascio scoprire a voi, io aggiungo che Benni ci ha regalato un bel gioiellino. di Jorge Luis Borges Con questo libro Jorge Luis Borges esordisce nella prosa, siamo nel 1930 e lo dedica alla mitica figura di Evaristo Carriego un poeta dimenticato, amico di famiglia, che usa come pretesto per raccontare Palermo un quartiere periferico di Buenos Aires dove all’inizio del secolo abitava con la sua famiglia. Il ritratto che ne esce è più immaginato che reale infatti ci permette, tramite la vita di Carriego e di Palermo, di entrare nella stessa città guardandola da dietro le spalle dei giocatori di truco, dalle finestre dei bordelli e dall'umanità che li frequenta, assistere negli spiazzi polverosi alle sfide a coltello, annusare l'aria che sa di primavera e il fumo dell' asado che cuoce all'aperto, commentare e cantare i tanghi e le milonghe che sente per strada. Attraverso gli occhi dell’amico ci ha raccontato la sua Buenos Aires anticipando gli argomenti e lo stile che caratterizzeranno l’intera produzione delle opere di Jorge Luis Borges. Bello e molto interessante. di Erri De Luca Erri De Luca ci ha preso gusto ad arrivare in punta di piedi con questi gioiellini di poche pagine. Questa volta la sua poesia in prosa diventa teatro poetico napoletano alla maniera di Eduardo De Filippo prendendone, con umiltà, le distanze ma abitato da “presenze nostalgiche” che ricordano molto “Queste Fantasmi!”. E’ la notte dell’ultimo dell’anno. Due personaggi, un lui e una lei, fratello e sorella che parlano, del passato e della loro città. La sorella accusa il fratello scrittore di non provare un vero affetto neanche per Napoli. La risposta è splendida: “Non ci ho mai pensato se voglio bene a Napoli. Come chiedermi se voglio bene alle mie unghie, ai capelli. Non so se voglio bene a delle parti del mio corpo… Ci sto dentro, tutto qua”. In seguito arriveranno altre presenze chiamate a visita dalla sorella che ne percepisce l’esistenza, ricercati da sempre dal fratello che ne ha la pena del ricordo di una vita. Iniziano a giocare a tombola. La vera sorpresa è, però, proprio l’arrivo degli ospiti inattesi. Dai numeri della tombola nascono storie, come tradizione della tombola napoletana, alcune inventate altre animate dai ricordi, e i personaggi chiedono di avere una parte in questa recita di fine anno. Un librettino, che si legge in un paio d’ore, impregnato di humour ma che non riesce a mascherare la malinconia per i momenti e gli affetti perduti. di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza Certo che leggere, dopo la prima domanda fatta dagli Autori, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, ad Antonio Ingroia in cui chiedono: Sono passati vent’anni dall’orrore delle stragi del ’92. A un ragazzo nato in quell’anno, come spiegherebbe quello che è successo allora e che ha condizionato questo ventennio? Perché, come lei ama spesso dire, “la Seconda Repubblica fonda i suoi pilastri sul sangue dei servitori dello Stato”? la seguente risposta: “Partirei dal significato che ha assunto negli anni l’espressione “lotta alla mafia” inserita in un contesto culturale di riferimento. La cultura istituzionale italiana è stata per secoli di tolleranza e legittimazione della mafia, sia a livello periferico che centrale. Non è un caso che la storia del confronto mafia-Stato sia stata ipocritamente raccontata come una storia di guerra, mentre in realtà dietro le quinte è sempre stata una storia di convivenza. È stata una cultura per decenni largamente dominante e supinamente accettata all’interno di varie articolazioni istituzionali: politica, magistratura, chiesa, forze di polizia, apparati burocratici-statali.”. Non solo ci disorienta ma ci illumina sul delicato momento di passaggio fra la prima e la seconda Repubblica avvenuto nei primi anni novanta fra l’esplosione delle inchieste legate a Tangentopoli, gli attentati mafiosi e le stragi di Capaci e via D’Amelio, dove persero la vita, i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il libro che è una lunga intervista fra gli Autori e Antonio Ingroia, allievo e collaboratore di Paolo Borsellino, incaricato dal 1992 presso la Procura distrettuale di Palermo e ora in Guatemala su incarico dell’ONU, ripercorre, infatti, gli ultimi vent’anni della storia italiana. In questo viaggio si tracciano i particolari dello stretto rapporto mafia-Stato partendo dall’omicidio di Lima, individuato come data da cui si ha un ricambio nel rapporto tra il potere politico e la criminalità organizzata. Ingroia, senza peli sulla lingua, racconta ai due giornalisti il ventennio appena trascorso con nomi e cognomi perché si trovano agli atti di processi che hanno già avuto luogo, e lo fa con lo sguardo di chi lo ha vissuto da dentro come protagonista della magistratura la cui autonomia, a detta dell’ex Pm, si è tentata più volte di limitare. Le analisi che troviamo, in questo libro, sono molto chiare e decise sull’ultimo ventennio che ha inciso pesantemente e negativamente sul costume e sul comportamento delle istituzioni e dell’intero popolo italiano. Ne emerge una situazione sconcertante e inquietante oltre che demoralizzante. Fortunatamente, nel finale, lo stesso Ingroia rincuora le nuove generazioni a non perdersi d’animo perché “l’Italia migliore è lì, in quel pezzo di storia che le stragi hanno tentato di cancellare” e, appunto, “da lì, da quel patrimonio etico e morale, bisogna ricominciare.” Ne suggerisco la lettura principalmente a chi continua a sostenere il partito che nel 1994 è diventato il perno del nuovo equilibrio politico, nella speranza che si renda conto come in questi anni, questo partito, si sia occupato soltanto di fare leggi a favore dei criminali, che in questo modo hanno continuato a delinquere, occupando posti di potere. Storia economica contemporanea di Sidney Pollard In questo libro c’è la storia economica per il lettore comune, anche se è molto usato nelle università, per di più questa nuova edizione è stata aggiornata da Emanuele Felice che ne ha rivista l’ultima parte che va dal 1973 al 2001 e con l’aggiunta dell’ultimo capitolo concernente il primo decennio del XXI secolo che comprende il riassetto degli equilibri a causa della globalizzazione e la crisi del 2008. Nel libro l’Autore illustra l’economia contemporanea partendo dal 1900, con doverosi richiami al secolo precedente, e con i relativi sviluppi ed eventi storici che hanno segnato il secolo, quali guerre, scoperte scientifiche e rivoluzioni sociali. In questa situazione inserisce i due principali e opposti sistemi economici, quello comunista e quello capitalista evidenziando la visione economica di J.R. Keynes, sostenitore di un forte intervento dello Stato nel settore economico e quella indicata da M. Friedman, sostenitore invece del non intervento dello Stato. D’altronde la situazione storica ha mostrato il problema della crescita della popolazione mondiale e il miglioramento delle reti di trasporto e di comunicazioni che hanno portato tutti i paesi del mondo a rivedere le loro politiche poiché incominciavano a riflettersi sull’intero sistema mondiale, ponendo le basi per la globalizzazione così com’è oggi. Sono poche pagine ma esaurienti e comprensibili anche a chi è a corto di temi economici. di Guido Crainz In questo saggio, Guido Crainz, racconta la trasformazione vissuta dal paese e dalla democrazia negli ultimi decenni. Il periodo che analizza parte dagli anni di piombo del terrorismo, durante il quale il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro hanno rappresentato la punta più rilevante, fino al passaggio attraverso la controversa seconda repubblica, nata sulle ceneri della prima travolta da Tangentopoli, per arrivare ai giorni nostri. Subito dopo l’omicidio di Aldo Moro un segnale molto importante fu il referendum contro il finanziamento pubblico ai partiti e dal 1980, la percentuale dei votanti cominciò a scendere sotto il 90% degli aventi diritto, cosa che non era mai successa dalla nascita della Repubblica in poi da lì, secondo Crainz, inizia la fine della prima Repubblica perché in seguito, con Bettino Craxi, la politica è più imperniata più sulla figura carismatica del leader che non sulla militanza. Poi, con l’arrivo di Silvio Berlusconi, la politica entra e si trasforma in spettacolo. La piazza è sostituita dalla televisione sia con trasmissioni di approfondimento giornalistico come “Samarcanda”, sia con rappresentazioni comiche come “Biberon” dove i politici originali si mischiano con i loro imitatori. Berlusconi vince le elezioni nel ’94 perché raccoglie il desiderio di cambiamento perché esprime la speranza di un nuovo “miracolo italiano” che, nel disprezzo delle regole, esercita attrazione su una larga parte di italiani disposti al rovesciamento di valori condivisi e più propensi all’individualismo, all’egoismo, piuttosto che al bene comune e distaccato dalle questioni nazionali. L’Autore ci ricorda una frase scritta, nel 1994, da Sandro Viola su “Repubblica”: “Quando il governo Berlusconi prima o dopo cadrà, sul Paese non sorgerà un’alba radiosa. Vi stagneranno invece i fumi tossici, i miasmi del degrado politico di questi mesi. E non si riesce assolutamente a vedere chi sarà capace, a quel punto, di intraprendere l’opera di disinquinamento”. Ci sono in questo libro quarant'anni di storia italiana recente che ho ripercorso leggendolo e mi pongo gli stessi interrogativi senza risposta dell’Autore, perché occorrerà vivere i prossimi anni per sapere a che cosa in realtà andremo incontro se riusciremo ad avere le forze e le energie sufficienti per confrontarci con gli altri paesi e superare la crisi internazionale che ha travolto l'intero Occidente in questi ultimi anni. Il Paese ha bisogno di «un’opera di ricostruzione», le cui dimensioni «sono simili» – termina Guido Crainz – «a quelle della fase post-bellica». Capace di ricostruire le «precondizioni stesse della democrazia». Altro che urla e vaffanculo qui, prima di tutto, serve riformare gli Italiani. Buona lettura. di Stefano Rodotà In questo saggio, Stefano Rodotà, affronta in modo preciso e puntuale la sempre più crescente esigenza di avere diritti trattando, in modo chiaro e pertinente, svariati argomenti di notevole importanza per la nostra vita sociale. Il libro è diviso in tre parti che comprendono quindici capitoli di cui nella prima parte si narrano i diritti nello spazio e nella nuova realtà del mondo ormai senza frontiere, nella seconda si cerca di restituire volto e dignità alla persona e nella terza si tratta del rapporto uomo/macchina. A causa degli avvenimenti che quotidianamente mettono a dura prova non solo i diritti, ma anche l’affidabilità e la stabilità delle istituzioni, Rodotà viaggiando tra valori e principi ci regala una prospettiva sul mondo contemporaneo in continua trasformazione provocata sia dalla globalizzazione sia dalla scienza e dalla tecnologia in particolare per l’impennata del settore digitale. Davanti alla prepotenza dei grandi potentati economici che sempre più governano il mondo, la rete “il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia conosciuto” è la via da seguire per impedire che tutto sia soggetto alla legge del mercato e il ricorso ai diritti individuali e collettivi accelera l’evoluzione del diritto. Internet, con l’accesso alla conoscenza, rimette in discussione tutti i temi del diritto a partire dalla libertà di espressione per arrivare al diritto alla privacy e Rodotà che conosce bene la materia collega con attenzione e consapevolezza il nuovo che avanza con realismo e fiducia verso la costruzione morale personale e della collettività nel futuro prossimo. Sempre che tutti i Paesi e tutte le organizzazioni mondiali accolgano la Carta dei diritti fondamentali. Il libro si legge con interesse e piacere, certamente è un po' difficile e forse anche troppo tecnico, è un libro più che da leggere, da studiare ma sicuramente è molto interessante. I peggiori anni della nostra vita di Oliviero Beha In questo saggio, di appena 150, pagine Oliviero Beha traccia lo stato pietoso in cui è stato ridotto, in quest’ultimo ventennio, lo “Stivale Italia” e indica come deberlusconizzarlo. Il culo, non solo inteso come “vuoto culturale”, è il filo rosso che unisce i capitoli del libro, egli sostiene che l’Italia di oggi stia scontando la convergenza di molti eventi che si trascinano da quasi mezzo secolo e le cui radici affondano molto più lontano nel tempo di quanto comunemente si tenda a credere. Da qui l’esigenza di una profonda svolta che deve essere, innanzitutto, culturale, ma anche politica e ci mostra anche i limiti evidenti, del governo Monti, su temi fondamentali come l’istruzione o la sanità. Come siamo entrati nei peggiori anni della nostra vita? Analizzando il tempo della sua vita, partendo dal dopoguerra, ci spiega come, sin dagli anni ’50 e ’60, sia stata cancellata tutta la cultura sostituendola con quella industriale e gettato le basi per lo smarrimento della propria identità culturale portandola a un progressivo disfacimento del costume e della società italiana, dei suoi valori e disvalori. Oggi siamo arrivati ad un punto in cui tutti ci fanno credere che limiti non ne esistono più. Le menti poderose e geniali al comando del Paese chiedono, agli allocchi italiani, di guadagnare di meno e spendere di più perché la soluzione giusta è la crescita. Come fa la gente a spendere di più se guadagna di meno? È un quadro tragico ma chiaro, quello del nostro paese tratteggiato dalla penna ironica dell’Autore che pone il lettore davanti alla sostanziale immagine di un paese divenuto volgare e povero per la troppa fretta di assimilare una modernizzazione cui gli italiani non erano pronti e che ha portato allo sgretolamento dell’identità italiana. Beha si chiede come se ne possa uscire e richiamando tutti ad una maggiore responsabilità termina: “Un’Italia che parla e scrive con il culo, che è finita in un culo di sacco, che ragiona a culo che nel deragliamento generale ha individuato nel culo una stazione d’arrivo. Ma giacché il culo è curvilineo, la sua stessa morfologia rotondetta ci impone di credere a un rimbalzo. Se il culo è stato reso «essenziale» nella pratica quotidiana verbale e comportamentale, prendiamolo sul serio mutuandolo dal linguaggio e dalle abitudini: facciamolo rimbalzare prima che si incolli al suolo e faccia tramontare definitivamente ogni nostra prospettiva di salvezza”. Le carte segrete di Benedetto XVI di Gianluigi Nuzzi L’anno scorso quando questo libro fu dato alle stampe, la Santa Sede aveva comunicato con una nota "La nuova pubblicazione di documenti della Santa Sede e di documenti privati del Santo Padre non si presenta più come una discutibile - e obiettivamente diffamatoria - iniziativa giornalistica, ma assume chiaramente i caratteri di un atto criminoso. Il Santo Padre, ma anche diversi dei suoi collaboratori e dei mittenti di messaggi a Lui diretti hanno visto violati i loro diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza". Mi ero promesso di leggerlo subito poi avevo lasciato un po’ perdere. Quando ho iniziato a leggerlo è arrivata la notizia delle dimissioni di Benedetto XVI e allora ho pensato che ci potesse essere un collegamento tra le due cose invece, dopo la lettura, credo che non ci sia alcun collegamento. Infatti, anche se il libro di Nuzzi si presenta come un dossier molto ben documentato e mostra alcuni sviluppi negativi del Vaticano, non mi dà l’idea di essere particolarmente sconvolgente e avevo trovato più di cattivo esempio e scioccante il precedente "Vaticano spa". Il Vaticano non si spaventa per così poco. Ho sicuramente apprezzato l’abilità dell’Autore sia nell’esposizione dei fatti sia nel modo di narrarli ben arricchendo la rappresentazione con tutti i giochi di poteri e tutte le sfumature dell'animo umano. Ci sono dei documenti interessanti che ci fanno capire la guerra che esiste in Vaticano tra opposte frazioni e c'è da tener presente che la base documentaria è inattaccabile perché si fonda su lettere fax e documenti autografi allegati al testo. Senza dubbio è una lettura interessante, da leggere con serenità, a piccole dosi quotidiane, per conoscere la verità dei giochi di potere esistenti, purtroppo, anche dentro le mura Vaticane oltre che fuori con riferimento al capitolo, illuminante, dei rapporti del Vaticano con la politica italiana. di Andrea De Carlo Quando la Bibliotecaria mi ha consegnato il libro e mi sono ritrovato in mano un mattone di oltre novecento pagine, ho pensato subito al peso fisico da tenere in mano più che all’impegno di leggerlo proprio perché una volta che sono entrato in sintonia con l'Autore, mi è stato impossibile staccarmi dai personaggi e dalle loro sorti. Nel libro c’è una parte della nostra società di cui, De Carlo, pretende di raccontarci tutto o quasi con l’aiuto di quattordici personaggi tipici della nostra epoca. L’occasione gli si offre nel momento in cui descrive gli ospiti di un resort esclusivo, appunto Villa Metaphora, abbarbicato sulle impervie rocce del versante disabitato di una piccola isola vulcanica ai margini estremi del Mediterraneo meridionale, Tari. Dove un intraprendente architetto lombardo di fama mondiale ha la brillante intuizione di ristrutturare un antico casale. Il posto costituisce l’ideale per clienti importanti alla ricerca di una vacanza lontano da qualsiasi modello per distaccarsi qualche giorno dalle pressioni della propria occupazione quotidiana. Una bella storia avventurosa ed avvincente, che cattura il lettore pagina dopo pagina e lo porta sulle terrazze ventilate di Villa Metaphora e ammirarne lo splendido paesaggio che la circonda. Purtroppo le prepotenti calamità naturali, che sconvolgeranno inaspettatamente il finale un po’ deludente, anche se è accompagnato da colpi di scena e momenti di suspense e di alte emozioni con seguiti a volte drammatici altre volte sentimentali, hanno falsato l’intrigante bellezza del libro. Andrea De Carlo non lo scopro adesso ma questa volta anche se non ho gradito il finale, ne ho apprezzato il linguaggio utilizzato che è mutevole, e adattato a ogni personaggio, permette un uso che va dalla terminologia più scurrile a quella più raffinata con l'inserimento di frasi in inglese, francese, tedesco e spagnolo. Un merito a parte ottiene il dialetto indigeno creato con maestria con l’inserimento di fonemi siciliani, maltesi, spagnoli, arabi e francesi per farci capire il caos di sbarchi che hanno interessato, nei secoli, quest’isola che non c’è. Se ritenete opportuno leggerlo vi ricordo che pesa ben nove etti. di Andrea Camilleri Quando esce un libro di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano alle prese con le sue indagini, spuntano da ogni dove, critici e super esperti che danno consigli, cercano appigli, piani editoriali errati e altre fandonie ma il pescatore che butta l’esca per fare abboccare qualche sprovveduto pesciolino sono proprio l’Autore e la casa editrice con quella postfazione messa ad arte. Io trovo il libro ben scritto, con una trama ben ideata e una scrittura che coinvolge il lettore intento a trascorrere qualche ora in santa pace piacevolmente. In questo libro c’è di tutto dalle liti con l’eterna fidanzata Livia all’uso dei media, dall’affiatamento tra Montalbano, Augello e Fazio alle frasi pungenti sull’attualità e sulle commistioni tra mafia, politica e media al servizio dei potenti. Peraltro, questa volta, la mafia non è in sottofondo, come il solito, ma si espone senza alcun ritegno. La vicenda tratta di un furto in un supermercato di Vigàta e il direttore Borsellino un po’ frastornato, dalla vicenda, si sente chiamato in causa dalle domande di Augello e Montalbano. Il giorno dopo Borsellino è morto, impiccato nel suo ufficio. Suicidio? O Omicidio? Il dottor Pasquano nutre qualche dubbio ma non lo scrive nel referto medico. Nel frattempo in un appartamento di Vigàta viene trovato il cadavere di una ragazza accoltellata e a denunziarne l’omicidio è il convivente, Giovanni Strangio, che però ha un alibi di ferro. I due fatti criminosi sfiorano i nomi dell’onorevole Mongibello, amministratore della società proprietaria del supermercato, e Michele Strangio, presidente della Provincia, padre di Giovanni. Le due storie si rincorrono, s’incrociano, si slegano e poi tornano a intessere, infine, negli ultimi capitoli il puzzle si ricompone e mostra, palesemente, tutta la sua scomoda verità e tutta la dinamica dei crimini commessi. Leggerlo ne vale la pena. di Luigi Bernardi In questo libro il protagonista è il buio, causa prima degli eventi imprevisti che si scatenano nel piccolo mondo ordinato di un paesino del Bolognese dove viene a mancare la luce staccata dalla polizia per catturare un anziano squilibrato che ha cominciato a sparare. L’oscurità diventa così l’alleata inaspettata degli altri comprimari cui stimola i pensieri, i desideri, le angosce e le paure più nascoste. C’è Federica, ausiliaria del 118, che è raggiunta in casa dal vicino Mario, impiegato comunale, che, celatamente innamorato di lei, tenta l’approccio della seduzione, mentre la famiglia di Umberto, un professore universitario, per ingannare l’attesa, organizza un gioco sociologico, dal quale, però, emergerà la fragilità del nucleo familiare. Al bar di Loretta si gioca a carte e a biliardo nonostante il buio e intanto Domenico, uno scrittore introverso e solitario, in preda a dolorosi ricordi, sta per portare a termine un suo tetro desiderio. L’Autore intreccia queste storie con estrema precisione facendo emergere il buio interiore di ognuno di loro e porta a galla il sommerso in un susseguirsi di colpi di scena che conducono il lettore fino al sorprendente finale. Da leggere. di Carlo Sini A volte si è restii a leggere certi Autori perché si pensa, come in questo caso, che un filosofo possa discettare in modo difficile e invece a lettura ultimata posso dire che questo libro è più accessibile di tanti altri che a volte, erroneamente, riteniamo leggibili e l’ho trovato anche molto interessante. Anche se non sono un esperto di filosofia e non toccavo un libro di questa materia dai tempi dei miei studi universitari, a fine lettura, posso dire di averlo trovato impegnativo ma scorrevole e anche piacevole. Per esporci l’argomento, l’Autore, pone come base principale del suo discorso la figura intesa come rappresentazione della soglia dell’esperienza e partendo dalle primordiali incisioni sulle pietre e dalle figure delle divinità arcaiche affronta un viaggio mettendo in campo una serie di figure come la lingua dei sordomuti, i chioschi catalani, le figure del rapporto formativo tra la madre e il bambino e la comunicazione gestuale della lingua dei segni. Ci invita, poi, a recuperare consapevolmente i segni del passato, anche là dove non ce ne accorgiamo e ci esorta a tenere in grande considerazione l’aritmetica intesa come ritmo ovvero configurazione tra provenienza e destino, che poi è il segno della nostra vita. Spiegandoci, così, il successo della scienza moderna, perché l’aritmetica è ritmo e l’esperienza è ritrovare quel che è già avvenuto, riconoscendolo. Bello e interessante. di Andrea Vitali Anche in questo caso, come ormai sua consuetudine, Bellano e il lago di Como sono la sede della vicenda umana narrata, in questo libro da Andrea Vitali. Questa volta ci aspetta qualcosa di diverso non più gli anni trenta o quaranta ma è un tuffo nel passato più recente, che mi sa tanto di autobiografico, siamo nella meravigliosa atmosfera degli anni ’60. Nel romanzo, l’autore, racconta la storia di Ercole Correnti, un ventinovenne, che dopo cinque anni di fidanzamento è prossimo alle nozze, ma improvvisamente quell’ultima domenica d’agosto, da scapolo, parcheggiata sul lungolago, scorge una Fiat 600 bianca parcheggiata a poca distanza dalla sua casa che riaprirà in lui dolci ricordi. Quella è stata la prima e unica macchina che suo padre Amedeo aveva acquistato ma soprattutto la prima e ultima che suo zio Pinuccio aveva guidato. Infatti, è proprio uguale all’auto sulla quale aveva fatto il suo primo viaggio, vent’anni prima, con la mamma Assunta, papà Amedeo e l’indimenticabile, e mitico, Zio Pinuccio fratello della mamma, autentico dongiovanni che rallegrava la casa ogni volta che veniva a pranzo o si fermava a dormire la notte perché aveva dato in prestito il suo appartamento a un amico. Solo adesso, però, Ercole riuscirà a scoprire tutti i retroscena di quella che per lui, bambino, era stata una straordinaria avventura, quella gita al mare, amara ma memorabile perché per la prima volta aveva visto il mare. Il romanzo, come il solito, è divertente, i personaggi sono ben dipinti ma, questa volta, mi è sembrato un po’ mediocre e melanconico. di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso In questo saggio gli Autori, Nicola Gratteri procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria e l’esperto storico del crimine Antonio Nicaso, spiegano i codici espressivi della 'ndrangheta una delle più attive, potenti e pericolose organizzazioni criminali presenti nel territorio italiano. Nel libro a parlare sono gli stessi uomini della ‘ndrangheta che, ignari di essere ascoltati, parlano di tutto nel loro linguaggio allusivo e denso di significati e parlano di tutto, famiglia, regole, potere, vita, morte, politica, Stato e perfino economia. Parlano di un paese che sembra non poter più fare a meno dei voti e dei soldi della ‘ndrangheta. C’è, in sostanza, il ventre dell’organizzazione mafiosa calabrese recuperato attraverso un’ingente quantità di fonti documentarie come le intercettazioni di conversazioni, le sentenze e i verbali di atti giudiziari e gli ormai famosi «pizzini». Un lavoro certosino e ben fatto che sicuramente ha impegnato molto i due autori, anche se certe espressioni costituiscono luoghi comuni per gli indigeni e certi fatti sono notori. Il pregio del libro sta nell’intenzione di smascherare definitivamente la falsa retorica dell’onore e della cultura omertosa che lega il silenzio all’obbedienza. Nella ‘ndrangheta, infatti, non ci può essere alcuna giustizia, ci sono solo violenza e paura per conquistare denaro e potere. Inoltre è utile perché oltre a costituire una tessera importante del mosaico linguistico e comportamentale di questa crudele realtà, ci fa comprendere l’estensione e l’attività della ‘ndrangheta al nord del paese. Leggetelo. di Murakami Haruki Finalmente sono riuscito a leggere il terzo libro di 1Q84 che mi aveva coinvolto piacevolmente. In questo terzo libro devo subito osservare che è cambiato un narratore, infatti, mentre nei primi due libri le voci narranti, erano Aomame, Fukaeri e Tengo, qui Fukaeri è stata sostituita da Ushikawa l’avvocato che era stato incaricato, dalla setta del Sakigake, a cercare informazioni su Aomame. Ushikawa è un bravo detective, il massimo che si possa trovare sulla piazza, che indispettito dalla morte del Leader abbandona il lavoro di avvocato, essendo stato lasciato anche da moglie e figli, ora vive da solo e si dedica anima e corpo a rintracciare Aomame, ne va della sua professionalità. Quando si rende conto però che Aomame è nascosta in un appartamento, al sicuro, protetta dalla Signora e dal suo emissario Tamaru, decide di concentrarsi su Tengo perché intuisce che qualcosa li lega. Ushikawa ha ragione ma così facendo favorisce l’avvicinamento tra i due facendoli tornare nel loro mondo con una luna e senza i Little People. Bello! Il mio dubbio iniziale era quello di non riuscire a ricordare tutti i particolari della storia letta nelle due parti precedenti, ho sottovalutato l’Autore che abilmente, ancora una volta, ha saputo sviluppare gli eventi e lentamente, ci ha ricordato la storia nella sua integrità e ci ha condotto fino alla fine tenendoci per mano come Aomame e Tengo. Bravo! Ve lo consiglio, naturalmente se avete letto i primi due libri. di Philip Roth Sullo sfondo dell'America puritana e politically correct dello scandalo Clinton-Lewinski, Philip Roth ambienta questo romanzo che definire geniale è il minimo perché, questa volta, giocando con le minoranze, indaga e scopre l'animo umano intrecciando i suoi personaggi in modo veramente coinvolgente. Il protagonista è il professor Coleman Silk, un vecchio umanista preside dell'Università di Athena, costretto ad abbandonare il suo incarico perché alcune sue parole sono state fraintese e scambiate per epiteti razzisti verso gli studenti. Un’accusa che si rivelerà grottesca quando si scoprirà il segreto che il professor Silk nasconde da decenni, un segreto che ribalterà totalmente la sua stessa natura. Infatti, Silk che ha compiuto un gesto tremendo nella sua vita, una viltà nei confronti della sua famiglia e dell’adorata madre, qui, è condannato dal contrappasso che colpisce, portandola alla morte, la sua dolce e amata moglie. Inizia così un calvario che porterà Silk, già settantunenne, prima all'incontro con lo scrittore con cui instaurerà un rapporto di profonda amicizia, poi al fatale ma travolgente rapporto, con Faunia una giovane trentaquattrenne con cui instaurerà un’intenso, passionale e vorace relazione sessuale, una donna dal trascorso burrascoso, carico di dolori e violenze. Un bel romanzo pieno di squarci di vita e cultura che contraddistinguono la società americana dove la macchia che gli esseri umani lasciano è un'impronta indelebile ma non solo in America. Da questo libro, scritto nel 2000, è stato tratto, nel 2003, l’omonimo film di Robert Benton con Anthony Hopkins, Nicole Kidman, Ed Harris, Gary Sinise e Abbe Lane. di Giovanni Bollea Con questo libro, che è il successo maggiore del fondatore della neuropsichiatria infantile italiana, Giovanni Bollea vuole dimostrare che fare il genitore oltre ad essere bello è anche molto facile e ci fornisce anche gli strumenti, con un linguaggio semplice e con esempi pratici, sulle diverse fasi di sviluppo del bambino e sulle sue esigenze primarie unite alla volontà di andargli incontro assicurandogli sempre la nostra presenza e il nostro sostegno. Quantunque siano passati diversi anni dalla prima uscita l’ho trovato, ancora oggi, di grande attualità. Il libro, suddiviso in brevi capitoli, è frutto dell’esperienza professionale dell’Autore e rappresenta un viaggio nel mondo infantile illustrandoci ogni fase dello sviluppo di un bambino mettendone in risalto gli aspetti principali e l'importanza che ricoprono, nei vari cicli, i genitori. “Educare, pur in tutta la sua complessità, è, in fondo, più semplice di quanto non si pensi: basta saper dare sempre al figlio la parte che desidera di noi stessi, tenendo conto che l’aspetto materiale, pur importante, è secondario all’affetto, alla complicità, allo stare insieme, allo scambio di idee.” Ho voluto rilevare questo passaggio che reputo molto importante per tutti i genitori cui ne consiglio la lettura al pari di tutti gli educatori. di Mario Calabresi Leggendo questo libro, oltre al fatto di avermi proiettato indietro ai miei primi anni a Milano, mi sembra di avere afferrato che lo scopo di Mario Calabresi, l’Autore, sia quello di ricordare, di non dimenticare i nomi delle vittime e le persone che hanno lasciato a casa. Io c’ero in quegli anni a Milano, ammetto di aver cantato “La ballata del Pinelli” e anch’io, in un primo momento, sono stato frastornato dai giornali, dalle pièce teatrali, dai film, dai volantini e dalle scritte sui muri, dopo ho seguito gli avvenimenti, tramite i media, e molti dei nomi presenti nel libro mi suonano abbastanza intimi, ma per la maggior parte di loro non conoscevo né le storie né le loro tragedie. A differenza di Mieli non devo chiedere scusa ad alcuno perché non ho mai firmato appelli anche perché io sono un signor nessuno e mi tranquillizza la mia presa di posizione quando, partecipando a qualche dibattito, orgogliosamente ho respinto le tesi di Lotta Continua anche perché già da allora da noi, del Movimento Studentesco, loro erano accusati come mandanti dell’omicidio del Commissario Calabresi. Mario Calabresi ripercorrendo gli avvenimenti drammatici che l’hanno colpito lo fa con pacatezza e atteggiamento conciliante, non parla di vendetta, raccontando, ma d’imparziale giustizia e del desiderio di far luce sulla verità. Quello che mi colpisce, del libro, è proprio questa voglia che lui e la sua famiglia reclamano affinché il Commissario Luigi Calabresi sia ricordato e rispettato come vittima del terrorismo e con Lui tutte le vittime del terrorismo. Bello ed emozionante! Un piccolo, grande libro da leggere tutto di un fiato. di Lia Levi Questo romanzo di Lia Levi prende spunto da una storia vera, quella di una madre, di due figlie adolescenti, il cui marito fu deportato in seguito a una spiata. Siamo ai tempi delle Leggi razziali e la caccia all’ebreo era cominciata di colpo in un’alba di pioggia cui era seguita l’occupazione nazista e una famiglia di ebrei trova rifugio in una parrocchia in un paesino della campagna laziale. Giacomo, il padre, ha affidato il suo negozio in Roma a un commesso fedele, e ogni tanto si reca nella capitale per vedere se tutto va bene e prelevare dei soldi. Qualcuno, però, l’ha notato e lo tradisce, cosicché è arrestato davanti al negozio. A guerra finita la moglie, Elsa, e le figlie Milena e Dora, ritornano a Roma. Elsa ha saputo che Giacomo è morto in una camera a gas ad Auschwitz ed è tormentata da quella delazione che è costata la vita al marito, cerca la verità ma una volta scoperta la terrà per sé, cercava con l’oblio la rimozione di quanto accaduto e far crescere le figlie senza il peso di una tragedia ormai consumata anche perché tra gli ebrei sopravvissuti c’era vergogna nel raccontare ciò che gli era accaduto. Purtroppo la fatalità e l’imprevisto della vita arrivano e portano a galla tutto quello che è successo, la Storia e la Memoria del passato non si possono cancellare e l’Autrice con questo romanzo porta alle estreme conseguenze l’errore di chi soffoca la verità per lungo tempo, proprio com’è accaduto per la Shoah. Un libro coinvolgente la cui lettura scorre con ritmo lento ma possente e con la tensione da romanzo giallo dove dominano la memoria, la verità, il perdono, la fedeltà, il tradimento, il dolore, la colpa e la vergogna. Da leggere. di Andrea Camilleri Ho preso questo libro, in biblioteca, prima perché l’Autore era Andrea Camilleri e poi perché ero incuriosito dalla nuova veste tipografica rispetto agli altri romanzi scritti con la Mondadori. Questa volta, in combutta con il diavolo, Camilleri nel pieno di tutta la sua creatività letteraria ha concepito 33 racconti corti, a volte cortissimi, in cui il filo conduttore che li unisce è il diavolo che s’immerge nella quotidianità delle persone dove l’imprevisto, il senso del destino e del fato inevitabile sono sempre pronti e colpiscono quando meno te lo aspetti cogliendo la vita di sorpresa. L’idea, come il solito, molto originale mette a nudo le bassezze, i vizi e la perfidia della natura umana riuscendo a stravolgere la normalità e scompigliare, con imprevedibilità, gli eventi. Non c’è niente di eccezionale, in questi racconti, anche se a volte la genialità, dell’Autore, supera ogni aspettativa e Camilleri, riesce a stupire, ancora una volta, i suoi lettori. Mi ha fatto trascorrere mezza giornata con il sorriso sulle labbra ma ne sconsiglio la lettura alle persone che s’impressionano facilmente. di Giacomo Di Girolamo Cosa nostra ha fatto un salto di qualità ed è diventata Cosa Grigia. E’ la tesi che Giacomo di Girolamo espone in questo libro proponendola come quella zona di contiguità, con imprenditori e politici che, in precedenza, si avvalevano della vicinanza a Cosa nostra per portare avanti i loro disegni criminali, essa, ora è diventata piuttosto un vero e proprio sistema. In sintesi la zona grigia si è mangiata la mafia divenendo una nuova forma di criminalità con, ai vertici, insospettabili burocrati o imprenditori. Questa nuova realtà non spara perché non ha bisogno di controllare il territorio, non fa più i suoi affari con la droga o le estorsioni né gli necessita rubare. La Cosa Grigia i soldi se li fanno consegnare direttamente dallo Stato rappresentato da una classe politica, formata da arrivisti e ingordi che bramano soltanto ai soldi e al potere, dove la nuova mafia ha trovato la strada spianata verso la corruzione, le connivenze, le concussioni e i ricatti. La mafia non esiste è il suo intercalare all’inizio di ogni capitolo o forse dovrei dire all’inizio di ogni viaggio che l’Autore intraprende attraverso il nostro Paese alla ricerca di questa nuova criminalità. Così ci fa conoscere nuovi personaggi che non hanno avuto bisogno di chiedere permessi alle vecchie famiglie di Cosa nostra ma che ne hanno assunto, pur mantenendo rapporti con le famiglie mafiose, il comando rendendolo più affabile e quindi maggiormente tollerabile calpestando così la mafia stessa. Quest’avvicendamento ha spiazzato l’antimafia perché, la nuova mafia, ormai si ritrova anche nell’antimafia, poiché ha capito che per avere successo conviene “mostrarsi” in ogni settore. E’ una tesi che non fa una grinza e che invita a guardare con occhi diversi certi personaggi che non erano sfuggiti anche ad un occhio distratto come il mio. Bel lavoro! Da leggere. di Alessandro Baricco Alessandro Baricco si è sempre distinto per la capacità di trovare, per i suoi libri, idee originali e in questo ne ha trovato una davvero straordinaria. Mr Gwyn è uno scrittore, bravo e famoso, che vive a Londra. Un giorno decide di scrivere un ultimo articolo per “il Guardian”, con cui collabora, e in esso predispone una lista di 52 cose che non farà mai più in vita sua tra cui scrivere libri. Tom, il suo agente letterario e unico amico, tenta inutilmente di farlo recedere dalla sua decisione. Col passare del tempo, però, incomincia ad annoiarsi e sentire la mancanza dello scrivere, prova vari stratagemmi per non pensarci ma gli manca ciò che lo faceva sentire vivo, la scrittura. Un giorno, entrando casualmente in una galleria, rimane affascinato dalle foto e dai ritratti di un artista e, in quel momento, alla stregua di un pittore afferrò che un ritratto avrebbe potuto farlo anche lui scrivendo. Trova un ex garage, lo adibisce a luogo di lavoro, trova una modella, Rebecca una stagista dell’ufficio di Tom, e s’immerge nel lavoro anima e corpo. Rebecca, dopo il ritratto, diventa anche la sua segretaria, lo aiuterà a trovare i clienti e, in seguito, si farà carico di raccogliere e ricomporre i pezzi del puzzle creato da Mr Gwyn svelando il mistero a noi lettori. Sì proprio così, infatti, dopo qualche incertezza iniziale il suo talento viene fuori anche in questa nuova avventura e i ritratti soddisfano in pieno le esigenze dei clienti, lo scrittore ha trovato la sua strada, ma durerà poco perché improvvisamente Gwyn, per sua scelta, sparisce, ma gli sopravvivranno le sue opere. La risoluzione dell’arcano questa volta, Bariccco, la lascia a Rebecca, come dicevo prima, e in quelle poche pagine finali afferriamo tutta la bravura dello Scrittore. Buona lettura. di Alicia Giménez-Bartlett Tradotta dall’Inglese la parola “Exit” significa: uscita, esito, fine e morte, l’Autrice, in questo romanzo di esordio, l’ha usata proprio con questo significato. Exit è una residenza dove ricchi, uomini e donne,stanchi e annoiati della vita, vanno a finire le loro esistenze. Il dottor Berset, coadiuvato dal collega Eugenius e dall’infermiera tuttofare Matea, ha messo in piedi un bel business, una pratica costosissima in un ambiente raffinato, per sei - sette persone alla volta che convivono per alcuni mesi divertendosi, facendo escursioni, in attesa che ad ognuno di loro sopraggiunga il momento giusto per dire basta alla propria esistenza. Naturalmente ognuno può recedere dall’idea in qualsiasi momento saldando il conto per il soggiorno già fatto. Unica ed importante condizione per tutti i partecipanti è di essere in perfetta salute e di non essere depressi come da certificato medico che lo attesti. Non è un romanzo sull’eutanasia, come qualcuno potrebbe pensare, ma è qualcosa che gli attori scelgono e serve soltanto la volontà di attuarla. Il motivo dei suicidi, perché solo di ciò si deve trattare, a volte si scopre altre no. D’altro canto nella realtà la felicità o l’infelicità di una persona, per tutti gli altri resta, sempre un mistero e Alicia Giménez-Bartlett ha saputo, in questo romanzo, tessere molto bene le sue idee, i personaggi e anche le sorprese. Una lettura che scorre vivacemente, anche se l’argomento in oggetto è molto duro. Il supplizio del legno di sandalo di Mo Yan In questa specie di documentario, Mo Yan, ha scelto di scrivere secondo la tradizione dell’opera locale, perché in Cina le torture, le esecuzioni, sono sempre state viste come uno spettacolo dove c’è una forma di collaborazione tra il giustiziato, il boia e il pubblico per suscitare nel lettore una reazione e per far riflettere. Si sta per assistere dramma e, nei capitoli iniziali, ognuno dei protagonisti racconta i propri patimenti interiori di quello che sta per succedere, di quanto in realtà è già successo, e che nel libro invece occupa solo le ultime venti pagine. L’argomento del romanzo affonda le radici nella Cina dei primi anni del Novecento, dove Sun Bing, un maestro indiscusso dell'arte teatrale e popolare dell’Opera dei Gatti, capeggia una rivolta contadina contro i tedeschi che vogliono costruire la ferrovia nel loro distretto, e che a seguito di un sanguinoso fatto di sangue hanno ucciso ventisette persone, tra cui donne e bambini del posto. Bing è condannato a morte, secondo il peggiore dei supplizi, e a cattura avvenuta si affida l’incarico al consuocero, un boia di enorme fama adesso ritiratosi in pensione, di portarlo a termine. Il libro non è solo un romanzo ma è anche un documento storico, del paese con gli usi, i costumi, la lingua, la cultura, e le tradizioni che la Cina moderna vorrebbe cancellare. L’Autore invece tende a recuperarli e, in questa vicenda, riesce a far rivivere la crudeltà delle torture e delle pene più atroci tenendo il lettore in angoscia insieme al gran numero di pubblico accorso nella piazza dove dovrà essere giustiziato il condannato. Ve lo suggerisco anche se un po’ crudele e non adatto a chi ha problemi di rigetto. Un viaggio nel Partito Democratico in diciassette conversazioni con i suoi protagonisti di Ivan Scalfarotto Come nella precedente recensione ecco un altro saggio e un altro viaggio, come dice il sottotitolo, “nel Partito Democratico in diciassette conversazioni con i suoi protagonisti” infatti, Ivan Scalfarotto analizza il “suo” Partito, di cui è vicepresidente, conversando con alcuni tra i più importanti esponenti. Da queste chiacchierate con leader, dirigenti e amministratori del Partito Democratico, viene fuori una grande ricchezza di esperienze personali e riflessioni molto interessanti. L’Autore ci fa conoscere, poi, anche alcuni personaggi sconosciuti al grande pubblico ma non per questo meno interessanti come Ilda Curti, assessore al Comune di Torino, che parla di come il Partito Democratico sul territorio sia spesso migliore di quello che ritroviamo ai vertici nazionali oppure Francesca Puglisi, membro della Segreteria Nazionale, che fa notare l’abbondanza di giovani che ci sono nel partito ma che le trasmissioni televisive non invitano mai perché preferiscono offrire ospitalità, a causa dello share, alle solite persone. In sostanza c’è, in questo libro, un Pd diverso da come spesso è raccontato dai media. Ci sono dentro le varie anime di un partito complesso ma unico e vivo, capace di aprire una discussione proficua e di elaborare ottime idee di governo per il paese dove sono valori fondanti l’equità e la giustizia e il luogo in cui le istituzioni repubblicane sono considerate un importante patrimonio della comunità nazionale. Indubbiamente quello che ne scaturisce non è un partito verticistico e bloccato ma un’organizzazione sostenuta da diverse menti e con stimoli necessari per assicurarsi un futuro più sicuro. Conoscevo Ivan Scalfarotto per le notizie che si colgono sui giornali, di qua e di là, in questo bel libro, invece, ho conosciuto una brava e interessante personalità. Gli straordinari viaggi di Ibn Battuta Le mille avventure del Marco Polo arabo di Ross E. Dunn Questo libro non è una versione della Rihla di Ibn Battuta, il Marco Polo arabo come indicato nel sottotitolo e che aveva dettato i ricordi dei suoi viaggi a Ibn Juzayy, ma un saggio di Ross E. Dunn docente di Storia presso l’Università di San Diego in California. L’Autore ci introduce nel meraviglioso mondo del più grande viaggiatore dell’epoca premoderna e lo commenta, da storico, ricostruendo i viaggi di Abu 'Abdallah ibn Battuta che nel XIV secolo partito da Tangeri compì il più lungo viaggio di cui ci sia giunta traccia, attraversando l'equivalente di quarantaquattro paesi moderni facendoci assaporare l'atmosfera di quel mondo islamizzato che comprendeva, oltre alle zone centrali dell'Islam, anche India, Indonesia, Asia Centrale, Cina, Africa Orientale e il Sudan occidentale. A differenza di Marco Polo, Abu 'Abdallah ibn Battuta, oltre ad aver visitato molti più luoghi ce li porge con l’ottica della cultura islamica offrendoci particolari molto interessanti di quasi tutti gli aspetti della vita dell'epoca. Dalle cerimonie della corte del sultano di Delhi ai costumi sessuali delle donne delle isole Maldive alla raccolta delle noci di cocco nell'Arabia meridionale offrendoci una visione ampia di quei paesi e di quel complesso e unitario sistema di collegamenti. Dunn ci presenta il tutto con buona capacità anche se nelle note ci mette molti dubbi sulla veridicità di alcuni itinerari. L’ho trovato molto interessante, anche se la lettura si è rivelata abbastanza pesante. E' possibile una democrazia senza cultura? di Fabrizio Tonello In questo saggio, Fabrizio Tonello, mette sul banco degli imputati la rinuncia a investire sull’istruzione, l’antintellettualismo italiano e un provincialismo tecnologico che esalta la continua ascesa del web. Non si tratta di demonizzazione d’internet ma del fatto che tale strumento venga sempre più caricato di attese che non può offrirci. In questo libro di appena centocinquanta pagine l’Autore affronta un piacevole percorso per spiegare come possa autogovernarsi un paese che non legge e non s’informa, la nostra società, malata di consumismo, diffonde l’illusione che studiare sia inutile, la riflessione noiosa e l’apprendimento un’inutile fatica. La tendenza è vedere nei nuovi media e nella tecnologizzazione della società una funzione e una ventura sproporzionate perché nella realtà essere informati, non significa per forza conoscere, la conoscenza è tutt’altro e l’Autore ci fa notare che i nativi digitali stanno usando gli strumenti alfanumerici pur essendo, completamente, degli incompetenti tecnologici. Una vasta massa di utilizzatori, infatti, si limita a compiere scelte semplici e immediate che non richiedono alcun approfondimento intellettuale. Ignorante perciò è «colui il quale manchi delle risorse etico - cognitive necessarie per confrontarsi con il mondo in cui viviamo», e l’età dell’ignoranza temuta da Tonello in un certo senso c’è già e non è presente solo nelle nuove generazioni ma anche tra i tuttologi dei talk show. Intanto, i nostri "governatori", continuano a ridurre gli investimenti in cultura, sui giornali si propaganda l’inutilità dell’intellettuale e persino la futilità di una competenza mentre si esalta e avanza il culto della superficialità. Da vent’anni non c’è tema più discusso della sfiducia verso la casta vista ormai più o meno come amministratori di condomini, gli spazi politici nazionali si sono ristretti a favore dei mercati o di organizzazioni sovranazionali, le democrazie sono in affanno anche per il continuo sfilare di uomini politici davanti ai giudici e per l’uso improprio del parlamento a fini personali così spesso i media servono, ai cittadini, da megafono per la protesta. Non è facile venirne fuori così come non è facile rassegnarci all’ignoranza. Per Tonello l’unico modo per uscirne è quello di ritornare alla piazza per riappropriarsi dei saperi che ci permettono di capire e di avere il contatto con la realtà, esattamente quello che ai nostri nonni non mancava nonostante non avessero internet. Da leggere per riflettere. di Corrado Augias L’idea che si sviluppa in questo libro è quella della realtà storica mischiata a storie letterarie in un piacevole viaggio pot-pourri attraverso varie città italiane per svelarci i segreti nascosti di un Paese e un popolo difficile da decifrare. Ognuno di noi con la propria esperienza e con le sue informazioni storiche e letterarie potrebbe raffigurare la propria Italia ma siccome non tutti siamo scrittori o giornalisti ecco che lo fa per noi Corrado Augias che con la sua scrittura sobria, limpida e scorrevole ci racconta la “sua” Italia romanzata rievocandoci dettagli di quel Belpaese ricco di tante città stato, magari vicine fra loro, che hanno ritardato l’Unità nazionale ma che hanno reso esclusivo il nostro Paese. Arbitrariamente ne sceglie i luoghi, i personaggi e le storie da raccontare tanto che il libro contiene un repertorio di materiali molto eterogenei. Alla fine il prodotto che ci mostra, a mio parere, è chiaramente una raccolta di riflessioni interessanti e intelligenti, anche se manca di un vero filo conduttore e i vari capitoli sembrano slegati uno dall’altro, ma che sicuramente ci fanno riflettere per arrivare a scoprire la vera natura degli Italiani. di Mo Yan Il premio Nobel per la Letteratura 2012 è stato assegnato a Mo Yan, chi è? Come me tanti se lo sono chiesti, allora sono andato in biblioteca ed ho cercato un libro. Il primo che mi è capitato tra le mani l’ho preso. Dopo quindici giorni d’intensa lettura finalmente sono riuscito a finirlo, non ho provato un senso di liberazione, però un libro di novecento pagine non è facile portarlo a termine e Mo Yan non può seviziare i lettori con un mattone, nel senso fisico, del genere. In compenso mi ha fatto appassionare alla famiglia Shangguan, una famiglia matriarcale in cui la Madre mette al mondo otto figlie femmine ed un solo figlio maschio, Jintong, che narra gli avvenimenti. La famiglia Shangguan, al centro di questa complessa storia, vive in un povero villaggio della zona di Gaomi. Gli uomini svolgono la professione di fabbri ormai da parecchie generazioni e finalmente contemporaneamente all’importantissimo parto di un’asina ce n’è un altro, trascurabile, della nuora Shangguan Lu, capace solo di partorire sette figlie femmine. Nasce così il tanto agognato figlio maschio, Shangguan Jintong, insieme a una gemella cieca. Illegittimo, frutto di una relazione con un missionario cattolico svedese, è biondo con gli occhi azzurri. Dopo poco tempo, a causa di una violenta invasione giapponese, vengono uccisi il marito della madre e il nonno, il missionario si toglie la vita e Shangguan Lu rimane sola con i figli. È lei, Shangguan Lu, la vera eroina del romanzo, la grande madre che allatta e nutre e non rifiuta mai sempre pronta a combattere per la vita, l'unica che non cambia dall'inizio alla fine della vicenda così come non cambia ed accoglie tutti la Terra Madre, la Cina, un paese enorme, con milioni di abitanti, milioni di sfaccettature e di contraddizioni. Mo Yan, in questo libro, ci mostra la Cina per com’è stata ed è realmente, anche se descriverla con le sole parole, non è facile ma Egli ci fa entrare nella complessità e nei molti problemi che la travagliano tra cui, quello principale, è la povertà e la differenza tra le classi sociali. Così attraverso i protagonisti delle diverse epoche storiche succedutesi, dalla società feudale degli anni '30, l'invasione dei giapponesi del 1937, passando attraverso la guerra civile che sconvolse il paese fino al 1949, anno in cui fu proclamata la Repubblica Popolare Cinese di Mao, si rivivono le vicende dei personaggi nel periodo del Grande Balzo in Avanti (1958-1960) e nella gravissima carestia che ne conseguì, la Rivoluzione Culturale degli anni '60 fino all'attuale capitalismo di Stato. La scrittura è abbastanza scorrevole, la difficoltà, come dicevo inizialmente, è la mole del libro e la quantità di nomi ma con un po’ di attenzione non è impossibile seguire e ricordarsi tutte le vicissitudini. Alla fine con l’ultimo capitolo e l’appendice, lo scrittore, ti viene incontro per cucire gli ultimi tasselli rimasti aperti. Ne è valsa la pena, mi è piaciuto. di Erri De Luca In queste poche pagine di Erri De Luca c’è la storia di una giovane austriaca, di un criminale di guerra ossessionato dalle corrispondenze della kabbalà, e dello stesso scrittore che seduto al tavolo di una locanda, mentre aspetta la cena legge le fotocopie di un testo in ebraico di Isaac Babel dal titolo "Di Familie Mushkat" che un editore gli ha chiesto di tradurre e che io ho recensito in questa rubrica. Nella prima parte del libro discettando sull’argomento, in prima persona, getta le basi per introdurre l'argomento principale. A raccontarlo è la figlia di un persecutore nazista che sta trascorrendo gli ultimi anni di vita in fuga dalla vendetta dei cacciatori di nazisti. La figlia gli è rimasta accanto, al contrario della madre che l’ha abbandonato, forse soltanto per attendere l'epilogo che verrà e lo osserva spesso con occhio distaccato e freddo, incapace di provare per lui pietà amore o perdono. L’incontro è casuale, infatti, mentre De Luca sta arrovellandosi nell'yiddish, si accorge che accanto al suo tavolo siede questo padre con la figlia. Il padre sembra ostile e insofferente alla presenza dello scrittore soprattutto alle carte che ha sul tavolo mentre nella figlia richiama in vita il ricordo del ragazzo Ischitano che le ha insegnato il nuoto sul pelo dell’acqua e l’arte del galleggiamento. Dopo cena lo scrittore risale in macchina ma lungo la strada è costretto a fermarsi dietro una colonna d'auto, c'è stato un grave incidente, un'auto con a bordo un vecchio ed una ragazza sono precipitati nel burrone. Com’è nel suo stile, l’Autore, tratta con delicatezza e semplicità argomenti sempre angosciosi nonostante il tempo che passa. Da leggere di Dacia Maraini In questo libro Dacia Maraini trae dalla vita quotidiana e dalla cronaca otto storie che hanno per protagoniste le donne che non denunciano la violenza degli uomini oppure quelle che lo fanno e non sono credute. Sono racconti in cui la donna è vittima di arcaici pregiudizi e inaudite violenze esercitate su di lei fin dalla più tenera età, storie di donne abusate, violentate, uccise, da estranei ma, soprattutto, da chi dovrebbe amarle e rispettarle come padri, mariti e compagni. Le protagoniste sono donne e bambine, adolescenti e mature, vittime di stupri e torture, incubi e violenze, fisiche e morali che la Maraini ci sa raccontare senza particolare esaltazione o tanto meno senza alcuna retorica. Narra, le storie, con la consapevolezza che una testimonianza del genere non può non coinvolgere i lettori che vuole svegliare dal sonno dell’inconsapevolezza e la prima indignata è Lei stessa e questo sentimento si coglie in ogni riga e si spinge fino all’estremità, di ciascuna storia, per fare luce su un preciso dramma e permettere così di prendere contatto con una spietata e incredibile realtà. L’Autrice poi, implicitamente, vuole denunciare l’inerzia causata spesso dalla paura di interferire, di entrare nelle vite altrui che il culto di una privacy spesso sopravvalutata dai media, che tendono ad omettere i nomi dei “mostri”, e offrire un messaggio di speranza, di stimolo a non arrendersi e a non rinunciare mai all'amore verso se stessi. Da leggere. di Andrea Camilleri Andrea Camilleri ormai da anni ci intrattiene con i suoi personaggi e da anni non ci annoia perché quei personaggi sono reali e riescono a seguire i cambiamenti dell'autore, se poi il personaggio, come in questo caso, è Montalbano allora il libro e i fatti in esso raccontati diventano di grande interesse. In questo libro s’intersecano tre storie, che scorrono parallelamente e che poi sul finale si congiungono. Nella prima storia Montalbano dovrà trovare i colpevoli di un’aggressione a mano armata con violenza carnale, nella seconda un traffico d’armi organizzato da alcuni tunisini mentre nella loro patria è in corso la lotta di liberazione e nella terza un commercio di opere d’arte rubate. A dominare la scena è un Montalbano diverso, più umano che ripensa alle scelte del passato ed a come esse si riaffaccino nel presente cercando di trovare la risposta giusta ai suoi comportamenti e alle decisioni assunte. Lo stile è quello di sempre, scorrevole e unico, anche se scritto in uno stretto dialetto siciliano, che potrebbe essere ostico a chi si avvicina a Camilleri per la prima volta, ma il lettore abituale, sono sicuro, non troverà problemi di comprensione. di Mitch Winehouse Questo è uno di quei libri che nessuno vorrebbe scrivere, ma Mitch Winehouse, padre di Amy una delle artiste più talentuose degli ultimi anni, lo fa con tanto amore per cercare di recuperare la memoria della figlia raccontandoci come lei fosse, nella realtà, tanto divertente quanto generosa, tanto dolce quanto fragile. Papà Winehouse ha sentito il bisogno di scrivere questo libro – come dice nell’introduzione – per narrare la vera storia della vita di Amy. Una vita troppo breve che paragona a una corsa sulle montagne russe. Ci sono in questo doloroso percorso del padre testimonianze inedite e ricordi personali, che ci fanno conoscere la doppia anima di Amy. Un percorso che parte dalla prima fanciullezza passando attraverso gli anni turbolenti dell’adolescenza per arrivare ai primi successi, approdare alla folgorante carriera per chiudersi con i giorni più difficili della lotta contro le dipendenze con il calvario nei centri di disintossicazione. E’ un libro scritto con il cuore, manca di qualcosa e spesso diventa noioso e ripetitivo tanto da non riuscire a scuotere il lettore sebbene ormai tutti, tramite i media, siamo stati informati sull’esistenza maltrattata di questa giovane artista geniale. di Massimo Gramellini
Seguendo l’onda lunga del successo di “Fai bei sogni”, che avevo letto con piacere durante le vacanze, mi è venuto spontaneo, ritornando a casa e trovando il libro sul tavolo di casa mia, leggerlo. Qui, per la prima volta, l’Autore ha messo nero su bianco il percorso che inconsciamente ha affrontato, dopo un grande dolore, per non farsi sopraffare. Infatti, Tomàs, protagonista del libro, non crede molto in se stesso e continua a subire l’umore della vita, sicuro di non poter fare niente per cambiare le sue giornate. Accetta tutto così come gli si presenta dinanzi. Una sera, però, si ritrova proiettato in un posto che non conosce, ma che riaccende in lui la curiosità che aveva perso da tanto tempo. Comincia così un viaggio simbolico che lo conduce verso una serie d’incontri e di strane avventure, affinché possa liberare il proprio talento e, con una favola per adulti, dare forma al cammino che una grande sofferenza costringe ad alimentare. Così proprio la forma di guarigione, che vive il protagonista, è lo scoglio maggiore da superare ma che è difficoltoso far emergere. Ci sono, nel libro, molto sarcasmo e ironia, che riflette il giornalista Gramellini, e che rende il libro leggibile e scorrevole. di Massimo Gramellini Ci sono cose che si vogliono raccontare ed altre che si desiderano mantenere segrete, così come ci sono persone che le sanno raccontare ed altre no. Massimo Gramellini è una di quelle persone che ha voluto raccontare e lo sa fare anche bene. Lo fa in questo libro autobiografico, dove troviamo un uomo che, dopo una vita spesa a combattere contro il dolore della precoce perdita della madre, riesce a fare pace con se stesso e col destino, affrontando una verità che gli è stata nascosta per troppo tempo. Infatti, in questo libro, ci racconta la sua difficile infanzia, segnata in modo drammatico dalla scomparsa della madre quando aveva solo nove anni ed il silenzio degli adulti che gli sono stati attorno senza raccontargli mai la verità. Un silenzio dettato dall'affetto, ma anche dall'incapacità, degli adulti che lo circondano di accettare la fragile realtà della vita. L’Autore ci racconta questa ferita, fatta di solitudine e amarezza, di lotta contro un mostro e la paura di vivere e lo fa in modo sincero tale da coinvolgere il lettore in questa vicenda personale e molto importante della propria vita addolcendola con i suoi ricordi adolescenziali (Gigi Meroni, l’Ulisse della TV, lo scudetto del Torino di Radice con il poster di Pulici accanto a quello di Peter Gabriel). Un libro sofferto, autentico e viscerale che alla fine diventa commovente e ci fa capire “l’uomo” Gramellini molto lontano dal famoso giornalista ironico che tutti conosciamo. A me è piaciuto.
Il vecchio che leggeva romanzi d'amore di Luis Sepúlveda Ho cercato questo libro perché Sepúlveda, specialmente nelle ultime letture che ho fatto, lo cita spesso e non me ne sono pentito. In esso l’Autore ci racconta, con grande abilità, due anime, quella dell’uomo e quella della foresta riuscendo a creare un'atmosfera molto particolare grazie al suo stile letterario. Il protagonista è Antonio José Bolìvar che vive ai margini della foresta amazzonica ecuadoriana e che porta con sé i ricordi di colono bianco, esperienza poi finita male, una foto sbiadita della moglie e vecchi romanzi d’amore che legge per colmare la sua solitudine. Il suo patrimonio, però, è una sapienza speciale che gli viene dall'aver vissuto dentro la grande foresta, insieme agli Indios Shuar con cui aveva stabilito un accordo intimo con i ritmi e i segreti della natura che i gringos, capaci soltanto di sfruttare e distruggere, non sapranno mai capire. Nella piccola colonia di El Idillio, dove egli vive, un giorno la vita fu sconvolta dal ritrovamento di un cadavere umano. Antonio José, esaminato il suo zaino e avendoci trovato pelli di cuccioli di tigrillo, capì al volo che l’uomo era stato ucciso dalla madre dei cuccioli, impazzita a causa del dolore dopo la loro perdita. Il ritrovamento di un altro cadavere e di una mula squarciata indusse il sindaco a fare una battuta di caccia per uccidere l’animale divenuto molto pericoloso. Considerata la sua conoscenza della foresta, Antonio José fu chiamato a far parte della spedizione e, in seguito, lasciato solo da compagni presi dalla paura, portò avanti da solo l’ingrato compito di inseguire e uccidere il tigrillo che si aggira minaccioso per vendicarsi sull'uomo. Un bel libro, che come accennavo all’inizio, scruta nell’anima di un uomo che prova sentimenti forti e contrastanti e nell’anima della foresta, con i suoi tempi e le sue tradizioni, e che l’uomo non ha ancora imparato a rispettare. LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI di Gherardo Colombo con Franco Marzoli Questo libro che ha come sottotitolo “La legge è uguale per tutti?” non è solo un approfondimento, dopo vent’anni, sull'inchiesta di Mani pulite, ma questo saggio partendo dalle vicende di Tangentopoli affronta il rapporto degli italiani e delle regole, l'emergenza corruzione nell'Italia della prima repubblica e nell'Italia di oggi, il rapporto della magistratura con la politica, con la stampa e con gli italiani. Il libro è scritto a quattro mani da Franco Marzoli e Gherardo Colombo, uno dei magistrati, fondamentale, nelle indagini e nei processi che hanno sconvolto la classe politica italiana negli anni novanta. I due, partendo dal sottotitolo, discutono sui fatti di Mani pulite, insieme a loro ci sono Emanuele ed Irene, due giovani amici curiosi di conoscere le vicende che hanno coinvolto ministri, senatori, imprenditori, deputati, ex presidenti del Consiglio e che indignarono l’opinione pubblica e rivoluzionò, profondamente, la scena politica italiana. Partiti storici, come la Democrazia Cristiana e il Partito Socialista Italiano, furono fortemente ridimensionati. Gherardo Colombo svela i retroscena delle indagini, gli effetti, i limiti e le aspettative mancate, ripercorre le accuse mosse dai politici indagati all’inchiesta e ai magistrati coinvolti, ricorda il senso di distacco dalla politica della popolazione ed evidenzia, con delusione, l’incapacità italiana di rispettare l’articolo tre della Costituzione che recita “la legge è uguale per tutti” e la facilità, per alcuni, di “farla franca di fronte alla legge”. Nel libro, oltre alla chiacchierata troviamo, in appendice, le lettere scritte prima di suicidarsi di Sergio Moroni e di Renato Amorese, alcune interviste dell’epoca rilasciate da Colombo, i comunicati fatti da membri de pool, la lettera di dimissione del p.m. Di Pietro e un editoriale di E. Scalfari. Infine sono riportate le amare considerazioni finali e il suggerimento, a chi voglia approfondire l’argomento di un’ampia bibliografia. Interessante anche l’introduzione del Professor Umberto Galimberti. Lo suggerisco ai giovani perché sono sicuro che a scuola non studino il mondo contemporaneo e questa vicenda la dovrebbero conoscere tutti. di Andrea Vitali Andrea Vitali, ritornato in libreria con il suo nuovo romanzo, ci allieta con le sue storie Bellanesi. Questa volta il protagonista è il giovane Lidio Cerevelli, erede, con la possessiva madre, di un’impresa di costruzioni. Infatuatosi della bella Helga, che in una sola serata, gli ha fatto perdere la testa. Lei, che ama la bella vita, non vuole lavorare e ha già in mente di sposare un suo compaesano, vecchio ma pieno di soldi. Lidio, che è stato colpito nel profondo del suo cuore, si lascia ingenuamente circuire tanto da giurarle eterno amore e si dichiara disposto a fare qualsiasi cosa pur di averla tutta per sé riuscendo a strapparle la promessa di aspettarlo per un anno. La madre, invece, vorrebbe mettere il figlio tra le braccia di un buon partito, senza curarsi dell’aspetto esteriore della futura nuora. Il sogno di Lidio sembra potersi realizzare quando, nel corso di un lavoro edile di ristrutturazione, trova più di trecento ducati e monete antiche in oro zecchino, un tesoro! Lidio è deciso e combina il trasferimento delle monete in Svizzera. Partendo da queste circostanze succedono immediatamente dopo irresistibili sviluppi, con una caccia al tesoro collettiva che investe quasi l’intera cittadinanza bellanese. La vicenda si complica, la trama viene poco a poco a galla e il bel sogno svanisce dopo una serie di complicate vicissitudini e agli oscuri maneggi del primario chirurgo dell’ospedale locale, che farà l’impossibile per dare in sposa allo sventurato Lidio la propria, non bella, nipote Eufemia. In questo romanzo l’Autore mette in risalto il prevalere del potere femminile, infatti, non è solo Helga ad esercitare la propria influenza su Lidio ma anche le altre belle e affascinanti protagoniste riescono a mantenere il proprio ascendente e non solo sul proprio marito. Il romanzo, come il solito, è divertente, i personaggi sono pieni di vita e si muovono perfettamente in quel tessuto autentico e popolare della Bellano degli anni trenta con camicie nere, camerati e servizi segreti. Ritratto di gruppo con assenza di Luis Sepúlveda La copertina di questo libro ritrae un gruppo di ragazzi, e da quella foto l’autore compie un viaggio a ritroso nella storia recente e travagliata del suo paese. La prima cosa che ho notato (oltre a Salvador Allende) è quell’assenza citata nel titolo, e mi sono chiesto chi manca? Forse, ho pensato, prima della fine l’Autore lo svelerà. Nel primo racconto si parla di Anna Peterson che aveva fotografato un gruppo di bambini che vivevano in un quartiere povero di Santiago, La Victoria. Sepúlveda che ha conservato gelosamente il ritratto di quei volti sorridenti, dopo il suo esilio durato quattordici anni, decide di tornare in Cile, insieme alla Peterson, anche per cercare quei bambini e scoprire quanto sia rimasto della purezza che animava i loro sguardi. La ricerca non è però fortunata perché uno dei protagonisti di quella prima immagine è stato ucciso da un carabinero mentre rubava per sfamare la sua famiglia. E così anche la seconda fotografia presenta uno spazio vuoto, un’assenza: quella del giovane Marcos ucciso dal regime. I racconti, che compogono questo libro, in tutto sono venticinque e la galleria di personaggi è molto varia e il senso di perdita attraversa tutti i personaggi in esso narrati ma con ironia e amore per il suo popolo, per la cultura, per i libri, per chi soffre, per gli animali, per l’umanità e l’autore ce li consegna senza mai scadere nel pessimismo ma senza svelarci il nome e il volto dell’assente. Speravo di trovarlo, questo personaggio mancante, nella storia europea, dedicata proprio all’Italia invece, ho trovato “un vecchio che non mi piace” di cui, personalmente, non sento minimamente la mancanza. L’Autore ha usato una figura retorica per tenerci incollati fino alla fine e l’ha fatto con mestiere. di Alan Bennett In questo ironico e divertente breve romanzo di appena novantacinque pagine Alan Bennett, con stile leggero e brillante, ci racconta come la regina d’Inghilterra scopre in tarda età la passione per i libri. Il tutto avviene grazie a un casuale incontro con la biblioteca circolante che ogni mercoledì sosta presso il suo giardino e con Norman Seakins, un ragazzo di cucina che però è un accanito lettore. Questa nuova predisposizione della regina però metterà in crisi funzionari e primo ministro perché la sovrana, da quel momento, assumerà comportamenti del tutto diversi, come indossare lo stesso vestito per due volte di seguito o iniziare a fare domande impertinenti ai propri consiglieri e ai ministri degli Esteri stranieri in visita, interrogandoli sui libri letti. Ne viene fuori una regina molto simpatica, lontana dagli schemi usuali che di solito la rappresentano e fino al punto che lei stessa scriverà su un appunto: “È possibile che mi stia trasformando in un essere umano”. Tutto ciò grazie all’immaginazione e alla scrittura di Alan Bennett che riesce a trasmettere, con efficacia, il piacere che ci regala la lettura dei libri. Ines Figini, la vita oltre il lager di Giovanna Caldara e Mauro Colombo In questo libro c’è la storia di Ines Figini una ragazza comasca ventenne piena di vita che ama il suo lavoro come operaia alla Tintoria Comense, che è la capitana della squadra di Pallavolo della Ditta e che è sicura e piena di volontà. In occasione di uno sciopero ebbe il coraggio di manifestare il proprio sostegno ai compagni di lavoro accusati di esserne i promotori interni nella fabbrica dove lavorava e a causa di ciò fu arrestata e deportata in Germania. Aveva 22 anni il 6 marzo 1944, non era ebrea, partigiana o antifascista, ma aveva dimostrato uno spirito rivoluzionario schierandosi a favore dei suoi compagni di lavoro e allora doveva essere punita. Così ebbe inizio il suo calvario e conobbe quella che si è poi rivelata l’esperienza più atroce della sua vita inconsciamente. Finì dapprima a Mautahusen, dove rimase una settimana in compagnia di altre donne arrestate insieme con lei, fu poi imprigionata ad Auschwitz-Birkenau e Ravensbrück e alla fine, della guerra, fu ricoverata in un ospedale militare per motivi di salute. Le sue tribolazioni durarono, complessivamente, un anno e mezzo, infatti, Ines, riuscì a tornare a casa il 25 ottobre del 1945. Su questa drammatica vicenda, a novant’anni, Ines Figini fa, ancora, conoscere i particolari, con la sua testimonianza lucida e accorata, nelle scuole, dove spesso è invitata. Non è il solito libro sull’olocausto e i lager perché non racconta le crudeltà di quei luoghi, ma riesce a farti commuovere per la singolarità della vicenda e per la semplicità con cui essa è raccontata. di Clara Sánchez In questo libro Clara Sánchez ci racconta una storia di fiducia e di perdono, di colpa e di memoria individuale, di amore e di segreti. La vicenda si svolge a Las Marinas in Spagna, dove una famigliola madrilena, Julia, Félix e Tito di sei mesi, è appena arrivata per un periodo di vacanze. Julia, accortasi di aver dimenticato di portare il latte per Tito, esce e non ritorna perché improvvisamente si è ritrovata in macchina senza soldi, documenti e cellulare. In pochi minuti quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in un incubo. Per le strade non c'è nessuno, le case sulla spiaggia sembrano tutte uguali e Julia non riesce a ritrovare l'appartamento nel quale la attendono il marito Félix e il figlio. Prova a mettersi in contatto con loro da un telefono pubblico, ma la linea è sempre occupata. Tutto, intorno a lei, è così familiare eppure così stranamente irreale. In realtà ha avuto un incidente con la macchina, in conseguenza del quale ha riportato una commozione cerebrale che l’ha fatta immergere in uno stato di profondo sopore. Ora è in ospedale, assistita dal marito, dalla madre accorsa in suo aiuto perché chiamata dal marito e da un ricoverato, di nome Abel. Julia, però, deve affidarsi solo a se stessa. Deve capire cosa sta accadendo. Perché solo attraverso l’istinto di sopravvivenza può trovare la strada di casa e ritornare se stessa. Ho notato che l’Autrice ci ha preso gusto a somministrarci le sue storie a due voci in maniera alterna, come il precedente libro, oppure, presa dalla fretta di cavalcare l’onda del successo, si è lasciata prendere la mano abbandonandosi in sterili dettagli inutili che non fanno decollare la storia che in se stessa non è, poi, tanto male perché l’argomento è serio, ma, a me, sembra affrontato con un po’ di superficialità. Peccato! Perché nella storia ci sono vari colpi di scena ed è piena di tensione, ma spesso il racconto diventa lento, ripetitivo e noioso. di Giuseppe Di Piazza In questo libro, un giovane cronista di cronaca nera ci fa conoscere, la sua, Palermo dei primi anni ottanta. Sono gli anni più sanguinosi che la martoriata città abbia vissuto quelli della seconda guerra di mafia che scoppiò sul finire degli anni Settanta e finì nel '93. Parafrasando il titolo, con i famosi quattro canti di Palermo, cioè l’incrocio tra via Maqueda e Corso Vittorio Emanuele, che rappresenta il cuore della città. Ce la descrive con quattro brevi racconti, storie di vite dure, in una realtà comune e difficile. Il primo canto parla di un figlio d'onore che vuole scappare da un destino già scritto dalla Famiglia per onore. Il secondo fa intonare ad una modella un canto che celebra le difficoltà di alcune situazioni della vita e le possibilità di uscirne, nel terzo c’è la disperazione di un padre che non riesce a far emergere la sua voce dal coro di Famiglia della moglie. Infine nel quarto ed ultimo canto, c’è la storia di una figlia che vuol sussurrare al pubblico la voglia di giustizia e di onore. Ne viene fuori un ritratto generazionale di cui uno drammaticamente legato alla storia di Palermo e l’altro generazionale di giovani ventenni che ritenevano normale portare la propria compagna di mattina sulla scena di un delitto atroce e trascorrere la serata, tranquillamente, con notti di amore, di musica e di ricercate letture. La scrittura è veloce, piacevole e amara anche se è addolcita dai ricordi di avventure amorose a volte superflue. Si può leggere. di Julie Otsuka Questo libro racconta tante storie delle “spose in fotografia”, le donne giapponesi che all’inizio del Novecento partirono alla volta dell’America, dove ad attenderle c’erano i loro futuri mariti, quelli che non avevano mai conosciuto e di cui possedevano solo una fotografia. Sono piccole storie messe insieme, in modo superbo, da Julie Osaka in una specie di canto corale a volte intenso, a volte triste, a volte dolce e perfino disperato. Nella fascetta che accompagna l’edizione italiana, c’è scritto “Nessuna parola di questo libro cade nel vuoto. Tutte colpiscono al cuore” ed è vero, solo un lettore privo di cuore non può emozionarsi davanti a tante di queste vicende. Inoltre il libro ha il pregio, e non è poco, di svelare un contesto storico di cui molti non conoscono cioè la deportazione dei giapponesi residenti in America dopo l’attacco a Pearl Harbor nel dicembre del 1941. L'internamento avvenne in campi dedicati a persone di origine giapponese residenti nella zona militare del Pacifico, indipendentemente dalla cittadinanza. Furono 117.000 le persone, due terzi cittadini americani, donne e bambini inclusi, deportate nei campi di concentramento sparsi in vari Stati Americani. Quando finì la guerra, i campi furono sgomberati, ma non tutti preferirono tornare alla propria città di provenienza. Forse, il libro, avrebbe raggiunto la perfezione se l’Autrice avesse approfondito questi ultimi fatti. A quel punto sarebbe diventato un capolavoro. In ogni modo vale la pena dedicare un paio d’ore alla sua lettura. di Carlo A. Martigli Questo libro è un misto tra finzione e realtà, che molto mi ricorda “il Codice da Vinci” di Dan Brown, in una storia del tutto credibile insomma è un mix di romanzo storico, noir, giallo e puzzle ambientato tra Firenze, Roma e Istanbul nel periodo tra il 1497 e il 1498. Parte dalla morte di Pico della Mirandola quando il potere della repubblica fiorentina è passato nelle mani di Girolamo Savonarola che, con la violenza, spegne il sogno del suo predecessore di unificare le religioni monoteistiche. In questo contesto si confrontano le casate dei Borgia, che vogliono rendere il papato, una dinastia da cui esercitare il loro potere, e quella dei Medici, che allontanati da Firenze, non si rassegnano e vogliono riconquistare il soglio pontificio anche grazie a inaspettate alleanze. Protagonisti sono Ferruccio de Mola, valente condottiero e umanista, erede e continuatore dell’opera di Pico della Mirandola, e sua moglie Leonora, per difendere la quale egli è disposto a tutto. A essi si aggiunge un monaco tibetano, Ada Ta, e la sua discepola Gua Li, che dalle remotissime valli del Ladakh giungono sin nel cuore della vecchia Europa portando con sé la testimonianza di un segreto inimmaginabile: la vita di Gesù negli anni tra l'adolescenza e l'età adulta. Tra i protagonisti, inoltre, s’inseriscono una serie di personaggi storici reali e immaginari che danno maggior peso a questo romanzo che Carlo Martigli ha ben organizzato tanto da mettere a disposizione, a noi lettori, quest’affascinante ricerca con un esito per niente scontato e lo fa in modo ingegnoso e al tempo stesso credibile. A me è piaciuto. Matteo Messina Denaro. La mafia del camaleonte di Fabrizio Feo In questo libro l’Autore ricostruisce la storia di Matteo Messina Denaro che, da abile puparo dei legami tra i vari mandamenti, è riuscito attraverso i rapporti di parenti e imprenditori a stabilire relazioni con i vertici della politica siciliana e nazionale e con le altre organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta e la camorra. Sicuramente da almeno vent’anni, egli, ricopre un ruolo importante per Cosa Nostra, si è adattato ai cambiamenti, sia interni sia esterni all’organizzazione criminosa, cambiando pelle come un camaleonte, riuscendo a fare da ponte tra la vecchia concezione della mafia e la nuova proiezione della criminalità organizzata, in grado di fondere insieme le rigide regole della latitanza con le luci smaglianti della dolce vita. Il boss di Castelvetrano, dopo la cattura di Provenzano, è il ricercato numero uno e capo indiscusso della nuova mafia, venerato dalle donne e rispettato dagli uomini per l’intelligenza e l’intuito con cui riesce ad intrecciare alleanze legami con tutti quelli che gli si parano davanti. Il criminale ha tra le sue qualità il carisma di Salvatore Giuliano, di cui si diceva, che rubava ai ricchi per donare ai poveri, e poi ha la spietatezza tipica dei corleonesi e proprio quella del corleonese per eccellenza, Totò Riina, di cui egli è il pupillo, l’erede naturale designato. Purtroppo anche in questo libro così come in tanti altri, si preferisce il taglio romanzato, più che la descrizione della pericolosità vera e l’emersione del profilo criminale di persone che hanno sulla coscienza esecuzioni, sangue e morti. La provincia di Trapani, raccontata da Fabrizio Feo, è una terra malata di mafia che non si rende conto come il suo territorio sia diventato, sempre di più, oggetto di sacchi edilizi, speculazioni, obbligato a essere povero, nonostante i grandi flussi finanziari che qui sono arrivati, perché deve mantenere quella dipendenza sociale verso il potere più o meno occulto. In ogni caso il libro in sé lascia meditare e pone un grosso punto interrogativo sul futuro di questa martoriata terra.
di Luis Sepùlveda Sepúlveda torna in libreria e riesce ancora una volta ad emozionarmi con il racconto delle ultime storie dalla frontiera del mondo, in senso geografico e mentale. Infatti, in questo libro c’è una raccolta di storie, arricchite da una serie di bellissime foto scattate da Daniel Mordzinski. Un viaggio on the road per raccontare un’amicizia e territori ormai scomparsi, un reportage di zone del Sud del mondo che il tempo, la storia e l’uomo hanno ormai trasformato, un viaggio a due verso la Patagonia estrema, alla fine del mondo. In questo andare verso il Sud del Sud, Sepùlveda con una moleskine e Mordzinski con una leika raccontano una serie di storie molto coinvolgenti, nello spirito di quell’«inventario delle perdite» di cui parlava l'amico scomparso di recente, il grande scrittore Osvaldo Soriano. Così scopriamo il liutaio che non accetta, per costruire un violino, un legno qualsiasi, ma vaga da un posto all’altro per trovare quello giusto. L’ubriaco che giura di essere un discendente di Davy Crockett e soprattutto recuperiamo Delia, novantacinque anni compiuti, che possiede nelle mani il dono della fertilità. Non voglio raccontarvelo tutto, v’invito, soltanto, a leggerlo nella speranza che proviate la mia stessa emozione. di Martha C. Nussbaum In questo libro c’è la situazione avversa alla cultura umanistica partorita da questo mondo globalizzato con particolare riferimento a due importanti realtà nazionali, gli Stati Uniti e l’India. Nella sua analisi l’Autrice afferma che nel modello di sviluppo dominante l’unico obiettivo è il profitto, infatti, questo tipo di formazione favorisce le materie tecniche rispetto a quelle umanistiche, e cerca di impartire nozioni e informazioni utili e specialistiche, piuttosto che sviluppare una cultura critica e umanistica che non fa profitto e perciò è ritenuta superflua e che è la prima a risentire dei pesanti tagli all’istruzione. Proseguendo in tal senso, però, le persone diventano meno capaci di agire liberamente e meno in grado di comprendere e accettare le idee altrui. Martha Nussbaum ci spiega, recuperando il pensiero di Socrate e facendo un excursus della pedagogia e dei suoi grandi studiosi, in che modo gli insegnamenti umanistici conducano alla libertà intellettuale e quindi alla formazione di individui consapevoli e creativi. La scuola deve educare al mondo generando Cittadini e non sudditi. Lo reputo un libro molto interessante e lo suggerisco a tutti i docenti e a tutti i politici che affrontano il settore della pubblica istruzione senza alcuna cognizione pedagogica. di Stefano Pirandello Non è facile essere “figlio di” e fare lo stesso mestiere del padre e se poi il padre è anche premio Nobel è ancora più difficile. Questo libro inedito di Stefano Pirandello, che in vita ha firmato i suoi testi con lo pseudonimo Landi, è stato ora pubblicato a cura di Sarah Zappulla Muscarà con il suo vero cognome. Timor sacro è un romanzo autobiografico in cui Stefano Pirandello servendosi di due “alter ego”, Simone Gei scrittore circuito nella stesura di un’opera che esalti il fascismo e Selikdàr Vrioni un albanese sfuggito alle arcaiche leggi di vendetta della sua stirpe. In esso racconta la sua tribolata esistenza di “figlio di” e attraverso la narrazione di queste due vite a specchio vengono fuori, non solo, le varie sofferenze familiari, il legame tormentato tra figlio e padre con i soventi scatti d’indignazione, i rapporti con i tanti amici importanti ma anche i prodotti ignobili di quel periodo storico come la proclamazione dell’impero, la pena di morte, la figura del boia e le leggi razziali. Il romanzo è l’opera di tutta una vita, infatti, l’Autore non smise mai di lavorarci correggendolo, aggiungendo nuovi episodi modificarlo. Non è di facile lettura e chiede molta concentrazione per non perdere le inquietudini, le domande che l’Autore si pone e la sofferenza di una vita vissuta all'ombra del padre, con una collaborazione veramente impegnativa, a scapito della propria carriera di scrittore. L'Italia tradita dalla Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo Mentre mi apprestavo a preparare la recensione a questo “istant book” di Stella e Rizzo apro il giornale e leggo la sparata di Bossi "Monti rischia la vita, il Nord lo farà fuori” spontaneamente ho commentato “e lui chi lo eliminerà?” perché Monti sta cercando di ripianare i guai creati dai governi precedenti di cui il signore, di cui sopra, ha fatto parte (è stato anche condannato con sentenza definitiva). Gli Autori di questo saggio ci offrono una panoramica di privilegi, abusi di potere, impunità, ingordigie, prepotenze e le differenze tra gli schieramenti politici sono poche così come poche sono le eccezioni dei singoli. Per far contenti i padani, inoltre, gli Autori ci segnalano tutti i motivi di vergogna sia a nord che a sud. “I padreterni”, come li aveva definiti Luigi Einaudi, se ne fottono disinvoltamente dell’insofferenza montante dei Cittadini e della Democrazia, per loro Democrazia non è uguaglianza sociale ma privilegi della “Casta” di cui Rizzo e Stella ci avevano rivelato qualche anno fa e come il libro precedente anche questo è diviso in brevi capitoli frutto e collage di brani tratti da giornali e agenzie concernenti i numeri, della politica italiana, messi a confronto con gli altri Paesi. C’è di tutto per indignarsi e la protesta sociale, ormai ampia, denuncia la deriva intollerabile delle disuguaglianze e la democrazia, come legame sociale fondato sull’uguaglianza, sta pericolosamente scomparendo. Prima di leggere le malefatte di chi governa e di chi gli sta dietro nel sottobosco politico e non solo, consiglio di farvi un’analisi di coscienza e costatato che non avete niente di cui vergognarvi, INDIGNATEVI!!! di Jorge Amado Dover fare la recensione al romanzo che ha consacrato Jorge Amado come uno dei più grandi scrittori del secolo ventesimo mi mette, oltre che emozionarmi, soggezione. C’è in questo libro il Brasile composto da fazendeiros e banditi, da armatori e prostitute, ci sono le musiche, i profumi, i sapori e i colori degli anni venti del novecento. Le vicende, di cui narra lo scrittore, hanno luogo a Ilheus, nel 1925, quando il potere è nelle mani dei fazendeiros, ricchi proprietari terrieri esportatori di cacao che l’avevano conquistato, tramite lotte sanguinose, e retto grazie a costumi barbari e primitivi. Qui vive Nacib, un giovane siriano naturalizzato brasiliano, proprietario del bar Vesuvio che rimasto senza cuoca era alla disperata ricerca. Fortunatamente e casualmente trova Gabriella, appena arrivata dall’entroterra per sfuggire alla fame, che diventerà ben presto il punto di forza del suo bar. La ragazza è in grado di preparare piatti prelibati, è dotata una bellezza naturale e sensuale, ha una carnagione color cannella ed emana un prodigioso profumo di garofano tanto da spingere Nacib a innamorarsene e deciderne, spinto dalla gelosia e dall'ansia di averla tutta per sé, di sposarla. Dopo il matrimonio, però tutto si complica perché Nacib desidera trasformare Gabriella in una raffinata signora mentre, da autentico spirito libero, lei adora ballare scalza, andare al circo, mettersi fiori tra i capelli, godere dell'ammirazione degli uomini. Alla fine l'amore prevale su tutto. Questa bella storia d’amore lo scrittore la inserisce, come dicevo prima, in quel contesto puritano e pieno di falsi moralismi di tipo maschilista in cui la donna deve subire qualsiasi comportamento dall’uomo anche la morte per mano di un marito tradito e perciò Gabriella diede una scossa notevole a tutto quell’ambiente. La società brasiliana stava cambiando e il progresso la farà da padrone sia negli usi e costumi sia politicamente. Con questo romanzo Amado non ci permette soltanto di calarci nel clima in cui si svolgono le vicende e facendocele rivivere in prima persona ma ci fa conoscere anche il Nordest brasiliano nel periodo dell'espansione. Merita, veramente, di essere letto. 7 idee che NON dobbiamo più accettare di Giorgio Bocca Sono sette i punti, come dice nel sottotitolo, che Giorgio Bocca ha individuato in questo saggio (pamphlet, fa più chic) contro cui indignarsi e perché no, ribellarsi. Sette articoli concisi, com’eravamo abituati noi che per anni l’abbiamo seguito sull’Espresso, per dire Grazie no alla crescita folle, alla produttività, il nuovo dio; alla lingua impura; al dominio della finanza; alla corruzione generale; alla fine del giornalismo; all’Italia senza speranza. Disegna in esso, probabilmente, il suo testamento intellettuale e la sua visione libera, del mondo e della società, slegata da qualsiasi tipo di dottrine. Giorgio Bocca non intendeva rassegnarsi, e qui alza la voce, come suo solito, per denunciare le scorciatoie del pensiero unico, cui si deve rispondere con un sonoro e liberatorio: Grazie, no! E invita noi, che gli sopravviviamo, ad aprire gli occhi e rifiutare la prevaricazione del sottinteso e delle furbizie. Ci mancherà. di Francesco Barbi Ero a conoscenza dell’attesa di tanti lettori per l’uscita di questo libro dopo che l’Autore li aveva deliziati con “L’acchiapparatti” perciò quando ho visto la disponibilità, nel Sistema Bibliotecario, del libro l’ho prenotato senza pensarci su una volta. Dire che all’inizio sono rimasto spiazzato è poco, sia per la caterva di nomi strani che per l’ambientazione ed il genere tanto che ero tentato di abbandonarne la lettura. La storia mi sembrava un po’ troppo misteriosa, intricata e complessa, piano piano però ho incominciato ad assaporare le stranezze e le particolarità dei personaggi ed ho incominciato ad immedesimarmi in loro e apprezzarne le avventure. La storia parte con la predizione, da parte dell’Oracolo, della caduta del Regno di Olm, il mondo fantastico creato dall’Autore, dove l’Arconte Ossor è impegnato a preparare e inviare un manipolo di Guardiani dell’Equilibrio a reprimere ogni forma di eresia e stregoneria e così far luce sulla vicenda della morte del mostro di Giloc poiché è convinto che l’imminente catastrofe, profetizzata, sia in qualche modo legata alla sua morte e possibilmente recuperarne le spoglie. A capo della spedizione c’è l’Indice, fervente suddito della luce e spietato soldato, che interroga e tortura i paesani per scoprire l’identità e la dimora di colui che si spaccia per stregone. Fiuta e segue le tracce dell’acchiapparatti di nome Zaccaria fino a Ombroreggia, dove lo cattura e lo rinchiude in un gabbiotto di ferro per condurlo a Olm. Nel viaggio, di ritorno, a Olm sono coinvolti numerosi personaggi come Gamara, il cacciatore di taglie accecato dalla sete di vendetta, due bambini Steben e Nodo, incatenati sul carro del raccogli-orfani, Orgo il gigante, la strega strabica con la procace figlia adottiva e l’amica ex-prostituta, unite nel disperato tentativo di salvarsi e di liberare Zaccaria. Tutti sono, protagonisti e nello stesso tempo tutte ignare pedine nelle mani del burattinaio. La lettura è sconvolgente, c’è di tutto, morti, torture, crudeltà e strane situazioni che divagano nel rocambolesco, ma narrate con uno stile coinvolgente tanto da renderlo vivo e piacevole. Certamente è meglio non fare come me e leggere, prima, il romanzo precedente.di Edoardo Nesi In questo libro c’è la storia di un giovane imprenditore di Pratese, destinato ad amministrare l’impresa di famiglia fondata dal nonno, che si trova improvvisamente a dover fare i conti con la più grande crisi economico-finanziaria degli ultimi anni. La globalizzazione e le scelte di politica industriale miopi e poco efficaci fatte dai governi italiani, lo costringono, suo malgrado, a cedere la ditta di famiglia nel 2004. L’Autore affronta, infatti, lo sgradevole tema del declino del sistema produttivo relativo al distretto tessile di Prato che aveva attirato, nei momenti di grande successo, l’attenzione di sociologi ed economisti di tutto il mondo. Quel tessuto connettivo costituito dalle piccole e medie imprese italiane che hanno, da sempre, costituito il nerbo della nostra economia. Non è soltanto una sconfitta personale e familiare ma anche sociale, economica e politica di un intero paese. Non so se definirlo saggio o romanzo autobiografico, ma sicuramente è un atto d’amore verso la sua città e una testimonianza che scava negli ultimi decenni della storia economica italiana. A me è piaciuto ed a tratti anche emozionato, leggetelo. di Stefano Benni Questo è il primo libro che Stefano Benni non scrive con Feltrinelli, ma con Sellerio e troviamo un Benni diverso più intimo, questa volta non troviamo il solito suo mondo fantastico ma scopriamo una cruda valutazione, ma sempre con la consueta ironia, sullo strapotere dell’industria della salute e dei medicinali, la terza industria del mondo, dopo quella delle armi e del petrolio, insomma è un libro di denuncia. In questa breve storia Morfeo, il protagonista, alla vigilia di Natale del 1955 ha otto anni e sta festeggiando insieme ai suoi parenti, in casa dei nonni, e non vede l'ora di scartare i regali. Improvvisamente succede un imprevisto: una persiana staccatasi, senza alcun motivo, lo colpisce alla testa. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte e da quel giorno iniziano le traversie che lo accompagneranno per tutta la vita. Morfeo cresce, diventa scrittore, è circondato da amici e parenti, si sposa ha un figlio ma la malattia lo rende diverso e le sue giornate sono governate dai farmaci. Non è una lettura facile ma sicuramente piacevole. I ventitre giorni della città di Alba di Beppe Fenoglio Questo romanzo è strutturato in racconti, tutti vissuti sullo sfondo delle Langhe e di cui sei sono dedicati seconda guerra mondiale. Il loro primo è quello che dà il titolo alla raccolta. Fenoglio ci presenta la Resistenza, umana, senza retorica, con tanti limiti e contraddizioni, fatta di momenti oscuri e perfino antieroici tanto che i suoi scritti furono contrastati da qualche resistente. Lui si può permettere di raccontare certi fatti perché è stato un partigiano di quelli che non doveva fare i conti con l’apparato ideologico e politico dei partiti. Racconta quello che ha visto senza autocensurarsi, il suo stile è scarno, privo di fronzoli o retorica, è la fotografa della realtà, di ciò che è accaduto davanti ai suoi occhi. Il Lettore man mano che va avanti nella lettura si sente scaraventato in quei luoghi e in quel clima che ha contrassegnato gli anni della Resistenza. Perciò mi sembra inutile accennarvi qualche episodio. V’invito soltanto a leggerlo per assaporare queste pillole di nuda e cruda verità. di Beppe Fenoglio Questo è uno dei romanzi meno in vista dell’Autore ma, sicuramente, non inferiore agli altri suoi scritti e, come gli altri, anche in questo il tema della Resistenza è descritto con un’abilità straordinaria. Il protagonista della vicenda è Milton, studioso serio, amante dei libri e della musica, partigiano nato e cresciuto ad Alba, innamorato di Fulvia, ragazza della borghesia torinese, rifugiatasi nel paesino piemontese dopo l’armistizio dell’8 settembre. Nel primo inverno della resistenza, Milton ritorna alla casa di Fulvia, dov’è rimasta solo la vecchia domestica, cui Milton chiede notizie della ragazza, e viene a sapere che Fulvia ha avuto strani incontri nascosti con Giorgio, il suo più caro amico anch’egli innamorato di Fulvia ed anch’egli partigiano. Per Milton è un duro colpo e da quel momento la sua unica preoccupazione è di trovare Giorgio per chiedergli cosa ci fosse stato tra lui e Fulvia. Contemporaneamente Giorgio è fatto prigioniero dai fascisti e potrebbe essere fucilato da un momento all’altro. Milton sfida tutti i disagi, freddo, pioggia, vento, fango, nebbia, fame, paura, stanchezza e pericoli. Si butta in un’impresa disperata e solitaria per cercare di salvare l’amico, spinto non solo da coraggio e amicizia ma anche da furore e tormento che non gli lasciano più respiro, ripensando continuamente alle parole della vecchia domestica, per conoscere la verità e risolvere questa questione privata con il suo più caro amico. Da un po’ di tempo volevo leggere questa storia, vi posso dire che ho colmato un vuoto e ne consiglio la lettura anche a voi. di Chico Buarque Quando un amico mi ha suggerito di leggere questo libro di Chico Buarque ho risposto istintivamente: chi? Il cantante? Sì proprio lui, mi fu risposto, Chico Buarque de Hollanda il cantautore e anche scrittore brasiliano. Infatti, Chico Buarque è uno dei più noti autori ed interpreti della bossanova, insieme a Vinicius de Moraes e altri. Chico uno e bino e in questo romanzo, che scopro essere il terzo che scrive, gioca con la dualità come Buda e Pest, l’una di fronte all’altra, o come il protagonista José Costa, oscuro ghost-writer brasiliano per scrittori famosi a Rio e poeta ungherese a Budapest, e le due donne Vanda a Rio de Janeiro e Kriska a Budapest, così come i due figli, uno a Rio e l’altro a Budapest, e se guardate, la copertina non rappresenta Budapest ma Rio. Rio immagine speculare di Budapest. Il narratore di questo viaggio culturale, tra Rio de Janeiro e Budapest, è Josè Costa che sta tornando in Brasile proveniente da Istanbul, dove aveva partecipato a una convention di autori anonimi, e che a causa della minaccia di una bomba sul suo aereo atterra a Budapest dove rimane subito stregato dalla lingua magiara. Al ritorno a Rio durante il sonno parla in ungherese imitato dal figlioletto che dorme nel mezzo tra lui e la moglie. In seguito stufo del lavoro e del matrimonio torna a Budapest, dove è sedotto dalla lingua e da Kriska, una donna divorziata, che le farà da insegnante per comprendere la lingua ungherese. Costa impara la lingua abbastanza presto e comincia a fare il ghost-writer nella lingua adottata. Un bel libro! di Nicolai Lilin Se la vostra aspettativa è di leggere un romanzo, avete sbagliato traiettoria perché questo libro non è un romanzo, ma è uno spaccato della vita straordinaria dell’Autore. Egli ci racconta un mondo sconosciuto, quello della sua infanzia e della sua adolescenza, con uno stile semplice ed immediato. In questo racconto, etnico - antropologico, ci fa conoscere gli usi, i costumi, le tradizioni ed il linguaggio della sua comunità. La comunità è composta di ex siberiani criminali deportati, durante il periodo dell’URSS Stalinista, e radicati in Transnistria un'enclave all'interno della Moldavia autoproclamatasi indipendente nel 1990, ma non riconosciuta da alcun Paese. Nicolai vive a Bender, capitale della Transnistria, nel quartiere Fiume Basso, secondo la tradizione siberiana, dove una popolazione autonoma ed indipendente che ripugna ogni autorità, sia essa civile o religiosa, ma con un forte senso della comunità è regolata dal codice d’onore dell’educazione criminale in cui alla giustizia violenta, s’innestano i valori dell’amicizia e della solidarietà in modo semplice e naturale. I loro figli frequentano la scuola della strada che li abitua alla violenza come reazione primaria ad infrazioni di precise regole della comunità mentre i criminali anziani insegnano, ai giovani, l’uso delle armi e della violenza, ma intesi come necessità-virtù, e contemporaneamente li educano all’amore per i disabili, al rispetto per gli anziani, alla cultura del tatuaggio della pelle che racconta il destino dell’individuo. A Sorprendervi non sarà soltanto l’argomento, e nemmeno i contenuti forti ma anche lo stile di scrittura che sa essere tragico forte e a volte brillante. Tenete conto che l’Autore è arrivato in Italia da poco più di sette anni e ha scritto il libro in italiano perciò lo stile non è dei più perfetti, spero, almeno, che abbia raccontato veramente quella realtà e non si sia comportato da criminale di Fiume Basso perché in tal caso bisogna dire che è fornito di una bella immaginazione giacché il libro è molto interessante. di Jennifer Egan Quando hai finito di leggere, questo libro, puoi esprimere il tuo giudizio perché all’inizio non sai come muoverti né cosa dire e solo alla fine potrai giudicare. Di cosa parla lo dice il titolo stesso, il romanzo racconta le difficoltà legate al tempo che passa man mano cogli anni e fino all’invecchiamento. I protagonisti sono diversi anche se Sasha e Bennie sono i principali mentre gli altri coprotagonisti sono le persone che ruotano intorno a loro nell’arco della loro vita. L’ambiente è quello della musica indipendente e rockettara tra San Francisco e New York e con una parentesi Napoletana. I capitoli sono autoconclusivi e collegati tra loro dagli stessi protagonisti. L’Autrice ha, però, voluto contraddistinguersi, in questo romanzo, con uno stile variabile in cui la narrazione avviene in prima, seconda e terza persona e sperimentando, addirittura un capitolo composto di slide realizzate con Power Point ed infine, non facendosi mancare niente, nell’ultimo capitolo aggiunge la nuova moda del linguaggio degli sms. La cosa, a volte ti spiazza, ma alla fine tutto quadra perfettamente. Adesso posso giudicarlo: è un bel libro. di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso In questo libro il magistrato Nicola Gratteri, che ha dedicato da sempre la sua vita alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, discute con lo storico Antonio Nicaso cercando di rendere evidente il sistema giudiziario italiano, il suo funzionamento, i suoi pregi e le sue magagne. Cerca di rendere evidente quali siano le leggi più giuste che aiutino veramente la macchina della giustizia del nostro paese e quali siano invece le leggi che intralciano la lotta contro la criminalità organizzata. Partendo, perciò, da questi argomenti, Nicola Gratteri, ci prende per mano e ci conduce nel mondo della ‘ndrangheta. Partendo dal santuario della Madonna della Montagna a Polsi di San Luca, si passa a Platì, a Rosarno, a Gioia Tauro, alle località delle due coste calabre e poi via verso la Lombardia, il Piemonte, il Veneto, insomma verso le facoltose regioni del nord, dove è possibile fare ottimi investimenti con il denaro illecitamente guadagnato e in seguito verso l’America del Sud, terra di narcotrafficanti. Insomma una bella scorrazzata nel mondo del crimine e della ‘ndrangheta in particolare. Non lasciano niente d’insoluto dai rapporti con la politica a quelli con la massoneria, dalle relazioni con la grande imprenditoria ai grandi appalti pubblici. Dopo aver letto questo libro, solo chi non vuole né vedere né capire, riuscirà a rimanere nella superficialità della propria esistenza senza riuscire ad andare oltre e vedere la realtà del mondo e della società in cui vive. Chi vuol intendere invece, capirà i perché di tanto interesse per il processo breve, per la separazione delle carriere dei Giudici, della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, della depenalizzazione dei reati minori, o la mancata volontà d’informatizzazione dell'attività giudiziaria e il capriccio di eliminare le intercettazioni telefoniche. Una realtà inquietante e deprimente. Leggetelo. di Andrea Bajani Questo romanzo è una storia d’amore finita rivista attraverso segreti, ricordi, sensazioni che rimangono appese perché i protagonisti non riescono a riempire i vuoti del passato. Le figure principali sono Pietro e Sara che nutrono la speranza, di poter avere un figlio ma al centro di tutto c’è Mario un nonno che, tornato dalla guerra in Russia, non è più lo stesso. Infatti, quando la speranza di Pietro e Sara rimane solo un’attesa e Lei decide di andarsene, arriva la notizia che è morto Mario, quel nonno che aveva segnato tragicamente sia la vita della madre di Pietro che la sua da bambino. Rimasto solo Pietro prova a riorganizzare le ferite dell'anima, lasciate da un triste passato, per spingerli verso un eventuale futuro. Così entrano nella sua vita Olmo, il bambino del piano di sopra ed un viaggio in Russia che Pietro farà per regalare a Olmo l’illusione del passato, che non tornerà, e come segno di riconoscimento per avergli riportato i suoi ricordi che il nonno Mario non era riuscito a regalargli. La storia in sé è bella ma ripetitiva e con molte cose non dette che alla fine renderanno la lettura noiosa. di Murakami Haruki Non voglio comportarmi come la casa editrice perciò avviso gli amici che mi seguono che questa storia è divisa in tre parti e di cui in questo libro ne verremo a conoscere la prima e la seconda parte. Dico questo perché, consigliato da un amico, non ero a conoscenza sulla suddivisione della storia, conoscevo l’Autore, avevo già letto e recensito in questa rubrica "Kafka sulla spiaggia" di cui ero rimasto favorevolmente impressionato, e così dopo essermi sorbito 718 pagine, sono rimasto inerme e sospeso. Il romanzo si snoda a capitoli alternati attraverso le voci di due protagonisti, una donna e un uomo, trentenni. Lei Aomame, donna determinata e indipendente, lavora come trainer e fisioterapista, ma solo in apparenza perché in realtà è un’assassina di professione, con una particolarità uccide solo uomini crudeli, che abbiano provocato alle donne enormi sofferenze e che siano intenzionati a provocarne ancora. In pratica, Aomame è una sorta di moderno "angelo della giustizia". Lui Tengo, invece, è insegnante di matematica in una scuola preparatoria e scrittore dilettante ma i suoi romanzi sono puntualmente rifiutati dall’editore, lo ritiene ancora immaturo come scrittore, e invece un giorno gli propone di riscrivere il libro di una scrittrice emergente, la diciassettenne Fukaeri, che ha una trama molto coinvolgente, ma è scritto con uno stile non adeguato. La giovane dislessica e con capacità di linguaggio limitate ha un passato traumatico, è fuggita da una setta, il Sakigake, dove vivono i suoi genitori mentre lei vive in casa di un tutore. Riscritto da Tengo, il libro, ha un grandissimo successo e Fukaeri vince il premio per giovani scrittori. Murakami, l’abbiamo già sperimentato, è maestro nel far sviluppare gli eventi e lentamente farà confluire le vicende di Aomame e Tengo, l'una verso l'altra, man mano che i personaggi, interrogandosi su se stessi capiranno qual è stata la cosa più importante della loro vita. Perverranno entrambi alla conclusione, che l'attimo fondamentale delle loro esistenze è stato quello in cui, da bambini, Aomame ha stretto la mano di Tengo in un tentativo infantile di esprimere riconoscenza e affetto. La storia coinvolge il lettore richiamandolo all'interno delle vicende tanto da non riuscirne a tornare indietro, vuole scoprire la natura dei misteriosi Little People, protagonisti del libro di Fukaeri, vuole sapere cosa riserva ai protagonisti l'anno 1Q84 e che fine hanno fatto alcuni coprotagonisti. E invece? Io, sono rimasto come l’Aretino Pietro e non vedo l'ora che esca il libro 3 per conoscerne la fine. Voleva questo l’editore? Ci è riuscito. di Andrea Camilleri Questa volta l’argomento, scelto da Andrea Camilleri, è molto tosto e parte da fatti realmente accaduti agli inizi del ‘900, in un paese dell’entroterra siciliano, naturalmente rielaborati e rivisti con la sua fantasia. L’accaduto aveva oltrepassato i confini dell’isola e acquisito notorietà nazionale al punto da coinvolgere esponenti politici e religiosi come Filippo Turati e Don Luigi Sturzo. In sintesi la storia è questa, l’avvocato Matteo Teresi scopre una setta segretissima composta di alcuni preti che coinvolgono un gruppo di ragazze giovanissime e qualche giovane vedova in strani “esercizi spirituali” che si svolgono in sacrestia nelle ore in cui le chiese sono chiuse ai fedeli. L’avvocato, che dirige anche un giornalino locale, è alimentato di socialismo umanitario e combatte non solo le prepotenze dei mafiosi e degli agrari ma anche quelle del clero. Così mentre lui si getta a capofitto sulla scandalosa vicenda trovando come alleato il capitano, piemontese, Montagnet il clero, gli agrari e la mafia trovano la soluzione, come sempre, per uscirne illesi. Infatti, si adopereranno in qualsiasi modo per ottenere l’assoluto silenzio sull’accaduto sovvertendo la verità condannando chi indica il reato, l'immoralità o l'atto vergognoso molto più di chi ne è colpevole. “Historia se repetit" (la storia si ripete) asseriva G.B. Vico e Camilleri, puntando su fatti di cronaca odierna, ha deciso di raccontarci quest’antica vicenda per farci riflettere sul fatto che l'uomo riesce a raggiungere i propri fini e realizzare le proprie idee, ma l'effetto delle sue azioni va sempre oltre i suoi propositi realizzando quelli e qualcosa di più che non è nulla di nuovo, ma la ripetizione di realtà storiche già prodotte in passato. Un bel libro che anche i più ostili, allo scrittore, non possono non apprezzarlo. di Daniel Glattauer Vado a vivere da solo! Poi, mi sento troppo solo e magari mi trovo un cane o un gatto per farmi compagnia e per Natale le solite cose in famiglia? No, vado alle Maldive. Quanti trentenni si ritrovano in questa situazione? Tanti, e l’Autore di questo simpatico libro ha trovato il modo ed il momento giusto per pubblicare questo libro affinché diventasse una bellissima strenna da godersi per le feste. Infatti, il protagonista di questo romanzo è Max il trentenne, di cui sopra, che dovendo partire per il paradiso esotico non ha tenuto conto della sistemazione di Kurt, il suo cane, così decide di trovargli una sistemazione via internet. Katrin, l’altra protagonista, single alle soglie dei trent’anni, cerca una scusa per non trascorrere il Natale con i suoi genitori, navigando sul web, nota la richiesta di Max, coglie l’occasione al volo e, conoscendo l’avversione del padre verso i cani, trova la soluzione giusta per starsene, tranquillamente, a casa sua. Su quest’argomento Daniel Glattauer, con uno stile semplice e fluido, ci ricama sopra una bella storia d’amore molto simpatica e divertente. Ho trovato la lettura piacevole e adatta al clima natalizio come speravano Autore e Casa Editrice per vendere più copie possibili. di Pavel Nedved Non credo di aver letto molte autobiografie di sportivi ma quando mio figlio ha portato a casa questo libro, avuto in dono dal Club Juventus, mi è venuto spontaneo strapparglielo dalle mani e leggerlo. Dopo averlo letto, ho capito che il mio presentimento è stato premiato perché questo non è il solito libro dello sportivo in auge, in questo testo c’è la bellissima storia di un bambino che ci racconta il suo paese, la sua scuola, i primi calci al pallone, il primo amore e le sue aspirazioni quando partito dalle squadrette dell’adolescenza arriva all’affermazione prima nel Dukla e poi nello Sparta Praga. Poi la vetrina della nazionale Ceca, dove ha collezionato novantuno presenze diventandone, anche, capitano. C’è, poi l’arrivo in Italia, i primi cinque anni alla Lazio ed infine le nove stagioni con la Juventus. Pavel Nedved non è né uno scrittore né un giornalista, quindi non mi aspettavo un trattato di letteratura, ma mi ha colpito il suo modo di raccontarsi a cuore aperto e con un’umanità sorprendente ci parla di una delle più belle e commovente rivoluzione per la conquista della libertà da parte del suo popolo è la “Rivoluzione di Velluto” che alla fine degli anni ottanta divise la Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Slovacchia. C’è in questo libro un uomo nel suo ambito familiare con i suoi amici e le sue passioni, insomma un uomo normale che è stato, anche, un calciatore premiato con il pallone d’oro nel 2003, un campione e scusate se è poco. Le Bibliotecarie di Alessandria di Alessandra Lavagnino C’è, in questo libro, la saga familiare dell’Autrice e in esso si sovrappongono nomi, volti ed immagini che vanno dal 1870 fino alla fine della seconda guerra mondiale. In libro è diviso in due parti, nella prima che Adriana, la protagonista, titola “Concerto Italiano”, scava sul passato delle famiglie dei suoi genitori facendoci rivivere i costumi, i volti ed le immagini delle città da essi vissute. Infatti, troviamo Alessandria d’Egitto, dove la mamma vive gli anni più felici e spensierati della sua esistenza, con i suoi acuti odori e profumi e dove nella comunità d’italiani sono presenti Ungaretti e Pea. L’Ascoli ottocentesca, con le sue cento torri e da cui da cui discende un ramo familiare che, in una Roma ancora di campagne e di orti, si riunirà con l’altro ramo, paterno, discendente dalla famiglia genovese dei Fieschi. Poi Palermo, dove la mamma insegue l’amore, e Napoli la città della sua nascita. Nella seconda parte viviamo la sua di vita quella di una bambina, in continuo viaggiare, per stare un po’ con uno o l’altro genitore. Infatti, dopo la separazione dei genitori. Lei vive in parte con il padre, dipendente delle Belle Arti, e in parte con la madre, affascinante bibliotecaria, che sceglie di convivere a Palermo con l’uomo che ama. Distanti una dall’altro i suoi genitori, nella realtà Angela Lattanzi ed Emilio Lavagnino, durante la guerra parteciparono entrambi, rischiando anche la vita, al salvataggio dalle razzie e dai bombardamenti del materiale bibliografico raro e di pregio di tutta la Sicilia, la madre, delle opere d'arte del Lazio, delle Marche, di Napoli, Venezia e Milano, il padre. Il libro ha un fascino particolare poiché nella prima parte i personaggi passano velocemente e ti fa pensare che la vera protagonista della storia sia la madre invece ci prepara alla vera storia, quella di Adriana (o forse dovremmo chiamarla Alessandra), con la sua evoluzione dolorosa dopo la separazione dei genitori. Tutto ciò ci spinge a un’attenta e appassionante lettura per afferrarne i fatti storici e la capacità narrativa dell’Autrice. I pesci non chiudono gli occhi di Erri De Luca di Lorenza Ghinelli In questo libro, presentato come caso editoriale dell’anno, la capacità di questa giovane scrittrice è, secondo me, quella di saper mescolare gli elementi onirici e l’indagine psicologica alla cruda realtà. La trama è semplice ed ha come protagonista iniziale un bambino autistico che non riesce a comunicare con il mondo esterno, ma nei suoi disegni rappresenta tutto quello che vede, in tutti i particolari. Un giorno un gruppo di ragazzi lo prende di mira e si accanisce violentemente contro di lui. Lo fa assistere a una scena di masturbazione, lo insulta, lo deride, gli sputa addosso. Quella stessa sera un ragazzo del gruppo scompare sulle rive del fiume. Di lui si perde ogni traccia, e poi, qualche giorno dopo, scompaiono altri due ragazzi, anche il fratello di Pietro, il bambino autistico, scompare mentre è in sua compagnia. Quando Alice, l’insegnante di Pietro, gli chiede di disegnare quello che è accaduto, nota che nel disegno c’è anche un vecchio seduto su una panchina, vestito di nero, con le scarpe bianche e un bastone. Alice conosce bene quel vecchio. È l’uomo degli incubi della sua infanzia, così gli ritorna in mente Denny, il compagno di scuola con una madre tossica e un padre alcolista, che subisce i maltrattamenti di alcuni compagni di scuola. Dov’è Denny? Dov’è l’uomo dei sogni? È il momento di fare i conti con il passato, per fermare un incubo che non sembra avere fine. La scrittura è senza eccessi, scorrevole e lineare, i protagonisti si alternano con ritmo cinematografico e la lettura appassiona ma sinceramente non credo che rappresenti il caso letterario dell’anno. di Francesco Carofiglio In questo libro c’è la storia di un paese del sud Italia, come ce ne sono tanti. Un paese piccolo e grigio in cui i giovani si sentono bloccati e sognano. Siamo agli inizi degli anni ottanta e tre ragazzi, una ragazza e un prete sono alle prese con i loro sogni e il tran tran della loro quotidianità in quella realtà delineata nel loro piccolo paese di provincia dove tutto trascorre lentamente. I protagonisti sono: Tonio, dipendente nell'officina del padre; Giovanni, promessa dell'Aquilana calcio; Ciccio, dipendente di un negozio di dischi; Teresa, bellissima studentessa di medicina, fidanzata di Giovanni ed il giovane prete Lorenzo che finalmente, dopo diversi tragicomici tentativi in altri posti, accetta di ospitare i ragazzi in chiesa. Il primo attore in assoluto però, è Ciccio che ha un sogno: fare il deejay e creare una radio che possa diffondere un messaggio nuovo ai loro conterranei. Le vicende dei protagonisti principali e di altri secondari, ma non per questo meno importanti, s’intersecano l’una dentro l’altra come tasselli dello stesso mosaico rendendo la lettura piacevole e coinvolgente. Un bel libro dove al centro c’è il valore dell'amicizia individuale e di gruppo. di Carlos Ruiz Zafón Quando un Autore straniero diventa famoso, in Italia, gli Editori si sentono autorizzati a pubblicarne tutti i romanzi, Zafòn stesso nella nota iniziale sembra quasi giustificarsi. Noi, lettori distratti come me, leggiamo il nome dell’Autore ne abbiamo apprezzati i libri letti in precedenza e lo prendiamo. Ho fatto questa premessa non per sottovalutare l’Autore ma solamente per rilevare che la sua produzione giovanile, originariamente era destinata a un pubblico di ragazzi. Né voglio sminuire la letteratura per ragazzi di cui ho apprezzato e ne ammiro tanti Autori. Premesso ciò, devo dire che “Il Palazzo della Mezzanotte” deve essere definito un romanzo per giovani ma che è godibile per i lettori di tutte le età. La narrazione si apre nella Calcutta del 1916, dove un giovane tenente inglese salva la vita a due gemelli da una locomotiva in fiamme. Nel 1932 Ben, il gemello maschio, compie sedici anni ed è pronto a lasciare l’orfanotrofio. Quella sera si svolge anche l’ultima riunione della Chowbar Society, un club segreto che conta sette membri, sette orfani come lui, che per anni si è riunito allo scoccare della mezzanotte, sotto un tetto di stelle, nella sala principale di un antico edificio in rovina, il Palazzo della Mezzanotte. Proprio in quel momento ritorna dal passato la bellissima gemella di Ben, Sheere, che per farsi ammettere al club inizia a raccontare una storia d'amore, morte, pazzia e vendetta che come un'ombra nera si proietta sul futuro del fratello. Per tre interminabili giorni i membri della Chowbar Society cercano di decifrare il mistero che si nasconde dietro il passato di Ben e della sorella. Si succederanno vari colpi di scena ma, alla fine, i due ragazzi riusciranno a far luce sul loro passato. di A. Camilleri, G. De Cataldo, C. Lucarelli Il precedente libro che ho recensito paragonandolo ad un film l’avevo definito un’americanata, se dovessi fare lo stesso paragone con questo libro, lo definirei un film ad episodi così come fu “Boccaccio 70” o “I Complessi” e mentre in quei film si alternavano episodi, su un determinato argomento diretti da famosi registi, nel libro, allo stesso modo, tre fra i più importanti narratori italiani contemporanei si confrontano con una figura centrale della nostra società: il giudice. In Italia, da sempre, il giudice è uno dei mestieri più difficili ed i tre scrittori cercano di comprendere quanto possa essere difficile decidere secondo giustizia, quanto possa essere difficile rappresentarla e cercare di farla valere. I tre racconti sono così diversi l’uno dall’altro, sia nella prosa sia nella descrizione, ma in tutti e tre i casi è possibile misurare tutte le complessità incluse nella figura del giudice. Camilleri con “Il giudice Surra” ci dice che il giudice come persona possiede vizi, virtù, abitudini, problemi personali, insomma, è una persona come tante ma con il gravoso compito di indagare nell'animo umano di chi compie azioni contro la legge. Lucarelli, con “La bambina” ci parla invece di un insospettabile giudice-ragazzina, costretta all’improvviso a vivere in clandestinità mentre a Bologna gli anni Ottanta esplodono con inaudita violenza. Infine De Cataldo con il racconto dal titolo “Il triplo sogno del procuratore”, cerca di farci comprendere che spesso sono proprio le lotte interne a creare rallentamenti alla giustizia. Una lettura piacevole. di Cormac McCarthy Fosse stato un film l’avrei definito “un’americanata” nonostante che la storia non sia proprio male. Questo romanzo termina una trilogia definita “della frontiera” perciò avendo letto solo questo dei tre, specialmente, nella parte iniziale, sono rimasto un po’ spiazzato, aggiungiamoci che la scrittura di McCarthy è già di per sé particolare e che Tex Willer non lo leggo da anni. Infatti, la storia è ambientata in un ranch del New Mexico dove lavorano i protagonisti, John Grady Cole e Billy Parham, siamo nel 1952. La frontiera è a due passi e i due Cow Boy la attraversano spesso nelle loro giornate di riposo più che altro per farsi una bevuta e andare al bordello. In un uno di essi nasce e si consuma la disperata storia d'amore fra John Grady e Magdalena, sedicenne prostituta, bella infelice ed epilettica. Come in un melodramma, John la vorrebbe in sposa, ed è disposto a riscattarla impegnando la pistola, e vendendo anche il cavallo. Eduardo, il protettore, non ci sente, non è solo per una questione di soldi ma perché anche lui ne è innamorato e piuttosto che lasciarla andare, le taglierebbe la gola. Il duello finale questa volta non si svolge a colpi di colt, come in tutti i western, ma a colpi di coltello ed è il momento cruciale del romanzo. Dopo la lettura di La Strada, dello stesso autore, pensavo di essere aduso alla prosa di McCarthy ma qui il dialogare è ancora più lento e misurato, i discorsi tra i personaggi hanno una sfumatura fantastica ed esprimono sempre uno stato di necessità tale da renderne la lettura difficoltosa. A tutto ciò si aggiunge, pure, il fatto che il traduttore ha lasciato parecchie frasi in spagnolo (ovvero messicano anni cinquanta) non facile da comprendere specialmente per la scenografia un po’ particolare. L’epilogo, infine, è alquanto surreale. Auguro una buona lettura a chi vuole intraprenderla. di Andrea Camilleri In questa nuova avventura del commissario Montalbano, l’Autore, ci propone ancora una volta la stessa location, gli stessi colleghi Fazio, Catarella, Augello e Gallo le solite mangiate da Enzo, le esagerate cene a base di manicaretti che la fedele Adelina gli fa trovare a casa la sera e la sua abituale fidanzata ligure. Chi non avesse mai letto niente sul personaggio in poche pagine, con brevi accenni ad abitudini, sogni e pensieri, scoprirebbe subito l'intera personalità di Montalbano, creata con maestria da Camilleri. Ammettiamo, pure, che le storie oramai sono di solito le stesse, questa volta mi è sembrato tutto più articolato e avvincente rispetto alle ultime pubblicazioni. Il nostro commissario, infatti, è alle prese con un’indagine particolare, connotata da situazioni strane, tra realtà e finzione, un gioco di specchi che scombussola e accresce le possibili soluzioni del caso. Lo troviamo,Montalbano, tra un’affascinante vicina di casa, sposata con un tizio che non compare mai, una bomba che non si sa bene a chi fosse destinata e una macchina trapassata da un proiettile apparentemente senza alcun motivo. Una serie di falsi indizi vengono sparsi con lettere anonime e perfino dagli schermi di una televisione locale e la vicenda sembra imboccare diversi percorsi ma, alla fine, la geniale intuizione di Montalbano otterrà il successo sperato. A me è piaciuto. di Ferruccio Pinotti e Luca Tescaroli La copertina del libro riassume molto bene il contenuto di questo libro inchiesta che Ferruccio Pinotti ha scritto con la preziosa collaborazione di Luca Tescaroli il Magistrato che è stato PM nel processo per la strage di Capaci. “Questa inchiesta affronta un tema centrale nella qualità e nelle prospettive della vita di ognuno di noi. I reati dei colletti bianchi sono complessi, difficili da definire, eppure particolarmente gravi perché, lentamente e inesorabilmente, distruggono il tessuto dei nostri rapporti sociali, dell’economia, della finanza, del risparmio, del lavoro. Sono i crimini che distruggono la democrazia: l’imprenditore che accetta di avere rapporti con la mafia; il politico che si vende alle esigenze di Cosa Nostra; il dirigente dell’istituto di credito che accetta di riciclare denaro di provenienza illecita. Ma anche il private banker che vende azioni di società a rischio, l’assessore che investe le risorse del proprio comune nei prodotti finanziari derivati, il magistrato che si fa corrompere, il giornalista che fa cattiva informazione finanziaria, il commercialista che falsifica i bilanci, il revisore dei conti che li certifica”. Sono le parole, di Ferruccio Pinotti, del primo capoverso dell’introduzione al libro. Ecco spiegato con le parole dell’Autore il contenuto dell’inchiesta. Il libro è diviso in tre parti di cui nella prima è raccontata l’esperienza diretta del giudice Tescaroli, presso la Procura di Caltanissetta, dove espone i rapporti tra le mafie e i cosiddetti “poteri occulti” e il ruolo dei pentiti nelle indagini sulle stragi. Nella seconda sono presi in esame i rapporti tra la finanza corrotta e i politici con chiarimenti sui meccanismi del riciclaggio del “denaro sporco”. La terza parte riguarda i rapporti tra i colletti bianchi e la società civile. In sintesi c’è, in questo libro, tutto quello che la stampa asservita non ci dice e che giornalisti d’inchiesta ci fanno conoscere rifugiandosi nella pubblicazione di libri come questo. Da leggere! di Simonetta Agnello Hornby In questo libro, l’Autrice, ci riporta alla sua infanzia quando trascorreva le sue lunghe estati, dei primi anni cinquanta, nella fattoria paterna di contrada “Mosè” nel territorio di Agrigento dove la famiglia si trasferiva, con tutta la servitù da maggio fino alla fine di settembre e attraverso il racconto della villeggiatura ci dipinge l’epoca della nobiltà siciliana, cui la sua famiglia apparteneva, con l’aiuto della sorella Chiara. Infatti, se Simonetta firma il testo, Chiara è l’autrice delle ricette, tutte ereditate da nonna e mamma e corrette dall’estro personale e dall’umore dei tempi. Nei suoi ricordi riesce a trasportare anche il lettore e a me che sono siciliano, mi riporta in quella Sicilia mischiando al suo anche il mio vissuto pur se di estrazione diversa. E’ un’atmosfera a me abbastanza familiare e con cui condivido i valori, le usanze, i rituali di un'epoca e di una cultura che ormai non c'è più. Il vortice di ricordi di Simonetta mi riporta nel tempo ai giochi con i miei cugini, alle tradizioni familiari cui sono legati i riti della preparazione dei cibi e dei piatti più buoni fatti con le verdure spontanee e gli aromi di Sicilia e così come le ricette contornano ogni capitolo, di questo libro, a me chiudono il turbinio dei ricordi. E’ un bel viaggio nelle radici di una Sicilia ormai scomparsa con i ricordi familiari, i profumi e i sapori descritti dall’Autrice in maniera impeccabile. di Catherine Dunne Capita di trovarti in mano un libro di cui non conosci l’autore, in questo caso l’Autrice, né la storia. Ti ci appassioni e in soli due giorni lo hai divorato. E’ la storia di una famiglia normale, Ben e Rose, tre bambini, la vicenda di una donna comune, sconvolta improvvisamente una mattina dalla notizia, comunicatale a freddo dal marito, che il loro matrimonio è finito e che non la ama più, anzi che sta per andarsene da casa per un imprecisato luogo. Rose non riesce nemmeno a reagire. La vita cambia per tutti. Lei è costretta ad affrontare un nuovo corso, che le vede a carico problemi quotidiani, gestione economica della casa, le domande dei figli e le sue tristezze. Aiutata da persone che le stanno vicine, comincia a cercare di ricostruire la sua vita, stringe i denti, riesce a tirarsi fuori da questa dolorosa delusione e si crea una nuova vita, forse addirittura una migliore. La scrittura è semplice e la lettura diventa scorrevole, inoltre l'autrice riesce a ben evidenziare i sentimenti dei diversi personaggi. Un libro sicuramente dalla parte delle donne, scritto da una donna e che narra avvenimenti che potrebbero accadere a qualunque donna, ma merita di essere letto anche da tutti gli uomini per afferrare l’amore di questa madre per i suoi figli, l'immagine di questa donna stordita da una lunga storia d'amore finita e dalla sensazione di essere la metà sbagliata di una coppia distrutta. Solo alla fine, leggendo qualche recensione, ho scoperto che il libro è quello citato da Veronica Lario nella lettera scritta, attraverso le pagine di Repubblica, al marito il 31 gennaio del 2007. di Giacomo Di Girolamo Questo libro disegna la biografia non autorizzata dell’ultimo grande latitante della mafia siciliana, quella che ha fatto tremare l’Italia tra gli anni ’80 e ’90. Il ricercato n. 1, il capo di quella mafia che ancora regge le fila di una grossa fetta dell’economia siciliana. Giacomo Di Girolamo lo descrive come un seduttore, un donnaiolo, un ateo dichiarato. Uno che ama vestire bene con capi firmati, accessori all’ultima moda. Matteo Messina Denaro, è lui l’invisibile, lui quello che ha vissuto l’epoca più sanguinosa di Cosa Nostra ed ha ucciso tante di quelle persone da poter riempire un intero cimitero. Quello che ha partecipato alle guerre di mafia, ai grandi attentati, alle bombe a Milano, Roma e Firenze. Di lui racconta le vicende evidenziando che, quantunque molti boss siano stati arrestati, il controllo mafioso sulla Sicilia è ancora asfissiante e che centinaia sono i politici accusati o condannati per reati di mafia e corruzione. Così come sono ancora molto diffusi i fenomeni delle estorsioni e dell’usura di cui l’economia locale risulta ancora molto inquinata. L’aspetto molto singolare è che l’autore scrive direttamente a lui, a Matteo Messina Denaro, gli dà del tu (perché sono quasi coetanei) e fa centro nel senso che centra il bersaglio. Quel tu non è solo il dito puntato contro il killer ma è un indice puntato contro l’indolenza degli abitanti, di questo lembo d’isola, che non vedono il fenomeno mafioso. Quel dito è puntato contro le imprese che prendono contatto con gli uomini d’onore per “mettersi in regola” come se fosse una cosa naturale, è un indice puntato contro i vincitori di appalti pubblici scelti da Cosa Nostra, contro i politici corrotti, contro tutta la provincia che non protesta o denuncia, contro la cultura mafiosa che non vuole morire. Quel dito è puntato verso tutti quelli che non sentono, che non vedono, che non sanno, verso i centri studi, i servizi deviati e la massoneria che sono un tutt’uno con il potere mafioso e così rimasto da secoli pietrificato dal sale delle nostre saline. Tra le righe delle vicende narrate, l’Autore, evidenzia il potere economico e finanziario che la mafia gestisce nel territorio, invitandoci a riflettere sull’infinità di posti lavoro che distribuisce attraverso i centri commerciali, le industrie, gli appalti, l’impiego dei colletti bianchi (o sporchi). La costituzione di pacchetti di voti è facilmente ricavata così come il peso politico che la mafia gestisce, pronta a convogliare quei voti sul candidato, da essa, deciso e magari su chi ha cresciuto in casa sua “l’invisibile”. Lo consiglio a tutti i giovani ma, particolarmente, a quelli residenti in provincia di Trapani con l’augurio che ne facciano tesoro per combattere un fenomeno finora trascurato o preso sottogamba e pigliando, come esempio, la denuncia e l’ardire del loro coetaneo Giacomo Di Girolamo. Bravo!!! di John Grisham Il protagonista di questo libro Ray Atlee è uno stimato docente universitario che da poco è stato abbandonato dalla moglie. La sua vita scorre in una monotonia appena scalfita dalle lezioni di volo e dal sogno irrealizzato di possedere un aereo. Un giorno Ray, con una fredda lettera, è convocato dal padre morente nella sua, malandata tenuta, insieme al fratello per parlare di come distribuire i beni di famiglia. Al suo arrivo, infatti, trova il padre cadavere con una confezione di morfina accanto. Le sorprese non finiscono qui, infatti, trova ben nascosti tre milioni di dollari, mai citati nel testamento, una somma sorprendente che il padre non avrebbe mai potuto accantonare dal suo modesto stipendio di magistrato e di cui non sapeva nulla. Ray ha un fratello Forrest che, al suo contrario, è la classica pecora nera della famiglia, da sempre alle prese con problemi di alcol e droga. Ray s’impegna a risolvere il mistero legato all'origine di questa inaspettata ricchezza ed anche il lettore è trasportato in un intreccio di antichi rancori, menzogne e segreti di famiglia, dove la fanno da padrona l’avidità e la corruzione. Bellissimo, ho trovato, il lungo dialogo avvenuto, su un panfilo da miliardari, con l’avvocato corrotto e corruttore Patton French così come molto interessante è il prefinale che ci fa partecipi dell'incendio della casa paterna e che ci predispone a un finale scontato e privo di sorprese. La cosa non ci distoglie dalla lettura perché la prosa di Grisham è sempre piuttosto intrigante e il libro si fa leggere fino all’ultima pagina con scorrevolezza. Le Confessioni di una Favorita di Alexandre Dumas La protagonista, di questo libro, è Emma Lyonna. Dumas narra gli eventi che caratterizzarono la sua vita straordinaria e degna di occupare un romanzo a lei interamente dedicato. In esso l’Autore fa parlare questa «peccatrice pentita» in prima persona e in cui, Ella, ammette le sue colpe e tende a ridimensionare il ruolo avuto nei tragici eventi in cui fu coinvolta. Il romanzo inizia con Emma, ormai malata e vicina alla morte, che consegna ad un prete un manoscritto con le proprie memorie. E’ la storia di una donna partita dal nulla e che, grazie principalmente alla propria bellezza, ma anche a un talento innato per l’arte, in generale, arriva ad essere la favorita della regina di Napoli, Maria Carolina moglie di Ferdinando IV di Borbone e accusata di avere una relazione sentimentale con Emma, ma soprattutto compagna di uno degli uomini più importanti del tempo l’ammiraglio inglese Horatio Nelson. Vita caratterizzata da azioni disonorevoli ed infamanti, e da vizi che la condurranno prima sul lastrico e poi ad una morte prematura. Attraverso la narratrice sono raccontate, anche se in modo superficiale, le vicende della rivoluzione napoletana del 1799 e le battaglie marittime di Nelson contro la Francia rivoluzionaria e di Napoleone Bonaparte. Dumas soggiornò a Napoli per tre anni e mezzo e ne conobbe fino in fondo i suoi segreti, confezionandoci, con questo romanzo, la vita di Emma Lyonna, divenuta Lady Hamilton, si comporta come il prete, cui fu consegnato il manoscritto in punto di morte, la assolve e lo fa indicando le parole che furono apposte sulla tomba di Lady Hamilton: "Chi non ha peccato, scagli la prima pietra". Io, ho trovato il romanzo, oltre che interessante, piacevole. Storie, luoghi, personaggi di un potere millenario di Corrado Augias In questo libro l’Autore, raccoglie storie, antiche e recenti, relative al Vaticano partendo da Nerone e dalla condizione dei cristiani nel I secolo d.C., passando da Costantino e attraversando la galleria di personaggi che hanno cambiato e caratterizzato la storia della Chiesa Cattolica. Insomma un libro molto ricco che dall'antica Roma fino allo Ior racconta i misteri della Santa Sede. Saltando da un personaggio all’altro, Augias dipinge le imprese del papa Celestino V, Bonifacio VIII, Pio XII e continuando affresca anche le vicende degli artisti che hanno fatto la fortuna e la fama del Vaticano nel mondo come Bernini e Borromini, rivali e diversi in tutto, o Michelangelo della Cappella Sistina e di San Pietro e lo fa come Pittore della parola arricchendo luoghi e persone con dotta erudizione, ricche notizie storiografiche e architettoniche. Non mancano, poi, le figure più pittoresche come Marozia, concubina del Papa, all’origine della leggenda medievale della “papessa” Giovanna o come la sua “collega” del Seicento, Olimpia Pamphili, o come l’anticonformista regina Cristina, che lasciò il trono di Svezia per trasferirsi a Roma, per convertirsi, da luterana, al cattolicesimo. E’ un intrecciarsi di cronaca mondana e cronaca nera, storia dell'arte, curiosità e rievocazione storica. L’immagine che ne scaturisce è quella di una Chiesa tormentata, nel corso della sua storia, da due fazioni contrapposte. Da una parte c’è un profondo desiderio di rinnovamento rappresentato da quei preti che s’immergono nella vita della società, come Dom Franzoni, fondando comunità di sostegno ai più poveri o agli emarginati, dall'altra si trovano ordinamenti, come l’Opus Dei, che ritengono normale ostacolare il lavoro di chi combatte per il cambiamento, concentrandosi nel mantenimento del potere. Non è stato sicuramente facile, per l’Autore, reggere tutto questo in un solo libro, perché la storia della Chiesa di Roma è lunga e complessa. Parlarne, poi, in termini sintetici è ancora più difficile ma Augias, da attento cronista, c’è riuscito molto bene. di Willy Pasini In questo saggio l’Autore, pur nella consapevolezza delle difficoltà incontrate da quanti trattano dell’evoluzione dei sentimenti, espone il suo pensiero sia sui sentimenti sia sulla differenza degli stessi. Lo fa ampliando e approfondendo riflessioni con esempi concreti tratti dalla sua esperienza di sessuologo e psichiatra. Con sensibilità e molta gradevolezza affronta le problematiche legate ai sentimenti e allo sblocco di situazioni di stallo in cui versano tante persone nella società moderna approfondendo i concetti base di amore, di sesso, d’intimità nella duplicità del rapporto di coppia. La casistica che ci presenta, frutto della sua esperienza, è notevole e illuminante e rende evidente le situazioni negative da cui può scaturire una nuova forza positiva senza nascondere anche i casi difficili e non risolti. Pur a distanza di venti anni, dalla prima edizione, ho trovato questo saggio attuale, interessante e utile per chi ha voglia di intraprendere un percorso per capire, oltre che se stesso, chi gli sta intorno e giungere ad avere una vita serena ed appagante. di Elias Canetti Quando capita di leggere un libro come questo, scritto da uno scrittore premio Nobel per la letteratura, non è facile né dare un giudizio né scriverne la recensione. La prima espressione che mi viene per definirlo è “bizzarro” sia per la sua originalità che per l’eccentricità. La vicenda si snoda intorno a due figure, una principale, è quella di Peter Kien, il più grande sinologo della sua epoca, un tipo asociale e misogino, che da sempre ama solo e soltanto i suoi libri che quando le succede di venire a contatto con la realtà, abbandonando le sue abitudini, rivela tutta la sua idiozia e la sua incapacità ad adattarsi al mondo che lo circonda. L’altra, figura, è Therese la governante-moglie, una donna meschina, classico esemplare dell’avidità e di tutte le bassezze umane circondate da perbenismo ipocrita e volgare. Kien era il proprietario della più importante biblioteca privata di tutta Vienna e viveva solo per essa e quando nel suo mondo entra Therese, sposata per proteggere i suoi libri, comincia a sentirla, sempre di più, come un’intrusa. Lei, che l’ha sposato per ottenere una sicurezza finanziaria, intraprende, invece, un’azione continua di manipolazione fino ad arrivare allo scontro fisico e alla paradossale cacciata di casa del marito. Accanto ai due, poi, sfilano una serie di personaggi, ognuno proiettato in un mondo individualistico permeato da una notevole dose di follia come il signor Pfaff, il portiere violento e spregevole oppure Fischerle, un nano gobbo e imbroglione che disprezza gli storpi e si culla nell’illusione di poter diventare campione mondiale di scacchi. L'intero romanzo pare la rappresentazione di un universo surreale ed incomprensibile. L’unico personaggio positivo sembra essere il prof. George Kien, fratello di Peter, uno psichiatra, affascinato dalla follia e dai suoi pazienti, da cui vuole imparare senza curarli. Non è un libro semplice da leggere, all’inizio lascia un po’ perplessi ma, poi, man mano che si va avanti con la lettura s’incomincia ad apprezzarne l’umorismo, a tratti spassoso come la scena di Therese che segue la banda, le miserie umane e le sottili pazzie e depravazioni. di Aleksandr Sol ž enicyn In questo libro, scritto da Solženicyn nel 1967, lo scrittore affronta con umiltà una serie di argomenti molto grevi che attanagliavano il regime sovietico subito dopo, il periodo Leninista, così evidenzia la rimozione di ogni libertà, la prigionia nei campi di concentramento, la malattia, la solitudine e la prepotenza dei “quadri” del partito tanto che, la pubblicazione del libro, provocò l’irrimediabile frattura tra lo scrittore e le autorità sovietiche. Protagonisti sono tanti personaggi, donne e uomini, che s’incontrano nella "divisione cancro" del reparto oncologico dell'ospedale di una città dell'Asia centrale ognuno con la propria storia, ma accomunati tutti dalla lotta estrema contro "il cancro". La malattia e la paura della morte li inducono a fare il bilancio della propria esistenza, dei loro disagi e dell’oppressione subita dal “cancro politico”. A pagine descrittive del tran-tran quotidiano di una corsia di ospedale si alternano pagine di riflessione e di arte poetica veramente di qualità che erigono il libro a capolavoro e trasformano in paladini letterari personaggi come Olèg o Vera. E’ un libro che trascina il lettore, pagina dopo pagina, in un crescendo di emozioni e intensa partecipazione. Assolutamente da leggere.
di Antonio Agosta L’Autore ripercorre, in questo libro, l’epopea dell’impresa garibaldina per l’annessione del Regno delle Due Sicilia al Regno di Sardegna con tutte le tappe, dalla partenza da Quarto allo sbarco a Marsala fino allo storico incontro, a Teano, tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II. Lo fa con la fantasia immedesimandosi nella veste di un cronista dell’epoca tra i volontari bergamaschi, partecipando attivamente e combattendo in camicia rossa. Il lettore vive, insieme con lui, quelle giornate tra l’entusiasmo dei giovani combattenti e la meraviglia, degli stessi, per aver messo in fuga l’esercito regolare borbonico. Quella soldataglia di volontari e avventurieri ignora gli intrighi politici, massonici, mafiosi e le corruzioni, che sono dietro la loro impresa, senza nulla togliere al merito di quei valorosi Mille. Il libro è intercalato dalle immagini, tra il reale ed il fantastico, di un recente viaggio sullo stesso tragitto e dalle informazioni storiche operate, dall’Agosta, con una seria indagine storiografica. Molto interessanti, infine ho trovato le pagine che parlano del “dopo” cioè il "dopo spedizione" e "il dopo annessione" che fanno capire, anche a chi non ha mai voluto sapere, i perché della questione meridionale. L’idea originale, adottata dall'autore, ci porge, sicuramente, un accesso a quel momento storico diverso da quello che si legge sui testi scolastici aiutati da una scrittura nitida e scorrevole che rende la lettura piacevole e interessante. Lo suggerisco a chi ha voglia di approfondire quel periodo storico. di Wilbur Smith Questo è il primo libro di Wilbur Smith che leggo, mi è stato prestato da un’amica e non sapevo che sulla saga della famiglia dei Courteney avesse già scritto un paio di libri. Beh! Devo dire che sono stato subito rapito dalle vicende di questa famiglia e dalla chiara scrittura. Il romanzo è ambientato nel diciottesimo secolo e narra una parte della storia di una famiglia di coloni bianchi stabilitisi nella colonia del Capo di Buona Speranza e conducono un’attività commerciale. I fratelli Tom e Dorian Courteney, sposati, rispettivamente, con Sarah e Yasmini, sono entrambi genitori di un figlio ciascuno, che si chiamano Jim, figlio di Tom e Sarah, e Mansur, figlio di Dorian e Yasmini. Tutto, nella loro vita, trascorre sereno fino a quando l’amore per l’avventura e soprattutto la magia e il fascino irresistibile degli orizzonti sconfinati delle praterie, delle foreste, dei fiumi e dei laghi immensi del continente africano non li travolge e li spinge lontano di casa. Jim s’innamora e rapisce la bella e giovane forzata Louisa Leuven e i due fuggono insieme. Seguiti, poi, dal resto della famiglia che, vessata dal governatore, decide di abbandonare l’impresa che aveva fondato per tentare la fortuna nel Natal. E’ l’inizio di tante avventure, di insidie e di minacce che, nonostante tutto, non riescono a indebolire la famiglia. Infatti, tutti insieme riescono ad affrontare, con determinazione e tenacia, tutti gli ostacoli che si frappongono al loro progetto. Il lettore, pagina dopo pagina, viene trasportato dalle avventure, dalla bellezza dei paesaggi, dalle storie d’amore dei protagonisti, dalle battaglie, dai duelli ed il merito è sicuramente dell’Autore che riesce a incantarlo con la sua fantasia e con la sua scrittura. Consigliato a chi ama l’avventura.
Il profumo delle foglie di limone di Clara Sánchez Questo libro è strutturato su due voci narranti che si alternano, Juliàn e Sandra. Sandra è una giovane donna in profonda crisi che cerca un rifugio dalle sue preoccupazioni, non ha un lavoro, è incinta di un uomo che forse non ama più ed in rotta con i genitori. Juliàn è un anziano signore, sopravvissuto a Mauthausen, che da qualche tempo spia e segue i movimenti, passo dopo passo, di ex nazisti, cui dà la caccia, col proposito di smascherarli. La vicenda si svolge in Spagna, sotto il caldo sole settembrino della Costa Blanca. Sandra incontra, fortuitamente, una coppia di amabili e gentili vecchietti, che col tempo le donano una tenera amicizia, accogliendola nella loro splendida villa. In realtà Fredrik e Karin, la coppia di benefattori, sono dei feroci criminali nazisti, che covano ancora la volontà di ricominciare con il loro passato e che da qualche giorno sono spiati dall’anziano Juliàn che presto scoprirà l'esistenza di Sandra e immediatamente capirà l'enorme pericolo al quale la giovane donna sta andando incontro. Sicuramente l'idea è originale, la narrazione è veloce e godibile, e riesce a coinvolgere e a tenere, il lettore, in apprensione ma i personaggi non convincono e spesso sono patetici. L’argomento è trattato un po’ superficialmente perché bastava poco per approdare tra i grandi romanzi contemporanei, comunque merita di essere letto integrandolo, semmai, con ciò che, ognuno di noi, sa sui crimini perpetrati dal nazismo. La leggenda del morto contento di Andrea Vitali Anche in questo nuovo romanzo, Andrea Vitali, non abbandona Bellano ed i suoi personaggi tipici, anche se questa volta la vicenda non si svolge nel ventennio fascista, ma molto più indietro, infatti, ci porta fino all’epoca lontana della dominazione austriaca. La storia è costruita su una tragedia che ha per protagonisti, involontari, due ragazzi che, alla ricerca di avventura, salpano con una piccola barca dal molo di Bellano seguiti, dallo sguardo preoccupato del sarto Lepido, che prevede l’arrivo di un forte vento. Preso il largo, infatti, improvvisamente lo scafo, si rovescia. A riva viene riportato il corpo di Francesco, figlio di un ricco mercante del paese mentre Emilio, il figlio di un ingegnere che da qualche tempo progetta la ferrovia che dovrà congiungere Milano alla Valtellina, viene dato per disperso. Considerata l’importanza e il potere delle persone coinvolte, la tragedia crea il problema di trovare al più presto un colpevole. Uno qualunque, giusto per di chiudere la faccenda. Ancora una volta ritroviamo, al centro della vicenda, quell’aria di provincia cui ci ha abituati il Vitali, con i suoi ritmi pigri e con i rituali dell’agiata borghesia e l’accozzaglia di gente semplice che affolla le osterie ed addetta in umili lavori. Anche questa volta però, pur tra morti e lacrime, l’Autore, riesce, per un paio d’ore, ancora a farci sorridere. di Dominique Lapierre e Larry Collins In questo libro gli Autori ricostruirono le ultime settimane dell’occupazione nazista e la liberazione di Parigi avvenuta il 25 agosto del 1944 esattamente dopo 1931 giorni, 16 ore e 52 minuti di occupazione tedesca. Il titolo prende spunto dalla domanda pressante fatta telefonicamente dal Fuhrer a Von Choltiz, comandante delle truppe tedesche d’occupazione, per verificare l’esecuzione delle sue disposizioni che consistevano nel bombardare Parigi e distruggere tutti i ponti sulla Senna, le industrie e le centrali elettriche e trasformare Parigi in un immenso rogo. Al fatto storico principale, si fondono le vicende di tanti sconosciuti popolani che, con il loro coraggio, hanno combattuto contro l’occupazione nazista della loro città, tante storie individuali, che hanno deciso il destino di milioni di persone. Nell’ultima parte vengono fuori l’arroganza e la presunzione del Generale De Gaulle che approfittando dell’esultanza e dell’euforia della gente pone le basi per estromettere dal governo del paese il Comitato di Liberazione, i Partigiani ed i Comunisti che pure hanno lottato con tutte le loro forze ed il loro coraggio contribuendo, e non poco, a rendere libero il paese. Il merito degli Autori sta proprio nel riuscire ad intrecciare, nell’evento storico, la partecipazione ed il martirio di singoli casi personali. Ricordo bene il film, con lo stesso titolo, che René Clément ne trasse e i famosi e bravi attori che hanno evidenziato gli atti di eroismo e fratellanza che ha contraddistinto una delle pagine più coinvolgenti della seconda guerra mondiale. Un libro molto interessante e coinvolgente che vale la pena leggere. di Ernest Hemingway In questo romanzo di Hemingway, pubblicato postumo, il protagonista è un giovane scrittore di successo, David, alle prese con la stesura di un libro sul difficile rapporto padre-figlio. Lo accompagna la giovane e affascinante moglie da poco sposata. La vicenda si svolge, negli anni venti, in un villaggio di pescatori sulla Costa Azzurra. I due giovani sposi passano le loro giornate prendendo il sole nudi in calette fuori mano e la notte facendo l’amore. Catherine, la moglie, spinge gradualmente David alla ricerca di giochi amorosi sempre più arditi per arrivare a un vero e proprio “menage à trois”, grazie al casuale incontro, in un bar, con la seducente Marita. Un romanzo particolare, che nella parte iniziale stenta a decollare, in altre parti diventa noioso e ripetitivo e quando finalmente sembra prendere il volo, arriva un finale insolito. Ho portato a termine la lettura perché conoscendo la biografia di Ernest Hemingway, ho trovato, in esso, il fascino autobiografico del testo e l’attrazione per la sua complessa personalità. di Dieter Schlesak In questo romanzo storico Dieter Schlesak, attingendo da documenti autentici e testimonianze, ripercorre la Storia del campo di concentramento di Auschwitz attraverso la figura di Victor Capesius un farmacista amato e stimato da tutti i suoi compaesani prima della seconda guerra mondiale che qualche anno dopo diventa farmacista del lager di Auschwitz e invierà verso le camere a gas molti amici e conoscenti, selezionandoli e rassicurandoli sul loro triste destino. Tra i protagonisti, tutti realmente esistiti, l’Autore ha voluto inserire un personaggio immaginario, Adam il narrante che racconta, al lettore, fatti oggettivi e parole prese dalla realtà, infatti, a volte il romanzo, in alcune parti sembra ripetitivo invece è la tecnica adottata dallo scrittore per farci toccare la realtà degli avvenimenti. Ci sono, nel libro, tutti gli aspetti dell’Olocausto incontrati in altri testi come i treni della morte, le “selezioni” all’arrivo nei campi di concentramento e il disumano destino di tanti deportati passati, direttamente, dai treni alla camera a gas. Compaiono, inoltre, nuovi aspetti del lager poco conosciuti, come l’attività dei prigionieri addetti alle camere a gas e ai forni crematori, riuniti nel gruppo chiamato Sonderkommando e il bordello con prostitute ebree usate anche per nuovi esperimenti. Ci sono scene da incubi, che lasciano il segno anche a chi, come me, ha sulle spalle tanti libri su questi avvenimenti ma credo che questo testo non possa mancare dalle nostre letture. di Violette Leduc Dopo aver letto la prefazione, di Simone de Beauvoir, mi sento intimorito e molto in soggezione a parlarne. Questo è un libro molto particolare, oltre che erotico, ma molto vitale e umano. L'autrice, in questo romanzo autobiografico, narra con serenità e schiettezza sia le sue esperienze omosessuali sia quelle di borsista nera durante la seconda guerra mondiale. E’ un libro che va letto a tratti, in pillole, per afferrare l'angoscia e la tristezza di Violette nata “Bastarda” dalla relazione della madre con un signore mai conosciuto e cresciuta perciò senza un padre. Per capire il rapporto molto speciale e molto bello con la nonna, per penetrare nel suo stato d’animo, quando la nonna muore, ed è costretta a vivere con la mamma con continui cambi di residenza e poi, quando la madre si sposa, convivere con un patrigno indifferente ed a cui dà del “Lei” come un estraneo. Per capire il suo cruccio, il suo chiodo fisso di donna brutta, con un grande naso, e afferrare la sua disinvoltura nell’amare, in modo passionale uomini, donne e omosessuali. Tutto ciò che scrive, però, gli viene dal cuore, la sua prosa spesso improvvisata è intercalata, a volte, da espressioni poetiche tormentate e lacerate da veri sentimenti o stati d'animo che rendono, alla fine, il romanzo bello e interessante. di Isaac B. Singer Una bella saga familiare e al tempo stesso una tragedia annunciata, quella dello sterminio del popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale. Il libro, non a torto, è considerato il capolavoro di Singer e narra le vicende della famiglia Moskat a partire dall'inizio del novecento fino all'invasione della Polonia da parte della Germania nazista. Siamo a Varsavia dove Meshulam Moskat, amato ed odiato patriarca ebreo, decide di risposarsi perché rimasto vedovo per la seconda volta. Ha già figli grandi, nipoti e pronipoti, e tanti di loro non sono entusiasti di questa scelta ma lui è l’unico punto di riferimento per tutti i familiari, prende le decisioni importanti, risolve piccoli e grandi problemi generati da una famiglia così numerosa, mantiene florida l’azienda di famiglia con le numerose speculazioni edilizie, gli intrighi, gli imbrogli e le speculazioni varie. Alla morte del vecchio patriarca, i Moskat iniziano a questionare per l’ingentissimo patrimonio che nessuno di loro è in grado di gestire così si affidano a Koppel, il confidente e consigliere del vecchio Meshulam, odiato dai figli, e che alla fine riesce a scappare in America con buona parte dell’eredità. Negli intrighi di questa saga familiare scopriamo la società ebraico-orientale, e in particolare quella di Varsavia, con la sua complessa cultura che è la vera protagonista di questo romanzo. Tra personaggi interessanti e non, scorrono lutti, nascite, amori, diventi, senza accorgerti, parte del popolo discendente da Davide con il loro linguaggio, i loro riti, le festività, il cibo, il bere, l’abbigliamento, lo studio delle Sacre Scritture e la preghiera in sinagoga. Il pensiero a Dio scandisce la loro vita, le loro giornate e Dio. Tutti si rivolgono a Lui sempre. Ci sono momenti bellissimi, commuoventi, profondi. In alcuni punti la tragedia è accompagnata dal tipico umorismo ebraico, e Singer con una scrittura articolata, sensibile e acuta non trascura nessuna piega dell'animo umano, riuscendo a focalizzare ogni singolo personaggio e la sua capacità è quella di offrirci una visione globale della complessità della questione ebraica, delle differenze e dei movimenti, non ultimo la nascita del movimento sionista e le prime famiglie di coloni che raggiunsero la Palestina. Si piange, si ama, si ride e si impreca con ognuno dei personaggi. Vivi con loro e anche tu ti accorgi, improvvisamente, che tutto è perso, tutto è finito, non solo per la famiglia Moskat, ma per l’intero popolo di Israele e siamo solo all’inizio del dramma che poi seguirà. di Andrea Camilleri In questo breve racconto, si legge velocemente in un’ora, Camilleri partendo da un fatto di cronaca familiare, come lui stesso dice, ci presenta un giallo storico che ha per protagonista una moneta, la piccola akragantina dal valore inestimabile, gioiello capace di far impazzire qualsiasi numismatico. Questa moneta è recuperata, per caso, durante la vangatura di un pezzo di terra incolto da anni, da un contadino, Cosimo, in località Sperone a Girgenti, l’antica Akragas distrutta dai Cartaginesi nel 406 a.C.. Cosimo, conoscendo l’interesse numismatico del dottor Gibilaro decide di donargli la moneta, per riconoscenza, poiché tempo prima gli aveva evitato l’amputazione di una gamba. Una mattina incontrando il medico, che passava per il solito giro di visite in aperta campagna, coglie l’occasione per offrirgliela. Il dottor Gibilaro, riconosciuta la moneta, preso dalla foga di averla in mano e colto dall’emozione, cade da cavallo e si frattura una gamba. Sono presenti alla scena altri due contadini, che con la loro mula, accompagnano il medico in ospedale. Qualche tempo dopo, ripresosi dai postumi della frattura, il medico torna a casa di Cosimo per ricevere l’agognato regalo ma lo trova morto, assassinato e nudo. L’indagine che ne segue si tinge di giallo, nello stile dello scrittore, con sviluppi inaspettati, tragici ed esilaranti, intervallati da alcuni eventi storici che fanno da cornice a questa bella storia. non sperate di liberarvi dei libri di Jean-Claude Carrière e Umberto Eco A questa bella chiacchierata tra due amici: Umberto Eco e Jean-Claude Carriere, è presente come chaperon e stimolatore, della discussione, Jean-Philippe de Tonnac, ne viene fuori questo bellissimo saggio molto colto e nello stesso tempo ironico, ricco di citazioni e aneddoti, ma anche di riflessioni sul futuro del libro. Insomma in questo libro si parla di libri, delle nuove tecnologie, della lettura, della memoria, della loro concezione nella storia, dei libri che avremmo dovuto leggere e di quelli che non perverranno mai nel nostro tempo, delle follie dei censori e della loro conservazione. A dispetto dell'accelerazione dei nuovi ritrovati tecnologici, i libri continuano a resistere, dimostrandosi l’equivalente della ruota nella storia dell’umanità che non ha mai ceduto il passo agli altri rivali, e il suo segreto sta proprio nel sapersi muovere verso il futuro continuando a vivere combattendo contro le modernità e il deterioramento degli anni. Oltre che ricco di cultura e stimoli vari, l’ho trovato molto interessante e lo consiglio a tutte le persone che amano leggere. di Alicia Giménez-Bartlett Questo è il primo libro di quest’Autrice che leggo e devo subito dire che mi è piaciuto, è un romanzo giallo-poliziesco, ambientato a Barcellona, che parla di addestramento di cani da difesa, randagismo, vivisezione e combattimenti di cani, insomma un libro di cani ma non “da cani” perché è ben scritto e la lettura è scorrevole. L'ispettrice Petra Delicado, il personaggio inventato dall’Autrice, ed il suo vice Fermin Garzòn è impegnato in un’indagine in cui un uomo è stato trovato privo di sensi, massacrato di botte, in mezzo ad una strada ed entrato irrimediabilmente in coma. Nessuno sa chi sia, nessuno lo conosce. A seguito delle lamentele di alcuni inquilini di un palazzo che si lamentano per gli ululati di un cane. Petra facendo leva su quel bastardino prova la sua ultima carta. Il cane viene portato in ospedale, avvolto in un impermeabile, e il fedele cagnetto "riconosce" il suo padrone. Petra e Garzòn procedono tentoni e iniziano ad indagare soprattutto nel mondo del cane, dagli allevatori agli addestratori, dal mondo della vivisezione all’industria farmaceutica fino ai veterinari ed ai parrucchieri. Un mondo interessante e crudele. Alla storia s’intrecciano le vicende private dei due poliziotti ed è costellato da altri due delitti e scoperte sorprendenti. La trama è originale ma realistica con personaggi simpatici, senza falsi pudori e spesso divertenti. di Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli Questo libro, della serie “al nord la mafia non esiste” è l’ideale, per chi volesse saperne di più, per conoscere il fenomeno mafioso in norditalia e le storie che vedono per protagonisti “i nuovi politici”. Il libro ha come base la confessione di Giuseppe Di Bella, a lungo braccio destro di Franco Coco Trovato, capo della ‘ndrangheta del lecchese e primo responsabile dell’attecchimento del modello ‘ndranghetista nel nord dell’Italia. Il pentito racconta agli Autori la sua storia, con molte informazioni inedite, spinto dal desiderio di confessare tutto. Di Bella ricostruisce trent’anni di monopolio criminale svelando meccanismi e connivenze di una vera e propria multinazionale che ha saputo espandere il proprio dominio di là del proprio territorio storico con particolare riferimento al narcotraffico che ha determinato il rapido arricchimento delle 'ndrine trapiantate al nord. Chiarisce, altresì, i legami fra politica nazionale, ’ndrangheta e istituzioni locali della Lombardia. Ci sono in esso i trent’anni di mazzette per ottenere licenze edilizie, commerciali e per sfuggire a possibili controlli e le amicizie del boss Coco Trovato con politici presenti, con nomi e cognomi, in Parlamento, negli enti locali, nelle camere di commercio. Gli Autori hanno indicato solo alcuni nomi in codice perché possono essere utilizzate dal Procuratore Giancarlo Capaldo, capo della Direzione distrettuale antimafia di Roma, cui è stata consegnata la prima copia del libro per valutarle e deciderne la procedura. La ’ndrangheta è presente in tutte le attività produttive, dall’edilizia alla sanità, dalla distribuzione alla gestione dei rifiuti. Un libro ben scritto con una testimonianza importante che fa comprendere, al lettore, i particolari e le dinamiche, del fenomeno mafioso, e la capacità d'infiltrarsi ovunque e comunque. Buona lettura. di Carlos Ruiz Zafón Ancora una volta Zafón ci conduce in un racconto mistery-fantastico che si fa leggere in un batter d'occhio, coinvolgendo il lettore nella suspense riuscendolo a entusiasmare fino alla fine con eventi pieni di avvenimenti imprevedibili e bizzarri. Il protagonista è Oscar Drai uno studente quindicenne che vive in un convitto di Barcellona, dal quale è solito ogni tanto sparire per girovagare, senza meta, nei quartieri della città. In una di queste fughe, scopre un casolare abbandonato, all’interno del quale trova uno strano orologio che, spinto da un impulso inspiegabile, ruba prima di fuggire via. Tornato sui suoi passi per restituire l’oggetto, incontra la giovane Marina e il suo enigmatico padre, German Blau, un pittore che ancora soffre per la perdita della sua amatissima moglie. Da quel momento Oscar si addentrerà in una storia piena di mistero in cui, insieme a Marina, rischierà la vita per seguire le tracce di Michael Kolvenik, un uomo dal passato misterioso. Nella loro ricerca, intensa e disperata, carica di colpi di scena e popolata da personaggi stravaganti, porteranno alla luce la storia struggente di una famiglia d'altri tempi. Teatro di quest’avventura è, anche ora, la gotica Barcellona con le sue umide stradine che s'inerpicano tra case diroccate e sfociano in piazze sbilenche. La storia è a volte surreale ma lascia un grande spazio anche al sentimento e fa affezionare sempre di più il lettore tanto che alla fine non possa fare a meno di versare una lacrima di commozione. Un romanzo piacevole che, con una scrittura scorrevole e concreta, riesce a essere letto in modo veloce e ininterrotto.
Il villaggio sepolto nell'oblio di Theodor Kröger In questo libro autobiografico l’Autore narra le vicissitudini della sua prigionia durante la prima guerra mondiale, infatti, Theodor Kröger era stato accusato, in Russia, di spionaggio a favore dei tedeschi e per questo fu condannato e internato per quattro anni in Siberia. Un’esperienza che segnerà per sempre la sua esistenza. Il lettore, in questo racconto, è trasportato in quella terra sterminata e crudele ma allo stesso tempo fantastica con la sua natura maestosa, la sua gente umile, i suoi briganti vagabondi e l’attaccamento alle proprie tradizioni religiose e, dove i prigionieri tedeschi furono ben accolti tanto da consentirne un’efficace integrazione. Il peggio avviene negli anni successivi alla rivoluzione comunista. La gente dei villaggi, con tenacia e orgoglio tenta d'opporsi all'intrusione violenta nel proprio ambiente di norme di vita e in genere di una cultura del tutto estranea ad essi e mentre il villaggio di Nikitino è spazzato via dalla peste, in un altro villaggio Sabitoje, con l’aiuto di Salzer, un architetto tedesco lì prigioniero, gli abitanti dopo essersi isolati in mezzo alla foresta siberiana, riescono, anche, a resistere alla rivoluzione ed alla peste. Dimenticati dal resto del mondo, la gente riprende a vivere liberamente secondo la loro civiltà e la loro fede religiosa. Una vicenda in cui la forza espressiva, il severo impegno storico, che non va mai a discapito dello stile narrativo, il susseguirsi della trama, in un crescente interesse, sono tutte caratteristiche che rendono questo libro davvero bello e interessante. Come ciliegina sulla torta l’Editore ha inserito, a chiusura del libro, “L’Angelo custode” un racconto che integra la storia precedente e conferma il talento dell’Autore. L’edizione che ho letto è del 1971, che mi sembra l’ultima in italiano, è un po’ difficile da trovare e quindi devo ringraziare l’amica che me l’ha prestato e me ne ha permessa la lettura. Storia di un Uomo in balìa dello Stato di Edoardo Montolli In circa mille pagine si snoda la lunga intervista che Edoardo Montolli fa a Gioacchino Genchi consulente informatico di molte procure italiane. In questo libro si ripercorrono vent'anni di storia d'Italia. Attraverso innumerevoli indagini si traccia una linea tra gli anni bui delle stragi di mafia del '92 e '93, in cui fu intavolata l'ormai nota trattativa tra mafia e Stato, e quelle in cui, insieme all'ex pm Luigi de Magistris, come dice lui stesso “toccammo i fili dell’alta tensione”. Si smonta quel groviglio catanzarese in cui si mescolavano gli interessi di imprenditori, mafiosi, massoni e politici ma dove c’erano anche giudici a contatto con boss, magistrati amici degli indagati e dei loro avvocati. Non aveva fatto in tempo a stendere una relazione, delle vicende calabresi, che gli viene revocato l’incarico, è indagato, perquisito e messo sotto sequestro l’archivio. Dopo che è stato sospeso dalla polizia e aver depositato in tribunale le sue scoperte per difendersi, accetta la proposta, di Montolli, e racconta tutto snocciolando dati, fatti, indagini e amicizie impensabili. C’è scritto tutto, il lettore deve impegnarsi, prima di tutto a tenere in mano questo pesante tomo, e poi, con pazienza e senza fretta, a collegare nomi e date in un percorso tortuoso che si snoda in un ventennio di intercettazioni. Durante e finita la lettura, personalmente, ne sono uscito sconvolto e disgustato dai tortuosi intrecci che comprendono politici e mafiosi, magistrati e vertici delle forze dell’ordine, vertici della finanza e banchieri, imbroglioni e faccendieri, massoni e piduisti. E’ un tourbillon d’incroci disdicevoli che mi fanno pensare, veramente, di risiedere in una repubblica delle banane. Intanto il super poliziotto informatico, artefice di decine di arresti mafiosi, da qualche giorno è stato destituito dalla polizia. Dal suo blog ha commentato: “Non sono più un poliziotto. S’è avverato il sogno di Silvio Berlusconi che già dal 24 gennaio 2009, riferendosi a me, parlava del più grande scandalo della Repubblica. Se questo provvedimento fosse stato adottato a Milano, invece che a Roma, forse qualcuno avrebbe aperto un fascicolo d’indagine. Mi hanno tolto la divisa ma non possono riuscire a togliermi la dignità”. di Claire Holden Rothman Come ci dice, con una postilla, la stessa Autrice, questo libro trae ispirazione dall’opera e dalla vita di Maude Elizabeth Abbott Seymour, uno dei primi medici donna di Montreal alla fine del XIX secolo. La protagonista principale è Agnes White, una ragazza normale con intelligenza eccezionale. Lei e sua sorella sono abbandonate in tenera età dal padre, un medico patologo, caduto in disgrazia perché accusato di omicidio, e che poco dopo perdono anche la madre, a causa della tubercolosi. Tornata a Montreal, è chiamata, come assistente curatore del museo medico, alla McGill dove, più tardi, ne diventa la curatrice. Conosce William Howlett, un medico che era stato un protetto di suo padre, che, apprezzando le su qualità professionali, la invita a partecipare allo studio di una malattia cardiaca congenita e che sarà la svolta della sua vita. Il suo lavoro e la sua corrispondenza con Howlett, su cui nutriva la speranza di ritrovare il padre, erano diventati lo scopo della sua vita tanto da trascurare l’interesse del suo assistente, Jakob Hertzlich, un disegnatore medico, innamorato di Agnes che, sicuramente per gelosia, fa ben poco per nascondere la sua antipatia per Howlett. Agnes che si dimostra eccezionale nel conoscere i particolari fisici del cuore umano rivela scarse capacità nel conoscere il cuore in senso figurativo cioè l’amore. Un romanzo che trasmette subito emozione e partecipazione con una bella scrittura che dà un senso sia alla storia sia all’atemporalità delle emozioni umane. Agnes e sua sorella sono allevati dalla nonna che si avvale per la loro educazione di Miss Skerry, una governante che, fortunatamente, apprezza e incoraggia l’interesse di Agnes per la scienza. Agnes mette a frutto le sue aspirazioni, con l’aiuto del microscopio, vetrini, dissezioni e vasetti campione usati dal padre quando lavorava presso l’Università McGill. Per il suo ultimo anno di liceo, frequenta una scuola femminile privata a Montreal. Vince una borsa di studio alla McGill, dove si laurea brillantemente, in lettere, ma non è ammessa a frequentare la scuola medica perché donna. Cosa che invece fa la Bishop's College, una piccola scuola medica di Montreal, dove si distingue e, dopo la laurea, trascorre tre anni a fare il lavoro post-laurea in Europa, dove vige un ambiente più progressivo. La modernità e il pensiero danzante di Eugenio Scalfari Scegliendo, come titolo di questo libro, il verso 100 del XXVI canto dell’Inferno: «ma misi me per l’alto mare aperto/sol con un legno e con quella compagna/picciola da la qual non fui diserto» Eugenio Scalfari come novello Odisseo sente la necessità di intraprendere un viaggio. Lui stesso dice: “…è la rivisitazione della modernità, dal momento in cui ebbe inizio fino a quando reclinò la testa tra le braccia della follia…”. Sono quattro secoli di modernità, attraverso opere, citazioni e conversazioni che hanno indelebilmente segnato il suo vissuto. Accompagnato da Diderot, il viaggio, comincia alla fine del Cinquecento con Montaigne per finire con Nietzsche, con considerazioni che arrivano fino a metà del Novecento passando per il romanticismo leopardiano e finendo con due grandi testimoni consapevoli della fine dell’epoca moderna, Italo Calvino ed Eugenio Montale. In questo percorso non trascura Cervantes né i quattro più importanti artefici del pensiero filosofico cioè Cartesio, Spinoza, Kant e Hegel. S’imbatte in Chateaubriand e Toqueville, Leopardi e Goethe, Poe e Baudelaire, Rilke e Kafka, Proust, Joyce, Tolstoj e Dostoevskij, Marx e Freud. In un’epoca, gremita di personaggi di grandissimo rilievo, ne seleziona una bella fetta omettendone, con consapevolezza, una loro parte “…che non riguardano l’importanza dei singoli autori ma il diverso peso che hanno esercitato nell’arco degli anni e nel passaggio delle generazioni.” Scalfari ha raccontato il suo pensiero partendo dai suoi diciotto anni e arrivando fino ai nostri giorni che consacrano, secondo Lui, l’arrivo dei barbari, cioè i contemporanei, che con i loro mezzi di espressione stanno creando una nuova era dai contorni incerti e su cui bisogna riflettere con sempre maggior preoccupazione. Anche se è impegnativo, vale la pena leggerlo. La storia del Risorgimento che non c'è sui libri di storia di Giovanni Fasanella e Antonella Grippo Che cosa non c’è nei libri di scuola su cui si sono formate intere generazioni? Sui libri di storia, in uso nelle scuole italiane, sicuramente si parla poco o quasi niente del trasformismo in politica, della corruzione, della predisposizione a scendere a patti con i poteri forti, dell’utilizzo di agenti segreti per fini non istituzionali, dell’uso della criminalità per il raggiungimento di determinati scopi, dello sfruttare per ragioni di Stato l’opera di terroristi e rivoluzionari. In questo libro, gli Autori, con la pretesa di raccontarci la vera storia del Risorgimento mettono in discussione il racconto tradizionale rivelando i fatti, gli intrighi, di quegli anni, convinti che esiste un filo rosso che percorre l'intera storia italiana dalla sua nascita a oggi. Così, raccontando episodi meno importanti, presentano aspetti omessi dalla verità ufficiale spesso per nascondere i metodi, non sempre legittimi, con cui era nata l'Italia unita. Ci sono, in questo libro, alcuni episodi conosciuti come per esempio l’affondamento del piroscafo Ercole di cui parla anche Umberto Eco nel suo libro “Il cimitero di Praga” ma anche alcuni poco conosciuti sui vari protagonisti del risorgimento e sulla conquista del Sud come pure sugli amori di Vittorio Emanuele con le contadinotte o la passione per il gioco di Cavour e le sue attività di maneggione che permisero di arricchire illecitamente i monopolisti e gli speculatori. Insomma è un libro schietto e crudo, che non nasconde nulla e che ci dimostra come l’Italia non è ancora cambiata, che è così perché così è nata, che il tempo passa ma le cattive abitudini, purtroppo, rimangono. Da leggere. di Gianrico Carofiglio In questo nuovo libro di Gianrico Carofiglio ritroviamo l’avvocato Guido Guerrieri con il consueto senso dell'umorismo, la musica, i libri e le surreali conversazioni con il sacco da boxe nel soggiorno di casa. Questa volta, però, l’avvocato è costretto ad improvvisarsi detective, perché si trova coinvolto nella misteriosa scomparsa di una ragazza poco più che ventenne, Manuela, su cui la polizia e i carabinieri hanno fatto serie indagini ma il caso sta per essere archiviato. Guerrieri si convince ad assumere il caso di fronte alla disperazione del padre della ragazza, mai rassegnato alla perdita dell’unica figlia. Si susseguono colpi di scena, interrogatori, viaggi a Roma, incontri con diversi personaggi che a vario titolo potrebbero essere coinvolti in una storia apparentemente indagata con cura ma che rivelerà, nelle pagine finali, l’abilità di Guerrieri nello sbrogliare questa vicenda davvero complicata. Ancora una volta Gianrico Carofiglio traccia con maestria personaggi e storie in poche pagine, con poche parole. Con il suo stile sciolto e fluido, l’Autore, presenta la storia scorrevole, dimostra capacità uniche di indagare, raccontare la natura umana e rendere la figura dell'avvocato Guerrieri sempre più piacevole.
Fede, Affari e Politica. La prima inchiesta su Comunione e liberazione e la Compagnia delle opere di Ferruccio Pinotti Questo è un libro-inchiesta su Comunione e liberazione e la Compagnia delle Opere dove, con la tecnica del racconto in presa diretta, si visita quest'universo, attraverso interviste esclusive ad alcuni Memores Domini, la testimonianza di un fuoriuscito dal movimento, Bruno Vergani, e quella di uno psicoterapeuta bergamasco il Prof. Luigi Cortesi, che ha conosciuto molti militanti di Cl e ne racconta fragilità e paure. In esso si svela come funziona il movimento e il suo braccio finanziario, la Cdo, che con una rete di più di 34.000 imprese e un fatturato complessivo di almeno 70 miliardi di euro gestisca un potere che sembra inarrestabile. Mi piace evidenziare quanto dice, tra le altre cose, il Cortesi a pag. 371 “I capi di Cl sono dei surfisti eccezionali, come dimostra l’appoggio a Penati. Finché la politica consiste nell’occupazione dei posti di potere, allora è garantita la trasversalità del movimento. Le varie fazioni politiche hanno tutto l’interesse a guadagnarsi la vicinanza di Cl, che fornisce un pacchetto solido di voti, ragion per cui esiste l’interesse di avere una base asservita nei confronti di chi la comanda. Quel pacchetto di voti può essere l’ago della bilancia per la vittoria di un candidato. Infatti abbiamo visto che Podestà è riuscito a vincere, ma solo per un soffio. Sono le stesse logiche che regolano la mafia: comanda la famiglia che ha un pacchetto di voti sicuri e telefona al politico di turno, come Nicola Cosentino in Campania.” E’ primario il tema della psicologia dei seguaci di Cl perché ci fa vedere un movimento in cui i loro membri hanno poco da dividere con la fede, intesa in senso stretto, partendo da una base di sussidiarietà e obbedienza rivelano, invece, che il loro unico obiettivo è il convertire in denaro tutte le loro attività attraverso una fitta rete di adepti che somigliano più a cupole mafiose che a gruppi religiosi. La politica e gli affari sono i loro maggiori interessi e l’Autore analizza tutti i loro business che spaziano dalla scuola alla sanità, dagli anziani ai trasporti, dall’energia alle mense, dall’informatica all’edilizia e persino alla finanza. In politica evidenzia il trasversalismo che ondeggia dall’alleanza con Berlusconi e l’intesa segreta con la Lega Nord, al sostegno a giunte e politici di sinistra che così bene ha sintetizzato il prof. Cortesi. Non trascura, infine, le vicende giudiziarie, come le inchieste Oil for Food, Why Not, La Cascina, oltre a quella della Procura di Padova sui fondi UE o i procedimenti che hanno toccato la Sanità in Lombardia. E’ un libro che va letto con molta attenzione, anche se la forma giornalistica ti aiuta a seguire tutti i passaggi dell'intero universo ciellino, un mondo solo apparentemente trasparente, intriso d'interessi e meccanismi di potere che gode, soprattutto al nord, di un'influenza economica e culturale notevole. Ve lo consiglio anche per conoscere meglio certe simpatiche “canaglie” della vita pubblica italiana. Vita e mistero di Ettore Majorana, genio della fisica di Joȃo Magueijo Ancora un altro libro sulla scomparsa del grande fisico Ettore Majorana, dopo 72 anni la sua sparizione appassiona il fisico Joȃo Manugeijo che racconta la vita del giovane genio, dall’arrivo a Roma, agli studi presso i gesuiti all’ingresso nel gruppo dei “Ragazzi di Via Panisperna”. Inframmezzando la biografia e le ricerche concernenti, la scomparsa, illustra con ammirevole chiarezza scoperte di fisica subatomica che, in un mondo in bilico tra progresso e distruzione, s’intrecciarono ai dubbi etici di un'intera generazione. Non trascurando nessuna pista espone tutte le ricerche intraprese per svelare il mistero, dagli incontri con i familiari e con una delle sue studentesse all’Università di Napoli, ai ricordi cercati in diversi monasteri dove il fisico sarebbe potuto rifugiarsi, quello che il Vaticano potrebbe sapere e non dice, le testimonianze che volevano Majorana in Argentina, il supposto riconoscimento dello scienziato in un barbone che viveva a Mazara del Vallo e anche la tesi che Majorana, scomparendo in quel modo, abbia voluto portare con sé il segreto dell’atomica. Magueijo, è il primo che accenna a una supposta omosessualità di Ettore Majorana, e sostiene che, sia scappato per liberarsi dall'attaccamento della madre dispotica, dall'incompatibilità con “i ragazzi di via Panisperna” e da una crisi personale che lo aveva bloccato in casa per mesi e mesi. Inoltre, poiché gli ultimi esperimenti sulla massa del neutrino confermano le teorie del grande fisico, sostiene che Ettore meriterebbe il Nobel per la fisica. La lettura riesce molto piacevole per lo stile colloquiale e diretto utilizzato dall’Autore tanto da non far pesare quelle pagine in cui si dilunga nei dettagli del lavoro scientifico di Majorana e degli altri scienziati. Come lo stesso Autore, che preferisce la teoria dell’Omu cani, anch’io, per puro stile campanilistico, mi schiero con questa tesi e invito i lettori del mio sito a leggere “Tommaso l’omu cani” il libro di Ignazio Bascone. LIBERA SCIENZA IN LIBERO STATO di Margherita Hack Con questo libro Margherita Hack fa una un’analisi lucida e a tratti amara sui mali che affliggono l’istruzione e, in modo particolare, la ricerca in Italia. Nella prima parte, del saggio, ho trovato interessante e ancora molto attuale dopo 64 anni dall’approvazione della Carta Costituzionale, il discorso, scelto non a caso dalla Hack, che Piero Calamandrei ha pronunciato durante il III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale dell’11 febbraio 1950. Calamandrei, lì, riteneva indispensabile difendere la scuola pubblica perché “crea cittadini, non crea cattolici, né protestanti né marxisti” deve essere aperta a tutti e favorire l’uguaglianza al contrario della scuola privata, che pure può esistere, deve rispondere a ragionevoli criteri educativi e organizzativi e non deve essere oggetto di privilegi e finanziamenti così come previsto dall’art. 33 della Costituzione che ammette l’istituzione di scuole private formalmente “senza onere per lo stato”. Nella seconda parte, puntando direttamente sull’argomento fa molto riflettere sulla posizione del nostro paese, dove lo studio e la divulgazione della scienza hanno sempre incontrato e continuano, ancora oggi, ad incontrare grosse difficoltà. Le cause principali, per la nostra scienziata, sono principalmente l’ingerenza della Chiesa e una politica miope che da sempre teme e sminuisce l’importanza della ricerca scientifica. Lo Stato continua a tagliare fondi all'università, spreca le scarse risorse, complica le carriere accademiche senza peraltro riuscire a sottrarle ai "baroni". Concorsi macchinosi, precariato a vita e stipendi da fame hanno portato la ricerca scientifica Italiana ad essere collocata fra gli ultimi in Europa e quando riusciamo a formare un vero genio in genere, gli mettiamo in mano una valigia e lo mandiamo a far del bene all'estero. Analizza, poi, gli anni Novanta dove quattro riforme sono servite ad affossare quanto di buono c’era nell’università. Mette in luce gli esempi positivi incontrati nel corso della sua carriera, denuncia gli errori ricorrenti e le troppe incongruenze. Sostiene che l’Italia è un paese che ha saputo e sa ancora fare buonissima ricerca, attiva in ambito spaziale, astronomico e nucleare, essa può vantare alcuni centri scientifici d’avanguardia. Infine propone che per migliorare la scuola non si può continuare a bistrattare la ricerca ma lasciare che essa sia “libera, in uno Stato davvero laico, senza veti e condizionamenti”. Interessante, da leggere. di Georges Simenon La protagonista di questo romanzo, di Georges Simenon, è Dominique Salès una donna ancora giovane, che a quarant'anni ha un corpo fresco come un'adolescente, ma non sa che cosa sia la giovinezza e la vita, ha accudito sino alla morte il padre dispotico ed egoista e ha avuto nella vita un solo unico amore platonico. Passa le sue giornate a spiare, ascoltare e osservare la vita degli altri come la giovane coppia cui ha affittato, per bisogno, una stanza, ma principalmente è attratta da una delle finestre di casa Rouet, quella di Hubert che giace a letto malato da qualche tempo e Antoniette una donna piena di vita che l'ha sposato per sistemarsi. La coppia occupa il primo piano della bella casa borghese nella quale, al secondo piano, abitano i suoi genitori. Un giorno, nascosta dalle persiane, è testimone di un fatto che segnerà il resto della sua esistenza. Hubert ha una crisi respiratoria e la moglie dopo aver versato la medicina in un bicchiere, invece di passarla al marito, la rovescia nella terra del vaso di una pianta posta accanto al letto e cinicamente ne assiste la fine. Cerca di sfruttare la conoscenza di questo fatto ma non sa come, tenta invano, di avvicinare Antoniette, la segue, la aspetta fuori dagli alberghetti, dove Antoniette incontra i suoi amanti, ma non le rivolge mai la parola, il dialogo lo cerca solo con gli occhi. Simenon riesce a farci vivere le due donne svelandoci i meccanismi della solitudine e l’ipocrisia di una donna piena di vita divisa tra l’immagine di vedova triste e la dirompente voglia di vivere. Dominique e Antoinette sono due facce della stessa medaglia. Un giorno i giovani affittuari avvisano Dominique che lasceranno il locale. Dominique non ha voglia di cercare altre persone. Sente di essere arrivata ad un punto morto della sua insignificante esistenza e non sapendo reagire, come Antoinette, non le rimane che una sola cosa da fare. La farà in silenzio e discrezione così come ha condotto tutta la vita. Ancora una volta Simenon con il suo stile asciutto ed essenziale riesce a farci riflettere. Ragioni e significati di una distinzione politica di Norberto Bobbio Questo libro di Norberto Bobbio pubblicato per la prima volta nel 1994, oggi ha venduto più di 500.000 copie, è stato tradotto in 22 lingue, ed è ormai un punto obbligato della discussione sulla politica contemporanea e, con il passare degli anni, la sua attualità continua ad aumentare e suscitare ricorrenti dibattiti culturali. Nel libro l’Autore precisa le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali, destra e sinistra, dove la diversità ruota intorno alla questione dell’eguaglianza e mentre, la destra tende a essere inegualitaria e a proporre o attuare politiche che effettivamente rendono i cittadini meno eguali, la sinistra ha l’eguaglianza come sua stella polare e cerca di promuovere politiche che contrastino le diseguaglianze. Subito suscitò ampie polemiche su tutti i media tanto che nella seconda edizione del 1995 Bobbio sentì l’obbligo di aggiungere una nuova prefazione come risposta ai critici. A leggerlo oggi, a quindici anni di distanza, sembra che Bobbio abbia spinto i nostri politici a modificare la legge elettorale italiana in senso maggioritario. Le stroncature dei nostri grandi pensatori sicuramente non hanno contribuito a eliminare né le ovvietà dette da Bobbio né le diseguaglianze che si sono accentuate nella nostra società ed io, che appartengo alla bassa cultura, penso che Bobbio, in questi giorni, si sia rivoltato nella tomba nel sentire che l’amministratore delegato della Fiat, la più grande azienda italiana, guadagni da solo tanto quanto tutti gli altri dipendenti, della stessa, messi insieme. Destra e Sinistra, banalità e discussioni inutili “Li chiacchiri su chiacchiri e li maccaruni inchinu la panza” checché ne pensi l’art. 3 della Costituzione Italiana “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
di Luciano Canfora L’Autore, in questo libro, analizza una serie di casi di documenti storicamente rilevanti ritenuti, a torto o a ragione, documenti falsi o falsati, inventati di sana pianta o astutamente manipolati per dimostrare quale sia il motivo e l’obiettivo di un falsario. Così partendo dalla lettera dello Spartano Pausania al re di Persia e passando tra i discorsi che si leggono nella Storia di Tucidide, la lettera di Bruto fatta passare per falsa, il “testamento di Lenin”, arriva alle lettere scritte da Ruggero Grieco a Gramsci, Terracini e a Scoccimarro, in carcere nel febbraio 1928, cui è dedicata la seconda parte del libro e che occupa due terzi circa del trattato. Di queste lettere esistono solo le riproduzioni fotografiche effettuate dalla polizia politica fascista e di cui Canfora si era già occupato nel 1989 in appendice al suo libro su “Togliatti e i dilemmi della politica” dove aveva sostenuto la tesi che l’Ovra le avesse manipolate per aggravare la posizione giudiziaria di Gramsci e degli altri due leader comunisti. Nel libro Canfora insiste su questa tesi e attraverso l'esame degli aspetti più materiali, come la piegatura dei fogli, della grafia, degli errori di scrittura, ma soprattutto tramite la rilevazione dell'incoerenza del loro contenuto, dimostra l’avvenuta manipolazione. L’uscita, nel 2008, del libro ha suscitato ancora polemiche e dibattiti vari e senza volersi schierare e stando al testo mi permetto di rilevare come sia difficile la ricostruzione storiografica, anche se alla fine l’Autore ci dimostra che quantunque il falso non conosca soste anche il più abile dei falsari può essere smascherato. Ho trovato la lettura impegnativa e a volte leziosa e ripetitiva ma molto interessante.
Chiesa, pace e guerra nel Novecento di Daniele Menozzi In questo libro, Daniele Menozzi, approfondisce i discorsi e le encicliche dei pontefici che hanno attraversato il Novecento, da Benedetto XV a Pio XI e Pio XII, a Giovanni XXIII, a Paolo VI e a Giovanni Paolo II, al fine di cogliere l'evoluzione della dottrina ecclesiastica dalla categoria tradizionale della "guerra giusta" fino alla graduale delegittimazione religiosa dei conflitti che sembra emergere dal discorso di Benedetto XVI pronunciato nell’Angelus del 18 febbraio 2007 nel quale il Papa identifica la posizione cristiana sulla guerra con la non violenza praticata dai singoli. E’ un’interessante analisi che porta a conoscere l’atteggiamento assunto dalla Chiesa su una serie di argomenti che continuano, ancora oggi, a essere fonti di dibattito. Personalmente, la lettura impegnativa oltre che interessante, mi ha riportato indietro nel tempo quando, studente all’Università Cattolica di Milano, ho discusso sulle encicliche Pacem in Terris e Populorum Progressio in un esame di Teologia Morale e l’aula Benedetto XV dove ascoltavo le lezioni di Pedagogia del Prof. Agazzi.
di Gianrico Carofiglio Con questo saggio, Gianrico Carofiglio, ci conduce in un mondo in cui le parole sono manipolate e travisate “ad usum delphini” o a volte anche inconsapevolmente, per abitudine, superficialità o emulazione degli errori altrui, per restituire loro il senso e per fondare la verità dei sentimenti e delle idee ma, soprattutto, vuole fare riflettere tutti noi in modo da obbligarci a meditare sul valore delle parole. Ci rammenta di non farci trarre in inganno da giochetti stupidi o usi ed abusi non consoni, e restituisce alle parole in questione la giusta dignità. Nella prima parte del testo ci prova con cinque parole: Vergogna. Giustizia. Ribellione. Bellezza e Scelta che comprende, contiene e presuppone le prime quattro. Per ogni parola offre una riflessione. Nella seconda parte la sua indagine si concentra sul linguaggio dei giuristi, che più di altri produce conseguenze concrete sulle persone e sul mondo. La sua analisi oltre che linguistica è letteraria e storica, si svolge attraverso il confronto con grandi autori e importanti testi che vanno da Tucidide a Victor Klemperer, da Cicerone a Primo Levi, da Dante a Kavafis, da Hannah Arendt a Gramsci, da don Milani a Bob Dylan, da Italo Calvino a Piero Calamandrei fino alle pagine esemplari della Costituzione italiana. E' una bella analisi, la scrittura scorre facilmente ed i riferimenti sono calzanti. di Andrea Camilleri Il primo piano, di questa nuova storia di Andrea Camilleri, è di Angelica Cosulich una giovane trentenne Triestina. L’incontro, del commissario Montalbano con questa bellezza, lo riporta, vorticosamente, indietro nel tempo all’immagine dell’eroina dell’Orlando Furioso di cui da adolescente si era perdutamente innamorato. Così, l’Autore, mescolando al racconto versi dell’Orlando furioso riesce a far dipanare, al commissario, una matassa aggrovigliata da una serie di furti e morti messa in moto da una banda di ladri che svaligia le case di ricchi professionisti di Vigata. Una banda ben organizzata che sa come muoversi e che ripete furto dopo furto sempre gli stessi passi. Furti ben studiati nei minimi particolari con una meticolosità, da scacchista, che sembrano rendere impossibile l’errore. In quest’altalenante andamento tra realtà e sogno non mancano depistaggi di ogni tipo che cambiano di volta in volta la posta in gioco. Finte mosse che rendono ancora più aspra e complessa tutta la vicenda. Il rapporto con Angelica è intenso, forte, il nostro commissario ne è perdutamente innamorato. Camilleri ci regala, ancora una volta, una trama narrativa sapientemente costruita e ricca di colpi di scena tanto da regalarci nuove emozioni e sani disorientamenti che tengono sospeso il lettore fino alla fine. Da leggere. di Enzo Mazzi La comunità cattolica ha sempre respinto le affermazioni personali o di gruppi che contrastano con l’insegnamento tradizionale della chiesa definendo “Eresia” questa scelta sia di credo sia di appartenenza. Enzo Mazzi, in questo libro, cerca di sovvertire questa congettura elogiando il valore positivo dell'eresia in quanto superamento, dialettica, trasgressione, rivendicando la propria autonomia contro ogni modello, autorità o autoritarismo, elaborando gli aspetti positivi della stessa per liberarsi da angosce e paure, costrizioni e blocchi mentali. Di questa vitalità dell'eresia l’Autore ci propone importanti esempi storici di “eretici della storia dell’umanità” diversi e lontani tra loro partendo da Gioacchino da Fiore, Giordano Bruno, Ernesto Bonaiuti, fra Dolcino, per arrivare a Girolamo Savonarola. Passando, poi, da Giorgio La Pira e Teilhard De Chardin, analizza i movimenti che dal basso, all’interno della Chiesa, hanno raccolto il testimone dell’“eresia creativa” di Savonarola, ne descrive la forza eretica, le richieste di liberazione con cui si battono contro le logiche di potere e le impostazioni inquisitrici che continuano a sopravvivere e anzi a riprendere forza nel mondo contemporaneo per spingersi fino a chiedere una necessità quasi darwiniana dell’eresia. Un bel libro che fa riflettere e che rileva, alla fine, i sassolini che si era tolto dalla scarpa un grande Papa, accusato di modernismo, Giovanni XXIII. Lo consiglio specialmente a quei cattolici che vanno in giro con i paraocchi. di Antonio Pennacchi In questo libro Antonio Pennacchi narra l’epopea di una famiglia, in questo caso Peruzzi ma si potevano chiamare anche Braghin o Calzavara o Bettin, insomma la saga di un clan di contadini veneti emigrati nell'Agro Pontino per collaborare alla bonifica delle paludi del Lazio nel ventennio fascista. Non è però soltanto una saga familiare ma anche un’opera di storia e di memoria che ha come base l’esodo di trentamila agricoltori e operai veneti, friulani e romagnoli che nel giro di pochi anni furono trasferiti nell'Agro, per bonificare quella terra tormentata dalla malaria. Famiglie povere, proletarie, in cui i figli erano la loro unica ricchezza, perché servivano per lavorare la terra. Nel racconto compaiono personaggi pubblici che si mescolano con quelli romanzeschi, ed anche gli eventi storico-politici come la nascita e l’affermarsi del Fascismo, le guerre coloniali, la seconda guerra mondiale, lo sbarco di Anzio, la caduta del fascismo e le incertezze della ricostruzione postbellica sono inserite nella quotidianità di questa famiglia. Storie di donne e uomini che danno a questo libro una vitalità unica rendendo il racconto a volte tragico altre volte umoristico altre volte emozionante o stupefacente. A renderlo più vero, poi, contribuisce l’inserimento di gran parte dei dialoghi nel dialetto dei coloni a metà tra il veneto e la lingua della bassa padana e l’Autore, con una capacità direi quasi naturale e con un linguaggio inusuale ma spigliato, sa fondere perfettamente la vita quotidiana e la storia. Bravo! Ve lo consiglio. di Umberto Eco In questo romanzo, Umberto Eco, narra le vicende di un falsario che per servire governanti, servizi segreti, ministri e poliziotti, si aggira per l’Europa tra cospirazioni, intrighi politici e rivolte. Una storia, ricca di personaggi e supposizioni, che si snoda tra Torino, dove è nato Simone Simonini il protagonista, Palermo e Parigi in un arco temporale che va dal 1830 al 1897. Simonini, da esperto calligrafo, si mette al soldo di qualsiasi servizio segreto o potente che lo paghi lautamente per creare prove di eventi che non sono mai accaduti basati su fatti reali. La creazione più clamorosa è l’invenzione del verbale di un raduno cospiratore notturno di rabbini nel cimitero israelitico di Praga: i “Protocolli dei Savi di Sion” un clamoroso falso storico nel quale i rabbini pianificano come conquistare il mondo. Eco ci avverte “Ho attribuito a Simone Simonini cose fatte da varie persone e ho cercato di creare il personaggio più odioso del mondo” e mescolando la realtà con la finzione dichiara che “Tutte le vicende raccontate sono autentiche e tutte le frasi sono state pronunciate veramente, la vicenda narrativa è l’unica invenzione”. L'intreccio è sicuramente avvincente e la ricca ricostruzione storica è trattata con maestria, la lettura è un po' impegnativa, io mi sono aiutato un po' con internet per soddisfare le mie lacune su certi termini massonici, ma sicuramente mi ha arricchito, non è un libro facile e adatto a tutti ma ne è valsa la pena leggerlo.
di Marco Travaglio Prima di iniziare a leggere questo libro il lettore deve decidere se farsi venire una gastrite, un’ulcera o un semplice mal di pancia. Io ho preferito tanti piccoli mal di pancia perché l’ho letto a spizzichi e la lettura del libro l’ho intervallata con altre letture o con altro. Premetto ciò perché in questo libro ci sono 16 anni di malefatte difficile da digerire, dal 1994 al 2010, sedici anni di leggi “ad personam”, ma anche “ad personas”, "ad aziendam", "ad mafiam" e " ad castam" per pochi noti potenti. Si va dai decreti Conso e Biondi, alla Bicamerale, per poi continuare con le leggi sul falso in bilancio, le rogatorie, le intercettazioni, con le firme pro Sofri e dell'Utri, pro Sismi e Telecom, e con i condoni fiscali ed edilizi, con l'indulto del centro sinistra, con i lodi Schifani e Alfano, con gli illegittimi impedimenti e il processo breve che carbonizza gli scandali Mills, Cirio, Parmalat, Fiorani, Unipol, Calciopoli e le truffe della clinica Santa Rita. Secondo i calcoli di Travaglio queste leggi pro-qualcuno sono circa 400. Nel libro, l’Autore, spiega e commenta tutti i casi di legislazione personalizzata, a difesa di interessi privati o di potenti lobby, indagando la grande anomalia del nostro Paese, diventata normalità grazie anche a un tessuto sociale che sta perdendo progressivamente la capacità di indignarsi. Non è un libro solo contro il centrodestra brutto e cattivo di Berlusconi, ma fa il contropelo all'intera classe politica, mostrando nei dettagli quello che Travaglio definisce il "mostruoso amplesso fra un centrodestra illegalitario e un centrosinistra rinunciatario". Per chi segue quotidianamente le vicende politiche italiane, questo libro, forse, non dirà niente di nuovo ma rinfresca sicuramente la memoria a tutti noi che spesso fingiamo di non sapere che la politica dovrebbe essere al servizio di tutti e non un organo distaccato di potere che ci deve piegare alla sua volontà. E’ vergognosa l’audacia di questa indecente classe dirigente formata da arroganti, esibizionisti, opportunisti, arrampicatori e yuppie da culo venduto. Un testo da sottoporre a tutti quelli che non hanno ancora ben chiaro cosa stia accadendo intorno a noi. Un bel mattone da leggere tenendo in considerazione la mia premessa. di Andrea Vitali Con questo romanzo, Andrea Vitali, ci riporta a Bellano sul lago di Como accanto ai suoi personaggi tipici, veri o verosimili, facendoci assaporare le pagine di questo libro. La vicenda racconta come l’irruzione di un elemento estraneo possa alterare i fragili equilibri di una comunità. Siamo nel 1930 a Bellano e in paese arriva una squadra di sei meccanici con l’incarico di rinnovare gli impianti elettrici presso il locale cotonificio. Un ammodernamento legato alle più recenti tecnologie e ai nuovi macchinari che dovrebbero dare nuovo sviluppo allo stabilimento, ma che in definitiva potrebbe portare al licenziamento di molta manodopera superflua. Tra i meccanici c’è anche un certo Landru, un tipo con poca voglia di lavorare e più propenso a guadagnarsi la giornata con una serie di truffe ai danni degli ingenui abitanti di Bellano. La situazione si complica con l’esplosione di pettegolezzi, conflitti familiari, baruffe, truffe, rivalità politiche tra il segretario del fascio, il parroco e il direttore del cotonificio. I propositi di cambiamenti in fabbrica e l’arrivo dei sei meccanici innescano soprattutto un valzer di coppie e di innamoramenti dalle conseguenze imprevedibili. L’Autore, con la sua scrittura semplice e delicata, ancora una volta conferma le sue speciali qualità di narratore. di Simonetta Agnello Hornby In questo libro, collocato nel Regno delle Due Sicilie tra gli anni 1839/1848, Simonetta Agnello Hornby crea un personaggio femminile di grande spessore morale che impone il coraggio dei propri sentimenti. La vicenda ha inizio a Messina, appunto nel 1839, per la festa dell’Assunzione della Vergine che sarà l’ultimo giorno sereno nella vita di Agata sesta di sette figlie di Don Peppino Padellani, figlio cadetto del Principe di Opiri nobilissima famiglia napoletana, gentiluomo di camera del re Ferdinando I e maresciallo dell’esercito regio a Messina, e di Donna Gesuela Aspidi, figlia del barone Aspidi di Solacio di Palermo. Agata, innamorata ricambiata del ricco Giacomo Lepre, deve rinunciare al suo amore perché le famiglie non riescono a trovare un accordo e, alla morte del maresciallo, la madre donna Gesuela, decide di portarla con sé a Napoli, dove spera di ottenere una pensione dal re. L’unico piroscafo in partenza è quello del giovane capitano inglese James Garson. Dopo un tempestoso viaggio, James e Agata si ritrovano insieme sul ponte e qui lei gli confida i propri tormenti. Giunti a Napoli Agata è costretta ad entrare in convento a causa delle mancanze economiche della famiglia. Così la zia, sorella di Don Peppino, Badessa accoglie nel monastero benedettino di San Giorgio Stilita, la recalcitrante Agata che piano piano incurante delle storie di amori, odi, rancori, gelosie, passioni illecite e vendette che si alimentano tra le mura del convento, si appassiona allo studio e alla coltivazione delle erbe mediche, impara a preparare il pane e i dolci, confortata dal ritmo della giornata monastica e dalla solitudine. I suoi sentimenti sono contrastanti, accetta la vita monastica ma il desiderio di vivere nel mondo non la abbandona. Non vuole dispiacere la zia badessa, ma non vuole nemmeno sacrificare il suo futuro. Si appassiona alla lettura e legge tutti i libri che James Garson le manda con regolarità e mentre sbiadiscono i sentimenti nei confronti di Giacomo Lepre si sente sempre più attratta da James Garson. Agata, alla fine, con la sua tenacità emergerà come figura di donna sola, libera ed emancipata. Bello ed interessante, da leggere. di Jean-Paul Sartre Nella Francia sbandata, dopo l’occupazione di Parigi da parte delle truppe di Hitler, Sartre usando la tecnica “simultaneista” mescola personaggi ed intrighi di viltà e narra con maestria la vicenda di alcuni intellettuali che vivono la disperazione per il senso d’impotenza e frustrazione in attesa dell'armistizio. Tutti si trovano improvvisamente a dover scegliere tra la vita e la morte, tra la degradazione e l'eroismo. E se da una parte emerge la figura di Mathieu professore di filosofia coinvolto, suo malgrado, nella guerra che con un'isolata azione coglie l'occasione del suo riscatto; dall'altra parte c’è una massa di soldati pieni di paure ed ansie, d’inettitudine e prostrazione come presupposto della vita e della libertà. L’Autore riesce a descrivere talmente bene questi concetti tanto da coinvolgere il lettore che si schiererà, oscillando, da una parte all’altra. Esce da queste intense pagine come, per Sartre, la dignità umana stia nell’autenticità, che non può ignorare il riconoscimento e l’accettazione del nulla, della negatività e della morte. Un bel mattone, non facile da leggere, che alla fine ti ripaga dalla cocciutaggine di completarne la lettura. di Herta Müller L’Autrice, premio Nobel per la Letteratura 2009, rievoca in questo libro la storia di Leopold Auberg alter ego del poeta Oskar Pastior (morto nel 2006), con il quale aveva incominciato a scrivere questo libro. Pastior fece parte di quella minoranza rumeno-tedesca che, nel 1945, fu mandata nei campi di concentramento russi in Ucraina. La Romania aveva appoggiato Hitler, e quando decise di uscire dall’alleanza con i tedeschi, dovette pagare ai russi una sorta di tributo: contribuire a ricostruire l’economia sovietica. Cinque lunghi anni vissuti in condizioni disumane tra privazioni, umiliazioni, terrore, fame; cinque anni che si allungheranno, nella memoria del protagonista, per tutta la vita. La storia è raccontata attingendo a spunti di vita quotidiana ripetuti più volte: croste di pane, bietoloni, blocchi di cemento, pettini da pidocchi, galosce, pale a forma di cuore così come l’Angelo della fame, suprema entità che nel lager ha occupato il posto del Dio cristiano, che non ha abbandonato i miseri protagonisti che hanno condiviso quegli anni nel lager accompagnano il lettore a percepire le crude e dure immagini narrate. Non puoi fare a meno di sentire la fame, il male umano, le sofferenze subite o inflitte ai deportati. Un libro non di facile lettura, scritto con una forma quasi distaccata dall'argomento che è dura e nello stesso tempo poetica, povera e metaforica, reale e surreale. Il Clandestino, Gioventù e Tifone di Joseph Conrad Questo vecchio libro edito dalla De Agostini con traduzione di Luigi Ballerini raccoglie tre brevi racconti di Joseph Conrad: Il Clandestino (The Secret Sharer), Gioventù (Youth) e Tifone (Typhoon). Tre storie che ben rappresentano gli eroi conradiani. Il Clandestino narra la vicenda di un giovane capitano al primo comando di una nave, il cui equipaggio conviveva da almeno diciotto mesi, si sente insicuro e poco considerato dal resto della squadra a causa della sua gioventù e inesperienza. La prima notte, dopo aver ordinato al resto dell'equipaggio di andare a dormire, vaga per il ponte e scorge le sembianze di un uomo, quasi morto, galleggiare attaccato ad una scala di corda della nave. Il capitano autorizza l'uomo a salire a bordo e lo ospita nella sua cabina. L'incontro, e questo lo decidono subito insieme, dovrà restare segreto: nessuno sulla nave dovrà sospettare la presenza di quell'intruso che tanto incuriosisce e attira il nostro capitano. Gli consegna un pigiama identico a quello che indossa lui. Nello straniero lui scopre molte somiglianze e il misterioso rapporto gemellare tra i due uomini non si incrina nemmeno quando il clandestino confessa di avere commesso un omicidio anzi continua a proteggere l'ospite, contro ogni regola. Così come più tardi farà di tutto per aiutarlo a fuggire. Conrad utilizza, in questo racconto, una raffinata forma di scrittura con frasi complesse e immagini molto vive che porgono un profondo significato filosofico ed emozionale. La scrittura è spesso poetica e serve a trasmettere al lettore non solo le azioni ma anche i sentimenti del capitano narratore. Gioventù è un racconto molto avvincente e in cui compare per la prima volta il personaggio di Marlow che racconta a cinque uomini intenti a bere vino rosso attorno a un tavolo, tutti veterani della Marina mercantile, la storia del suo primo viaggio in Oriente come secondo ufficiale a bordo della Giudea. Una nave vecchia di età e in disuso in un bacino che riceve l’incarico di portare 600 tonnellate di carbone dall'Inghilterra al Giappone. Il viaggio dovrebbe durare circa 150 giorni ma la nave non arriverà mai a destinazione. Nella storia sono messi in evidenza l'esuberanza della giovinezza e le illusioni romantiche che i giovani hanno della vita. In Tifone, il racconto più lungo dei tre, Conrad si sofferma sulle gesta del Capitano MacWhirr, al comando della nave a vapore Nan-Shan, che, fornito di poco fantasia, mette in pericolo sia l'equipaggio sia il suo carico umano di coolies cinesi diretti verso la terra natia conducendo la nave direttamente incontro ad un tifone, perché è incapace di immaginare condizioni meteorologiche peggiori di quelle viste in passato. MacWhirr, uomo stolto, timido e semplice, ignorato dalla sua famiglia, sfruttato dalla moglie e deriso dal suo equipaggio, rifiuta di cambiare rotta per evitare il tifone: tuttavia, la sua ferrea determinazione nell'affrontarlo e, soprattutto, la sua intelligente e umana gestione del problema rappresentato dai coolies stipati nella stiva, lo riscatta agli occhi dei suoi sottoposti. E' considerato uno dei capolavori di Conrad. Tutti e tre i racconti sono pieni di simbolismi e significati che aiutano a conoscere ed apprezzare il pensiero dell’Autore di cui avevo letto, da ragazzo, solo Lord Jim.
di Marcello Sorgi Con questo saggio, Marcello Sorgi ricostruisce, con abilità, questa bella e appassionata storia d’amore tra la figlia del duce, Edda Ciano, e il partigiano Leonida Bongiorno, consumata durante gli otto mesi di confino, dal settembre del 1945 al giugno del 1946, a Lipari la principale isola delle Eolie. Qui, Edda, trovò sollievo alle sue molteplici pene proprio grazie alle amorevoli cure di Leonida e della sua famiglia. Una storia inedita piena di una passione intima e travolgente, capace di rappresentare i contrasti ideologici e il desiderio di pacificazione di un’Italia che cerca di dimenticare la guerra e l’infamia della dittatura. di Antonio Pascale In questo saggio costruito tra autobiografia e inchiesta, l’Autore con un argomentare sottile e ricercato ed uno stile semplice e brillante, ripercorre gli eventi politici e culturali che hanno caratterizzato l'Italia degli ultimi trent'anni. Che cosa è accaduto in questi ultimi anni in questo paese dove hanno prevalso il narcisismo e la superficialità? Abbiamo assistito a trent’anni di immagini e informazioni senza stile, come sostiene il sottotitolo, in cui sono state disattese tutte le regole della corretta informazione sostituite dai nuovi meccanismi perversi che producono disinformazione e anche pericolose illusioni che hanno permesso l’ascesa al potere di una classe spaccona e vanitosa, ottimista, sorridente e dalla barzelletta facile e dove hanno successo gli anti-intellettuali infantili e narcisisti che la fanno da padrone nei salotti televisivi. Il saggio, che prende in considerazione molti eventi importanti che hanno contraddistinto la nostra società, non vuole essere un'indagine politica è invece la riflessione di uno scrittore che spera, ottimisticamente, nella possibilità di creare una classe intellettuale onesta, capace di analizzare in maniera laica e scientifica i problemi e quindi insegnare con stile il modo in cui affrontarli, evitando i simboli e le banali semplificazioni. Solo allora si arriverà a una democrazia vera e propria, poiché - spiega l'autore - le opinioni degli intellettuali verrebbero "lette dai nostri politici di riferimento e tradotte, poi, in una serie di leggi, norme, circolari esplicative che dovrebbero portare benefici e miglioramenti al mondo che abitiamo”. Da leggere di Dalila Di Lazzaro Ad un onnivoro (di libri) come me capita anche di leggere libri come questo che trovi così per caso in biblioteca, ti piace la copertina vedi la bellissima Dalila Di Lazzaro e lo prendi. Pensavo fosse il libro dedicato al figlio Christian (che invece ha per titolo L’Angelo della mia vita) viceversa mi sono ritrovato in mano un libro completamente diverso in cui l'Autrice ci parla degli amori e delle passioni che hanno riempito la sua vita. In esso svela spezzoni del suo passato e, senza fare nomi, racconta l’amore, la sofferenza, l’abbandono, racconta lo stato d’animo di una donna al momento di un addio non voluto. Quello che più mi ha colpito è la sua lunghissima lotta contro il dolore. Parla del suo calvario provocato da due incidenti, che non le permettono un’esistenza normale, con una prosa lineare ed elegante senza lamentele sguaiate o frasi fuori luogo. di David Nicholls Quanti di noi vorrebbero avere un giorno speciale da ricordare? E quanti ce l’hanno? I protagonisti di questo romanzo l’hanno ed è il 15 luglio del 1988 il giorno della loro laurea, il giorno dell’inizio della loro storia d’amore che si snoda tra alti e bassi in tutto il libro. Emma e Dexter, in quel giorno, si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consapevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Lei, invece, intraprende una vita normale da giovane laureata in cerca di un lavoro decente passando da un’esperienza in un ristorante messicano ad una continua insicurezza fatta di pochi soldi e sogni. Questa data, 15 luglio, per loro rimarrà sempre speciale. Dal 1988 al 2006, le vite dei due si svolgono in parallelo passando dai sogni alle illusioni, ai compromessi e alle inevitabili cadute. Lo scrittore, pur rimanendo a distanza dai propri personaggi, riesce con bravura a farci vedere la complementarietà e l’incapacità, di entrambi, a trovare una forma di felicità o di serenità e mentre per Emma la vita scorre con serietà, responsabile e intelligente senza riuscire a rendere concreto i propri sforzi in ciò che desidera, Dexter prende tutto quello che vuole trascinandosi nel piacere e nella dissolutezza. Una lettura semplice ed a volte godibile ma che alla fine, purtroppo, ti lascia molto amaro in bocca. di Roberto Alajmo In questo saggio, lo scrittore, “s’annaca” spostandosi da una parte all’altra della Sicilia. C’è, in questo viaggio, tutta la contraddittoria personalità dei siciliani, analizzata con ironica abilità e profonda conoscenza, così ritroviamo i gesti e le facce, le processioni, le tradizioni, i tic, i luoghi comuni e i paesaggi. Poi ci sono gli incontri, con persone speciali, a loro modo, ognuna con la propria particolare storia. Cose e aspetti che forse tanti siciliani vogliono ignorare o dimenticare ma che l’autore mostra facendoceli ritornare davanti agli occhi e contemporaneamente offre e spiega ai non siciliani le innate ragioni che rendono simpatiche anche le abitudini meno sopportabili. Cosa poi significa “Annacare” lo spiega in modo magistrale lo stesso autore nella quarta di copertina. Io l’ho trovato molto bello e lo consiglio. di Andrea Camilleri Sotto l’ombrellone, quest’estate, i commenti degli amici, che avevano già letto questo libro, erano incentrati tutti sulla crudeltà e durezza del testo dove l’orrore puro è difficile da digerire per chi legge il volume. Certo, rispetto ai primi libri con Montalbano, questo è forse un po' più cruento, ci sono descrizioni macabre e c'è un omicidio, commesso con modi particolarmente efferati in compenso, però è davvero divertente. E aggiungo che né l’anziano Camilleri, con i suoi riferimenti letterari e considerazioni sull’odierna realtà politica e sociale, né il “vecchio” Montalbano abbiano perso colpi. La storia rievoca la vicenda di un fratello e una sorella, Gregorio e Caterina Palmisano, due fanatici religiosi che vivono in uno stato di completo abbandono in una casa tappezzata di crocefissi. Barricati in casa, accolgono l’arrivo dei poliziotti a colpi di pistola. Nella camera dell’uomo, la polizia, trova una bambola gonfiabile priva di un occhio. Per il commissario Montalbano è l’inizio di una serie di macabri ritrovamenti e mentre si porta le due “pupe” a casa comincia a ricevere delle strane lettere anonime. Si tratta delle istruzioni per una caccia al tesoro: indovinelli, prove da superare, luoghi da raggiungere. Il commissario è inquieto, qualcosa non gli quadra ma decide di stare al gioco. La caccia al tesoro, è un altro gioiello letterario di Camilleri, che ci emoziona fino all’ultima riga. di Giuseppe Pederiali Questo libro, scoperto per caso, mi ha offerto un palcoscenico di avventure, battaglie e intrighi, in cui le donne assurgono a essere le vere protagoniste, anche se con molta fatica e malgrado loro, forse, non desiderassero diventarle. Il romanzo, ambientato in un ben determinato periodo storico, ci permette di acquisire conoscenze e visioni di quel Medioevo buio che in questo caso brilla di bellezza, cultura, sentimento, amore per la vita e che come sfondo la storia di una città straordinaria, Napoli. Alla ricerca della discendenza di Federico II, due viaggiatori a dorso di mulo, Giovanni Vezzani di Modena, medico chirurgo e farmacista, e Yusuf Ibn Gwasi al-Kalsa, musulmano di settant’anni, già capo delle guardie dell’imperatore, arrivano a Castel del Monte, dove sono tenuti prigionieri dagli Angioini, sin dalla fanciullezza, i figli di Manfredi, sconfitto nel 1266 nella battaglia di Benevento da Carlo I d’Angiò: Enrico, Azzolino e Federico, gli ultimi principi di Hohenstaufen maschi, ridotti a uno stato vegetativo. Delusi da quanto visto e su suggerimenti dell’amico Osman si recano a Napoli per cercare l’ultimo discendente diretto dell’imperatore cioè il figlio che Corradino di Svevia aveva generato con una giovane napoletana che, prima di morire sul patibolo, avrebbe sposato. Da qui un susseguirsi di avvenimenti che hanno quale principale palcoscenico la Napoli angioina. Il risultato è un romanzo di assoluta veridicità perché approfondito su documenti, oltre che su leggende tanto radicate nella memoria da contenere altre profonde realtà. In scena oltre ai personaggi storici, come Federico II, Corradino, Carlo d’Angiò, e Celestino V, ci sono anche i veri protagonisti: i napoletani. Prime fra tutte le donne che conducono il gioco e l’intrigo, la dolce Cicella, vergine scelta quale moglie di Corradino; la splendida Allegra, ebrea, figlia di Saul Mantino, uno dei maggiorenti della Iodecca; la spregiudicata Zeza, che si esibisce con Pulcinella e seduce Ciommo; la monaca Olga, innamorata del cavaliere saraceno; la regina Maria, moglie di Carlo d’Angiò. A esse faranno da comprimari, il nano Iennarone famoso come mago di forcella; Menechella e Chiappino osti della Taverna dell’Aurinale; il femminiello Fabiello; il crudele e intelligente barone Monualdo di Melfi, comandante degli sbirri. E, dulcis in fundo, Ciommo, il giovane popolano che non sa di essere il figlio di un imperatore. La storia è ben costruita, sia dal punto vista storico sia ambientale. Pederiali è da “Oscar” perché sa rendere molto bene l’anima popolana di Napoli con le abitudini, i pregiudizi, le superstizioni e le condizioni sociali del periodo storico e, quantunque il lettore sappia già dall’inizio lo scopo del viaggio, ad incatenarlo fino alla fine. Ve lo consiglio. di Andrea Vitali Il mondo delle storie di Andrea Vitali è racchiuso nel lago di Como e così ci ritroviamo ancora una volta a Bellano, dove questa volta s’intrecciano più storie. La prima riguarda la sparizione di un'anziana donna dalla casa di riposo di Gravedona, paesino situato dall'altra parte del lago. Da dove è scappata dall'ospizio e che viene a Bellano per parlare in confessionale al vecchio arciprete don Carlo e che poi svanisce. La seconda ha per protagonista una donna dal passato non certo onorato che ancora adesso, con la sua avvenenza svanita, si concede qualche evasione. Circondata da quattordici figli, avuti da padri diversi, e che, su richiesta di quindici cittadini, il Partito ha deciso di conferire alla Sig.ra il grande onore di farla premiare dal Duce in persona come alto esempio di madre fascista. A questi due misteri si aggiunge un altro problema cioè la rottura di un vetro del bagno, della locale stazione dei carabinieri, la cui riparazione non è molto semplice. Ambientato in piena epoca fascista, nel 1933, l’anno in cui i trasvolatori italiani sono alle prese con la Seconda Crociera Atlantica (organizzata da Italo Balbo l’allora ministro dell’Aeronautica) che da Orbetello, passando per Rejkiavik, faceva scalo prima a Chicago, poi a New York e faceva così ritorno a Roma. Andrea Vitali si conferma ancora una volta scrittore capace di evocare, con abilità, antiche atmosfere e di descrivere in modo delizioso piccole storie e spontanei protagonisti di vita quotidiana del suo paese natale per ricordarci quell’Italia più vera che affonda le sue radici nei riti e nei ritmi del passato e che ancora una volta mi hanno fatto trascorrere due pomeriggi di semplice e piacevole lettura. Un'archeologia delle Scienze Umane di Michel Foucault Non è facile recensire con poche righe questo libro considerato “una delle grandi opere del Novecento” e su cui i critici, che sono tanti, si sono schierati in due opposte fazioni. Foucault stesso ha sottotitolato il suo saggio come “Un’archeologia delle Scienze Umane”. Egli, infatti, parte dall’opera pittorica di Velázquez, Las Meninas in cui il pittore fiammingo mostra se stesso nell’atto di guardare l’osservatore e rappresenta i suoi veri modelli, cioè il re e la regina di Spagna, solo indirettamente, attraverso un tenue riflesso su uno specchio in fondo alla stanza. Prende questa rappresentazione come paradigma del crollo dell’episteme classica, corrispondente al periodo collocato tra la metà del XVII secolo e la fine del XVIII, per sostituirla con l’economia politica, la biologia, la filologia. Per Foucault le nuove discipline non hanno alcun rapporto con le vecchie discipline, non hanno alcuna connessione e introducendosi in un excursus accidentato che attraversa la storia naturale, la grammatica, l’economia, la filosofia, la linguistica, l’antropologia e infine la psicoanalisi e l’etnologia rimonta le leggi che hanno determinato la struttura del nostro pensiero. L'uomo, con il trionfo del linguaggio e del segno, entra nella scena del mondo per tentare di costituire il suo vero valore e la trama del proprio destino. L'uomo, che un tempo era un essere tra gli altri esseri, non soltanto diventa un soggetto tra oggetti, ma presto si accorge anche del fatto che ciò che sta tentando di comprendere non è costituito soltanto dagli oggetti del mondo, bensì anche da se stesso. L'uomo diventa il soggetto e l'oggetto del proprio conoscere. Un libro interessante che più che spiegare, con la sua esposizione, stimola alla riflessione. di Paolo Sorrentino Finalmente, dopo aver letto varie recensioni su riviste e quotidiani e il commento della fascetta di Antonio D’Orrico, incomincio a leggere il libro e subito rimango disorientato già con la prefazione e mi chiedo dove voglia arrivare l’Autore con questa narrativa sconnessa, stravagante e populista. La storia, raccontata in prima persona, è quella di Tony Pagoda, un cantante di strada cresciuto tra le banchine del porto e le viuzze affollate di Capri, un cantante melodico nel pieno di una carriera scoppiettante fatta di successo, bravura, belle ragazze, superalcolici e cocaina che dopo una giornata particolarmente infelice decide di sparire. Sceglie di stabilirsi nell’America meridionale, vivendo prima a Rio, e poi a Manaus. Opta, così, di esiliarsi per un ventennio. Ma qualcuno è disposto a pagare una bella somma per riaverlo in Italia, dandogli ancora lo spiraglio di nuovi orizzonti e di un nuovo futuro. Quel qualcuno è Fabio, uno dei tanti attori “non protagonisti” nel nostro paese vacuo, falso, ipocrita, e corrotto. Una figura più che trasversale, a metà tra l’imprenditore e il politico, non essendo in realtà né l’uno né l’altra, che offre a Pagoda l’opportunità di ritornare a cantare, nella sua casa, in Corsica, per il capodanno del 2000. Tony, ritornato nel mondo sociale, non sa niente di quel che è successo negli ultimi vent’anni ed i suoi vecchi amici lo informano dell’avvento dei cellulari, passando per la fine della vecchia repubblica, dei computer e dell’Ikea. Infine finisce a Roma, ben remunerato da Fabio. Passano due anni. L’Italia è entrata in un’anarchia spregiudicata, paragonabile ai regimi sudamericani, che lo riporta in uno stato di malessere e riflessione. Un romanzo fuori dal comune dove la commedia si mischia alla tragedia, il costume alla cultura e il dolce all’amaro. Una lettura piacevole ma non certo entusiasmante. di Georges Simenon Questo libro pubblicato in Francia nel 1936 con il titolo “Long cours” è una delle prime opere giovanili del padre di Maigret, un romanzo di avventura in cui Simenon mette a frutto le forti sensazioni derivategli da un lungo viaggio svoltosi tra Panama, la Colombia, il Perù, Tahiti, la Nuova Zelanda, l’India e il Mar Rosso che gli ha permesso di conoscere quelle affascinanti terre lontane. E' la storia di due giovani anarchici, Joseph Mittel e Charlotte, che fuggono da Parigi perché la sua compagna aveva ucciso un vecchio commerciante, di cui era la mantenuta, che si era rifiutato di darle il denaro per consentire la pubblicazione di un giornalino edito dal gruppo anarchico cui appartenevano. Imbarcatisi su una nave dai loschi traffici e sballottati da onde e destino si ritrovano alla deriva in paesi lontani e in situazioni estreme. Joseph Mittel è un debole, malaticcio, frustrato negli affetti e alla continua rincorsa di una vita stabile, con un padre “martire” anarchico, suicidatosi in carcere quando lui aveva due anni, e una madre immatura e superficiale, che non gli ha mai dato conforto o tenerezza. Charlotte è una piccola sgualdrina egoista che non ha esitato ad uccidere sia per fanatismo sia per vendetta personale così non ci pensa due volte a diventare l’amante di Mopps, il comandante del cargo, un uomo senza scrupoli, un furbo che sa trarre vantaggio da tutte le situazioni e che non avrà alcun ritegno nel fare di Charlotte la sua amante sotto gli occhi umiliati di Joseph. Un romanzo dove si susseguono quadri di umanità diverse, che tante volte ti spiazzano e ti travolgono, e di paesaggi insoliti, fantastici e dove l’atmosfera di Tahiti è degna del migliore Gauguin. di Andrea Camilleri Con il suo stile inimitabile, Camilleri, in questo nuovo libro, mette alla berlina l’arroganza del regime fascista e i suoi ridicoli mezzi di propaganda. La vicenda ambientata nel 1929 prende spunto, come ci dice lo stesso Autore, da un fatto realmente accaduto. Negli anni Trenta a Caltanissetta, prima della guerra d'Etiopia, venne a studiare nella scuola mineraria il nipote del Negus. Inizia così una piacevole e spassosa corrispondenza tra ministero degli Esteri, Prefetto, Questore di Montelusa, federale di Vigàta, direttore della scuola, per offrire al nipote regale del Negus un’accoglienza all’altezza del suo rango e favorire una permanenza che possa soddisfare i suoi desideri, per non contrariarlo e, di riflesso, per non intralciare il duce e i suoi servitori. Attratto dalla bella vita, il principe, non bada a spese facendosi confezionare abiti ricercati e comincia a fare debiti ed anche a collezionare amanti. Le cose precipitano quando, su idea di Mussolini in persona, il principe è sollecitato a scrivere una lettera di elogi sul fascismo, allo zio Ailé Selassié, al fine di poter risolvere il contenzioso tra Italia ed Etiopia sui confini con la Somalia. Con molta furbizia il giovane principe riesce a farsi beffa di tutti trasformando la storia in farsa. Camilleri, ritornato in gran forma, usando nel carteggio che prefetti, segretari del fascio, questori e altri funzionari dello stato si scambiano una retorica pomposa e celebrativa, tipica del periodo storico, e con l'ironia sottile, che lo contraddistingue, riesce a divertirci e nello stesso tempo a farci riflettere. di h.g. Adler In questo libro è raccontata la Shoah come non l'avevo mai sentita raccontare e sì che ne ho letti di libri sull’argomento ma questo esce dal solito schema narrativo e rappresenta, davvero, un'eccezione sconvolgente. L’Autore, in questo romanzo, ci fa rivivere le vicende dei membri di una famiglia, i Lustig, nel loro viaggio attraverso l’Olocausto e costretti a spostarsi nei vari campi di concentramento. Di fatto narra la vicenda della sua famiglia di cui lui, superstite solitario, chiude l’ultima fase con il suo vagabondare tra le rovine e i profughi del dopoguerra. L'esperienza del lager trova in queste pagine la forma più stupefacente e, da vero figlio di quella Praga che nel magico realismo di Franz Kafka ha il suo massimo esempio, trasfigura quell’esperienza facendocela rivivere con la poesia e la letteratura fantastica dove immagini e metamorfosi surreali urtano con la realtà fino a raggiungere momenti di alta liricità e rigore storico. Va letto attentamente poiché non permette una lettura superficiale. di Cormac McCarthy Chi non ha pensato, magari una volta nella vita, all’avvicinarsi della fine del mondo? Ecco che arriva Corman McCarthy che ce la offre, in questo libro, dove il problema principale dei pochi e sporadici sopravvissuti è la lotta per la sopravvivenza. Infatti, i protagonisti di questo romanzo, padre e figlio, si muovono lungo una strada in uno scenario apocalittico, dove la fine del mondo sembra già arrivata da qualche anno, incontrano alberi mummificati, stagliati come scheletri contro un cielo sempre cupo, edifici semidistrutti e quasi del tutto saccheggiati ed un mare grigiastro e completamente privo di qualsiasi forma di vita. In questo enorme, sconfinato campo di concentramento fantasma, disseminato di cenere, polvere, muffa, morte desolante accompagnata da una puzza nauseante del nulla circostante, l’uomo e il bambino camminano trascinandosi dietro il loro carrello da supermercato, coperto da un telone di plastica e una pistola (tutto quello che gli è rimasto), alla ricerca della salvezza che pensano di trovare lungo la costa. Un libro duro e cinico dove, quasi, non esiste lo spazio temporale e il genere umano è dilaniato, non esiste più morale, rispetto e fratellanza, il cannibalismo è prassi comune, mezzo di sopravvivenza. Nello stesso tempo, però, sa essere commovente e la dolcezza si tocca con mano quando vediamo che il bambino, nelle pochissime persone che incontra, cerca un contatto, un modo per aiutare ed essere aiutato, una normalità che non ha mai conosciuto. A un disagio, di lettura, iniziale che avevo ritenuto noiosa e ripetitiva, è seguita, poi, una lettura attenta e, alla fine, devo dire che l’ho trovato interessante ed emozionante e al pessimismo iniziale, alla fine, è subentrata la speranza ed anche la rinascita. VATICANO S.p.A. di Gianluigi Nuzzi Questo libro, tra il saggio e l’inchiesta giornalistica, viene fuori da un archivio segreto sugli scandali finanziari e politici della Chiesa ovvero del Vaticano. L’Autore, grazie all’archivio di monsignor Renato Dardozzi, ha esaminato due valigie di documenti contenenti lettere, relazioni, bilanci e verbali che testimoniano una grande organizzazione avente alle spalle traffici di denaro, coinvolgimento di politici, imprenditori, banchieri, che hanno guidato un vero paradiso fiscale. Morto nel 2003, il monsignore ha voluto che lo sterminato archivio fosse reso pubblico. Dardozzi, sconosciuto ai più, è stato membro dell’Opus Dei, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e, per oltre venti anni, è stato l'uomo delle finanze vaticane. Ha documentato anni di abusi finanziari da parte dell'Istituto opere religiose, ha lavorato a stretto contatto con Angelo Caloia, presidente dello Ior dal 1989, è stato una delle figure chiavi della gestione delle finanze vaticane con compiti di vigilanza sullo IOR oltre che uno dei pochissimi consiglieri della Segreteria di Stato della Santa Sede, prima con il Segretario di Stato Agostino Casaroli e poi con il suo successore Angelo Sodano. Dall’archivio, consultabile sul sito dell’editore http://www.chiarelettere.it, emerge che un fiume di denaro, fra contanti e titoli di stato, era fatto circolare in una specie di Ior parallelo, una ragnatela off-shore di depositi paravento intestati a fondazioni benefiche inesistenti, costruita in segreto per anni da monsignor Donato De Bonis, ex segretario e successore di Marcinkus, nominato da Casaroli prelato dello Ior. E’ un lavoro immane, quello realizzato per la ricostruzione, da Gianluigi Nuzzi, ma ne è scaturito un libro esplosivo e senza precedenti che documenta minuziosamente le spericolate manovre finanziarie. Da esso emerge un mondo d’intrighi come la maxitangente Enimont, la madre di tutte le tangenti, e i depistaggi, che rallentarono le indagini, le coperture ed i ricatti. Non solo fatti, asettici e freddi, ma soprattutto vengono fuori nomi e cognomi, anche apparentemente di secondo piano ma in grado di spostare milioni di euro tanto da influire, direttamente o indirettamente, sulla politica italiana e fanno capolino, perfino, denaro sporco riciclato e finanziamenti ai vertici di Cosa Nostra. Un libro di cui si è parlato davvero poco – ne ha discusso solo Telese su “Tetris” e a supporto Gad Lerner ne “l’Infedele” – che lascia senza dubbio con l’amaro in bocca. Ed il Vaticano? Silenzio. “Calati juncu chi passa la china” dice la mafia e loro hanno accettato il consiglio. Da leggere ad ogni costo.
di Dacia Maraini In questo libro, l’Autrice, recupera una serie di interessanti racconti, di ritratti di ieri e di oggi. La raccolta è un viaggio che attraversa il tempo, le storie e i luoghi di vita e di idee impressi nella sua memoria e divisi in tre tempi. Nel primo ritroviamo la Sicilia degli stupori infantili, delle gite in bicicletta lungo il mare a caccia di ricci nella Bagheria della fame; nel secondo la Roma della giovinezza e nel terzo l’Abruzzo con i suoi sapori archeologici e crudeli terremoti. Un libro intimo sulla sua vita, dall’infanzia ai giorni nostri in cui denuncia una serie di problematiche sociali tuttora non risolti come la prostituzione minorile, lo smaltimento illegale di sostanze radioattive, gli abusi edilizi, la precarietà e lo sfruttamento nel mondo del lavoro. Ancora una volta Dacia Maraini, con una scrittura chiara ed elegante, congiunge al piacere della lettura un’abbondante dose di riflessione. di Pietro Grasso e Alberto La Volpe In questo libro il giornalista Alberto La Volpe stimola il procuratore antimafia Pietro Grasso con unalunga intervista e ne viene fuori un libro scritto a quattro mani. Nei primi tre capitoli presentano la sintesi di trent’anni di crimini organizzati dalla mafia e la lotta dello Stato contro di essa rivisitata dalle origini, con le iniziali esperienze del giovane magistrato, fino alla cattura del boss Bernardo Provenzano. Ritroviamo il primo maxi processo, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e la procura antimafia. Una rievocazione di grandi avvenimenti luttuosi e di grandi nomi caduti per combattere questa cancrena della società siciliana, nomi importanti che ognuno di noi sicuramente custodisce nei propri ricordi, come il capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano, il Giudice Cesare Terranova, il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, ed il suo successore Mario D’Aleo, il Procuratore Capo della Repubblica Gaetano Costa, il segretario del Pci siciliano Pio La Torre. Chi non ricorda il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro, il Giudice Rocco Chinnici, i commissari della Squadra Mobile di Palermo Giuseppe Montana e Antonio “Ninni” Cassarà, il Giudice Antonio Saetta, per non dimenticare i giornalisti impegnati in prima persona, nella documentazione di questa stessa stagione eversiva, come Mario Francese, Beppe Alfano, Giuseppe Fava ed il giovane speaker di Radio Aut Peppino Impastato. Ventanni di stragi e lotta alla mafia. Nel quarto capitolo ci presentano le altre realtà di crimine organizzato sia italiane, come la ‘ndrangheta o la camorra, che estere. Un’analisi precisa ed inquietante che ai miei occhi diventa panico quando nell’ultima parte del libro si parla delle armi dell’antimafia in cui, il procuratore nazionale antimafia, ripete l’importanza delle intercettazioni, quale strumento investigativo, una stampa libera senza reticenze e i paradossi delle più recenti riforme legislative. Non è un libro da leggere tutto di un fiato, va meditato passo dopo passo e confrontato con la realtà che ci circonda, perché le mafie sono ovunque, anche se spesso non le vediamo. Un libro da leggere per capire meglio la realtà economica - politica – criminale in cui viviamo e che rema verso l’opposto da ciò che propone Pietro Grasso. di Roberto Saviano Questo libro raccoglie una scelta di scritti e articoli di giornali apparsi dal 2004 al 2009 sui media italiani ed esteri e che l’autore ha voluto riunire in un unico volume. All’inizio troviamo alcune riflessioni sulla sua vita da recluso costretto a vivere sotto scorta dal 2006 per aver denunciato, con tanto di nomi e cognomi, le attività illecite dei Casalesi, uno dei clan camorristici più potenti. Parla dei continui spostamenti, dell’impossibilità di restare nella stessa casa per un periodo sufficiente a non sentirla estranea, il desiderio di affacciarsi a un balcone o aprire una finestra e spiega come la scrittura sia il suo unico tramite con la realtà. Così dalla sua storia si sposta verso altre vite che hanno lottato contro l’imposizione di qualcosa di violento, racconti di vita vissuta, di un campione come Lionel Messi, il calciatore argentino che ha vinto la sfida più grande, quella contro il suo stesso corpo; di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata sotto la propria casa, da chi voleva a tutti i costi tapparle la bocca; dei pugili di Marcianise, eroi di cartapesta, per cui il sudore del ring ha un sapore di rabbia e di riscatto; di Miriam Makeba, venuta a Castel Volturno per dire addio a sei fratelli africani, caduti per mano camorrista; di Felicia, la madre di Peppino Impastato, che ha visto morire il suo giovane figlio che chiedeva giustizia e libertà nella sua terra siciliana e che, solo dopo vent’anni, ha visto dietro le sbarre, i suoi assassini ed infine di Enzo Biagi, e della sua intervista al giovane Saviano, nella sua ultima trasmissione. In essi si evidenziano l’impegno, la forza di volontà, la voglia di riscatto che ti permettono di passare dall’inferno alla bellezza ed è con questo comune denominatore che ci presenta i ragazzi di Scampia protagonisti del film “Gomorra” in giro per Cannes o le opere di De Seta, la vita spezzata del giovane cronista Giancarlo Siani e la lotta per il diritto, alla morte di sua figlia, di Beppino Englaro. Certo non è Gomorra ma Saviano, in questi scritti, rende evidente come anche nell'inferno più crudele, possa nascere qualcosa di bello e positivo. Ne consiglio la lettura specialmente per conoscere più a fondo il pensiero di Roberto Saviano. di John le Carré In questo bel romanzo, John le Carré, narra la storia di Tessa Quayle, moglie di un diplomatico inglese appassionato di giardinaggio, che viene trovata selvaggiamente uccisa sulle rive del lago Turkana in Kenya. Dopo la morte della moglie, il marito Justin Quayle scopre che poco e nulla sapeva della militanza della sua bellissima e giovane moglie Tessa che insieme al medico africano dottor Bluhm si occupava di volontariato sanitario contro la violenza delle multinazionali in Africa e di un dossier improvvisamente scomparso. Decide perciò di continuare coraggiosamente l'impegno della moglie e scopre che i due si stavano occupando degli intrighi e della corruzione di una multinazionale farmaceutica che, per accrescere i propri profitti, utilizzava cavie umane per sperimentare un nuovo farmaco. Le congiure ed i complotti risultano, purtroppo, molto attendibili e avvinghiati agli interessi di gente senza scrupoli che si serve di paesi sottosviluppati per esercitare abusi di ogni genere. Una lettura molto impegnativa che dà, al lettore, un’immagine molto realistica e che offre molti spunti di riflessione. di Ray Bradbury Guy Montag, il protagonista di questa storia, è un pompiere al contrario che brucia i libri ovunque si trovino, un incendiario. In una società totalitaria e dominata dal controllo dei media è stata abolita anche la scrittura, le case sono ignifughe, le persone sono ipnotizzate dal televisore, una società in cui i libri sono illegali e coloro che li possiedono sono considerati sovversivi ed il reato è punito con l'incendio della propria casa e con l'arresto. A tal fine è stato creato un corpo apposito di pompieri con il compito specifico di accendere incendi e bruciare libri, carta stampata e ogni forma di sapere. Questo libro è stato scritto nel 1951 ma il controllo del pensiero delle persone, delle loro abitudini, del loro “modus vivendi”, del loro lavoro, della giustizia, del potere d’informazione è un pericolo molto presente in questo periodo nei nostri media tanto da rendere molto vera ed attuale la profezia di Ray Bradbury. La Grande Famiglia della Televisione ha omologato noi tutti. I nuovi guru televisivi e dei media, in generale, che sono in mano a pochi eletti cercano di influenzare il più possibile il nostro pensiero, senza spunti di riflessione, ma con le loro verità insindacabili che ci costringono a schierarci da una parte o dall'altra e meno male che alla fine lo stesso Autore ci lascia un finale di speranza e di voglia di riprenderci la nostra vita. Ne consiglio la lettura, in special modo, a tutti i frequentatori di reality televisivi. di Carlos Luis Zafón Il protagonista di questo romanzo è un ragazzino, David Martin, costretto a vivere nell’assenza di una madre che ha abbandonato la famiglia, con un padre che, di ritorno dalla guerra nelle Filippine, sembra avere amicizie poco raccomandabili, e in seguito muore ucciso davanti ai suoi occhi. David preso sotto l’ala protettrice di Don Pedro Vidal, un uomo ricco e potente, comincia a lavorare al quotidiano “La Voz de la Industria”, dove il padre era custode, facendo il fattorino ma a distanza di qualche anno gli è concessa l’opportunità di realizzare il suo più grande sogno, diventare uno scrittore. Per una serie di coincidenze è chiamato dal direttore per pubblicare un racconto da scrivere nel giro di sei ore. David passa tutta la notte a battere a macchina una storia cupa, fatta di personaggi ambigui e terrificanti, che è pubblicata la mattina stessa. Il racconto piace e diventa il primo di una serie che andrà sotto il titolo di “Misteri di Barcellona”. Il successo, però, oltre alla scontata invidia dei colleghi, gli attira l’interesse di uno strano editore parigino, Andreas Corelli, un personaggio inquietante e misterioso destinato a sconvolgere completamente la tranquilla esistenza di David. Sotto il cielo tempestoso di un’insolita Barcellona, negli anni che precedono la guerra civile, si districa questa interessante vicenda che unisce mistero, amore, amicizia, ma soprattutto una storia che parla della passione per la letteratura, di scrittori e lettori, di editori e opere maledette. La scrittura è scorrevole, le ambientazioni ben descritte e reali, con numerosi e rocamboleschi colpi di scena, che riescono a tenere il lettore vivo e con il fiato sospeso ma con un finale che non riesce ad incasellare tutte i pezzi del puzzle che lo scrittore aveva ben predisposto. Più scuro di mezzanotte - Una storia di mafia di Salvo Sottile Non amo molto i romanzi di mafia e nemmeno mi piacciono le fiction televisive sulla mafia perché spesso ci fanno apparire il problema come leggenda o mito della cultura siciliana. In questo libro, invece, i mafiosi sono descritti nella loro dimensione di uomini, con le loro debolezze, le loro fragilità e le loro ansie. E’ stata una piacevole sorpresa qui la mafia è solo un contorno perché questa storia ha come protagoniste due donne di cui una è l’ossessione dell’altra. Una è la moglie di un mafioso scomparsa nel nulla, l’altra è una donna magistrato cui capiterà di trovarsi il caso tra le mani. Una è Rosa Martinez, con il suo calvario di sposa di un mafioso, che ci fa rivivere con lei tutte le sue frustrazioni, i suoi dolori, le sue lacrime, le privazioni della vita che ha scelto senza rendersi conto. L’altra donna è Elvira Salemi, un magistrato che è sulle sue tracce, che da donna comprende le spinte e gli stimoli di Rosa, ne avverte l'esistenza, nonostante tutti la credano morta, con quel sesto senso femminile che la conduce alla soluzione del caso. Come sfondo riconosciamo la mafia in tutte le sue sfaccettature e la sua crudezza. Il romanzo, che sa catturare l'attenzione del lettore, mi ha favorevolmente sorpreso perché trasmette un messaggio di speranza e rinnovamento che tutti i Siciliani onesti si augurano. di Jean-Claude Carrière Questo libro è una chiacchierata immaginaria tra una ragazza ventenne ed un professore eccezionale, Albert Einstein. Una conversazione affrontata con semplicità dal “Genio” con questa giovane che, non si sa come e perché, riesce a trovare l’uomo che ha cambiato la visione del mondo. Un incontro ricco di sorprese con qualche spunto interessante non solo per le idee, affrontate in tono soft, ma anche per gli aspetti della vita quotidiana del grande scienziato che ne giustificano la lettura.
La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo di Laurence Sterne Questo libro, scritto e pubblicato a puntate tra il 1759 e il 1767 da Laurence Sterne, è una digressione continua sul genere umano e la sua lucida follia. Non si capisce di cosa parla, se c’è una trama, se ha una sequenza lineare cronologica ma solo argomenti di discussione che attraverso digressioni e sbalzi temporali diventano narrazione. In esso c’è un po’ di tutto: lo scherzo, la riflessione, il capriccio, l’aneddoto, la pagina bianca, l’uso di freccette, di manine, asterischi, l’incidente, la memoria. Tuttavia l’unità narrativa si compie attraverso l’atteggiamento umoristico di Laurence Sterne che non è solo Tristram Shandy, il personaggio che esiste solo all’interno del romanzo, ma è anche l’autore e il narratore e la sua vita è dentro quel libro. Una lettura surreale in cui Sterne si attesta un grandissimo umorista. Una volta finito il libro ci si accorge che l’autore ci ha preso in giro senza mai arrivare ad un risultato anzi finisce con la storia di un toro che doveva essere un gran montatore e non riesce ad inseminare una vacca. Delirante! Ma, nel suo genere, un capolavoro tanto da essersi meritato una traduzione di Ugo Foscolo e, in questa di Antonio Meo, la prefazione di Carlo Levi. di Anne Holt E’ il primo libro che leggo di questa scrittrice norvegese e devo subito dire che l’analisi che fa sulla mancanza di valori della società del suo paese, o forse dobbiamo dire sull’intera società occidentale, dove prevalgono la noia e la voglia di esibirsi l’ho trovata molto lucida ed interessante anche se a primo impatto la lettura mi era sembrata vaga e ripetitiva tanto da non riuscire a concentrarmi sulla storia. La vicenda ha per protagonista l’investigatore Yngvar Stubø, un detective geniale ed impulsivo coadiuvato dalla moglie Johanne Vik una delle migliori profiler del mondo capace di correlare assassinii avvenuti in luoghi e tempi lontanissimi. Entrambi hanno alle spalle una storia triste e difficile: Johanne ha una figlia con dei problemi mentali che nessuno è riuscito a identificare, Yngvar ha recentemente perso in un incidente sua moglie e sua figlia. Johanne ha appena partorito una bambina e proprio quel giorno la polizia di Oslo trova il corpo di una donna brutalmente assassinata. Un serial killer scombussolerà la loro quotidianità ed il lettore si troverà coinvolto in crimini efferati commessi per gelosia, invidia, avidità, noia, affermazione del proprio potere, sesso e altro ancora. La Holt è così brava che ci porta a seguire con interesse le indagini condotte da Yngvar Stubø ma anche ad un finale che, è poco, osar definire deludente. di Giampaolo Pansa La lettura di questo libro, scritto a metà tra storia e autobiografia, mi ha subito incuriosito perché Pansa mi è sempre stato simpatico e i suoi Bestiari li ho trovati sempre piacevoli e divertenti. Scorrere le sue pagine e vedere il bambino Giampaolo guidato e seguito dalle affascinanti figure femminili che frequentavano casa sua con quella bella immagine della nonna Caterina e della mamma Giovanna l’ho trovato molto piacevole. Ho seguito con molto interesse il ragazzino che ci conduce nelle scelleratezze della guerra, specialmente quella civile, che non capisce, ma blocca nella propria memoria ogni immagine. Poi, a poco a poco, negli anni i suoi ricordi acquistano un senso ed io mi appassiono sempre di più. I partigiani fucilati, i fascisti ammazzati, le ragazze nude ai festini dei tedeschi e poi a quelli degli americani, la razzia degli ebrei di Casale, nell’indifferenza sia dei fascisti sia degli antifascisti, l’uccisione di un comunista dissidente nel dopoguerra e la storia proibita delle ritorsioni dopo il 25 aprile. Il giovane Pansa che ordina i ricordi e raccoglie materiale e testimonianze per la stesura della tesi di laurea mi affascina, così come il suo rapporto con colleghi e direttori delle redazioni dei giornali che l’hanno visto protagonista. C’è, in questo libro, una galleria di protagonisti della politica e del giornalismo dell’ultimo mezzo secolo, ritratti dall’Autore, di volta in volta con ammirazione e spietatezza. Si passa da Giulio De Benedetti a Italo Pietra, da Berlinguer ad Almirante, da Eugenio Scalfari a Claudio Rinaldi a Carlo Caracciolo, Ezio Mauro, Carlo De Benedetti e molti altri ancora. Un libro pieno di nomi famosi e non, d’intrighi e retroscena. Il protagonista però è sempre lui “il rompiscatole, il bastian contrario, lo spacca vetri“, come si autodefinisce lui stesso, il Pansa che rivendica la sua estraneità alla casta politica di ogni schieramento e la sua libertà d’opinione. Il libro è scorrevole ma alla fine mi diventa pesante per questo continuo discorso sul revisionismo, così come il fatto che continui a definirsi antifascista e parlar con astio dei partigiani. A questo punto voglio fare alcune mie considerazioni: primo non ha considerato che la maggior parte dei partigiani erano ragazzi ventenni che potevano anche sbagliare proprio per la loro giovane età; secondo non ha tenuto presente che la “guerra è guerra” e che le guerre civili, da che mondo e mondo, non finiscono mai con una data ben precisa ed è normale che le vendette proseguano oltre, lui stesso alla fine ci parla dei tedeschi in ritirata che dopo il 25 aprile hanno continuato a commettere stragi per rappresaglia e la colpa, per lui, è stata solo dei partigiani; infine, secondo me, ha travisato qualche fatto di delinquenza comune o di mafia. Ho molto rispetto per il suo revisionismo ma lasci che anche il lettore abbia le sue idee. Lo Consiglio. di Fabio Volo Mi sono trovato tra le mani questo libro, regalato a mia figlia che ha letto tutti i libri di Fabio Volo, ho letto l’introduzione e mi sono incuriosito a leggerlo. Il libro narra una storia semplice in forma bipolare, dove i capitoli si alternano tra presente e passato del protagonista. Lorenzo trentasettenne e copywriter di successo e Lorenzo bambino e poi adolescente. Nel presente poi i capitoli oscillano da un contesto con la sua ex a quello con suo padre. Questi due rapporti, con la sua ex e con il padre, sono i due binari su cui scorre il romanzo. Lorenzo deve recuperare entrambi. Nella rappresentazione della sua infanzia e del suo rapporto con il lavoro crea un'empatia con il lettore, che lo seguirà fino alla fine. Nella rappresentazione del recupero della sua ex, invece, scade in qualche inutile volgarità. Inoltre ho trovato esagerata e inutile la scelta di inserire così frequentemente citazioni dotte, aforismi e slogan che avrebbero dovuto dare un peso al racconto ma che invece sembrano messe lì casualmente e che l’Autore poteva benissimo evitare, il lettore è affascinato dalla storia o dal pensiero dello Scrittore e spesso non gliene frega nulla della sua cultura. E’ interessante, invece, la scelta del co-protagonista di questo romanzo, il tempo, quel tempo che toglie, che dà, che sfugge, che non basta, che sembra vuoto, che è ingestibile, che vorremmo e che rivorremmo ogni giorno di più. Il romanzo regge abbastanza bene, non è scontato, ed in alcuni punti commuove pure. La lettura, poi, è scorrevole e veloce. di Hermann Hesse In questa particolare e breve biografia di Francesco d’Assisi, Hesse, rivolge il suo sguardo sull’essenza della vita del Santo la rappresentazione della sua fede e della sua dottrina. La figura di Francesco è vista come modello "Francesco non si spense con la morte, egli aveva sparso a piene mani un buon seme sulla terra, e quel seme germogliò e crebbe e fiorì. Qui l'anima di un pittore, là di un poeta o di uno scultore" ed è con questa scrittura semplice e coinvolgente che ti fa cogliere l'essenza della vita del Santo. Ne consiglio la lettura, non solo per conoscere Francesco, ma anche per toccare con le vostre mani l’opinione dell’Autore.
L'America e l'era del Genocidio di Samantha Power Un saggio ponderoso questo bel libro che Samantha Power, dopo l’esperienza di inviata di guerra in Bosnia, ha deciso di scrivere per denunciare e informare sui genocidi del nostro tempo. Il personaggio chiave del corposo saggio è Raphael Lemkin il giurista polacco, padre della Convenzione dell'Onu sul Genocidio, parola da lui inventata nel suo importante lavoro Axis rule in occupied Europe pubblicato negli Stati Uniti nel 1944. Con lo scoppio della guerra, dove ha perso tutta la sua famiglia, si trovò presto nella situazione di sfuggire ai tedeschi e dopo varie peripezie, in giro per l’Europa, giunse negli Stati Uniti. Qui svolse attività accademica, ricoprì alcuni incarichi in uffici governativi, ma soprattutto si trovò a lavorare per proprio conto alla questione di far riconoscere a livello internazionale il crimine di genocidio, spendendo tutto se stesso. La Power, studiosa caparbia e tenace che dello studio e della difesa dei diritti umani e dei terribili genocidi che hanno segnato il Novecento ne ha fatto quasi una ragione di vita, rileva responsabilità o inadempienze degli Stati Uniti all’interno degli orrori che hanno costellato il ventesimo secolo. Passa in esame la diaspora del popolo armeno in Turchia, transitando per l’Olocausto, gli stermini compiuti in Cambogia dai Khmer rossi, lo sterminio dei curdi a causa di Saddam, gli eccidi in Ruanda, la pulizia etnica attuata dai serbi in Bosnia per arrivare, infine, al genocidio di Milosevic contro gli albanesi del Kosovo. E’ un lungo saggio basato su migliaia di documenti e su centinaia di interviste a politici e funzionari. Un libro molto interessante che ci aiuta a conoscere la storia dell'umanità in tutta la sua crudeltà e di cui bisogna parlarne per costruire una seria vigilanza contro i genocidi, soprattutto quelli lontani e silenziosi. di Andrea Vitali Non è un inedito, questo libro di Andrea Vitali, ma è il quinto racconto pubblicato nella collana “Corti di Carta” del Corriere della Sera circa un anno e mezzo fa ed ora uscito in ristampa con una nuova veste grafica e come gli altri corti si legge in un’oretta. Vi posso dire che, ancora una volta, lo scrittore mi ha catturato come tutte le altre. Stavolta il protagonista di questa storia è un ladruncolo soprannominato “il Pianista” per via delle sue mani lunghe e con dita affusolate. Arrivato in treno, da Sondrio a Bellano, si aggira per le sue contrade nell’attesa della folla che assisterà alla processione dei Re Magi. S’imbatte davanti ad un portone dov’è stato affisso un cartello con la scritta “Pianoforte vendesi” e incuriosito dall’annuncio, ma anche per sfuggire alla pioggia e al freddo, appurato che l’appartamento è disabitato, decide di entrare. In quella casa incontra una “strana” signora che avendo fatto della musica il suo unico amore offrirà, anche al Pianista, l’occasione per la sua redenzione in questo paese pieno d'ipocrisia, di miserie umane, di piccole astuzie per sopravvivere e di una passione tanto forte, intensa e travolgente da superare i limiti del tempo e dello spazio. Divertente. di Stefano Benni Chi non ha mai avuto il “suo” bar sport dove ha trascorso i momenti più spensierati della sua vita? E se ci si ripensa, sicuramente, non è impossibile percepire un velo di dolce malinconia. Stefano Benni in questo libro ritorna al Bar Sport di Montelfo, il piccolo e immaginario paese di campagna, minacciato dalla speculazione edilizia, dai grossi centri commerciali. I personaggi fantastici, creati dall’Autore, trincerati nel bar osservano esterrefatti le enormi ruspe che stanno abbattendo il vicino bosco e studiano il modo per evitare questo massacro ed il successivo smantellamento del proprio bar. La mega speculazione è favorita da un sindaco che rappresenta la personificazione dell'inettitudine di tanti amministratori locali che hanno permesso lo scempio di luoghi incantevoli del nostro Bel Paese nel nome di un progresso e di un benessere economico e sociale rimasto, troppo spesso, solo un miraggio (Zingonia docet). C’è, nel libro, un nitido quadro sul mondo di oggi, dove imprenditori tornacontisti e speculatori vogliono sradicare ciò che di bello ha un luogo con una gran quantità di piccole storie alle spalle. E’ una bella favola, si ride, si legge benissimo ma si riflette ed è molto attuale. Consigliato a chi ha voglia di trascorrere qualche ora di malinconia ma con il sorriso tra le labbra. di Elisabeth Strout Questo libro, strutturato in una serie di piccoli racconti, descrive la solitudine e l’infelicità che accompagna il passare degli anni, la morte del compagno di vita e soprattutto la difficoltà dei rapporti tra genitori e figli. Olive Kitteridge, il personaggio che fa da collante, appare in tutte le storie a volte come protagonista, a volte come comprimaria ed in altre appena citata anche solo come comparsa. Ella, insinuandosi nell’anima dei suoi concittadini, riesce a posare il suo sguardo su tutti gli eventi e riesce a coglierne i retroscena. I racconti sono ambientati nella cittadina di Crosby, nello stato del Maine, sulle sponde dell’Atlantico, dove si conoscono in pratica tutti e Olive, moglie del flemmatico Henry, madre dell’unico figlio Christopher, ex insegnante di quasi tutti i ragazzi del paese, è lo specchio in cui le diverse vicende raccontate si intrecciano e si scontrano. Attraverso gli occhi di Olive, la sua severità di bianca protestante, la sua durezza di carattere che incuteva paura ai suoi giovani alunni, veniamo a disegnare con lei un affresco dell’America minore. Ecco allora la ragazza che è abbandonata alla vigilia delle nozze, con la madre che tenta di uccidere il quasi marito; la cantante ormai anziana che dietro i capelli rossi e l’abilità al pianoforte nasconde un’infanzia infelice con una madre che si vendeva agli uomini; la giovane vedova Denise, legata al marito di Olive, da una passione platonica che non sarà mai davvero vissuta. Elizabeth Strout è stata capace di affrontare con coraggio e grande onestà intellettuale un mondo di sentimenti e di incomprensioni ottenendo buoni risultati ma che, alla fine della lettura, mi ha lasciato un forte senso di malinconia. di Maria Grazia Vitale In questo libro l’Autrice attraverso una fitta corrispondenza letteraria tra il nonno, emigrato in Argentina, e la sua consorte ci offre uno spaccato di vita vera tra passato e presente. E’ la storia del nonno materno emigrato più volte in Argentina e da cui, dopo l’ultima partenza nel 1929, non farà più ritorno nella natia Mazara del Vallo. Antonino Sicurella, questo il nome del protagonista, è un uomo di sani principi ed è emigrato in Argentina per guadagnare un po’ di soldi per il benestare della famiglia. Fanno da sfondo alla vicenda alcuni aspetti tipici del vivere sociale e della tradizione mazarese del primo novecento. La storia è avvincente e protesa al riscatto della figura di questo nonno emigrato “per far ereditare ai propri figli qualcosa di solido che possa permettere loro una vita migliore in modo da essere ricordato con piacere anche dai nipoti”. Il racconto è ben articolato e la lettura è stata piacevole ed interessante. Il merito è sicuramente della scrittrice che è riuscita nell’intento di ricordare la figura del nonno e renderne partecipi anche noi. di Massimo Carlotto Considerato, a buona ragione uno dei maestri del noir italiano, Massimo Carlotto con la sua scrittura naturale e senza tanti fronzoli ci descrive in questo libro i nuovi modelli d’infiltrazione mafiosa del Nordest in una regione dove si è impedita la crisi economica del Paese anche con i traffici illegali di serbi e kosovari controllati e appoggiati dalla mafia locale. La vicenda ha inizio con un fatto realmente accaduto, il furto di quarantaquattro chili di droga dall’Istituto di medicina legale dell’Università di Padova, dove i ladri avevano avuto facilità di entrata ed avevano le chiavi della cassaforte. Due anni dopo, grazie ad una interrogazione parlamentare, si scopre che i chili di droga sparita non erano quarantaquattro ma ben sessantasei. Partendo da questo fatto di cronaca l’Autore intreccia la vicenda con la sparizione della donna dell'amico, bandito, Beniamino Rossini rapita per ritorsione, dopo che insieme ai suoi amici, l’Alligatore e Max la memoria, avevano messo al servizio dei criminali serbi le proprie capacità investigative per la risoluzione del caso. L’intricata matassa della storia è tutta giocata, nell’arco di cinque anni, sui soliti intrecci di interessi in conflitto tra bande rivali, aggravati dall'odio etnico tra mafia serba e mafia kosovara, in un nord-est italiano in cui si muovono ricchi drogati, prostitute di lusso, poliziotti corrotti, per non parlare del commercio dei farmaci contraffatti, che “vanno alla grande tra i clandestini che non si fidano più a presentarsi negli ambulatori e negli ospedali”, e tutto un sottobosco di delinquenza. Il libro si chiude con una sorta di non-finale che ci lascia sospesi ad uno sviluppo della trama che l’autore ha preferito non raccontarci, forse conservandolo per un ipotetico seguito anche se si ha la percezione della voglia dei tre protagonisti di mettere fine alla loro vita da balordi. Si legge con piacere. di Niccolò Ammaniti Quando, in biblioteca, ho visto questo libro, l’ho preso al volo primo perché non avevo mai letto nulla di Ammaniti e poi perché più volte leggendo recensioni o sentito dire è considerato uno dei migliori autori italiani. Perciò mi sono immerso nella lettura con grande slancio e con la voglia di conoscerlo. La storia narrata è ambientata a Villa Ada, un fatiscente parco romano, che un immobiliarista “parvenu” Sasà Chiatti, ha comprato trasformandola in un grande parco zoologico con piante ed animali tropicali e dove organizza una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica. Lì convergono oltre ai soliti “prezzemolini” (chirurghi estetici, gente dello spettacolo, veline, attricette, calciatori e politici di basso rango) anche il noto scrittore Fabrizio Ciba e casualmente anche le Belve di Abaddon, una scassata e frustrata setta satanica di Oriolo Romano. Un romanzo ricco di nero umorismo che mette in ridicolo la vuota realtà contemporanea caratterizzata dalla mediocrità, dall’eccesso e dalla volgarità. La vicenda si lascia leggere bene perché la scrittura è bella, lui è bravo, ma forse in quest’occasione non sono riuscito a cogliere completamente la genialità dell'Autore. Cercherò di rifarmi con qualche altro libro di Ammaniti sperando di trovare qualcosa di meglio. di Andrea Camilleri Questo librettino tascabile raccoglie sette belle storielle, simpatiche ed ironiche, sette stralci di vita siciliana raccontati in prima persona e con una perla “Il cappello e la coppola”. I racconti erano già comparsi sull'Almanacco dell'Altana negli anni dal 1995 al 2000. Il libro piace, sicuramente, più a chi la Sicilia la ricorda con affetto e nostalgia, che a quelli che la vivono oggi. Si legge in un “vidiri e svidiri” ed è consigliato a chi piace leggere racconti brevi ed emozionanti e, naturalmente, Camilleri.
di Andrea Camilleri Con questo racconto, pubblicato in Spagna nel 2008 ed intitolato, in spagnolo, La muerte de Amalia Sacerdote, Andrea Camilleri ha vinto il Secondo Premio Internacional de Novela Negra. In Italia arriva un anno dopo, la vicenda si svolge nella redazione RAI di Palermo, il cui direttore rifiuta di aprire il notiziario regionale con la notizia della morte di una ragazza e del cui omicidio è incolpato il fidanzato, Manlio Caputo, figlio di un deputato siciliano. Anche la ragazza, Amalia Sacerdote, è figlia di un politico, ma del partito rivale. Il lettore, man mano che andrà avanti con la lettura, scoprirà l’intreccio tra informazione, potere politico, potere economico e potere mafioso. La storia è coinvolgente, i personaggi sono ben diversificati, gli scambi di idee all’interno della sede Rai sono molto reali ed il finale è aperto a diverse interpretazioni. E’ un libro di estrema attualità e Camilleri vuole far riflettere il lettore sul potere che ha la televisione nel creare opinione dando importanza o meno ad un evento in una società in cui domina la decadenza dei costumi, sia nel pubblico sia nel privato, e dove prevale l’arroganza del denaro e del potere politico. Sono gli stessi scenari che quotidianamente giornali e televisioni ci mostrano. Da strozzare, Meditate lettori. PETRALÌAdi Ignazio Bascone In questo libro l’Autore, con un linguaggio semplice e scorrevole alternando all’occorrenza l’uso del dialetto mazarese e piemontese, narra la storia di Vincenzo Modica un giovane di Mazara del Vallo che allo scoppiare della seconda guerra mondiale e poco più che ventenne partì volontario per servire la Patria e il Duce. Deluso e scoraggiato dalle vicende della guerra fascista e l'incontro con Pompeo Colajanni crearono in lui un risultato impensato. L'otto settembre Vincenzo si schierò con la resistenza e, grazie al suo coraggio dimostrato in tantissime azioni e rischiando la vita, divenne il comandante “Petralìa” ammirato e celebrato in tutto il Piemonte. Alla fine del 1944 nello svolgere una missione in Val Luserna fu gravemente ferito ma il 6 maggio del 1945, non del tutto guarito, fu l'alfiere della grande manifestazione partigiana che si svolse a Torino. In vita è stato nominato cittadino onorario in diversi comuni del Piemonte e su invito ha partecipato a tante ricorrenze e celebrazioni, mentre a Mazara è stato quasi uno sconosciuto. Spero sinceramente che Mazara dia un giusto risalto alla figura di Vincenzo Modica inserendolo fra i suoi cittadini più illustri, anche se la vicenda di Pietro Consagra è illuminante sulle gratitudini ai propri cittadini di grande reputazione. Nemo propheta in patria est. ALBUM DI FAMIGLIAdi Nando dalla Chiesa Venerdì 20/11/09 ho partecipato, presso la libreria Spazio Terzo Mondo di Seriate, alla presentazione di questo bel libro in cui Nando dalla Chiesa ricostruisce un secolo di affetti. Le parole dell’Autore, segnato dalla violenza e dalle delusioni, sono state illuminanti per capire fino in fondo la scelta della pubblicazione di questo libro in cui racconta la storia della sua famiglia con episodi di vita quotidiana, abitudini, valori e ideali scavando nella memoria attraverso il confronto con quattro generazioni. Non c’è solo il ricordo del Generale Carlo Alberto ma ci sono i ricordi dei nonni, della madre Dora colta e sensibile, delle sorelle Rita e Simona sempre pronte a difenderlo da qualsiasi attacco, della moglie Emilia l’amore della sua vita e i figli Carlo Alberto “il Grande” e Dora. Trentacinque fotografie con sentimenti ed emozioni. Un Album che con bella scrittura illustra la storia di questa famiglia che, suo malgrado, è stata protagonista degli sconvolgimenti politici e sociali che hanno colpito il nostro paese. E’ stata una bella serata e una piacevole lettura. Patrimonio, Una storia veradi Philip Roth Questo libro è la cronaca in diretta della malattia del padre di Roth, l’ottantaseienne Herman Roth, che nel 1988 scopre di avere un grosso tumore al cervello che gli ha già provocato una paralisi ad una parte del viso e gli concederà soltanto pochi mesi di vita. Philip lo assiste con amore e lo accompagna in tutti gli sviluppi di questa tragica esperienza condividendo con lui ansie e timori. Presentandoci il padre in tutti gli aspetti della propria vita e la relazione emotiva che li univa. Meditando ancora una volta sulla morte, il timore che suscita in tutti noi e l'assoluta vulnerabilità cui ci condanna l'amore. Nel libro senti l’intimità del dolore, della malattia, della morte, una cronaca in diretta di fatti veri che commuove. Forse queste pagine Roth le aveva scritte per se stesso, dover essere il padre del proprio padre anzi la madre è qualcosa di molto intimo e triste tanto da farmi ricordare lo stesso percorso vissuto vicino a mio padre con le stesse paure e gli stessi pensieri. Si respira, in questo libro, non un’atmosfera triste, qui si tocca la bravura dello scrittore, ma di rammarico e nostalgia e alcune pagine sono ironiche ed a volte anche spiritose. Da non perdere. Balzac e la Piccola Sarta cinesedi Dai SijieIn questo romanzo si narra la vicenda di due ragazzi cinesi, figli di borghesi, inviati dal regime comunista di Mao in un campo di rieducazione di un paesino in alta montagna. I due amici, che vengono ben presto assegnati a tutti i lavori più pesanti e disgustosi di una civiltà, ancora completamente contadina, sanno di non avere più di un tre per cento di possibilità per tornare a casa loro. Un giorno, in visita presso un altro ragazzo, assegnato alla rieducazione presso un villaggio vicino, scoprono che questi ha una valigia di libri occidentali, fra cui spicca Balzac. Dopo aver ottenuto uno di questi libri in prestito, i due ragazzi sono travolti dalla necessità di impossessarsi questi libri che parlano loro di tutto ciò che non hanno ancora potuto sperimentare nella vita, libri tanto importanti quanto pericolosi, perché proibiti. Riescono a sottrarre i libri, che uno dei due ragazzi leggerà alla figlia del sarto del paese vicino, una ragazza bellissima della quale si è innamorato. Il finale lascia un po’ di amaro in bocca ma la lettura è piacevole. Lasciami l'ultimo valzerdi Zelda FitzgeraldQuesto romanzo il cui titolo originale “Save me the Waltz” è l’unico, in gran parte autobiografico, di Zelda Sayre Fitzgerald, danzatrice, pittrice, autrice, personalità mitica e tragica, moglie di Francis Scott Fitzgerald. Fu scritto in appena un mese e fu fonte di forti tensioni con il marito Scott. Zelda è stata la musa dell’età del jazz, donna anticonformista, moderna, intelligente, dotata di humor e di uno spirito sensibile, con la sua prosa schiude le porte di quel periodo offrendocene un fantastico ritratto, infatti, nel romanzo troviamo tanti episodi della sua vita coniugale alternati a bellissime descrizioni di ambienti e atmosfere. La storia è ambientata tra l’Alabama, New York, la Francia e l’Italia, è narra la vita di Alabama Beggs, bella e anticonvenzionale ragazza del Sud che sposa un artista, viaggia con lui in Europa e conduce una vita relativamente infelice, cercando di mettere alla prova i suoi tormentati talenti artistici. La ricerca di qualcosa per sé, che Alabama trova nella danza, attraversa tutto il libro. A dispetto della vita avvincente che conduce, infatti, ha una vita segnata dall’insoddisfazione. Così come l’Autrice. INDIGNAZIONEdi Philip RothIn questo romanzo Philip Roth ci racconta una storia d’inesperienza e disperazione all’epoca della guerra di Corea. La storia è ambientata in un College americano dove, negli anni cinquanta, usi e consuetudini offrono elementi di conflitti e repressione sessuale. Il diciottenne Mark Messner, figlio di un macellaio ebreo di Newark, per allontanarsi da suo padre, diventato ossessivo nei suoi confronti, sceglie per il secondo anno un’università, molto lontana da casa, che si scoprirà molto conservatrice e bigotta. Entra in contrasto con i suoi compagni, con il decano del college, si isola pur di mantenere saldo il suo proposito verso i suoi impegni di studio. L’incontro con Olivia Hutton, bella, libera e sessualmente spregiudicata lo trasporta verso una vicenda più grande di lui, ne distrugge la carriera universitaria e lo fa inviare al fronte. L’Autore, con la sua scrittura lineare ed ironica, ci fa rivivere tutta l’indignazione del ragazzo nei confronti della bigotteria del college e del suo corpo dirigente ma anche per il continuo affronto alla propria libertà di pensiero. Roth non si smentisce e va letto. Qualunque cosa succedaGiorgio Ambrosoli oggi nelle parole del figliodi Umberto AmbrosoliQuando si leggono libri come questo ci si riconcilia con la vita oltre che con la lettura ed anche se le idee del protagonista sono molto distanti dalle tue, ti rendi conto del perché il nostro paese giri al contrario. A trent’anni dall’omicidio, Umberto Ambrosoli celebra la figura di suo padre Giorgio il liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona. Cercando tra i suoi ricordi di bambino, nei documenti ufficiali, nelle memorie degli amici e dei colleghi del padre, rievoca quegli ultimi cinque anni trascorsi dall’Avvocato Ambrosoli come commissario fallimentare di uno dei più torbidi intrighi finanziari della storia repubblicana. Quel padre, guidato dalla propria saldezza morale, diventa l’Eroe Borghese come lo definì Corrado Stajano. In quell’Italia degli anni settanta in cui il capo della finanza laica non sa e non vede, il banchiere di Dio è il salvatore della lira, i mafiosi reggono le redini del Paese, il partito che ha svuotato le casse dello stato è in continui rapporti di scambio con la mafia ed il burattinaio di Arezzo, con il materasso pieno della lista dei 500 piduisti, ha costituito un potere parallelo allo Stato. Come poteva finire Giorgio Ambrosoli? Solo fino all’ultimo, così come tanti altri servitori dello Stato che post mortem sono elevati ad Eroi. Questi trent’anni, ho l’impressione, che siano passati senza cambiamenti specialmente quando vedi i mafiosi diventati senatori a vita ed i piduisti al governo che danno lezioni di moralità a noi tramite le televisioni che entrano in tutte le nostre case. A che cosa è servito l'esempio civile ed il sacrificio di persone come Giorgio Ambrosoli? Il libro è da leggere e mi piacerebbe se qualche insegnante lo spiegasse ai propri alunni, che a diciotto anni votano, al posto di qualche testo arcaico affinché conoscano meglio la storia recente del nostro paese. G8CRONACA DI UNA BATTAGLIAdi Carlo LucarelliLo scrittore giornalista ricostruisce, in questo libro, i giorni del G8 di Genova 2001 dando parola a protagonisti e testimoni ed integrandolo con l’analisi delle prime sentenze contro i manifestanti, in particolare sugli episodi di tortura nella Caserma di Bolzaneto e sul blitz della Polizia alla scuola Diaz dove alloggiavano e dormivano i partecipanti al Social Forum. Dalla lettura vengono fuori l'incapacità e la mancanza di volontà delle forze dell'ordine di prevenire e fermare le devastazioni a macchia di leopardo dei Black Bloc, l'omicidio di Carlo Giuliani, la violenza ingiustificata e smisurata operata dalla polizia nella caserma di Bolzaneto a danno di manifestanti pacifisti e infine l'irruzione dei militari nella scuola Diaz per frenare in modo indiscriminato e brutale gli oppositori. L’Autore rende evidente che i processi non hanno accertato del tutto verità e giustizia, i colpevoli individuati sono solo alcuni degli esecutori e i vertici che hanno deciso sono tuttora impuniti. Mi piace citare la parte iniziale del libro “Una volta, quando non c’erano le videocamere portatili, i telefonini in grado di riprendere e scattare foto, le macchinette fotografiche digitali, i siti Internet in cui diffondere tutto, una volta, insomma era più difficile documentare un evento. Anzi era più facile nasconderlo. Manipolarlo. Depistare. Lo abbiamo già visto tante volte.” Meditate Gente. ROCKEFELLER D'ITALIAGerolamo Gaslini imprenditore e filantropodi Paride RugafioriIn questo saggio l’autore ricostruisce la storia e la vita di Gerolamo Gaslini il re degli oli vegetali durante il ventennio e grande capitalista nell’Italia della ricostruzione e del boom fino alla morte avvenuta il 9 aprile 1964. Il professor Rugafiori su incarico della Fondazione Gaslini di Genova nell’estate 2006, dopo un lungo lavoro, aveva consegnato il testo. Il ritardo nella pubblicazione del libro, pronto da tre anni, è dipeso dalla Fondazione che aveva deciso di non pubblicarlo. L’autore ha disposto di darlo alle stampe lo stesso così come spiega nell’avvertenza iniziale del libro. Rugafiori, da vero storico, ci rivela Gaslini nella sua complessità che va dal capitano d’industria che tende al monopolio al banchiere della Belinzaghi che traffica con la Comit, dallo speculatore sui cambi e le materie prime all’uomo attento alle ragioni del governo e della Chiesa. Gaslini fondatore dell’ospedale pediatrico genovese, intitolato alla figlia Giannina morta undicenne nel 1917, segnato per sempre da quella tragedia, l’ha fatto costruire a sue spese ed è riuscito a inaugurarlo nel 1938. La generosità del fondatore è autentica tanto che tra il 1948 ed il 1950, dona alla Fondazione che possiede l’ospedale, l’azienda e tutto il suo patrimonio così da assicurare la copertura del deficit con i profitti industriali e finanziari. Una scelta più radicale di quella di Rockefeller, che realizzò la sua fondazione benefica, ma non le destinò tutto il patrimonio. Un saggio completo sull’uomo e sul filantropo che ho trovato molto interessante. 24 NEROdi Diego CugiaE’ un romanzo che all’inizio ti disorienta sia per il linguaggio, sia per l’uso dei verbi sia per l’idea generale del romanzo stesso. Poi pian piano s’incomincia ad entrare nei segreti più profondi dei protagonisti ed allora incominci ad apprezzarne sia la lettura sia la scrittura. Luca Bompiani, il protagonista, è un insegnante di lettere fallito perseguitato dalla celebrità del padre scrittore, da poco scomparso, ed innamorato di Eva una ex alunna che lo disorienta con i suoi comportamenti fuori da ogni regola. Il suo male peggiore però è il gioco d’azzardo in tutte le sue forme. Le "slot machine" ed i "Casino" virtuali gli fanno dilapidare gran parte del patrimonio familiare ed il libro è invaso in ogni pagina dalla sua mania quel gioco d’azzardo che in tutto il mondo sta mietendo molte vittime. Alla fine della lettura l’ho ritrovato come uno dei più bei romanzi letti da me negli ultimi tempi ed anche la scrittura inizialmente discontinua e disallineata, alla fine è risultata scorrevole. Bello ve lo consiglio. Interessante e simpatico, infine, ho trovato l’espediente dello scrittore di farci visitare il suo sito con le canzoni, le sinfonie e le raffigurazioni incontrate durante la lettura. L'estate del cane nerodi Francesco CarofiglioIl protagonista, di questo romanzo, ricorda in un’alternanza di passato e presente, una delle tante estati trascorse nella masseria di famiglia in Puglia. Un’estate indimenticabile che segna lo spartiacque tra l’infanzia e l’età adulta trascorsa tra gite in bicicletta, giornate al mare, gialli per ragazzi e il rito della preparazione della conserva di pomodoro. Quella mitica estate i cui personaggi principali sono sempre nei suoi pensieri, ce la racconta in prima persona ed a distanza di anni Matteo, il protagonista. Una storia emozionante e coinvolgente, che ti avvolge dentro la spirale degli eventi pagina dopo pagina. Con una bella scrittura e un linguaggio raffinato nelle descrizioni, Francesco Carofiglio in questo libro, dà prova di poter eguagliare il più celebre fratello Gianrico. Consigliato. La tripla vita di Michele Sparacinodi Andrea Camilleri Quando il racconto uscì nella collana “Corti di Carta” del Corriere della Sera a 2,99€ andò a ruba e non potei acquistarlo perciò ora che me lo sono ritrovato fra le mani in una nuova veste grafica, l’ho preso al volo. Si legge in un’oretta e vi posso dire che anche con un corto di poco più di cinquanta pagine, Camilleri, ha saputo disegnare un’Italia quasi dimenticata con una scrittura tragica ed allo stesso tempo ironica che sa far ridere ma anche riflettere. Il racconto narra le tragicomiche vicende di un uomo il cui destino, segnato fin dalla nascita per una serie di insolite e sfortunate coincidenze, termina con un finale che riesce in parte a riscattarlo. Nell’arco della vita del protagonista, il lettore s’imbatte con le lotte operaie contro le prepotenze, con la tragedia della guerra di trincea e l'ignoranza che avvolge le ingiustizie. Ho trovato interessante anche il colloquio, a margine, tra Camilleri e Piccolo mentre mi è sembrato un po’ esagerato il prezzo imposto dalla casa editrice 12,50€ non giustificato né dalla nuova veste grafica né dalla bella copertina.
Né qui né altrove. Una notte a Baridi Gianrico Carofiglio In questo libro lo scrittore abbandona il suo personaggio più celebre, Guido Guerrieri, per imbattersi in un viaggio della memoria. Dopo oltre vent’anni tre amici si ritrovano inaspettatamente a trascorrere una notte insieme in una Bari avvolta dal buio. Momenti di disagio si alternano ad altri di tensione e rancore ma anche di affetto e nostalgia per gli anni passati. E’ la classica rimpatriata tra vecchi amici, compagni di liceo e università, persisi di vista dopo la laurea. Ripercorrono la città con il suo borgo murattiano, le strade, i vicoli e i quartieri, i cinema e i locali, le librerie, la basilica di San Nicola e la parte vecchia, il lungomare, la Fiera del Levante, il porto e il variegato mondo dei suoi abitanti, i sapori della sua cucina e i panifici invasi dal profumo della focaccia descritti con precisione e dovizia di particolari. A noi lettori sembra quasi di esser lì insieme con loro in una Bari che in quella particolare notte appare, allo scrittore, nuova e che la osserva con occhi diversi quasi con stupore e curiosità sollecitato dalle osservazioni di Paolo, l’amico “americano”, che ritrova la città, dopo tanti anni trascorsi in America, piacevolmente cambiata e culturalmente viva. La scrittura scorrevole del libro me l’ha fatto trovare gradevole e piacevole, ve lo consiglio. Le mille balle bludi Peter Gomez e Marco Travaglio Non è facile recensire un libro come questo perché non ha una trama, non riporta opinioni ma cita fatti, affermazioni, intercettazioni, raccoglie insomma tutte le nefandezze pronunciate ed effettuate da Berlusconi con gli innumerevoli reati che in un qualsiasi altro paese avrebbero fatto dimettere qualunque politico. Il protagonista è stato dichiarato colpevole di quasi la totalità dei reati e poi assolto grazie alle leggi ad personam votate o cadute in prescrizione. Un resoconto davvero raccapricciante delle gesta di un patetico rappresentante politico che ci umilia tutti ed in tutti i sensi e che finora è riuscito sempre a farla franca. Sicuramente è un libro fazioso ma è così reale che scusa anche la faziosità o l’accanimento, che alcuni vedono, degli autori. Alla fine l’ho trovato un pò pesante e ripetitivo ma apprezzo la volontà ed il coraggio di due giornalisti “Veri” e non tappetini come tanti altri loro colleghi. La danza del gabbianodi Andrea Camilleri C’è, in questo libro, il ritorno di Montalbano che ancora una volta si ritrova ad affrontare una storia di delinquenza che rischia di fargli fuori il collega migliore, il favoloso Fazio con i suoi imperdibili pizzini. Nel corso dell'indagine scoprirà che alla stessa danza mortale di un gabbiano, notata un mattino casualmente, che va a morire sulla spiaggia dolorosamente colpito dall'intensità di quella sofferenza, è stato costretto un essere umano, torturato al di là di ogni più macabra immaginazione. Dispiace per la povera Livia, sempre più relegata al ruolo di comparsa, ma questa volta il commissario è emotivamente molto coinvolto, perché costretto a temere per la vita di uno dei suoi più cari collaboratori a cui è particolarmente legato da affetto e stima. Soffre e lo sentiamo, è molto in ansia e lo costatiamo, non si arrende e lo verifichiamo, aggira qualsiasi ostacolo come nei momenti migliori e riesce a sbrogliare una matassa molto ingarbugliata. La storia è godibile, come al solito quando è di scena Montalbano, si sorride, e lo sdoppiamento di Montalbano è uno stratagemma letterario divertente, ma ci si emoziona. A me è piaciuto e credo che in quest'ultimo libro, Camilleri, sia tornato verso l'eccellenza. |